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allora: dalle monete alle statue, dalle scritte incise su lapidi e edifici ai bassorilievi<br />
scolpiti sui monumenti ecc.<br />
In situazioni normali come quella in cui ci troviamo ora; il sesterzio è stato<br />
realizzato con grande cura, e c‟è molta soddisfazione alla zecca. Ora, questo piccolo<br />
capolavoro, duplicato in centinaia di migliaia di “cloni”, è pronto per essere diffuso in<br />
tutto l‟<strong>Impero</strong>. Le monete che stiamo seguendo, come abbiamo detto, sono un piccolo<br />
campione di uso “propagandistico”, quasi un volantinaggio.<br />
Tutte le altre migliaia di monete gemelle seguiranno una via molto più ortodossa.<br />
Dalla zecca verranno consegnate all‟erario e, da lì, cominceranno a circolare<br />
innanzitutto a Roma, passando da una mano all‟altra nei mercati, nelle botteghe, nelle<br />
osterie. Poi arriveranno un po‟ ovunque, seguendo i rivoli dei commerci, dei viaggi,<br />
delle rotte delle navi ecc. A consentirne la diffusione capillare saranno anche i<br />
cambiavalute e figure come l‟argentarius, versione “vivente”, nell‟antichità, delle<br />
nostre banche.<br />
Naturalmente non tutte le monete viaggeranno allo stesso modo. Quelle d‟argento<br />
saranno le più rapide: avendo un alto valore, ed essendo piccole, sono ideali per i<br />
viaggi. Ne basteranno poche per avere una bella somma, che occupa meno spazio e<br />
pesa poco (un po‟ come lo sono oggi i biglietti da 50 o 100 euro).<br />
Le monete d‟oro arriveranno, invece, ancora più lontano, perché l‟oro è ricercato e<br />
accettato su tutto il pianeta. Pensate che gli archeologi hanno rinvenuto monete d‟oro<br />
romane persino nel delta del Mekong, in Vietnam, e nel Nord dell‟Afghanistan. I<br />
romani non arrivarono fin lì, ma le loro monete sì, portate da mercanti locali.<br />
Un discorso ben diverso riguarderà i sesterzi: tenderanno a essere usati soprattutto<br />
intorno al luogo d‟origine, visto anche il loro valore minore. Ma molti viaggeranno<br />
parecchio, come l‟esemplare che stiamo seguendo ora.<br />
La turma di uomini a cavallo viaggia ormai da molti giorni: ha superato le Alpi,<br />
attraversato la Gallia, superato la Manica su delle imbarcazioni. È poi sbarcato a<br />
Dubris (Dover), in Britannia, e ha passato la notte in un piccolo forte nell‟entroterra,<br />
non abituato a questo genere di visite (i rumori del grande portone, lo abbiamo visto,<br />
testimoniano che viene aperto solo di rado). Lungo la strada, ogni volta che arrivava<br />
in una città importante o in una piazzaforte consegnava, secondo gli ordini, piccole<br />
quantità di monete ai comandanti o ai funzionari in carica. Per poi ripartire.<br />
Ora la turma di soldati a cavallo, dalle fluenti cappe rosse, ha ripreso il galoppo,<br />
diretta a nord, con meta finale il confine dell‟<strong>Impero</strong>, quello che oggi chiamiamo il<br />
Vallo di Adriano. In seguito il confine si sposterà più avanti con un secondo muro, il<br />
Vallo di Antonino Pio. Ma prima del confine li aspetta una tappa importante: Londra.<br />
Il soldato ausiliario, di vedetta sul forte che hanno appena lasciato, stringe gli occhi<br />
per seguirli mentre si allontanano sempre più: il drappello di cavalieri è diventato una<br />
piccola nuvola colorata che scivola via sulla lunga strada di ghiaia fine.<br />
Quando scompare all‟orizzonte, il soldato alza lo sguardo e scruta altre nuvole in<br />
cielo. Corrono basse, quasi volessero inseguire i corrieri: sono cariche di pioggia e<br />
non promettono nulla di buono. Si aggiusta l‟elmo in testa e fa una smorfia. Già, in<br />
Britannia il tempo non cambia mai, che sia estate o inverno è sempre così piovoso…