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Impero

storia di Roma

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sull‟altra come un menu al ristorante. Ma potevano essere di più, e venivano ripiegate<br />

una sull‟altra, un po‟ come si fa con una cartina stradale.<br />

Sulla prima pagina si scriveva il nome del destinatario, come facciamo noi sulla<br />

busta della lettera.<br />

Queste lettere, delicatissime, si sono conservate miracolosamente per secoli, grazie<br />

al terreno bagnato e privo di ossigeno e – al momento della scoperta – a sei-otto metri<br />

di profondità. Gli archeologi non capivano inizialmente cosa fossero. Le scritte in<br />

alcuni casi apparivano sbiadite. Usando i raggi infrarossi sono riusciti a leggere<br />

integralmente tutti i testi. Le lettere presentavano spesso poche righe, ma è<br />

impossibile riportare tutto quello che era scritto. Ecco però cosa si scriveva ai confini<br />

dell‟<strong>Impero</strong>:<br />

Rapporto al 15 aprile della IX coorte dei batavi: tutti gli uomini sono presenti e il loro<br />

equipaggiamento è in ordine!<br />

Ti spedisco alcune paia di calze, due paia di sandali, e due paia di mutande.<br />

I britannici non hanno armature, hanno una buona cavalleria che però non usa la spada. Questi<br />

poveri “britannucoli” non sanno neanche lanciare giavellotti da cavallo.<br />

Gli uomini non hanno più birra. Ti chiedo di ordinare che qualcuno vada a prenderne dell‟altra.<br />

Grazie per la splendida vacanza che mi hai fatto passare.<br />

Ti comunico che godo di ottima salute, e lo stesso spero valga per te, pigrone, non mi hai spedito<br />

neanche una lettera!<br />

(Lettera inviata dal soldato Solemnis a un suo commilitone di nome Paris.)<br />

Ma la lettera più toccante, forse, è l‟invito al compleanno di Sulpicia, la moglie di<br />

un altro comandante di forte, a Lepidina, la moglie di Cerialis. È la più antica lettera<br />

conosciuta scritta da una donna a un‟altra donna.<br />

Sulpicia Severa alla sua Lepidina, salute! Il terzo giorno prima delle Idi di settembre [11<br />

settembre], sorella, per la giornata della mia festa di compleanno, ti invito di cuore a far sì che tu<br />

venga da noi, per rendere con la tua presenza la mia giornata ancora più felice, se verrai (?).<br />

Saluta il tuo Ceriale. Il mio Elio e il figliolo lo salutano. Ti aspetto, sorella! Stammi bene,<br />

sorella, anima mia carissima, così come io mi auguro di star bene, e addio.<br />

A Sulpicia Lepidina [moglie] di Ceriale, da parte di Severa.<br />

Per finire, sul retro di una lettera sono stati rivenuti anche i compiti del figlio del<br />

comandante Cerialis! Si legge una frase dell‟Eneide di Virgilio (IX, 473) che il suo<br />

maestro, uno schiavo “dotto” in casa (forse di nome Primigenius), gli aveva dettato. E<br />

si trovano gli errori del suo studente. È facile immaginare la voce dello schiavo che<br />

pronuncia, lentamente:<br />

“Interea pavidam volitans pennata per urbem nuntia Fama ruit matrisque<br />

adlabitur auris Euryali”. (Cioè, tradotto: “Intanto la Fama, pennuta messaggera,<br />

volteggiando per la città sgomenta, giunge alle orecchie della madre di Eurialo”.)<br />

Oggi, a quasi duemila anni di distanza possiamo scoprire cosa ha scritto lo studente:<br />

“Interea pavidam volitans pinnata p‟ ubem…”.<br />

Il ragazzo ha scritto “p”‟ anziché “per” e “ubem” anziché “urbem”…<br />

Non possiamo che provare simpatia per questo ragazzo che doveva studiare<br />

l‟Eneide in un luogo così sperduto. Ma anche apprezzare gli sforzi che il genitore<br />

faceva per dargli, comunque, un‟ottima educazione, pur trovandosi ai confini del<br />

mondo conosciuto allora!

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