Rivista Accademica n° 31 - accademia dei rozzi
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Passaggio de’ Barbari davanti al Collegio Tolomei (De Vegni – Rust, 1775).<br />
La stampa ritrae il palazzo Piccolomini ormai consolidato nella sua funzione di sede del “Collegio Tolomei” al punto da assumerne anche il<br />
nome.<br />
Il Collegio fondato a Siena da Celso Tolomei nel 1629 ed affermatosi in Italia ed in Europa<br />
come una delle più prestigiose scuole per l’alta formazione <strong>dei</strong> giovani aristocratici, rappresentò<br />
in epoca medicea una realtà cittadina molto importante. Proficuamente apprezzato dalla<br />
corte granducale e sostenuto dalla particolare attenzione di molti senesi per la cultura che in<br />
quegli anni alimentava la fioritura delle Accademie degli Intronati e <strong>dei</strong> Rozzi e, sul finire del<br />
secolo, di quella <strong>dei</strong> Fisiocritici, il Collegio Tolomei si espanse rapidamente richiamando un<br />
numero sempre maggiore di studenti anche non italiani. Dopo il 1676, l’accresciuto organico<br />
degli alunni impose la necessità di reperire una sede adeguata in termini di grandezza e di qualità<br />
ricettiva, cui si pensò di far fronte con alcune soluzioni edilizie che avrebbero potuto modificare<br />
profondamente il tessuto urbanistico della città.<br />
Maria Antonietta Rovida ha il merito di aver individuato e studiato per prima queste ipotesi<br />
progettuali e, nello stesso tempo, di aver criticamente rivalutato la figura di un bravo<br />
architetto senese di fine Seicento, Giovan Battista Piccolomini, condannato ad un ingiusto<br />
oblio dall’ingombrante presenza nella Siena del tempo di tecnici granducali e di titolati architetti<br />
pontifici.