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148<br />
inserite sopra la commessura degli archi e<br />
all’interno degli oculi (nn. 15-24, 28-29, 33-71),<br />
pur se di varie provenienze, costituiscono un<br />
insi<strong>em</strong>e cronologicamente omogeneo, anche se<br />
non possiamo sottovalutare il fatto che la fabbricazione<br />
dei differenti tipi di manufatti poteva essa<br />
stessa durare immutata, o quasi, per qualche<br />
decennio (una generazione, o più?). Pressoché<br />
cont<strong>em</strong>poraneo appare il fianco laterale sud (Nl.<br />
sud; Figura 8), dove la s<strong>em</strong>plificazione del coronamento,<br />
con archi a duplice ghiera intorno ad<br />
una lunetta unitaria, con «bacini» solo sopra la<br />
commessura degli archi stessi (nn. 9-13), s<strong>em</strong>bra<br />
imputabile al fatto che tale parete era volta<br />
verso un terreno paludoso, mentre i lati più<br />
importanti e più in vista erano quelli nord ed est.<br />
Con una collocazione intermedia sullo spiovente<br />
della navatella nord del lato est (Snl.est; quello<br />
Tabella 1.<br />
SI<br />
Provenienza dei «bacini» di S. Piero a Grado<br />
ET. TN. SI. E.<br />
6 = 9% 28 = 44% 21 = 33% 9 = 14%<br />
E<br />
Grafico 1 – ET = Egitto; TN = Tunisia;<br />
SI = Sicilia islamica: E = Penisola Iberica e Baleari.<br />
ET<br />
TN<br />
Figura 8 – S. Piero a Grado. Pisa. Coronamento sul lato sud con: archetti a duplice ghiera e «bacini»<br />
ceramici.<br />
sud è frutto di restauri), con tre es<strong>em</strong>plari superstiti (nn. 25-27), si arriva alle cornici<br />
sulle parti alte della cortina absidale e dei lati nord e sud del cleristorio (Cl. nord; Cl. est;<br />
Cl. sud). In queste (Figura 9) gli archetti, pur mantenendo l’inserimento delle ceramiche<br />
sopra la commessura (nn.8, 14, 30-32), sono a ghiera s<strong>em</strong>plice e ricordano quelli che<br />
completavano il lato sud della navata centrale della chiesa di S. Stefano extra moenia,<br />
nella fase edilizia di metà XI secolo (vedi più avanti).<br />
In sintesi, come illustrato sulla Tabella 1 e sul grafico 1, i pezzi superstiti di S. Piero<br />
a Grado mostrano un prevalere degli apporti dalla Tunisia (area Kairouan) e dalla Sicilia<br />
(area Palermo).<br />
I tipi morfologici sono vari (Figura 10-11; Berti, 2003b: pp. 160-163; 172-173), come<br />
pure le dimensioni, che vanno da diametri di cm 12,5 a cm 39,8. Pur se con specifiche<br />
variabilità connesse con il luogo di produzione, non può passare inosservato il fatto che<br />
tre forme sono più rappresentate di altre e che i recipienti del tipo F.1 e F.2 erano in uso<br />
cont<strong>em</strong>poraneamente in due o tre aree diverse.<br />
F.1 – Cavità pressoché <strong>em</strong>isferica, breve tesa o orlo ingrossato: TN = 17 casi; SI = 3 casi.<br />
F.2 – A catino tronco-conico: TN = 4 casi; SI = 9 casi; E (Maiorca) = 5 casi.<br />
F.3 – A calotta con bordo costruito in modo da poter sostenere un coperchio: SI = 5 casi.<br />
Fx – Altre forme, diverse dalle precedenti o non identificabili a causa dello stato di conservazione.<br />
Figura 9 – S. Piero a Grado. Pisa. Coronamento sulle parti più alte: archetti a ghiera s<strong>em</strong>plice e «bacini» ceramici.