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Rivista Accademica n° 31 - accademia dei rozzi

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44<br />

Passaggio de’ Barbari davanti al Collegio Tolomei (De Vegni – Rust, 1775).<br />

La stampa ritrae il palazzo Piccolomini ormai consolidato nella sua funzione di sede del “Collegio Tolomei” al punto da assumerne anche il<br />

nome.<br />

Il Collegio fondato a Siena da Celso Tolomei nel 1629 ed affermatosi in Italia ed in Europa<br />

come una delle più prestigiose scuole per l’alta formazione <strong>dei</strong> giovani aristocratici, rappresentò<br />

in epoca medicea una realtà cittadina molto importante. Proficuamente apprezzato dalla<br />

corte granducale e sostenuto dalla particolare attenzione di molti senesi per la cultura che in<br />

quegli anni alimentava la fioritura delle Accademie degli Intronati e <strong>dei</strong> Rozzi e, sul finire del<br />

secolo, di quella <strong>dei</strong> Fisiocritici, il Collegio Tolomei si espanse rapidamente richiamando un<br />

numero sempre maggiore di studenti anche non italiani. Dopo il 1676, l’accresciuto organico<br />

degli alunni impose la necessità di reperire una sede adeguata in termini di grandezza e di qualità<br />

ricettiva, cui si pensò di far fronte con alcune soluzioni edilizie che avrebbero potuto modificare<br />

profondamente il tessuto urbanistico della città.<br />

Maria Antonietta Rovida ha il merito di aver individuato e studiato per prima queste ipotesi<br />

progettuali e, nello stesso tempo, di aver criticamente rivalutato la figura di un bravo<br />

architetto senese di fine Seicento, Giovan Battista Piccolomini, condannato ad un ingiusto<br />

oblio dall’ingombrante presenza nella Siena del tempo di tecnici granducali e di titolati architetti<br />

pontifici.

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