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Impero

storia di Roma

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ci riporta alla folla che si accalca sotto le sue arcate in un‟alba gelida. Quale ragione<br />

ha spinto tutta questa gente a venire qui a un‟ora tanto strana?<br />

I bassifondi del Circo Massimo<br />

L‟uomo che stiamo seguendo s‟infila sotto uno degli archi del Circo Massimo. Ci<br />

accorgiamo così che comunicano uno con l‟altro e tutti assieme formano un<br />

lunghissimo porticato, identico a quelli che si vedono nei centri storici di tante nostre<br />

città. La cosa più sorprendente è che in questo porticato si aprono tante botteghe con<br />

la merce esposta. Sembra un lungo centro commerciale, una città nella città.<br />

Si vendono cibi da portare sulle gradinate (olive, pane, formaggio, pesci in<br />

salamoia), ma anche cuscini, ripari contro il sole, mantelle contro il freddo e la<br />

pioggia ecc. Altri negozi, invece, espongono merce che non ha nulla a che vedere con<br />

le corse: vestiti, olio, spezie, vasellame di terracotta, c‟è persino chi ribatte oggetti di<br />

rame e chi vende statuette votive. Siamo nel centro di Roma e il porticato si apre su<br />

una delle vie più frequentate della capitale; è quindi normale che sia anche il posto<br />

migliore per vendere merci e fare affari. Di ogni tipo.<br />

Appoggiate a un‟arcata alcune ragazze aspettano i clienti. Hanno un aspetto<br />

orientale. Sono more, capelli ricci, carnagione scura, i fianchi abbondanti e gli occhi<br />

allungati che un trucco pesante accentua all‟inverosimile. I veli coprono a malapena<br />

la merce che espongono e vendono. Alcuni uomini, molti dei quali maturi, si sono<br />

fermati a parlare con loro e a contrattare il prezzo. Sono i primi clienti della<br />

giornata…<br />

Ai maschi della capitale piacciono molto queste donne mediterranee.<br />

Contrariamente a oggi, nell‟immaginario erotico dell‟uomo romano non c‟è posto per<br />

le ragazze nordiche, con i capelli biondi e gli occhi chiari; il modello di donna<br />

sensuale è rappresentato dalle more del Mediterraneo orientale: quelle che<br />

provengono dalla Grecia, dalla Turchia, dalla Siria, dal Libano…<br />

Un uomo sulla cinquantina, vestito in modo sobrio ma elegante, osserva la scena<br />

dalla strada. I suoi occhi si riempiono di disprezzo, fa una smorfia di disgusto e<br />

scarabocchia qualcosa su fogli già fitti di appunti. Poi fa cenno al suo servo di<br />

proseguire e di aprirgli la strada nella folla. Il suo sguardo è ritornato quello di prima,<br />

un po‟ assente, venato di tristezza. Sparisce nella folla. Quest‟uomo dall‟aspetto così<br />

semplice e anonimo passerà invece alla storia come uno dei poeti più famosi e<br />

pungenti dell‟antichità. È Giovenale.<br />

La sua acidità è proverbiale, al pari del suo pessimismo e dei continui riferimenti<br />

alle epoche passate, a suo dire più felici. A farne le spese sono le donne, soprattutto<br />

quelle emancipate e libere. Sono i bersagli preferiti delle sue Satire. Così come gli<br />

omosessuali. Tra pochi anni attaccherà persino il prossimo imperatore, Adriano, per<br />

la relazione omosessuale con il bell‟Antinoo. E rischierà grosso: forse verrà persino<br />

esiliato in Egitto, scomparendo dalla scena, ma lasciandoci tutte le sue pungenti<br />

critiche alla società romana.<br />

La scena cui ha appena assistito assieme a noi, sotto i portici del Circo Massimo,<br />

entrerà a far parte della letteratura. In effetti quello sguardo di disgusto ha partorito<br />

delle frasi, appena accennate sul suo “notes” improvvisato, che in seguito leggeremo<br />

in questo modo:

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