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di autostrada: una via che attraversa il territorio in modo rettilineo lascia di lato i<br />
centri minori e non si ferma di fronte agli ostacoli come valli, montagne, scogliere,<br />
ma li supera in modo spettacolare (mentre prima ci si adattava al terreno, aggirando<br />
rilievi, seguendo costoni ecc.).<br />
In effetti, quando i romani dovevano costruire una strada importante per le legioni<br />
e l‟economia, non si adattavano alla natura, ma spesso adattavano lei alle loro<br />
esigenze: tiravano giù interi costoni costieri (come la “Tagliata” di Terracina, un<br />
imponente tratto di scogliera abbattuto a picconate su ordine di Traiano per far<br />
passare l‟Appia), facevano tunnel (come la galleria del Furio nelle Marche, opera<br />
voluta dall‟imperatore Vespasiano, dove ancora oggi si possono vedere i segni degli<br />
scalpelli romani), scolpivano strade e archi direttamente sui fianchi rocciosi delle<br />
montagne (come si vede a Donnaz in Valle d‟Aosta)…<br />
Sempre in montagna, i romani sono stati capaci di realizzare strade che superavano<br />
passi a quasi 2500 metri di quota (come il passo del Gran San Bernardo), usati poi per<br />
secoli dalle carrozze fino all‟avvento dell‟auto. Viadotti, archi, ponti consentivano un<br />
passaggio relativamente rapido delle valli e dei passi, mantenendo le strade a<br />
pendenze dell‟8-9 per cento massimo (solo eccezionalmente si arriva al 10-12 per<br />
cento).<br />
Per questo, le strade costruite dai romani (non lo si dice mai abbastanza) hanno<br />
rappresentato una vera rivoluzione: per la prima volta l‟Europa è stata unita con una<br />
rete stradale stabile e resistente, un‟“invenzione” che è rimasta persino nelle lingue. I<br />
romani infatti chiamavano la strada via strata, cioè cammino lastricato, da cui<br />
l‟italiano “via” e “strada”, ma anche l‟inglese Street, il tedesco Strasse.<br />
I segreti delle strade romane<br />
Quando osserviamo una strada romana a Roma o in un sito archeologico, ci<br />
chiediamo come sia possibile che siano ancora intatte dopo quasi duemila anni,<br />
quando le nostre strade, senza una corretta manutenzione, si deteriorano subito,<br />
evidenziando spesso il fenomeno delle buche. Se lo chiedevano anche nel Medioevo,<br />
quando continuavano a usare ponti e vie romane chiamandole “sentieri dei giganti” o<br />
“ponti e strade del diavolo”…<br />
Il segreto è nella loro struttura: erano strade concepite fin dall‟inizio per resistere a<br />
lungo.<br />
I due viaggiatori con il nostro sesterzio lo possono vedere con i propri occhi. Ha<br />
smesso di piovere. Ma la via non è un pantano, e non si vedono pozze: l‟acqua non ha<br />
ristagnato, la struttura interna della strada ha consentito un ottimo drenaggio, come<br />
avviene per le nostre autostrade. Com‟è possibile?<br />
I due viaggiatori stanno ora passando in un punto dove sono in corso dei lavori di<br />
manutenzione: la strada è stata “riaperta” come in un‟operazione chirurgica, e i due si<br />
soffermano curiosi a vedere la sua anatomia.<br />
Generalizzando e schematizzando, si può dire che quando si costruisce una strada<br />
si scava un grande fossato, largo da quattro a sei metri, che può arrivare anche a due<br />
di profondità. Appare insomma come un lungo canale che attraversa la campagna.