Università degli Studi della Tuscia di Viterbo - Unitus DSpace ...
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<strong>della</strong> valutazione dello stato <strong>di</strong> “salute” dell’ecosistema fluviale. Mentre ancora si <strong>di</strong>scute su<br />
cosa si intenda per integrità ecologica, è generalmente accettato il fatto che l’habitat fisico<br />
(per es. la profon<strong>di</strong>tà dell’acqua, la velocità <strong>di</strong> corrente, la tipologia <strong>di</strong> substrato e la copertura<br />
arborea) sia particolarmente importante nella definizione <strong>della</strong> normale funzionalità<br />
dell’ecosistema (Rabeni, 2000). Inoltre, altri fattori considerati importanti per l’integrità<br />
ecologica (qualità chimico-fisica, portata e apporto energetico) sono influenzati, quantomeno<br />
in<strong>di</strong>rettamente, dalle con<strong>di</strong>zioni fisiche all’interno, lungo e nei pressi del corso d’acqua. In<br />
quest’ottica <strong>di</strong>venta fondamentale riconoscere quelle caratteristiche <strong>degli</strong> habitat che sono<br />
importanti per le comunità, la scala <strong>di</strong> impatto a cui esse sono vulnerabili e in che modo<br />
misurare la risposta del biota alle sue alterazioni.<br />
Per quanto riguarda la comunità macrobentonica, è stato verificato che a scala <strong>di</strong><br />
microhabitat (=mesohabitat sensu Armitage & Pardo, 1995) la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> macrobenthos<br />
è influenzata soprattutto dal tipo <strong>di</strong> flusso (Pardo & Armitage, 1997; Heino et al., 2004;<br />
Brooks et al., 2005), dalla granulometria ed eterogeneità del substrato (Williams, 1980; Beisel<br />
et al., 1998; Beaty et al., 2006) e dalla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> materia organica (Allan, 1995; Heino<br />
et al., 2004). Lamoroux et al. (2004) hanno inoltre <strong>di</strong>mostrato che <strong>di</strong>versi trait nelle comunità<br />
macrobentoniche sono correlati positivamente o negativamente alle con<strong>di</strong>zioni rilevate a scala<br />
<strong>di</strong> microhabitat.<br />
In questo contesto si inserisce la teoria sviluppatasi recentemente sotto il nome <strong>di</strong><br />
Functional Habitat Concept (FHC), frutto <strong>della</strong> collaborazione tra ecologi ed idrobiologi e<br />
dell’integrazione delle conoscenze circa la qualità <strong>degli</strong> habitat fluviali e la <strong>di</strong>versità delle<br />
comunità che essi supportano (Harper & Everard, 1998; Newson & Newson, 2000). Alla base<br />
del FCH vi è l’assunzione che attraverso la conservazione <strong>degli</strong> habitat si possa conservare<br />
anche la bio<strong>di</strong>versità e che, specialmente in ambiente fluviale, sia più fattibile gestire gli<br />
habitat piuttosto che le specie. Come sintetizzato da Buffagni et al. (2000) gli habitat sono<br />
facilmente riconoscibili visivamente al momento del campionamento e possono essere definiti<br />
come “habitat potenziali”. Quando dalle analisi dei dati delle comunità che abitano questi<br />
ambienti si ottengono risultati oggettivi che confermano e supportano la <strong>di</strong>fferente<br />
composizione <strong>di</strong> organismi in tali aree, allora possono essere definiti “habitat funzionali”.<br />
Benché la loro definizione si basi sulla struttura <strong>della</strong> comunità macrobentonica, con il<br />
termine habitat funzionale viene riconosciuto quanto essi siano importanti per i processi<br />
fluviali, la salute dell’ecosistema e per la <strong>di</strong>versità del biota (Storey & Lynas, 2007). Dalle<br />
conoscenze circa l’effettiva <strong>di</strong>versità non solo <strong>di</strong> tipo strutturale ma anche ecologico-<br />
funzionale (reti trofiche, gruppi funzionali) nella composizione delle comunità a scala <strong>di</strong><br />
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