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Berla direttamente dalla bottiglia o da un bel<br />
boccale ricolmo di schiuma? Basta che sia bio...<br />
CERVELLO DI CAPRA, col latte o PER I QUATTROZAMPE...<br />
Bilk dell’Abashiri Beer Brewpub,<br />
Giappone. Nella regione dell’Hokkaido<br />
ci fu un surplus di latte e il birraio decise<br />
di utilizzarne un po’ per fare una birra al<br />
latte. Bilk: da beer (birra) e milk (latte).<br />
Dock Street Walker, Brewpub Dock<br />
Street, USA. Birra artigianale in edizione<br />
limitata per celebrare la fine della quarta<br />
stagione della serie tv “The Walking<br />
Dead”. Fatta con cervello di capra<br />
affumicato, presenta note di mirtillo.<br />
Boqueron, Microbirrificio Xativa,<br />
Spagna. Realizzata con acqua di mare<br />
del Mediterraneo, poi desalinizzata<br />
e filtrata. Da abbinare a piatti salati,<br />
affumicati, di pesce e crostacei.<br />
Kwispelbier, Arnold Berendsen, Paesi<br />
Bassi. Birra aromatizzata alla carne<br />
di manzo, idea del proprietario di un<br />
negozio di animali che voleva creare una<br />
birra analcolica per i quattro zampe.<br />
LA “DOPPIO MALTO” NON ESISTE<br />
Un errore frequentissimo, commesso<br />
da inesperti ma anche da consumatori<br />
più assidui, nato da un equivoco tutto<br />
italiano. “Doppio malto” è un termine<br />
introdotto dal legislatore nazionale<br />
agli inizi degli anni ‘60, quando fu<br />
stabilita una catalogazione delle birre<br />
ai fini della loro tassazione. Il criterio<br />
era il contenuto di zuccheri presenti<br />
nel mosto prima della fermentazione,<br />
il Grado Plato. Un concetto basato<br />
sul grado alcolico e mantenuto nelle<br />
successive modifiche alla legge.<br />
Le categorie fissate sul parametro<br />
zuccherino e quindi alcolico erano<br />
“analcoliche”, “leggere”, “birre”,<br />
“speciali” e, appunto, “doppio malto”,<br />
contraddistinte da un Grado Plato<br />
superiore a 14,5. Nessuna presenza<br />
raddoppiata di malto o altre fantasiose<br />
caratteristiche, quindi.<br />
LE FURBATE DEL MARKETING<br />
Molte marche industriali hanno<br />
cominciato a produrre birre che si<br />
“vestono” da artigianali, con tanto di<br />
etichette che richiamano l’estetica<br />
vintage. È un’operazione di marketing<br />
che cavalca l’onda del sempre più<br />
fiorito mercato delle birre artigianali; una<br />
contraddizione in termini, considerando<br />
che questi marchi sono spesso colossi<br />
commerciali tutt’altro che “indipendenti”<br />
e autoprodotti.<br />
<strong>BIO</strong> | <strong>SETTEMBRE</strong> | 71