12 Giusto Sustermans, Ritratto di Galileo Galilei, Firenze, Uffizi.
L’olivetano Don Vincenzo Renieri allievo di Galileo Galilei di DON CELSO BIDIN, O.S.B. OLIV. La presenza di Galilei a Siena nel 1633 Galileo Galilei il 23 luglio 1633 da Siena scriveva ad Andrea Cioli in Firenze “…fatta poi, per alcuni miei rispetti, nuova istanza dal medesimo S. Ambasciatore, fui rimesso qui in Siena, nell’Arcivescovado, dove sono da quindici giorni in qua tra gli inesplicabili eccessi di cortesia di questo Ill.mo Arcivescovo”. Tutti conosciamo che dopo la condanna Galileo non scontò la sua reclusione romana nelle prigioni del S. Uffizio, ma a Villa Medici, per gentile concessione del Papa, che presto lo autorizzò a prendere la propria villa “in luogo del carcere”; e in attesa dell’autorizzazione definitiva di poter raggiungere Firenze fu per sei mesi ospitato presso l’Arcivescovo di Siena Ascanio Piccolomini. Fu probabilmente il Palazzo delle Papesse, a Siena, il luogo dove dal 9 luglio 1633 fu ospitato Galileo con amore e premure fraterne. Il bel plesso quattrocentesco divenne così anche un luogo di rilevante significato storico scientifico per tutta la città. Teofilo Gallaccini, lettore di logica e matematica nello Studio Senese, nella sua opera Monade Celeste o vero Trattato di Cosmografia, oggi conservata manoscritta presso la Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena, ricorda sei osservazioni telescopiche della Luna effettuate dalla loggia del palazzo nel mese di agosto 1633. Come riferisce Gallaccini, i presenti osservarono con Galileo “…il corpo lunare non haver la superficie eguale ed uniforme; ma essere simigliante alla Terra”. L’episodio assume un particolare significato proprio perché successivo alla condanna galileiana. La permanenza senese dello scienziato fu proficua anche sotto il profilo della fisica sperimentale. Come ricorda lo stesso Galileo a Elia Diodati in una sua lettera del 7 marzo 1634, “..in Siena in casa di Monsig. Arcivescovo (…) composi un trattato di argomento nuovo, in materia di meccaniche, pieno di molte speculazioni curiose e utili”. Si tratta come sappiamo <strong>dei</strong> Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, pubblicati a Leida nel 1638. Galileo rimase a Siena, sempre in regime di detenzione, fino al 15 dicembre 1633, ma in questo tempo si gettò a testa bassa in una discussione sulle cause delle trombe d’acqua, ammettendo l’esistenza del vuoto “..se non naturale, almeno violento..” e contraddicendo ad un altro principio cardine della fisica aristotelica: l’horror vacui, la ripugnanza della natura al vuoto. Dalla città di Siena ci fu anche una denuncia anonima al Sant’Uffizio contro di lui e contro l’Arcivescovo Piccolomini per la condotta sconveniente tenuta a Siena, ma fortunatamente non ebbe alcun seguito. La vita di Vincenzo Renieri “Addì 30 maggio 1606 nacque in Genova, ed al fonte battesimale ricevette il nome di Gio. Paolo, che mutò in quello di Vincenzio entrando nell’Ordine Olivetano”. Le «Familiarum Tabulae» dell’ Ordine ce lo dicono a Roma nel 1623, dal 1624 al 1625 in Arezzo, dal 1626 al 1629 in Ascoli Piceno, dal 1630 al 16<strong>31</strong> a Monte Oliveto, dal 1632 al 1633 a Siena, dove conobbe Galileo Galilei e potè anche assistere alle ricerche dello scienziato. Proprio in quel 13