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strumento musicale?<br />
L’unico per cui ho preso delle lezioni è<br />
stato per quella tuba: era in “do”, ed assai<br />
difficile perché non si poteva mai<br />
uscire da quella tonalità, tant’è vero che<br />
l’orchestra che mi accompagnava era<br />
impostata su quella tonalità.<br />
Che importanza ha avuto la musica per<br />
te e come ha influenzato il tuo linguaggio<br />
teatrale?<br />
Prima di tutto io lavoravo con grandi<br />
personaggi del mondo musicale, con<br />
tutti quelli che allora facevano jazz e dato<br />
che in quel momento lavoravano al-<br />
la Rai, abbiamo potuto fare degli spettacoli<br />
interi. Per esempio, ce n’era uno<br />
che ha anticipato Canzonissima e che si<br />
chiamava Chi l’ha visto? (varietà televisivo<br />
del 1962 di Dario Fo, Leo Chiosso<br />
e Vito Molinari, trasmesso su Rai 2,<br />
ndr). Questo spettacolo è andato in onda<br />
con grande successo e vi parteciparono<br />
molti musicisti importanti, tutti i<br />
più grandi jazzisti italiani che suonavano<br />
a Milano. C’era Enrico Intra con il<br />
suo gruppo, cinque o sei solisti, fra cui<br />
Gianni Basso, Oscar Valdambrini, Dino<br />
Piana...<br />
E poi c’erano anche alcuni dei giovani<br />
jazzisti emergenti, che suonavano in<br />
quel locale dietro al Duomo, il “Santa<br />
Tecla”. Lì avevo trovato il meglio: ogni<br />
sera si andava ad ascoltare, a vedere, arrivavano<br />
i primi americani, i primi jazzisti<br />
neri. E poi c’erano anche le band<br />
locali, quelle che si legavano al nome dei<br />
fiumi come l’Original Lambro Jazz Band.<br />
Le conoscevo tutte e ogni tanto cantavo<br />
con loro, inventandomi andamenti e ritmi.<br />
Poi chi traduceva tutto in musica seria<br />
era Fiorenzo Carpi, che metteva giù<br />
le tonalità e gli arrangiamenti.