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storia di Roma

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Si fermano in cima a un colle dove si sta radunando molta gente proveniente dai<br />

villaggi vicini. C‟è anche il loro bestiame. Molti sono a torso nudo, malgrado il<br />

freddo. I decurioni stanno in disparte ma osservano la scena con molta curiosità.<br />

Al centro c‟è una grande catasta di legna e rami verso cui tutti stanno convergendo,<br />

come se ne fossero attratti. Le lampade a olio e le fiaccole formano tante piccole luci,<br />

che sembrano galleggiare come lucciole nel buio. Lo stesso accade in cima ad altri<br />

colli. È una visione di un fascino indescrivibile. Nell‟aria fresca e cristallina della<br />

notte i colli sembrano avere delle corone di luci che rivaleggiano con il cielo stellato.<br />

All‟improvviso tutti ammutoliscono. Un uomo parla. È il druido. Parla nella sua<br />

lingua. Nella semioscurità della notte i volti delle persone sono tutti rivolti a<br />

quest‟uomo anziano, che scandisce le parole e le frasi con molte pause.<br />

I romani non capiscono una singola parola, ma intuiscono perfettamente la<br />

solennità del momento. Il loro accompagnatore spiega che si tratta di una festa di<br />

purificazione per la buona stagione che arriva; il druido accenderà un grande falò e<br />

farà simbolicamente passare il bestiame per “purificarlo”. Poi toccherà agli altri<br />

partecipanti.<br />

II druido osserva i colli circostanti: da uno si vede una fiaccola che ondeggia<br />

ritmicamente. È il segnale. Mostra con il dito nodoso la catasta di legname e<br />

pronuncia parole sacre. Dei giovani a torso nudo si avvicinano alla catasta con delle<br />

fiaccole e appiccano il fuoco. Alla luce delle torce i romani distinguono l‟eleganza<br />

dei tatuaggi che abbracciano i loro toraci come un‟edera.<br />

Ci siamo: il fuoco sale, avviluppa la catasta e assume la forma di una cattedrale di<br />

fuoco. I decurioni guardano la folla, i loro volti s‟illuminano gradualmente con<br />

l‟aumentare del bagliore delle fiamme: hanno tutti degli sguardi intensi.<br />

Gli animali vengono spinti e obbligati a sfilare a lato del falò. Non è facile, sono<br />

comprensibilmente spaventati. Simbolicamente sopra le loro schiene vengono passate<br />

delle fiaccole.<br />

Il capodecurione osserva gli altri colli: sono accesi come dei vulcani e la neve<br />

riflette i bagliori degli incendi proiettandoli nella notte. Sembra un mondo in fiamme.<br />

Da tutti quei colli provengono urla e richiami. È una vera festa che ora, superato il<br />

tono solenne e sacro, assume quello di grande euforia collettiva. L‟inverno è alle<br />

spalle, davanti c‟è la stagione del raccolto.<br />

“È un rito per la fertilità della vita” pensa tra sé e sé uno<br />

dei decurioni. Non ha ancora finito il suo pensiero quando dalla base del colle<br />

spuntano tante fiaccole tenute da giovani nudi. Hanno dei muscoli che sembrano<br />

“ribollire” sotto la pelle. E urlano. Tra loro ci sono anche molte ragazze, anch‟esse<br />

senza vestiti, che corrono agitando le fiaccole. Si intuiscono pitture rituali sul corpo.<br />

Indossano solo calzari di cuoio con i lacci. I loro corpi accesi di luce sembrano<br />

fiamme viventi che sfidano il freddo e la neve.<br />

Arrivati in cima, spingono la gente per farla passare di corsa, a turno, su piccoli<br />

fuochi accesi nella neve. Fa parte del rito: bisogna saltare il fuoco per purificarsi. I<br />

più anziani e i bambini, simbolicamente, vengono fatti passare sotto le loro fiaccole.<br />

Un piccolo gruppo di giovani si stacca e corre verso i romani. A guidarlo una<br />

ragazza dai capelli lunghi che le accarezzano le spalle… Dietro ce n‟è un‟altra, dai

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