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ViVaVerdi n. 2 - Siae

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complimenti a....<br />

di Vivaverdi<br />

FEDERICA DIMITA<br />

Ha vinto il Premio ”<strong>Siae</strong>-Lumsa,Tullio Kezich” consistente<br />

in una borsa di studio e una targa d’argento<br />

per il miglior saggio sul tema “Il cinema italiano:<br />

arte e industria”. Il premio è stato consegnato<br />

il 13 maggio presso l’Università Lumsa, alla<br />

presenza di Alessandra Levantesi e Carlo Lizzani.<br />

Il riconoscimento è stato istituito dalla <strong>Siae</strong><br />

nell’ambito del progetto formativo dell’Università<br />

Lumsa “La Settima Arte – lezioni d’autore” che si<br />

propone di avvicinare i giovani alla cinematografia<br />

mettendoli in contatto con i grandi professionisti<br />

del cinema italiano.<br />

Foto Nicolas Guerin<br />

PAOLO SORRENTINO<br />

Fa parte -insieme a Marco Tullio Giordana, Fred<br />

Breinersdorfer, i fratelli Dardenne, Agnès Jaoui,<br />

Roger Michell, Radu Mihãileanu, Bertrand Tavernier<br />

e Jaco Van Dormael - del Consiglio della Society<br />

of Audiovisual Authors, una nuova organizzazione<br />

creata a Bruxelles su iniziativa di registi,<br />

autori e lavoratori dell’audiovisivo. Alla Saa ha aderito<br />

anche la <strong>Siae</strong> insieme alle società di autori di<br />

Francia (Sacd e Scam), Germania (Bild-Kunst e VG<br />

Wort), Spagna (Sgae e Dama), Portogallo (Spa),<br />

Repubblica Ceca (Dilia), Estonia (Eaal), Olanda (Vevam),<br />

Romania (Dacin-Sara), Svizzera (Ssa e Suisseimage)<br />

e Regno Unito (Alcs e Directors UK) per<br />

difendere i diritti economici e morali degli autori<br />

dell’audiovisivo e assicurare loro un equo compenso<br />

per lo sfruttamento delle loro opere.<br />

VASCO ROSSI<br />

Si è esibito, per la prima volta in carriera, a Londra.<br />

Il suo concerto del 4 maggio all’Hammersmith<br />

Apollo, tutto esaurito davanti a ottomila fan scatenati<br />

in un clima da stadio , è stato l’avvio del<br />

tour europeo che ha toccato poi Bruxelles, Zurigo<br />

e Berlino. In una intervista, il rocker italiano<br />

aveva dichiarato: “Come a Bob Dylan è vietato<br />

suonare in Cina, anche a me per 20 anni è stata<br />

negata Londra…Ne sono convinto: è uno dei tanti<br />

‘regali’ che ci ha lasciato l’America dopo la seconda<br />

guerra mondiale. Favorire qui da noi l’importazione<br />

della musica anglosassone e scoraggiare<br />

l’esportazione all’estero dei nostri talenti.<br />

Comunque sia, adesso ce l’ho fatta”.<br />

FERZAN OZPETEK<br />

Il suo ultimo film Mine Vaganti ha ottenuto la menzione<br />

speciale al Tribeca Festival di New York, la<br />

rassegna di cinema indipendente ideata da Robert<br />

De Niro. Mine vaganti è stato acquistato da una<br />

casa distributrice americana e sarà quindi proiettato<br />

a breve negli Stati Uniti. “Per averci fatto ridere,<br />

piangere e immediatamente voler prenotare<br />

un viaggio in Italia meridionale ci congratuliamo<br />

con Ozpetek e il suo ottimo cast e collaboratori”,<br />

recita la motivazione del riconoscimento.<br />

MICAELA RAMAZZOTTI<br />

Ha vinto il David di Donatello come Miglior attrice<br />

protagonista per La prima cosa bella di Paolo Virzì,<br />

suo marito (che l’aveva lanciata col precedente<br />

Tutta la vita davanti). Il film di Virzì ha avuto anche<br />

il riconoscimento per la migliore sceneggiatura (scritta<br />

dal regista insieme a Francesco Bruni, Francesco<br />

Piccolo, Giorgio Diritti e Giovanni Galavotti) e il<br />

miglior attore protagonista (Valerio Mastandrea).<br />

PUPI AVATI<br />

E’ stato premiato per i 40 anni di carriera al Festival<br />

Internazionale di Bergamo. Regista, sceneggiatore,<br />

scrittore, da ultimo la biografia Sotto<br />

le stelle di un film, il cineasta bolognese ha legato<br />

fortemente la sua vita alla passione per la<br />

musica. Il jazz è stato il suo primo grande amore<br />

prima di dedicarsi alla settima arte. Il suo ultimo<br />

film, Il figlio più piccolo, è un ritratto amaro della<br />

società italiana.<br />

1<br />

Foto Francesco Ciccone<br />

VIVAVERDI


complimenti a....<br />

di Vivaverdi<br />

ROBERTO GUERRAZZI<br />

E’ stato eletto, a fine aprile, nuovo presidente Univideo<br />

per il biennio 2010/2011. Guerrazzi è uno dei<br />

cofondatori dell’Associazione che rappresenta il settore<br />

dell’Home Entertainment in Italia e raggruppa al<br />

suo interno le principali aziende attive nell’industria<br />

dell’audiovisivo. Guerrazzi ha ricoperto già in passato<br />

cariche di consigliere e di vicepresidente.<br />

PAOLO FRANCHINI<br />

Paolo Franchini, già Amministratore Delegato della<br />

casa discografica Edel Italia srl, è il nuovo Segretario<br />

Generale di FEM, la federazione degli editori<br />

musicali. La nomina va a rafforzare l’attività dell’associazione<br />

degli editori nella tutela del diritto d’autore<br />

e nella promozione dei diritti degli autori ed editori<br />

musicali. Il nuovo Segretario Generale affiancherà<br />

il presidente Filippo Sugar. “E’ un onore e un<br />

privilegio lavorare al fianco dei più grandi editori Italiani<br />

e Internazionali” ha dichiarato Paolo Franchini,<br />

“il mondo della musica vive un periodo di cambiamenti<br />

epocali, un periodo per certi versi difficile, ma<br />

anche eccitante, ricco di innovazioni tecnologiche<br />

e artistiche e di possibili nuove opportunità che richiedono<br />

la capacità di interpretare i cambiamenti<br />

, coglierne le potenzialità assicurandosi che i diritti<br />

di tutti siano tutelati”.<br />

JOVANOTTI<br />

Per la prima volta un musicista italiano è stato invitato<br />

a tenere una lezione all’università di Harvard.<br />

Così, martedì 27 aprile, Jovanotti ha incontrato<br />

gli studenti tenendo una relazione su ‘’Musica e<br />

Diritti Umani’’, partendo dalla diffusione della musica<br />

popolare americana e dalle battaglie per i diritti<br />

civili. Il cantante toscano ha compiuto, nell’occasione,<br />

una breve tournée negli Stati Uniti e in Canada,<br />

con concerti a Boston, Montreal, Toronto e<br />

Chicago. E ha vinto il David di Donatello per la migliore<br />

canzone originale con Baciami ancora.<br />

LINA WERTMULLER<br />

E’ stata festeggiata al Quirinale. nella cerimonia<br />

dei David di Donatello. La regista ha avuto un riconoscimento<br />

speciale alla carriera (insieme a<br />

Tonino Guerra, Terence Hill e Bud Spencer) e sta<br />

lavorando alla riduzione teatrale del musical Gian<br />

Burrasca (scritto e adattato da lei, autrice della<br />

serie tv Il Giornalino di Gian Burrasca, 1964). Protagonista<br />

Elio delle Storie Tese, musica di Nino<br />

Rota, che sarà l’inaugurazione al Festival della letteratura<br />

di Mantova, il 9 settembre.<br />

ANDREA ROSI<br />

E’ il nuovo presidente e amministratore delegato<br />

di Sony Music Italia. Ha lavorato nella discografia<br />

(Cgd, Warner e Polygram) poi alla fine degli anni<br />

’90 è stato tra gli artefici di Vitaminic, il sito pioniere<br />

in Italia della musica digitale e poi è diventato<br />

responsabile del business digitale di Sony<br />

Bmg nella regione del Mediterraneo. “Trovo<br />

un’azienda con grandi prospettive, in un momento<br />

storico molto delicato e difficile per il settore”,<br />

ha dichiarato Rosi dopo la nomina. “Il cast artistico<br />

straordinario e il gruppo di lavoro sono ideali<br />

per affrontare i cambiamenti e le innovazioni che<br />

sono oggi necessari per un’azienda che produce<br />

musica”.<br />

ILARIA OCCHINI<br />

All’Accademia di Francia, a Villa Medici, l’attrice<br />

ha ricevuto il Nastro d’Argento alla Carriera (insieme<br />

con Armando Trovajoli e Ugo Gregoretti).<br />

Ha debuttato al cinema alla metà degli anni ’50<br />

partecipando a Terza liceo di Luciano Emmer e Il<br />

medico e lo stregone di Mario Monicelli. Ha lavorato<br />

in molti sceneggiati televisivi e a teatro. E’<br />

tornata sul grande schermo negli anni novanta con<br />

Don Milani. Il suo recente ruolo in Mine vaganti,<br />

l’ultimo film di Ferzan Ozpetek, ha ottenuto anche<br />

il David di Donatello come miglior attrice non protagonista.


viale della letteratura 30<br />

VITA DIGITALE<br />

FATTI SALVI I DIRITTI<br />

DEGLI AUTORI, MA...<br />

di Sapo Matteucci<br />

Seguendo i vari dibattiti che si susseguono<br />

attorno al diritto d’autore, sui giornali,<br />

nei convegni, nelle dichiarazioni dei<br />

politici italiani ed europei, mi verrebbe<br />

da dire: “Evviva i pirati digitali dichiarati!”.<br />

Almeno loro, non solo hanno le idee<br />

chiare (“su Internet si ruba quel che si<br />

può”), ma dicono esplicitamente che il<br />

diritto d’autore, nell’epoca liquida e senza<br />

confini in cui viviamo, non ha più alcun<br />

senso e che Internet deve essere lasciata<br />

nella più totale deregulation.<br />

Non sono d’accordo, ma apprezzo la coerenza<br />

di chi non vuole alcuna governance<br />

della rete, alcuna regola e quindi ramazza<br />

quel che può, gira in lungo e largo<br />

senza freni, non rispettando nulla, non<br />

solo il diritto d’autore. Quelli che destano<br />

il mio sospetto sono invece coloro che<br />

iniziano sempre i loro ragionamenti in<br />

questo modo: “Fatti salvi i sacrosanti diritti<br />

degli autori”…. e poi continuano:<br />

“non possiamo imbrigliare la rete, fermare<br />

il digitale, censurare gli scambi,<br />

bloccare la meraviglia della condivisione<br />

spontanea del sapere, porre steccati all’accesso<br />

sempre più ampio alla cultura,<br />

ecc.” Come se il rispetto dei diritti d’autore,<br />

quindi il rispetto d’un lavoro altrui,<br />

bloccasse e inibisse la rete. Col principio<br />

generale del libero e gratuito scambio,<br />

non per la merce, né per le connessioni,<br />

sempre profumatamente pagate e rispettate,<br />

ma per le cosiddette opere dell’ingegno,<br />

i libertari della rete si alleano ai<br />

liberisti, come direbbe Daniel Olivennes<br />

autore di La gratuità è un furto, senza accorgersene.<br />

O meglio forse fanno finta di<br />

I libertari della rete peccano spesso d’ipocrisia, talvolta anche di malizia, non<br />

volendo affrontare concretamente il problema del download selvaggio e illegale<br />

che, da anni, danneggia pesantemente gli autori e l’industria dei contenuti.<br />

Ogni volta che si parla di tutela delle opere, contrappongono principi generali<br />

di libertà e democrazia, come se il diritto d’autore fosse il maggior ostacolo<br />

allo sviluppo digitale. Ma la tecnologia non è neutra, anzi si fa pagare<br />

profumatamente e Steve Jobs non è San Francesco.<br />

non accorgersene, ma in questo modo, di<br />

fatto ogni volta, frantumano il presupposto<br />

di far salvo il diritto d’autore. Infatti<br />

non dicono mai come si potrebbe<br />

intervenire concretamente contro il download<br />

selvaggio e illegale, mentre argomentano<br />

a iosa sui principi generali della<br />

libertà nella rete e sui pericoli dietro<br />

l’angolo, insiti in ogni regolamentazione.<br />

E’ un modo di ragionare singolare. Se<br />

portato alle logiche conseguenze, dovrebbe<br />

postulare la gratuità assoluta per<br />

tutto ciò che è digitale. Per sviluppare la<br />

rete, per diffonderla, per non frenarne<br />

l’accesso, non si capisce perché si debbano<br />

pagare computer, software, abbonamenti<br />

a bande larghe o strette ecc. Se<br />

tutto fosse gratuito, infatti, la cosiddetta<br />

alfabetizzazione digitale (i contenitori,<br />

si sa, ormai contano più dei contenuti)<br />

sarebbe molto più semplice.<br />

Il problema è che nulla nella rete è gratuito,<br />

che la tecnologia non è neutra, ma gli<br />

alfieri del libertar-liberismo digitale si<br />

guardano bene dal dichiarare che Steve<br />

Jobs non è San Francesco e le varie telecom<br />

non sono la San Vincenzo de Paoli.<br />

Amano paragonare chi giustamente pretende<br />

il rispetto del diritto d’autore anche<br />

in Internet, ai venditori di biada che<br />

all’inizio del XX secolo volevano imporre<br />

ai governi la proibizione di viaggiare<br />

in automobile. Oppure a quei pittori che<br />

avessero preteso di mettere al bando la<br />

fotografia. Chi fa questi arditi paragoni<br />

dimentica che fin dall’inizio le automobili<br />

si pagavano e costavano di più dei cavalli<br />

e che i quadri venivano comprati e<br />

venduti anche in presenza di dagherrotipi<br />

o fotografie. Nessuno si sognava di<br />

rubare un’automobile e nemmeno un cavallo.<br />

Ben venga dunque come è venuta,<br />

l’offerta di musica o cinema legale (cioè<br />

scaricata pagando i diritti) in rete. Peccato<br />

che gli scaricamenti illegali, anche<br />

di fronte all’offerta legale, non si fermino,<br />

anzi. Secondo l’Agcom, la pirateria<br />

digitale ha causato nel 2008 perdite di 10<br />

miliardi di euro per mancate vendite in<br />

Gran Bretagna, Spagna, Francia, Germania<br />

e Italia, che potrebbero crescere tra i<br />

32 e i 56 miliardi di euro nel 2015, con<br />

una perdita di 610 mila posti di lavoro.<br />

Per questo servono regole precise, condivise<br />

con tutti i soggetti e con gli Internet<br />

service provider in particolare. I diritti<br />

delle grandi industrie tecnologiche,<br />

sono sempre “fatti salvi” automaticamente:<br />

si pagano prima e nessuno si sogna<br />

di contestarli.<br />

3<br />

VIVAVERDI


VIVAsommario<br />

6<br />

20<br />

S E R V I Z I<br />

VIALE DELLA LETTERATURA 30 3<br />

TEATRO Dario Fo, un grammelot da Nobel 6<br />

LETTERATURA Vincenzo Talarico, un calabrese a Roma 20<br />

MUSICA De Angelis, fratelli di successo 24<br />

MUSICA Enrico Riccardi, armonia e canzoni 28<br />

CINEMA Piero Tellini, uno scrittore per lo schermo 32<br />

CINEMA Massimo Sani, l’occhio della Storia 36<br />

RADIO L’isola senza tempo della filodiffusione 38<br />

CINEMA I 60 anni di Filmcritica 40<br />

RADIO Fiamma Satta, 25 anni davanti al microfono 42<br />

MUSICA Fabrizio De Rossi Re, tra jazz e tradizione 46<br />

EDITORIA Ecco il libro virtuale 49<br />

TEATRO Eleonora Danco, una ragazza al muro 52<br />

CULTURA Storia <strong>Siae</strong>: la sfida di Marco Praga 56<br />

MUSICA Sergio Iodice, artigiano di sogni 60<br />

LIRICA Il dramma barocco di D’Avalos 62<br />

MUSICA Nel rock dei Marlene Kuntz 68<br />

MUSICA Ernesto Bassignano, il ritorno 75<br />

FOTOCREDITI<br />

In riferimento alle immagini pubblicate, l’editore e la direzione di Vivaverdi dichiarano la propria disponibilità<br />

all’assolvimento dei diritti di riproduzione per gli eventuali aventi diritto che non è stato possibile accertare<br />

Distribuzione gratuita<br />

Le opinioni espresse negli articoli pubblicati su Vivaverdi impegnano esclusivamente i loro autori e non rappresentano<br />

la linea editoriale della Società<br />

28<br />

32<br />

42<br />

Guido Harari è l’autore della foto di copertina, che fa parte<br />

di un ampio servizio in bianconero sulla coppia Dario<br />

Fo e Franca Rame.“Fin da piccolo musica e fotografia sono<br />

state le mie due grandi passioni” racconta Guido Harari,<br />

nato nel 1952 a Il Cairo, gran talento milanese che<br />

ha inseguito rockstar per tutta la vita cercando con la<br />

macchina fotografica di tiragli fuori un pezzo d’anima, un<br />

aspetto autentico e interessante. “A diciannove anni ho<br />

avuto la fortuna di intrecciarle in qualcosa che potesse<br />

assomigliare ad una professione. Solo più tardi ho capito<br />

che usavo la fotografia non come un lavoro, ma più<br />

semplicemente come un modo di relazionarmi agli altri.<br />

Negli ultimi vent’anni ho allargato il mio orizzonte anche<br />

oltre i confini della sola musica, sempre spinto dal bisogno<br />

di confrontarmi con persone con una storia da raccontare<br />

e di creare una “memoria”, in questo caso visiva,<br />

come progetto di definizione del mio mondo interiore.<br />

Credo ad un approccio discreto, al dovere, da parte<br />

del fotografo, di non sovrapporsi o addirittura sostituirsi<br />

al suo soggetto. E' questo, il soggetto, il centro dell'immagine:<br />

è lui il cosiddetto "messaggio". Il fotografo ha il<br />

dovere di coglierne al meglio l'essenza, di definirne compiutamente<br />

l'identità, la personalità, il carattere. Il ritratto<br />

è la mia dimensione ideale: fotografo e fotografato si<br />

specchiano l’uno nell’altro, ci si cerca, ci si stana quasi.<br />

Fino a riconoscersi nell'altro, a perdersi nell'altro e a ritrovarcisi<br />

di nuovo. Conta il magnetismo della persona,<br />

la sua storia e quello che vuole proiettare di sé”. Sin dall’inizio<br />

Harari ha realizzato numerosi libri dai suoi lavori,<br />

cominciando con Lindsay Kemp (editoriale Domus, 1982),<br />

un reportage fotografico dietro le quinte del leggendario<br />

mimo e danzatore, e poi Claudio Baglioni, Paolo Rossi,<br />

Pippo Delbono, Vasco Rossi e Fabrizio De André, un sodalizio<br />

durato oltre vent’anni, celebrato nel volume Una<br />

goccia di splendore (edizioni Rizzoli, 2007), un volume di<br />

grande formato, a metà tra pubblico e privato, tra gli scatti<br />

“rubati” alla vita quotidiana e gli appunti, considerazioni,<br />

aforismi spesso inediti, un’autobiografia per parole e<br />

immagini (realizzata con la collaborazione della Fondazione<br />

Fabrizio De André onlus di Siena e di Dori Ghezzi).<br />

Il suo libro più recente è Mia Martini, l’ultima occasione<br />

per vivere (Tea,2009).


68<br />

52<br />

R U B R I C H E<br />

COMPLIMENTI A…. 1<br />

VIVAIDEE Pensieri & Parole. Internet e copia privata 17<br />

ANTEPRIME 18<br />

VIVAIDEE Riflessioni Doc. Il contratto di servizio Rai 31<br />

VIVAMITID’OGGI Quando Joyce scriveva in italiano 39<br />

VIVAIDEE Appunti & Contrappunti. La <strong>Siae</strong> e la comunicazione 45<br />

VIVAHANNODETTO 54<br />

VIVAINBREVE 66<br />

NOVANTANOVENOVITA’ 72<br />

VIVADALL’INTERNO La Responsabilità del Provider 76<br />

Racconti dal carcere 80<br />

Palermo, laboratorio d’autore 82<br />

Biella e Novara, gli slogan antipirateria 83<br />

Concorsi 84<br />

L’ULTIMO APPLAUSO 86<br />

BOLLETTINO SOCIALE 90<br />

24<br />

40<br />

AVVISO AI LETTORI<br />

Si ricorda a tutti coloro che ricevono presso il<br />

proprio domicilio più copie di Vivaverdi (perché<br />

residenti con altri associati <strong>Siae</strong> oppure in qualità di<br />

rappresentanti di società editoriali associate) che è<br />

possibile chiedere la cancellazione di una o più<br />

posizioni dalla lista dei destinatari, inviando una mail<br />

a ufficio.editoriale@siae.it<br />

oppure un fax al n. 06.5990.2882<br />

Anno 82 – Nuova serie<br />

Numero 2<br />

Marzo – Aprile 2010<br />

Bimestrale<br />

Direzione, redazione<br />

e amministrazione<br />

Viale della Letteratura, 30<br />

00144 Roma<br />

V I V A V E R D I<br />

Centralino: 06.59901<br />

Redazione: 06.5990.2795/2629<br />

Fax: 06.5990.2882<br />

ufficio.editoriale@siae.it<br />

www.siae.it<br />

Direttore responsabile<br />

Sapo Matteucci<br />

Comitato editoriale<br />

Linda Brunetta, Gianni Minà, Dario Oliveri<br />

Oscar Prudente, Mimmo Rafele<br />

Linea e Coordinamento editoriale<br />

Stefano Micocci<br />

Capo redattore<br />

Flaviano De Luca<br />

Grafica e impaginazione<br />

Digitalialab S.r.l. - Roma<br />

Stampa<br />

Grafica Giorgetti S.r.l. - Roma<br />

Registrazione alla Cancelleria del Tribunale<br />

di Roma n. 234 del 24.7.1948<br />

Questo giornale è pubblicato ai sensi della<br />

normativa della <strong>Siae</strong> e del Regolamento per<br />

l’esecuzione della legge 22 aprile 1941, n. 633,<br />

approvato con R. D. 18 maggio 1942, n. 1369<br />

Di questo numero sono state distribuite<br />

99.000 copie<br />

Concessionaria di Pubblicità:<br />

Argentovivo srl<br />

Viale G. da Cermenate, 70 - 20141 Milano<br />

Tel. 02/89515424 Fax 02/89515565.<br />

walter.boscarello@argentovivo.it<br />

Chiuso in tipografia il 14 maggio 2010<br />

5<br />

VIVAVERDI<br />

Redazione<br />

Antonella Gargiulo (segr. redaz. e ricerca fotografica),<br />

Daniela Nicolai<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Giorgio Calabrese, Piergiuseppe Caporale, Marco<br />

Caselgrandi, Giacomo Ceccarelli, Maurizio Costanzo,<br />

Franco Daldello, Daniela d’Isa, Alberto Ferrigolo,<br />

Maria Cristina Locori, Corrado Lo Iacono, Valerio<br />

Magrelli, Franco Montini, Nicola Ravera, Giovanni<br />

Russo, Fiamma Satta, Massimo Tellini, Ferdinando<br />

Tozzi, Cristina Wysocki<br />

ISSN 1972-6694


VIVAVERDI<br />

6<br />

teatro<br />

DARIO FO<br />

QUANDO LA COMMEDIA DELL’ARTE<br />

DIVENTA LETTERATURA DA NOBEL<br />

di Gianni Minà<br />

Quella di Dario Fo (che racconto in due<br />

puntate) è un’avventura artistica che,<br />

dopo quasi sessant’anni, non accenna<br />

a tramontare. Mentre scrivo questo articolo<br />

su un “giullare” premiato nel 1997<br />

con il Nobel della letteratura, a Parigi è<br />

stata montata una nuova versione di Mistero<br />

buffo: Mystère bouffe et fabulages<br />

in scena alla Salle Richelieu della Comédie<br />

Française fino al 19 giugno 2010.<br />

Bene, Dario, a ottantaquattro anni, ma<br />

con la vitalità di un saltimbanco instancabile,<br />

a marzo è volato nella capitale<br />

francese per perfezionare la messa<br />

in scena di quelle sue due opere storiche.<br />

Si può dire che è l’eterno omaggio<br />

del mondo dei teatranti a chi ha regalato<br />

una vita nuova alla commedia dell’arte,<br />

alla capacità dell’uomo di rappresentarsi<br />

e di ridere di sé, ma è anche<br />

il riconoscimento ad un autore che,<br />

come Brecht, non si è tirato indietro<br />

quando si è trattato di fare del teatro un<br />

luogo della politica, rifiutando di non<br />

farlo perché “in teoria l’attore, l’artista<br />

è una proprietà di tutti, al di sopra delle<br />

parti”. Per Fo, invece, non è mai stato<br />

così. Emblematico, a proposito del<br />

ruolo dell’attore, l’exploit del Nobel<br />

Ci vorrebbe almeno un libro per raccontare l’avventura artistica, politica e umana<br />

di Dario Fo e di Franca Rame che insieme non hanno solo imposto al mondo una<br />

nuova dimensione del teatro, ma hanno ridato vita alla commedia dell’arte,<br />

rinnovando un linguaggio e una tradizione profondamente italiani. Gianni Minà<br />

propone, per i lettori di Vivaverdi, un loro ritratto inedito in due puntate.<br />

dell’8 aprile al teatro Carcano di Milano,<br />

con attori migranti, professionisti<br />

e dilettanti, in molti casi testimoni di<br />

esperienze che frantumavano il pregiudizio<br />

su chi arriva da fuori, senza certezze.<br />

Uno spettacolo che gli è venuto in<br />

mente il primo marzo, quando per la<br />

prima volta, in un’ Italia ormai prigioniera<br />

di mille contraddizioni e ambiguità,<br />

gli immigrati, quelli che nella nostra<br />

società attuale assicurano in molti<br />

casi la sopravvivenza e l’unità delle nostre<br />

famiglie, hanno scioperato. “Quel<br />

giorno – mi ha detto Dario Fo – è accaduto<br />

qualcosa di straordinario, anche<br />

se qualche telegiornale non se ne è accorto.<br />

In quella passeggiata da piazza<br />

della Scala al castello Sforzesco di Milano<br />

c’era anche quell’umanità ritenuta<br />

da molti “invisibile”, ma questa volta<br />

con il coraggio di mettersi in mostra,<br />

di coinvolgere i residenti. Molti quel<br />

giorno ci raccontarono le loro storie,<br />

Una scena di Lo svitato, un film del 1956, con la<br />

regia di Carlo Lizzani. Dario Fo nei panni di<br />

Achille, un fattorino della redazione di un giornale<br />

milanese che viene scambiato per un giornalista.<br />

Foto Archivio DuFoto - dufoto@gmail.com<br />

con una proprietà di linguaggio inattesa.<br />

Un africano aveva perfino citato a<br />

memoria Antonio Gramsci. Erano persone<br />

con un’inaspettata cultura politica,<br />

che non pensavano solo al loro problema,<br />

ma ragionavano in modo più vasto<br />

e conoscevano il luogo e lo spazio in<br />

cui si trovavano. Insomma italiani, anche<br />

se molti se lo erano dimenticati e se<br />

lo dimenticano. Fu un pomeriggio straordinario,<br />

che ci impose, a breve, una<br />

rappresentazione teatrale”.<br />

“Il teatro di Dario Fo e Franca Rame”,<br />

perché Franca, fin dall’inizio, è stata la<br />

compagna inseparabile d’arte e di vita<br />

di Dario, è sempre stato così, ispirato<br />

dal sociale, dalla politica, anche quando<br />

usava i modi della farsa, ed ha girato<br />

il mondo fino a diventare, con quello<br />

di Goldoni, Pirandello e De Filippo il<br />

teatro italiano più rappresentato.<br />

Australia, Austria, Belgio, Brasile, Giappone,<br />

Bulgaria, Russia e Repubbliche ex


VIVAVERDI<br />

8<br />

teatro<br />

sovietiche, Danimarca, Finlandia, Francia,<br />

Gran Bretagna, Stati Uniti: se si fa<br />

una ricerca negli scaffali di Flavia Tolnay,<br />

componente dell’Assemblea della<br />

<strong>Siae</strong> che li rappresenta con tutti i teatri<br />

del mondo, è entusiasmante accorgersi<br />

che quasi non c’è posto dove il “mistero<br />

buffo” di questa coppia non abbia<br />

fatto storia. Non poteva essere altrimenti<br />

per una scrittura teatrale, quella<br />

di Fo, che, per esempio, alla Comédie<br />

Française, il santuario della prosa nel<br />

mondo, ha trovato casa, unico italiano,<br />

ancora dopo Goldoni, Gabriele D’Annunzio,<br />

Pirandello ed Eduardo De Filippo.<br />

È singolare, ma anche emblematico,<br />

che Dario Fo abbia trovato invece<br />

poco spazio al cinema, il linguaggio più<br />

moderno per chi scrive rappresentazioni<br />

da recitare, ma forse la colpa non<br />

è stata solo dell’industria filmica. Fu Dario,<br />

come lui stesso ammette, a farsi travolgere<br />

dal teatro, nonostante il mondo<br />

del cinema, a Roma, lo avesse accolto<br />

subito con molta curiosità.<br />

L’esordio nel ’56 con Lo svitato di Carlo<br />

Lizzani fu, infatti, positivo. Era<br />

un’opera che anticipava i tempi della<br />

moderna comicità, anche se non risparmiava<br />

citazioni a Buster Keaton o<br />

Jaques Tati. C’era in quell’opera il piacere<br />

del sarcasmo, il gusto della satira<br />

sociale e l’inventiva, già prorompente,<br />

di un autore–attore che da allora avrebbe<br />

segnato il teatro, la televisione, la cultura<br />

e, in un certo modo, anche la società<br />

del nostro paese. Il suo modo di<br />

intendere il teatro traeva le sue origini,<br />

come ho già detto, dai giullari, dagli affabulatori<br />

della commedia dell’arte, dalle<br />

farse, dalla rivista.<br />

Io, adolescente, lo ricordo alla radio in<br />

trasmissioni come Chicchirichì, e poi<br />

con Franco Parenti e Giustino Durano<br />

con Il dito nell’occhio e I sani da legare,<br />

spettacoli di critica beffarda che in-<br />

frangevano i limiti del teatro di rivista.<br />

Poi, dopo il matrimonio con Franca, era<br />

venuta la parentesi di Cinecittà, come<br />

attore ne Lo svitato e poi come sceneggiatore<br />

e aiuto di Antonio Pietrangeli,<br />

il regista di Io la conoscevo bene. Infine,<br />

l’incontro scontro con la televisione<br />

democristiana, che cercava nuovi<br />

percorsi e nuovi linguaggi ma temeva il<br />

sarcasmo tagliente di Fo.<br />

“Non gli hai mai dato requie al potere”<br />

gli ho fatto notare in una memorabile<br />

puntata di Storie per Rai Due.<br />

“Ho fatto il possibile per rendere il<br />

nostro dialogo vivace” mi ha risposto<br />

ridendo.<br />

“Hai sempre avuto un irrefrenabile spirito<br />

anarchico” ho insistito.<br />

“Mi dava fastidio l’ipocrisia, la finzione,<br />

la falsificazione – mi ha spiegato -<br />

A scuola poi ho avuto la fortuna di avere,<br />

al liceo artistico di Brera, il più evoluto<br />

che ci fosse allora in Italia, dei<br />

professori straordinari, che amavano<br />

sviscerare, o meglio capovolgere, quelli<br />

che erano i luoghi comuni dell’odio,<br />

del banale, del risaputo, e mi hanno<br />

insegnato così a leggere la storia, i fatti,<br />

la politica”.<br />

Una vera scuola di libertà. Fo ne è orgoglioso:<br />

“Ho qualche merito. Dopo il<br />

liceo ho frequentato contemporaneamente<br />

a Milano il Politecnico e l’Accademia<br />

di Brera. I miei amici sono stati<br />

da subito Tadini, Cavaliere, Traccani,<br />

Crippa, Trevisani, Lizzani, Morlotti,<br />

perfino Vittorini, il meglio dell’invenzione<br />

artistica del primo dopoguerra italiano.<br />

Frequentavamo latterie e bar e lo<br />

scambio intellettuale fra noi era ricchissimo,<br />

insieme alle beffe che riempivano<br />

molte delle nostre serate”.<br />

Ma non venivano solo dall’esperienze<br />

con quella “bella gioventù”, assetata di<br />

riscatto, gli strumenti di quello che sarebbe<br />

stato il suo teatro. Ci fu, fin dal-<br />

l’inizio, una ricerca costante, ininterrotta,<br />

sulle forme rappresentative della<br />

cultura popolare. “Io sono nato in un<br />

paesetto del lago Maggiore, Sangiano, e<br />

sono cresciuto in un altro paese, poco<br />

più grande, Porto Valtravaglia, dove hanno<br />

sempre convissuto varie forme di<br />

rappresentazione, quasi sempre basate<br />

sul racconto. I ‘fabulatori del lago’<br />

erano conosciuti e fin da ragazzino ho<br />

sentito da loro storie di pescatori, di<br />

contrabbandieri, di soffiatori di vetro.<br />

Ognuno aveva la sua chiave, il suo modo<br />

di essere. Per me è stata una scuola.<br />

Quando andavo al liceo a Milano, il treno<br />

dei pendolari è stato il mio primo<br />

palcoscenico. Ero figlio di ferrovieri,<br />

viaggiavo ogni mattina e sul vagone proponevo<br />

storie. Allora nelle vetture non<br />

c’erano gli scompartimenti, così io mi<br />

mettevo in piedi sul sedile e iniziavo i<br />

miei racconti. Chi saliva nelle stazioni<br />

successive chiedeva: ‘A che punto siamo<br />

della storia? Chi ci fa un sunto?’. Io<br />

stesso lo facevo e riprendevo il filo degli<br />

accadimenti”.<br />

Dario si è sempre divertito molto a ricordare<br />

quel tempo: “Arrivavo a Milano,<br />

quasi sempre senza voce, tanto che<br />

i miei compagni, Tadini, Crippa, per<br />

scherzo mi prendevano da parte e mi dicevano<br />

“Non ce la racconti una storia<br />

anche a noi?”. In tutto questo c’era<br />

l’eredità del carnevale, dei giullari, del<br />

folle del paese, e quella dei clown, dei<br />

travestimenti a vista, che permetteva di<br />

provare differenti personificazioni. Ma<br />

Fo giura che tutto questo teatro nacque<br />

in lui, compresa la maschera burlesca,<br />

senza saperlo. “Ho scoperto dopo che<br />

tutte quelle storie che raccontavo e che<br />

prendevo dalla tradizione popolare, da<br />

scritti che cominciavo a cercare e trovare,<br />

da tante letture, erano antichissime,<br />

provenivano addirittura dal Medioevo<br />

e dalla storia greca”.


Il corpo disarticolato, la plastica gestualità<br />

contagiosa e carnale, la mimica travolgente, l’uso<br />

del grammelot sono alcuni tratti tipici del teatro<br />

di Dario Fo abituato fin da ragazzo a esibirsi sui<br />

treni locali, che collegavano Milano con Porto<br />

Valtravaglio (il suo paese in provincia di Varese)<br />

e il resto della Lombardia<br />

Foto Archivio DuFoto - dufoto@gmail.com<br />

“E il grammelot?” gli chiesi.<br />

“Il grammelot l’ho scoperto<br />

proprio nel linguaggio dei fabulatori.<br />

Qualcuno di loro ogni<br />

tanto infilava nel racconto frasi<br />

in francese o in tedesco, che<br />

in realtà erano espressioni di<br />

dialetto, di gergo proprio del<br />

mestiere che facevano. Bisogna<br />

tener conto, d’altro canto, che dalle mie<br />

parti, in provincia di Varese, molte persone<br />

avevano radici e nomi stranieri.<br />

Erano fonditori, soffiatori di vetro, arrivati<br />

lì da tutte le scuole artigianali<br />

d’Europa, che conoscevano le chiavi e<br />

le strutture del parlare di tutto il nord<br />

del continente. Tieni presente che il<br />

grammelot è in sostanza un dialetto di<br />

gente che tendenzialmente aveva fame,<br />

e la fame è sempre stata la base dei racconti<br />

popolari, anche se poi il racconto<br />

prendeva le forme del buffo o del grottesco,<br />

perché la grande comicità popolare<br />

trae lo spunto quasi sempre dalla<br />

tragedia, cioè dalla fame, dalla disperazione,<br />

dalla violenza fisica e morale, dalla<br />

mancanza di libertà. Pensa che c’è stato<br />

un periodo in cui il grammelot è servito<br />

per non essere censurati. Al tempo<br />

della repressione in Francia, i comici<br />

dell’arte, alla fine del ‘600, si inventarono<br />

questo linguaggio per non essere<br />

perseguitati a causa dei loro lazzi, delle<br />

loro battute. Ma i censori ad un certo<br />

punto impararono a capirli e il grammelot<br />

non li salvò più”.<br />

“Normalmente non si ride dei ricchi?”<br />

gli chiesi.<br />

Fo fu esplicito: “Si ride se si pompano,<br />

se li gonfiamo o li riempiamo di strapotere<br />

per poi sgonfiarli. La chiave è<br />

sempre quella del grottesco: spingere<br />

la situazione sempre più avanti, farli volare,<br />

vestirli con mantelli che si riempiono<br />

di vento per la gioia, alla fine, di<br />

vederli cadere”.<br />

Quel pomeriggio,<br />

negli studi Rai<br />

della Dear, con<br />

Franca a fianco,<br />

Dario ci<br />

impartì una<br />

vera lezione di<br />

teatro, dei<br />

meccanismi<br />

scenici, del<br />

grottesco,<br />

della satira,<br />

della farsa.<br />

E ci suggerì<br />

anche<br />

una lezio-<br />

ne di vita.<br />

Ci feci due puntate di<br />

Storie, un programma che andava<br />

in onda dopo mezzanotte e che,<br />

non a caso, aveva come sottotitolo Viaggio<br />

nella vita di persone non banali.<br />

A ricordare tutti i momenti di quell’incontro<br />

con Fo e la Rame, non mi basterebbero<br />

due interi numeri di Vivaverdi, Così<br />

mi pare giusto riassumerli in piccoli capitoli:<br />

la prima parte, quella della nascita del<br />

loro teatro, in questo numero e la seconda,<br />

quella della loro consacrazione artistica e<br />

umana, nel prossimo.<br />

MISTERO BUFFO, LA CHIESA<br />

E IL GRAMMELOT<br />

istero buffo – gli chiesi su-<br />

“M bito - è lo spettacolo che<br />

alla fine degli anni ’60 ti ha reso<br />

un drammaturgo famoso e rispettato<br />

in tutto il mondo, ma<br />

che ti caratterizzò anche come<br />

un intellettuale critico nei riguardi<br />

della chiesa”.<br />

“No – mi corresse - la mia critica<br />

è stata sempre e solo contro<br />

l’abitudine di leggere il Vangelo<br />

in modo scorretto o contro la mercificazione<br />

della fede. I giullari, per<br />

esempio, non risparmiavano mai il<br />

mercato delle indulgenze. Spettacoli<br />

come quelli che ricorda Mistero<br />

buffo venivano realizzati nelle<br />

chiese, specialmente in certe ricorrenze<br />

come la Pasqua.<br />

Recentemente ho trovato le<br />

prove che, a molte di queste feste<br />

grottesche, erano<br />

9<br />

VIVAVERDI


VIVAVERDI<br />

10<br />

teatro<br />

invitati clown e fabulatori perché bisognava<br />

soddisfare il “risus pascualis”,<br />

cioè la possibilità di liberare il popolo<br />

con la gioia. Era un modo di concedere<br />

un giorno di liberazione ad un’umanità<br />

oppressa.<br />

Dopo l’angoscia della morte di Cristo,<br />

la gioia della Resurrezione vissuta come<br />

festa ed allegria totale. E’ assurdo<br />

che la chiesa abbia nascosto e poi censurato<br />

questi riti, queste abitudini”.<br />

“E tu invece, per aver resuscitato queste<br />

tradizioni, sei stato più volte denunciato”.<br />

“Purtroppo anche fior di storici della<br />

religione non avevano capito nulla. Ad<br />

un certo momento (mi pare nel ’76, dopo<br />

la riforma della Rai e il nostro ritorno<br />

in tv) il Vaticano prese<br />

addirittura posizione<br />

e mandò in azienda<br />

tre personaggi in teoria<br />

esperti di cultura<br />

popolare religiosa.<br />

Vennero a vederci.Era-<br />

no vescovi o monsignori e ridevano come<br />

matti. Uscirono dalla sala con le lacrime<br />

agli occhi.<br />

Mistero buffo non è per caso una delle<br />

opere più rappresentate al mondo. Se<br />

dovessi metterlo in scena con tutte le<br />

aggiunte, gli aggiornamenti che nel tempo<br />

ho fatto avrei bisogno di almeno cinque<br />

giorni. La ragione del suo successo<br />

credo stia proprio nell’intuizione di recuperare<br />

le chiavi della tradizione. E non<br />

solo quelle dell’Italia, ma anche quelle<br />

del nord e del sud d’Europa, della Spagna,<br />

della Grecia.<br />

Ti racconto un aneddoto: quando siamo<br />

stati in Colombia mi hanno portato a conoscere<br />

un contadino inca che, accompagnandosi<br />

con il tamburo, raccontava<br />

un pezzo del Vangelo. Lo faceva con un<br />

linguaggio difficile, aiutandosi con degli<br />

spagnolismi. Ad un certo momento<br />

mi sono reso conto che era un mio testo.<br />

Glielo avevano dato tradotto in<br />

spagnolo, lui lo aveva riadattato ed alla<br />

fine era diventato un brano della<br />

loro tradizione.<br />

Pensavano fosse un testo dei<br />

padri, ma in realtà lo era<br />

solo diventato, perché<br />

aveva radici nella loro<br />

cultura che<br />

aspettavano<br />

“Oh, che pacchia, che cuccagna:/bella è la vita per<br />

chi la sa far!/ Ma tu, miracolato del ceto medio<br />

basso,/tu devi risparmiare, accetta ‘sto<br />

salasso:/non devi mangiar carne, devi salvar la<br />

lira/e, mentre gli altri fregano, tu fai l’austerità!” è<br />

un brano della canzoncina “Tutta brava gente”<br />

contenuta in Settimo ruba un po’ meno, una<br />

commedia di Dario Fo, scritta nel 1964. In basso,<br />

un’immagine dello spettacolo teatrale.<br />

Archivio digitale Franca Rame - Dario Fo<br />

solo di essere sviluppate”.<br />

“E perché – lo interruppi - questo<br />

grammelot, con cadenze e accenti diversi,<br />

viene inteso ovunque?”<br />

“Mi stupisco anch’io – rispose - perché<br />

viene capito anche all’estero, in Grecia<br />

come negli Stati Uniti. Ridono delle mie<br />

battute. Il segreto forse sta nella gestualità<br />

e, forse, nella scelta onomatopeica<br />

di imitare i suoni, i ritmi. Infine,<br />

non bisogna dimenticare che l’argomento<br />

di Mistero buffo (episodi di argomento<br />

biblico o racconti popolari sulla vita di<br />

Gesù ispirati o reinterpretati dai vangeli<br />

apocrifi) è una storia che tutti conoscono<br />

fin dall’infanzia, insieme ad un ele-


mento magico che è esplicito.<br />

All’inizio, su consiglio di Franca, volevamo<br />

proiettare delle immagini sul fondo<br />

del palcoscenico, miste ad una scrittura,<br />

poi abbiamo capito che il pubblico<br />

non aveva bisogno delle didascalie,<br />

le capiva prima. E questo è sempre stato<br />

un po’ misterioso”.<br />

LA RADIO E L’AFFERMAZIONE<br />

DELLA COMPAGNIA CON<br />

PARENTI, DURANO E FRANCA<br />

stata la radio, dove mi trascinò<br />

“È Franco Parenti, a farmi scoprire<br />

la mia strada definitiva, anche se ancora<br />

alternavo il lavoro di raccontatore in<br />

teatro con la mia frequenza alla facoltà<br />

di Architettura. Per essere sinceri, all’inizio<br />

sembrava un insuccesso – mi<br />

raccontò Dario divertito – Come mi sono<br />

affacciato al microfono mi hanno subito<br />

stangato. Recitavo ogni settimana<br />

un monologo su Caino e Abele che, tutte<br />

le mattine, quando si svegliava, levava<br />

le braccia al cielo e diceva cose banali<br />

tipo ‘Come sei bravo, Signore, che hai<br />

fatto tutto ‘sto creato, che hai inventato<br />

il cielo con il vento, l’aria, le nuvole<br />

e poi anche il mare, l’acqua, e non ti sei<br />

neanche sbagliato, non hai fatto confusione,<br />

bravo Deo, alleluja!’. Una retorica<br />

senza limiti, quasi a preparare una<br />

giustificazione per l’atto inconsulto, il<br />

fratricidio, che la storia ha attribuito a<br />

Caino. Ma si vede che ho esagerato nel<br />

sarcasmo. Così, all’improvviso, una<br />

mattina arrivò una comunicazione, anzi,<br />

un pezzettino di carta con su scritto<br />

‘Basta Fo’. Non so precisamente chi ordinò<br />

quel diktat, ma non ci fu possibilità<br />

di replica. Fu il mio primo impatto<br />

con la censura, che mi avrebbe perseguitato<br />

per tutta la vita”.<br />

Era l’epoca anche del poer nano.<br />

“Un intercalare che mi dette popolari-<br />

Improbabili abiti da gangster, salti acrobatici, contenuti<br />

anticonformisti per Il dito nell’occhio, una specie<br />

di antirivista, uno spettacolo scritto insieme<br />

a Franco Parenti e Giustino Durano nel 1952,<br />

che metteva in scena la storia dell’umanità<br />

in maniera irriverente e assai poco tradizionale.<br />

Archivio digitale Franca Rame - Dario Fo<br />

tà – mi spiegò Dario - voleva dire “povero<br />

cocco, povera creatura”.<br />

Un altro suo personaggio dell’epoca era<br />

l’impiegato Gorgogliati. Lo ricordavo<br />

benissimo: “Eravamo io, Stranghelli, la<br />

signorina Trabò quando è passato<br />

l’usciere Baracchini...”.<br />

Noi innamorati della radio lo avevamo<br />

individuato subito. Fu probabilmente<br />

l’antenato di Fantozzi. “E’ vero, dava ragione<br />

a tutti. In ufficio accettava tutto,<br />

senza fiatare. Stava sempre dalla parte<br />

dei capi, esprimeva una piaggeria da far<br />

schifo. Erano personaggi improvvisati,<br />

da me, da Franco Parenti e da Giustino<br />

Durano, critici con la società, molto<br />

nuovi, moderni, come quelli che negli<br />

stessi anni si inventava Alberto Sordi,<br />

da Mario Pio ai compagnucci della parrocchietta”.<br />

Era un teatro che si scrollava di dosso la<br />

retorica e che voleva far ridere non solo<br />

con gli equivoci dell’avanspettacolo


o della rivista.<br />

Fo finì per far compagnia con Franco<br />

Parenti e Giustino Durano (indimenticabile<br />

zio di Benigni ne La vita è bella)<br />

nello stesso tempo in cui Franca Valeri,<br />

Vittorio Caprioli e Alberto Bonucci davano<br />

vita alla Compagnia dei Gobbi.<br />

“Noi eravamo molto amici loro, specialmente<br />

di Alberto Bonucci – ricordò<br />

Fo – C’era un grande fermento creativo<br />

in quel finale degli anni ‘50 e il nostro<br />

trio si distinse subito per l’influenza di<br />

Jacques Lecoq, sperimentatore teatrale,<br />

mimo e pedagogo francese, con cui<br />

lavorammo un po’ di tempo. Era il coordinatore<br />

della nostra gestualità, direi<br />

meglio della disciplina gestuale che, nei<br />

nostri due primi spettacoli Il dito nell’occhio<br />

e I sani da legare, aveva un ordine<br />

preciso, una sintesi, uno stile. Si<br />

improvvisavano dei testi, si recitavano,<br />

si distruggevano e poi si ricomponevano<br />

e si ordinavano secondo uno stile e<br />

una misura. C’era un’improvvisazione<br />

in realtà geometrica, molto severa, e<br />

questa era la nostra forza. Come la capacità<br />

di cambiare. Il dito nell’occhio,<br />

ad esempio, all’inizio era molto diverso<br />

da come ha finito per essere dopo tre<br />

mesi consecutivi al Piccolo Teatro di Milano,<br />

un mese a Torino e un mese a Roma<br />

e un altro al Piccolo, dove Giorgio<br />

Strehler si nascondeva in galleria per<br />

ascoltarci, senza disturbare, ma poi si<br />

tradiva con i suoi sghignazzi. A Roma<br />

entrò in compagnia Franca. Per me fu<br />

un evento importantissimo e non solo<br />

perchè ci saremmo sposati e, a breve,<br />

sarebbe nato Iacopo”.<br />

L’INCONTRO<br />

CON FRANCA<br />

ranca l’avevi conosciuta alla ra-<br />

“F dio?” chiesi ad un certo punto.<br />

“No, l’avevo conosciuta nella compagnia<br />

delle sorelle Nava che all’epoca<br />

gareggiavano nei teatri di varietà con<br />

Totò, Macario, la Magnani e Billi e Riva.<br />

Era una rivista tradizionale e noi<br />

eravamo dei numeri, delle speranze,<br />

insomma il contorno, così come lo erano<br />

per esempio Nino Manfredi o Elio<br />

Pandolfi per Wanda Osiris, prima donna<br />

indiscussa del varietà dell’epoca.<br />

Franco Parenti era il più conosciuto fra<br />

i nuovi talenti e riusciva a trovare lavoro<br />

anche per noi”.<br />

“E Franca cosa faceva in quella compagnia?<br />

Era una soubrette o una soubrettina?”<br />

“Era una soubrettona – sorrise Dario –<br />

Era slanciata, lunga, bella. Ho detto soubrettona<br />

perchè oltre a recitare, danzava,<br />

cantava, condivideva la passerella<br />

con le Nava”.<br />

“Fu amore a prima vista?”<br />

“No, anche perché appena la vidi mi sono<br />

detto ‘E’ troppo, non è possibile, toglitela<br />

dalla testa. Non riuscirai mai a conquistare<br />

una donna così’. Lei era gentile,<br />

sorridente, ma le giravano attorno tanti<br />

di quei ‘vesponi’ che era inutile sperare.<br />

La adoravano. Le facevano regali che lei<br />

respingeva. Se da il giro a questi qua, pensa<br />

che corse farà fare a me! E invece, un<br />

giorno, a sorpresa, mi ha abbrancato dietro<br />

una tenda, mi ha spinto contro un muro<br />

e mi ha detto ‘Baciami scemo!’. Sono<br />

passati sessant’anni”.<br />

QUELLO CHE MI<br />

HA INSEGNATO IL CINEMA<br />

Il successo di I Sani da legare a Roma<br />

aprì a Dario Fo le porte del cinema e<br />

gli permise di sperimentare un mezzo<br />

espressivo che gli insegnò molte cose,<br />

ma non gli regalò un vero successo. Dopo<br />

Rosso e nero, antologia della risata<br />

di Domenico Paolella, Dario ebbe la<br />

possibilità di cimentarsi in un film tutto<br />

su di lui diretto da Carlo Lizzani, Lo<br />

svitato.<br />

Con Dario c’erano anche Franca Rame<br />

e Giorgia Moll e Alberto Bonucci e Franco<br />

Parenti in due partecipazioni straordinarie.<br />

Un film con delle aspirazioni,<br />

ma non completamente risolto.<br />

“C’erano molte citazioni, come Tempi


Un brindisi alla Terrazza Martini per Dario Fo e Franca Rame, alla fine degli anni cinquanta.<br />

Nello stesso periodo la coppia è protagonista di alcuni famosi filmati pubblicitari<br />

(Supercortemaggiore, Zoppas, ecc.) per Carosello, la trasmissione che dava il via alla prima<br />

serata televisiva.<br />

In basso, da sinistra, Franco Parenti, Giustino Durano e Dario Fo, in una scena di Il dito<br />

nell’occhio del 1953. L’anno successivo venne rappresentata al Piccolo Teatro I sani da<br />

legare, che racconta con sarcasmo episodi e avvenimenti dell’Italia di allora. Lo spettacolo<br />

venne pesantemente censurato e confinato in piccole sale, senza incassi assicurati.<br />

Quest’atmosfera determinò la fine della collaborazione tra i tre artisti.<br />

Archivio digitale Franca Rame - Dario Fo<br />

moderni di Chaplin o Il cameraman di<br />

Jacques Tati, che amò molto questo film<br />

tanto da acquistarlo per la Francia. Ma<br />

– ricordò Dario - forse quell’opera era<br />

prematura per il suo tempo. Il pubblico<br />

non era ancora preparato a quel ritmo, a<br />

quel gusto. Non a caso, quando a Milano<br />

ero andato a vedere per la prima volta<br />

Monsieur Hulot di Tati, in sala eravamo<br />

non più di dieci persone”.<br />

Ne Lo svitato Fo aveva rivelato un passo<br />

da atleta vero tanto che, qualche anno prima,<br />

aveva rischiato di seguire le orme dei<br />

suoi amici Missoni, Siddi, Paterlini, campioni<br />

che si allevano con lui al vecchio<br />

campo della Gallaratese, che poi finirono<br />

in nazionale. Ma lui, come Missoni che<br />

lasciò per diventare un grande stilista,<br />

aveva altre ambizioni. “Io correvo per<br />

davvero – mi rivelò Dario – Avevo una falcata<br />

importante. Pensa che nella scena de<br />

Lo svitato, dove io ero costretto a rincorrere<br />

dei ragazzi, raggiungerli e superarli,<br />

avevano scelto come controfigure dei<br />

giovani che erano delle vere promesse.<br />

Non pensarono nemmeno di risolvere il<br />

problema aumentando la velocità delle<br />

immagini in moviola. Tutto era tremendamente<br />

reale, tanto che ad un certo punto,<br />

con il poco fiato che mi era rimasto in<br />

gola dopo tanti ciak, li avevo supplicati<br />

‘Andate più piano, altrimenti mi ammazzate!’.<br />

Il cinema, che mi ha fatto conoscere<br />

persone meravigliose come Rossellini,<br />

che viveva con la sua grande famiglia<br />

di fronte a noi, mi ha insegnato an-<br />

13<br />

che molte cose. Mi ha dato, per esempio,<br />

la possibilità di imparare il mestiere della<br />

scrittura, la scansione delle scene, un<br />

segreto fondamentale per quello che sarebbe<br />

stato nel futuro il mio teatro. In quei<br />

due anni di accademia nel cinema come<br />

sceneggiatore di Souvenir d’Italie e Nata<br />

di marzo, dell’indimenticabile Antonio<br />

Pietrangeli, o anche come aiuto di Guido<br />

Leoni in Rascel Fifi, ho acuito l’agilità nello<br />

scansionare la funzione narrativa delle<br />

sequenze, ho appreso la ritmica del<br />

montaggio e la sinteticità del messaggio.<br />

Quell’esperienza mi ha fatto cambiare anche<br />

il modo di concepire il linguaggio teatrale.<br />

Ho imparato perfino a dirigere gli<br />

sketch pubblicitari per Carosello, dove<br />

lavoravo con attori bravissimi, che improvvisavano<br />

con me anche battute astratte,<br />

metafisiche. Nei caroselli per la benzina<br />

Supercortemaggiore del 1958, per<br />

esempio, ho formato con Gino Bramieri<br />

una coppia esilarante. Bramieri era un allora<br />

un uomo grosso ma di una leggerezza<br />

incredibile. Io ho visto poche persone<br />

massicce come Gino fare salti mortali,<br />

rovesciarsi, muoversi con quella agilità”.<br />

Mi pareva singolare che tutto questo<br />

stesse per convivere con quello che sarebbe<br />

stato il suo teatro politico.<br />

“Non devi sorprenderti – mi spiegò –<br />

nella pubblicità usavo le stesse chiavi<br />

che caratterizzavano il nostro teatro che<br />

stava crescendo: l’assurdo, il paradosso,<br />

il metafisico”. In quel momento della<br />

sua vicenda artistica e umana, Fo era<br />

alla vigilia del suo storico scontro con la<br />

censura della Rai nella Canzonissima<br />

del ‘62. Eppure i successivi cinquant’anni<br />

avrebbero segnato l’affermazione<br />

definitiva del suo teatro e anche<br />

il suo riconoscimento come figura<br />

preminente della nostra cultura e della<br />

nostra società.<br />

Ma questo è il racconto che affronteremo<br />

nel prossimo numero di Vivaverdi.<br />

(1-continua)<br />

VIVAVERDI


VIVAVERDI<br />

14<br />

teatro<br />

DARIO FO<br />

“IL MIO GRAMMELOT<br />

ISPIRATO DAL JAZZ”<br />

di Oscar Prudente<br />

La prima pièce di Dario Fo a cui ho partecipato<br />

(La passeggiata della domenica<br />

del francese Georges Michel, di cui Fo<br />

aveva riadattato il testo e curato la regia)<br />

ritraeva la tranquilla gita di una famiglia<br />

borghese sullo sfondo della guerra del<br />

Vietnam e le lotte studentesche, la seconda<br />

(La signora è da buttare, con Fo<br />

autore e interprete) era un’allegoria della<br />

storia degli Stati Uniti.<br />

Già in molti dei suoi lavori precedenti<br />

la poliedrica genialità di Fo si era manifestata<br />

nell’aver utilizzato spesso attori<br />

anche non professionisti i quali, oltre<br />

che nella recitazione, si esibivano in<br />

balletti, pantomime e nel canto: in queste<br />

due commedie il meccanismo veniva<br />

portato alla sua piena espressione con<br />

l’utilizzo di un’orchestrina, sempre presente<br />

in scena, utilizzata a mo’ di “coro<br />

greco”. Nella Passeggiata, assieme al<br />

sottoscritto nelle vesti di “cantattore”<br />

c’era anche un gruppo beat, i genovesi<br />

Bit-Nik che commentavano la trama con<br />

i loro interventi; ne La signora, invece,<br />

avevo portato con me una band formata<br />

da valenti musicisti destinati a un<br />

grande carriera (il flauto/sassofonista<br />

Claudio Pascoli, il batterista Walter Cal-<br />

Non capita a tutti di poter raccontare di aver collaborato con un Premio Nobel della<br />

Letteratura, oltretutto nel campo musicale: ma io posso vantarmi di aver scritto<br />

(nonché interpretato) alcune canzoni con Dario Fo e di aver partecipato tra il 1967 e<br />

il 1968 a due sue importanti commedie: La passeggiata della domenica, del francese<br />

Georges Michel e La signora è da buttare. Sono anche abbastanza famose le<br />

collaborazioni di Fo, in ambito musicale, con Fiorenzo Carpi ed Enzo Jannacci.<br />

loni, il bassista Massimo Spinosa, il tastierista<br />

Giuliano Salerni). Ma l’interesse<br />

di Fo per la musica è multiforme.<br />

Oltre all’invenzione della presenza delle<br />

band in scena e le collaborazioni con<br />

importanti musicisti (in primis Fiorenzo<br />

Carpi ed Enzo Jannacci) vi sono<br />

le ricerche musicologiche delle radici<br />

della tradizione popolare (vedi le varie<br />

edizioni di Ci ragiono e canto) e i numerosi<br />

e felici sconfinamenti nel campo<br />

sinfonico e operistico: Pierino e il<br />

Lupo di Prokof’ev, di cui Fo è stato voce<br />

narrante, e l’allestimento e la regia<br />

di opere di Rossini, Stravinskij e Weill.<br />

Il mio ricordo più vivo è però sicuramente<br />

legato a La signora è da buttare e<br />

alla sua ambientazione circense (con<br />

tanto di veri clown e acrobati, i “Colombaioni”),<br />

memorabile fin dalla prima<br />

scena.<br />

Ambientato in un circo, con personaggi tutti clown,<br />

La signora è da buttare (nella foto Franca Rame, in una<br />

scena) è una commedia di Dario Fo, scritta nel 1967.<br />

La signora è la personificazione degli Stati Uniti<br />

d’America, con dialoghi legati alla situazione politica del<br />

tempo (in particolare la guerra del Vietnam<br />

e l’opposizione pacifista) e critiche alle mire imperialiste<br />

e di potenza del gigante economico americano.<br />

Archivio digitale Franca Rame - Dario Fo<br />

Iniziava con il tuo esilarante ingresso<br />

danzato a ritmo di blues, mentre imbracciavi<br />

o meglio eri abbracciato da<br />

un’antica tuba romana e alternavi vocalizzi<br />

e frasi musicali in stile. Da chi hai<br />

ereditato la tua esuberante musicalità?<br />

Da ragazzino avevo scoperto il jazz, la<br />

prima musica che veniva da oltreoceano:<br />

mi fece impazzire da subito. Il ritmo,<br />

la sintassi di una musica completamente<br />

fuori chiave rispetto a quella<br />

che conoscevo.<br />

Hai ascoltato molto questo genere di<br />

musica?<br />

Moltissimo. Ho inventato il “Grammelot”<br />

imitando il cantare dei neri: prima<br />

ancora di sapere cosa volesse dire il suono<br />

imitavo i timbri, gli andamenti. Riuscivo<br />

a convincere addirittura gli americani<br />

che stessi cantando blues.<br />

Ti sei mai dedicato allo studio di uno


strumento musicale?<br />

L’unico per cui ho preso delle lezioni è<br />

stato per quella tuba: era in “do”, ed assai<br />

difficile perché non si poteva mai<br />

uscire da quella tonalità, tant’è vero che<br />

l’orchestra che mi accompagnava era<br />

impostata su quella tonalità.<br />

Che importanza ha avuto la musica per<br />

te e come ha influenzato il tuo linguaggio<br />

teatrale?<br />

Prima di tutto io lavoravo con grandi<br />

personaggi del mondo musicale, con<br />

tutti quelli che allora facevano jazz e dato<br />

che in quel momento lavoravano al-<br />

la Rai, abbiamo potuto fare degli spettacoli<br />

interi. Per esempio, ce n’era uno<br />

che ha anticipato Canzonissima e che si<br />

chiamava Chi l’ha visto? (varietà televisivo<br />

del 1962 di Dario Fo, Leo Chiosso<br />

e Vito Molinari, trasmesso su Rai 2,<br />

ndr). Questo spettacolo è andato in onda<br />

con grande successo e vi parteciparono<br />

molti musicisti importanti, tutti i<br />

più grandi jazzisti italiani che suonavano<br />

a Milano. C’era Enrico Intra con il<br />

suo gruppo, cinque o sei solisti, fra cui<br />

Gianni Basso, Oscar Valdambrini, Dino<br />

Piana...<br />

E poi c’erano anche alcuni dei giovani<br />

jazzisti emergenti, che suonavano in<br />

quel locale dietro al Duomo, il “Santa<br />

Tecla”. Lì avevo trovato il meglio: ogni<br />

sera si andava ad ascoltare, a vedere, arrivavano<br />

i primi americani, i primi jazzisti<br />

neri. E poi c’erano anche le band<br />

locali, quelle che si legavano al nome dei<br />

fiumi come l’Original Lambro Jazz Band.<br />

Le conoscevo tutte e ogni tanto cantavo<br />

con loro, inventandomi andamenti e ritmi.<br />

Poi chi traduceva tutto in musica seria<br />

era Fiorenzo Carpi, che metteva giù<br />

le tonalità e gli arrangiamenti.


Uno straordinario musicista e amico col<br />

quale hai collaborato per un quarantennio,<br />

come spieghi anche nelle note<br />

di copertina del cd Fo canta Fo; che cosa<br />

ha rappresentato per te?<br />

La disciplina e la professionalità. Prima<br />

noi eravamo dei “fioristi”, “andavamo<br />

alla fiora” (“improvvisavamo”, ndr)<br />

e poi ad un certo punto con lui ed altri<br />

musicisti, per esempio quello con cui<br />

ho fatto moltissime canzoni...<br />

Enzo Jannacci?<br />

Beh, certamente! Jannacci è un professionista,<br />

è uno che sa la musica, che ha<br />

studiato...<br />

Ed è anche un eccellente jazzista, suona<br />

bene il pianoforte...<br />

Certo, benissimo!<br />

Come nascevano le tue canzoni?<br />

A caso, a caso. Per esempio cominciavamo<br />

con un motivo... bello, andiamo,<br />

oplà! Uno improvvisava un andamento,<br />

anche di parole e poi io a casa sul “mascherone”<br />

cominciavo a mettere a posto.<br />

Poi ci vedevamo con Jannacci e con<br />

gli altri e finivamo la canzone.<br />

Per gli autori non iniziati, che cos’è il<br />

“mascherone”?<br />

Il mascherone è la chiave di timbri e di<br />

andamenti di metrica fatto con parole<br />

anche a vuoto. Ad esempio: “strabullà<br />

che non farebbe – neanche il centro ne<br />

verrebbe – alla sera nel mangiare – pirimpò<br />

che cosa fare…..”<br />

Chi ti ha ispirato i versi di Stringimi forte<br />

i polsi, brano che contribuì a creare<br />

il mito dell’allora 22enne Mina e che io<br />

considero la tua più bella canzone<br />

d’amore?<br />

Mia moglie Franca.<br />

Non trovi che questo brano, che poi era<br />

la sigla di chiusura della famigerata Canzonissima<br />

’62 (la trasmissione sollevò<br />

numerose polemiche, finendo con il licenziamento<br />

di Dario e Franca Rame,<br />

ndr) si distacchi un po’ per testo e musica<br />

dalle altre tue canzoni?<br />

No. Quella è una canzone che veniva direttamente<br />

da un mio testo teatrale. Era<br />

il leitmotiv della commedia...<br />

Per caso Gli Arcangeli non giocano a<br />

flipper?<br />

Sì. Loro sono persone serie!<br />

In questa commedia si ascolta, tra le altre,<br />

la canzone Non fare tilt, che parla<br />

di flipper e biliardini come metafore di<br />

una città. E’ vero che hai avuto in casa<br />

svariati flipper?<br />

No, non svariati. Avevo un solo flipper,<br />

che mi cambiavano quando avevo vin-<br />

Una scena di Gli arcangeli non giocano a flipper (1959)<br />

commedia in tre atti ispirata a un racconto di Augusto<br />

Frassineti. Lo sbaglio anagrafico per cui il protagonista il<br />

Lungo (Dario Fo) viene registrato come cane, mette in<br />

moto una serie di situazioni paradossali. Si satireggia<br />

sulla burocrazia di stato, sulla retorica delle istituzioni e<br />

la loro corruzione. Siamo però ancora lontani dalle<br />

accuse esplicite alla classe politica di Settimo: ruba un<br />

po’ meno del 1964<br />

Archivio digitale Franca Rame - Dario Fo<br />

to troppo: lo scaricavamo e me ne davano<br />

un altro.<br />

Le tue incursioni nella musica includono<br />

anche quella “colta”, soprattutto<br />

l’opera di Gioacchino Rossini. Da dove<br />

deriva quest’interesse per il grande<br />

compositore pesarese?<br />

La cosa che mi ha divertito è il fatto di<br />

essermi accorto che per esempio Rossini<br />

era un autore che si rifaceva veramente<br />

alla Commedia dell’Arte. Quando<br />

è arrivato in Francia - questo bisogna<br />

ricordarlo – ha scoperto che là c’era<br />

una visione, un modo di leggere la Commedia<br />

dell’Arte completamente diverso<br />

dal nostro, perché loro erano rimasti<br />

all’epoca pre-Goldoni, mentre invece<br />

noi siamo arrivati a Goldoni. E allora<br />

Rossini ha preso tutti i testi della tradizione<br />

francese e li ha tradotti – anche<br />

per quanto riguarda le maschere, che<br />

poi erano italiane, legate a Molière – in<br />

personaggi della sue opere. Meglio, i<br />

suoi librettisti si uniformavano a quello<br />

che era la macchina teatrale di cui<br />

aveva bisogno appunto questo straordinario<br />

compositore. Io mi sono accorto<br />

di questo e perciò mi sono buttato subito<br />

nella Commedia dell’Arte: ho scoperto<br />

che era proprio la base, il mascherone<br />

fondamentale della musica e<br />

dello svolgimento scenico.<br />

Ho visto sul tuo blog il disegno Evviva<br />

gli orchestrali di Sanremo, in cui rappresenti<br />

gli elementi dell’orchestra che<br />

buttano per aria spartiti e strumenti in<br />

segno di protesta nei confronti del verdetto<br />

finale decretato dal televoto. Che<br />

ne pensi del loro gesto ?<br />

Bellissimo! Ho visto finalmente un atto<br />

di dignità straordinaria, di coraggio:<br />

questi musicisti hanno rischiato il posto.<br />

I dirigenti si sono incazzati moltissimo<br />

per questo fatto ed era giusto applaudirli<br />

a nostra volta.


VIVAidee<br />

Foto Giuseppe Ziliotto<br />

PENSIERI & PAROLE<br />

DALLI<br />

ALL’UNTORE...<br />

INTERNET E<br />

COPIA PRIVATA<br />

di Mimmo Rafele<br />

La disinformazione o informazione a<br />

senso unico si strappa i capelli per il<br />

decreto Bondi sull’equo compenso<br />

per la copia privata, paventando<br />

aumenti e rialzi dei prezzi degli<br />

apparecchi tecnologici destinati a<br />

registrare musica, video, film,<br />

fotografie, ecc.. Ho così mandato un<br />

commento a un articolo di una<br />

importante testata on line ribadendo<br />

che il compenso per la copia privata è<br />

un’importante risorsa per gli autori e<br />

per tutta l’industria culturale di fronte<br />

ai nuovi strumenti di riproduzione<br />

digitale. È il sacrosanto<br />

riconoscimento del diritto del lavoro<br />

degli autori, di chi ha prodotto quei<br />

contenuti che arricchiscono<br />

broadcaster e internet provider<br />

Piccolo aneddoto personale, che può<br />

però interessare tutti noi. E rappresenta<br />

uno spaccato curioso sulla democrazia<br />

della rete, sulla tecnocrazia dilagante<br />

e sulla fruizione dei contenuti, creati<br />

dagli autori. Su Repubblica.it del 26<br />

aprile scorso esce un articolo a firma di<br />

Mauro Munafò in cui si rende conto dei<br />

rialzi sul prezzo di listino dei dispositivi<br />

di archiviazione dei dati, in seguito al<br />

decreto Bondi sull’equo compenso per<br />

la copia privata, esteso a ogni apparecchio<br />

che possa registrare musica, video,<br />

film, ecc. Si tratta, a scorrere l’allegata<br />

tabella, di qualche centesimo per le apparecchiature<br />

più diffuse, che diventa<br />

qualche euro, fino a oltre 20, per gli hard<br />

disk con memoria superiore ai 250 gb,<br />

ovvero con una capacità davvero enorme.<br />

Per l’autore del pezzo non ci sono<br />

dubbi: si tratta di un “balzello”, addirittura<br />

una “multa preventiva”, una “tassa”<br />

a beneficio della <strong>Siae</strong>, che introita<br />

così un centinaio di milioncini rapinati<br />

dalle tasche dei consumatori per farne<br />

poi non si capisce cosa. Non si fa<br />

cenno al fatto che si tratta di un diritto<br />

pagato una tantum agli autori di musiche,<br />

di video, di film che verranno registrati<br />

su centinaia di migliaia di quei<br />

dispositivi e “fruiti” milioni di volte<br />

senza che agli autori arrivi un centesimo<br />

in più. Per chi avesse qualche dubbio,<br />

l’autore correttamente indica il link<br />

col sito della <strong>Siae</strong>, ma immagino che non<br />

siano stati in molti a consultarlo. Invece<br />

i commenti “postati” dai lettori, aizzati<br />

dal nostro scopritore di tasse oc-<br />

culte, sono ovviamente indignati, ancora<br />

una volta la <strong>Siae</strong> viene dipinta come<br />

un esattore vampiresco, che succhia<br />

soldi ai consumatori. Indignato anch’io,<br />

per opposti motivi, “posto” a mia volta<br />

un commento, così concepito: “È veramente<br />

scandaloso che anche Repubblica<br />

definisca ‘balzello’, ‘multa preventiva’<br />

e addirittura ‘tassa sull’innovazione’<br />

(!) quello che è il normalissimo, sacrosanto<br />

compenso per chi ha prodotto<br />

con la propria creatività quei contenuti<br />

su cui broadcaster, provider e altri<br />

diffusori campano e di cui usufruiscono<br />

milioni di utenti, praticato per di<br />

più in tutta Europa. Così non mi stupisco<br />

se la gente ‘normale’ si indigni<br />

e s’incazzi… Si chiama ‘disinformazione’<br />

ed è una pratica diffusa. La tristezza<br />

è che la pratichi il mio giornale”.<br />

Non ho ovviamente avuto risposta<br />

dall’autore dell’articolo, un lettore invece,<br />

che mi ha cortesemente apostrofato<br />

“manica di cretino”, si firma<br />

“artista siae” e sostiene di non avere<br />

alcuna fiducia che la <strong>Siae</strong> gli ridia indietro<br />

il malloppo che intanto incassa<br />

a spese di tutti. Il che dimostrerebbe<br />

quanto l’immagine della Società sia<br />

degradata anche al suo interno. Seguono<br />

altre contumelie da altri lettori<br />

ancora più inviperiti dal trovare in<br />

mezzo a loro uno che si ostina ancora<br />

a credere che la creatività debba essere,<br />

in qualche modo compensata.<br />

È la rete, bellezza…<br />

mimmo@rara.fastwebnet.it<br />

17<br />

VIVAVERDI


VIVAanteprime<br />

di Vivaverdi<br />

ITALIA WAVE, CINQUE GIORNATE<br />

DI MUSICA DAL VIVO<br />

Un giorno in più per Italia Wave Love Festival 2010:<br />

dal 21 al 25 luglio cinque giornate di grande musica<br />

dal vivo con tre band in data unica e un’esclusiva<br />

estiva. Approdano a Livorno gli Underworld,<br />

pionieri della musica elettronica moderna. Vanno<br />

ad aggiungersi alla programmazione di Medwave,<br />

il progetto musicale dedicato al Mediterraneo che<br />

si svolgerà la prima serata del festival (21 luglio)<br />

con la produzione inedita di Daniele Silvestri e Orchestra<br />

di Piazza Vittorio e con artisti in esclusiva<br />

provenienti da Marocco, Francia, Algeria, Spagna<br />

e Libano. E poi ancora Italia Wave 2010 propone<br />

il concerto-fiesta dei Ojos de brujo e il reggae di<br />

Julian Marley, figlio del mitico Bob domenica 25 luglio.<br />

Rock, elettronica, musiche dal mondo, reggae<br />

e festa per il festival italiano con un cartellone<br />

di un centinaio di eventi tra musica e altre arti.<br />

VALERIO SCANU IN TUTTI I LUOGHI TOUR<br />

Il tour del vincitore di Sanremo 2010, organizzato<br />

da Live Nation Italia srl, vedrà il giovane cantante<br />

sardo al centro di un palco nato con lo scopo di<br />

sottolineare la sua voce e la sua interpretazione<br />

anche grazie ad una band (Gabriele Gagliardo alla<br />

chitarra, Claudio Ghioni al basso, Giorgio Bellia alla<br />

batteria, Francesco Lazzari al pianoforte, Andrea<br />

D’Aguì alla chitarra acustica, cori e tastiere)<br />

capace di accompagnarlo in questo lungo viaggio<br />

musicale durante il quale presenterà al pubblico i<br />

brani del suo ultimo disco “Per tutte le volte che”<br />

insieme ai successi dei lavori precedenti (“Sentimento”<br />

e “Valerio Scanu”).<br />

In scaletta oltre ai brani dei suoi album Valerio eseguirà<br />

brani di alcuni dei suoi artisti preferiti come<br />

“Listen” di Beyonce e “I wanna know what love is”<br />

di The Foreigner. Il 10 luglio sarà a Grugliasco (To),<br />

il 17 a San Vito lo Capo (Tr), poi il 18 a Carlentini<br />

(Sr), il 25 a Delianova (Rc), il 31 a Trinità (Cn), per<br />

concludere il 6 settembre a Vicenza.<br />

IV EDIZIONE DEL FESTIVAL DINO CIANI<br />

Dal 24 luglio al 28 agosto Cortina d’Ampezzo<br />

ospiterà il Festival Dino Ciani, dedicato al giovane<br />

pianista scomparso nel 1974. Alla rassegna concertistica<br />

internazionale si affiancano i corsi estivi<br />

dell’Accademia che riuniranno giovani pianisti e<br />

cantanti di età compresa tra i 18 e i 35 anni, musicisti<br />

e musicologi. Tra le novità di quest’anno la<br />

possibilità di studiare e accompagnare i cantanti<br />

del Mahler/Schumann Workshop nella seconda settimana<br />

del Festival in un Lieder Workshop con Claudio<br />

Desderi.<br />

FESTIVAL DI SPOLETO<br />

La 53° edizione del<br />

Festival dei due Mondi<br />

di Spoleto si svolge<br />

dal 18 giugno al 4<br />

luglio. Dopo l’inaugurazione,<br />

con l’opera di<br />

Hans Werner Henze<br />

“Gogo No Eiko” ispirata<br />

all’omonimo romanzo di Yukio Mishima, un ampio<br />

programma ricco di ospiti di fama internazionale<br />

anima la manifestazione. “Nell’età dell’incertezza<br />

per antonomasia – ha commentato il presidente<br />

e direttore artistico Giorgio Ferrara – sempre<br />

nuova e multiforme, l’arte non può che essere<br />

il rispecchiamento di tale condizione ma è anche,<br />

insieme, il solo possibile tentativo di superarla<br />

grazie alle virtù del pensiero e alla forza della bellezza.<br />

Il pensiero e la bellezza: due prospettive,<br />

due vocazioni, che da sempre Spoleto e il suo festival<br />

sollecitano, animano, connettono”. La <strong>Siae</strong>,<br />

il 26 giugno, consegna il Premio alla creatività allo<br />

scenografo Dante Ferretti e 3 ulteriori riconoscimenti<br />

ad un coreografo, uno scenografo e ad<br />

un autore teatrale.


JAZZ ASCONA 2010<br />

Foto Raphael Lemonnier<br />

Dal 24 giugno al 4 luglio si svolge la 26° edizione<br />

del JazzAscona, la più importante rassegna europea<br />

dedicata al jazz classico e tradizionale della tradizione<br />

afroamericana di New Orleans. Il meglio del panorama<br />

americano ed europeo sarà di scena sul lungolago<br />

di Ascona per presentare più di 200 concerti con<br />

300 artisti da tutto il mondo. Nutrita la rappresentanza<br />

femminile, quella di artisti italiani e le iniziative collegate<br />

al Festival. Fra gli artisti che saranno presenti<br />

a JazzAscona, China Moses (nella foto), Howard Alden,<br />

Nicki Parrott, Attilio Troiano, Biréli Lagrène, la Pasadena<br />

Roof Orchestra, Niki Haris e tanti altri.<br />

MARCO MENGONI, RE MATTO TOUR<br />

Dopo l’uscita del disco Re matto su etichetta Rca/Sony<br />

Music, Marco Mengoni porta sulle piazze d’Italia<br />

il “Re matto tour”, nato da un’idea di Marco Mengoni,<br />

Luca Tommassini e Stella Fabiani, con la regia di<br />

Luca Tommassini, la direzione artistica di Piero Calabrese<br />

e la produzione dei Cantieri Musicali. Sul palco<br />

accompagnano Marco Mengoni: Aidan Zammit<br />

(pianoforte, tastiere e programmazioni), Stefano Calabrese<br />

(chitarre), Davide Sollazzi (batteria), Giovanni<br />

Pallotti (basso), Peter Cornacchia (chitarre), Mattia<br />

Davide Amico, Davide Colomba (cori). Con lui ci<br />

sono anche i ballerini Antonio Fiore, Salvatore Dello<br />

Iacono, David Cipolleschi, Bruno Centola. Le coreografie<br />

sono di Luca Tommassini e Francesco Sarracino.<br />

Queste le tappe del tour: il 5 luglio, Ronciglione<br />

(Vt), il 15 luglio Genova, Arena del mare, il 18<br />

luglio Marina di Massa, il 24 luglio Sottomarina di<br />

Chioggia (Ve), il 12 agosto Agropoli (Sa), e infine,<br />

l’8 settembre Luogosanto (Ot).<br />

JAPAN ANIME LIVE<br />

Per la prima volta fuori dal Giappone le più importanti<br />

case di produzione e di edizione giapponesi<br />

del genere si sono riunite per realizzare un tour europeo<br />

dedicato ai protagonisti del fumetto nipponico.<br />

Il tour sarà in Italia il prossimo novembre: il<br />

6, al Mediolanum Forum (Milano), per poi approdare<br />

a Firenze l’11 novembre, al Mandela Forum, e a<br />

Roma, il 13 novembre, al Palalottomatica. Sulla scena,<br />

un mega schermo di 10x5 metri, gli attori giapponesi<br />

ufficiali delle serie Anime, tanti costumi, effetti<br />

speciali, la recitazione “live” degli episodi da parte<br />

dei doppiatori italiani sul palco, e la musica dal vivo,<br />

un’occasione unica per cantare tutti insieme con<br />

i musicisti giapponesi e con l’aiuto del karaoke, tutte<br />

le sigle originali delle serie Tv.<br />

VOLTERRA TEATRO<br />

Dal 19 luglio al 1° agosto 2010 Volterra e i Comuni<br />

di Pomarance, Castelnuovo Val di Cecina,<br />

Montecatini Val di Cecina, e Monteverdi Marittimo<br />

ospitano la XXIV edizione del Festival VolterraTeatro,<br />

organizzato dall’Associazione Carte Blanche,<br />

con la direzione artistica di Armando Punzo. Nuove<br />

idee, nuovi fermenti, nuove visioni per l’edizione<br />

in arrivo, a partire dall’atteso debutto di Hamlice<br />

– Saggio sulla fine di una civiltà, liberamente ispirato<br />

all’Alice nel Paese delle meraviglie, ultimo lavoro<br />

della nota e pluripremiata Compagnia della Fortezza,<br />

composta dai detenuti attori del Carcere di<br />

Volterra e presentato lo scorso anno sotto forma di<br />

primo studio (Carcere di Volterra 26, 27, 28, 29 luglio<br />

e Teatro Persio Flacco 31 luglio).<br />

ROCK IN ROMA<br />

19<br />

VIVAVERDI<br />

TUSCAN SUN FESTIVAL<br />

Dal 30 luglio al 6 agosto Cortona ospita la VIII<br />

edizione del Tuscan Sun Festival, che presenta un<br />

cartellone di star internazionali che spaziano dal<br />

genere rock alla classica. Autentici miti della musica<br />

mondiale come Sting, Renée Fleming o Joshua<br />

Bell ma anche giovani talenti emergenti come<br />

il compositore Anthony Arcaini, il pianista Nobuyuki<br />

Tsujii, e il violinista Chad Hoope.<br />

Paul Sting con la moglie Trudie Styler rievocheranno<br />

in Twin Spirits la storia d’amore tra il compositore<br />

Robert Schumann e sua moglie, la pianista<br />

Clara Wieck. Ci sarà anche Gabriele Lavia accompagnato<br />

dall’arpa di Cecilia Chailly che interpreterà<br />

il monologo di Feodor Dostoevskij Il sogno<br />

di un uomo ridicolo. I primi ballerini dell’American<br />

Ballet Theater, Maxim Beloserkovsky e Irina Dvorovenko<br />

danzeranno in Stars of the Bolshoi and<br />

Mariinsky. Come di consueto non mancano benessere<br />

ed enogastronomia, che affiancheranno<br />

gli spettacoli musicali e teatrali.<br />

Si concluderà il 30 luglio con il concerto di Shaggy<br />

il Festival Rock in Roma 2010, la rassegna<br />

internazionale che si terrà per tutto il mese<br />

all’ippodromo delle Capannelle. Un ricco cartellone<br />

di star nazionali e internazionali, che vedrà esibirsi<br />

The Cranberries, Mika, i 99 Posse, i Baustelle, gli<br />

Ska-P, the Hormonauts, Piotta, Nina Zilli, Skunk<br />

Anansie, Gossip, ZZTop, Afterhours, Litfiba, Daniele<br />

Silvestri e l’Orchestra di Piazza Vittorio, Gary Moore,<br />

e The Cult nell’unica data italiana il 26 luglio. Il sito<br />

del Festival è www.rockinroma.com.


VIVAVERDI<br />

20<br />

letteratura<br />

VINCENZO TALARICO<br />

L’INEFFABILE CANTORE<br />

DELLA “BELLE EPOQUE ROMANA”<br />

di Giovanni Russo<br />

Ho conosciuto Vincenzo Talarico in<br />

quella comitiva di giornalisti e letterati,<br />

a cui giovanissimo venni ammesso<br />

anch’io, che si incontrava la sera nei caffè<br />

Rosati e Canova in Piazza del Popolo.<br />

Erano gli inizi degli anni Cinquanta,<br />

quando esisteva ancora una società della<br />

conversazione e la televisione non<br />

aveva distrutto l’abitudine di intrattenersi<br />

insieme senza correre a isolarsi<br />

davanti al video. Aveva una collaborazione<br />

quotidiana con un giornale del pomeriggio,<br />

Momento sera, dove curava<br />

la rubrica “Gazzettino romano” e scriveva<br />

critiche cinematografiche, teatrali<br />

e letterarie.<br />

Arrivava dal giornale verso le sette di<br />

sera in Piazza del Popolo, dove d’estate<br />

occupavamo i tavolini all’aperto con<br />

Sandro De Feo, Ercole Patti, Mario Pannunzio,<br />

Ennio Flaiano, Vitaliano Brancati,<br />

Alfredo Mezio e Leo Longanesi, ai<br />

quali si aggregavano talvolta Sandro<br />

Penna e Franco Monicelli, fondatore del<br />

giornale satirico, antifascista e anticlericale<br />

del dopoguerra, Cantachiaro, di<br />

cui Talarico fu condirettore. Era una<br />

compagnia di nottambuli sfiorata da<br />

quella più contegnosa, che non supera-<br />

Amico di Flaiano, Cardarelli, Longanesi e Brancati, fu uno dei<br />

protagonisti dei cenacoli letterari capitolini, che si riunivano da<br />

Aragno, Rosati e nella Libreria Rossetti di Via Veneto. Ironico e<br />

brillante, passava con disinvoltura dal giornalismo alla<br />

sceneggiatura, facendo perfino l’attore in film di successo. Scrisse<br />

libri che aiutano a conoscere Roma tra gli anni ’40 e i ’60.<br />

va mai la mezzanotte, composta da Alberto<br />

Moravia, Elsa Morante e Pier Paolo<br />

Pasolini ai quali si univano spesso Enzo<br />

Siciliano e Alberto Arbasino. Di frequente<br />

si aggiungevano Vittorio Gassman<br />

insieme a Franco Rosi, Elio Petri e Ettore<br />

Scola, registi all’inizio della carriera.<br />

Tutti gli amici che erano abituati a ritrovarsi<br />

nelle redazioni, nei ristoranti,<br />

nei caffè (una vita di società oramai<br />

scomparsa), si distinguevano con soprannomi<br />

diventati celebri come “il più<br />

grande poeta morente” Vincenzo Cardarelli,<br />

”la picassata alla siciliana” Renato<br />

Guttuso, ”l’amaro Gambarotta” Alberto<br />

Moravia e “il Vecchio Tastamento”<br />

Francesco Trombadori, “il brutto<br />

addormentato nel basco” Alberto Savinio,<br />

“l’incantatore di sergenti” Filippo<br />

De Pisis, “la salma” Ercole Patti e “pan-<br />

A destra, Vincenzo Talarico nei panni<br />

dell’avvocato difensore di Raf Vallone,<br />

il protagonista di Non c’è pace tra gli ulivi (1950)<br />

famoso film neorealista di Giuseppe De Santis.<br />

cia competente” o ”il pizzicato” Sandro<br />

De Feo. E Mario Pannunzio detto “il piedone”<br />

o anche “lo sfaccendato”: quest’ultimo<br />

coniato da Talarico, che faceva<br />

a gara con lo scultore Marino Mazzacurati<br />

nel creare nomignoli che restavano<br />

impressi sui personaggi che prendevano<br />

di mira. Anch’egli non sfuggiva alla<br />

regola del soprannome: il suo era “il<br />

lepre” per la fisionomia, occhi strabici,<br />

nasone, faccia un po’ storta e labbro superiore<br />

sporgente, appioppatogli anche<br />

per la rapidità con cui, alto e ben piantato<br />

com’era, attraversava con ampie falcate<br />

Piazza del Popolo spostandosi dal<br />

gruppo che sedeva davanti a Rosati a<br />

quello che si trovava da Canova.<br />

Talarico ha rotto il conformismo della<br />

società letteraria passando disinvolto<br />

dal giornalismo, alla sceneggiatura, ai


VIVAVERDI<br />

22<br />

letteratura<br />

soggetti cinematografici non disdegnando<br />

di interpretare ruoli comici in<br />

alcuni film che l’hanno reso noto al<br />

grande pubblico. Erano tempi in cui gli<br />

intellettuali, arrivati quasi tutti dalla<br />

provincia a Roma, facevano di tutto: come<br />

molti, arrotondava in questo modo<br />

il compenso allora scarso di giornalista,<br />

ed era ricercato almeno quanto Ennio<br />

Flaiano per la sua facile vena nella commedia<br />

all’italiana in cui primeggiavano<br />

Totò e Alberto Sordi.<br />

Ha preso parte a numerosi film, tra gli<br />

altri di Rossellini, De Sica, Risi e Zampa<br />

con cui ha sceneggiato Anni facili per<br />

il quale è stato premiato con il “Nastro<br />

d’argento”. Il mondo del cinema, del<br />

giornalismo, della letteratura viveva in<br />

una felice osmosi e Talarico, proprio per<br />

la sua fisionomia, era chiamato a inter-<br />

pretare parti come quella dell’avvocato<br />

che difende Sordi in Un giorno in Pretura<br />

e nel Vigile, o quella di un deputato<br />

in Un americano a Roma, il suo film<br />

di maggiore successo. Nell’episodio Guglielmo<br />

il dentone del film I complessi<br />

c’è l’esilarante scena di Alberto Sordi<br />

che partecipa a un concorso della Rai-<br />

Tv per conduttore del telegiornale e che<br />

mostra enormi denti; invano il commissario<br />

della giuria, Talarico, cerca di<br />

fargli commettere qualche errore per<br />

poterlo bocciare, dato che il suo aspetto<br />

avrebbe terrorizzato gli spettatori.<br />

Forse proprio per questa sua disponibilità<br />

a fare l’attore o a partecipare come<br />

sceneggiatore a film leggeri, ne erano<br />

state sottovalutate le doti di scrittore<br />

e la finezza culturale che gli viene riconosciuta<br />

da una scrittrice esigente e<br />

Nella foto in basso, Vincenzo Talarico<br />

a sinistra, accanto a Mario Soldati<br />

nella giuria del 9° Premio Strega.<br />

Sul cartellone si vede il titolo Un gatto che<br />

attraversa la strada di Giovanni Comisso<br />

che si aggiudicò il primo premio.<br />

(Le foto sono tratte da Vincenzo Talarico –<br />

Un calabrese a Roma Edizioni Rubettino)<br />

raffinata come Elena Croce, che lo definisce<br />

un “prosatore squisito”.<br />

Alcuni suoi libri sulla Roma dagli anni<br />

’40 ai ’60, oggi quasi impossibili a trovarsi,<br />

come I passi perduti meriterebbero<br />

di essere ripubblicati perché fanno<br />

rivivere un mondo altrimenti dimenticato<br />

come sarebbe avvenuto per<br />

8 Settembre italiani in fuga, fortunatamente<br />

ristampato dalla Fondazione Vincenzo<br />

Padula. In esso racconta, con<br />

aneddoti divertenti e con un sorriso dietro<br />

cui nasconde la drammaticità della<br />

situazione, la fuga degli intellettuali da<br />

Roma per sottrarsi ai tedeschi. Protagonisti,<br />

oltre allo stesso Talarico, sono<br />

il poeta Diego Calcagno, gli scrittori Ercole<br />

Patti, Vitaliano Brancati, Mario Soldati<br />

e Sandro De Feo, gli indivisibili<br />

amici che si frequentavano a Roma. Cal-


cagno rischia, per la sua incoscienza, di<br />

farsi scoprire dai tedeschi ma, cosa ancora<br />

più grave, di fare arrestare l’amico<br />

Talarico quando al segretario fascista di<br />

Sulmona, dove si erano rifugiati, ascoltando<br />

alla radio un notiziario in cui si denunciava<br />

il tradimento di certi intellettuali<br />

e si faceva il loro nome, chiede sfacciatamente:<br />

“Se avesse tra le mani Talarico<br />

cosa gli farebbe?” al che il fascista risponde:<br />

“Lo strozzerei senza esitazione”.<br />

Fortunatamente qualcuno viene a chiamare<br />

il gerarca e Talarico si salva.<br />

Chi legge questi libri si rende conto che<br />

Talarico fu molto più di un cronista<br />

mondano, uno scrittore che sapeva cogliere<br />

gli aspetti della realtà con un<br />

umorismo che lo fa paragonare a Ennio<br />

Flaiano e allo scrittore che forse più gli<br />

somiglia, Giancarlo Fusco, altro indimenticabile<br />

protagonista della Roma di<br />

allora con i suoi spiritosi e inverosimili<br />

aneddoti.<br />

Era molto riservato. Poco si sapeva della<br />

sua vita privata di scapolo meridionale.<br />

Si sussurrava di un amore sfortunato<br />

per una famosa attrice, ma nella<br />

comitiva non se ne parlava quasi mai,<br />

sicché il suo rapporto con le donne è<br />

rimasto sempre misterioso. La sua vocazione<br />

di osservatore di costume si<br />

esprimeva nella rubrica del Momento<br />

Sera, che ci ridà l’atmosfera di quegli<br />

anni, dal ‘50 al ‘60, dove racconta le<br />

persone che frequentavano via Veneto,<br />

piazza del Popolo, Trinità dei Monti,<br />

i corridoi e la buvette di Montecitorio<br />

e Palazzo Madama, le gallerie d’arte,<br />

i ritrovi mondani, i salotti letterari.<br />

E’ una galleria di scrittori e artisti<br />

celebri, divi del cinema, attori di teatro,<br />

registi ma anche personaggi poco<br />

noti o addirittura oscuri, descritti nelle<br />

loro vanità, nelle loro virtù ma anche<br />

nei loro “vizietti”. Sullo sfondo c’<br />

è la Roma con le trasgressioni della co-<br />

siddetta “gioventù bruciata” e le prime<br />

ragazze in minigonna.<br />

Chi vuole capire quella Roma, perché<br />

si abbandonò il caffè Aragno per i caffè<br />

di piazza del Popolo, quali osterie e<br />

ristoranti si frequentavano, l’atmosfera<br />

del caffè Greco e della libreria Rossetti<br />

a via Veneto dove scrittori, giornalisti<br />

e registi facevano corona intorno<br />

al poeta Vincenzo Cardarelli, non<br />

può fare a meno di leggere I passi perduti,<br />

in cui Talarico fotografa un periodo<br />

che si potrebbe definire la “bell’époque<br />

romana”, del quale va considerato<br />

a pieno titolo l’unico cantore.<br />

Alcuni dei suoi personaggi restano incancellabili<br />

come Marino Piazzolla “il<br />

Un calabrese a Roma<br />

Imparammo a conoscerlo al cinema con quel<br />

nasone, gli occhi stralunati e un’ espressività<br />

quasi feroce in film come Un americano a Roma,<br />

Un giorno in pretura, Il vigile, I mostri. Vincenzo<br />

Talarico s’imponeva subito con la sua<br />

espressività tra l’arguto e il ferino. Sembrava<br />

nato per fare l’attore, il caratterista d’alto rango.<br />

In realtà era un giornalista e un critico di<br />

talento, brillante e caustico: sue le definizioni<br />

di Cardarelli come “L’ultimo poeta morente” e<br />

di Sandro De Feo come “Cavaliere del lavoro<br />

altrui”; Longanesi, invece, era il “Supercortomaggiore”.<br />

Il bel libro Vincenzo Talarico, un calabrese<br />

a Roma (Rubettino Editore) a cura di<br />

Antonio Panzarella e Santino Salerno nato per<br />

conto della Fondazione Vincenzo Padula, ne ripercorre<br />

le tappe essenziali. Ricco di contributi<br />

scritti e immagini, riporta le testimonianze, tra<br />

gli altri, di Raffaele La Capria, Giovanni Russo,<br />

Ugo Gregoretti, Ettore Scola, Franca Rame con<br />

Dario Fo, Walter Pedullà e Walter Veltroni. Un<br />

libro da avere per sentire il polso della Roma<br />

vitale, colta e ironica del dopoguerra.<br />

sa.m.<br />

23<br />

VIVAVERDI<br />

galantuomo” (così chiamato perché con<br />

barba e baffi rassomigliava a Vittorio<br />

Emanuele II), scrittore di filosofia e di<br />

epigrammi, grande ammiratore e affettuoso<br />

compagno di serate del poeta Cardarelli.<br />

Sono citati episodi che riguardano<br />

scrittori come Alberto Arbasino,<br />

giornalisti come Silvio Negro o Corrado<br />

Sofia, personaggi della politica, della<br />

letteratura e dell’arte da Antonello<br />

Trombadori a Alba De Cespedes, da Carlo<br />

Levi a Renato Guttuso al critico d’arte<br />

Alfredo Mezio al poeta Ungaretti e<br />

tanti altri.<br />

Era nato ad Acri, in Calabria, nel 1909,<br />

ma si era trasferito a Roma giovanissimo<br />

all’inizio degli anni Trenta. In breve<br />

tempo entrò a far parte della società<br />

letteraria, tanto è vero che risulta tra i<br />

sei soci fondatori del Premio Strega accanto<br />

a Maria Bellonci, Guido Alberti,<br />

Giambattista Angioletti, Corrado Alvaro<br />

ed Ermanno Contini.<br />

E’ stato redattore e collaboratore di numerosi<br />

quotidiani e settimanali tra i<br />

quali L’Europeo, Epoca, Il Messaggero,<br />

La Stampa e di settimanali satirici<br />

come Il Travaso e ha lavorato per la televisione<br />

sceneggiando racconti e romanzi.<br />

Tra i suoi libri bisogna ricordare<br />

anche Vita romanzata di mio nonno,<br />

dopo il 25 luglio 1943 Pasquino insanguinato,<br />

che rievoca l’occupazione tedesca<br />

a Roma e Mussolini in pantofole,<br />

Claretta fiore del mio giardino sugli<br />

amori del dittatore che gli attirò le ire<br />

di Mussolini, che lo definì nel suo scritto<br />

Il bastone e la carota “ignobile libellista”<br />

e gli valse da parte di Indro Montanelli<br />

l’appellativo di “il colpo di spillo<br />

antifascista”.<br />

Apparteneva, come Vitaliano Brancati,<br />

a quel mondo borghese meridionale di<br />

tradizioni liberali che rifiutava il conformismo,<br />

non era comunista, era soprattutto<br />

ironico.


VIVAVERDI<br />

24<br />

musica<br />

PERSONAGGI<br />

GUIDO E MAURIZIO DE ANGELIS,<br />

FRATELLI DI SUCCESSO<br />

di Stefano Micocci<br />

Fratelli di successo, siete riusciti ad andare<br />

sempre d’accordo, a rimanere<br />

creativi e allo stesso tempo imprenditori,<br />

per più di quarant’anni di collaborazione.<br />

È stato difficile?<br />

(Guido) Per noi è stato naturale, dagli<br />

studi al Conservatorio -Maurizio la chitarra,<br />

io il flauto- ad oggi, attraversando<br />

la musica, il cinema, la fiction, la nostra<br />

fantasia è diventata artigianato e<br />

l’artigianato industria. Sempre insieme.<br />

Oggi, dopo tanti anni, i ruoli si sono<br />

maggiormente delineati, Maurizio<br />

adora la musica e continuerà a comporla,<br />

concentrandosi su questo aspetto<br />

della nostra produzione. Come presidente<br />

del gruppo, sono totalmente rapito<br />

dalle produzioni televisive e cinematografiche,<br />

con il valido aiuto dei miei<br />

figli Nicola e Marco e altri valenti collaboratori.<br />

Viaggio in continuazione, in<br />

tutto il mondo, per i contatti con i nostri<br />

partner internazionali.<br />

È bello essere fratelli legati anche da una<br />

passione in comune…<br />

(Maurizio) Abbiamo due caratteri complementari:<br />

quando abbiamo cominciato,<br />

io non mi ritenevo pronto a produrre<br />

ma Guido pensava che avremmo<br />

Nati come arrangiatori negli anni ’60 (Lucio Dalla, Gabriella Ferri, Nicola Di<br />

Bari, Gianni Morandi), Guido e Maurizio De Angelis hanno composto centinaia<br />

di colonne sonore di successo, dal 1970 ad oggi. Hanno vinto dischi d’oro per<br />

canzoni come Sandokan, Dune Buggy e Orzowei con lo pseudonimo di “Oliver<br />

Onions”. Tanto pe’ cantà, di Petrolini e Simeoni arrangiata da loro e presentata<br />

al Festival di Sanremo da Nino Manfredi, e la composizione della colonna<br />

sonora di Per grazia ricevuta, rappresentano il momento-chiave di una grande<br />

carriera, premiata dalla <strong>Siae</strong> nel 1986 per le vendite all’estero dei due<br />

compositori italiani. Dal 1983, Guido e Maurizio hanno iniziato una seconda<br />

carriera come produttori: film e serie televisive per il mercato nazionale e<br />

internazionale. In Italia, tra le più popolari, Incantesimo e Elisa di Rivombrosa.<br />

Nel 2000 hanno fondato la Dap Italy, nella quale lavorano anche Nicola e Marco,<br />

figli di Guido De Angelis.<br />

potuto farlo e aveva ragione lui: ha trionfato<br />

la sua capacità di guardare avanti.<br />

In un team di lavoro, all’esterno, non<br />

deve arrivare mai chi ha fatto cosa, quello<br />

che conta è il prodotto finale. Tutti e<br />

due lavoriamo per il bene comune, lui<br />

è sempre stato più imprenditore e organizzatore<br />

di me. Io amo la fase della<br />

post-produzione, tento di spiegare le<br />

immagini, raccontando a mia volta, attraverso<br />

la suggestione della musica. Sono<br />

a tutt’oggi un entusiasta, e ritengo<br />

che la lunga esperienza non debba mai<br />

Guido (in alto) e Maurizio (in basso), hanno iniziato la<br />

carriera come arrangiatori per artisti come Dalla,<br />

Morandi, Gabriella Ferri, Nicola di Bari. Hanno poi<br />

composto colonne sonore di grande successo<br />

e venduti milioni di dischi come “Oliver Onions”<br />

prendere il sopravvento.<br />

Come avete iniziato?<br />

(Guido) Il primo disco che abbiamo<br />

pubblicato si intitolava La goccia d’acqua,<br />

per la Dischi Ricordi, nel 1963: abbiamo<br />

trovato un discografico di talento,<br />

romano a Milano, per due giovani<br />

musicisti e autori nati a Rocca di Papa,<br />

poco lontano da Roma, partiti per cercare<br />

una identità artistica e un po’ di fortuna.<br />

In seguito, alla Rca di Roma, Maurizio<br />

era un chitarrista richiestissimo,<br />

praticamente “viveva” negli studi di re-


gistrazione…Quando sono andati via<br />

arrangiatori come Ennio Morricone e<br />

Luis Bacalov, abbiamo iniziato a lavorare<br />

noi agli arrangiamenti: tre album<br />

di Gabriella Ferri, Itaca di Lucio Dalla,<br />

i Ricchi e Poveri, Il cuore è uno zingaro…<br />

per citare solo alcuni titoli e nomi<br />

di artisti.<br />

Quando siete diventati autori?<br />

(Guido) Arrangiando e realizzando Tanto<br />

pe’ cantà di Ettore Petrolini per Nino<br />

Manfredi! Al Festival di Sanremo,<br />

Manfredi si accende una sigaretta (del<br />

resto era già un attore di successo e non<br />

era “in gara”), voleva apparire tranquillo<br />

perchè era lì “tanto pe’ cantà, pe’ fa’<br />

quarche cosa…”. Invece si volta verso<br />

di me e mi dice: “a Mauri’ tu sarai pure<br />

pronto ma io me sto a caca’ sotto!”. Durante<br />

la registrazione del disco, dovetti<br />

sostenerlo anche con qualche intervento<br />

vocale. Fu un successo enorme,<br />

di pubblico e di vendite. Poi abbiamo<br />

composto la colonna sonora del suo film<br />

Per grazia ricevuta, “suo” perché profondamente<br />

autobiografico e perché ne<br />

era il regista. Arbore e Boncompagni<br />

25<br />

usavano come sigla e tormentone W<br />

S.Eusebio, era come se fosse un canto<br />

italiano dialettale sempre esistito, sembrava<br />

una marcia ideale per una processione,<br />

era come se facesse parte del<br />

nostro patrimonio popolare, invece era<br />

un brano originale di Guido e Maurizio<br />

De Angelis!<br />

Si può dire che dal 1970 in poi, vivevate<br />

già abbastanza bene di diritti d’autore?<br />

(Maurizio) Provenendo da una famiglia<br />

meravigliosa, ma modesta dal punto di<br />

vista dei mezzi economici, possiamo dire<br />

che dal 1970 in poi abbiamo iniziato<br />

a vivere abbastanza bene del lavoro che<br />

amavamo fare. Anche se già nella seconda<br />

metà degli anni sessanta l’attività<br />

di session men ci offriva una certa<br />

tranquillità economica: eravamo stimati<br />

VIVAVERDI


VIVAVERDI<br />

26<br />

I fratelli De Angelis sono gli autori delle<br />

colonne sonore della fortunata serie<br />

cinematografica con Bud Spencer e Terence<br />

Hill (nella foto in Doc West). Nel 1973 hanno<br />

vinto il Nastro d’Argento per Più forte ragazzi.<br />

per le nostre capacità tecniche ma anche<br />

per la nostra “cultura” musicale.<br />

Nel primo arrangiamento di Una favola<br />

blu di Claudio Baglioni, nella melodia<br />

italiana tradizionale scorreva un suono<br />

nuovo e la nostra voglia di vivere. Abbiamo<br />

pensato ad Everybody’s talkin’<br />

cantata da Henry Nilsson, in Midnight<br />

Cowboy. Ascoltavamo Bob Dylan, Simon<br />

e Garfunkel, usavamo chitarre acustiche,<br />

elettriche, banjo, sonorità piene di<br />

fascino. Insomma, in quel periodo, eravamo<br />

portatori di un gusto nuovo, pur<br />

nel rispetto della tradizione italiana. Io<br />

suonavo la 12 corde per tutti, non ce<br />

n’erano altri, in questa chiave andrebbe<br />

riascoltato il nostro arrangiamento<br />

de La bambola di Patty Pravo.<br />

Quando gli “Oliver Onions” diventano<br />

nuovamente Guido e Maurizio De<br />

Angelis?<br />

(Guido) Quel nome era stata un’idea di<br />

Susan Duncan Smith, che lavorava alla<br />

Rca, del resto abbiamo sempre cantato<br />

In poche righe...<br />

Dal 1970, anno di Tanto pe’cantà di Nino Manfredi,<br />

i fratelli di latte, di musica e di cinema<br />

compongono la colonna sonora di Per grazia<br />

ricevuta nel 1971 e quella di Continuavano a<br />

chiamarlo Trinità, con la coppia Hill-Spencer,<br />

nel 1972. Nel 1973, premiata con il Nastro<br />

d’Argento, quella di Più forte ragazzi. Altrimenti<br />

ci arrabbiamo è del 1974. Il 1975 è l’anno di<br />

Porgi l’altra guancia, del Zorro con Alain Delon,<br />

e di Quaranta giorni di libertà il cui tema conduttore,<br />

Verde, viene inciso da ben 54 artisti<br />

diversi in Europa e nel mondo. Nel 1976, Il bestione<br />

con Giancarlo Giannini, e Sandokan con<br />

Kabir Bedi. Ma anche di Piedone lo sbirro, con<br />

il solo Bud Spencer. In Rai, ma alla radio, i fratelli<br />

conducono Radiodiscoteca. Per non perdere<br />

tempo, fra un film e l’altro, nel 1977, le<br />

colonne sonore di Due superpiedi quasi piatti,<br />

e pensato in inglese e aspiravamo al<br />

mercato internazionale: Flying to the<br />

air, che era nella colonna sonora di Più<br />

forte ragazzi con Terence Hill e Bud<br />

Spencer, oltre ad averci fatto vincere il<br />

Nastro D’Argento come migliori autori<br />

Orzowei, Furia, Piedone a Hong Kong e Il corsaro<br />

nero producono anche 1.400.000 copie<br />

di dischi venduti. L’anno dopo, Pari e dispari<br />

(Hill-Spencer), Lo chiamavano Bulldozer e Piedone<br />

l’africano con Bud Spencer. Seguono, anno<br />

dopo anno, tra colonne sonore e produzioni<br />

cine-televisive, Agenzia Riccardo Finzi, Il cacciatore<br />

di squali, Uno sceriffo extraterrestre<br />

nel 1979, e poi Viva i re magi, Santamaria, Cenerentola<br />

’80, Iron Masters, Molly ‘O, Dance<br />

Academy, nel 1988; Quando ancora non c’erano<br />

i Beatles, War Dancing, Passi d’amore, Faith,<br />

La storia spezzata, La moglie nella cornice, Il<br />

cielo non cade mai, Vite a termine, Un amore<br />

rubato, Forte come l’amore, La storia di Chiara,<br />

Addio e ritorno, Mia per sempre, la colonna<br />

sonora de Il maresciallo Rocca, Il ritorno di<br />

Sandokan, Dove comincia il sole.<br />

di colonne sonore del 1973, è stato un<br />

grande successo europeo. Quando siamo<br />

andati ad Amburgo, ospiti della televisione<br />

tedesca, abbiamo trovato 20<br />

paparazzi all’aereoporto che erano lì solo<br />

per noi, non potevamo crederci. Ol-<br />

Per quanto riguarda le produzioni televisive, Incantesimo<br />

che inizia con 20 puntate co-prodotte<br />

da Rai, nel 1997, proseguirà fino a Incantesimo<br />

10, anno di produzione 2008.<br />

Ricordiamo il grande successo del primo capitolo<br />

della saga Elisa di Rivombrosa per Canale<br />

5, diretta da Cinzia Th. Torrini (anno 2001-2002)<br />

mentre il “Capitolo II” di “Elisa” è del 2004, sempre<br />

diretto dalla Torrini.<br />

Nel 2004, Don Gnocchi, l’anno dopo, La signora<br />

delle camelie. Da ricordare la miniserie<br />

tv in due puntate, per la Rai, Gli ultimi del Paradiso<br />

con Massimo Ghini ed Elena Sofia Ricci,<br />

del 2009, e, nello stesso anno, Il falco e la colomba,<br />

serie tv in 6 puntate co-prodotte con<br />

RTI, con Giulio Berruti e Anna Safroncik. E infine<br />

18 anni dopo, una produzione del 2009, diretta<br />

da Edoardo Leo.


tre ad essere due compositori affermati<br />

eravamo gli “Oliver Onions”, due artisti<br />

di successo al loro primo “Disco<br />

d’Oro”: in tv ci misero in braccio due<br />

giovani ragazze vestite da cipolla! Evidentemente<br />

era un nome artistico azzeccato.<br />

Ci chiamiamo “Oliver Onions”<br />

anche con Dune Buggy tratto da Altrimenti<br />

ci arrabbiamo interpretato sempre<br />

da Hill e Spencer. Gli anni ’80 sono<br />

il tempo dei primi o secondi posti<br />

nelle hit parade di Germania, Austria,<br />

Olanda, Belgio e Spagna e dei relativi<br />

concerti in giro per l’Europa: Santamaria<br />

è una grande hit, con moltissime cover-versions.<br />

Ma nasce Nicola, mio figlio,<br />

e con lui la voglia di fermarmi un<br />

po’…Come artista, dico. Con un fratello<br />

è stato più facile spiegarmi, e<br />

Maurizio mi ha capito perfettamente.<br />

Oddio, fermi<br />

non siamo stati<br />

molto…Componiamo<br />

la<br />

musica di Cenerentola ’80 con Bonnie<br />

Bianco e Pierre Cosso, e Stay, cantata<br />

dai due giovani protagonisti, sale ai primi<br />

posti della classifica delle vendite in<br />

Italia. A quel punto eravamo arrivati a<br />

comporre 300 colonne sonore per altrettanti<br />

film, 10-15 all’anno, eravamo<br />

sempre in moviola. Allora ci siamo detti:<br />

“Con l’esperienza che abbiamo, di set<br />

e sala, facciamoli noi questi film!”. La<br />

prima produzione è stata Dance Academy,<br />

un film a cui abbiamo lavorato per<br />

più di un anno. Un musical girato negli<br />

Stati Uniti con artisti e ballerini<br />

americani. Il film diventa<br />

un grande hit in molti<br />

paesi e specialmente in<br />

Germania, anche dal punto<br />

di vista discografico.<br />

A cosa state lavorando<br />

oggi, a più di vent’anni<br />

dalla prima produzionecinematografica?<br />

Una scena di Elisa di Rivombrosa la serie<br />

televisiva di successo che Guido e Maurizio<br />

De Angelis hanno prodotto per la televisione.<br />

In basso Nino Manfredi per il quale i fratelli<br />

De Angelis hanno arrangiato Tanto pè cantà e<br />

composto la colonna sonora del film di cui<br />

l’attore fu regista e protagonista Per grazia<br />

ricevuta del 1971<br />

27<br />

(Maurizio) Non so se i titoli siano quelli<br />

definitivi, ma sto componendo la musica<br />

per due serie televisive che abbiamo<br />

in produzione: una è per Mediaset,<br />

è intitolata La famiglia Gambardella, con<br />

la regia di Claudio Norza, con Marisa<br />

Laurito, Lello Arena e Pietro Taricone,<br />

una commedia italiana di qualità, ma<br />

anche molto divertente; mentre per la<br />

Rai, c’è Il commissario Nardone, con la<br />

regia di Fabrizio Costa, ispirato ad un<br />

personaggio realmente esistito a Milano,<br />

negli anni ’40-’50. Amo questo lavoro,<br />

e mi piace anche che conti sempre<br />

e soltanto quello che sto facendo, di<br />

sentirmi comunque sotto esame, perché<br />

la tua esperienza e la tua storia personale<br />

contano, ma alla fine ti vengono<br />

richiesti estro creativo e possibilmente<br />

originalità. Seguo le indicazioni dei<br />

registi, so ascoltarli, ma mi piace anche<br />

riuscire a sorprendere chi mi ha commissionato<br />

il lavoro. Non so se è per tutti<br />

così, per me è così. Ricordo che per<br />

Doc West, girato interamente nel Nuovo<br />

Messico, il mio sforzo è stato quello<br />

di far rivivere al pubblico quelle<br />

sensazioni che ricevevo dai film di<br />

John Ford con John Wayne, da quelle<br />

figure di cow-boys e nativi indiani, da<br />

quei panorami, da quelle visioni di<br />

cieli azzurri e sabbie rosse…Era<br />

appena morta nostra<br />

madre, soffrivo molto,<br />

ma sono riuscito a ritrovare<br />

momenti di profonda<br />

ispirazione.<br />

Per tornare ai progetti futuri,<br />

The merchant of flowers<br />

di Diego Cugia diventerà una<br />

serie di 12 ore televisive,<br />

sceneggiate dal grande Lionel<br />

Chetwynd, supervisionate<br />

dallo stesso Cugia. Destinata<br />

al mercato internazionale,<br />

in Italia sarà trasmessa<br />

da Mediaset.<br />

VIVAVERDI


VIVAVERDI<br />

28<br />

musica<br />

ENRICO RICCARDI<br />

“UNA BELLA CANZONE<br />

NON E’ UN COMPITO D’ARMONIA”<br />

di Oscar Prudente<br />

Cosa l’ha spinto ad andare a vivere in<br />

Gallura?<br />

Negli anni Settanta collaboravo con<br />

Gianni Saint Just alle produzioni Ricordi<br />

(etichetta discografica ora acquisita dalla<br />

Sony Music, ndr), di cui il giovane<br />

Saint Just era il direttore artistico. Ero<br />

responsabile di artisti come Drupi, Milva,<br />

Petula Clark (artista britannica che<br />

negli anni Sessanta ebbe successo anche<br />

da noi con le versioni italiane dei<br />

suoi principali hit, ndr), mi affidarono<br />

persino la realizzazione di un disco di<br />

Patty Pravo; poi però mi sono nauseato:<br />

il problema non era tanto il rapporto<br />

con gli artisti, quanto quello con i loro<br />

parenti. Pensa che praticamente tutti<br />

i giorni mi ritrovavo in ufficio Mario<br />

Piave, il compagno di Milva: voleva sapere<br />

come andava, se guadagnava, cosa<br />

faceva... questa cosa mi ha esasperato.<br />

Inoltre a un certo punto mi accorsi che<br />

l’ambiente scricchiolava; la Ricordi era<br />

diventata una casa dai muri di cartone:<br />

non vibrava più niente, sentivi che si<br />

andava spegnendo. Allora io, che avevo<br />

un’esclusiva, mi sono detto: piuttosto<br />

che rimanere qui a perdere del tempo,<br />

me ne torno a Tortona.<br />

“Una cosa da bar”. Enrico Riccardi minimizza, ma la sua collaborazione con<br />

Luigi Albertelli – compaesano di Tortona e dirimpettaio – ha prodotto una<br />

canzone vincitrice di Sanremo, Zingara (Iva Zanicchi e Bobby Solo, 1969) e<br />

altre perle quali Sereno è, Piccola e Fragile (entrambe per Drupi), Io mi fermo<br />

qui (Donatello e i Dik Dik a Sanremo ’70, poi Ornella Vanoni). Ciliegina sulla<br />

torta, è il caso di dirlo, Ma che bontà, che vede Mina nei panni di una saccente<br />

sciura milanese alle prese con la sua ignoranza culinaria, diventata un cult<br />

delle trasmissioni di genere: un hit del 1977 di cui Riccardi scrisse testo e<br />

musica. Trasferitosi in Sardegna, ha continuato a scrivere: ad esempio, le<br />

musiche per la serie televisiva Extralarge, con protagonista Bud Spencer.<br />

Finché un amico non le propose di acquistare<br />

il club di Portobello, in Gallura,<br />

allora in fase di sviluppo.<br />

Sentivo che c’era da fare, c’era la possibilità<br />

di andare molto avanti. Così sono<br />

venuto giù, e dopo ho un anno di prova<br />

ho comprato questo carrozzone che nell’arco<br />

del tempo ho rimesso a posto.<br />

Com’è nata la sua passione per la musica?<br />

Nasce da ragazzo: mio padre era un lucidatore<br />

di mobili e aveva portato a casa<br />

un pianoforte di una famiglia genovese.<br />

Io mi ero messo lì a strimpellare<br />

e un accordatore di pianoforti amico di<br />

mio padre che frequentava il suo laboratorio<br />

gli disse: “Questo ragazzo fallo<br />

studiare, ha l’orecchio assoluto...”.<br />

Enrico Riccardi è autore,<br />

compositore, arrangiatore,<br />

produttore; vive attualmente in<br />

Gallura. E’ anche membro della<br />

Commissione dei Ricorsi della <strong>Siae</strong><br />

Avendo l’orecchio assoluto, mi diventava<br />

tutto facile: perché riconosco le note,<br />

me le ricordo tutte...<br />

È nato con questa dote?<br />

Sì, credo di averla ereditata dal mio<br />

nonno paterno: suonava qualsiasi strumento<br />

prendesse in mano.<br />

Ma poi ha studiato?<br />

Certo! Sono andato a lezione di solfeggio,<br />

poi a scuola di pianoforte, ma mi<br />

sono trovato in una condizione che non<br />

mi piaceva perché non era quello che<br />

volevo fare. Finché un giorno Pino Calvi<br />

mi presentò Mario Bertolazzi. Lui mi<br />

ha insegnato tutto quello che c’era da<br />

imparare.<br />

Con la musica ha fatto di tutto: autore,


compositore, arrangiatore, produttore...<br />

Ma cosa le è piaciuto di più?<br />

Scrivere le canzoni.<br />

Una volta esistevano i compositori puri,<br />

gli autori del testo e gli interpreti, che<br />

riuscivano a vivere più o meno bene solo,<br />

diciamo così, della rispettiva specializzazione.<br />

Adesso invece sono diventati<br />

tutti cantautori: come spiega<br />

questo cambiamento?<br />

Ritengo che il fenomeno abbia elementi<br />

quasi diseducativi, se parliamo di opera<br />

dell’ ingegno, che comunque la <strong>Siae</strong><br />

deve proteggere. Oggi l’opera arriva attraverso<br />

l’editore che, almeno secondo<br />

me, ha perso peso. Penso che sia una figura<br />

in crisi e il suo compito dovrebbe<br />

essere svolto da qualcun altro. Allora ritornerebbero<br />

anche gli specialisti, della<br />

parte musicale e di quella letteraria.<br />

Invece con i cantautori, come ad esempio<br />

quelli che nascevano nel Cenacolo<br />

(una sorta di campus-studio romano organizzato<br />

alla fine degli anni Sessanta<br />

dalla Rca e frequentato dai principali<br />

songwriters della capitale, ndr) era diverso,<br />

tutti facevano tutto: l’ho scritta<br />

io, l’ho scritta io...<br />

Per esempio?<br />

Quando iniziai io la carriera, Alfredo<br />

Rossi, il mio primo editore, mi affidò a<br />

Corrado Lojacono, che scriveva canzoni<br />

popolari per interpreti come Caterina<br />

Valente. Canzoni allegrotte com’era<br />

lui, per esempio Carina (che nell’interpretazione<br />

della Valente e in quella di<br />

Nicola Arigliano divenne uno dei maggiori<br />

successi a 45 giri degli anni Sessanta,<br />

ndr). Un giorno, mentre ero negli<br />

studi dell’Ariston (la casa discografica<br />

ed editoriale di Rossi, ndr), entrò<br />

Bruno Martino che mi chiese: “Hai<br />

qualcosa di nuovo?”; io gli feci sentire<br />

una canzone, Cammina, che era la mia<br />

29<br />

prima composizione. Martino mi disse:<br />

“Per adesso te la registro, ma non<br />

servirà a niente: ricordati che questo<br />

non è un compito di armonia: deve essere<br />

una canzone!”. Aveva ragione, perché<br />

ad ogni quarto ci mettevo dentro le<br />

settime maggiori, le tredicesime.... Comunque<br />

Cammina finì lo stesso in televisione:<br />

mentre Bruno Martino cantava<br />

in playback, si vedeva Paolo Gozlino<br />

(ballerino, coreografo e attore, ndr)<br />

che camminava e il regista Enzo Trapani<br />

lo faceva girare per tutta la cornice<br />

dello schermo, saliva sulla sinistra, a testa<br />

in giù, poi a destra, in senso orario.<br />

Quindi, quali sono gli elementi fondamentali<br />

per scrivere una canzone?<br />

Nella costruzione della canzone il pericolo<br />

principale è l’involuzione. Su questo<br />

tema ho seguito l’esempio del maestro<br />

Carlo Donida, il quale mi ha sempre<br />

detto una cosa precisa: scrivere cose<br />

semplici, armonicamente gradevoli<br />

e una melodia che stia bene dentro le<br />

armonie; era un concetto che non potevi<br />

fare a meno di portare avanti. Poi la<br />

canzone nasce anche dalla sensibilità,<br />

non solo dalla tecnica. Bisogna far sì che<br />

non sia troppo o solo cerebrale: quando<br />

si passano delle ore su un testo pur<br />

di trovare la parola ad effetto non si dà<br />

più nessun senso alla composizione. Invece<br />

oggi spesso si tende a privilegiare<br />

un discorso soprattutto cerebrale e questo<br />

vale anche per l’armonia, che è frutto<br />

della sensibilità non dell’aritmetica.<br />

Racconto un aneddoto: una volta uscii<br />

dagli uffici della Ricordi, ero stanchissimo,<br />

passai davanti al Lirico e in cartellone<br />

c’era la rivista di Gino Bramieri,<br />

Felicibumta. Felici-bum-ta... ma che<br />

bontà... ma che bontà...: mi misi in<br />

macchina a farne la gag e in un attimo<br />

nacque la canzone (Ma che bontà, appunto,<br />

sull’lp Mina con Bigné, ndr).<br />

Questa è la dimostrazione che la canzone<br />

è sorta spontaneamente da dentro.<br />

VIVAVERDI


VIVAVERDI<br />

30<br />

musica<br />

Foto Archivio DuFoto-dufoto@gmail.com<br />

In basso, Iva Zanicchi e Bobby Solo,<br />

vincitori del Festival di Sanremo nel<br />

1969 con la canzone Zingara di Enrico<br />

Riccardi su testo di Luigi Albertelli<br />

Chi le ha dato più soddisfazione nell’interpretare<br />

le tue canzoni?<br />

Mina in Fiume azzurro, di cui ho curato<br />

anche l’arrangiamento. Poi ricordo con<br />

piacere Mina e Caterina Caselli ridere<br />

come pazze quando gli presentai Ma che<br />

bontà. Ci volle un bel coraggio, perché<br />

c’era da farsi sbattere fuori dall’ufficio...<br />

ecco, è proprio lì che secondo me casca<br />

l’asino: oggi nessuno più scrive azzardando,<br />

si va sull’onda della moda quando<br />

invece bisognerebbe osare.<br />

Nel ’91 ha musicato la fortunata serie<br />

dell’investigatore privato Jack Costello<br />

(Bud Spencer), detto “Extralarge”. Come<br />

mai è passato alla sonorizzazione<br />

delle fiction e alle commedie musicali,<br />

come “i Cavalieri della Tavola Rotonda,<br />

storia di Graal e di corna”?<br />

Volevo ancora fare musica e mi stavo<br />

rendendo sempre più conto che – vivendo<br />

in Sardegna – se non sei a Milano<br />

o a Roma non hai spazio, non esiste<br />

più il contatto con l’ambiente. Nonostante<br />

questo, scrivo sempre tutte le<br />

canzoni che mi passano per la testa e<br />

ogni tanto c’è qualcuno che vuol sentire<br />

qualcosa. Come Mònica Naranjo<br />

(cantante catalana che nel 2000 ha dedicato<br />

un album di cover a Mina, ndr),<br />

che reinterpretando in lingua spagnola<br />

Fiume azzurro, col nuovo titolo Sobreviviré<br />

ha venduto più di un milione<br />

di dischi.<br />

Ma allora è sempre sulla breccia!<br />

Sì. Però, come dicevo prima, mi manca<br />

fortemente la figura dell’editore. Di un<br />

editore forte: Mariano Rapetti per me<br />

era l’Editore. E poi ritengo che la <strong>Siae</strong><br />

oggi abbia il dovere di spiegare a tutti<br />

che il diritto d’autore non è una tassa,<br />

ma una difesa del lavoro creativo.


VIVAidee<br />

RIFLESSIONI DOC<br />

IL RITO DEL<br />

CONTRATTO<br />

DI SERVIZIO<br />

di Linda Brunetta<br />

Il contratto di servizio Rai-Governo,<br />

approvato e aggiornato<br />

periodicamente, prevede che l’ente<br />

pubblico radiotelevisivo debba<br />

realizzare un’offerta complessiva di<br />

trasmissioni di qualità. Un precetto che<br />

viene rispettato assai poco, guardando<br />

il palinsesto quotidiano. Così come<br />

viene disapplicata l’altra indicazione<br />

che vorrebbe il rispetto dei diritti dei<br />

terzi, ossia autori e produttori, nella<br />

grande offerta di contenuti sui portali<br />

internet. Un business in forte crescita<br />

nel nostro paese.<br />

Ogni due anni si rinnova il rito del contratto<br />

di servizio Rai-Governo in virtù del<br />

quale la concessionaria “è tenuta a realizzare<br />

un’offerta complessiva di qualità, rispettosa<br />

dell’identità, dei valori e degli<br />

ideali diffusi nel Paese, della sensibilità<br />

dei telespettatori e della tutela dei minori,<br />

rispettosa della figura femminile e del-<br />

la dignità umana, culturale e professionale<br />

della donna, caratterizzata da una ampia<br />

gamma di contenuti e da una efficienza<br />

produttiva, in grado di originare presso<br />

i cittadini una percezione positiva del<br />

servizio pubblico in relazione al costo sostenuto<br />

attraverso il canone di abbonamento<br />

nonché sotto il profilo dell’adeguatezza<br />

dei contenuti della programmazione<br />

rispetto alla specificità della missione<br />

che è chiamata a svolgere”.<br />

Era ora di mettere nero su bianco quello<br />

che dovrebbe essere la Rai! Accendo la tv<br />

e mi sintonizzo su RaiDue: va in onda un<br />

sapido dibattito su una puntata dell’ Isola<br />

dei Famosi nel programma pomeridiano<br />

L’Italia sul Due, perché evidentemente<br />

nell’ambito “dell’offerta complessiva di<br />

qualità” si ritiene necessario un approfondimento<br />

delle tematiche affrontate dai<br />

naufraghi dell’isola. Ho scoperto che il figlio<br />

di uno dei Pooh ha molto pianto e sofferto<br />

e spera di essere stato degno dell’educazione<br />

di mamma e papà. Laureandosi<br />

in ingegneria? No, arrivando finalista<br />

all’isola, dove è approdato, non<br />

perché è famoso perché figlio di famosi,<br />

ma per meriti personali, che però mi sono<br />

sfuggiti. Per quanto riguarda l’efficienza<br />

produttiva abbiamo avuto notizia che si è<br />

diffusa nell’azienda la pratica del risparmio,<br />

proposito encomiabile che si effettua<br />

però in esclusiva sulla pelle dei dipendenti<br />

più deboli, cioè quelli di fascia più<br />

bassa e sui collaboratori esterni più deboli,<br />

cioè gli autori. Per esempio si declassano<br />

i programmi facendoli uscire dai generi<br />

tutelabili <strong>Siae</strong> e dilazionando quanto<br />

è possibile (al momento circa due anni) le<br />

trattative del contratto <strong>Siae</strong>-Rai. L’ immediata<br />

conseguenza non può essere che l’abbassamento<br />

della qualità dei programmi.<br />

Quindi a fronte di un modesto risparmio<br />

sul piano economico si produce un grave<br />

danno, perché la percezione meno positiva<br />

del servizio pubblico da parte del cittadino,<br />

provoca una maggiore evasione del<br />

31<br />

VIVAVERDI<br />

canone. In questo contratto di servizio però<br />

si dà ampio spazio all’offerta multimediale.<br />

La Rai si impegna ad incrementare<br />

l’offerta di contenuti radiotelevisivi sui<br />

propri portali, “compatibilmente con il<br />

rispetto dei diritti dei terzi”. Chi sono “i<br />

terzi”? Ricorrendo a Lapalisse dovrebbero<br />

essere coloro che detengono i diritti dei<br />

contenuti, autori e produttori. Inoltre la<br />

Rai si accinge a sperimentare, sempre nel<br />

rispetto dei diritti dei terzi, la possibilità<br />

per gli utenti di scaricare, modificare e ridistribuire<br />

i contenuti radiotelevisivi già<br />

trasmessi dalle reti televisive e radiofoniche.<br />

Noi autori sappiamo bene che ci viene<br />

richiesta nei contratti la cessione totale<br />

dei diritti, in questo caso il nostro contenuto<br />

può essere utilizzato, ma se c’è<br />

un’opera commissionata <strong>Siae</strong>, come spesso<br />

avviene per gli sketch comici che si possono<br />

trovare su YouTube con il logo Rai<br />

sempre preceduti da uno spot pubblicitario,<br />

i cui diritti non vengono al momento<br />

in alcun modo retribuiti, dovremmo constatare<br />

che non vi è “rispetto dei diritti di<br />

terzi” come invece recita il Contratto di<br />

servizio. Niente paura:<br />

“La Rai è tenuta a trasmettere al Ministero,<br />

all’Autorità e alla Commissione Parlamentare,<br />

per ciascun esercizio, entro i successivi<br />

tre mesi, una dettagliata informativa<br />

circa il numero dei contenuti pubblicati<br />

e del traffico giornaliero generato dall’utenza,<br />

con riferimento particolare agli<br />

utenti unici, ai tempi medi di fruizione,<br />

alle tecnologie impiegate per accedere e<br />

alla provenienza degli utenti”. Perfetto, se<br />

magari lo facesse sapere anche alla <strong>Siae</strong>…<br />

Possiamo solo aspettare che tutti gli attori<br />

di questo nuovo business basato sui contenuti<br />

si accordino, speriamo presto dato<br />

che secondo l’ e-Media Institute i ricavi<br />

degli audiovisivi via internet-web in Italia<br />

raggiungeranno i 200 milioni di euro<br />

entro due-tre anni, con un tasso di crescita<br />

annuo del 65%.<br />

linda.brunetta@gmail.com


VIVAVERDI<br />

32<br />

cinema<br />

PIERO TELLINI<br />

UN PADRE NOBILE<br />

DEL NEOREALISMO<br />

di Massimo Tellini<br />

È uno dei personaggi importanti del<br />

neorealismo eppure non ci sono attendibili<br />

biografie su di lui e scarseggiano<br />

anche le foto. Famoso per quelli della<br />

sua generazione e per quelli che l’hanno<br />

conosciuto direttamente o attraverso<br />

i suoi film, mio padre Piero Tellini<br />

era uno scrittore riservato che amava lavorare<br />

senza fronzoli, dotato di un’attenzione<br />

formidabile al mondo esterno,<br />

di una capacità descrittiva scrupolosa<br />

e paziente. Un personaggio importante<br />

del nostro cinema, della televisione<br />

tanto da meritare questo giudizio<br />

di un critico degli anni ’50: “Tra gli<br />

scrittori di cinema soltanto tre possono<br />

considerarsi degni della letteratura.<br />

Questi sono: Amidei, Tellini e Zavattini”.<br />

Cominciamo dal momento decisivo<br />

della sua formazione: la partenza per<br />

Roma, appena ventunenne, per vivere<br />

nella “città del cinema” e guardarsi intorno.<br />

Lui, fiorentino di nascita e cultura,<br />

aveva frequentato a Milano le scuole<br />

superiori. A Roma s’iscrisse ai corsi<br />

di regia del Centro Sperimentale e incontrò<br />

una giovanissima allieva delle<br />

classi di recitazione, Liliana, che diventerà<br />

sua moglie (lei stessa futura at-<br />

Uomo di cinema per oltre trent’anni, autore televisivo, saggista, Piero Tellini è<br />

oggi poco noto al grande pubblico. I suoi capolavori da sceneggiatore e regista,<br />

Uno tra la folla del 1946 con Eduardo De Filippo e Nel blu dipinto di blu del<br />

1958 con Domenico Modugno, sono decisamente famosi anche se lo scrittore<br />

fiorentino ha firmato decine di copioni cinematografici importanti, da Campo<br />

de’ fiori a Guardie e ladri, collaborando con Fellini, Antonioni, Lattuada. Schivo,<br />

generoso, artista dal talento poliedrico che ha segnato un’epoca, era sicuro che<br />

la fantasia fosse- come diceva l’amico Leo Longanesi- “la figlia diletta della<br />

libertà”. Ne traccia un affettuoso ricordo il figlio.<br />

trice di cinema-teatro-radio-tv). Diventa,<br />

anche, assistente regista e/o sceneggiatore<br />

di Camillo Mastrocinque<br />

(L’orologio a cucù, 1938), Julio Flechner<br />

de Gomar (Il segreto inviolabile, 1939),<br />

Duilio Coletti (Capitan Fracassa, 1940),<br />

Alfredo Guarini (Senza Cielo, 1940 e È<br />

caduta una donna, 1941).<br />

Intanto, nella pensioncina vicino piazza<br />

di Spagna, dove alloggia dall’arrivo,<br />

matura la sua svolta personale e quella<br />

del cinema italiano, forse ignaro che sta<br />

producendo qualcosa di nuovo, davvero<br />

originale per i “tempi stretti” in cui<br />

vive. Il dato di cronaca è: la cameriera<br />

della pensione in cui abita che è stata<br />

messa incinta e abbandonata dal “fidanzato”.<br />

Ha bisogno che qualcuno l’ac-<br />

compagni nella sua vecchia casa di campagna<br />

e si finga “il marito”, altrimenti<br />

i familiari la cacceranno via per sempre.<br />

Gli dice di aver perso tutto: l’amore<br />

in cui, stupidamente aveva creduto,<br />

la fiducia nel prossimo, le motivazioni<br />

più forti dell’esistenza. È disperata. Lui<br />

solo potrà salvarla! Lei, anche se da poco,<br />

lo conosce bene: sta sempre chino<br />

sullo scrittoio a lavorare. È buono e generoso:<br />

lo può dimostrare ancora una<br />

volta! È praticamente, la trama del film:<br />

basta aggiungervi che il protagonista,<br />

un rappresentante di cioccolatini, ricondotta<br />

la giovane in famiglia, riuscirà<br />

a convincere i suoi a essere comprensivi<br />

e affettuosi. Gino Cervi, protagonista<br />

del film, è il commesso viag-


giatore che tornerà alla sua grigia vita di<br />

sempre. Per lui è stata una parentesi o,<br />

forse, un sogno. É nata così Quattro passi<br />

tra le Nuvole del 1942, pellicola di cui<br />

Alessandro Blasetti, che veniva da ben<br />

altre esperienze, curò la regia e che, al<br />

di là della sua innegabile dimensione<br />

storica, rimarrà profondamente radicata<br />

nell’immaginazione di tanti, dai<br />

semplici spettatori ai critici più smaliziati.<br />

Vanterà, inoltre, svariati tentativi<br />

di imitazione e ben due remake (Era di<br />

Venerdì 17, con Fernandel, regia di Mario<br />

Soldati, 1956 e Il profumo del mosto<br />

selvatico, con Keanu Reeves, regia<br />

di Alfonso Arau, 1995). In questa storia<br />

si possono già rintracciare lo stile e la<br />

filosofia del nuovo cinema: la vita prima<br />

di tutto. È lei ad essere al centro. La<br />

sincerità, l’immediatezza dei sentimenti,<br />

le domande che cadono leggere<br />

nel vissuto di ognuno, l’amore per i personaggi<br />

mediocri, più o meno umili, appassionati<br />

o indifferenti, le periferie<br />

che rivelano, in modo suggestivo e inconsueto<br />

il vero volto della città, riempiono<br />

la scena. E poi, la natura come rifugio,<br />

ritorno alle forme ancestrali. È<br />

questo uno dei momenti della collaborazione<br />

con Zavattini che ritroviamo an-<br />

In poche righe...<br />

Piero Tellini è nato il 17 gennaio 1916, a Firenze,<br />

la sua città, dove è morto il 22 giugno 1985. Sua<br />

madre, il celebre soprano Ines Alfani Tellini, la “prediletta”<br />

di Arturo Toscanini, si trasferì con tutta la famiglia<br />

ben presto a Milano per motivi professionali.<br />

Diplomatosi al Centro sperimentale di cinematografia<br />

a Roma, esordì nel ’38 come aiuto regista<br />

per dedicarsi in seguito all’attività di soggettista e<br />

sceneggiatore, affermandosi nel dopoguerra tra le<br />

personalità più importanti del nostro cinema neorealista.<br />

Sono più di 50 i suoi film firmati come soggetto<br />

e sceneggiatura (e in molti altri, non compare<br />

nei crediti), da Ettore Fieramosca del 1938 a Ca-<br />

che nell’impegno successivo di Avanti<br />

c’è posto…:storia di una cameriera che<br />

dopo essere stata derubata di una ingente<br />

somma, viene aiutata dal bigliettaio<br />

dell’autobus su cui è avvenuto<br />

il furto, ma s’innamora del suo collega,conducente<br />

della stessa vettura.<br />

Nello stesso anno Se io fossi onesto, che<br />

lo farà incontrare, per la seconda volta<br />

(la prima era stato nell’ Orologio a cucù),<br />

col giovane De Sica. Non fu l’ultima<br />

occasione tra i due: nel 1958 (a poca<br />

distanza dal Generale della Rovere)<br />

Vittorio sarà un abile, romantico truffatore<br />

in Nel blu dipinto di blu, tratto<br />

dalla canzone di Modugno, vincitrice<br />

del festival di Sanremo. Il 1943 fu un<br />

momento denso di partecipazioni a film<br />

“neorealisti” (ad alcuni dei quali non<br />

appose nemmeno la firma) e segnò il<br />

consolidarsi dell’amicizia con Federico<br />

Fellini, spesso ospite sia del suo studio<br />

che nell’abitazione di via Caroncini,<br />

ai Parioli dove il nonno di Piero,<br />

Ubaldo fu ritratto in un disegno a matita<br />

dello stesso Fellini. Insieme realizzeranno<br />

almeno quattro pellicole: Chi<br />

l’ha visto?, Quarta pagina, Campo de’<br />

Fiori, Il delitto di Giovanni Episcopo. Il<br />

1944 ed il ‘45 furono anni di transizio-<br />

pitan Fracassa, 1940, e poi Uno tra la folla, la sua<br />

prima regia, 1946, anno record nel quale firma pure<br />

i copioni di Senza Famiglia, Ritorno al nido, Il bandito,<br />

Tombolo paradiso nero e Vivere in pace, premiato<br />

dalla critica americana come miglior film straniero.<br />

Nel 1952 vinse il premio per la migliore sceneggiatura<br />

al festival di Cannes con Guardie e ladri.<br />

Praticamente, negli anni sessanta-settanta, a parte<br />

la parentesi romana imperniata sul film Roma come<br />

Chicago (1968), operò tra Stati Uniti, Inghilterra,<br />

Francia e Spagna dove, nella zona di Malaga,<br />

strinse amicizia con alcuni scrittori della “beat generation”<br />

(Ferlinghetti, Ginsberg, Gregory Corso,ecc.)<br />

33<br />

ne. Dopo il 25 luglio e l’ 8 settembre<br />

molte cose stavano cambiando. Mio padre<br />

si trasferì oltre la linea gotica e scrisse<br />

dei testi di sicuro rilievo storico, collocati<br />

nello scenario della guerra e delle<br />

sue terribili conseguenze: Pian delle<br />

Stelle e Uno tra la folla di cui curò anche<br />

la regia con Ennio Cerlesi (il film<br />

ha ottenuto, tra l’altro, la coppa Volpi<br />

nella retrospettiva all’ultimo festival di<br />

Venezia).Vi si narra la storia di un modesto<br />

impiegato, Paolo Bianchi, a Torino<br />

durante l’occupazione nazifascista.<br />

Arrestato per aver raccolto un giornale<br />

clandestino, viene perquisito, malmenato,<br />

ritenuto un pericoloso sovversivo<br />

comunista. L’intervento di un influente<br />

amico che, per evitargli ulteriori guai,<br />

lo doterà di un documento della Gestapo,<br />

consente il suo rilascio. Ma, con<br />

l’arrivo degli alleati, sarà di nuovo arrestato<br />

per “collaborazionismo”. A trarlo<br />

d’impaccio “il solito amico”. Scrive<br />

anche Il Bandito per Alberto Lattuada e<br />

per Luigi Zampa Vivere in pace che ebbe<br />

il riconoscimento della critica americana<br />

come miglior film straniero e, in<br />

Italia, il Nastro d’argento per il soggetto.<br />

Un altro film importante, sempre per<br />

Zampa (con cui continuerà la collabo-<br />

che frequentò a lungo anche negli States. Ha lavorato<br />

a numerose inchieste televisive, da Giovani d’oggi,<br />

1960 a Giovani in America a Tv7 e Odeon, negli<br />

anni settanta. Ha scritto numerosi libri, in particolare<br />

sull’amata archeologia, come la cultura di Ansedonia<br />

e ha pure insegnato al Centro Sperimentale<br />

di Cinematografia e all’Università degli Studi Sociali<br />

Pro Deo (oggi Luiss). Il figlio Massimo Tellini ha<br />

in mente di rendergli omaggio riprendendo e realizzando<br />

il suo ultimo progetto, il film Io, la prossima<br />

dimensione, il soggetto al quale stava lavorando,<br />

negli anni ottanta, insieme con Michelangelo<br />

Antonioni.<br />

VIVAVERDI


VIVAVERDI<br />

34<br />

cinema<br />

razione tra il ‘49 e il ‘50 in Campane a<br />

Martello e Cuori senza frontiere), è<br />

L’Onorevole Angelina, ritratto del doloroso<br />

dopoguerra in uno dei quartieri,<br />

Pietralata, più poveri di Roma, che si avvale<br />

di una carismatica interpretazione<br />

di Anna Magnani. Sembra, a questo proposito,<br />

che per “Nannarella” Piero Tellini<br />

abbia scritto, in assoluto, il maggior<br />

numero di copioni. Nel 1946, Tombolo,<br />

paradiso nero, regia di Giorgio Ferroni,<br />

rivelava un momento drammatico<br />

del nostro paese, nell’area tra Pisa e<br />

Livorno, ”la famigerata pineta di Tombolo”,<br />

attraversata da contrabbandieri,<br />

prostitute e delinquenti comuni. Come<br />

già in Pian delle stelle, qui, s’incrociò<br />

con Indro Montanelli che favorì per<br />

mezzo di un articolo-racconto l’origine<br />

del soggetto. Qui, ancora, la presenza di<br />

Aldo Fabrizi con il quale, da Avanti c’è<br />

posto… a Guardie e ladri, costituirà un<br />

binomio affiatato e indissolubile. Ritroviamo,<br />

di nuovo, la Magnani affiancata<br />

da Massimo Girotti in Molti sogni<br />

per le strade (1948), regia di Mario Camerini<br />

e, l’anno dopo, scopriamo una<br />

giovanissima Gina Lollobrigida con<br />

Eduardo de Filippo nel citato Campane<br />

a martello. Questo è anche il periodo in<br />

cui Piero Tellini viene chiamato anche<br />

all’estero: Stati Uniti, Inghilterra, Francia.Tornato<br />

in Italia sceneggia sia Napoli<br />

Milionaria (1950) che Filumena<br />

Marturano (1951) per l’amico Eduardo.<br />

La Magnani lo vorrà, ancora, tra gli sceneggiatori<br />

di Vulcano (1950) con cui, tra<br />

l’altro, intendeva “vendicarsi” del tradimento<br />

di Rossellini e della Bergman<br />

in coppia, oltreché nella vita, nel film<br />

Stromboli. Gli si avvicinava, in quell’anno,<br />

Michelangelo Antonioni (allora<br />

solo documentarista) che, in veste di<br />

critico, lo conosceva bene dai tempi in<br />

cui era redattore della rivista “Cinema”<br />

e che, ora, gli chiederà un contributo<br />

fondamentale per il suo primo lungo-<br />

metraggio, Cronaca di un amore con<br />

Massimo Girotti e Lucia Bosè. L’idea<br />

iniziale di Antonioni si trasforma nelle<br />

mani di Tellini che aggiunge al soggetto<br />

il punto di partenza:l’inchiesta sul<br />

passato della moglie del ricco industriale<br />

milanese. La storia era lineare: due ex<br />

-fidanzati si ritrovano,dopo anni, casualmente<br />

e decidono di eliminare il<br />

marito di lei. Lui, però, muore in un incidente<br />

stradale. Anche il loro amore finisce,<br />

così. Piero, in quei momenti, ha,<br />

comunque, troppo da fare per fermarsi<br />

su un solo progetto: idea, architetta,<br />

svolge ogni spunto con umorismo ma<br />

pure una passione sottaciuta per l’intreccio<br />

complesso, l’intrigo, il “giallo”,<br />

dovuta, forse, alla frequentazione del<br />

regista Robert Siodmak per cui scrive,<br />

non accreditato, il trattamento e la sceneggiatura<br />

de Il corsaro dell’isola verde<br />

con Burt Lancaster, 1952. E gli sarebbe<br />

piaciuto il protagonista del Delitto<br />

perfetto di Hitchcock, Ray Milland,<br />

per il suo Prima di sera (1953), la vicenda<br />

di un assicuratore che, stufo del<br />

menage familiare e della routine lavorativa,<br />

decide di concedersi “un giorno<br />

d’evasione”.Si appropria di una piccola<br />

cifra dell’assicurazione presso cui è<br />

impiegato per andare in giro o, forse,<br />

fuggire con una bella ragazza Ma una serie<br />

di equivoci, a cominciare da un veleno<br />

preso in farmacia, gli cambieranno<br />

la giornata. Oggi questa pellicola,<br />

realizzata allora con appena 80 milioni,<br />

suscita interesse critico e rischia di diventare<br />

un “cult” come Uno tra la folla,<br />

il suo primo film da regista. Non arrivò<br />

Ray Milland ma Paolo Stoppa (che pur offrì<br />

un’ interpretazione memorabile) e,<br />

nei ruoli femminili, si puntò su due giovani<br />

promesse alle prime prove (Giovanna<br />

Ralli e Lyla Rocco). Per una serie di<br />

contrattempi il film partecipò, esclusivamente<br />

“fuori concorso”, a Venezia dove<br />

fu acclamato, alla proiezione, con ol-<br />

Ubaldo, nonno di Piero Tellini, qui in un disegno<br />

di Federico Fellini, suo grande amico, che nel 1943,<br />

frequentava assiduamente il suo studio e casa<br />

a via Caroncini ai Parioli a Roma<br />

tre 10 minuti di applausi. Vinse, però, poco<br />

tempo dopo, il festival di Edimburgo.<br />

Di quel periodo rimane uno splendido<br />

ricordo: nel 1951 il soggetto-trattamento<br />

di Guardie e Ladri, con cui vinse il festival<br />

di Cannes. Guardie e ladri era la<br />

storia di un ladruncolo che, dopo aver<br />

truffato ai Fori un cittadino americano,<br />

inguaiava anche un tutore dell’ordine<br />

colpevole, agli occhi dei suoi superiori,<br />

di esserselo fatto sfuggire. Per non perdere<br />

il posto, quest’ ultimo cercava di<br />

riacciuffarlo, insinuandosi nella di lui<br />

famiglia, arrivando, perfino, a servirsi<br />

della propria, del tutto inconsapevole.<br />

Alla fine si generavano, tra i due, sentimenti<br />

imprevedibili: simpatia, amicizia,<br />

comprensione. Le parti s’invertivano:e,<br />

così, era il ladro a farsi “portare<br />

in galera” dalla guardia. La pellicola,<br />

pur osteggiata dalla censura, divenne<br />

campione d’incassi, risultando, anche,<br />

il film di Totò più significativo. Veniva,<br />

finalmente, rappresentata un’Italia<br />

in attesa della ricostruzione e vi si rifletteva<br />

un mondo contradditorio sì ma<br />

profondamente cambiato. In primo piano<br />

si evidenziava il senso della solidarietà,<br />

capace di superare gli steccati della<br />

situazione personale-sociale.<br />

La coinvolgente atmosfera del neorealismo<br />

si andava, però, diradando e mio<br />

padre cominciava a credere meno nel<br />

cinema. Aveva di fronte il quadro delle<br />

nuove tecnologie che stavano, rapidamente,<br />

avanzando. Cominciava a pensare<br />

che la televisione fosse il “mezzo<br />

del domani” e già nel 1951, quando ancora<br />

il nostro piccolo schermo era lontano<br />

dal decollare, redigeva le linee portanti<br />

di due programmi davvero avveniristici:<br />

”Qui l’Europa” e “Le Olimpiadi<br />

del cervello”. Intanto scriveva e realizzava,<br />

insieme a Sergio Palmieri, la<br />

struttura narrativa di “Suoni e Luci”,<br />

prima per il Foro Romano e, dopo, per<br />

Villa Adriana. Si dedicava, inoltre, alle


Aldo Fabrizi e Totò in una scena di Guardie e ladri<br />

di Mario Monicelli e Steno, 1951. Fu presentato in<br />

concorso al Festival di Cannes nel 1952<br />

e Piero Tellini vinse il premio per la migliore<br />

sceneggiatura<br />

invenzioni di cui la più interessante era<br />

una tenda da campeggio, applicabile sopra<br />

il tetto delle vetture, che si apriva in<br />

20 secondi e poteva ospitare al suo interno<br />

4 persone. Un’idea rivoluzionaria<br />

se si considera che negli anni 50 per<br />

montarne una qualsiasi occorrevano<br />

circa 3 ore! Veniva anche invitato alla<br />

trasmissione ”Siamo tutti inventori” e,<br />

in seguito, esponeva la scoperta in uno<br />

Stand della Fiera di Milano. Ma rimaneva,<br />

sempre, ben radicata in lui la<br />

grande passione per l’archeologia. Ne<br />

furono contagiati collaboratori e amici,<br />

dal professore di topografia italica<br />

Castagnoli, al musicista<br />

Nascimbene, dal dirigente<br />

televisivo<br />

Carlo Alberto<br />

Chiesa (con cui<br />

realizzò per la Rai,<br />

il reportage<br />

Giova-<br />

ni d’oggi, 1960) a Mimmo Modugno che<br />

a furia di seguirlo nella zona di Ansedonia<br />

finì, su sua indicazione, per comprarvi<br />

una villa. Cercava, in un primo<br />

tempo, reperti etruschi spostandosi tra<br />

Talamone, Capalbio, Ansedonia, Porto<br />

Ercole e Torre in Pietra. Poi fu attratto<br />

da i “segni di un’antichissima civiltà,<br />

oggi scomparsa”, pietre di varie tipologie<br />

e forme che presentavano, a volte,<br />

in superficie, profili umani. Raccolse,<br />

così, migliaia di oggetti durante numerosi<br />

viaggi in varie zone della terra. Da<br />

questa esperienza trasse anche due saggi,<br />

La cultura di Ansedonia, Il mezzo<br />

di espressione e la società<br />

umana ed un soggetto-sceneggiatura<br />

cinematografici,<br />

L’uomo delle pietre (Io, la<br />

prossima dimensione),<br />

il sogno della<br />

parte finale della sua vita.<br />

In tale progetto coinvolse<br />

lo stesso Antonioni che lo<br />

apprezzava moltissimo e aveva<br />

sostenuto, in varie occasioni,<br />

di considerarlo uno degli scrittori<br />

più “immaginifici” e creativi che<br />

avesse mai incontrato. Quell’idea,<br />

almeno per ora,<br />

si è spenta, con<br />

la fine<br />

35<br />

di Tellini e di Antonioni. Mio padre Piero<br />

Tellini non cercò mai la gloria ma fu,<br />

sempre, pieno di attenzione per le vicende,<br />

le difficoltà e le sofferenze di quei<br />

poveri diavoli, di quei tanti antieroi che<br />

da Quattro passi tra le nuvole a Nel blu<br />

dipinto di blu, a Giovani d’ America ci<br />

appaiono i veri protagonisti delle sue<br />

narrazioni. Aveva ”una vera e propria<br />

vocazione umanitaria”. Così lo rievocava<br />

Alberto Lattuada: “Era un uomo delizioso,<br />

uno sceneggiatore spiritoso, capace<br />

di ironizzare sui mali della vita. Ho<br />

di lui un buon ricordo. Quando scrivemmo<br />

insieme il Bandito eravamo<br />

usciti dalla guerra, avevamo mille<br />

idee e pochi mezzi. E c’eravamo<br />

affezionati entrambi<br />

alla storia di quell’eroe<br />

romantico, quasi un<br />

simbolo dell’Italia ferita<br />

e confusa del primo<br />

dopoguerra. Poi lo persi<br />

di vista. So che lavorò a<br />

lungo in America.<br />

Mi dispiace, mi<br />

dispiace molto.<br />

E’ un altro<br />

pezzo di cinema<br />

che<br />

se ne va”.<br />

VIVAVERDI


VIVAVERDI<br />

36<br />

cinema<br />

MASSIMO SANI<br />

QUANTE VITE<br />

IN UNA<br />

di Mimmo Rafele<br />

Ci sono personalità che è difficile classificare,<br />

ingabbiare in una definizione,<br />

e Massimo Sani è sicuramente una di<br />

queste. Raffinato e profondo documentarista,<br />

certo, e al tempo stesso dirigente<br />

della più antica associazione degli autori<br />

cinematografici italiani, l’Anac. Ma<br />

anche, in gioventù, negli anni ’50, ricercatore<br />

al Mit, il prestigioso istituto<br />

statunitense di ricerche tecnologiche<br />

(studiava la gomma sintetica), e poi, una<br />

decina d’anni dopo, corrispondente dalla<br />

Germania di Epoca di Enzo Biagi…<br />

Molte vite in una, un’esistenza invidiabile<br />

se si pensa all’attuale immobilità<br />

sociale, a quanto ci mette un giovane oggigiorno,<br />

a raggiungere un obiettivo, un<br />

traguardo, ammesso che ci riesca. Eppure<br />

ancora oggi, che non è più esattamente<br />

un ragazzino, Massimo Sani parla<br />

della sua vita, del suo lavoro, delle sue<br />

passioni mai col tono dell’ has been, di<br />

chi si adagia sui ricordi di un passato<br />

pieno e gratificante, ma con l’entusiasmo<br />

e la proiezione verso il futuro di chi<br />

ha ancora un sacco da fare… Ed è lui<br />

stesso a suggerirmi la chiave, il “segreto”<br />

di tanta energia intellettuale e creativa:<br />

essere stato un adolescente alla fi-<br />

Negli anni cinquanta faceva ricerche sulle gomme sintetiche al Mit, il<br />

prestigioso Istituto di ricerca statunitense, poi è stato corrispondente di Epoca<br />

allora diretta da Enzo Biagi. Alla fine s’è imposto come un raffinato e profondo<br />

autore di magistrali documentari, capaci di divulgare ad alto livello grandi<br />

eventi della nostra storia. E da allora si è sempre battuto, in prima fila, per<br />

difendere al meglio la dignità e i diritti degli autori cinematografici.<br />

ne della guerra, quando tutto è finito e<br />

tutto è ricominciato. Sfollato a Verona<br />

durante i mesi più duri del conflitto,<br />

torna nella natìa Ferrara in tempo per<br />

prendere la maturità al liceo Ariosto,<br />

con Lanfranco Caretti. All’università si<br />

iscrive guardando al futuro, a una carriera<br />

che gli apra delle prospettive: sceglie<br />

chimica e si laurea brillantemente.<br />

Intanto, però, frequenta l’Afu, l’associazione<br />

ferrarese universitaria, detta<br />

anche 4S, ovvero Siamo Studenti Senza<br />

Soldi. Si faceva la fame in senso letterale,<br />

all’epoca, ma quei ragazzi erano<br />

sicuramente affamati anche di tutto<br />

quello che durante gli anni bui del fascismo<br />

era stato nascosto, censurato, rimosso.<br />

Così, insieme alla letteratura,<br />

all’arte, alla filosofia dell’Occidente libero,<br />

irrompe anche il cinema, i grandi<br />

autori scandinavi (Sjostrom, Mur-<br />

nau, Dreyer), quelli sovietici (Ejzenstejn,<br />

Pudovkin, Dziga Vertov), l’espressionismo<br />

tedesco, i drammi sociali di<br />

Renoir… In una piccola sala, l’Apollino,<br />

alla domenica mattina, Sani e i suoi<br />

amici (tra i quali Florestano Vancini,<br />

che sarebbe diventato anche lui un grande<br />

regista) guardano a occhi sbarrati tutta<br />

quella bellezza. Un impatto che ti può<br />

cambiare la vita. Massimo, infatti, comincia<br />

a lavorare alla Montecatini, studia<br />

il polistirolo, ma coi primi soldi che<br />

guadagna si compra una cinepresa 8<br />

mm., una Bauer, poi una Bolex Paillard<br />

16 mm. e usa ogni ritaglio di tempo per<br />

cominciare a girare i ‘suoi’ film. Documentari<br />

sulla sua città, arricchiti da piccole<br />

storie minimaliste. Uno di questi,<br />

Incontro sul fiume, lo vede il grande<br />

Blasetti e resta stupito dalla grazia e dalla<br />

profondità che questo ragazzo dimo-


Massimo Sani sul set del film-inchiesta<br />

Torino mezzo secolo del 1967, controlla<br />

l’allestimento e la ripresa insieme al direttore<br />

della fotografia Sandro Messina, alla sua sinistra<br />

stra. “Tu devi fare il cinema!”, gli dice.<br />

Ma l’onda della vita è ancora troppo forte,<br />

c’è una borsa di studio per Cambridge,<br />

Massachusetts, come si fa a dire<br />

di no. Eppure il cinema gli è ormai<br />

entrato nel sangue. Quando, al ritorno<br />

in Italia, è di nuovo posto di fronte al<br />

bivio: diventare uno scienziato e manager<br />

di sicuro avvenire (era pronto per<br />

lui un ricco contratto della Dunlop canadese),<br />

o andare a Roma a girare dei<br />

documentari, stavolta non ha dubbi.<br />

Sceglie il cinema e non tornerà mai più<br />

indietro. Comincia così la sua lunga carriera<br />

di documentarista. Lavora con la<br />

realtà, Sani, ma la inquadra pensando<br />

sempre a quei grandi film che ha visto<br />

da ragazzo. Mentre lavora per la Rai in<br />

Belgio sull’allora neonata comunità europea,<br />

riceve una telefonata da Roma: è<br />

appena successo un disastro, una miniera<br />

è crollata seppellendo tanta povera<br />

gente, la sua è la troupe più vicina,<br />

deve andare subito sul posto. Corre,<br />

Massimo, verso questo villaggio che<br />

nessuno ha mai sentito nominare e che<br />

invece da quel momento diventerà tristemente<br />

famoso: Marcinelle. E, arrivando,<br />

si chiede come farà, lui che non<br />

è un reporter, a comunicare con le immagini<br />

quella immane tragedia, e gli<br />

viene in mente un film tedesco, uno di<br />

quelli che ha visto da ragazzo all’Apollino,<br />

La tragedia della miniera, di Georg<br />

Pabst… E’ a quelle immagini, scabre<br />

e rigorose, che si ispira per raccontare<br />

l’orrore, per riuscire a racchiuderlo<br />

nel rettangolo dello schermo, e prima<br />

che una scelta estetica è una scelta<br />

etica, contro la pornografia del dolore,<br />

che oggi invece, ahimé, infesta tanti talk<br />

show. Altri tempi e altre tempre. Quello<br />

stesso rigore ispira Sani in tutto il resto<br />

della sua carriera. I suoi documentari<br />

storici sui grandi eventi del dopo-<br />

guerra, i suoi film inchiesta, le sue docufiction<br />

su momenti chiave della nostra<br />

epoca, sono frutto di mesi di studio,<br />

di approfondimento. Il regista si fa<br />

storico per poter raccontare col massimo<br />

di obiettività e di efficacia. Diventa<br />

questa la cifra del suo lavoro: un incrocio<br />

virtuoso di realtà e finzione, che consenta<br />

una divulgazione ad alto livello dei<br />

grandi eventi della nostra storia. Anno<br />

dopo anno, la filmografia di Sani si arricchisce<br />

di grandi inchieste di questo<br />

tipo. Nascono così Persia. Anniversario<br />

di un impero, La guerra al tavolo della<br />

pace, ricostruzione delle conferenze<br />

di pace durante le quali i potenti della<br />

terra ridisegnano il mondo, Italia in<br />

guerra, grande affresco sulla guerra degli<br />

italiani. Prigionieri, sui soldati italiani<br />

nei campi di concentramento dal<br />

’40 al ’47, arriva in finale al “Prix Italia”<br />

del 1987. Non vince perché il giurato<br />

americano, irritato dalla cruda denuncia<br />

su come i campi di prigionia statunitensi<br />

non avessero molto da invidiare<br />

al lager nazisti, rifiuta di votarlo.<br />

Ma a Massimo una vita non basta, vuole<br />

viverne un altro paio… Così dopo essere<br />

stato un po’ scienziato e continuando<br />

a fare i suoi documentari, diventa anche<br />

giornalista. Gli capita perché, oltretutto,<br />

parla anche tre lingue (francese, tedesco<br />

e spagnolo) e tra un’inchiesta e l’altra in<br />

giro per l’Europa scrive qualche articolo<br />

per ‘Epoca’. Enzo Biagi, che lo dirige,<br />

gli propone così di diventare il corrispondente<br />

dalla Germania del settimanale<br />

di Mondadori. Di cui, qualche anno<br />

dopo, farà nascere e curerà l’edizione<br />

tedesca. Ma la vera vocazione di Sani<br />

resta la grande inchiesta filmata. Così la<br />

parentesi nella carta stampata si chiude<br />

quando la Rai gli dà la possibilità di realizzare,<br />

a Monaco, La giustizia tedesca<br />

di fronte al nazismo, delicatissimo re-<br />

37<br />

VIVAVERDI<br />

portage su come vengono giudicati i crimini<br />

nazisti nella Germania democratica<br />

del dopoguerra, vincitore del Premio<br />

Nazionale Inchiesta filmata. Torna<br />

quindi al suo antico mestiere, Sani, ma<br />

naturalmente non gli basta… Ed ecco<br />

quindi nascere la sua ultima (per ora)<br />

identità: il dirigente dell’associazione<br />

dei cineasti italiani, il difensore dei diritti<br />

degli autori. Si iscrive all’Anac, l’Associazione<br />

Nazionale Autori Cinematografici<br />

nei primi anni ’70 ed è subito in<br />

prima linea nella lotta per il diritto d’autore.<br />

Sono gli anni eroici delle battaglie<br />

contro la censura e per il diritto morale<br />

a impedire lo scempio delle opere da<br />

parte di produttori e distributori. Insieme<br />

con Francesco Maselli, altro autore<br />

“prestato” all’associazionismo, Sani<br />

capisce che queste battaglie vanno<br />

combattute a livello continentale. Nasce<br />

così la Fera, Federazione Europea<br />

dei Registi dell’Audiovisivo, di cui diventerà<br />

vice presidente. Negli anni ’80<br />

promuove una serie di incontri dei<br />

grandi registi europei, durante i quali,<br />

di fronte alle nuove sfide tecnologiche,<br />

viene lanciato un obiettivo ancora più<br />

ambizioso: unire tutto il cinema mondiale<br />

nella difesa dei propri diritti e della<br />

propria identità. Così nel 2007, durante<br />

le “Giornate degli autori” della<br />

64.a Mostra di Venezia, Sani firma insieme<br />

a Maselli e Monicelli per l’Italia<br />

e a Woody Allen, Ken Loach e altri<br />

grandi registi di ogni parte del pianeta<br />

l’Alleanza Mondiale del Cinema.<br />

Chissà se in quel momento Massimo<br />

ha ripensato a quelle mattinate all’Apollino<br />

di Ferrara, quando il mondo,<br />

visto da laggiù, gli sembrava lontano<br />

e incantato, eppure poteva guardarlo<br />

e addirittura viverci dentro lasciandosi<br />

trasportare dalle immagini e dalle<br />

storie del grande cinema…


RADIO/FILODIFFUSIONE<br />

CONTRAPPUNTO BESTIALE<br />

di Giacomo Ceccarelli<br />

A causa di ripetitori circolari a bassa potenza<br />

(perché installati nella città) e della<br />

non compressione audio, l’ascolto gratuito<br />

via radio della filodiffusione risulta<br />

piastrellato di cordiali ronzii e cicalecci.<br />

Rognosi walzer interferenziali che sembrano<br />

magicamente evocare spazi antichi,<br />

vecchi profumi e grammofoni polverosi.<br />

La minuzia e i preziosismi del palinsesto<br />

sono fiabeschi almeno quanto le voci<br />

che lo presentano: annunciatori senza<br />

volto e senza tempo con perfette cadenze<br />

e funamboliche dizioni d’ogni luogo sono<br />

l’unica presenza altra dalla musica. Poche<br />

voci posate ma decise, ormai familiari,<br />

che tendono all’immutabilità (eccetto<br />

rari raffreddori) dirigono e ammorbidiscono<br />

la mole di una programmazione<br />

quasi fetish per finezza e precisione.<br />

Era il 1958 quando la Rai creò il pacchetto<br />

Filodiffusione: trasmesso via doppino<br />

telefonico fu un balzo tecnologico comparabile<br />

all’avvento delle linee digitali ad<br />

alta velocità. E ancora oggi sono sei canali.<br />

I primi tre sono Radiouno, Radiodue e<br />

Radiotre; il quarto, che si chiama Filomusic,<br />

è il canale della musica definita<br />

“leggera” (pop internazionale, canzone<br />

italiana d’autore, successi del rock, qualche<br />

pillola di disco music e Round Midnight:<br />

novanta minuti di jazz nella notte);<br />

mentre il quinto e il sesto si sommano<br />

in un unico discorso tecnico e musicale<br />

dando vita al suggestivo programma<br />

Una giornata ascoltando la “sorella povera” delle onde radio, la filodiffusione,<br />

oggi sempre più dimenticata con lo sviluppo delle tecnologie digitali, delle<br />

radio via web, dei podcast. Due musicisti, Massimo Di Pinto e la giapponese<br />

Kiyomi Nakamura, curano la programmazione, che vanta alcuni titoli noti come<br />

Auditorium, 24 ore al giorno di musica classica senza stop, e Round Midnight,<br />

selezione jazzistica notturna.<br />

stereofonico Auditorium, che irradia musica<br />

classica senza spot, ventiquattro ore<br />

al giorno, trecentosessantacinque giorni<br />

l’anno. E’ quest’ultimo il vero fiore all’occhiello<br />

del servizio, un’oasi inalterata<br />

nella quale domina la musica, una certezza<br />

cristallizzata che non scende a patti<br />

con alcun sistema. Due musicisti, Massimo<br />

Di Pinto e la giapponese Kiyomi Nakamura,<br />

curano la programmazione,<br />

mentre le oniriche vocine amiche, più<br />

che annunciare, recitano a qualsiasi ora<br />

un rullo compressore di titoli organizzati<br />

in fior di rubriche e percorsi tematici<br />

molto di nicchia dai nomi oscuri e poeticamente<br />

anguilleschi: Cantus planus, K<br />

come Mozart, Non solo Danubio, Sillabario<br />

del Novecento, Contrappunto bestiale,<br />

Cantate, ninfe, Soli deo gloria, Dall’aulos<br />

alla zampogna e così via. Lo svolgersi<br />

del programma sembra svolazzare<br />

libero e privo di turbamenti tra opera,<br />

musica sinfonica, cameristica, canti gregoriani,<br />

avanguardie, musica per bande,<br />

da film, commedie musicali e così via.<br />

Inoltrandosi nei più remoti angoli della<br />

storia, dei luoghi e delle pronunce senza<br />

disdegnare occasionali incontri di generi<br />

confinanti con il jazz, il folk e la musica<br />

elettronica.<br />

Chiunque oggi può andare su Internet e<br />

seguire in streaming la Filodiffusione scaricando<br />

Real Audio, ma solo cinque fortunate<br />

città (Roma, Milano, Torino, Napoli<br />

e Ancona) hanno il privilegio di poter<br />

ascoltare gratis il quinto canale in FM.<br />

Spesso capita di sentire capolavori sempiterni<br />

da poggiarsi le mani in faccia, così<br />

come altrettanto spesso si guerreggia<br />

con indigeste sciroppate di Novecento<br />

spinto, guarnite di fantasiose forme - o<br />

difformità- sonore molto invasive.<br />

Ma è benaccetta costumanza di Auditorium<br />

donare una rara pregevolezza delle<br />

registrazioni proposte, anche delle più<br />

aggressive. Tutto sotto l’atipico dettame<br />

di emarginare l’illusione pubblicitaria e<br />

le dinamiche che ne derivano. La Filodiffusione<br />

è un laborioso micromondo,<br />

simile ad un vecchio carro armato che<br />

procede lento sull’infinito percorso di<br />

una maratona cominciata nel ’58, al cospetto<br />

di un’Italia ipnotizzata dai teleschermi.


VIVAmiti d’oggi<br />

Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia<br />

QUANDO<br />

JOYCE<br />

SCRIVEVA<br />

IN ITALIANO<br />

di Valerio Magrelli<br />

Esiste un’antica tradizione di opere<br />

letterarie composte in italiano da<br />

narratori stranieri, probabilmente<br />

sull’onda delle storiche strette<br />

relazioni tra il nostro paese e<br />

l’Europa, un omaggio all’Italia tra<br />

suggestioni classiche e viaggi da<br />

Grand Tour. Se ne occupa un recente<br />

libro di Furio Brugnolo intitolato La<br />

lingua di cui si vanta Amore. Scrittori<br />

stranieri in lingua italiana dal<br />

Medioevo al Novecento, che presenta<br />

una gran quantità di esempi illustri,<br />

da Milton a Quevedo, da Rabelais<br />

a Pound e Joyce.<br />

La letteratura italiana degli ultimi anni si<br />

è arricchita di nuove voci provenienti da<br />

paesi europei ed extraeuropei. Si è parlato<br />

a questo proposito di “scrittori migranti”,<br />

che hanno cioè attraversato<br />

l’esperienza dell’integrazione all’interno<br />

di una realtà culturale e linguistica diversa<br />

da quella di origine. Sarebbe improprio<br />

stabilire paragoni con quanto accade<br />

in Gran Bretagna o in Francia, paesi<br />

dove il passato coloniale ha favorito un<br />

sostanziale incremento del patrimonio<br />

letterario nazionale: basti pensare all’apporto<br />

fornito da autori asiatici da un<br />

lato (Rushdie, Naipul, Kureishi), caraibici<br />

o africani dall’altro (da Senghor fino<br />

a Glissant o Marie Ndaye). Certo, in area<br />

italiana la documentazione risulta ancora<br />

scarsa. Rispetto a questa apertura sull’avvenire,<br />

però, esiste anche un’antica<br />

tradizione che affonda le sue radici nel<br />

Medioevo, e che consiste nella formazione<br />

di un piccolo tesoro fatto di opere che<br />

vennero redatte in italiano da scrittori<br />

stranieri. Esiste insomma un “italiano in<br />

Europa” nato dalle fittissime relazioni fra<br />

il nostro paese e il continente. Proprio a<br />

questo sorprendente serbatoio poetico e<br />

narrativo si rivolge un acutissimo studio<br />

di Furio Brugnolo uscito da Carocci con<br />

il titolo La lingua di cui si vanta Amore.<br />

Scrittori stranieri in lingua italiana dal<br />

Medioevo al Novecento.<br />

Non che mancassero precedenti illustri,<br />

a cominciare dalle ricerche di Gianfranco<br />

Folena sull’italiano di Voltaire o di Mozart.<br />

Illuminante, d’altronde, fu già l’intuizione<br />

di Leopardi, deciso ad attirare<br />

l’attenzione sul “Menagio, Regnier Desmarais,<br />

Milton ecc. che scrissero e poetarono<br />

in lingua italiana”. Ma si trattò di<br />

semplici tasselli, mentre Brugnolo offre<br />

la prima sistematica presentazione del<br />

fenomeno. Dopo una ricca introduzione<br />

(in cui spiccano un inserto italiano di Ra-<br />

39<br />

VIVAVERDI<br />

belais e la pagina oscena che Diderot incluse,<br />

sempre in italiano, nei Gingilli indiscreti),<br />

il saggio passa a esaminare undici<br />

casi esemplari.<br />

Si comincia dal trovatore provenzale<br />

Raimbaut de Vaqueiras, con un contrasto<br />

bilingue (in provenzale e in genovese) e<br />

un discordo plurilingue (in provenzale,<br />

italiano, francese, guascone e galegoportoghese).<br />

Seguono due francesi,<br />

Louise Labé e Michel de Montaigne, una<br />

con il ricorso alla forma-sonetto, l’altro<br />

con alcuni stralci del suo Viaggio in<br />

Italia. E’ poi la volta del sommo Quevedo,<br />

con un “soneto en toscano”, cui segue<br />

John Milton. Se altri nomi saranno<br />

meno noti al grande pubblico, come<br />

quelli di Christina Rossetti, Viaceslav<br />

Ivanov, Ghiorgos Sarandaris o Murilo<br />

Mendes, restano impressionanti le ultime<br />

due presenze, quelle di James Joyce<br />

e di Ezra Pound.<br />

Nel primo caso, con l’autotraduzione di<br />

due passi di Finnegans Wake (l’inizio e<br />

la fine di Anna Livia Plurabella), siamo<br />

di fronte, osserva Brugnolo, alla testimonianza<br />

forse più celebre e stupefacente<br />

di letteratura italiana fuori d’Italia:<br />

“Trasponendo nella nostra lingua<br />

l’arduo e composito tessuto linguistico<br />

della sua opera estrema, Joyce fornisce<br />

un inarrivabile esempio di come si possa<br />

rinnovare radicalmente la lingua d’arrivo<br />

restando profondamente fedele alla<br />

lingua di partenza”. Quanto ai due<br />

canti di Pound, il 72 e il 73, Brugnolo li<br />

definisce addirittura come il più notevole<br />

esempio, nella letteratura italiana<br />

del Novecento, di poesia epica, “ma si<br />

tratta, né più né meno, di epica fascista”.<br />

Al di là del giudizio politico, rimane<br />

il fatto che questi scrittori volessero<br />

rendere omaggio alla nostra lingua, e<br />

insieme, così facendo, le recassero doni<br />

tanto inattesi quanto preziosi.


VIVAVERDI<br />

40<br />

cinema<br />

I 60 ANNI DI FILMCRITICA<br />

DA GODARD<br />

A CAMERON<br />

di Franco Montini<br />

Quando nel dicembre 1950 uscì il primo<br />

numero di Filmcritica, che in copertina<br />

aveva una fotografia di Farley Granger e<br />

Adele Jergens, tratta dal film La porta dell’inferno<br />

di Mark Robson, Edoardo Bruno<br />

aveva 22 anni. Da allora la direzione della<br />

rivista non è mai cambiata e anche oggi<br />

il fondatore continua a lavorare alla sua<br />

creatura con l’entusiasmo di un ragazzino.<br />

“Il segreto della longevità di Filmcriticaspiega<br />

Edoardo Bruno, docente universitario<br />

di storia del cinema ed autore nel<br />

1969 di un film come regista, intitolato La<br />

sua giornata di gloria- sta proprio nella voglia<br />

e nella scelta di dedicare la maggior<br />

parte del mio tempo e delle mie energie<br />

creative alla rivista. Confesso che Filmcritica<br />

è la cosa che più mi ha interessato e alla<br />

quale ho sacrificato, senza alcun rimpianto,<br />

numerose occasioni di lavoro e di<br />

carriera.<br />

Ma naturalmente -prosegue Bruno-<br />

Filmcritica non sarebbe potuta vivere tutti<br />

questi anni e continuare a godere di buona<br />

salute, se non avessimo potuto contare<br />

sull’apporto di molti collaboratori illustri<br />

e prestigiosi, a cominciare proprio dalla<br />

nascita. La rivista, infatti, poté avvalersi<br />

della protezione e dell’incitamento di tre<br />

Per il cinema sessant’anni rappresentano uno spazio temporale equivalente ad<br />

un’era glaciale. Fra il cinema del 1950 e quello di oggi le differenze sono abissali,<br />

sia sul versante artistico, che tecnologico, che economico. In questi sessant’anni è<br />

cambiato il linguaggio del cinema; sono tramontati generi di successo e ne sono<br />

nati di nuovi ed inediti; si è registrata una rivoluzione per ciò che riguarda le<br />

tecniche di ripresa e le modalità produttive; sono profondamente mutate le forme<br />

di consumo dei film. Insomma qualsiasi confronto è impossibile, perché ci<br />

troviamo di fronte a due mondi distanti anni luce, senza alcun elemento in<br />

comune, tranne l’eccezione di una rivista, Filmcritica; perché la pubblicazione,<br />

fondata da Edoardo Bruno, che nacque proprio in quel cinematograficamente<br />

lontanissimo 1950, continua regolarmente ad uscire ed ha brillantemente superato<br />

il seicentesimo numero. Ne parliamo col suo direttore.<br />

sacri numi tutelari: il regista Roberto Rossellini,<br />

il filosofo Galvano Della Volpe e il<br />

critico Umberto Barbaro. La presenza di<br />

queste tre figure, tre intellettuali difficilmente<br />

etichettabili, tutti nel proprio campo<br />

in qualche modo eretici, prefigura la<br />

caratteristica saliente della politica culturale<br />

di Filmcritica, che si batte per il buon<br />

cinema, aborrendo ogni ideologismo, spaziando<br />

a 360° in tutti i continenti, mescolando<br />

interessi e attenzione per la produzione<br />

di Hollywood e per quello che fu il<br />

cinema sovietico; per il classicismo e la<br />

sperimentazione; con una particolare sensibilità<br />

a cogliere il nuovo e l’emergente”.<br />

In effetti consultando anche sommaria-<br />

La copertina del primo numero della famosa<br />

rivista cinematografica fondata e diretta fino ad<br />

oggi da Edoardo Bruno. Sui 60 anni della rivista è<br />

uscita in questi giorni una bella antologia dal titolo<br />

Il senso come rischio Le mani editore<br />

mente la collezione di Filmcritica, ci si accorge<br />

che gli autori di culto della rivista sono<br />

numerosi e assai diversi fra loro. Sul<br />

fronte del cinema italiano, i registi sicuramente<br />

più amati sono stati e sono Rossellini,<br />

Pasolini, Bellocchio; per ciò che riguarda<br />

gli stranieri si va da Robert Bresson<br />

e Jean-Luc Godard, ad Alfred Hitchcock<br />

e Clint Eastwood; da Orson Welles<br />

e Manuel de Oliveira, a Straub/Huillet e<br />

Raoul Ruiz; da Blake Edwards ad Amos<br />

Gitai. A conferma delle predilezioni di<br />

Filmcritica basterebbe, del resto, scorrere<br />

l’elenco del premio “Maestri del Cinema”,<br />

ideato dalla rivista con l’appoggio del<br />

Comune di Roma, che, in tredici anni, ha


premiato anche Billy Wilder, Vincent Minnelli,<br />

Stanley Donen, Roman Polanski e<br />

Martin Scorsese.<br />

“Filmcritica- fa notare Bruno- ha sempre<br />

preferito assumere il rischio di una critica<br />

militante, esercitata sui film, senza troppi<br />

salvagenti teorici, nella convinzione che<br />

i film siano parte integrante e determinante<br />

della teoria stessa, che essi, anzi,<br />

possano contribuire a fondarla, più che riceverne<br />

legittimazione a posteriori”. Come<br />

scrive Alessandro Cappabianca, uno<br />

dei più assidui collaboratori della rivista<br />

nella postfazione al volume Senso come<br />

rischio/60 anni di Filmcritica, appena<br />

pubblicato da Le Mani, in occasione dell’<br />

anniversario: “Questo spiega perché, nel<br />

periodo di maggior virulenza accademica<br />

di mode tipo ‘semiotica e/o psicanalisi’, la<br />

rivista non se ne lasciasse sommergere,<br />

pur ospitando importanti contributi di<br />

C.Metz (Sulla connotazione), Bellocchio<br />

(Cinema come terapia), Sainati (La semiotica<br />

del film e il problema del sentire),<br />

ecc. Sul piano della psicanalisi, l’incontro<br />

con certe formulazioni lacaniane era in una<br />

certa misura inevitabile, ma teniamo a sottolineare<br />

il contributo originale apportato<br />

in proposito da un outsider come Matte<br />

Blanco (come si evince dal suo intervento<br />

Sulla creazione artistica). Analogamente<br />

all’infatuazione per il presunto<br />

‘cinema politico’, che aveva portato a<br />

sopravvalutazioni e grosse cantonate, la<br />

rivista era sfuggita grazie alla nozione<br />

di cinema ‘poetico-politico’, che intendeva<br />

significare l’illusorietà di veicolare<br />

qualunque contenuto progressista<br />

o rivoluzionario senza contemporaneamente<br />

modificare o rivoluzionare<br />

le forme del linguaggio”.<br />

Come si legge nel numero 1 della rivista,<br />

la prima redazione di Filmcritica era ubicata<br />

a Roma in via Aurelio Saffi 20. “Eraspiega<br />

ancora Bruno- la casa di mia madre<br />

e in una stanzetta ci riunivamo per discutere<br />

dei film e impostare il timone di<br />

ciascun numero. Fra i primi e più assidui<br />

collaboratori ricordo Callisto Cosulich,<br />

Nino Ghelli, Virgilio Tosi, Enrico Rossetti.<br />

La distribuzione e la diffusione della<br />

rivista era affidata alla Federazione dei<br />

Circoli del Cinema, all’epoca un circuito<br />

di cineclub e cineforum, legato al PCI, assai<br />

attivo e diffuso su tutto il territorio nazionale.<br />

Da molti anni la redazione, sempre<br />

romana, si è trasferita in piazza del<br />

Grillo 5, mentre lo storico archivio della<br />

rivista, ricchissimo di immagini, documenti<br />

e materiali vari, è stato recentemente<br />

donato al Museo del Cinema di Torino,<br />

che sta provvedendo alla sua catalogazione<br />

e digitalizzazione.<br />

L’importanza culturale di Filmcritica è fuori<br />

discussione; anche se le riviste cinematografiche<br />

italiane non hanno avuto lo stesso<br />

peso e la stessa importanza di analoghe<br />

pubblicazioni prodotte in altri paesi, si<br />

pensi solo ai Cahiers du cinema in Francia,<br />

è grazie a Edoardo Bruno e al suo gruppo<br />

che nel nostro paese si sono potuti conoscere<br />

testi altrimenti destinati a restare<br />

ignoti. Fu proprio Filmcritica a pubblicare<br />

in un apposto quadernetto negli anni<br />

’50 Il verosimile filmico, un fondamentale<br />

testo di Della Volpe e La poesia del<br />

film di Barbaro, titolo quasi sacrilego per<br />

un testo a firma di un giornalista che all’epoca<br />

era il critico de L’Unità. Ma sulla<br />

rivista sono apparse anche illuminanti interventi<br />

di André Bazin; di Sergej Eizenstejn<br />

quando in Italia non sia era ancora<br />

pubblicato nulla; di Tullio Kezich, che, con<br />

un articolo sul western, suscitò un lungo<br />

dibattito a proposito del realismo nel cinema<br />

americano. Un’altra firma che ricorre<br />

spesso sulla rivista è quella di Pier<br />

Paolo Pasolini: “Lo incontrai per la prima<br />

volta -ricorda Bruno- alla festa per il numero<br />

100 della rivista, che organizzammo<br />

presso la galleria d’arte di Mario Penelope<br />

a via Margutta. Non so come, arrivò anche<br />

Pasolini, il quale ci esternò tutta la sua<br />

ammirazione e il suo interesse per il no-<br />

41<br />

stro lavoro e si offrì di scrivere qualcosa<br />

per noi. Da allora ci fu sempre molto vicino<br />

e si mostrò assai disponibile a intervenire<br />

anche per incontri, dibattiti, tavole<br />

rotonde. Non posso dimenticarne una assai<br />

interessante organizzata con lui e con<br />

Mauro Bolognini”.<br />

Ma la redazione di Filmcritica è stata anche<br />

una palestra di serrati confronti culturali,<br />

dove si sono formati e sono cresciute<br />

intere generazioni di critici destinati a più<br />

vari e diversi approdi. Negli anni più intensi<br />

della contestazione, poco prima del<br />

mitico 1968, si registrò anche una sorta di<br />

fuoriuscita dalla rivista con un gruppo di<br />

allora giovani critici, Adriano Aprà, Luigi<br />

Faccini, Maurizio Ponzi, Stefano Roncoroni,<br />

che abbandonarono polemicamente<br />

Filmcritica per dar vita all’intensa e breve<br />

stagione di un’altra rivista di tendenza<br />

Cinema e Film.<br />

Infine sarebbe interessante sapere come,<br />

dal 1950 ad oggi, si sia modificato il rapporto<br />

fra Filmcritica e il proprio pubblico.<br />

“E’ una domanda alla quale- fa notare<br />

Edoardo Bruno- non è affatto semplice rispondere.<br />

Filmcritica, come del resto tutte<br />

le riviste italiane di cinema, ha avuto e<br />

continua ad avere una diffusione limitata.<br />

Da tempo immemorabile abbiamo dovuto<br />

rinunciare ad una distribuzione nelle<br />

edicole ed oggi sta diventando sempre più<br />

complicato essere presenti anche nelle librerie.<br />

Direi che il rapporto con i lettori è<br />

cambiato nella misura in cui si è trasformata<br />

la cinefilia, fino a qualche anno fa,<br />

molto rigorosa, oggi per fortuna, più aperta,<br />

più spensierata, più disponibile al confronto,<br />

senza più l’ostracismo nei confronti<br />

di tutto ciò che raggiunge un successo popolare,<br />

come se questa cosa fosse necessariamente<br />

sinonimo di scarsa qualità e<br />

nessun interesse. In uno degli ultimi numeri<br />

della rivista, ci siamo ampiamente<br />

occupati di un film come Avatar; in tempi<br />

passati, riuscire a scrivere del film di Cameron<br />

sarebbe stato meno scontato”.<br />

VIVAVERDI


VIVAVERDI<br />

42<br />

personaggi<br />

RADIO<br />

I MIEI VENTICINQUE ANNI<br />

DAVANTI A UN MICROFONO<br />

di Fiamma Satta<br />

Il primo programma cui presi parte (La<br />

strana casa della formica morta) fu frutto<br />

di sperimentazione estiva (luglio, agosto<br />

e settembre) fortemente voluta dal<br />

Direttore di allora, Corrado Guerzoni e<br />

dalla sig.ra Lidia Motta, storico capostruttura<br />

di Radio2. Affidarono tre ore di<br />

diretta pomeridiana, fra parole e musica<br />

a cinque ragazzi che avrebbero dovuto fingere<br />

di essere rinchiusi in una casa di<br />

campagna, lontani da amici e parenti. Lì<br />

avrebbero messo alla prova la loro compatibilità,<br />

le loro idiosincrasie, le loro capacità<br />

o incapacità nella preparazione di<br />

idee e materiali audio per un programma<br />

che sarebbe andato in onda in ottobre.<br />

Inoltre le loro personali unicità, così lontane<br />

le une dalle altre in fatto di scelte<br />

musicali e non, avrebbero composto tendenze<br />

e gusti giovanili, tutto all’insegna<br />

della diversità come valore. I cinque erano<br />

“inconsapevoli” di essere continuamente<br />

spiati dalla rete con microfoni nascosti<br />

nella casa, in modo che quel loro<br />

stare insieme e quei loro goffi tentativi di<br />

preparazione del futuro programma autunnale<br />

rappresentavano in realtà la diretta<br />

del programma stesso. Oggi è inevitabile<br />

trovare in quell’idea assoluta-<br />

Mi son seduta per la prima volta in vita mia davanti ad un microfono di Radio2<br />

il primo luglio 1985 e mi sono alzata il primo gennaio 2010: venticinque anni<br />

dopo. Una semplice informazione che non serve ad introdurre anniversari o<br />

autocelebrazioni, ma la mia obiettiva opportunità di osservare sul campo<br />

alcuni cambiamenti radiofonici di questi ultimi venticinque anni. Ad esempio la<br />

scomparsa dei rumori, importante ausilio dell’immaginazione e la mancanza di<br />

pause nella conduzione, due dei tanti fattori di un’omologazione dei programmi<br />

radiofonici che puntano ormai, invariabilmente, sull’intervento quotidiano degli<br />

ascoltatori tra mail, sms e telefonate.<br />

mente folle un’eco anticipatrice del Grande<br />

fratello, ma allora la follia di quello<br />

strampalato programma aveva un nome:<br />

sperimentazione. Ma un po’ di ardimento,<br />

di ottimismo e di follia non sono forse<br />

alla base di ogni esperimento? All’epoca,<br />

dunque, davanti ai miei occhi avvenivano<br />

continuamente sperimentazioni<br />

fra i giovani aspiranti autori-conduttori,<br />

con la consapevolezza che i giovani<br />

costituiscono energia vitale che spinge in<br />

avanti il mondo, rivoluzionandolo. Ricordo<br />

bene come storcevo la bocca davanti<br />

ai suggerimenti di chi pretendeva<br />

tra uno spazio e l’altro, una situazione e<br />

l’altra, i cosiddetti “siparietti”. Solo la parola<br />

mi faceva rabbrividire. E allora spingevamo,<br />

noi giovani di allora, sempre un<br />

Fiamma Satta coautrice e conduttrice insiema a Fabio<br />

Visca della notissima trasmissione radiofonica<br />

Fabio e Fiamma in onda su Radio Rai 2 dal 1987<br />

Foto Patrizia Savarese<br />

poco più in là la volontà di annullare quei<br />

benedetti “siparietti” considerandoli reperti<br />

di antiquariato. E venivano inventati<br />

nuovi modi di rivolgersi al pubblico,<br />

magari anche con la rappresentazione di<br />

un finto privato che fosse in grado di<br />

esprimere i cambiamenti reali della società.<br />

Ed è così che sono nate le sit-com<br />

quotidiane di Fabio e Fiamma che hanno<br />

raccontato, per esempio, lo stato dei<br />

single e successivamente la crisi della<br />

coppia, in varie formule: dalla litigiosa<br />

convivenza in casa di due amici non legati<br />

sentimentalmente, alla litigiosa convivenza<br />

dei medesimi davanti ai microfoni<br />

di uno studio radiofonico, alle prese<br />

con una folle e surreale “Posta del cuore”,<br />

in cui i loro problemi tragicomici


(fiction) erano preponderanti rispetto a<br />

quelli degli ascoltatori (realtà). Così, sotto<br />

lo sguardo attento di Sergio Valzania, a<br />

lungo direttore di Radio2, Fabio e Fiamma<br />

e la trave nell’occhio ha raccontato una<br />

lunga storia seguendo il filo continuo delle<br />

1800 puntate di una sit-com a due voci<br />

e centinaia di personaggi, e scritta quotidianamente.<br />

Senza mai perdere di vista<br />

una lontana ma ben precisa provenienza:<br />

conservo ancora molto gelosamente<br />

una cassetta audio che la signora Motta,<br />

nel febbraio del 1987, ci consegnò con<br />

aria solenne alla vigilia del primo Fabio e<br />

Fiamma, suggerendoci di ascoltarla (in<br />

realtà era un ordine!). Conteneva un paio<br />

di formidabili sketch interpretati da<br />

Rina Morelli e Paolo Stoppa nei panni di<br />

“Eleuterio e Sempre mia”, nel Gran Varietà<br />

di Radio2. E’ banalmente vero che<br />

ogni rivoluzione si trasforma pian piano,<br />

ma inesorabilmente, in tradizione, però<br />

ritengo che nella radiofonia, di rivoluzione<br />

in rivoluzione, forse qualcosa di<br />

prezioso si sia comunque perso per strada.<br />

Per esempio i rumori. Ma è un vero<br />

peccato averne fatto a meno perché essi<br />

sono fondamentali per evocare un’atmosfera<br />

e per stimolare l’immaginazione di<br />

chi ascolta, che non può e non deve essere<br />

esclusivamente riservata e relegata alla<br />

domanda: “che aspetto avrà quel conduttore,<br />

quella conduttrice?”. Proprio<br />

perché viviamo in un mondo stracolmo<br />

di immagini sarebbe stato forse opportuno<br />

mantenerne privo lo spazio radiofonico<br />

(webcam permettendo!).<br />

I rumori sono in grado di mostrare davvero<br />

quel che sta avvenendo in quel momento,<br />

in quello spazio radiofonico. A<br />

questo proposito mi viene in aiuto il teatro:<br />

la versione televisiva del 1962 di Sabato,<br />

Domenica e Lunedì di Eduardo De<br />

Filippo andò irrimediabilmente perduta<br />

per la disattenzione di un funzionario<br />

che registrò, su quel nastro prezioso, altro<br />

materiale. Fortunatamente ne esiste<br />

una versione radiofonica conservata gelosamente<br />

dalle Teche Rai. Alla fine del<br />

primo atto Rosa, la straordinaria Regina<br />

Bianchi, è sola in cucina. Nel testo della<br />

commedia Eduardo scrisse questa didascalia:<br />

“Ora va alla dispensa e trae da essa<br />

una cartata di maccheroni di zita e una<br />

grande insalatiera. Sempre lentamente<br />

si avvicina al tavolo e si dispone a spezza-


VIVAVERDI<br />

44<br />

personaggi<br />

re i maccheroni. Il sipario scende lentamente<br />

e allontana insieme ai singhiozzi<br />

repressi della donna e qualche frase mozza,<br />

pure quel tinnire allegro e promettente<br />

degli ziti spezzati che la mano esperta<br />

lascia cadere nella grande stoviglia di<br />

porcellana.” E davvero, ascoltando la versione<br />

radiofonica di Sabato, Domenica e<br />

Lunedì, quel “tinnire allegro”, quel piccolo<br />

rumore cadenzato nel vuoto radiofonico,<br />

diventa straordinario e mostra<br />

tutta la solitudine e la tristezza della protagonista.<br />

Tornando all’oggi, ricordo sempre<br />

con piacere l’uso geniale che Fiorello<br />

ha sempre fatto del rumore in radio.<br />

Ne ebbi la netta percezione un giorno che<br />

ho assistito in sala B ad una puntata di Viva<br />

RadioDue: era ospite Daniel Ezralow,<br />

il noto ballerino-coreografo che fu convinto<br />

da Fiorello a inscenare con lui un<br />

balletto “radiofonico” salendo insieme<br />

su fogli di giornale stesi per terra. Un paio<br />

di microfoni erano stati abbassati all’altezza<br />

delle loro scarpe e quando i due<br />

hanno cominciato a ballare tenendo i piedi<br />

più incollati possibile a terra, i giornali<br />

strusciati in quel modo producevano<br />

una particolarissima sonorità... Ricordo<br />

bene anche quella volta che Fiorello irruppe<br />

in studio mentre eravamo in diretta<br />

portando in dono un grande uovo di<br />

Pasqua in segno di augurio. Mi sedette accanto<br />

e volle stropicciare vicino al microfono<br />

la carta stagnola con cui era avvolto<br />

l’uovo “per far sentire agli ascoltatori” il<br />

rumore prodotto e farli partecipare così<br />

alla “verità” e all’atmosfera di quel momento<br />

gioioso. A parte Fiorello, la percezione<br />

del valore del rumore in radio è andata<br />

quasi completamente perduta, e i rumori<br />

sono stati archiviati, e addirittura<br />

sconsigliati come inutili accessori.<br />

C’è anche un altro elemento che è pian<br />

piano sparito dall’etere: le pause durante<br />

un discorso, un dialogo, un semplice<br />

commento. Ovviamente in radio il vuoto<br />

è spaventoso, ma la pausa, quando non è<br />

eccessivamente prolungata, non è sempre<br />

un vuoto perché può rappresentare<br />

un momento di riflessione, un ripensamento,<br />

può far immaginare un tormento<br />

interno, può precedere uno scoppio di<br />

risa, può essere voluta per sottolineare<br />

ironia o disappunto, può far intendere<br />

intenzioni nascoste o far immaginare un<br />

sottotesto, può insomma far trapelare il<br />

reale stato d’animo del conduttore. Una<br />

giusta pausa può concorrere quindi a rafforzare<br />

la magnifica e auspicabile intimità<br />

con gli ascoltatori, attenti e ben attrezzati<br />

ad interpretare anche il significato<br />

di un sospiro. Eppure ormai la parola<br />

d’ordine per i conduttori sembra essere<br />

“chi si ferma è perduto”, in una ricerca<br />

spasmodica e frenetica di ritmo, rapidità,<br />

velocità. Il risultato è un’omologazione<br />

del cosiddetto “sound” in cui tutti<br />

parlano con gli stessi ritmi, con cadenze<br />

simili, con la stessa velocità. Ciò che è<br />

invece aumentato a dismisura è l’uso pubblico<br />

del privato. Mi riferisco all’intervento<br />

massiccio degli ascoltatori che, attraverso<br />

mail, sms e telefonate, si raccontano,<br />

determinano tendenze e rappresentano<br />

ormai l’ossatura sostanziale<br />

dei programmi che sono fatti da loro e<br />

non più scritti da autori, per loro. Così il<br />

lavoro stesso degli autori risulta notevolmente<br />

ridotto ma, ancora una volta, si rischia<br />

un’ulteriore omologazione dei programmi<br />

la cui struttura risulta molto simile<br />

(lancio del tema, interventi degli<br />

ascoltatori) e il risultato è una certa uniformità<br />

della programmazione. Credo che<br />

fra i compiti di un autore, soprattutto<br />

quelli che lavorano nel servizio pubblico,<br />

ci dovrebbe essere l’impegno di mettere<br />

la propria creatività e professionalità<br />

proprio al servizio del pubblico, e non<br />

il contrario. Dal 2005 anche l’ultima formula<br />

di Fabio e Fiamma si è dovuta adeguare<br />

a questa tendenza (mi viene in<br />

mente lo slogan arboriano “non capisco<br />

ma mi adeguo”) e son stati abban-<br />

donati personaggi, situazioni surreali e<br />

non, storie, ambientazioni, rumori per<br />

dedicarsi esclusivamente alla posta del<br />

cuore, con i relativi commenti telefonici<br />

degli ascoltatori.<br />

Per concludere, nel corso di questi 25 anni<br />

davanti ai microfoni di Radio2 qualcosa<br />

invece non è cambiato mai: la mia convinzione<br />

che la radio non è assolutamente<br />

mai stata “la sorella povera della televisione”<br />

e mai lo sarà, ma se proprio deve<br />

pregiarsi di una parentela allora sì, è<br />

quella con il teatro. Anche per questo mi<br />

ha sempre fatto un po’ sorridere chi ha<br />

pensato di rivoluzionare la radio portandovi<br />

dentro “i televisivi”. Il percorso è<br />

sempre stato poco fruttuoso perché la radio<br />

possiede ciò che alla tv mancherà<br />

sempre, la capacità di stimolare nel pubblico<br />

l’immaginario. E perché chi vive di<br />

sola immagine si troverà forse un po’ a<br />

disagio nel regno della parola. Anche il<br />

percorso inverso mostra notevoli difficoltà,<br />

per questo è stato spesso molto difficile<br />

trasportare in tv programmi radiofonici<br />

di successo, a volte impossibile. E’<br />

riuscito a pochissimi, forse solo a Fiorello,<br />

ma lui è un caso a parte, un’eccezione<br />

che conferma non solo la sua indiscutibile<br />

bravura (sia davanti ad un microfono,<br />

ad una telecamera o alla platea di un<br />

teatro) ma anche la regola dei difficili travasi<br />

dalla radio alla tv e viceversa.<br />

Vorrei finire esprimendo una mia convinzione<br />

nata dall’esperienza di autrice e<br />

conduttrice: gli ascoltatori radiofonici<br />

non sono affatto un “pubblico bue” ma,<br />

al contrario, sanno ben apprezzare l’intrattenimento<br />

intelligente, divertito e divertente,<br />

fatto da creatività, cultura, poesia,<br />

garbo e ironia. E che sia perciò fondamentale<br />

responsabilità dell’autore radiofonico<br />

(e televisivo) offrire tutto questo.<br />

E poi, in fondo, è risaputo che scrivere<br />

è facilissimo: basta sedersi davanti<br />

al computer finché la fronte non comincia<br />

a sanguinare…


VIVAidee<br />

foto Paolo Ranzani<br />

APPUNTI & CONTRAPPUNTI<br />

SE LA SIAE MANCA<br />

DI COMUNICAZIONE<br />

E NON SE NE<br />

ACCORGE<br />

di Gianni Minà<br />

Nell’ultima riunione dell’Assemblea<br />

della <strong>Siae</strong> è stato deciso il passaggio<br />

della periodicità di Vivaverdi, da<br />

bimestrale a trimestrale, per ridurre i<br />

costi. Io ho votato contro e qui provo<br />

a spiegare perché.<br />

Ad un certo punto dell’ultima Assemblea<br />

della <strong>Siae</strong>, in un momento di stanca dopo<br />

quasi tre ore di discussioni snervanti sugli<br />

assetti futuri e i problemi attuali dell’azienda,<br />

è stato posto in votazione anche<br />

l’argomento riguardante la riduzione dei<br />

costi di Vivaverdi.<br />

Noi del comitato editoriale ne avevamo<br />

parlato nelle settimane precedenti con il<br />

direttore generale, dott. Blandini, facendo<br />

l’elenco di tutte le iniziative che si potevano<br />

intraprendere per raggiungere questo<br />

obiettivo. Riduzione del formato, incontro<br />

con la direzione delle Poste per possibili<br />

agevolazioni, visto che quella della<br />

spedizione è la spesa più alta del bilancio<br />

della nostra rivista, razionalizzazione delle<br />

spese grafiche e tipografiche, ricerca di<br />

sponsor, riduzione delle uscite di Vivaverdi<br />

da bimestrale a trimestrale.<br />

Quest’ultima era da parte nostra l’eventualità<br />

meno auspicabile, per tanti e chiari<br />

motivi che più avanti spiegheremo, e che<br />

quindi reputavamo dovesse essere l’ultima<br />

delle azioni da intraprendere. La riduzione<br />

delle uscite è stata invece votata, con<br />

il voto contrario del sottoscritto e l’astensione<br />

di Antonella Bolelli-Ferrera, senza<br />

che ci fosse una preventiva discussione,<br />

credo per stanchezza di tutti, anche mia<br />

che sono l’unico del comitato editoriale ad<br />

essere membro dell’Assemblea.<br />

Pochi minuti dopo questa votazione ho,<br />

però, recuperato e riproposto il tema interrompendo<br />

la discussione già in corso<br />

sul successivo argomento all’ordine del<br />

giorno e ho capito che molti degli stessi<br />

membri che avevano votato quella diminuzione<br />

alla circolazione di Vivaverdi erano<br />

già perplessi su una decisione che penso<br />

di poter definire autolesionistica.<br />

Avevamo già attuato, nell’ultimo numero,<br />

la riduzione del formato e delle spese<br />

di tipografia e grafica. Pensavamo, così,<br />

di dover aspettare il risultato degli incontri<br />

con le Poste o con i possibili sponsor<br />

prima di prendere qualunque altra decisione,<br />

ma evidentemente non c’è stata<br />

possibilità di chiarire adeguatamente ai<br />

membri dell’Assemblea il nocciolo del<br />

problema.<br />

Un nocciolo che, come iscritto a cinque<br />

sezione dell’azienda, come componente<br />

dell’Assemblea per la sezione Olaf e come<br />

militante da cinquant’anni del mondo dei<br />

media, ho individuate, in sintonia con i<br />

colleghi del comitato editoriale, proprio<br />

nella mancanza di una adeguata comunicazione<br />

della <strong>Siae</strong> con l’esterno.<br />

Ma come? Siamo un’azienda assediata, che<br />

non riesce a chiarire con l’esterno i sacrosanti<br />

diritti di chi produce opere di inge-<br />

45<br />

VIVAVERDI<br />

gno e la prima cosa che facciamo è quella<br />

di diminuire la circolazione della nostra<br />

rivista, che non è solo l’unico mezzo di informazione<br />

sulla vita e sulle esigenze della<br />

<strong>Siae</strong>, ma anche l’unica rivista di cultura<br />

musicale, cinematografica, letteraria, televisiva,<br />

teatrale, e di arti grafiche e figurative<br />

che affronta con un tono elevato il<br />

racconto di questo mondo.<br />

Oltretutto la difesa della cultura, al di là di<br />

qualunque interesse, è la risorsa indiscutibile<br />

che giustifica la nostra stessa esistenza<br />

come Società Autori ed Editori.<br />

Siamo infatti un’associazione che, semmai,<br />

avrebbe bisogno di un incremento<br />

più consistente, di investimenti nella<br />

comunicazione e non di una riduzione<br />

degli spazi.<br />

Ci sono tanti altri settori dove si può risparmiare<br />

o tanti altri modi di farlo, come<br />

ad esempio tentare di far uscire Vivaverdi<br />

allegato ad un quotidiano nazionale.<br />

Infine, per esperienza diretta, come piccolo<br />

editore, voglio segnalare che nel caso<br />

in cui si pensasse di mettere Vivaverdi<br />

nel web, bisognerebbe prendere atto che<br />

questa scelta presupporrebbe, attualmente,<br />

un incremento e non una riduzione di<br />

costi a causa del personale necessario ad<br />

una simile operazione.<br />

Ridurre ora le uscite di Vivaverdi, insomma,<br />

significherebbe trasmettere un segnale<br />

di precarietà, non di buona salute<br />

dell’azienda.<br />

I media già ci ignorano o ci indicano incorrettamente<br />

come sfruttatori dei giovani<br />

clienti del nostro prodotto. Vi sembra<br />

opportuno, chiedo allora alla base associativa,<br />

rinunciare anche solo a due numeri<br />

in più all’anno dell’unica pubblicazione<br />

che spiega il nostro mondo, i nostri<br />

problemi e racconta parte della storia della<br />

cultura italiana con una tiratura, ogni<br />

numero, di centomila lettori di partenza?<br />

g.mina@giannimina.it


VIVAVERDI<br />

46<br />

musica<br />

INTERVISTA A FABRIZIO DE ROSSI RE<br />

TRA JAZZ E TRADIZIONE<br />

di Cristina Wysocki<br />

Mio padre, avvocato, era anche un pianista<br />

di jazz. Stimolato da lui come jazzista,<br />

sono molto legato all’improvvisazione,<br />

a una artigianalità di famiglia un<br />

po’ spicciola, su cui però si è innestato<br />

il fattore tecnico, dato dal conservatorio:<br />

le due strade hanno una forza viva,<br />

che mi serve a realizzare quello che più<br />

mi interessa. La pratica artigianale legata<br />

all’improvvisazione e la scrittura<br />

fatta di nozioni tecniche, di strutture,<br />

di forma, mi hanno messo nelle condizioni<br />

di crearmi una strada originale,<br />

che può essere bella, può piacere o no,<br />

ma essere comunque personale, per cui<br />

scrivo sempre più spesso musica che è<br />

vicina a quella che improvviso. Ho dei<br />

grandi predecessori sotto quest’aspetto,<br />

a partire da Chopin, la cui musica è<br />

tutta una trascrizione delle sue improvvisazioni,<br />

strutturate poi in un tema e<br />

uno sviluppo, o anche Debussy, in grado<br />

di improvvisare tranquillamente per<br />

ore. Compositori che hanno un certo<br />

spirito jazzistico. La scrittura musicale,<br />

da metà dell’800 in poi, ha fatto un po’<br />

da padrona, con una scuola intimamente<br />

legata alla partitura, mentre in tutti i secoli<br />

precedenti la pratica improvvisati-<br />

Ha scritto lavori cameristici e opere radiofoniche, teatro musicale e colonne<br />

sonore di scena. Più che di ricerca, nel caso di Fabrizio De Rossi Re, bisogna<br />

parlare della realizzazione effettiva di uno stile personalissimo, di una sintesi<br />

che innesta il jazz sulla tradizione, l’improvvisazione sulla notazione in<br />

partitura, il teatro antico su un teatro dinamico, ‘performativo’. Un talento<br />

multiforme che si esprime in tante diverse proposte concrete per il futuro della<br />

composizione musicale.<br />

va era fondamentale. Tutto ciò mi ha<br />

aiutato anche per il teatro musicale. Più<br />

che a un teatro museale come si usa fare,<br />

cioè l’opera con tutti gli orpelli tipici,<br />

come i cantanti e l’orchestra, credo<br />

in un teatro che fa paradossalmente riferimento<br />

al teatro più antico. Nelle partiture<br />

della scuola napoletana, Leo, Jommelli,<br />

Paisiello, c’erano degli spazi immensi<br />

per l’improvvisazione e per l’armonizzazione<br />

al basso continuo. Io ho<br />

adottato questa pratica in tutto il mio<br />

teatro abbastanza recente, dal 2002 in<br />

poi, sempre con musicisti dentro alla<br />

scena, proprio per permettere questo<br />

spirito performativo.<br />

Lei dimostra un certo interesse per i<br />

timbri degli strumenti a fiato, un timbro<br />

che si collega alla voce, quindi alla<br />

vocalità e al teatro…<br />

Il filo rosso è assolutamente giusto. Vi-<br />

sta la mia formazione di base jazzistica,<br />

il suono dello strumento a fiato è una<br />

componente importante della mia logica<br />

musicale. Nel jazz l’uso della voce<br />

è abbastanza strumentale e le grandi<br />

cantanti, come Ella Fitzgerald, hanno<br />

una duttilità grandissima, piegano anche<br />

una canzone semplice a una drammaturgia.<br />

Questo, per me, è già teatro<br />

puro. Sono un musicista che si muove<br />

nelle pieghe di un mondo che offre una<br />

tavolozza estremamente ricca. Il teatro<br />

è un passo immediatamente successivo,<br />

perché un teatro che funziona, oggi,<br />

ha bisogno di uno spirito performativo.<br />

Abbiamo tali e tanti monumenti<br />

nel teatro musicale passato, lavori scritti<br />

straordinariamente bene, che hanno<br />

un po’ esaurito il genere…Oggi è assolutamente<br />

necessario trovare un’altra<br />

strada, fatta di una mescolanza di lin-


guaggi. Le mie opere sono piene di suggestioni<br />

varie, possono esserci improvvisi<br />

tanghi, poi situazioni astrattissime,<br />

poi magari una canzone…tutto questo<br />

richiede però una particolare scelta degli<br />

interpreti. Ho lavorato splendidamente<br />

con Paola Cortellesi, un’attrice<br />

che gioca tutto sulle voci, sulle imitazioni,<br />

sui suoni, per Musica senza cuore,<br />

tratta dal libro Cuore di Edmondo de<br />

Amicis, su libretto di Francesca Angeli,<br />

dove lei faceva tutti i personaggi con<br />

le varie voci: la maestra, l’insegnante, il<br />

bimbo, tutte al femminile. Il teatro andrebbe<br />

proprio creato in questa dimensione,<br />

sfruttando le attitudini particolari,<br />

improvvisando in un certo modo,<br />

prendendo questo dato e immettendolo<br />

all’interno del discorso di<br />

un’opera.<br />

Parliamo anche dell’interesse e dell’intervento<br />

sui testi da musicare, testi tradizionali<br />

che vengono rimanipolati…<br />

Anzi trasgressivamente trasformati…<br />

Una delle esperienze per me più interessanti<br />

è stata un’opera radiofonica,<br />

Terranera, tratta da un libro splendido,<br />

Esercizi di Tiptologia di Valerio Magrelli,<br />

e commissionata da Rai Radiotre. In<br />

quell’occasione mi sono veramente reso<br />

conto del peso del testo: quando scrive<br />

un’opera, il compositore cambia, taglia,<br />

sposta, toglie l’aggettivo…poi in<br />

scena il canto fa funzionare tutto. Pensavo<br />

che il testo dovesse essere schiavo<br />

della musica, che non solo è un valore<br />

aggiunto, ma anzi può aprire un mondo.<br />

Ma dal testo di Magrelli non ho tolto<br />

una virgola, c’era un flusso di suono<br />

poetico assolutamente musicale!<br />

Un linguaggio musicale e una ricerca<br />

espressiva che si stanno indirizzando<br />

verso…<br />

Anche se oggi è una parola abusata, parlerei<br />

di contaminazione…può voler dire<br />

tutto o niente, ma è difficilissimo rispondere<br />

bene se non con delle frasi<br />

fatte. Al di là della mia formazione jazzistica<br />

sono sempre stato molto legato<br />

alla musica barocca, con uno strano innesto<br />

delle due forme. Sento di essere<br />

alla ricerca di questa fusione tra musica<br />

estremamente tradizionale, con<br />

idee che invece siano estremamente<br />

trasgressive, riuscendo a mettere l’uno<br />

dentro l’altro con consequenzialità,<br />

senza giustapporli ma creando quasi<br />

dei linguaggi paralleli tra uno e l’altro:<br />

questo per me è un vero divertimento!<br />

Così mi trovo a scrivere pezzi che ab-<br />

biano anche una dimensione ludica,<br />

con una voglia di fare al di là delle convenzioni,<br />

anche dal punto di vista della<br />

ricerca musicale.<br />

Come viene accolta la musica “seria” attuale<br />

da parte delle istituzioni?<br />

All’estero c’è una vitalità che purtroppo<br />

noi non abbiamo. Non è tanto il solo<br />

fatto economico, è anche una mentalità.<br />

Ho scritto sempre con grandissimo<br />

piacere musica per i documenta-


i, sceneggiati, serial tv: anche questo<br />

significa esistere nella musica. Ma volendo<br />

incontrare qualche direttore artistico<br />

era un settore un po’ da nascondere,<br />

cosa che ho riscontrato solo nel<br />

nostro Paese. In Inghilterra o in America,<br />

soprattutto, un compositore può<br />

da una parte scrivere la musica per lo<br />

spot pubblicitario e dall’altra un’opera<br />

per la Carnegie Hall, perché è un musicista!<br />

Qui invece no. Perché questa schizofrenia<br />

dei due mondi? Spero che le<br />

cose in Italia stiano cambiando e non ci<br />

sia più l’idea del musicista con la M maiuscola,<br />

che compone solo cose di un<br />

certo tipo, e poi c’è la musica di serie a,<br />

b, c, d…Secondo me tutto parte dalla<br />

formazione musicale che abbiamo in<br />

Italia, il problema è sempre lì. Il pubblico<br />

americano o inglese, anche di generazioni<br />

diverse, è abituato a mettere<br />

sullo stesso piano Schönberg e Ray<br />

Charles o Stravinskij e Frank Zappa. Qui<br />

abbiamo invece un pubblico falsamente<br />

indirizzato a pensare che ci sia la musica<br />

seria, quella leggera, eccetera. Ecco<br />

perché poi abbiamo dei vuoti impressionanti,<br />

un enorme distacco dal<br />

pubblico.<br />

Solopiano, l’ultima fatica, fatto di memoria,<br />

di immaginazione…<br />

E’ una composizione particolarissima,<br />

nata in uno studio di registrazione. Ho<br />

suonato per due ore di fila… ne è stato<br />

tratto un montaggio stranissimo in 10-<br />

11 pezzi, dando una forma a una serie di<br />

In poche righe...<br />

Fabrizio De Rossi Re è nato il primo agosto<br />

1960 a Roma. Si è diplomato al conservatorio<br />

di Santa Cecilia ma nella sua formazione sono<br />

stati importanti anche gli incontri con Sylvano<br />

Bussotti, Salvatore Sciarrino e Luciano Berio.<br />

Iscritto alla <strong>Siae</strong> dal 1979, attualmente insegna<br />

Elementi di composizione per didattica della<br />

musica presso il Conservatorio Giovan Battista<br />

Pergolesi di Fermo. Nella sua copiosa produzione<br />

(che comprende collaborazioni illustri<br />

con il Teatro dell’Opera di Roma, l’Accademia<br />

Filarmonica Romana e l’Accademia Nazionale<br />

S.Cecilia) si segnalano opere di teatro musicale<br />

come Biancaneve ovvero il perfido candore,<br />

su libretto proprio (1993), Cesare Lombroso o<br />

il corpo come principio morale, su libretto di<br />

Adriano Vianello (2001), Musica senza cuore,<br />

azione musicale grottesca liberamente tratta<br />

dal libro Cuore su libretto di Francesca Angeli<br />

con Paola Cortellesi, rappresentata a Roma nel<br />

2003, le opere radiofoniche Terranera (radiofilm<br />

su testo di Valerio Magrelli prodotto dalla<br />

Rai per la regia di Giorgio Pressburger, 1994)<br />

e Orti di guerra (striscia quotidiana di musica<br />

e poesia su testi di Edoardo Albinati, prodotta<br />

da Rai RadioTre, 1995) e la musica scritta per<br />

la danza, L’ombra dentro la pietra (gruppo Entr’acte<br />

- produzione di Roma Europa Festival<br />

1996 e del Teatro Hebbel di Berlino 1997). Ha<br />

scritto ed interpretato le musiche di scena per<br />

lo spettacolo Elettrotauri, su testo di Luis Gabriel<br />

Santiago (Spoleto, 2004).<br />

Paola Cortellesi in Musica senza cuore, azione musicale<br />

grottesca per attrice, voce femminile, flauto, pianoforte,<br />

tastiera ed elettronica del compositore Fabrizio De Rossi<br />

Re, liberamente tratta dal Cuore di Edmondo De Amicis su<br />

libretto di Francesca Angeli. Festival I Concerti nel Parco,<br />

Estate 2003<br />

improvvisazioni che spesso erano una<br />

dentro all’altra. Mentre suono il pianoforte<br />

faccio riferimento a canti popolari<br />

tratti da un libro dell’ etnomusicologo<br />

Roberto Leydi: tanti canti siciliani,<br />

come quelli delle tonnare, o del carrettiere,<br />

canti per issare le vele, frammenti<br />

di canto, che ho messo dentro a questo<br />

viaggio del solopiano che gioca un po’<br />

sugli estremi opposti. Partendo dal canto<br />

del carrettiere siciliano, che è estremamente<br />

sgraziato, tutto si trasforma<br />

piano piano in un canto quasi mozartiano.<br />

Questo gioco dello sfalsamento<br />

dei due registri crea un percorso molto<br />

incidentato, come un viaggio che ha ogni<br />

tanto delle trasgressioni, delle situazioni<br />

inattese. Ora sto scrivendo un’opera<br />

che si intitola King Kong amore mio,<br />

su libretto di Luis Gabriel Santiago su cui<br />

punto molto perché gli elementi teatrali<br />

vi si trovano inseriti tutti insieme, attori,<br />

danzatori…un tipo di teatro che è<br />

antichissimo e modernissimo allo stesso<br />

tempo. Non ci si inventa nulla, ma ci<br />

si distacca dal solito museo. Mi auguro<br />

che questo prenda sempre più piede, non<br />

solo per me, ma anche perché una generazione<br />

si apra un po’ a questo. Ho degli<br />

allievi al conservatorio che sono molto<br />

orientati verso composizioni in cui c’è il<br />

musical, poi addirittura la canzone, o<br />

l’aria finto-ottocentesca, segno che c’è<br />

una necessità in questo senso, una sorta<br />

di lettura della storia ormai sedimentata<br />

che bisogna ritirare fuori per creare<br />

cose nuove, altrimenti saremo sempre<br />

legati a stilemi che anche per i grandi<br />

musicisti sono senza via d’uscita. Si dice<br />

che il teatro è in crisi, specialmente<br />

oggi che non ci sono fondi da nessuna<br />

parte, ma finché il teatro resta quello che<br />

era per Donizetti, è normale che non ci<br />

sia più niente da dire, anche con opere<br />

splendide, scritte benissimo, con un libretto<br />

straordinario, che però rimane lì,<br />

è un qualcosa che è fuori dalla vita di oggi.<br />

E non è certamente il momento di gettare<br />

l’ancora.


editoria<br />

DIGITALE<br />

LIBRO VIRTUALE,<br />

ECOLOGIA DIGITALE<br />

di Alberto Ferrigolo<br />

Dalla carta al web, dal reale al virtuale.<br />

Il libro, per come l’abbiamo conosciuto<br />

finora, passa la mano alla nuova realtà<br />

e ai nuovi “supporti” tecnologici.<br />

Così, dopo teorie e infiniti dibattiti sul-<br />

Nel mondo dell’editoria arriva un altro protagonista, il libro virtuale, ossia quel<br />

volume che vive e si acquista solo online. Un centinaio di pagine scaricabili da<br />

Internet e leggibili esclusivamente sullo schermo ma con la remota possibilità<br />

di stamparle o di richiederle anche in formato libro tradizionale. È il caso di<br />

Noi, robot di Diego Pierini, pubblicato dalla Cooper editore, che abbatte<br />

pesantemente i costi industriali e ha anche il vantaggio di poter essere<br />

aggiornato progressivamente, tenendo conto dei blog e del dialogo in rete.<br />

l’argomento – la libreria online di Amazon,<br />

la piattaforma Kindle, l’iPhone, il<br />

nuovo iPad di Apple, il Pc… – arriva finalmente<br />

in Italia (dove? non in libreria…)<br />

il primo libro virtuale. Niente<br />

carta, solo online. Uscito a metà marzo,<br />

per i tipi della Cooper editore, piccolo<br />

marchio di qualità dell’editrice romana<br />

Banda Larga, s’intitola Noi, robot, e<br />

l’argomento di cui tratta non poteva esser<br />

più in sintonia di così con la sua materiale<br />

sperimentazione. Interrogativo<br />

di fondo: “Un giorno le macchine saranno<br />

umane?” Domanda da un milione<br />

di dollari, per un pamphlet che indaga<br />

l’individuo artificiale tra scienza e<br />

fantascienza, ma anche storia, filosofia,<br />

tecnologia, cibernetica e neuroscienze,<br />

immaginazione allo stato puro, in un<br />

mix di discipline & saperi. Scritto, per<br />

altro, da un giovane posato quanto ta-<br />

49<br />

lentuoso autore – Diego Pierini, trent’anni,<br />

precoce e coriaceo collezionatore<br />

di titoli accademici, due lauree, una<br />

terza in gestazione, appassionato cinefilo<br />

ma non solo, culturalmente onnivoro<br />

e anche autore televisivo d’un programma<br />

cult come Parla con me di Serena<br />

Dandini su Raitre –, che ha accettato,<br />

soi malgré, di fare da cavia rinunciando<br />

al piacere tattile, visivo e al fascino<br />

narcisista che ha il libro “di carta”<br />

per uno scrittore. Tanto più se alla<br />

sua opera prima. Noi, robot è solo online.<br />

Vive in una terza dimensione, quasi<br />

un ologramma. Non ha visibilità in<br />

questo mondo ma solo in quello web.<br />

Immateriale. Totalmente ed esclusivamente<br />

leggibile su schermo, acquistabile<br />

e scaricabile da Internet. Meglio,<br />

dal sito della casa editrice (www.coopereditore.it)<br />

o da quello di Lampi di<br />

VIVAVERDI


stampa (www.lampidistampa.it) primo<br />

editore italiano di print on demand.<br />

Stampa su richiesta.<br />

Qui, dunque, non parleremo di contenuti<br />

(il lento, inarrestabile, forse tragico<br />

e sorprendente reciproco avvicinamento<br />

tra uomini e robot…) – con presumibile<br />

disappunto dell’autore –, bensì<br />

parleremo solo di “contenitore”, perché<br />

mai come in questo caso è vero e<br />

tangibile il sillogismo di McLuhan che<br />

“il medium è il messaggio”. In sé Noi,<br />

robot è un libro del genere “pilota”, destinato<br />

a inaugurare una nuova frontiere<br />

dell’editoria italiana. Un titolo che<br />

precorre i tempi, perché nelle intenzioni<br />

del suo editore “è destinato a prefigurare<br />

la possibile nascita di una collana<br />

tutta e-book” spiega Emanuele Bevilacqua,<br />

socio di maggioranza di Cooper.<br />

Di fatto, in Italia qualcosa di simile<br />

non esiste. I principali editori producono,<br />

per lo più, ancora libri “tradi-<br />

zionali” su carta, che poi mettono in<br />

vendita anche attraverso i rispettivi siti.<br />

Ciò che, di fatto, li rende per lo più<br />

“negozi online”. E mentre i colossi editoriali<br />

appaiono guardinghi nello sfruttare<br />

le possibilità online offerte da una<br />

library come Amazon.com, più disinvolto<br />

è l’approccio dei piccoli editori, i<br />

cui “numeri” – tirature, distribuzione,<br />

vendite - restano tutto sommato sempre<br />

piuttosto contenuti: “Mettere il nostro<br />

catalogo in Internet – spiega Bevilacqua<br />

– ci aiuta ad allargare il bacino di<br />

utenza del marchio, contribuisce a farlo<br />

conoscere e a realizzare in termini<br />

economici e pubblicitari qualcosa in più<br />

rispetto alla libreria, essendo ormai lo<br />

strumento telematico decisamente in<br />

espansione, soprattutto tra una fascia<br />

di pubblico medio-alta che legge e fa<br />

pure acquisti online”.<br />

E veniamo ora agli aspetti più prettamente<br />

pratici di un libro solo online.<br />

Diego Pierini, scrittore e autore televisivo. La sua<br />

opera prima Noi Robot è solo on-line. E’ possibile<br />

scaricarla dal sito www.coopereditore.it<br />

Tecnicamente Noi, robot si scarica in<br />

pdf dal sito di Cooper editore o da Amazon.com<br />

al costo di 1,90 euro, prezzo<br />

davvero basso o ridotto all’essenziale<br />

perché si tratta di un prodotto immateriale:<br />

oltre ai contenuti, al lavoro dell’autore<br />

e all’impaginazione, l’apporto<br />

d’un grafico, non c’è null’altro. Niente<br />

carta, niente stampa, niente rilegatura,<br />

nessuna distribuzione. Tolto tutto ciò,<br />

il prezzo di copertina inevitabilmente<br />

s’abbatte da sé. Ma possibile che un libro<br />

possa costare così poco? E come si<br />

calcolano i diritti? Rispettati oppure no?<br />

Bevilacqua non si sottrae all’interrogativo,<br />

e con matita e taccuino alla mano<br />

fa con noi un po’ di conti: “Quando offro<br />

a un autore il 10% sul prezzo di copertina,<br />

in realtà gli sto proponendo circa<br />

il 25% dei miei ricavi” calcola Bevilacqua.<br />

“Questo perché circa il 60% del<br />

prezzo al pubblico va alla distribuzione<br />

e non all’editore. Se un libro costa 10<br />

euro, a me editore vanno 4 euro per ogni<br />

copia venduta mentre all’autore un euro”.<br />

E su 1,90 euro? “Su 1,90 euro, il<br />

dieci per cento è il dieci per cento... cioè<br />

19 centesimi…”.<br />

“La verità – dice Bevilacqua – è che<br />

adesso si apre un interessante dibattito<br />

che nessuno ha ancora affrontato:<br />

quello di ridisegnare le regole del gioco<br />

dell’editoria italiana. Ci saranno, già<br />

ci sono, più opportunità per l’autore,<br />

che può diventare un editore in proprio<br />

con un maggiore controllo sul distribuito<br />

e sul venduto”. In che senso? “A<br />

parte il bollino <strong>Siae</strong>, che sui grandi numeri<br />

di tiratura è e resta garanzia di certificazione<br />

per l’autore sulle copie effettivamente<br />

distribuite e vendute, in<br />

verità ciascun editore potrebbe dichia-


Emanuele Bevilacqua, scrittore, docente<br />

universitario e fondatore della Cooper edizioni.<br />

Attualmente è docente di Marketing dei media presso<br />

la facoltà di Scienze della Comunicazione di Lugano<br />

rare quel che gli pare, e non sono infrequenti<br />

infatti i contenziosi…, ma con<br />

il download la certificazione è precisa<br />

quanto immediata: tanti click, tante copie<br />

scaricate, tante copie vendute, tante<br />

copie effettivamente pagate”. Più certezza<br />

dei diritti…? “In cosa consiste il<br />

mestiere dell’editore?” si chiede Bevilacqua.<br />

“Nello scegliere i libri, definire<br />

il packaging, decidere il prezzo,<br />

istruire il canale di distribuzione e, dimenticavo,<br />

fare l’editing del libro, cioè<br />

suggerire modalità di scrittura, consigliare<br />

tagli, aggiunte, ecc… Con l’e-book<br />

ci sono i costi della creatività, fino<br />

all’impaginato, mentre spariscono del<br />

tutto i costi industriali”.<br />

Quindi il lettore scarica dal sito della<br />

casa editrice il suo libro e poi lo può leggere<br />

come un qualsiasi documento sul<br />

Pc oppure su Kindle, l’iPad, etc. Però,<br />

se lo vuole, lo può anche stampare con<br />

la sua stampante casalinga, ma dovrà<br />

mettere in conto il costo della risma di<br />

carta in formato A4, l’inchiostro delle<br />

cartucce. Oppure può averlo in formato<br />

libro tradizionale con copertina e al<br />

costo di 15 euro ordinandolo attraverso<br />

il sito Lampidistampa.it, che opera<br />

però in maniera indipendente dalla casa<br />

editrice d’origine del prodotto, cioè<br />

Cooper.<br />

“Per un libro più complesso – spiega<br />

Elena Giacchino, responsabile dell’ufficio<br />

stampa Cooper – con iconografie,<br />

ecc, sarebbe certamente più difficile poterselo<br />

stampare da sé, per tutti i costi<br />

conseguenti, fogli, cartucce del colore…<br />

Ma l’idea che sta alla base di questo nostro<br />

progetto è quella di sfruttare i nuovi<br />

sistemi di lettura come Kindle o l’iPad<br />

che considerano la stampa un passaggio<br />

superato”.<br />

In poche righe...<br />

Classe ’53, Emanuele Bevilacqua – cultore della<br />

Beat Generation – è giornalista e manager<br />

editoriale. Ha lavorato alla Curcio editore, al<br />

Gruppo Benetton, spostando la rivista Colors<br />

da New York in Italia, al Gruppo Espresso, Einaudi<br />

Stile Libero. Ha contribuito alla progettazione<br />

e al successo di numerosi periodici come<br />

National Geographic, Darwin, Limes, MicroMega.<br />

È amministratore delegato del settimanale<br />

Internazionale ed editore in proprio con<br />

l’editrice Cooper-Banda Larga, che dal 2005<br />

offre una produzione fortemente caratterizzata<br />

dalla grande attenzione per i temi della geopolitica<br />

e della cultura americana, di tanto in<br />

tanto contaminati da brevi incursioni nella narrativa<br />

di qualità.<br />

51<br />

Non è tutto. Noi, robot sarà anche il primo<br />

libro work in progress. Diego Pierini<br />

avrà la possibilità di aggiornare il<br />

suo lavoro continuamente, consegnando<br />

all’editore le nuove versioni di<br />

passi e capitoli, aggiungendone di nuovi<br />

o togliendone altri che ritiene superati,<br />

rinverdendo bibliografia e note.<br />

“È un libro che procede di pari passo<br />

con l’innovazione tecnologica – aggiunge<br />

la Giacchino –, editoria X.0”.<br />

Cioè, possibilità editoriali infinite o<br />

all’ennesima potenza per qualsiasi<br />

piattaforma digitale. E l’autore che dice?<br />

A parte l’ovvia soddisfazione, anche<br />

nel far da “cavia”, Diego Pierini introduce<br />

un’ulteriore nota di riflessione:<br />

“Grazie al compendio del blog e degli<br />

aggiornamenti, l’opportunità è poter<br />

sviluppare teorie e argomentazioni<br />

a partire da commenti, critiche, confronto<br />

con l’esterno, i lettori: viene a<br />

cadere anche la sostanziale autoreferenzialità<br />

dello scritto classico, in cui<br />

il processo di analisi e controargomentazione<br />

è comunque appannaggio<br />

solo dell’autore. Il libro diviene quindi<br />

una sorta di scintilla per la creazione di<br />

una teoria più vasta generata dal dialogo<br />

in Rete: supponendo la partecipazione<br />

al dibattito, il testo risulterà frutto<br />

di contributi innumerevoli. E poi, in<br />

ogni caso – conclude Pierini – il cartaceo<br />

non rimane escluso dal novero delle<br />

possibilità. Acquistare il libro in formato<br />

tradizionale, su carta, si può sempre,<br />

attraverso il sistema on demand,<br />

che ha un suo senso non soltanto in termini<br />

di costi e distribuzione, ma anche<br />

sul piano degli sprechi, perché la carta<br />

è sempre più un bene prezioso”. Ecologia,<br />

nel corpo e nella mente. Per editoria<br />

e autori un test importante.<br />

VIVAVERDI


VIVAVERDI<br />

52<br />

teatro<br />

INTERVISTA A ELEONORA DANCO<br />

ME VOJO SARVA’!<br />

di Linda Brunetta<br />

Qual è stato il percorso che l’ha portata alla<br />

scrittura per il teatro?<br />

A scuola ho fatto un corso di teatro e mi<br />

piaceva moltissimo, sebbene tutti gli spettacoli<br />

che avevo occasione di vedere non<br />

mi piacevano. Poi sono andata a vedere la<br />

Carmen di Peter Brook in francese, non<br />

capivo, ma capivo tutto: i personaggi sembrava<br />

volassero. Ho scoperto che quello<br />

era il teatro che avrei voluto fare: universale.<br />

Ho iniziato a fare l’attrice per il cinema<br />

e la televisione, ma non mi bastava.<br />

Avevo un mio modo di vedere le cose. Facendo<br />

la scuola di Proietti nell’85 avevo<br />

scritto un testo per due donne che si perdevano<br />

in un supermercato e riempivano<br />

i carrelli di cose inutili. Poi ho scritto<br />

Ragazze al muro, la cui protagonista è una<br />

ragazza-adulta che non riesce ad uscire<br />

dall’adolescenza, che non ha coscienza di<br />

sé, non si rende conto della sua condizione,<br />

ma semplicemente la vive. Nel<br />

quartiere la chiamano il “10 di denari”,<br />

cioè la matta. Ho interpretato questo testo<br />

insieme ad una ragazzetta di San Lorenzo,<br />

che non aveva mai recitato, in un<br />

locale sotto casa mia ed è stato un successo<br />

che non avrei mai immaginato, tanto<br />

che l’ho portato in giro a lungo per tut-<br />

“Vorei prende ‘e sembianze de ‘n uccello...un giorno solo...du’ minuti, aprì l’alette<br />

e annamene lontano...me vojo sarvà, me vojo sarvà!” . Ho conosciuto Eleonora<br />

Danco quando, alla Tv delle Ragazze, interpretava il ruolo comico della perenne<br />

“provinante” ogni volta respinta per palese incapacità. Oggi con il suo corpo<br />

efebico, adolescenziale e il sorriso disarmante da bambina, è sempre “una<br />

ragazza al muro”, una ragazza arrabbiata che racconta la condizione umana<br />

degli invisibili e degli emarginati, con un originale senso dell’umorismo.<br />

ta Italia. La prima recensione fu di Nico<br />

Garrone, a cui devo molto.<br />

E infatti ha scritto: “Scatenata energia,<br />

profonda palpabile disperazione, contagiosa<br />

euforia, un raro e mai comune senso<br />

dell’umorismo”. Perché utilizzare lo<br />

slang romano?<br />

In quel periodo vivevo a San Lorenzo, dove<br />

passavo ore da una fruttivendola. Ascoltandola<br />

ho assorbito naturalmente il dialetto<br />

romano. Io sono di Terracina e credo<br />

che non essere nata in una città possa<br />

aiutarti a capire meglio una lingua, a cogliere<br />

dall’esterno le sfumature e i comportamenti.<br />

Il dialetto romano ha un’arroganza<br />

poetica, non ha mediazioni, è poetico<br />

nel senso che è infantile, se lo usi in<br />

questo modo, non legato alla battuta.<br />

Il successo ha costituito la spinta per continuare<br />

a scrivere?<br />

Eleonora Danco in una scena dello spettacolo<br />

teatrale Sabbia, di cui è autrice ed interprete<br />

Al contrario, mi sono fermata e per un lungo<br />

periodo molto intenso dal punto di vista<br />

della vita vissuta, ho fatto solo piccoli<br />

lavori, anche la comparsa. Quando finalmente<br />

ho ripreso a scrivere, non mi sono<br />

fermata più. Ho scritto un atto unico in italiano<br />

Nessuno ci guarda, dove il personaggio<br />

ha invece una coscienza: entra ed<br />

esce dall’infanzia, mette in discussione<br />

tutto, non riesce ad uscire di casa, perché<br />

ogni volta c’è un ricordo che la riporta indietro.<br />

E’ stato scrivendo questo testo che<br />

ho cominciato ad ispirarmi alla pittura di<br />

Jackson Pollock, una pittura in apparenza<br />

casuale, scarabocchi infantili all’apparenza,<br />

ma io ci vedo un percorso ossessivo,<br />

matematico. Un suo quadro mi sembrava<br />

cervello schizzato su una parete. Secondo<br />

me l’essere umano è apparente casualità<br />

in una coazione a ripetere: entrare e usci-


In poche righe...<br />

Attrice per Moretti, Bellocchio, Scola, Muccino, Avati, nel 1998 debutta con il suo primo spettacolo Ragazze<br />

al muro. Inizia una collaborazione con il regista napoletano Mario Martone per cui scrive Mignotta<br />

’56. Nel 1999 su commissione dello Stabile di Parma scrive Bocconi amari. Nel 2000 vince il festival<br />

di Casalbuttano sulla nuova drammaturgia con il monologo Nessuno ci guarda ispirato alla pittura di<br />

Jackson Pollock. Per Radio Rai Tre realizza il documentario Il vuoto e il monologo Non parlo di me.<br />

Nel 2005 scrive, dirige ed interpreta Me vojo sarvà al Teatro Piccolo Jovinelli di Roma. Nel 2007 debutta<br />

al Teatro Palladium di Roma con Sabbia, per la rassegna Garofano Verde, e al Piccolo Eliseo con<br />

il monologo La giornata infinita. Per 4 settimane è al Teatro India con Ero purissima, titolo del libro che<br />

ha pubblicato per Minimum Fax. Sta ultimando la lavorazione del documentario Il collo e la collana da<br />

lei scritto e diretto e la serie di corti Centocretine. In maggio è andata in onda su Sat2000 una monografia<br />

sul suo lavoro. Il giudizio della critica sul lavoro di Eleonora Danco è unanime: “Un vero talento, i<br />

suoi monologhi fanno ridere e fanno male, sono crudi e struggenti…”, scrive Marco Lodoli. “Le sue parole<br />

sono getti di colore, getti umani, sofferti e vitali”, secondo Mario Martone. “E’ un fenomeno di culto,<br />

come scrittrice e interprete di testi corsari…Bravissima” , per Rodolfo di Giammarco, che l’ha sempre<br />

sostenuta e incoraggiata. Noi ci auguriamo, come Renato Nicolini, di vedere i suoi spettacoli anche<br />

nei musei d’arte contemporanea.<br />

re da se stessi.<br />

Negli spettacoli l’uso del corpo è così importante<br />

ed estremo che potrebbero essere<br />

definiti performance artistiche?<br />

Uso molto il mio corpo, ma il mio tipo di<br />

scrittura è classico, non è scrittura scenica,<br />

non uso il corpo improvvisando e trovando<br />

così il testo. Prima scelgo la condizione<br />

che voglio rappresentare, poi scrivo<br />

il testo, che deve avere una sua architettura.<br />

Scavo nei personaggi per farli arrivare<br />

in modo diretto, senza dover spiegare, né<br />

fare morali, con l’aiuto del suono, del ritmo.<br />

Sono molto rigorosa, tolgo tutto quello<br />

che non mi sembra necessario per arrivare<br />

ad un’essenza, una verità. Devo prima<br />

convincere me stessa, il mio primo<br />

spettatore, poi lavoro sul corpo durante le<br />

prove. Anche se i miei spettacoli sembrano<br />

in apparenza casuali, sono molto costruiti,<br />

non cambio mai niente, i movimenti<br />

sono come delle coreografie. In<br />

Nessuno ci guarda volevo usare il corpo<br />

come colore. Le luci sono molto importanti<br />

nel mio lavoro. Per me la luce rappresenta<br />

l’inconscio, è come un altro personaggio,<br />

come la musica, che ha sempre<br />

montato per me Marco Tecce, utilizzando<br />

musiche già esistenti.<br />

L’impressione è che le emozioni vengano<br />

vissute con l’intensità di una trance,<br />

è vero?<br />

É una trance lucida. In scena io controllo<br />

tutto, vedo tutto, ma secondo me non si<br />

deve mai spegnere l’ispirazione, anche<br />

quando scrivi devi “andare sotto botta”.<br />

C’è un testo commissionato da Martone<br />

nel 2003 per una rassegna di autori che<br />

venne molto lodato. Si può considerare<br />

Pasolini un punto di riferimento, sia per<br />

l’utilizzazione del dialetto che per l’umanità<br />

periferica, disperata ma anche comica<br />

dei personaggi ?<br />

Ho visto Accattone a 25 anni e sono rimasta<br />

folgorata. Ammiro Pasolini, per il modo<br />

passionale, diretto, erotico di raccontare<br />

le cose, perché è ironico e leggero, ma<br />

anche fortemente lirico. Lo ammiro perché<br />

si è sporcato le mani con la realtà. Seguire<br />

l’esempio di Pasolini è incoraggiante,<br />

ti dà molta libertà, ma ti induce ad assumerti<br />

anche tutte le responsabilità. Per<br />

quella rassegna scelsi di ispirarmi ad un<br />

pezzo in cui attraverso due personaggi Pasolini<br />

racconta come stava cambiando la<br />

periferia. La trasformazione della periferia<br />

è un tema che mi interessa molto, spesso<br />

scrivo i miei testi dopo una serie di interviste<br />

a ragazzi che vivono nelle periferie.<br />

Non voglio giudicare se prima fosse<br />

meglio o peggio, ma mi rendo conto che<br />

oggi la felicità delle persone passa attraverso<br />

“i negozi”. Sono i nuovi punti di riferimento.<br />

Non si dice più dietro la chiesa,<br />

ma dietro la Standa, l’Upim. Su questo<br />

tema sto realizzando Centocretine, una serie<br />

di flash filmati in cui un personaggio<br />

recita all’interno di una vetrina di un negozio<br />

mentre la gente passa senza sentire<br />

quello che dice. La sua vita è la vetrina, ma<br />

lei non lo sa.<br />

È l’unica esperienza nel campo dell’audiovisivo?<br />

La mia è una scrittura visiva, per immagini<br />

e mi è venuto naturale iniziare<br />

un docu-film su mio padre che vive con<br />

una badante rumena, ispirandomi per<br />

le inquadrature alla poetica metafisica<br />

di De Chirico. È un’esplorazione sul tema<br />

della vecchiaia.<br />

Qual è la storia del libro, Ero purissima<br />

pubblicato di recente da Minimum Fax?<br />

É un testo che nel 2007 Albertazzi, direttore<br />

del Teatro di Roma, mi diede la<br />

possibilità di rappresentare al Teatro India.<br />

E’ stata per me una grande opportunità<br />

e devo ringraziare Albertazzi per aver<br />

creduto nella mia scrittura. Nel libro non<br />

c’è Scroscio rappresentato all’Ambra Jovinelli,<br />

in cui una donna questa volta borghese<br />

ottusa e anche violenta invischiata<br />

in un enorme barattolo di crema, né<br />

Sabbia un monologo sull’omosessualità,<br />

commissionato da Rodolfo Di Giammarco,<br />

in cui non volevo partire dall’accettazione<br />

della diversità, ma affermando<br />

che siamo tutti “diversi”, parlando di<br />

chi si nasconde, chi reprime l’omosessualità.<br />

Sono flash, come disegni sulla<br />

sabbia che poi svaniscono. Il nostro rapporto<br />

con il corpo è segnato dal senso di<br />

colpa, spesso condizionato dalla religione,<br />

mentre viviamo in un mondo in cui<br />

il corpo viene continuamente esibito, soprattutto<br />

in televisione. E’ un messaggio<br />

contrassegnato dall’ipocrisia, perché non<br />

è liberatorio, è una continua allusione al<br />

sesso di cui però non si può parlare correttamente.<br />

Gli scrittori di teatro sono spesso commissionati?<br />

Ho avuto molte occasioni fortunate, ma<br />

sempre casuali. A differenza della Francia,<br />

dove i teatri pubblici sostengono i<br />

drammaturghi contemporanei, sovvenzionando<br />

sia la scrittura che la messa<br />

in scena, per gli autori italiani non<br />

c’è questa possibilità. All’inizio un artista<br />

deve lottare, rimanendo il più possibile<br />

un tiratore libero, provocare parlando<br />

dell’essere umano, mettere in discussione<br />

per far riflettere, divertire,<br />

non deve passare per forza dall’istituzione,<br />

perché l’istituzione non crea i talenti,<br />

ma deve dare loro la possibilità<br />

che questo diventi un lavoro vero, serio,<br />

non casuale. É difficilissimo far girare<br />

un testo di drammaturgia contemporanea,<br />

vendere spettacoli di scrittura<br />

contemporanea agli Stabili, senza un<br />

produttore importante alle spalle. Mario<br />

Martone ha provato a Torino l’anno<br />

scorso un cartellone di drammaturgia<br />

contemporanea. Speriamo che sia andato<br />

bene.


VIVAhanno detto<br />

a cura di Daniela Nicolai<br />

SYLVANO<br />

BUSSOTTI<br />

Nei linguaggi del<br />

suono e della musica<br />

non vedo grandi<br />

differenze. A volte la<br />

canzonetta, che viene<br />

banalmente presentata come una cosa<br />

minore, è in realtà assai più bella e riuscita<br />

di tante pretenziose opere della grande<br />

musica. Lo capì perfettamente Proust che a<br />

proposito della musica popolare disse: è la<br />

grazia e il pensiero per milioni di persone.<br />

La Repubblica, 7 aprile 2010<br />

Foto Sophie Bassouls-Sigma<br />

MOGOL<br />

L’Italia ha vissuto per<br />

anni di snobismo<br />

accademico, ora si sta<br />

scoprendo che<br />

Battisti e De André<br />

erano importanti. Il<br />

secondo errore è che si apre troppo al<br />

mondo amatoriale. Si cerca il petrolio dove<br />

non ci può essere. Una volta non c’erano le<br />

scuole, ma c’era una discografia che<br />

lavorava. Uno come Dalla, quanto ci ha<br />

messo a diventare quello che è? Oggi non è<br />

possibile. Al secondo disco, se non<br />

funziona,vai già a casa.<br />

La Repubblica, 8 aprile 2010<br />

ANNA OLIVERIO<br />

FERRARIS,<br />

PSICOLOGA<br />

La parola lascia uno<br />

spazio da riempire. La<br />

mente è libera di<br />

creare, pescando<br />

anche dalle proprie esperienze. Questo è<br />

utile soprattutto nella fase evolutiva perché<br />

sviluppa tutte le potenzialità del cervello.<br />

Quando un bimbo legge silenziosamente è<br />

più attivo che quando si dimena davanti ad<br />

un videogame.<br />

Corriere della Sera, 10 aprile 2010<br />

ROBERTO MARONI<br />

Non rinuncio mai<br />

alla musica: in aereo<br />

ho sempre l’iPod e<br />

anche in ufficio c’è<br />

sempre musica di<br />

sottofondo. Fra lo<br />

stupore dei tecnici<br />

del ministero, mi<br />

sono fatto anche installare eMule sul pc<br />

per scaricare gratis. La mia è e vuole<br />

essere una provocazione, perché credo<br />

che la soluzione non sia quella francese di<br />

tagliare il collegamento a chi scarica<br />

illegalmente canzoni. La soluzione è<br />

creare un sito protetto, sicuro e legale,<br />

dove i ragazzi possano scaricare brani i<br />

cui diritti d’autore sono garantiti<br />

dall’intervento di uno o più sponsor.<br />

Questa è la via maestra per tutelare sul<br />

serio i diritti di tutti. Altrimenti, diventa<br />

difficile convincere mio figlio di 13 anni a<br />

non prendersi la musica da internet. La<br />

situazione di oggi è come scendere in<br />

strada e trovare un banchetto con la<br />

scritta “frutta gratis”.<br />

Panorama.it, 13 aprile 2010<br />

LUCA RONCONI<br />

Il conformismo è più<br />

forte, i tempi non<br />

sono felici per il<br />

teatro, c’è<br />

disattenzione da<br />

parte del potere<br />

politico ma anche<br />

della stampa. Si danno alcune notizie,<br />

poche, e si abbandona una qualsiasi<br />

analisi, anche critica. Ma sotto la cappa<br />

dell’indifferenza istituzionale, il pubblico<br />

è numeroso e in cerca di qualità. Peccato<br />

che sia penalizzato, è un potenziale che<br />

non va fatto deperire.<br />

La Stampa, 20 aprile 2010<br />

Foto Attilio Marasco<br />

ROSSANA<br />

CARRETTO<br />

(sulla lotta alla<br />

pirateria) di certo il<br />

giovane non ama che<br />

gli si punti il dito,<br />

preferisce invece<br />

che il concetto gli<br />

venga comunicato attraverso il proprio<br />

linguaggio ed essere trattato come<br />

individuo responsabile… A mio avviso<br />

bisognerebbe potenziare sia l’aspetto<br />

didattico-formativo che il supporto che<br />

permetterà loro di inserirsi nel mondo<br />

del lavoro, creare un vero e proprio<br />

“ponte” che possa collegare l’autore di<br />

talento con l’industria dello spettacolo e<br />

delle arti in genere. E’ anche vero che<br />

oggi un certo tipo di televisione ha<br />

abituato il giovane a pensare che per fare<br />

l’artista basta avere successo in un<br />

qualche talent show. In realtà per l’arte<br />

non è cambiato nulla: per vivere di questo<br />

mestiere ci vuole, oltre che il talento,<br />

tanta gavetta e tanto sudore per non<br />

sapere, alla fine, dove si arriverà.<br />

www.siae.it, 27 aprile 2010<br />

OSCAR MAGI<br />

GIUDICE DELLA IV<br />

SEZIONE PENALE<br />

DEL TRIBUNALE<br />

DI MILANO<br />

Internet è un<br />

formidabile<br />

strumento di<br />

comunicazione fra le persone, ma non<br />

può essere una prateria sconfinata dove<br />

tutto è permesso e niente può essere<br />

vietato pena la scomunica mondiale del<br />

popolo del web, anche perché non c’è<br />

peggior dittatura di quella esercitata in<br />

nome della libertà assoluta.<br />

Adnkronos, 12 aprile 2010


LEOPOLDO<br />

LOMBARDI<br />

Non credo di fare<br />

della demagogia<br />

rivendicando il<br />

diritto di poter<br />

proteggere la<br />

proprietà<br />

intellettuale di fronte<br />

alla pirateria su internet. In termini di<br />

normative internazionali, non c’è solo<br />

l’Hadopi francese che punisce chi scarica<br />

illegalmente musica, film, serie Tv e<br />

software. Già a fine 2009 la Spagna aveva<br />

inserito la violazione della proprietà<br />

intellettuale fra i motivi che possono<br />

giustificare l’interruzione del servizio da<br />

parte degli ISP. Ora anche il Regno Unito<br />

ha la sua nuova legge anti P2P illegale.<br />

Segno che ovunque si avverte la necessità<br />

di garantire PIL e posti di lavoro<br />

soprattutto in un momento come l’attuale.<br />

Comunicato AFI del 12 aprile 2010<br />

GILLO DORFLES<br />

E’ tempo che i critici<br />

ritornino a fare il<br />

loro mestiere. Nella<br />

mia mostra milanese<br />

recente, a Palazzo<br />

Reale, mi ha colpito<br />

come non mi sia stato mosso nessun<br />

rilievo veramente critico: né in positivo,<br />

né in negativo. Niente. Solo entusiasmo<br />

di facciata senza il coraggio di formulare<br />

un vero giudizio. Il che è una abitudine<br />

sempre più frequente.<br />

Corriere della Sera, 11 aprile 2010<br />

Foto Basso Cannarsa<br />

GABRIELE<br />

MUCCINO<br />

Il più grande limite<br />

di Roma, e di tutto il<br />

paese, è che non si<br />

guarda fuori. Ci<br />

accontentiamo di<br />

quello che il nostro<br />

compagno di banco sta facendo, siamo in<br />

competizione solo col vicino. Questo<br />

restringe molto la qualità del prodotto<br />

finale. I prodotti nostrani, quindi,<br />

rischiano di essere ingenui e poco<br />

competitivi; chi deve fare cinema si<br />

impigrisce, perché sa che il competitor è<br />

alla portata. Quando ho fatto film negli<br />

Usa mi sono confrontato con i giganti del<br />

cinema internazionale: una dimensione<br />

angosciosa e agonistica, che mi ha<br />

costretto a tirare fuori tutto il talento e<br />

tutte le armi possibili.<br />

Il Sole 24 Ore Roma, 14 aprile 2010<br />

RENZO ARBORE<br />

Oggi si è andati<br />

troppo oltre e la<br />

trasgressione è<br />

diventata una parola<br />

conformista. Tutti<br />

fanno trasgressione<br />

pur di andare sui<br />

giornali oppure per guadagnare di più al<br />

botteghino e per conquistare un punto di<br />

share in più in tv. La colpa è del mercato:<br />

oggi si fa tutto rigorosamente in funzione<br />

del mercato. Noi facevamo umorismo<br />

goliardico, scherzavamo con i tabù,<br />

sapevamo ridere delle nostre stesse battute<br />

perché era l’umorismo dell’ingegnere che<br />

scherza con chi sta in basso per ridere della<br />

sua stessa battuta. Oggi invece la goliardia è<br />

diventata sinonimo di volgarità. Oggi esiste<br />

solo l’umorismo usa e getta basato<br />

sull’attualità che ti fa andare sui giornali ma<br />

che tra dieci anni non farà più ridere<br />

nessuno.<br />

Agi news on, 20 aprile 2010<br />

Foto A. Primavera<br />

55<br />

MALIKA AYANE<br />

Nei reality show ci<br />

sono luci ed ombre.<br />

La cosa interessante è<br />

che vengono offerte<br />

chance reali a ragazzi<br />

seri e preparati. Ma spesso passa l’idea che<br />

avere un minimo di talento vocale conduca<br />

automaticamente a una carriera di cantante.<br />

Ecco, questo non è vero e fa male a tutti.<br />

Alla musica e a chi si illude.<br />

Panorama, 22 aprile 2010<br />

LORIN MAAZEL<br />

E’ grave il<br />

comportamento di<br />

quei critici che fanno<br />

una guerra spietata<br />

contro tutti i giovani<br />

con idee originali,<br />

mentre non dicono una parola contro gli<br />

affaristi senza scrupoli che girano intorno al<br />

mondo della musica classica. Mi sembrano<br />

come quei poliziotti che si concentrano<br />

sulle multe agli automobilisti e chiudono gli<br />

occhi di fronte alla mafia.<br />

La Repubblica, 21 aprile 2010<br />

Foto Bill Bernstein<br />

ROBERTA TORRE<br />

Da spettatrice mi<br />

sembra che il nostro<br />

cinema si sia un po’<br />

involuto, sono<br />

pochissimi i film che<br />

sceglierei di vedere.<br />

Uno dei maggiori problemi è l’autocensura<br />

preventiva legata al rapporto coi<br />

produttori… Mi sembra che certi<br />

argomenti siano considerati tabù, di morte<br />

di malattia, di sesso, di violenza non si può<br />

parlare. E poi si tende a riciclare gli stessi<br />

attori all’infinito, sempre gli stessi, negli<br />

stessi ruoli, sia in tv che al cinema.<br />

Insomma, non mi pare che questo sia, per<br />

la nostra cinematografia, un momento<br />

meraviglioso.<br />

La Stampa, 27 aprile 2010<br />

VIVAVERDI


VIVAVERDI<br />

56<br />

cultura<br />

STORIA DELLA SIAE/4<br />

LA SFIDA<br />

DI MARCO PRAGA<br />

di Maria Cristina Lòcori<br />

Nella scorsa puntata si è parlato della<br />

natura giuridica della Società degli Autori,<br />

che nata a Milano nel 1882 come<br />

associazione approda nel 1891 al riconoscimento<br />

come ente morale. Negli<br />

anni a cavallo fra ‘800 e ‘900 la Società<br />

Italiana degli Autori comincia a strutturarsi<br />

come organizzazione in un Paese<br />

dall’economia ancora prevalentemente<br />

agricola. Migliaia di italiani varcano<br />

l’Oceano in cerca di fortuna. E’<br />

l’Italia umbertina delle carrozze a cavallo<br />

e delle mongolfiere, ma anche dei<br />

primi tranvai e delle ferrovie; delle innovative<br />

encicliche di Leone XIII, il primo<br />

Papa senza potere temporale, che<br />

fonda la moderna dottrina sociale cristiana,<br />

affrontando il problema dei diritti<br />

e dei doveri del capitale e del lavoro,<br />

e di Pio X, fiero avversario delle teorie<br />

moderniste e socialiste. Il corpo elettorale<br />

del paese si amplia: se con la riforma<br />

elettorale Depretis del 1882 era<br />

passata dal 2% al 7% della popolazione,<br />

con la legge giolittiana del 1912 raggiungerà<br />

il 23%, ma le Camere respingeranno<br />

all’unanimità il suffragio femminile.<br />

Nel frattempo in tutta l’Europa si afferma<br />

il positivismo con l’esaltazione del<br />

All’inizio del Novecento la Società Italiana degli Autori opera a pieno titolo in un<br />

mondo culturale in grande fermento. Dalla sua sede di Milano la Sia muove con<br />

passo deciso verso una organizzazione più complessa, radicandosi sul<br />

territorio e stabilendo contatti proficui con le istituzioni e con gli utilizzatori.<br />

La nuova figura del Direttore Generale è affidata a Marco Praga, che pone le<br />

basi per la <strong>Siae</strong> del futuro.<br />

metodo scientifico e del progresso, che<br />

porta benefici nella vita quotidiana<br />

(dall’energia elettrica ai servizi igienici,<br />

fino alla sconfitta delle malattie) e<br />

un conseguente ottimismo. Molti scienziati,<br />

in qualità di autori delle proprie<br />

pubblicazioni, aderiscono alla Sia: dall’antropologo<br />

Paolo Mantegazza a Cesare<br />

Lombroso, discusso padre della criminologia<br />

forense, e all’astronomo Giovanni<br />

Schiaparelli; dall’abate Antonio<br />

Stoppani, geologo, paleontologo ed archeologo<br />

a Francesco Brioschi, genio<br />

indiscusso del calcolo algebrico; fino ai<br />

medici Malachia De Cristoforis, che dà<br />

dignità di disciplina autonoma alla ginecologia<br />

e combatte battaglie per l’igiene<br />

e per la cremazione, e Gaetano Pini,<br />

impegnato nel sociale per contenere la<br />

mortalità. Accomunati da una vicenda<br />

particolarissima i sacerdoti Roberto Ardigò,<br />

fondatore della psicologia italia-<br />

na, e Gaetano Trezza, scrittore e filologo,<br />

che, posti di fronte al dilemma fra i<br />

dogmi della Chiesa cattolica e il positivismo<br />

e l’evoluzionismo di Darwin, abbracciano<br />

entrambi queste ultime correnti<br />

di pensiero e dismettono l’abito<br />

ecclesiastico.<br />

Le tecnologie dei mezzi di diffusione<br />

della stampa registrano innovazioni tali<br />

da consentire la costruzione di nuove<br />

tipografie; libri e giornali diventano<br />

maggiormente accessibili a più ampi<br />

strati sociali: quotidiani, periodici, collane<br />

di poesia, narrativa e teatro sono<br />

distribuiti con una rapidità senza precedenti.<br />

E’ il momento degli editori che<br />

sanno adeguarsi alle nuove esigenze di<br />

mercato. Fra i Soci più attivi della Sia<br />

troviamo i nomi illustri dell’editoria libraria<br />

e musicale, da Giulio Ricordi<br />

(Consigliere dal 1889) a Emilio Treves<br />

(primo Vicepresidente della Sia), da Er-


Il libretto di La Bohème rappresentata per la prima<br />

volta al Teatro Regio di Torino il primo febbraio<br />

1896, diretta dal ventinovenne Arturo Toscanini.<br />

57<br />

VIVAVERDI<br />

manno Loescher ad Annibale Rechiedei.<br />

Tra questi Ulrico Hoepli (più volte<br />

Vicepresidente), l’inventore dei celebri<br />

manuali, che consentono per poca<br />

spesa di documentarsi su ogni materia.<br />

Anche Edoardo Sonzogno, importante<br />

editore nel settore delle collane economiche,<br />

dei quotidiani e dell’editoria<br />

musicale, dove è diretto concorrente<br />

della ditta Ricordi: mentre la Scala è<br />

considerata un feudo di Ricordi, Edoardo<br />

Sonzogno rifinanzia e fa restaurare<br />

il Teatro Lirico di Milano, le cui stagioni<br />

sono per lo più improntate al melodramma<br />

verista. Aveva fondato Il Secolo<br />

che per molti anni era stato il quotidiano<br />

italiano a più alta tiratura, con<br />

un’impronta democratica, in contrapposizione<br />

con il conservatore La Perseveranza,<br />

diretto da un altro socio della<br />

Sia, Ruggero Bonghi. Entrambi i giornali<br />

subiscono però il crescente successo<br />

del Corriere della Sera, fondato e<br />

diretto da un altro aderente alla Sia, Eugenio<br />

Torelli Viollier. Quest’ultimo,<br />

giornalista e politico, ex-garibaldino e<br />

poi conservatore moderato, ideatore e<br />

co-fondatore nel 1876 del Corriere della<br />

Sera, è personaggio fiero della indipendenza<br />

del suo giornale innovativo<br />

sotto diversi aspetti. Parola d’ordine:<br />

“Informare prima di tutto”, anche<br />

quando, a costo di far perdere copie al<br />

suo foglio, si affretta ad anticipare alla<br />

cittadinanza le notizie più importanti<br />

(come l’esito delle elezioni) affiggendo<br />

cartelli alle finestre della redazione<br />

e battendo sul tempo i concorrenti.<br />

In un contesto così articolato e composito,<br />

nel 1896 interviene a porre le basi<br />

della Sia quel Marco Praga che riunisce<br />

in sé molte caratteristiche spesso<br />

considerate incompatibili: la creatività<br />

del commediografo di successo, la for-


VIVAVERDI<br />

58<br />

cultura<br />

mazione tecnico-contabile (ama definirsi<br />

“ragioniere milanese”), la capacità<br />

di leggere i segnali provenienti dalla<br />

realtà sociale che, in Italia e all’estero,<br />

è in continua evoluzione.<br />

Il nuovo Direttore generale – che lascerà<br />

l’incarico solo nel 1911, optando per<br />

la direzione della Compagnia stabile del<br />

Teatro Manzoni di Milano, salvo poi tornare<br />

in veste di Presidente nel primo<br />

dopoguerra - si attiva prima di tutto<br />

per sanare il deficit di bilancio e per organizzare<br />

quella rete territoriale capillare<br />

che sarà in futuro una delle più preziose<br />

peculiarità della Sia, di cui evidenzia<br />

la funzione di Agenzia intermediaria.<br />

Lavora indefessamente per questi<br />

obiettivi, con “cure assidue, vigili e<br />

minuziose”, condividendo con gli agen-<br />

ti distribuiti sul territorio (il cui numero<br />

cresce in modo esponenziale) gli elogi<br />

che gli provengono dagli Autori, soddisfatti<br />

dei tangibili progressi nelle funzioni<br />

di riscossione dei diritti. Inflessibile<br />

con gli impresari e i capocomici,<br />

ma anche con i Soci Autori se provano<br />

a forzare le regole, ottiene visibilità per<br />

la struttura e fiducia personale: basti<br />

pensare che alcuni Soci gli accordano<br />

prestiti anche cospicui per sanare provvisoriamente<br />

il bilancio del 1896 e dare<br />

nuovo impulso alla Società. Non<br />

mancano, naturalmente, occasioni per<br />

polemiche con i soggetti danneggiati<br />

dalla sua determinata volontà di promuovere<br />

il repertorio nazionale e di effettuare<br />

energici controlli sulle produzioni<br />

francesi importate in Italia: dopo<br />

I problemi economici degli autori sono talmente<br />

diffusi e conosciuti da ispirare la pittura di genere,<br />

legata ad una concezione aneddotica della realtà.<br />

Questa arguta rappresentazione dell’artista<br />

bohémien di Karl Spitzweg (Il poeta povero, Monaco.<br />

Collezioni statali bavaresi), richiama le iniziative<br />

anche solidaristiche della Società degli autori<br />

anni di acceso confronto con Adolfo Re<br />

Riccardi (principale importatore di opere<br />

drammatiche francesi) e con la Società<br />

degli Autori d’Oltralpe, si pongono<br />

le basi per i rapporti di reciprocità<br />

con quest’ultima, mentre la gestione<br />

dell’intero repertorio del primo è assunta<br />

dalla Sia nel 1904.<br />

Avvalendosi poi della conquistata stabilità,<br />

Praga dà attuazione ad un fine statutario<br />

che – fino a quel momento – era<br />

stato accantonato per motivi economici:<br />

dal 1903 la Società istituisce il Mutuo<br />

Soccorso, attraverso il quale il Consiglio<br />

Direttivo elargisce, con grande<br />

oculatezza, sussidi e prestiti ai Soci in<br />

difficoltà, oltre a coprire le spese processuali<br />

in occasione di procedimenti a<br />

difesa della violazione del diritto d’au-


tore degli associati.<br />

Sotto la presidenza di Leopoldo Pullè<br />

(dal 1906 al 1913) e di Arrigo Boito (dal<br />

1913 al 1916), il Consiglio Direttivo della<br />

Sia vede l’alternanza di nomi illustri<br />

che subentrano ai Fondatori: fra i Consiglieri<br />

figurano nomi di spicco come,<br />

fra gli altri, Antonio Fogazzaro, Giaco-<br />

WAGNER E PUCCINI<br />

mo Puccini, Sabatino Lopez, Tito Ricordi,<br />

Pietro Mascagni.<br />

Con il passare degli anni anche il testo<br />

dello Statuto si evolve in funzione delle<br />

esigenze della base associativa e delle<br />

loro priorità: modifiche sono apportate<br />

dall’Assemblea nel 1900 (R.D. 21<br />

febbraio 1901, n. LV) e nel 1905 (R.D.<br />

Alla fine del XIX secolo il diritto d’autore è regolato in Europa in modo ancora disomogeneo, anche<br />

relativamente alla sua durata. In Austria il diritto di rappresentazione o esecuzione di un’opera drammatica<br />

o musicale è accordato, oltre all’Autore, agli eredi per soli dieci anni dalla sua morte. Accade<br />

così che con il 31 dicembre del 1893, a dieci anni dalla scomparsa di Richard Wagner, la moglie<br />

e i figli rischino di perdere ogni diritto sul repertorio del grande maestro, ancora richiesto da tutti i<br />

più grandi teatri. Il Governo austriaco, sensibilizzato sul problema, coll’assenso delle due Camere<br />

dell’Impero, provvede, con una legge generale, a prorogare per tutti di due anni la durata dei diritti<br />

d’autore.<br />

Analoga situazione si presenta in Italia, alla scadenza dei diritti d’autore su Il barbiere di Siviglia di<br />

Gioacchino Rossini, il cui beneficiario è il Liceo Musicale di Pesaro. “La legge vigente (L. 19 settembre<br />

1882, n.1012) fissa in ottanta anni la durata del diritto di proprietà delle opere adatte a pubblico<br />

spettacolo, di azioni coreografiche e di qualunque composizione musicale e stabilisce che tale<br />

durata abbia principio dal giorno in cui ebbe luogo la prima rappresentazione o la prima pubblicazione<br />

dell’opera. Il Re Umberto I, ritenuto che l’opera musicale Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino<br />

Rossini (…) cadrebbe nel dominio pubblico il 16 febbraio 1896 e che il Liceo Musicale di Pesaro vive<br />

in gran parte cogli utili che ricava dalle rappresentazioni dell’opera suddetta, e che tali utili cesserebbero<br />

col passaggio di essa nel dominio pubblico, turbando per tal modo l’andamento di questo<br />

nobile Istituto creato dalla munificenza dell’immortale Gioacchino Rossini, interviene con un Decreto<br />

Reale (che non richiede il previo esame delle Camere) e proroga di due anni il termine della durata<br />

del diritto di proprietà stabilito per l’opera Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini”.<br />

Il sommo giurista Enrico Rosmini confronta i due casi su “I diritti d’autore – Bollettino degli atti e notizie<br />

della SIA”, anno XV, aprile 1896, n.4, pag. 31, e commenta: “..e così si provvide agli interessi<br />

della famiglia Wagner; le opere del grande alemanno non dovevano in Austria cadere nel dominio<br />

pubblico prima che in Germania e negli altri Stati, ma ciò fu fatto con una disposizione d’ordine generale<br />

ed estesa a tutti gli abitanti dello Stato che potevano trovarsi nelle medesime condizioni. Successivamente,<br />

con la nuova legge austriaca 26 dicembre 1895 concernente i diritti d’autore sulle<br />

opere di letteratura, d’arte e di fotografia, §43, si portò la durata di questi diritti fino a 30 anni dopo<br />

la morte dell’autore. Il nostro Decreto-legge del 10 febbraio 1896, invece, non ha osservato le<br />

forme dell’art. 3 dello Statuto (Albertino, ndr), il quale dice il potere legislativo esercitarsi collettivamente<br />

dal Re e dalle due Camere: è una legge ad personam, che potrà invocare le attenuanti delle<br />

buone intenzioni”.<br />

59<br />

VIVAVERDI<br />

1° febbraio 1906). Con quest’ultimo Statuto<br />

è introdotta la distinzione fra Soci<br />

effettivi e aderenti. I Soci effettivi pagano<br />

una tassa di ammissione, un contributo<br />

annuo, l’aggio, prendono parte<br />

alle Assemblee generali, sono eleggibili<br />

alle cariche sociali, hanno i diritti di<br />

tutela stabiliti dallo Statuto e fruiscono<br />

del Mutuo Soccorso. I Soci aderenti sono<br />

esonerati dalla tassa di ammissione<br />

e dal contributo annuo, ma non dall’aggio;<br />

hanno i diritti di tutela stabiliti dallo<br />

Statuto ma non intervengono alle Assemblee,<br />

non fruiscono del Mutuo Soccorso<br />

e non sono eleggibili alle cariche<br />

sociali (salvo per la Commissione per i<br />

Piccoli Diritti Musicali).<br />

Sfogliando il Partitario (ovvero il registro<br />

nel quale si annotavano coloro che<br />

maturavano proventi) dei primi 15 anni<br />

del secolo, si trovano Soci effettivi<br />

dai nomi ancora noti, come Ferdinando<br />

Bideri e Carisch&Janichen, ma colpisce<br />

che avessero optato per la qualifica<br />

di aderenti, almeno in quegli anni,<br />

personaggi del calibro di Ildebrando<br />

Pizzetti, Libero Bovio, Luigi Illica, Salvatore<br />

Di Giacomo, Edoardo Di Capua<br />

e persino Giacomo Puccini.<br />

Tra gli autori di opere drammatiche o letterarie,<br />

ecco iscriversi Matilde Serao, Annie<br />

Vivanti Chartres, Gabriele D’Annunzio,<br />

Aldo De Benedetti, Sem Benelli,<br />

Ettore Petrolini, Luigi Pirandello, Ermete<br />

Zacconi, e le regine delle scene Adelaide<br />

Ristori ed Eleonora Duse.<br />

Di fatto la base associativa nel 1906 è<br />

rifondata sulla base dei nuovi criteri: da<br />

circa 300 Soci nel 1906, il traguardo dei<br />

mille è superato nel 1910 fino a raggiungere<br />

1500 nel corso della I Guerra<br />

mondiale: interessante notare che il dato<br />

non deflette in corrispondenza dell’evento<br />

bellico.


VIVAVERDI<br />

60<br />

musica<br />

INTERVISTA A SERGIO IODICE<br />

“SONO UN ARTIGIANO DI SOGNI,<br />

COI PIEDI PER ARIA”<br />

di Flaviano De Luca<br />

Chi l’ha dimenticato lo scialle della<br />

mamma? La prima timida copertura<br />

dello spogliarello di una ragazza ( E lo<br />

scialle della mamma/ guarda un po’ che<br />

fine fa… La camicia di velluto/ lentamente<br />

cade giù, poi mi dici/” Non sta<br />

bene tu non puoi veder di più”). Era la<br />

strofa acchiappa uditorio, il gancio verbale<br />

di Non lo faccio più, la canzone<br />

vincitrice del Festival di Sanremo 1976,<br />

cantata da Peppino di Capri ( al suo secondo<br />

successo sulla riviera ligure) e<br />

scritta da Sergio Iodice per il testo e<br />

Depsa (Salvatore De Pasquale) per la<br />

musica. “Quello è stato un grande riconoscimento<br />

pubblico del nostro lavoro<br />

– confessa Sergio Iodice, napoletano,<br />

per tanti anni avvocato di un importante<br />

istituto di credito, profondamente innamorato<br />

del pentagramma e delle parole<br />

giuste - Eravamo un gruppo di ragazzi,<br />

animati da un grumo di passioni,<br />

innanzitutto la musica, instancabili<br />

ascoltatori di Sanremo e del Festival di<br />

Napoli, e le poesie, i bigliettini che scrivevamo<br />

alle ragazze, poi quello che ci<br />

succedeva intorno, le trasformazioni<br />

della nostra società meridionale. Venni<br />

in contatto con Peppino Di Capri, al-<br />

Ha scritto centinaia di canzoni compresi grandi successi come Champagne per<br />

Peppino Di Capri, Balliamo per Fred Bongusto e Vola per Eduardo De<br />

Crescenzo, brani che sono diventati classici dei locali notturni e dei pianobar.<br />

Eppure Sergio Iodice, autore di testi da oltre trent’anni, si entusiasma a<br />

raccontare del suo ultimo progetto, titolo provvisorio Opere d’arte, la versione<br />

italiana del nuovo disco di Toquinho, dodici canzoni con le liriche del poeta<br />

cileno Antonio Skarmeta, quello di Il Postino, che verrà pubblicato in autunno<br />

contemporaneamente in spagnolo, portoghese e italiano.<br />

lora in un periodo di stanca della sua<br />

carriera, e gli detti un parere spassionato<br />

su alcuni brani che aveva in pre-<br />

Sotto, la copertina del 45 giri Champagne<br />

in edizione francese, con la fascetta “n. 1 en Italie”<br />

su una bottiglia di una famosa marca .<br />

A fianco, Antonio Pecci Filho in arte Toquinho con<br />

Sergio Iodice, suo collaboratore fin dal 1997<br />

parazione. A me non piacevano granché.<br />

Lui apprezzò la mia sincerità e cominciammo<br />

a collaborare… Il primo<br />

brano fu Barbara, un 45 giri del 1970,<br />

uno dei primi per l’etichetta discografica<br />

fondata proprio da Peppino, la<br />

Splash. Un brano nato sulle ali dell’entusiasmo<br />

e scritto per la moglie del cardiologo<br />

Christian Barnard, in quel periodo<br />

in vacanza a Capri. Il primo grande<br />

successo fu, invece, Champagne, un<br />

singolo del 1973, scritto con Di Francia<br />

e Depsa, che inizialmente stentò, poi si<br />

affermò in Italia e in Europa”.<br />

La leggenda racconta che il motivo cominciò<br />

a farsi largo in un taxi, sulla tortuosa<br />

via Tasso che collega il Vomero alla<br />

città storica, Sergio era in compagnia<br />

di Mimmo Di Francia che aveva in men-


te questo motivo da giorni. “Un brano<br />

che espone un po’ la mia filosofia. Il titolo<br />

è importante e farà sì che la canzone<br />

verrà associata alle feste e ai brindisi.<br />

Ma è il secondo verso che dà il senso<br />

giusto e indirizza l’andamento.<br />

Champagne/ per brindare a un incontro/<br />

con te che già eri di un altro/ …./<br />

Champagne/ per un dolce segreto/per<br />

noi/ un amore proibito” . Peppino di<br />

Capri lo portò a Canzonissima ma si<br />

classificò solo quinto poi negli anni il<br />

brano è diventato un classico con milioni<br />

di copie vendute in tutto il mondo<br />

(ed è la canzone italiana più eseguita nei<br />

night club e locali notturni all’estero).<br />

Fino al 1979, l’anno in cui le strade dei<br />

due amici si separano, Iodice scrive decine<br />

di canzoni per Di Capri, tra cui Auguri,<br />

Magari, Incredibile voglia di te,<br />

Fiore di carta (la versione italiana di<br />

How deep is your love dei Bee Gees),<br />

Ammore scumbinato (in napoletano) .”<br />

Il secondo grande personaggio della sua<br />

carriera è Fred Bongusto, “ meticoloso,<br />

appassionato, grande giocatore di tennis”.<br />

Nacque un po’ per caso, “gli portai<br />

Facciamo pace, scritta insieme con<br />

Paolo Moscarelli”. Da subito la collaborazione<br />

produsse buoni frutti come<br />

Balliamo (1977), un classico del pianobar,<br />

grande successo nei locali notturni,<br />

la canzone tipica per un tenero<br />

guancia a guancia (Balliamo, è da tanto<br />

tempo che non lo facciamo/ balliamo,<br />

c’è la musica che piace pure a te/<br />

andiamo, questa sera sono in vena di<br />

follie/, noi due stretti stretti come tanto<br />

tempo fa) alcuni brani della colon-<br />

na sonora di La cicala, di Alberto Lattuada<br />

(che vince il Nastro d’Argento<br />

per la migliore colonna sonora, nel<br />

1980), Cantare (1986) e Scusa (1989),<br />

entrambe presentata al festival di Sanremo.<br />

Negli anni novanta scrive Vola<br />

per Edoardo De Crescenzo, sulla musica<br />

di Maurizio Morante.<br />

“Fu abbastanza piacevole mettere su il<br />

tour Due ragazzi irresistibili (una produzione<br />

dell’impresario Fausto Paddeo)<br />

con Bongusto e Di Capri, uno spettacolo<br />

davvero entusiasmante, una raffica<br />

di canzoni melodiche davvero importanti<br />

tra il tono confidenziale di Bongusto<br />

e la voce carezzevole di Peppino. Si<br />

erano trovati sul palco l’uno accanto all’altro<br />

d’estate a Sant’Angelo di Ischia,<br />

in una magica serata d’agosto e proprio<br />

lì nacque l’idea di fare una tournée insieme.<br />

Ognuno con la propria band,<br />

scambiandosi i brani, così Bongusto<br />

cantava Nun è peccato e Peppino Doce<br />

doce, raccontando la nascita e la fortuna<br />

delle varie canzoni, fino a Fatti così,<br />

cantato insieme dai due (scritta da Iodice<br />

insieme a un giovane musicista,<br />

Giovanni Di Gennaro,ndr), che diventerà<br />

anche un cd live, registrato nel<br />

1996. Un vero trionfo di spettatori, con<br />

date anche all’estero”. Successivamente<br />

ci fu anche il tour insieme di Fred<br />

Bongusto con Toquinho, il chitarrista e<br />

cantante brasiliano che ha lavorato lungamente<br />

con Vinicius de Moraes, e ha<br />

lontane origini molisane. Da quell’incontro<br />

venne fuori Brasiliando, una<br />

canzone e un album di successo. (Io che<br />

sono nato brasiliano/ potrei essere ita-<br />

61<br />

liano/differenza non ce n’è/ Noi che abbiamo<br />

il mare nelle vene/ siamo frutti<br />

di stagione, siamo uguali a te/ quanti innamorati<br />

sogneranno/ quante notti balleranno<br />

se tu canti insieme a me) e un<br />

rapporto d’amicizia, duraturo nel tempo.<br />

Così , dopo aver scritto Aeroplani di<br />

Toto Cutugno (su musica di Claudio Romano<br />

e dello stesso Cotugno, presentato<br />

all’ultimo Sanremo), Iodice è al lavoro<br />

sulla dozzina di canzoni scritte da<br />

Toquinho, col testo di Skarmeta in spagnolo,<br />

un album prodotto da RaiTrade<br />

che uscirà in autunno. ”Ho passato<br />

un’intera giornata con un ragazzo di madrelingua<br />

brasiliana per decifrare il testo<br />

di Toquinho. Ci vuole grande attenzione<br />

perché una cosa è il senso della<br />

canzone che si può riprendere e va bene,<br />

un’altra cosa la scelta delle parole<br />

per adattare le sonorità originali. Ma è<br />

un lavoro entusiasmante, un’abilità manuale<br />

da artigiano dei sogni, uso la penna<br />

invece del bulino per far venire fuori<br />

situazioni e frasi che trasmettano<br />

emozioni, che funzionino con la musica”.<br />

Ma esiste un segreto per afferrare<br />

il momento e l’ispirazione per mettere<br />

giù le liriche di una canzone? “Nel nostro<br />

mestiere quello che conta è l’entusiasmo<br />

e la passione, anche e sopratutto<br />

nei momenti di stanca perché poi arrivano<br />

sempre nuove emozioni. Tra queste<br />

attualmente c’è la collaborazione<br />

musicale con mia figlia Vanina che alterna<br />

il suo lavoro di scrittrice, ha appena<br />

pubblicato il suo primo romanzo,<br />

(Il broncio, per Kairos Edizioni) con<br />

quello di autrice. Proprio in questi giorni<br />

abbiamo ultimato un nuovo brano che<br />

già amo da morire su musiche di Gabriella<br />

Barbagallo, giovane e valente musicista<br />

siciliana. Scrivere con la propria<br />

figlia è un’esperienza magica. La magia<br />

che ci rende uguale ai bambini quando<br />

sono seduti: non stiamo mai con i piedi<br />

per terra”.<br />

VIVAVERDI


VIVAVERDI<br />

62<br />

lirica<br />

FRANCESCO D’AVALOS<br />

MARIA E FABRIZIO,<br />

IL PIU’ TRAGICO<br />

ADULTERIO DEL BAROCCO<br />

di Dario Oliveri<br />

Genio e follia: questo binomio si adatta<br />

perfettamente all’esperienza del “principe<br />

dei musici” Carlo Gesualdo di Venosa<br />

(1566-1613), le cui ultime opere -<br />

tra cui il Quinto e il Sesto libro dei madrigali<br />

a cinque voci e i Tenebræ Responsoria,<br />

tutti pubblicati nel 1611 - riflettono<br />

il furore e le ombre del Barocco<br />

italiano al pari dei versi iperbolici di<br />

Giambattista Marino (È del poeta il fin<br />

la meraviglia/.../chi non sa far stupir,<br />

vada alla striglia”), delle colonne vitinee<br />

concepite da Bernini per il baldacchino<br />

di San Pietro, delle immagini affioranti<br />

dal buio di Caravaggio, enfant prodige<br />

e artista maledetto del suo tempo, colpevole<br />

- come Gesualdo - di omicidio e<br />

costretto alla fuga. A Malta e in Sicilia il<br />

Caravaggio realizza alcune delle sue opere<br />

più drammatiche (La decollazione di<br />

San Giovanni Battista, La sepoltura di<br />

Santa Lucia, La resurrezione di Lazzaro),<br />

che vedono la luce tra il 1608 e il<br />

1609, negli stessi anni cioè che Gesualdo<br />

trascorre in solitudine nel suo Castello<br />

dell’Irpinia, “arroccato su un monte”.<br />

Poco più di vent’anni prima, egli<br />

aveva sposato la bellissima cugina Maria<br />

d’Avalos (1560-1590): “Il matrimo-<br />

A Napoli, a pochi passi dalla Chiesa di san Domenico Maggiore, basilica gotica e<br />

luogo di sepoltura dei nobili aragonesi, c’è la misteriosa, inquietante e sublime<br />

Cappella Sansevero, ricca di opere d’arte di valore inestimabile, e l’imponente e<br />

cupo palazzo dei principi di Sansevero. Nel Seicento fu teatro di un terribile<br />

delitto, organizzato da Carlo Gesualdo di Venosa, aristocratico e proprietario<br />

terriero che coltivò la musica per diletto, diventando un eccezionale madrigalista.<br />

L’uccisione dei due amanti Maria d’Avalos e Fabrizio Carafa, nobili di famiglia e<br />

di celebrata bellezza, si è impressa profondamente nella coscienza del popolo<br />

napoletano ed è stata ricordata, per diversi secoli, da cantastorie di strada come<br />

da autori colti. Un posto di rilievo merita il dramma in due parti Maria di Venosa,<br />

scritto nel 1992 dal compositore e direttore d’orchestra Francesco d’Avalos,<br />

discendente della sfortunata principessa.<br />

nio”, scrive Giovanni Iudica, “fu celebrato<br />

nel 1586 nella chiesa di San Domenico<br />

Maggiore con magnificenza. Il<br />

cardinale di Napoli e il cardinale d’Aragona<br />

concelebrarono l’uffizio. Era presente,<br />

a fianco dei parenti degli sposi, il<br />

viceré, duca di Ossuna. [...] Quando Carlo<br />

e Maria si affacciarono sul sagrato, il<br />

popolo restò per un attimo senza fiato e<br />

poi uno scroscio di applausi e di grida<br />

accolse gli sposi”. Assediata da complimenti<br />

e galanterie di ogni genere, Maria<br />

riuscì a respingere perfino la corte<br />

dello zio del marito Giulio Gesualdo, che<br />

pure tentò varie volte di “farla pieghe-<br />

Francesco d’Avalos, compositore e direttore<br />

d’orchestra, autore del dramma musicale<br />

Maria di Venosa sulla figura della sfortunata<br />

principessa, che fu sua antenata<br />

vole alle sue voglie”, ma cedette alla corte<br />

del duca Fabrizio Carafa, incontrato<br />

per la prima volta a una festa da ballo.<br />

Nell’ottobre del 1590, quando “la storia<br />

di quell’adulterio era ormai sulla bocca<br />

di tutti” e il popolino già “si eccitava in<br />

racconti scurrili di crapule amorose“,<br />

Gesualdo decise di tendere una trappola<br />

ai due amanti e di ucciderli con l’aiuto<br />

dei suoi fedelissimi. L’istruttoria del<br />

processo durò meno di un giorno e si<br />

concluse con un’annotazione del viceré,<br />

conte Miranda, in cui si ordinava l’archiviazione<br />

del caso “stante la notorietà<br />

della causa giusta dalla quale fu mos-


Carlo Gesualdo, sorretto da San Carlo Borromeo, riceve<br />

il perdono dei suoi peccati. Un particolare della “ Pala<br />

del perdono” (1609), il dipinto di Giovanni Balducci<br />

che si trova nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie<br />

di Gesualdo, il paese in provincia di Avellino.<br />

Torquato Tasso scrisse a proposito della tragica sorte<br />

di Maria e Fabrizio,” Piangi, Napoli mesta, in bruno<br />

ammanto/ Di beltà, di virtù l’oscuro occaso/E in lutto<br />

l’armonia rivolga il canto”<br />

so don Carlo Gesualdo principe di Venosa<br />

ad ammazzare sua moglie e il duca<br />

d’Andria come sopra”. Dopo un anno di<br />

volontario esilio nel suo castello, Gesualdo<br />

fece ritorno a Napoli, “attratto e<br />

come calamitato da quella casa [...] in<br />

cui si era consumata la sua tragedia” e<br />

nel febbraio del 1594 sposò Eleonora<br />

d’Este, nipote di Alfonso II duca di Ferrara<br />

e di Urbino (che a sua volta era nipote<br />

di Lucrezia Borgia e aveva sposato<br />

in prime nozze una figlia di Cosimo de’<br />

Medici): un mese prima delle nozze, a<br />

Gesualdo venne recapitata una lettera di<br />

congratulazioni e di augurio del re di<br />

Spagna Filippo II.<br />

La tragica fine di Maria d’Avalos e Fabrizio<br />

Carafa si impresse profondamente<br />

nella coscienza del popolo napoletano<br />

(che prese fin dall’inizio le parti dei due<br />

amanti) e fu cantata sia da artisti popolari<br />

come Giovanni della Carriola e lo<br />

Sbruffapappa, “un omone gigantesco [...]<br />

e dal passato burrascoso, che intonava<br />

rime tenere e delicate”, che da autori ben<br />

più colti come Ascanio Pignatelli e in seguito<br />

Giambattista Marino e persino<br />

Torquato Tasso, “l’amico di famiglia, il<br />

beneficiato, il mantenuto di casa Gesualdo”,<br />

che scrisse un sonetto in cui<br />

piangeva la sorte dei due amanti, ma non<br />

certo del marito. Tra i compositori del<br />

nostro tempo che hanno portato sulle<br />

scene l’amara vicenda, si ricordano invece<br />

Gino Negri, autore dell’atto unico<br />

Diario dell’assassinata (1978), interpretato<br />

a suo tempo da Milva; Arthur<br />

Schnittke, al quale si deve un controverso<br />

Gesualdo (1995) in cui la tragedia<br />

cinquecentesca si trasforma un semplice<br />

fatto di cronaca nera; Salvatore Sciarrino,<br />

che al “principe dei musici” rende<br />

un doppio, raffinatissimo omaggio:<br />

quasi cifrato il primo, l’opera in due atti<br />

Luci mie traditrici (1996-98), in cui<br />

la “Malaspina brucia d’amore per l’Ospite<br />

/ il suo sposo sa del tradimento / mostra<br />

alla donna di perdonare / tuttavia si<br />

vendica sanguinosamente”; più esplicito<br />

(seppure stilizzato) il secondo, la Terribile<br />

e spaventosa storia del Principe di<br />

Venosa e della bella Maria (1999), nel<br />

quale i pupi siciliani e il cunto di Mimmo<br />

Cuticchio svelano gli aspetti più<br />

“eroici, patetici e farseschi” del tema. In<br />

63<br />

questo scenario di evocazioni, occupa<br />

tuttavia una posizione assolutamente<br />

unica il dramma in due parti Maria di<br />

Venosa, ultimato nel 1992 dal compositore<br />

e direttore d’orchestra Francesco<br />

d’Avalos (Napoli 1930), discendente della<br />

sfortunata principessa. Allievo di<br />

Francesco Vitale al Conservatorio di San<br />

Pietro a Majella e di Paul van Kempen,<br />

Sergiu Celibidache e Franco Ferrara al-<br />

VIVAVERDI


VIVAVERDI<br />

64<br />

lirica<br />

l’Accademia Chigiana di Siena, Francesco<br />

d’Avalos ha scritto alcune pagine di<br />

musica da camera (tra cui un bel quaderno<br />

di Composizioni per pianoforte,<br />

recensito da Quirino Principe sul “Sole<br />

24 Ore” e inciso da Francesco Libetta) e<br />

varie partiture per orchestra: Sinfonia<br />

n. 1 (1957), Hymne an die Nacht (“Inno<br />

alla notte”, 1958), Studio sinfonico<br />

(1956-82), Lines (1963) e Die stille Stadt<br />

(“La città silenziosa”, 1994). Inoltre, ha<br />

realizzato due importanti opere di teatro<br />

musicale, Maria di Venosa e Qumrãn<br />

(2002), in cui sviluppa una sua personalissima<br />

concezione drammaturgica:<br />

“Ritengo”, scrive l’autore, “che l’opera<br />

abbia raggiunto nel Settecento il suo<br />

equilibrio nella divisione tra Recitativo<br />

e Aria. Si dava così spazio da un lato all’azione<br />

e dall’altro all’espressione. [...]<br />

Con l’opera romantica e poi con quella<br />

verista, il libretto, tutto musicato, è passato<br />

in secondo piano e non sempre è rimasto<br />

comprensibile all’ascolto. [...] Per<br />

chi non è informato in precedenza, è<br />

quasi impossibile dare un senso, se non<br />

per ipotesi, all’azione scenica: è difatti<br />

difficile riuscire a percepire le parole<br />

cantate. [...] Queste considerazioni, mi<br />

hanno spinto a concepire un Dramma<br />

musicale per teatro senza un effettivo libretto<br />

in senso tradizionale. L’azione<br />

scenica si svolge così come in un film<br />

muto e l’orchestra, il coro e alcune parti<br />

soliste si sostituiscono alle parole che<br />

non vi sono, ma che, se vi fossero, egualmente<br />

(come avviene per tutte le opere)<br />

non si riuscirebbero a comprendere.<br />

Nella mia visione del teatro musicale, i<br />

personaggi agiscono ma non cantano.<br />

Quando cantano, significa che lo farebbero<br />

anche nella realtà: così, per esempio,<br />

avviene nella Maria di Venosa con<br />

la cantilena di Maria, con il canto della<br />

veggente e con il Requiem æternam, così<br />

come tutti i cori maschili del mio<br />

dramma Qumrãn“.<br />

Pubblicata dalla Casa Musicale Sonzogno<br />

e sino ad oggi “colpevolmente trascurata<br />

da qualsiasi programmazione<br />

teatrale” (Principe), Maria di Venosa è<br />

stata eseguita e incisa in forma di concerto<br />

a Londra nell’agosto 1994, insieme<br />

con Susan Bullock (soprano), Hilary<br />

Summers (contralto), il quintetto<br />

Apollo Voices e la Philharmonia Orchestra<br />

and Chorus diretti da Francesco<br />

d’Avalos (Chandos). I personaggi dell’azione<br />

sono Carlo Gesualdo, Maria<br />

d’Avalos, Fabrizio Carafa, Giulio Gesualdo<br />

zio di Carlo, un Prete musico al<br />

servizio del principe, Laura Scala cameriera<br />

di Maria e Una Veggente. L’esecuzione<br />

musicale prevede due voci femminili,<br />

un ensemble a cinque voci (due<br />

soprani, contralto, tenore e basso), un<br />

gruppo strumentale (con due violini, due<br />

flauti dolci, viola, viola da gamba, violoncello,<br />

liuto e clavicembalo), grande<br />

orchestra e un coro misto di 46 elementi.<br />

La struttura formale, con due parti simmetriche<br />

di sette scene/sequenze ciascuna,<br />

ambientate in luoghi diversi e collegate<br />

da intermezzi, allude forse all’architettura<br />

del Wozzeck (1925) di Berg,<br />

che d’altronde racconta anch’esso di un<br />

tradimento e un delitto: l’omicidio di<br />

un’altra Maria. Del maestro viennese,<br />

Francesco d’Avalos rievoca d’altronde<br />

anche la tensione espressiva e l’esigenza<br />

di porre l’orchestra al centro dell’azione,<br />

facendo emergere dal flusso sonoro<br />

materiali remoti: in questo caso le<br />

opere di alcuni autori minori del tempo<br />

(Andrea Ansalone, Jean de Macque,<br />

etc.), insieme con una Gagliarda e due<br />

madrigali dello stesso Gesualdo: “Moro<br />

lasso al mio duolo” e “Io pur respiro in<br />

così gran dolore” (dal Sesto libro). La<br />

prima e l’ultima scena si svolgono entrambe<br />

nel castello di Gesualdo, la notte<br />

dell’8 settembre 1613: il principe “è<br />

Libri, cd e dvd su Gesualdo<br />

La bibliografia in lingua italiana su Gesualdo si è<br />

arricchita nel 2010 di due nuovi titoli, che si aggiungono<br />

dunque al volume di Pietro Misuraca,<br />

Carlo Gesualdo da Venosa. Principe dei musici<br />

(L’Epos, Palermo 2000). Si tratta di Gesualdo da<br />

Venosa di Orsola Tarantino Fraternali e Katy Toma<br />

(pubblicato da Luciano de Venezia) e della Giostra<br />

del principe. Il dramma di Carlo Gesualdo di Salvatore<br />

La Vecchia (pubblicato da Mephite, con una<br />

bella prefazione di Ruggero Cappuccio). Sul piano<br />

della ricostruzione biografica, con particolare<br />

riguardo alla “triste vicenda” dell’ottobre 1590, va<br />

inoltre segnalato, quale testo di assoluto riferimento,<br />

il libro di Giovanni Iudica Il principe dei musici.<br />

Carlo Gesualdo di Venosa, pubblicato per la<br />

prima volta nel 1993 e riproposto quattro anni dopo<br />

con l’aggiunta di un’ampia documentazione iconografica<br />

e d’archivio (Sellerio, Palermo 1997). Il<br />

regista tedesco Werner Herzog (Nosferatu, Fitzcarraldo...)<br />

ha dedicato a Gesualdo il film-documentario<br />

Death for Five Voices (“La morte a cinque<br />

voci”, 1995) in cui descrive, con il suo sguardo<br />

tipicamente visionario, i luoghi in cui ha vissuto<br />

il principe-musicista, portando sullo schermo<br />

anche Milva, Alan Curtis e Francesco d’Avalos, che<br />

esegue al pianoforte alcuni frammenti da Maria di<br />

Venosa. Tra le incisioni delle opere di Gesualdo,<br />

rimangono tutt’oggi imperdibili l’ormai storica registrazione<br />

del Quinto libro dei madrigali realizzata<br />

nel 1983 dal Consort of Musicke diretto da Anthony<br />

Rooley (L’Oiseau Lyre) e la più recente, magnifica<br />

esecuzione dei Tenebræ Responsoria realizzata<br />

dall’Hilliard Ensemble (Ecm New Series).<br />

Tra le rarità, si segnala infine la registrazione del<br />

Monumentum pro Gesualdo di Venosa ad CD annum<br />

(1960) di Igor Strawinsky, diretta dall’autore<br />

con la Columbia Symphony Orchestra (Sony Classical):<br />

si tratta della trascrizione per orchestra di<br />

tre madrigali dal Quinto e Sesto libro, da cui emerge<br />

una “forza d’espressione cromatica” che non<br />

riusciamo più a comprendere “perché le nostre<br />

orecchie sono state corrotte dalla musica successiva”<br />

(Strawinsky). da. o.


La copertina del disco Maria di Venosa, registrato in<br />

forma di concerto a Londra nel 1994 con Susan<br />

Bullock (soprano), Hilary Summers (contralto),<br />

il quintetto Apollo Voices e la Philarmonia Orchestra<br />

and Chourus diretta da Francesco d’Avalos<br />

seduto in poltrona, le forze l’abbandonano,<br />

sente che la morte è vicina, ma ancora<br />

prova a comporre musica. Va al<br />

cembalo e inizia a suonare (un gruppo<br />

di musicisti, al lato della scena, suona<br />

un breve frammento che va inteso come<br />

realizzazione del pensiero musicale di<br />

Gesualdo); ma in quel momento egli vede,<br />

nel quadro che effigia la sua seconda<br />

moglie, Eleonora d’Este, la figura viva<br />

della prima moglie Maria d’Avalos,<br />

vestita di bianco”. Durante la notte, il<br />

principe “rievoca in se stesso il corso<br />

drammatico della sua vita” di cui si costituisce<br />

il soggetto del dramma vero e<br />

proprio: le ore successive al matrimonio<br />

con Maria, il canto melanconico di<br />

lei, la violenza dei rapporti con la moglie,<br />

una tempesta in cui “ambedue avvertono<br />

un presagio di tragici eventi”, il<br />

primo incontro di Maria con Fabrizio<br />

Carafa a una festa nel palazzo del viceré<br />

di Napoli. Nella parte iniziale, s’impone<br />

soprattutto il blocco drammaturgico<br />

formato dalla terza e dalla quarta scena,<br />

che inizia con un madrigale a cinque voci,<br />

cui fa eco il canto struggente di Maria<br />

che si dispiega, come limpida linea<br />

di luce, sui glissando degli archi con sordina,<br />

e prosegue in un cupo, tenebroso<br />

crescendo. Tra gli episodi conclusivi appare<br />

invece magnifica l’ottava scena: “Sul<br />

balcone del palazzo del viceré Maria<br />

d’Avalos e Fabrizio Carafa iniziano i loro<br />

primi colloqui d’amore. Sulla spiaggia<br />

circostante [...] alcuni uomini portano<br />

a braccio un uomo e una giovane<br />

donna morti, accoltellati, che vengono<br />

adagiati sulla rena; alcune donne, che<br />

seguono i due uccisi, piangono la loro<br />

morte con un lugubre canto. [...] Una<br />

donna sola ammantata, una veggente,<br />

discosta di poco dalle altre donne, profetizza<br />

un’altra morte tragica per amore<br />

[...]”. Tenue, delicatissima, notturna è<br />

anche la scena undicesima; mentre la<br />

sequenza del delitto viene sottratta agli<br />

sguardi del pubblico e si svolge quando<br />

la veggente intona alcuni versi dello<br />

stesso Francesco d’Avalos. Nella scena<br />

finale, in cui l’azione ritorna nel castello<br />

di Gesualdo, fiorisce tra i suoni<br />

tenuti degli archi il testo del sonetto<br />

composto da Torquato Tasso in memoria<br />

dei due amanti: “Alme leggiadre a<br />

meraviglia e belle / Che soffriste morendo<br />

aspro martirio”. La voce del contralto<br />

s’intreccia ai vocalizzi soavi del<br />

soprano, mentre d’un tratto il coro intona<br />

sommesso “Requiem æternam<br />

dona eis Domine”: “Gesualdo è in poltrona,<br />

sul punto di morire. [...] Come<br />

65<br />

una visione, egli vede la cerimonia funebre<br />

della prima moglie Maria, allestita<br />

dai monaci nella chiesa di San Domenico<br />

[...]. Al termine di questa visione,<br />

Gesualdo ha un tremito e muore.<br />

Nell’attimo in cui Gesualdo spira la<br />

stanza diventa buia. Dal fondo appare<br />

un giardino fantastico e luminoso dove<br />

la prima moglie Maria, vestita di<br />

bianco, insieme con altre persone anch’esse<br />

vestite di bianco, chiama Gesualdo<br />

per condurlo in un mondo remoto<br />

senza tempo e senza passioni”.<br />

La musica rallenta gradualmente e infine<br />

s’arresta, perdendosi nel nulla.<br />

VIVAVERDI


VIVAin breve<br />

a cura di Alberto Ferrigolo<br />

I PIRATI ALL’ARREMBAGGIO<br />

DI MONTECITORIO<br />

Si sono spinti fin sotto la Camera dei deputati,<br />

a volto scoperto e svelando le proprie<br />

identità, i “pirati digitali” che a marzo<br />

si sono riuniti al Teatro Capranica in<br />

una “festa del peer-to-peer”. Ladri di<br />

guadagni da copyright, che si trincerano<br />

dietro “la battaglia per la libera circolazione<br />

delle idee”. L’iniziativa ha sollevato<br />

le proteste di Tullio Camiglieri, responsabile<br />

Comunicazione di DGTVi, associazione<br />

per la promozione della tv digitale<br />

terrestre, già alle Relazioni esterne<br />

di Sky, e coordinatore del Centro studi<br />

per la difesa dei diritti degli Autori: “La<br />

festa dei pirati lascia sbigottiti, senza i ricavi<br />

non avrà più senso destinare risorse<br />

alla realizzazione di film, documentari<br />

o produzioni musicali”.<br />

IL DECLINO DELL’IMPERO<br />

BLOCKBUSTER<br />

La grande catena mondiale di videonoleggio<br />

(6.500 negozi, 4.000 sedi solo<br />

negli States) sta per chiudere i battenti<br />

sotto il peso di 1 miliardo di dollari di<br />

debiti e della concorrenza di rivali tecnologicamente<br />

agguerriti, primo tra tutti<br />

Internet e la pirateria. Nel 2009 le<br />

perdite sono state pari a 558,2 milioni<br />

di dollari, le vendite crollate di un quinto<br />

a 4,06 miliardi. Forte la concorren-<br />

za di Coinstar e Netflix, affermatisi con<br />

gli ordini online e consegna a domicilio<br />

dei film.<br />

MUSICA UK, PIU’ ROYALTY<br />

DAL DIGITALE?<br />

Il condizionale è d’obbligo, la cautela pure.<br />

Tuttavia Robert Ashcroft, a.d. della società<br />

di autori britannica PRS For Music,<br />

conferma che per la prima volta nel Regno<br />

Unito le royalty incassate nel 2009<br />

da autori ed editori grazie alla musica digitale<br />

hanno più che compensato il calo<br />

dei diritti fonomeccanici sul mercato tradizionale,<br />

per un fatturato pari a 623 milioni<br />

di sterline (+2,6%).<br />

SPAGNA, UNA LEGGE<br />

ANTIDOWNLOAD…<br />

Anche in Spagna è stata approvata una<br />

legge per la creazione di una Commissione<br />

per la proprietà intellettuale con<br />

pieni poteri per chiedere la chiusura rapida<br />

dei siti attraverso cui si scaricano<br />

illegalmente contenuti protetti da copyright.<br />

BOLLY&HOLLY<br />

UNITI NELLA LOTTA<br />

Bollywood e Hollywood, le due principali<br />

industrie cinematografiche del<br />

mondo hanno unificato i propri sforzi<br />

contro i Dvd piratati e i film scaricati<br />

dalla Rete. L’accordo è avvenuto tra la<br />

Motion Picture Association of America<br />

e 7 produttori cinematografici indiani<br />

che hanno formato un alleanza su un tema<br />

spinoso ma cruciale per l’industria.<br />

JAMES MURDOCH JR:<br />

“IL FILESHARING È UN FURTO”<br />

Durante l’Abu Dhabi Media Summit il<br />

figlio del magnate Rupert, chief executive<br />

di News Corporation per Europa e<br />

Asia è stato esplicito contro la pirateria:<br />

“Far p2p è come andare a rubare una<br />

confezione di Pringles o una borsetta.<br />

Non vi è nessuna differenza tra pirateria<br />

digitale e fisica. Dovrebbe esserci lo<br />

stesso livello di protezione dei diritti di<br />

proprietà, sia che si parli di una casa che<br />

di un film”.<br />

GLI USA VANNO<br />

A CACCIA DI PIRATI<br />

Lo Us Copyright Group si prepara a perseguire<br />

decine di migliaia di “pirati” e<br />

quanti utilizzano il p2p via internet di<br />

film protetti dal diritto d’autore. Più di<br />

20 mila utenti sono già stati denunciati<br />

a Washington e almeno altri 30 mila<br />

si aggiungeranno a breve. Appare al tramonto<br />

la strategia dell’Mpaa per colpire<br />

solo i pochi condivisori a scopo “educativo”.


NUOVO IMAIE,<br />

PUBBLICATO IL DECRETO<br />

Il decreto legge 30 aprile 2010, n.64,<br />

“Disposizioni urgenti in materia di spettacolo<br />

e attività culturali” pubblicato<br />

sulla Gazzetta Ufficiale n. 100 del 30-4-<br />

2010 contiene, tra l’altro, disposizioni<br />

sull’Imaie, l’ente mutualistico degli artisti,<br />

interpreti ed esecutori. Il nuovo<br />

istituto ha personalità giuridica di diritto<br />

privato, disciplinata dal Codice Civile.<br />

“Il nuovo Imaie - secondo l’art. 7<br />

– opera sotto la vigilanza congiunta della<br />

Presidenza del Consiglio dei Ministri<br />

- Dipartimento per l’informazione e<br />

l’editoria, del Ministero per i beni e le<br />

attività culturali e del Ministero del lavoro<br />

e delle politiche sociali, che ne approvano<br />

lo statuto e ogni successiva modificazione,<br />

il regolamento elettorale e<br />

di attuazione dell’articolo 7 della legge<br />

n. 93 del 1992, assicurando che l’assetto<br />

organizzativo sia tale da garantire efficaci<br />

forme di tutela dei diritti degli artisti<br />

interpreti esecutori. Il Ministero<br />

del lavoro e delle politiche sociali nomina<br />

il presidente del collegio dei revisori,<br />

il Ministero per i beni e le attività<br />

culturali e il Ministero dell’economia<br />

e delle finanze nominano un componente<br />

ciascuno del collegio”.<br />

E-BOOK A VARIO PREZZO<br />

Con l’iPad alle porte, Amazon – il più<br />

grande portale internazionale di vendita<br />

di libri online – ha deciso di fare uno<br />

strappo alle regole e alla sua politica<br />

commerciale, consentendo a due dei<br />

principali editori degli Stati Uniti di al-<br />

zare il prezzo dei libri elettronici per il<br />

lettore Kindle. Attraverso due specifici<br />

accordi rinuncerà a tenere il prezzo<br />

delle nuove uscite sotto i 10 dollari. Alcuni<br />

nuovi best seller continueranno a<br />

costare 9,99 dollari ma la maggior parte<br />

oscillerà tra i 12,99 e i 14,99 dollari.<br />

LA NUOVA FRONTIERA<br />

DEI LIBRI DIGITALI<br />

Con un’intervista al Corriere della Sera<br />

del 24 marzo l’a.d. di Mondadori,<br />

Maurizio Costa, ha annunciato che “il<br />

2010 è l’anno della svolta e del darsi una<br />

bella mossa e chi lo farà avrà un bel vantaggio<br />

perché ci sarà la selezione della<br />

specie”. L’annuncio è epocale: “Per questo<br />

contiamo di fare un’operazione di<br />

apertura di mercato: in ottobre sbarcheremo<br />

sul segmento degli ebook con 400<br />

novità e 800 best-seller degli ultimi mesi”<br />

dichiara Costa. Secondo l’a. d. di Segrate,<br />

“l’ereader sarà il regalo di Natale<br />

2010”. Sarà iPad o Kindle? “Certo, ci saranno<br />

barriere psicologiche per il costo.<br />

L’iPad costerà tra i 4-600 euro. Ma arriveranno<br />

quelli più economici e ognuno<br />

conquisterà la sua quota di mercato.<br />

Quello che è sicuro è che non ci sarà uno<br />

standard unico, e infatti il nostro obiettivo<br />

è essere fruibili su tutti”.<br />

67<br />

VIVAVERDI<br />

I TRECENTO ANNI DEL COPYRIGHT<br />

Correva l’anno 1710 e in Inghilterra diventò<br />

legge. Attribuiva agli autori ed ai<br />

“loro aventi causa” il diritto esclusivo<br />

di stampare le proprie opere per una<br />

durata di 14 anni, con la possibilità di<br />

un rinnovo per altri 14. La Regina istituì<br />

anche un pubblico registro nel quale<br />

gli autori dovevano anche indicare il<br />

titolo delle opere per le quali chiedevano<br />

la protezione. Qualche decennio dopo,<br />

nel 1790, anche gli Stati Uniti adottarono<br />

– dopo la guerra di Indipendenza<br />

– una disciplina del tutto analoga a<br />

quella inglese.<br />

DIGITAL ECONOMY BILL,<br />

LA HADOPI INGLESE<br />

Anche il Regno Unito ha la sua legge antipirateria<br />

sul modello francese. In particolare<br />

contro la pirateria digitale, approvata<br />

dalla House of Lords con 189<br />

voti favorevoli e 47 contrari a poche ore<br />

dallo scioglimento delle Camere prima<br />

delle elezioni politiche del 6 maggio. Le<br />

nuove disposizioni approvate in Gran<br />

Bretagna, prevedono la collaborazione<br />

tra major, internet provider e società<br />

di gestione collettiva dei diritti<br />

per l’invio di “lettere di avvertimento”<br />

ai downloaders incalliti, nella speranza<br />

che questo tipo di “persuasione/dissuasione”<br />

possa bastare a mettere un<br />

freno alla pirateria online. Qualora il<br />

tasso di download illegali non dovesse<br />

regredire, allora la Ofcom passerà a introdurre<br />

direttamente nuove misure<br />

tecniche più efficaci, quali la sospensione<br />

della linea telefonica, così come<br />

previsto dalla legge francese.


VIVAVERDI<br />

68<br />

musica<br />

INTERVISTA A CRISTIANO GODANO<br />

NUOTANDO NEL ROCK<br />

DEI MARLENE KUNTZ<br />

di Nicola Ravera<br />

Fin dal loro disco d’esordio, quel Catartica<br />

che nel 1994 diventa rapidamente<br />

oggetto di culto tra gli appassionati,<br />

i Marlene portano una scossa di<br />

novità, che proietta nel futuro le atmosfere<br />

del rock italiano dei primi ’90. Si<br />

sente nelle tessiture scure di chitarra,<br />

in quelle sferzate elettriche che richiamano<br />

alla mente i newyorchesi Sonic<br />

Youth, caposcuola delle nuove sonorità<br />

noise e post-punk d’oltreoceano, come<br />

nelle dolcezze improvvise di ballate come<br />

Nuotando nell’aria, una energia e<br />

una consapevolezza che pochi dischi<br />

d’esordio hanno avuto.<br />

In questi 15 anni, i Marlene Kuntz (Luca<br />

Bergia, Cristiano Godano e Riccardo<br />

Tesio) sono diventati grandi. Sono usciti<br />

dalla nicchia della musica indipendente<br />

per passare alla Virgin record,<br />

hanno raccolto per strada collaboratori<br />

del calibro di Warren Ellis (violinista<br />

di Nick Cave), Rob Ellis (collaboratore<br />

di P.J.Harvey), Greg Cohen (già con Tom<br />

Waits) e Skin, il cui duetto con Cristiano<br />

Godano su La canzone che scrivo per<br />

te ha forse più di ogni altra cosa sancito<br />

il successo commerciale della band.<br />

Oggi i Marlene sono un gruppo consa-<br />

Quella dei Marlene Kuntz è una storia a lieto fine. In un paese dove la musica è<br />

sempre più prigioniera dei reality, il box office cinematografico è in mano ai<br />

comici televisivi, e dove spesso il talento si perde in territori lontani dal grande<br />

pubblico, i Marlene Kuntz sono una piacevole eccezione. In quindici anni di<br />

carriera, hanno portato originalità e voglia di sperimentare nel panorama del<br />

nuovo rock italiano.<br />

crato, uno dei punti di riferimento del<br />

panorama del rock italiano, hanno<br />

preso il volo, ma per farlo non si sono<br />

alleggeriti della voglia di sperimentare,<br />

del coraggio, dell’originalità della<br />

scrittura. Per questo la loro è una storia<br />

a lieto fine, la storia di un gruppo<br />

che è riuscito a trovare il grande successo<br />

senza fare mediazioni, ma via via<br />

calibrando sempre meglio una voce<br />

originale e profonda.<br />

Ne parliamo con Cristiano Godano,<br />

classe ’66, che dei Marlene Kuntz è anima,<br />

autore dei testi e cantante.<br />

Parliamo di questi 15 anni di musica, e<br />

non solo. Perchè Cristiano nel frattempo<br />

ha pubblicato un libro di racconti (I<br />

Vivi, Rizzoli, 2008), e ha esordito al cinema<br />

con Tutta colpa di Giuda, di Davide<br />

Ferrario, di cui i Marlene hanno pure<br />

firmato parte della colonna sonora.<br />

Partiamo dal presente: siete in studio a<br />

registrare...<br />

Ancora per qualche giorno siamo in fase<br />

creativa, poi registreremo i pezzi. Sarà<br />

un disco più rock, più vigoroso del<br />

precedente (Uno, 2007). Questo perché<br />

stiamo cercando di riportare in studio<br />

l’amalgama che abbiamo trovato nei due<br />

anni di tour, anche con i due nuovi acquisti<br />

Davide Arneodo (violino e tastiere)<br />

e Luca “Lagash” Saporiti (basso). Stiamo<br />

lavorando molto in fretta. La realtà di<br />

oggi, in cui sta sparendo la fruizione del<br />

disco come la conoscevamo, impone di<br />

lavorare con maggiore rapidità.<br />

In effetti oggi alcuni artisti propongono<br />

nuovi tipi di fruizione, come la pubblicazione<br />

di brani direttamente su internet,<br />

magari 3 o 4 pezzi “sfusi”, invece<br />

del classico formato da 10/12 brani<br />

del cd. Che ne pensa?<br />

Penso che sia una deriva. Tra i ragazzi si<br />

è perso il gusto di ascoltare un disco co-


Da sinistra Riccardo Tesio (chitarra), Luca Bergia<br />

(batteria), Cristiano Godano (voce e chitarra)<br />

me collezione di canzoni, come percorso<br />

che va ascoltato dall’inizio alla fine,<br />

in un certo ordine. L’ascolto frazionato<br />

di due o tre pezzi infilati in una compilation<br />

da iPod è molto diverso. Per<br />

questo oggi diventa complicato pensare<br />

a un disco fatto nei modi e nei tempi<br />

con i quali si lavorava prima.<br />

Voi nascete in un biennio (93/94) d’oro<br />

per la musica rock in Italia. Oltre al vostro<br />

primo disco, esce Ko de mondo dei<br />

Csi, esce Stanze dei Massimo Volume, e<br />

poi Afterhours, La Crus, eccetera. Sembra,<br />

quello, uno degli ultimi momenti<br />

in cui c’è stato un vero e proprio movimento<br />

culturale. Oggi cosa è cambiato?<br />

E’ vero, le cose sono molto cambiate. In<br />

parte ha a che fare con la crisi del disco,<br />

e poi è cambiata la fruizione<br />

sociale della musica. All’iniziode-<br />

gli anni ’90 una delle priorità dei ragazzi<br />

era andare ai concerti. Era un modo diffuso<br />

di divertirsi, c’era una frenesia,<br />

un’eccitazione che oggi si è persa.<br />

Oggi i concerti sono diventati per appassionati.<br />

E poi negli ultimi anni si è<br />

ecceduto nella moda, da parte di molti<br />

gruppi, di cantare in inglese. Una scelta<br />

che ha allontanato il pubblico.<br />

Ecco. Ha parlato del cantare in inglese.<br />

Come vede la situazione produttiva<br />

della musica in Italia,<br />

per esempio rispetto all’Inghilterra?<br />

Ha la sensazione<br />

che qui da noi sia più difficile<br />

arrivare al grande pubblico<br />

senza fare mediazioni? Che a<br />

Londra ci sia più curiosità per determinate<br />

sonorità?<br />

Sì. Le differenze sono parecchie.<br />

Semplicemente l’Italia non è un<br />

paese rock. Anche in Inghilterra,<br />

o in America, non è facile<br />

passare dalla scena underground<br />

alle grandi vendite, se si resta sé<br />

stessi. Penso a un grandissimo<br />

come Nick Cave, che è molto amato,<br />

ma certo non vende come i Coldplay.<br />

Però in Inghilterra o in<br />

America c’è più rispetto per<br />

69<br />

la figura del musicista rock.<br />

Quando in Italia dico che faccio il musicista,<br />

mi rispondono: “Sì, va bene. Ma<br />

qual è il tuo lavoro vero?”. Questo a Londra<br />

è impensabile. In Italia abbiamo una<br />

straordinaria tradizione musicale anche<br />

di musica classica e contemporanea.<br />

Penso a Berio, Scelsi, Maderna, a<br />

Busoni. Gente che all’estero è<br />

più famosa che qui. Del<br />

resto guardi qual è l’atteggiamento<br />

del governo<br />

verso la musica.<br />

Basta pensare<br />

all’Iva sui<br />

dischi: non viene<br />

favorita la<br />

musica come<br />

cultura, viene<br />

VIVAVERDI<br />

Foto Nicola Garzetti


VIVAVERDI<br />

70<br />

musica<br />

considerata come opera di intrattenimento,<br />

e quindi penalizzata da un iva<br />

mortificante. (L’Iva sui cd è al 20%, la<br />

più alta d’Europa, mentre quella sui libri,<br />

considerati cultura, è al 4%. Ci sono<br />

varie proposte di equiparazione).<br />

In molti parlano di una cesura all’interno<br />

del vostro percorso: una prima<br />

parte più noise, e una seconda più cantautorale.<br />

Lei che ne dice? Come cambia<br />

l’approccio verso la canzone dopo 15<br />

anni di carriera?<br />

Noi non abbiamo mai fatto mediazioni,<br />

abbiamo fatto un percorso, il più onesto<br />

possibile. Poi ovviamente le cose<br />

cambiano. Io sono cresciuto, non ho più<br />

voglia di andare tutto il giorno in sala<br />

prove e massacrarmi le orecchie con<br />

pezzi violenti.<br />

Secondo me, la grande chance della musica<br />

popolare sta nella forma canzone.<br />

Quando il rock si intellettualizza perde<br />

di senso, finendo per banalizzare un linguaggio<br />

usato meglio da chi fa musica<br />

contemporanea o classica.<br />

Il rock si muove su percorsi tonali, poi<br />

si può lavorare sui suoni, sulle dissonanze,<br />

ma il senso della musica popolare<br />

sta nella melodia.<br />

Agli esordi con i Marlene Kuntz sicuramente<br />

“picchiavamo” di più, c’era più<br />

distorsione, un suono più noise, ma anche<br />

allora tra i miei punti di riferimento<br />

c’era prima di tutto Neil Young. Non<br />

ho mai pensato che la musica potesse<br />

essere solo aggressione e distorsione.<br />

Il punto di partenza è sempre un buon<br />

songwriting.<br />

Sicuramente un filo rosso vi lega ai<br />

CCCP/CSI, che vi hanno fatto esordire<br />

nel 1994. Come, musicalmente, qualcosa<br />

vi lega ai Sonic Youth. Ma negli ultimi<br />

lavori il vostro “segno” sembra<br />

sempre più sicuro. Come funziona il<br />

percorso di affrancamento di un artista<br />

dai propri “padri”?<br />

Maroccolo (bassista dei Csi oggi nei Pgr<br />

e con i Marlene Kuntz, ndr) è la nostra<br />

chioccia da sempre, anche se adesso<br />

suona meno con noi...Quello che mi ha<br />

influenzato di più è sicuramente Giovanni<br />

Lindo Ferretti (Cccp/Csi), ma da<br />

subito ho cercato di allontanarmi dalle<br />

cose che faceva lui. Ferretti è inimitabile,<br />

proprio perché non è un cantante<br />

nel senso stretto del termine: è un interprete<br />

marziano delle sue composizioni.<br />

Un incredibile giocoliere con le<br />

In poche righe...<br />

I Marlene Kuntz sono composti da Cristiano Godano<br />

(voce e chitarra), Riccardo Tesio (chitarra),<br />

Luca Bergia (batteria), Luca Lagash Saporiti (basso)<br />

e Davide Arneodo (tastiere e violino).<br />

La loro carriera inizia nel 1994 con Catartica,<br />

prodotto dal Consorzio Produttori Indipendenti<br />

di G.L. Ferretti. Parte da qui, da questo disco<br />

per intenditori, la scalata di Cristiano Godano<br />

e soci verso l’olimpo della musica italiana.<br />

Le tappe della scalata sono Il vile (1996),<br />

Ho ucciso paranoia (1999), Che cosa vedi<br />

(2000), Senza Peso (2003), Bianco Sporco<br />

(2005), e Uno (2007). A questi vanno aggiunti<br />

tre album live, con la recente uscita di Cercavamo<br />

il silenzio (novembre 2009, cd + dvd),<br />

e un Best of (2009).<br />

Nella pagina accanto, Cristiano Godano,<br />

voce solista dei Marlene Kuntz,<br />

nel 2008 ha pubblicato I vivi (Rizzoli).<br />

In basso, il loro ultimo disco Cercavamo il silenzio,<br />

live dal Teatro Sannazzaro di Napoli<br />

parole, che ha inventato un modo nuovo<br />

di usare la lingua italiana in un contesto<br />

rock. In questo è stato davvero un<br />

maestro. Poi proprio la mia passione<br />

per Neil Young, o per Nick Cave mi ha<br />

spinto verso strutture melodiche più variegate.<br />

I Sonic Youth sono un altro mio grande<br />

amore. Ancora oggi li adoro, anche se<br />

forse da troppi anni sono abbarbicati ad<br />

un’idea di guitar band un po’ ripetitiva.<br />

Ha cantato cover spaziando da Gaber, a<br />

Mina, dalla Pfm ai Diaframma. Come<br />

si approccia all’opera di un altro artista?<br />

La vostra versione de La libertà di<br />

Gaber è molto bella...<br />

Di quella sono molto contento, anche<br />

perché abbiamo ricevuto i complimenti<br />

di persone che conoscevano bene<br />

Gaber. Ci hanno detto che abbiamo<br />

centrato l’anima del pezzo. All’epoca<br />

Gaber non era molto felice dell’uso che<br />

era stato fatto di quella canzone: era<br />

diventato un inno politico sulla partecipazione<br />

popolare, mentre nella sua<br />

mente quel discorso sulla libertà e sulla<br />

partecipazione era più intimo, meno<br />

celebrativo. Per questo abbiamo abbassato<br />

il ritornello, rendendolo, appunto,<br />

più “privato”.<br />

Nel caso di Non gioco più di Mina invece<br />

abbiamo stravolto il brano, perché<br />

eravamo alla ricerca di qualcosa da<br />

prendere e fare nostro. Ma anche lì abbiamo<br />

cercato di non tradire lo spirito<br />

originale della canzone. Una cover è<br />

sempre un atto d’amore di rispetto verso<br />

il lavoro di un altro artista.<br />

Nel 2008 ha pubblicato il libro di racconti<br />

I vivi. Come cambia la scrittura e


come cambia l’immaginario tra musica<br />

e letteratura?<br />

Con la prosa hai più spazio. Sei meno costretto<br />

dagli schemi poetici, dai versi.<br />

Sei meno legato alla ricerca della parola<br />

preziosa, la parola poetica, che<br />

deve suonare e significare al tempo<br />

stesso.<br />

Io ho usato la letteratura per concedermi<br />

più ironia. La musica dei<br />

Marlene difficilmente è ironica,<br />

nella scrittura musicale viriamo<br />

sempre su una chiave “drammatica”,<br />

intensa. Avevo bisogno di<br />

tirare fuori la mia anima più leggera,<br />

allegra. Del resto i Marlene<br />

sono stati anche un po’ imprigionati<br />

in un cliché di gruppo che fa<br />

musica “scura”, cupa, rabbiosa.<br />

Non è affatto così, sono etichette<br />

un po’ fastidiose.<br />

Quali sono i suoi riferimenti letterari,<br />

gli scrittori che ama di più?<br />

Vladimir Nabokov, sicuramente,<br />

per il voluttuoso piacere della parola che<br />

è capace di evocare. Poi John Updike,<br />

Martin Amis, John Banville tra i contemporanei.<br />

Tra gli italiani il libro che<br />

mi influenzato di più è La cognizione del<br />

dolore di Gadda, a cui abbiamo anche<br />

dedicato una canzone (in Bianco Spor-<br />

co, 2005).<br />

Nell’ultimo anno ha fatto l’attore per<br />

Davide Ferrario, in Tutta colpa di<br />

Giuda. Avete scritto una canzone per<br />

i titoli di coda del film, ma le piace-<br />

rebbe scrivere una vera e propria colonna<br />

sonora?<br />

Mi piacerebbe, ma solo potendo lavorare<br />

in piena libertà. Magari scrivendo<br />

prima delle riprese, capendo lo spirito<br />

del film e apportando un mio contributo<br />

di sensibilità alle immagini.<br />

Nel frattempo avete musicato dei film<br />

muti...<br />

Sì, ed è stata un’esperienza fantastica.<br />

Tra l’altro da poco è uscito un dvd delle<br />

nostre sonorizzazioni de La signorina<br />

Else, un film muto del 1928, di<br />

Paul Czinner, tratto da un’opera<br />

di Schnitzler. Un’ora e mezza<br />

completamente improvvisata.<br />

Torniamo alla musica. Nel 2009<br />

sono usciti un live e un best of.<br />

E’ un po’ un modo per tirare le<br />

somme della prima parte della<br />

carriera dei Marlene?<br />

Direi di no. Le somme le tiriamo<br />

da sempre, disco dopo disco.<br />

Certo, ormai abbiamo un bel<br />

pezzo di strada alle spalle, cosa<br />

rara per un gruppo rock in Italia.<br />

Trovo molto bello che gruppi<br />

come il nostro, o gli Afterhours,<br />

siano riusciti a fare un<br />

percorso così lungo, che continua,<br />

nonostante, come si diceva,<br />

fare il musicista rock in Italia sia<br />

un’avventura un po’ folle.<br />

Legge Vivaverdi?<br />

Sì, voi di Vivaverdi fate un lavoro bellissimo,<br />

perché riuscite a dare la giusta<br />

visibilità a tutto, dal rock alla musica<br />

classica.<br />

Foto Annalisa Russo


VIVAnovantanovenovità<br />

di VivaVerdi<br />

Patrizia Debicke van der<br />

Noot<br />

L’UOMO DAGLI OCCHI<br />

GLAUCHI<br />

Zibba e Almalibre<br />

Corbaccio<br />

UNA CURA PER<br />

Paolo Sorrentino<br />

Autrice di romanzi a IL FREDDO<br />

HANNO TUTTI RAGIONE<br />

sfondo storico, Patrizia Universal<br />

Feltrinelli<br />

Debicke (cognome lus- Il nuovo terzo album del<br />

Lo avevano definito “un best seller annunciato”, quesemburghese ma fioren- cantautore ligure consisto<br />

Hanno tutti ragione del Paolo Sorrentino regitina) ci trasporta nell’Euderato una rivelazione<br />

sta e sceneggiatore (L’uomo in più, 2001, Le conropa della Controrifor- per il pubblico e la critiseguenze<br />

dell’amore, 2004, L’amico di famiglia, ma, sconvolta dalle tenca. Un cappello, un bic-<br />

2006 e Il divo, 2008, Prix du Jury al Festival di sioni fra protestanti e chiere di vino, l’abbrac-<br />

Cannes). Il Paolo Sorrentino romanziere è strabi- cattolici. Un enigmatico cio di un amico. Tutte<br />

liante, del resto è già considerato tra i più bravi giovane aristocratico in- cure per il freddo, sia<br />

scrittori italiani, e il suo Tony Pagoda “cantante meglese appassionato del- quello dell’anima, sia<br />

lodico con tanto passato alle spalle” è un persol’Italia, chiede al grande quello atmosferico. Per<br />

naggio letteralmente straordinario: “come un Fal- Tiziano di fargli un ritrat- il cantautore sono due<br />

staff contemporaneo svela con comica ebbrezza to. Ma chi sia veramen- gli aspetti più importan-<br />

di cosa è fatta la sostanza degli uomini, di quelli te quest’uomo, nessuno ti della musica: la capa-<br />

che vincono e di quelli che perdono. Perché que- lo sa. In un susseguirsi cità di creare emozioni<br />

sto è il gioco. Bisogna comprendere gli altri anche di colpi di scena, di fu- e quella di far sorridere.<br />

nel momento in cui ti stanno uccidendo. Senza mai ghe e scoperte, si sco- Ha scritto viaggiando in<br />

sottovalutare la forza sbilenca dell’ironia”. Quanprirà che il giovane mi- giro per il mondo queste<br />

do le leggerete, vedrete aleggiare inevitabilmente sterioso è Lord Temple- quindici canzoni che par-<br />

l’immagine di Toni Servillo, anche perché è il suo viton, figlioccio del potenlano d’amore e portano<br />

so, sormontato da una parrucca rossiccia e da Ray- te Duca di Norfolk, fini- la fantasia a volare dai<br />

Ban azzurrati, che ha guidato la creazione di Tony to in Italia per una mis- ghetti del Mississipi fino<br />

Pagoda. Ma sappiate che è anche merito della fasione segreta. Una spe- al quartiere San Lorenzo<br />

miglia di questo nuovo grande autore italiano (i ficie di spy-story del Ri- a Roma, passando per<br />

gli Anna e Carlo e la moglie Daniela “motori e guinascimento, che parte le strade bagnate di Duda”<br />

della sua vita), se Sorrentino ha potuto dare li- dal meraviglioso dipinto blino e le terrazze in ribero<br />

sfogo alla sua creatività, superare tempi bui conservato nel museo di va al mare della Liguria.<br />

e oggi permettersi “il lusso” di crogiolarsi “nel fa- Palazzo Pitti di Firenze e L’amore è vissuto in ogni<br />

cile, impagabile ruolo del portapacchi che si gode si dipana nell’intricata singola parola come uno<br />

il venticello sul tetto”. Chi ama gli aggettivi scono- selva d’intrighi della cor- specchio di esperienze<br />

sciuti e le metafore impossibili, il cinema e la mute inglese di Enrico VIII e e nuove amicizie, inconsica,<br />

deve leggere questo romanzo.<br />

quella del Papa. tri e amori.<br />

Marco Taggiasco<br />

THIS MOMENT<br />

Mr.T Records<br />

Ha cominciato coi Fulltime Dance, un supergruppo<br />

romano dai fiati jazz, negli anni ’80 ma oggi il lavoro<br />

di Marco Taggiasco – compositore, arrangiatore<br />

e produttore – è molto apprezzato negli States<br />

e in Giappone, un po’ meno conosciuto in Italia.<br />

Probabilmente il suo stile, molto pop-rock oriented<br />

con tastiere in primo piano, suoni eleganti e armonie<br />

complicate, rispecchia quel classico prodotto<br />

americano - da Elmer Bernstein a Burt Bacharach,<br />

i suoi amati punti di riferimento- non troppo in voga<br />

nel paese di Amici e X Factor. Recentemente<br />

ristampato dall’etichetta giapponese Vivid Sound<br />

Corporation, il suo second album solista This Moment,<br />

registrato tra Roma, Copenhagen e Los Angeles,<br />

contiene nove brani, tutti molto originali e<br />

accattivanti, con due inediti di Eric Tagg e un remake<br />

di You’ve Been Runnin’ che viene dal repertorio<br />

degli Orleans. La maggior parte delle canzoni,<br />

tutte prodotte e arrangiate da Taggiasco, è interpretata<br />

da Andrea Sanchini, che firma anche due<br />

tracce dell’album, continuando così un sodalizio artistico<br />

che dura ormai da anni. Oltre ad Eric Tagg -<br />

che regala un cameo nel brano di apertura - tra gli<br />

special guest spicca il nome di David Pack, interprete<br />

della title track e vincitore di un Grammy<br />

Award, e la cantante danese/americana Anne Marie<br />

Bush, coautrice e interprete di una suggestiva<br />

ballad dagli splendidi intrecci vocali.


Ligabue<br />

ARRIVEDERCI, MOSTRO!<br />

Warner Music<br />

“Ognuno di noi ha i propri mostri, i propri fantasmi. Li<br />

si possono chiamare ossessioni, paure, condizionamenti,<br />

senso di inadeguatezza, aspettative e chissà in<br />

quali altri modi ancora. Sappiamo, però, che sono vivi<br />

e sono il filtro attraverso cui chiunque matura la propria,<br />

personale visione del mondo” dice Ligabue. “Credo<br />

di conoscere abbastanza bene i miei ‘mostri’, mi<br />

fanno compagnia da tanto tempo… Alcuni di loro li<br />

ho affrontati in questo album ma era solamente per<br />

fargli sapere che li stavo salutando. Loro come tutti gli<br />

altri. So benissimo che sarebbe fin troppo bello che<br />

fosse un saluto definitivo. Infatti non mi sono permesso<br />

di dire: ‘Addio, mostro’ ma un più prudente e realistico:’Arrivederci,<br />

Mostro!’ “. L’album è prodotto da<br />

Corrado Rustici, che ha inciso anche diverse parti di<br />

chitarra; ingegnere del suono è Chris Manning. Gli altri<br />

musicisti coinvolti nel progetto sono gli stessi che<br />

hanno accompagnato Ligabue in tour in questi ultimi<br />

anni: Michael Urbano (batteria), Kaveh Rastegar (basso),<br />

Fede Poggipollini (chitarre), Niccolò Bossini (chitarre),<br />

Luciano Luisi (tastiere). A questi si aggiungono<br />

alcuni ospiti presenti in un paio di pezzi: il Solis String<br />

Quartet in Quando mi vieni a prendere, José Fiorilli alle<br />

tastiere e Lenny, il figlio undicenne di Luciano, alla<br />

batteria in Taca banda.<br />

Piero Montanaro<br />

CANTE’ MIA TERA<br />

Autoproduzione<br />

Un cd che contiene dieci<br />

canzoni che l’autore<br />

ha composto dopo anni<br />

dedicati alla televisione<br />

per rivalutare le canzoni<br />

della lingua piemontese.<br />

“E’ un album<br />

importante – dichiara<br />

Montanaro – con testi intrisi<br />

di ricordi, frutto di<br />

numerose collaborazioni<br />

musicali con colleghi<br />

della sua regione e con<br />

altri che si esprimono<br />

nelle diverse parlate. I<br />

brani sono firmati con<br />

autori storici come l’astigiano<br />

Remigio Passarino,<br />

Luciano Ravasio,<br />

Piergiorgio Graglia, Bruno<br />

Conti. I temi sono<br />

quelli dell’amore per la<br />

propria terra, la giovinezza<br />

nel proprio paese.<br />

L’autore dice di sentirsi<br />

come un panda in via di<br />

estinzione che scrive in<br />

piemontese “contro i<br />

mulini dell’indifferenza”<br />

coltivando, come gli ultimi<br />

contadini, le vigne<br />

di Langa e Roero che crescono<br />

in un terreno erto<br />

e difficile come il dialetto<br />

di quei luoghi. L’album si<br />

apre con 2000, una data<br />

simbolica che segna il rinnovo<br />

per un’intera generazione.<br />

Mario Brunello<br />

BACH, SEI SUITES<br />

A VIOLONCELLO SOLO<br />

SENZA BASSO<br />

Egea<br />

Un elegante cofanetto per<br />

i tre cd pubblicati da parte<br />

di Egea con le suites di<br />

Bach interpretate da Mario<br />

Brunello. Una pubblicazione<br />

che risulta particolarmente<br />

gradita. Brunello<br />

fissa per la seconda<br />

volta, dopo 15 anni, su<br />

cd, una nuova ed originalissima<br />

interpretazione della<br />

grande opera di Bach.<br />

In secondo luogo Egea,<br />

etichetta dedita alla frequentazione<br />

di generi non<br />

rigorosamente classici, si<br />

cimenta nel difficile compito<br />

di realizzare una produzione<br />

che possa competere<br />

con quelle presenti<br />

sul mercato. Le suites<br />

sono state eseguite e<br />

pubblicate innumerevoli<br />

volte, ma in questo caso<br />

una particolare attenzione<br />

del grande Maestro ha<br />

generato una versione<br />

davvero preziosa. Scrive<br />

Brunello: “Mi piace paragonare<br />

le Suites a delle<br />

galassie sonore, infinitamente<br />

piccole nella forma<br />

rispetto alla loro sterminata<br />

profondità”.<br />

73<br />

VIVAVERDI<br />

Sveva Antonini - Josep Coll i Rodriguez<br />

MANUALE DI SOPRAVVIVENZA PER MUSICISTI<br />

Paolo Emilio Persiani<br />

Una guida fondamentale per tutti i musicisti e i professionisti<br />

del settore con desiderio di conoscere i<br />

propri diritti, approfondire gli aspetti legati alla prassi,<br />

alla contrattualistica e le informazioni necessarie<br />

per prodorre, promuovere e distribuire musica autonomamente.<br />

E’ incluso un formulario con interviste ad<br />

autorevoli musicisti, editori, etichette discografiche,<br />

managers, agenzie di comunicazione. L’idea del libro<br />

nasce dal gemellaggio di Idealex, centro di consulenza<br />

per tutela e promozione delle arti a Bologna e<br />

Asesoria Juridica de las Artes di Barcellona, studio<br />

specializzato in diritto d’autore. L’avv. Sveva Antonini,<br />

partner di Idea lex con la collaborazione del collega<br />

spagnolo avv. Josep Coll i Rodriguez ha pensato di<br />

offrire uno strumento equipollente a quello spagnolo<br />

adattandolo alla normativa italiana.<br />

Algebra<br />

JL<br />

Ams<br />

Gli Algebra, band beneventana nata nel periodo buio<br />

del rock progressive degli anni Ottanta, anticipò tra alti<br />

e bassi, scioglimenti e riunioni la rinascita del neoprogressive.<br />

Pubblica, 16 anni dopo, il suo secondo<br />

disco che si intitola JL ed esce su etichetta Ams. E’ un<br />

concept album liberamente ispirato al romanzo di Richard<br />

Bach Il gabbiano Jonathan Livingston. Gli Algebra<br />

sono composti dal cantante-chitarrista Mario Giammetti<br />

ed il tastierista Rino Pastore a cui si aggiungono<br />

il batterista Francesco Ciani, la sassofonista Maria<br />

Giammetti, il fisarmonicista Roberto Polcino. Mario<br />

Giammetti, musicista di lungo corso, è più conosciuto<br />

come giornalista e saggista, senz’altro il massimo<br />

esperto dei Genesis. E sta lavorando ad un nuovo volume,<br />

un dizionario delle canzoni della mitica band inglese,<br />

che verrà pubblicato da Arcana Editrice. L’idea<br />

di partenza, i testi e le musiche elaborate all’epoca sono<br />

di Giammetti, ma il disco può considerarsi in tutto<br />

e per tutto un lavoro di gruppo.


VIVAnovantanovenovità<br />

di VivaVerdi<br />

Diego Mondella<br />

SGRADEVOLE È BELLO<br />

Edizioni Pendragon<br />

“Il mondo nel cinema di Todd Solondz”, è il sottotitolo<br />

del libro di Diego Mondella dedicato ad una delle<br />

voci più provocatorie del cinema indipendente<br />

americano. “Il suo cinema è un coraggioso atto di<br />

ribellione culturale nei confronti dell’imperante società<br />

dell’immagine, in cui vige la regola della bellezza<br />

a tutti i costi” scrive il giovane giornalista e<br />

critico cinematografico, che ha già pubblicato due<br />

saggi dedicati al cinema di Michael Powell e Paul<br />

Thomas Anderson. Mondella ci racconta come da<br />

De Sica a Comencini, da Truffaut a Van Sant il cinema<br />

abbia avuto sempre uno sguardo privilegiato<br />

sul mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, ma<br />

anche come nessun autore più di Todd Solondz, sia<br />

riuscito a comprendere quali “sommovimenti tellurici”<br />

si agitino all’interno del cuore e della mente<br />

delle generazioni più giovani. Grazie a film controversi<br />

come Fuga dalla scuola media, Happiness,<br />

Storytelling, Palindromi e Life During Wartime, Solondz<br />

“ha composto negli ultimi quindici anni un grottesco<br />

e surreale romanzo costellato di disperazione<br />

e infelicità”.<br />

Joanna Rimmer<br />

DEDICATED TO JUST ME<br />

Sam Production -<br />

Egea<br />

L’etichetta britannica<br />

Sam Production presenta<br />

Dedicated To… Just<br />

me!, distribuito da Egea,<br />

il primo disco di Joanna<br />

Rimmer un’artista che,<br />

dopo la carriera di modella,<br />

è approdata al<br />

mondo del jazz. Nel<br />

2000 esordisce come<br />

cantante nell’ambiente<br />

jazz Italiano e nel 2001<br />

registra 12 sigle per la<br />

trasmissione televisiva<br />

“Zelig” (Italia 1) con Claudio<br />

Bisio, realizzando<br />

due dischi di jazz “tradizionale”<br />

e varie tournée<br />

in tutta Italia. Il suo disco<br />

d’esordio, che ha<br />

voluto produrre, curare,<br />

arrangiare, registrare e<br />

mixare da sola, vede la<br />

presenza di alcuni dei<br />

migliori jazzmen internazionali:<br />

Charlie Mariano,<br />

Paolo Fresu, Stefano<br />

Bollani, che assieme<br />

a lei interpretano bellissimi<br />

standard, come<br />

Monk’s Mood, Midnight<br />

Sun, All Of You, Just<br />

You, Just Me ed alcuni<br />

brani originali di Joanna.<br />

Alibia<br />

MANUALE APOCRIFO<br />

DELLE GIOVANI<br />

MARMOTTE<br />

Emi Music Publishing<br />

/ Cni / Venus<br />

Suonato dal vivo e registrato<br />

in presa diretta da<br />

Daniele Grasso al The<br />

Cave di Catania, mixato<br />

al Kitchen Studio da Lorenzo<br />

Caperchi e masterizzato<br />

da Claudio<br />

Giussani al Nautilus di<br />

Milano, Manuale Apocrifo<br />

delle Giovani Marmotte<br />

(Emi Music Publishing<br />

/ Cni / Venus) è il<br />

terzo album degli Alibia.<br />

Un lavoro compatto ed<br />

elegante, in costante<br />

equilibrio tra provocazione<br />

e citazione, potenza<br />

e sensualità, ironia<br />

e rabbia, melodia e rumore,<br />

uomo e donna. In<br />

uscita anche il videoclip<br />

Fondamenti di immoralità,<br />

regia di Luca Granato,<br />

un divertente e ironico<br />

remake del Frankenstein<br />

Jr. di Mel Brooks<br />

che vede protagonisti gli<br />

Alibia, impegnati in tutta<br />

Italia con il loro Tour Multisensoriale.<br />

Nini Giacomelli<br />

OCCHI DI RAGAZZO<br />

Rugginenti Editore<br />

“Sergio Bardotti, un artista<br />

che non ha mai<br />

smesso di sognare” è il<br />

sottotitolo di questo volume<br />

dedicato alla figura<br />

di uno dei più importanti<br />

autori della musica<br />

leggera italiana, che ha<br />

scritto centinaia di canzoni<br />

e tanti successi come<br />

Occhi di ragazzo,<br />

Piazza Grande, E io tra<br />

di voi, Canzone per te.<br />

A tre anni dalla sua<br />

scomparsa, lo ricordano<br />

personaggi del mondo<br />

dello spettacolo e della<br />

cultura che hanno percorso<br />

un tratto di strada<br />

con lui: Luis Bacalov,<br />

Massimo Ranieri, Pippo<br />

Baudo, Vincenzo Mollica,<br />

Ornella Vanoni, Sergio<br />

Cammariere, Gino Paoli,<br />

Sergio Secondiano Sacchi,<br />

Mauro Pagani e molti<br />

altri ancora. Ne emerge<br />

il ritratto a più colori di<br />

un artista colto, sensibile<br />

e raffinato, ma allo stesso<br />

tempo divertente e divertito,<br />

autoironico e sorridente,<br />

che, tutto sommato,<br />

non si è mai preso<br />

troppo sul serio e che,<br />

forse, proprio a questo<br />

deve la sua grandezza. Il<br />

libro, reperibile anche nelle<br />

librerie, verrà presentato<br />

al Premio Bindi nel<br />

prossimo luglio.<br />

Mama.in.inca<br />

LENZUOLA IN DISORDINE<br />

CinicoDisicanto<br />

L’album è prodotto dalla<br />

Cinico Disincanto di Fabrizio<br />

Brocchieri (Premio<br />

Pimi come miglior produttore<br />

discografico).<br />

Sono undici tracce ispirate<br />

dall’arte e impreziosite<br />

dai ricordi, dai<br />

film preferiti, dai quadri,<br />

dalla poesia, in un sorprendente<br />

equilibrio.<br />

E’un album da ascoltare<br />

d’un fiato per coglierne<br />

appieno le capacità descrittive;<br />

pagine di vita<br />

preziose e intime. Un<br />

progetto curato nei minimi<br />

particolari fin dalla<br />

copertina disegnata da<br />

Emilio Baracco con l’intento<br />

di rappresentare la<br />

doppia anima, delicata e<br />

aggressiva, della musica<br />

che si esprime con linee<br />

sottili e sfumate alternate<br />

a colpi energici,<br />

tipici del rock sincretico<br />

di matrice inglese.


musica<br />

DISCHI<br />

ERNESTO BASSIGNANO<br />

UN RITORNO<br />

ALDILADELMARE<br />

di Piergiuseppe Caporale<br />

C’è da dire che questa volta è riuscito a tirar<br />

fuori una dozzina di canzoni (per l’esattezza<br />

sono 13) che, forse in altri tempi (stiamo<br />

parlando di quando la canzone d’autore<br />

era considerata il miglior prodotto nazionale<br />

e l’aria non era ancora impestata<br />

dei moderni, mortiferi suoni dell’hip hop,<br />

dell’industrial, ecc.), dicevamo, in altri<br />

tempi avrebbe fatto parte della schiera dei<br />

brani più amati dal pubblico. Oggi, quindi,<br />

con ogni probabilità, si dovrà accontentare<br />

di entrare nel manipolo “razza protetta”,<br />

cui appartengono le buone idee, le<br />

buone realizzazioni, la vera poesia e, soprattutto,<br />

la vera ispirazione.<br />

Completamente libero, quindi, questo Aldiladelmare,<br />

fatto di poesia e musica, entrambe<br />

pure, forse a volte ingenuamente<br />

cantate da uno che cantante non è mai stato<br />

ma che ci crede. Che ci prova, riuscendo<br />

a trasmettere, al di là della tecnica, sensazioni<br />

che sembravano dimenticate. O<br />

smarrite per strada. Ad uno come chi scrive,<br />

che, ormai, per continuare ad ascoltare<br />

musica, si è buttato a corpo morto sul<br />

jazz e sulla musica classica, l’apparizione<br />

di un pugno di canzoni che lo riportano…<br />

ai bei tempi, non può fare che bene. E qui<br />

il discorso si farebbe lunghissimo. Quin-<br />

Non ricordo da quanto tempo l’amico Ernesto fosse lontano dalla musica attiva<br />

(quella degli altri la sfiora quotidianamente insieme a Ezio Luzi su Rai Radiouno<br />

quasi tutti i giorni). Sta di fatto che questo cd – titolo Aldiladelmare, etichetta<br />

RaiTrade – arriva, almeno per chi scrive, abbastanza a sorpresa. Collega e compagno<br />

d’avventure, da tempo ha al suo attivo un vero e proprio geniaccio artistico<br />

cantautorale che, già più di una volta, ebbe a lasciare a bocca aperta amici, parenti,<br />

e, perché no, anche i disistimatori. Ernesto Bassignano ha cominciato al Folkstudio<br />

nel 1969, da allora ha inciso un pugno di album e il suo Compagno dove vai ha<br />

goduto di una certa popolarità negli ambienti politicizzati degli anni ’70.<br />

di evitiamo e torniamo a Bassignano ed alle<br />

sue canzoni.<br />

Indubbiamente è stato aiutato dagli arrangiamenti<br />

di Alberto Antinori, poliedrico<br />

personaggio che abbiamo già notato<br />

con gente come Bindi, Bungaro, Castelnuovo,<br />

Grazia Di Michele, Tosca (fra gli altri)<br />

e che qui troviamo come coautore (in<br />

un paio di brani), pianista, contrabbassista,<br />

chitarrista ecc. Il tutto per un prodotto<br />

musicale che oseremmo definire estremamente…<br />

pulito. Fatto apposta, insomma,<br />

per sottolineare dei testi poetici (finalmente)<br />

comprensibili, ispirati, intelligenti,<br />

evocativi e contemporaneamente<br />

attuali. Come Il bel paese, ad esempio, o<br />

come i due avventurosi Moby Dick e Capitani<br />

coraggiosi, o, ancora, come il bra-<br />

75<br />

no che da il titolo al cd. Una nota a parte<br />

per il solito, magnifico piano di Marco<br />

Spiccio nel live Sentirti dire (Teatro Brancaccio<br />

dicembre 1995).<br />

Inutile, a questo punto, insistere sui brani<br />

uno per uno: l’opera ha un corpus che,<br />

paradossalmente, pur essendo composto<br />

di differenti sensazioni, gode di una temperie<br />

unica, dettata soprattutto dal cuore,<br />

oltre che da una buona conoscenza anche<br />

della tecnica, sia poetica che musicale. Inutile<br />

dire, poi, che Ernesto Bassignano non<br />

è un cantante, e si nota. Ed è forse proprio<br />

questa caratteristica che conferisce al prodotto<br />

finale quella spontaneità, non naïve<br />

ma effettiva, che ne potrebbe fare un prodotto<br />

di successo. Insomma Ernè, ca custa<br />

l’on ca custa ce l’hai fatta.<br />

VIVAVERDI


VIVAdall’interno<br />

DIRITTO D’AUTORE<br />

LA RESPONSABILITA’<br />

DEI PROVIDER<br />

di Ferdinando Tozzi*<br />

Appare ormai inconfutabile come il diritto<br />

di autore, nel nuovo contesto tecnologico,<br />

deve, sempre di più, essere<br />

una norma regolatrice per un corretto<br />

accesso ai contenuti creativi. Allo stesso<br />

tempo l’efficacia e l’utilità del suo<br />

ruolo è inversamente proporzionale agli<br />

spazi normativi indeterminati e dunque<br />

all’arbitrio del singolo. Il diritto<br />

d’autore, insomma, deve continuare ad<br />

Il diritto d’autore è nel ciclone delle nuove sfide tecnologiche. Oggi è più facile<br />

l’uso illecito di contenuti creativi navigando in rete, un Far West digitale dove<br />

Internet, benché esistano norme di tutela, è troppo spesso una terra di<br />

nessuno con libertà assoluta e mancanza totale di controlli. Un tema<br />

importante da affrontare è quello della responsabilità del provider ossia il<br />

dovere di correttezza e buona fede nell’agire da parte del prestatore di servizi<br />

che è tenuto “a informare senza indugio l’Autorità qualora sia a conoscenza di<br />

illeciti riguardanti un suo destinatario”. In questo senso va anche una recente<br />

ordinanza del Tribunale di Roma riguardante YouTube.<br />

operare con continuità sistematica, in<br />

armonia con le evoluzioni tecnologiche:<br />

va infatti compreso che utilizzare abusivamente<br />

un’opera dell’ingegno, in<br />

qualsiasi ambito, equivale ad utilizzare<br />

abusivamente un qualsivoglia bene di<br />

proprietà altrui. Solo così si potrà ottenere<br />

una corretta accessibilità alle opere<br />

dell’ingegno nel web ed avere un diritto<br />

di autore che – pur mantenendo<br />

intatta la sua funzione di tutela dei diritti<br />

– non sia di ostacolo, ma di incentivo<br />

ad un equilibrato sviluppo della cultura<br />

e dell’innovazione, garantendo un<br />

necessario, doveroso riconoscimento<br />

dei diritti degli autori e titolari sulle proprie<br />

opere e prodotti.<br />

Proprio la sfida portata dalle nuove tec-<br />

nologie al diritto di autore fa sì che detta<br />

normativa debba perseguire, ad avviso<br />

di chi scrive, un duplice, fondamentale,<br />

compito: garantire e preservare<br />

il corretto accesso alla conoscenza<br />

ed al contempo salvaguardare i diritti e<br />

la remunerazione delle attività creative,<br />

con piena coscienza che ogni opera<br />

è frutto di lavoro e professionalità ed è<br />

dunque doveroso salvaguardare il bene<br />

intellettuale che genera proventi economici.<br />

Proventi che rappresentano non<br />

solo la retribuzione dell’ingegno degli<br />

autori ma, soprattutto, l’incentivo alla<br />

futura creatività ed alla ulteriore produzione<br />

culturale del nostro Paese. E’<br />

perciò necessario che, soprattutto, nell’on<br />

line venga fatta chiarezza su ciò che


è vietato e ciò che conseguentemente è<br />

lecito e che se ne dia informazione al<br />

mercato in modo che tutti gli operatori<br />

abbiano piena consapevolezza del discrimen<br />

tra uso lecito ed illecito di contenuti<br />

creativi, evitando opzioni di “congelamento”<br />

della normativa.<br />

Il più delle volte la violazione dei diritti<br />

sulle opere dell’ingegno avviene attraverso<br />

la loro immissione in un sistema<br />

di reti telematiche, perciò è necessaria<br />

un’applicazione più aderente alle<br />

esigenze di tutela del diritto di autore<br />

della normativa vigente a disciplina della<br />

responsabilità del provider (il c.d.<br />

prestatore di servizi). Si tratta di valorizzare<br />

le possibilità offerte dagli strumenti<br />

attuali e dunque, nell’attesa di<br />

eventuali interventi normativi ad hoc,<br />

cui pure si sta lavorando, ragionare al<br />

presente in punto di diritto positivo.<br />

Il Decreto Legislativo del 9 aprile 2003<br />

n° 70 emanato in attuazione della Direttiva<br />

UE n° 31 del 2000, contiene una<br />

serie di elementi che devono necessa-<br />

riamente essere valorizzati attraverso<br />

una interpretazione ed applicazione<br />

orientata proprio a sopperire allo stato<br />

di asimmetria funzionale e di squilibrio<br />

attuali. Uno squilibrio che, con l’avvento<br />

delle nuove tecnologie, si è venuto a cristallizzare<br />

nel “sistema” del diritto di<br />

autore.<br />

Come noto, in relazione al criterio di<br />

imputazione della responsabilità civile<br />

del prestatore, si possono configurare<br />

tre principali ipotesi: a) il caso in cui il<br />

prestatore è autore dell’illecito; b) il caso<br />

in cui ha una responsabilità concorrente;<br />

c) il caso in cui è responsabile per<br />

negligenza. Nel caso a), è lo stesso prestatore<br />

ad essere autore dell’illecito e<br />

quindi si tratta della responsabilità da<br />

illecito extracontrattuale, senza particolari<br />

problematiche dovute al contesto<br />

in rete. Nell’ipotesi b), per aversi responsabilità<br />

del prestatore occorre la<br />

conoscenza del fatto illecito compiuto<br />

da un terzo attraverso la propria infrastruttura<br />

tecnologica e la fornitura con-<br />

77<br />

VIVAVERDI<br />

sapevole dell’accesso ai dati illeciti.<br />

L’ipotesi c) ricalca un caso di responsabilità<br />

indiretta: il provider non vigila<br />

o non adotta le misure di sicurezza<br />

necessarie a garanzia della liceità dei<br />

contenuti immessi dall’esterno sul server<br />

da lui gestito, con l’inquadramento<br />

alternativo di una responsabilità oggettiva<br />

per difetti di sicurezza del servizio<br />

prestato oppure nella fattispecie dell’articolo<br />

2050 c.c. sulla responsabilità<br />

per l’esercizio di attività pericolose.<br />

In generale può sostenersi che non ci<br />

sono responsabilità sui contenuti, a meno<br />

che non vi siano modifiche degli<br />

stessi ad opera del provider. L’esenzione<br />

da responsabilità è infatti condizionata<br />

al fatto che il prestatore: non dia<br />

origine alla trasmissione; non selezioni<br />

il destinatario della trasmissione; non<br />

selezioni né modifichi le informazioni<br />

trasmesse. La normativa pone dunque<br />

una limitazione generale di responsabilità,<br />

in quanto statuisce che nel prestare<br />

i servizi di mere conduit, caching<br />

ed hosting, il prestatore non è assoggettato<br />

ad un obbligo di sorveglianza<br />

sulle informazioni che trasmette o memorizza,<br />

né ad un obbligo generale di<br />

ricercare attivamente fatti o circostanze<br />

che indichino la presenza di attività<br />

illecite. Però il legislatore aggiunge che<br />

il prestatore è comunque tenuto a: “informare<br />

senza indugio l’Autorità, qualora<br />

sia a conoscenza di illeciti riguardanti<br />

un suo destinatario” nonché a<br />

“fornire, sempre senza indugio, a richiesta<br />

dell’Autorità competente le informazioni<br />

in suo possesso che consentano<br />

di individuare il suo destinatario,<br />

ai fini di una attività preventiva degli<br />

illeciti”. La Direttiva prevede dunque<br />

che i fornitori dei servizi web rispondano<br />

quando siano consapevoli<br />

della illiceità delle attività del destinatario<br />

del servizio o dell’informazione da


VIVAdall’interno<br />

esso fornita ovvero di fatti e di circostanze<br />

che rendano manifesta l’illiceità.<br />

Inoltre, la Direttiva consente ai singoli<br />

Stati membri cui è diretta di prevedere<br />

possibili azioni inibitorie che possano<br />

imporre ai provider di “porre fine<br />

a una violazione o impedirla, anche<br />

con la rimozione dell’informazione<br />

illecita o la disabilitazione<br />

dell’accesso alla medesima” (si<br />

pensi al metodo c.d. del notice<br />

and take down). Ancora, è da<br />

precisare come laddove il provider<br />

non presti meri servizi ancillari,<br />

ma collabori alla commissione<br />

di illeciti oppure presti<br />

servizi ulteriori a quelli previsti<br />

dalla Direttiva o anche che<br />

non adempia al dovere di diligenza,<br />

non può godere delle esenzioni<br />

previste dalla citata normativa.<br />

Proprio in tale direzione, valorizzando<br />

principi cardine del nostro ordinamento<br />

giuridico, pare allora possibile<br />

leggere una recente ordinanza del Tribunale<br />

di Roma (del 15 dicembre 2009<br />

e confermata in sede di reclamo l’11<br />

gennaio 2010) in cui è stata riconosciuta<br />

la responsabilità del provider (nello<br />

specifico “YouTube”) con una innovativa<br />

applicazione del dettato normativo<br />

che, per inciso, ad avviso di chi scrive,<br />

da un punto di vista strettamente giuridico<br />

ha poco di innovativo perché segue<br />

uno dei brocardi del nostro ordinamento,<br />

cioè il dovere di correttezza e di<br />

buona fede nell’agire (dunque innovativa<br />

la pronuncia lo è solo in relazione a<br />

quello che era il pregresso approccio sul<br />

tema medesimo). La Corte capitolina ha<br />

motivato la condanna del provider in<br />

quanto, nonostante numerose diffide,<br />

si è avuta una<br />

reiterazione di atti illeciti in rete e dunque<br />

il provider obiettivamente a conoscenza<br />

di una grave situazione illecita<br />

nulla ha fatto. Per di più il medesimo<br />

soggetto, pur avendo un potere di monitoraggio<br />

sulla attività degli utenti non<br />

si è mai premurato di escludere la pubblicazione<br />

dei file illeciti; per meglio<br />

comprendere la decisione è utile riportare<br />

un estratto del provvedimento del<br />

Tribunale di Roma, in particolare ove si<br />

deduce che: “[…] a fronte di una condotta<br />

così palesemente e reiteratamente<br />

lesiva dei diritti non è sostenibile la<br />

tesi delle resistenti su una presunta as-<br />

soluta irresponsabilità del provider<br />

[…vi è una] valutazione caso per caso<br />

della responsabilità del provider che<br />

seppur non è riconducibile ad un generale<br />

obbligo di sorveglianza rispetto<br />

al contenuto non ritenendosi<br />

in grado di operare una verifica<br />

di tutti i dati trasmessi che si risolverebbe<br />

in una inaccettabile<br />

responsabilità oggettiva, tuttavia<br />

assoggetta il provider a responsabilità<br />

quando non si limiti<br />

a fornire la connessione<br />

alla rete ma eroghi servizi aggiuntivi<br />

(p. es. caching o hosting)<br />

e/o predisponga un controllo<br />

delle informazioni e, soprattutto<br />

quando, consapevole<br />

della presenza di materiale sospetto<br />

si astenga dall’accertare la<br />

illiceità e dal rimuoverlo o se consapevole<br />

della antigiuridicità ometta<br />

di intervenire […]” aggiungendo a<br />

margine che “non possono valere le eccezioni<br />

e limitazioni di cui all’art. 65 lda<br />

relative all’esercizio del diritto di cronaca<br />

o dell’art. 70 lda della utilizzazione di<br />

brani o di parti di opera ad uso di critica<br />

e discussione in quanto è evidente il fine<br />

puramente commerciale […]”.<br />

Dunque è l’informazione, la conoscenza,<br />

ad apparire il vero discrimen tra la<br />

responsabilità e la non responsabilità<br />

dei provider. Secondo un parallelo con<br />

le teorie economiche dei giochi (in particolare<br />

del c.d. moral hazard) si può sostenere<br />

che l’agente che, conoscendo o<br />

dovendo conoscere l’illiceità dei contenuti<br />

immessi in rete, e, perciò, trovandosi<br />

in stato di simmetria informativa,<br />

abusa di tale informazione (insomma,<br />

non agisce per rimuovere tali


contenuti), tiene una condotta opportunistica<br />

non meritevole di tutela, per<br />

cui è responsabile. L’agente, che invece<br />

non conosce e non può conoscere con<br />

la diligenza richiesta, lo stato di illiceità<br />

(trovandosi dunque in condizione di<br />

asimmetria informativa) è tutelato e<br />

dunque, secondo i citati articoli del<br />

Ma il provider non puo’<br />

stare a guardare ….<br />

Eppur si muove. Anche se lentamente, nel campo<br />

del Peer to peer, per ciò che riguarda la condivisione<br />

illegale on line di file con opere protette<br />

(causa di ingenti danni per tutta l’industria dei<br />

contenuti) qualcosa si muove. L’ordinanza del Tribunale<br />

Civile di Roma del 15 aprile rispetto all’istanza<br />

(a cui si era associata anche la <strong>Siae</strong>) della<br />

FAPAV (Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva)<br />

contro la Telecom, stabilisce che quest’ultima<br />

non ha l’obbligo di sospendere il servizio di accesso<br />

ai siti venendo a conoscenza di illeciti. In<br />

pratica non ha l’obbligo d’impedire il servizio a<br />

fronte di pratiche illecite non essendo “responsabile<br />

delle informazioni trasmesse”. La stessa<br />

ordinanza però, stabilisce che, in caso di conoscenza<br />

di attività illecita a danno degli autori e<br />

degli aventi diritto, il prestatore dei servizi internet<br />

(ISP) ha il dovere d’informare senza indugio<br />

l’Autorità giudiziaria o Amministrativa di Vigilanza,<br />

affinché possano essere attivati gli ulteriori<br />

obblighi di protezione che, appunto, spettano agli<br />

autori e a tutti gli aventi diritto. Quindi i fornitori<br />

di servizi on line non possono stare a guardare,<br />

limitandosi ad incassare gli abbonamenti, contemplando<br />

il libero arbitrio degli utenti. Bisogna<br />

aggiungere che l’Agcom ritiene che per poter<br />

contrastare la pirateria digitale, siano essenziali<br />

accordi condivisi con gli stessi provider. (sa.m.)<br />

D.Lgs 70/2003 non sarà responsabile.<br />

Certo è che non intelligere quod omnes<br />

intelligunt significa violare un dovere<br />

di informazione riflessiva a carico di<br />

ogni agente del mercato e della rete. Deve<br />

dunque applicarsi il principio di responsabilità<br />

per combattere così l’abuso<br />

di informazione e le condotte opportunistiche,<br />

salvaguardando solo chi<br />

in buona fede ha svolto una attività che<br />

altrimenti, con la sussistenza del presupposto<br />

della conoscenza, determinerebbe<br />

punibilità.<br />

Le brevi considerazioni fin qui esposte<br />

permettono così di sostenere come attraverso<br />

una attenta esecuzione della<br />

normativa vigente, si potrebbe ugualmente<br />

garantire una tendenzialmente<br />

piena tutela al diritto di autore nell’on<br />

line con un equilibrato contemperamento<br />

degli (apparentemente) opposti<br />

interessi in gioco: diritto alla diffusione<br />

della cultura e dell’informazione e<br />

diritto a vedere garantita la proprietà<br />

intellettuale. Poiché le nuove sfide tecnologiche<br />

al diritto di autore sono state<br />

poste proprio dalla convergenza tra<br />

informatica e telecomunicazioni - che<br />

consente la riproduzione digitale delle<br />

opere ed il trasferimento dei dati in maniera<br />

capillare ed a costi sempre decrescenti,<br />

permettendo così a chiunque di<br />

79<br />

“impadronirsi” delle opere altrui - appare<br />

chiaro come bisogna ricondurre a<br />

sistema il ruolo e dunque la responsabilità<br />

dei provider. L’offerta lecita – a<br />

discapito della c.d. pirateria – potrà infatti<br />

trovare concreto sviluppo solo<br />

quando sarà possibile avere un corpus<br />

omogeneo di previsioni normative a tutela<br />

degli autori ed a garanzia dei diritti<br />

di accesso alla conoscenza per i fruitori.<br />

Al contempo bisogna poi che, non<br />

solo il giurista ma anche, il cittadino in<br />

quanto tale si ponga in una diversa prospettiva,<br />

facendo sì che la rete non sia<br />

una selvaggia terra di nessuno ma venga<br />

considerata quale una delle tante<br />

espressioni dell’essere umano, soggetta<br />

alle normali regole del vivere civile.<br />

Quanto sopra potrebbe portare ad una<br />

generale presa di coscienza con un mutamento<br />

radicale nell’approccio al problema<br />

non solo da parte dei Tribunali<br />

(che, si è visto, hanno sufficienti basi<br />

per un nuovo indirizzo di efficace contrasto<br />

a chi abusa delle nuove tecnologie)<br />

ma anche dei consumatori che potranno<br />

comprendere come la tutela della<br />

cultura risieda anche nella salvaguardia<br />

della proprietà intellettuale e nella<br />

remunerazione degli autori e dei loro<br />

aventi causa. Fino a che non vi sarà tale<br />

mutamento, culturale prima che giuridico,<br />

non sarà infatti possibile risolvere<br />

efficacemente alcuna problematica<br />

del diritto d’autore nel web.<br />

*Avvocato, Esperto del comitato consultivo<br />

permanente per il diritto d’autore,<br />

Dottore di Ricerca Università Federico<br />

II di Napoli. (ferdinandotozzi@hotmail.com).<br />

Le presenti considerazioni esprimono<br />

opinioni personali dell’autore.<br />

VIVAVERDI


VIVAdall’interno<br />

SALONE DEL LIBRO DI TORINO<br />

LA VOCE DEGLI ULTIMI<br />

COI “RACCONTI DAL CARCERE”<br />

di Daniela d’Isa<br />

Ecco gli autori e scrittori che hanno offerto<br />

la loro penna per scrivere insieme<br />

ai detenuti di tutta Italia i “Racconti<br />

dal carcere”. Si tratta di Barbara Alberti,<br />

Edoardo Albinati, Gianni Bisiach,<br />

Giordano Bruno Guerri, Massimo Carlotto,<br />

Vincenzo Consolo, Maurizio Costanzo,<br />

Giuseppe D’Agata, Giancarlo De<br />

Cataldo, Erri De Luca, Daniele Del Giudice,<br />

Nicola Lagioia, Franca Leosini,<br />

Massimo Lugli, Liliana Madeo, Gianni<br />

Minà, Federico Moccia, Adriana Pannitteri,<br />

Sandra Petrignani, Lidia Ravera,<br />

Franco Scaglia, Susanna Tamaro, Enrico<br />

Vaime, Marcello Veneziani e Renato<br />

Zero. Tra tutti i racconti pervenuti (il termine<br />

è fissato al 15 giugno) ne saranno selezionati<br />

20 cui verrà affiancato un tutor<br />

d’eccezione tra gli autori che hanno aderito.<br />

Altri di loro andranno a far parte della<br />

giuria che sarà presieduta dal poeta e<br />

scrittore Elio Pecora.<br />

“La <strong>Siae</strong> ha anche il compito di assecondare<br />

la creatività. Credo che la solitudine<br />

e l’introspezione della vita in carcere<br />

possa facilitare la nascita di una<br />

creatività vera - ha dichiarato il Presidente<br />

della <strong>Siae</strong>, Giorgio Assumma, cui<br />

ha dato la parola il coordinatore del-<br />

Nel nome di Goliarda Sapienza, attrice e scrittrice che ha conosciuto la<br />

prigione e la reclusione, è stato presentato, al Salone del Libro di Torino, il<br />

premio letterario “Racconti dal carcere” ideato da Antonella Bolelli Ferrera,<br />

realizzato in collaborazione tra la <strong>Siae</strong> e il Dap. Detenuti che raccontano di sé,<br />

che esplorano la propria esistenza attraverso la scrittura e che potranno avere<br />

l’occasione di farlo con dei tutor d’eccezione, scrittori affermati che li<br />

aiuteranno a dare più compiuta espressione letteraria al racconto della propria<br />

vita. Il singolare concorso ha per madrina una scrittrice che nel corso della sua<br />

carriera si è spesso occupata di carceri, Dacia Maraini.<br />

l’incontro al Salone del libro, Mario<br />

Baudino, scrittore e giornalista de La<br />

Stampa - viviamo un tempo di svolta epocale<br />

per la creatività intellettuale. Internet<br />

fornisce occasioni inedite agli scrittori<br />

esordienti, ma rappresenta anche un<br />

pericolo: il rischio dell’uniformità di domanda<br />

ed offerta culturale con la conseguenza<br />

ultima dell’appiattimento culturale.<br />

E tale condizione è il presupposto<br />

per le tirannie delle industrie produttrici<br />

dei contenuti culturali”.<br />

“Ringrazio il Presidente <strong>Siae</strong> della opportunità<br />

che il Premio rappresenta per<br />

i detenuti- ha aggiunto il Capo del Dap,<br />

Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria,<br />

Franco Ionta- Per inciso:<br />

l’anno scorso il Dap ha pubblicato i rac-<br />

conti del Personale dell’Amministrazione<br />

Penitenziaria. Condivido il pericolo<br />

del pensiero unico, omogeneizzato.<br />

Dare voce agli ultimi, creando un<br />

pensiero diverso e più vero. Da questa<br />

esperienza mi auguro vengano fuori non<br />

solo storie dure, dolorose ma anche di<br />

speranza. La detenzione è anche sforzo<br />

educativo. I detenuti hanno diritto a una<br />

seconda chance. Si spera che il passaggio<br />

da uomo di azione a uomo di riflessione<br />

conduca fino a uomo reintegrato,<br />

anche attraverso lo strumento della cultura,<br />

che è prima di tutto condivisione<br />

di valori”.<br />

“Da quando è stato bandito il concorso<br />

sono pervenuti numerosissimi racconti<br />

dalle carceri di tutt’Italia- ha detto


Nella pagina accanto, la giornalista e<br />

scrittrice Antonella Bolelli Ferrera,<br />

ideatrice del premio letterario.<br />

Sotto da sinistra, il capo del Dap<br />

Franco Ionta, Mario Baudino de<br />

La Stampa, il detenuto Marco,<br />

Massimo Lugli di Repubblica<br />

e il Presidente <strong>Siae</strong>, Giorgio Assumma<br />

Antonella Bolelli Ferrera- La cosa che<br />

più mi ha stupito è che ci abbiano scritto<br />

anche diversi stranieri in un italiano<br />

pressocchè perfetto. Un italiano imparato<br />

in carcere”.<br />

Grande suggestione nel folto pubblico<br />

che ha partecipato all’incontro hanno<br />

suscitato tre testimonianze: due interviste<br />

esclusive realizzate dalla Ferrera<br />

nel carcere romano di Regina Coeli<br />

(grazie alla collaborazione tecnica di<br />

Giovanni Balestriere) ed una testimonianza<br />

diretta di un detenuto in semilibertà.<br />

Nel filmato d’apertura la storia di<br />

un uomo di circa 70 anni, che ha approfondito<br />

proprio in carcere la sua passione<br />

per la lettura e la scrittura fino a poter<br />

scrivere lettere d’amore per conto dei<br />

compagni di detenzione così belle da conquistarsi<br />

il soprannome di “poeta”.<br />

Ha catturato l’attenzione del pubblico<br />

poi Marco, 32 anni: ha avuto il permes-<br />

so di venire al Salone dal direttore del<br />

carcere dove ancora deve rimanere due<br />

anni. Attualmente è in semilibertà e lavora<br />

come bibliotecario nella scuola torinese<br />

di scrittura Holden. “La scrittura<br />

consente, davanti a privazioni di ogni genere,<br />

di avere una alternativa. Chi guarda<br />

solo la televisione non pensa. La scrittura<br />

diventa un strumento di battaglia,<br />

una forma di comunicazione tra coloro<br />

che sono isolati dal mondo”.<br />

Massimo Lugli scrittore e giornalista, cronista<br />

di nera di Repubblica (il suo ultimo<br />

libro, edito da Newton &Compton si chiama<br />

Il carezzevole), dopo aver raccontato<br />

di essere stato giovanissimo qualche giorno<br />

in carcere, ha lodato l’iniziativa, ricordando<br />

anche un altro “tutor”, Massimo<br />

Carlotto, che dalla propria esperienza<br />

in carcere ha tratto la spinta per diventare<br />

un grande scrittore.<br />

“I detenuti- ha dichiarato in altre oc-<br />

81<br />

casioni Dacia Maraini- hanno dato la<br />

precedenza nella loro vita all’azione. Costretti<br />

al regime carcerario, riscoprono<br />

la loro vita interiore: riflessione, lettura,<br />

scrittura possono essere ottimo veicolo<br />

per il loro reinserimento sociale”.<br />

Infatti tra coloro che stanno inviando i<br />

racconti alla segreteria del Premio c’è<br />

chi ha preso la licenza media in carcere<br />

e ha cominciato la sua opera di scrittura<br />

dedicandosi alle lettere d’amore<br />

per gli altri detenuti; c’è l’extracomunitario<br />

che lì ha imparato l’italiano e ha<br />

voglia di raccontarsi; c’è chi, dopo essere<br />

passato da esperienze eversive,<br />

spiega come si è perso pur venendo da<br />

una famiglia borghese e apparentemente<br />

senza problemi. Per tutti la scrittura<br />

è non solo sfogo, ma anche fuga con<br />

la mente dalla situazione difficile che<br />

sta realmente vivendo e soprattutto<br />

“luogo” di riflessione interiore.<br />

VIVAVERDI<br />

Foto Filippo Gasparro


VIVAdall’interno<br />

PALERMO<br />

LABORATORIO D’AUTORE<br />

PER BAND MUSICALI<br />

di Corrado Lo Iacono<br />

“La creatività è passione pura, non connessa<br />

a facili guadagni; il successo artistico<br />

è una bestia difficile da cavalcare e resti<br />

in sella soltanto se il pubblico ti vuole”.<br />

Questo il messaggio che Gino Paoli, cantautore<br />

eclettico che da circa 50 anni ci<br />

emoziona con la sua poesia musicale, ha<br />

indirizzato agli studenti siciliani. Un numeroso<br />

gruppo di ragazzi che, dopo essere<br />

stati coinvolti in seminari nell’ambito<br />

del “Progetto Laboratorio d’Autore” quale<br />

iniziativa didattico/informativa promosso<br />

dalla Sede Regionale della <strong>Siae</strong> di<br />

Palermo di concerto con l’Ufficio Organizzazione<br />

Eventi di Roma e realizzata dalla<br />

Lab Servizi Formativi, hanno preso parte<br />

il 5 maggio scorso presso il Teatro Orione/Pippo<br />

Spicuzza di Palermo alla IV Edizione<br />

della Rassegna “Rock 10 & Lode”.<br />

L’evento ha visto esibirsi 12 band musicali<br />

formate quasi esclusivamente da studenti<br />

delle scuole superiori siciliane.<br />

Davanti ad un numeroso pubblico sono<br />

state eseguite 12 canzoni inedite e composte<br />

dagli stessi esecutori. Una apposita giuria<br />

presieduta dal Maestro Marco Betta e<br />

costituita da autori, compositori e rappresentanti<br />

dello spettacolo e della cultura ha<br />

decretato quale vincitore il brano Over the<br />

gate/Helldorado (autori: A. Tripi, A. Alessandro,<br />

G. Croce, M. Schilleci, M. Signorino)<br />

eseguito dalla band Ingram. Secondo<br />

classificato Cut the plug eseguito dalla<br />

Nel capoluogo siciliano quarta edizione della rassegna Rock 10 & Lode,<br />

all’interno del Progetto Laboratorio d’Autore, organizzato dalla sede <strong>Siae</strong>. La<br />

giuria, presieduta dal maestro Marco Betta, ha premiato la canzone Over the<br />

gate/Helldorado del gruppo Ingram che ha vinto anche la targa ricordo per il<br />

miglior testo. I primi tre classificati hanno partecipato al Festival della Legalità,<br />

tenutosi a fine maggio a Capaci.<br />

band La Ventunesima Fobia e terzo classificato<br />

il brano strumentale Invisibili eseguito<br />

dalla band Vo hinh che ha vinto anche<br />

la targa speciale offerta dalla Provincia<br />

Regionale di Palermo. Infine la canzone<br />

prima classificata ha vinto un ulteriore<br />

targa ricordo per il migliore testo,<br />

assegnata dalla giuria composta dai<br />

giornalisti.<br />

Il conduttore della rassegna, Filippo Marsala,<br />

ha invitato sul palco alcuni ospiti particolari<br />

della serata. Piero Alongi, vicepresidente<br />

della Provincia Regionale di<br />

Palermo, nell’affermare che i giovani attraverso<br />

l’estro musicale possono veicolare<br />

valori etici e morali, ha confermato<br />

che le predette tre band parteciperanno al<br />

Festival della Legalità in programma a fine<br />

maggio a Capaci (Pa), mentre il brano<br />

Over the gate/Helldorado sarà inserito nel<br />

cd che la Provincia produrrà per la successiva<br />

distribuzione nelle scuole.<br />

Raul Russo, assessore alle Politiche Giovanili<br />

del comune di Palermo, ha annunciato<br />

l’imminente avvio del progetto “Acchiappasogni”,<br />

che contribuirà ad au-<br />

I vincitori della rassegna<br />

Rock 10 e Lode, la band Ingram<br />

con il brano Over the gate/Helldorado<br />

mentare la creatività dei giovani palermitani<br />

riscoprendo adeguati spazi per i<br />

progetti musicali e utilizzando alcuni<br />

beni immobili confiscati alla mafia.<br />

Marco Betta, noto compositore, ha detto<br />

semplicemente che la musica, quale<br />

alta forma dell’arte, rende libera la persona<br />

e aiuta a migliorare la società.<br />

Othello Man, cantautore e direttore artistico<br />

del Festival della Legalità, ha apprezzato<br />

i brani musicali in gara, eseguiti<br />

con sincera passione. Brani i cui<br />

testi hanno spaziato dal dramma del terremoto<br />

in Abruzzo al dilemma etico del<br />

“fine vita”. Creativi fuori concorso sul<br />

palco: Manuel Morgavi, studente dell’Itc<br />

di Stato “Fr Ferrara” di Palermo che<br />

ha letto il proprio componimento dal<br />

titolo Ma se io avessi un mondo …e Simona<br />

e Luca Trentacoste (vincitori dell’edizione<br />

2009 di “Rock 10 e lode”) che<br />

hanno eseguito il loro brano Soltanto<br />

noi. Hanno concluso la serata i Kolymbetra,<br />

gruppo musicale che accompagna<br />

il Progetto Laboratorio d’Autore<br />

dalla nascita.


VIVAdall’interno<br />

BIELLA E NOVARA<br />

IN UN MARE DI MUSICA<br />

NON VOGLIAMO I PIRATI<br />

di Marco Caselgrandi<br />

Nella manifestazione di Biella del 15<br />

aprile, si sono svolte le fasi finali di due<br />

concorsi riservati agli studenti, il primo<br />

musicale, il secondo riguardante lo<br />

slogan antipirateria più originale. All’evento,<br />

hanno partecipato il sindaco<br />

di Biella Dino Gentile, il provveditore<br />

agli studi della Provincia di Biella Piergiorgio<br />

Giannone, il direttore della Sede<br />

<strong>Siae</strong> di Torino Filippo Gagliano e i<br />

testimonial della manifestazione, gli attori<br />

e autori Manuel Negro e Rossana<br />

Carretto, oltre a Massimiliano Scuriatti<br />

e Giorgio Pezzana.<br />

Nei brevi messaggi di saluto iniziali, il<br />

Sindaco Dino Gentile ha invitato i ragazzi<br />

ad amare la musica e ad esprimere<br />

al meglio la loro creatività però sempre<br />

nel rispetto del lavoro degli autori,<br />

la cui tutela rappresenta un baluardo<br />

fondamentale per lo sviluppo culturale<br />

del Paese. Ha inoltre elogiato la <strong>Siae</strong> evidenziando<br />

come tali importanti iniziative<br />

ne rafforzino l’immagine e il ruolo<br />

istituzionale. Il Provveditore Piergiorgio<br />

Giannone, ha sottolineato il carattere<br />

educativo della manifestazione. Filippo<br />

Gagliano, direttore della Sede <strong>Siae</strong><br />

di Torino ha spiegato ai giovani che il<br />

diritto d’autore non è né un balzello, né<br />

una gabella ma, semplicemente, lo stipendio<br />

dell’autore e la <strong>Siae</strong> non è altro<br />

che la casa di tutti gli autori.<br />

Il concorso musicale è stato vinto dal<br />

gruppo Playladies formato da Giulia Osservati,<br />

Vittoria Atta, Jessica Briasco, Micol<br />

e Miriam Ottina del liceo scientifico<br />

Avogadro di Biella, con il brano Fight. Il<br />

concorso per lo slogan più originale è stato<br />

vinto da Martina Piga e Martina Barresi<br />

con lo slogan “La musica è emozione,<br />

la pirateria è illusione”.<br />

Il 28 aprile a Novara, la formula della<br />

manifestazione contro la pirateria si è<br />

ripetuta con successo. Presso il Teatro<br />

Coccia erano presenti, fra gli altri, l’assessore<br />

alle politiche giovanili del Comune<br />

di Novara Matteo Maranti, il<br />

provveditore agli studi della Provincia<br />

di Novara Giuseppe Bordonaro, Filippo<br />

Gagliano, Rossana Carretto, Massimiliano<br />

Scuriatti, Marina Crescenti,<br />

Massimo Negro e Giorgio Pezzana.<br />

Nei messaggi di saluto iniziali, l’assessore<br />

Matteo Maranti, dopo aver ringraziato<br />

la <strong>Siae</strong> per aver scelto Novara, ha<br />

sottolineato l’impegno dell’amministrazione<br />

municipale nel sostenere manifestazioni<br />

che valorizzino talento e<br />

creatività dei giovani, aggiungendo che,<br />

La premiazione dei Seaward, vincitori<br />

del concorso musicale di Novara<br />

Il 15 ed il 28 aprile a Biella e a Novara, si sono svolte due manifestazioni<br />

organizzate dalla Sede <strong>Siae</strong> di Torino e dall’Ufficio Scolastico Regionale del<br />

Piemonte, in collaborazione con i Comuni delle due città piemontesi per<br />

sensibilizzare i giovani sulle tematiche del rispetto del diritto d’autore e della<br />

lotta alla pirateria e per valorizzare il talento e la creatività dei giovani. Sono<br />

stati premiati gli slogan più originali e interessanti contro la pirateria.<br />

83<br />

VIVAVERDI<br />

secondo lui, quella intrapresa dalla <strong>Siae</strong><br />

è la strada giusta per avere i giovani al<br />

proprio fianco nella lotta alla pirateria. Il<br />

provveditore Giuseppe Bordonaro, ha affermato<br />

di aver collaborato con convinzione<br />

soprattutto per l’importanza del risvolto<br />

educativo dell’iniziativa, confessando<br />

di essere egli stesso musicista per<br />

diletto. Filippo Gagliano, direttore della<br />

Sede <strong>Siae</strong> di Torino ha dichiarato di aver<br />

constatato con grande piacere l’attenzione<br />

che gli studenti riservano ai problemi<br />

del mondo autorale e che, pertanto, la via<br />

della sensibilizzazione è da ritenere di<br />

grande importanza nell’azione di contrasto<br />

alla pirateria.<br />

La giuria ha decretato la vittoria del concorso<br />

musicale del gruppo Seaward, formato<br />

da Lorenzo Familiari, Martina e<br />

Marco Picaro, Daniele Bassi dell’istituto<br />

Omar e del liceo scientifico Antonelli<br />

di Novara con il brano Beher not di<br />

Lorenzo Familiari. Il concorso per il miglior<br />

slogan antipirateria è stato vinto<br />

da Martina Rosati con lo slogan “In un<br />

mare di musica non vogliamo i pirati”.


VIVAconcorsi<br />

a cura di Daniela Nicolai<br />

Tutte le segnalazioni di concorsi e premi riportate in queste pagine sono fatte a<br />

scopo puramente informativo e senza alcuna responsabilità da parte della<br />

<strong>Siae</strong>. Per i testi integrali dei bandi e per conoscere le modalità di partecipazione<br />

è necessario rivolgersi agli organizzatori delle singole manifestazioni. Gli<br />

organizzatori di premi e concorsi sono pregati di inviare, a corredo del bando o del<br />

regolamento, un’illustrazione e, se possibile, una rassegna stampa relativa alla<br />

manifestazione, nonché una comunicazione circa i risultati della stessa. I concorsi<br />

che compaiono in questa rubrica saranno pubblicati anche in una apposita<br />

sezione del sito Internet della <strong>Siae</strong> (www.siae.it) insieme a quelli che non è stato<br />

possibile segnalare a causa dei tempi redazionali.<br />

CANTAMUSIC SHOW 2010<br />

La NV Records indice il festival nazionale Cantamusic<br />

Show 2010 ideato da Nello Villa, al quale<br />

possono partecipare cantanti, cantautori e<br />

gruppi a partire dal 16° anno di età. Si partecipa<br />

con un brano edito o inedito di durata massima<br />

di 4 minuti. Le domande di iscrizione, con<br />

le modalità previste dal bando, devono essere<br />

inviate entro il 15 luglio 2010 a: Nello Villa, Località<br />

Boeri 32, 17043 Plodio (Sv). E’ prevista<br />

una quota di partecipazione. Il primo premio<br />

consiste in un contratto discografico della durata<br />

di un anno. Per informazioni: tel.<br />

019519643, nvrecords@altervista.org.<br />

CONCORSO DI COMPOSIZIONE LAVAGNINO<br />

2010<br />

L’Orchestra Classica di Alessandria bandisce<br />

il Concorso Internazionale di Composizione Lavagnino<br />

2010, che si svolgerà a Gavi e Alessandria<br />

nell’ambito del Festival Internazionale<br />

Angelo Lavagnino. Sono ammessi a partecipare<br />

compositori di ogni nazionalità nati dopo<br />

il 1° gennaio 1965. Il termine per l’iscrizione<br />

scade il 2 agosto 2010.<br />

I partecipanti dovranno realizzare il commento<br />

musicale per una sequenza cinematografica<br />

della durata di 4-5 minuti circa, scelta fra<br />

due inviate preventivamente dall’organizzazione.<br />

Gli elaborati, con le modalità previste dal<br />

bando,devono pervenire entro il 9 ottobre<br />

2010 a “Concorso Internazionale di Composizione<br />

“Lavagnino2010”, c/o Associazione Alexandria<br />

Classica, Via U. De Foro 4, 15100 Alessandria,<br />

oppure via mail a info@mediadvdvideo.com.<br />

E’ prevista una quota di iscrizione.<br />

Per richiedere il bando completo e per ulteriori<br />

informazioni: tel. e fax: 347.8006826,<br />

340.8194806, 0131.226202, info@lavagninofestival.it,orchestraclassicadialessandria@virgilio.it,<br />

www.lavagninofestival.it<br />

CONCORSO DI COMPOSIZIONE<br />

ANTONIO MANONI<br />

L’associazione Musica Antica e Contemporanea<br />

di Senigallia indice il Concorso di composizione<br />

Antonio Manoni. Gli organici per<br />

questa edizione sono: organo solista, clarinetto<br />

in Sib, pianoforte, duo cl e organo, duo<br />

cl e pianoforte. Le domande di iscrizione, con<br />

la documentazione richiesta dal bando, dovranno<br />

essere inviate tramite raccomandata<br />

entro il 25 agosto 2010: Associazione Musica<br />

Antica e Contemporanea, Concorso Antonio<br />

Manoni, Via della Marina 16, 60019<br />

Montignano di Senigallia (An). E’ prevista una


quota di iscrizione. La composizione vincitrice<br />

sarà edita dalle Edizioni Berben e sarà<br />

eseguita in prima assoluta nell’ambito della<br />

rassegna Musica Nuova Festival di Senigallia.<br />

Per informazioni: 071.9190503,<br />

071.69215, 338.3886704, robertasilvestrini@libero.it.<br />

TROFEO DEL BERGAMOTTO<br />

L’associazione culturale Universum Calabria<br />

bandisce il concorso letterario internazionale<br />

Trofeo del Bergamotto suddiviso in quattro<br />

sezioni: poesia in lingua italiana a tema “il<br />

bergamotto”; poesia in lingua italiana a tema<br />

libero; poesia in vernacolo a tema libero; alunni<br />

delle scuole elementari e medie. E’ prevista<br />

una quota di iscrizione. Gli elaborati, con<br />

le modalità previste dal bando, dovranno pervenire,<br />

entro il 30 agosto 2010, a Universum<br />

Calabria, via Trapezi 19 trav. Priv.,<br />

89134 Croce Valanidi (Reggio Calabria). Per<br />

informazioni: 0965.641256, 328.1244802,<br />

info@ilsaggio.it, www.ilsaggio.it, associazione<br />

universum.calabria@simail.it.<br />

CONCORSO DI COMPOSIZIONE<br />

MUSICA E ARTE<br />

Ogni compositore, di qualsiasi età e nazionalità,<br />

potrà partecipare al Concorso Musica<br />

e Arte con un’unica partitura. La composi-<br />

zione, per ensemble strumentale e piccolo<br />

coro, dovrà essere della durata massima di<br />

7 minuti, inedita e mai eseguita. E’ prevista<br />

una quota di iscrizione. Al vincitore andrà un<br />

premio di 1.500 euro e la targa d’argento<br />

<strong>Siae</strong>. Gli elaborati, con la documentazione richiesta<br />

dal bando dovranno essere inviati online<br />

tramite il sito www.musicaearte.it oppure<br />

tramite mail a concorso@musicaearte.it<br />

entro il 18 settembre 2010. Per informazioni:<br />

concorso@musicaearte.it, tel.<br />

06.58209051.<br />

DE MUSICA, CONCORSO DI COMPOSIZIONE<br />

PIANISTICA<br />

L’associazione culturale “De Musica” di Savona<br />

bandisce il nono concorso nazionale di<br />

composizione pianistica con la direzione artistica<br />

del M° Giusto Franco. La composizione<br />

classica, per pianoforte solo, dovrà essere<br />

inedita e della durata di 7 minuti. Gli elaborati,<br />

con le modalità previste dal bando,<br />

dovranno pervenire entro il 30 settembre<br />

2010 a: Associazione De Musica, via Corridoni<br />

5-7, 17100 Savona. E’ prevista una quota<br />

di iscrizione. Per informazioni: tel.<br />

019.853990, 329.4730217, franco.giusto@tiscali.it,<br />

http://web.tiscali.it.demusica.<br />

PREMIAZIONI<br />

LONDON SCHUBERT PLAYERS<br />

Il 31 marzo 2010, presso la Royal Academy<br />

of Music di Londra, si è svolto il lancio ufficiale<br />

del progetto “Invitation to Composers”<br />

indetto dal gruppo London Schubert Players<br />

e finanziato dalla Commissione Europea. Le<br />

composizioni scelte per quest’occasione sono<br />

state: “Crystals” di Bjørn Bolstad Skjel-<br />

85<br />

bred , “Evocations Rituelles” di Roberto Brisotto,<br />

“Quator pour Marguerite” di Carmen<br />

Maria Cârneci e “Clouds. Homage to Messiaen”<br />

di Salvador Torre tutte scritte per violino,<br />

violoncello clarinetto e pianoforte ed ispirate<br />

al “Quator pour la Fin du Temps” di Olivier<br />

Messiaen.<br />

CANTAUTORI BITONTO SUITE<br />

Carolina Da Siena e Pasquale Delle Foglie<br />

si sono aggiudicati la IV edizione di Cantautori<br />

Bitontosuite, premio nazionale di musica<br />

d’autore.<br />

PREMIO LETTERARIO I FIUMI<br />

I vincitori del Premio Letterario I Fiumi sono,<br />

per la poesia Vincenzo Antonucci, per<br />

la narrativa Monica Tavarner, per il teatro<br />

Guido Nahum, per la musica leggera Giorgio<br />

Simoni, per il premio cultura e futuro<br />

Eleonora Marin, per il premio Unità produttive<br />

Salvatore Nicolosi, Anita Peloso e Diana<br />

Villardi. Per il Festival del Piave sono stati<br />

premiati Paola Canino, Luca Tessarolo e<br />

Mauro Faravelli.<br />

PREMIO LETTERARIO MICHELE GINOTTA<br />

L’edizione 2009 del concorso letterario in<br />

forma chiusa del Cenacolo Studi Michele Ginotta<br />

si è conclusa con l’assegnazione del<br />

primo premio a Paolo Bezzi e del secondo<br />

premio a Giangiacomo Amoretti.<br />

ACCADEMIA DI SANTA CECILIA<br />

Il vincitore del Concorso internazionale di<br />

composizione 2009 bandito dall’Accademia<br />

Nazionale di Santa Cecilia e riservato quest’anno<br />

a una composizione originale per orchestra<br />

da camera è stato vinto da Christian<br />

Cassinelli con l’opera “Halak”.<br />

VIVAVERDI


l’ultimo applauso<br />

RAIMONDO VIANELLO<br />

GRAZIE<br />

PER 50 ANNI DI IRONIA<br />

di Maurizio Costanzo<br />

Foto TecheRai<br />

Quando cinquant’anni fa cominciai a<br />

fare il giornalista il primo personaggio<br />

che conobbi fu Raimondo Vianello (Roma<br />

7 maggio 1922- 15 aprile 2010) e da<br />

allora per 50 anni siamo stati amici e<br />

talvolta complici come quando nel ‘62<br />

volle dare a me che lavoravo in un settimanale<br />

della Mondadori l’esclusiva<br />

del matrimonio con Sandra. L’anno dopo,<br />

nel ’63, in occasione del mio primo<br />

matrimonio, gli chiesi e lui accettò di<br />

farmi da compare d’anello. Raimondo,<br />

portatore sano d’ironia. Nel 1998 con<br />

Enrico Mentana realizzammo a Milano<br />

uno speciale dal titolo I tre tenori e cioè<br />

Raimondo Vianello, Corrado e Mike<br />

Bongiorno. Con la morte di Raimondo<br />

quello speciale diventa archivio ma andrebbero<br />

ricordati sempre gli sguardi<br />

senza proferire parola di Vianello con<br />

Corrado quando Mike si abbandonava<br />

a qualche tirata un po’ retorica.<br />

In questo momento di mio personale<br />

dolore, condiviso lo so da tanti italiani,<br />

penso con malinconia a Sandra che ha<br />

condiviso con quest’uomo 48 anni di<br />

matrimonio e ha consegnato Casa Vianello<br />

che rimane un bel momento di televisione.<br />

Ma penso anche e con soddisfazione<br />

che finalmente la coppia Ugo<br />

Tognazzi e Raimondo Vianello si è ricomposta.<br />

Come quando dal 1954 al ‘59<br />

condussero il primo varietà della televisione<br />

italiana Un due tre. Continuando<br />

a pensare a Tognazzi e a Vianello<br />

chissà come staranno commentando le<br />

nostre parole, frasi anche di circostanza,<br />

archivi messi a soqquadro per proporre<br />

immagini. E forse staranno anche<br />

ripercorrendo gli anni delle riviste<br />

teatrali quando trionfavano i doppi sensi<br />

o quando un colpo di batteria copriva<br />

la parola licenziosa. Una volta Vianello<br />

disse: “Io, in vacanza, sono stato<br />

ad Ischia dove si canta, si balla, e si fischia”<br />

e Tognazzi di rimando: “Io, invece,<br />

sono stato a Giava, dove si balla, si<br />

canta e si …” break di batteria a coprire<br />

la rima.<br />

Erano molto divertenti le liti fra Sandra<br />

e Raimondo quando c’erano i mondiali<br />

di calcio o le Olimpiadi in quanto Raimondo<br />

si autosequestrava in casa, non<br />

voleva essere disturbato per nessun motivo<br />

e correva dietro al fuso orario per<br />

seguire anche lo sport più modesto trasmesso<br />

alle 5 di mattina. Perché non<br />

molti ricordano che Vianello fu Presidente<br />

di una piccola squadra di calcio<br />

che si chiamava Samo ovvero Sandra<br />

Mondaini e vi giocava anche lui e se è<br />

arrivato gagliardamente agli 88 anni lo<br />

si deve anche a questa passionaccia del<br />

gioco del pallone.<br />

Grazie Raimondo, per questi 50 anni, per<br />

tutti noi sarà impossibile dimenticarti.


l’ultimo applauso<br />

NICOLA ARIGLIANO<br />

QUELL’ESTATE DEL’59<br />

di Giorgio Calabrese<br />

Estate 1959. “ ‘Rijàa! (Arigliano) Canta<br />

Singapore!” Cercare di spiegare all’ignoto<br />

“fan” che Nicola Arigliano<br />

(Squinzano 6 dicembre 1923- 30 marzo<br />

2010) che canta I sing ammore e Singapore<br />

non c’entra niente sarebbe tempo<br />

perso. La voce stentorea cavalca brusii<br />

e risate di “Riva Fiorita”, caffè, giardino<br />

e dancing di Porto San Giorgio.<br />

Poi, la stessa voce commenta: “quanno<br />

che viene Arigliano a cantà’, Marcotulli<br />

(il proprietario) mette li tavoli pure<br />

sopra le piante!”. La gente ride. Sono<br />

anni così. In altra sede, a fine spettacolo,<br />

Gorni Kramer si avvicina e quasi sollecitandolo<br />

gli dice: “ Dài, Nicola, sù,<br />

che andiamo a spaventare i bambini!..”<br />

Di venir definito “il brutto” non gli importava<br />

affatto. Anzi, la riteneva, forse,<br />

una sua prerogativa. D’altra parte, di<br />

“brutti fascinosi” è colma la letteratura<br />

e la cinematografia.<br />

A I sing ammore fece seguito My wonderful<br />

bambina immediatamente parodiata<br />

in Salvate la bambina e la serie dei<br />

piccoli swing come Milano, Dimmi di<br />

no e una “Canzonissima” con Arrivederci,<br />

Infine, un progetto ambizioso di<br />

disco con canzoni alternate a recitativi<br />

che facevano da filo conduttore. Il tutto<br />

sostenuto dall’orchestra di Pino Calvi.<br />

Il disco si chiamava Uno che sta pensando<br />

a te. Ci è piaciuto costruirlo pezzo<br />

dopo pezzo: vero, Nic? Nell’ambiente<br />

dei collezionisti e dei jazzaroli pare<br />

circoli ancora. Soprattutto Non importa<br />

quando.<br />

Poi, ancora tv per te e un “Sanremo”<br />

con Colpevole prima di dedicarti completamente<br />

ai “fermentati” (ortaggi vari<br />

conservati sotto acqua, sale e chissà<br />

quali altri accidenti) nel tuo buen retiro<br />

del “Vocabolo Berardelli” in località<br />

“Angeli” di Magliano Sabina, dove sei<br />

riuscito a far entrare, oltre ai boccali di<br />

verdure, anche un pianoforte mezza coda<br />

per ogni evenienza.<br />

CARLO ALBERTO ROSSI,<br />

L’ELEGANZA DELLA BELLEZZA<br />

di Franco Daldello<br />

87<br />

VIVAVERDI<br />

Sono pochi gli uomini di spettacolo che<br />

come Carlo Alberto Rossi (30 agosto<br />

1921-12 aprile 2010) hanno saputo spaziare<br />

con successo dall’attività creativa<br />

a quella imprenditoriale. Navigando<br />

su YouTube è possibile ammirare anche<br />

le sue capacità di entertainer in<br />

occasione di una sua performance come<br />

pianista cantante di alcune delle<br />

sue canzoni ospite, in una trasmissione<br />

di Mike Bongiorno di qualche anno<br />

fa. I lettori di VivaVerdi, soprattutto<br />

quelli della mia generazione, san


l’ultimo applauso<br />

no già tutto di lui, che era nato a Rimini<br />

e che aveva mantenuto un legame<br />

molto stretto con la sua città d’origine<br />

conservando per tutta la vita le caratteristiche<br />

peculiari e la simpatia del carattere<br />

forte dei Romagnoli. Quindi non<br />

voglio fare qui l’elenco delle centinaia<br />

di canzoni da lui composte, molte delle<br />

quali seppero portare una piccola rivoluzione<br />

nel mondo della canzone italiana<br />

vestendo le sue creazioni con<br />

l’eleganza di un abile sarto che seppe<br />

cucire strette fra loro la melodia italiana<br />

e le armonie e gli accordi del più<br />

raffinato jazz d’oltre oceano. Spero, in<br />

queste poche righe, di riuscire a far risaltare<br />

quanto egli fece e si adoperò,<br />

come uomo, come artista e come imprenditore<br />

sempre volto alla ricerca<br />

della bellezza.<br />

Quando con suo fratello Alfredo fondò<br />

l’Ariston si circondarono di grandi<br />

talenti ognuno dei quali seppe imporsi<br />

nel firmamento della canzone italiana<br />

e non solo. Le sue canzoni erano<br />

l’immagine della bellezza che egli ricercava<br />

senza mai concedersi alla moda<br />

od allo stile del momento e lo stesso<br />

metro, ecco che ritorna la figura del<br />

bravo sarto artigiano, contraddistinse<br />

Carlo Alberto Rossi imprenditore. La<br />

sua CAR Juke Box fu una palestra dove<br />

si fecero i “muscoli” dei veri e propri<br />

talenti, alcuni dei quali innovativi rispetto<br />

alla moda del momento, quali:<br />

Joe Sentieri, Fausto Cigliano, Le Orme,<br />

Mimì Berté (Mia Martini), Pier<br />

Giorgio Farina ed Enzo Jannacci.<br />

I suoi studi di registrazione, noti come<br />

Fonorama, erano dotati della miglior<br />

tecnologia del momento e furono frequentati<br />

da molti importanti artisti.<br />

Tra questi voglio ricordarne, solo perché<br />

ne ho fatto parte, alcuni della “Numero<br />

Uno” quali Lucio Battisti e la Premiata<br />

Forneria Marconi. Qualcuno<br />

molto più autorevole di me ha detto che<br />

il mondo ha bisogno degli artisti e che<br />

la sua salvezza morale può solo venire<br />

dalla bellezza che essi sanno trasferire<br />

alla società civile. Bene, un grande<br />

grazie all’artista / imprenditore Carlo<br />

Alberto Rossi per aver fatto così bene<br />

la sua parte.<br />

GINO INGROSSO,<br />

FOLKSINGER SALENTINO<br />

Addio a Gino Ingrosso (16 giugno 1932-<br />

17 aprile 2010), cantautore e cantastorie<br />

della tradizione popolare salentina,<br />

un musicista legato alla tradizione<br />

folk della città, a lungo sotto contratto<br />

per un’etichetta milanese, autore di<br />

centinaia di brani e composizioni eseguite<br />

anche da cantanti di fama internazionale,<br />

tra i quali Gene Pitney<br />

(Quella che sa piangere e Verrò), The<br />

Everly Brothers (La luna è un pallido<br />

sole, con testo di Mogol), John Rowles<br />

(The pain goes on forever, versione inglese<br />

di Il viaggio dell’amore, scritta<br />

con Totò Savio). Ingrosso ha ereditato<br />

dal padre, suonatore di mandolino,<br />

la passione per la musica e presto ha<br />

imparato a suonare la chitarra, con la<br />

quale girava per feste da ballo e paesane,<br />

mischiando il dialetto salentino<br />

con ritmi da ballo in voga, dai valzer al<br />

boogie-woogie.<br />

Aveva meno di diciotto anni quando<br />

una troupe della Rai giunse a Castri,<br />

suo paese natale, e lo scelse per interpretare<br />

una sua composizione, Lecce<br />

mia in una registrazione di canti di<br />

lavoratori. Il successo cominciò ad arrivare:<br />

a Roma conobbe Paolo Bacilieri,<br />

che inserì nel suo disco due canzoni<br />

di Gino, quello fu il trampolino<br />

di lancio per ottenere un contratto discografico<br />

con la Sugar Music per la<br />

quale ha composto tantissime canzoni<br />

fra originali e versioni straniere:<br />

Non è la fine incisa da Bobby Solo, Incubo<br />

n. 4 per Caterina Caselli, Il rimpianto<br />

per Nicola di Bari, Noi siamo<br />

in tre per Betty Curtis. Dalla fine degli<br />

anni ’70 riscoprì la musica popolare<br />

della natìa terra salentina. Tra i<br />

suoi brani più noti: Torna pe’ sempre,<br />

Lu pompieri, Ieu pe’ tie, La fresedda<br />

e nel 1985 Lecce in serie A per celebrare<br />

la prima storica promozione del<br />

Lecce nella massima divisione.<br />

Fu l’organizzatore del primo Festival<br />

della canzone leccese “Lucerneddhe<br />

lucerneddhe” nel 1978. Poi, dagli anni<br />

ottanta, si è dedicato alla ripresa<br />

della pizzica, portandola di nuovo in<br />

auge. Aveva celebrato la sua carriera,<br />

con la pubblicazione del libro 1975-<br />

2000, venticinque anni di canzoni<br />

leccesi, dove raccontava, con modestia<br />

e buonsenso, la sua splendida storia,<br />

tra aneddoti personali e piccole<br />

riflessioni. Il suo ultimo album, Baraonda,<br />

del 2008, è una raccolta di<br />

successi, vecchi e nuovi.


FURIO SCARPELLI,<br />

HA DIPINTO L’AFFRESCO<br />

DELLA SOCIETÀ ITALIANA<br />

di Franco Montini<br />

Anche ad elencare soltanto i capolavori<br />

e i film che hanno segnato la storia<br />

del cinema italiano, e non solo,<br />

scritti da Furio Scarpelli la lista rischia<br />

di essere interminabile. Sedotta e abbandonata<br />

e Signore & signori per<br />

Germi; La marcia su Roma, I mostri,<br />

In nome del popolo italiano per Risi;<br />

Tutti a casa per Comencini; I soliti<br />

ignoti, La grande guerra, I compagni,<br />

L’armata Brancaleone per Monicelli;<br />

Riusciranno i nostri eroi…, Dramma<br />

della gelosia, C’eravamo tanto amati<br />

per Scola; Il buono, il brutto il cattivo<br />

per Leone; Ovosodo per Virzì. Un<br />

elenco che dà la vertigini, una produzione<br />

sterminata, nel segno della commedia,<br />

da intendersi nella versione<br />

più alta, ovvero un genere capace di<br />

suscitare ad un tempo sorrisi e lacrime,<br />

di comunicare messaggi importanti<br />

e profondi in forma piacevole e<br />

spettacolare. Una filmografia ricca di<br />

140 titoli, scritti in un arco di tempo<br />

di sessant’anni: dal 1949, Totò cerca<br />

casa, primo di una quindicina di film<br />

realizzati per il grande attore, al 2009,<br />

Christine Cristina, esordio in regia di<br />

Stefania Sandrelli. Perché Furio Scarpelli,<br />

nato a Roma il 16 dicembre 1919<br />

e scomparso a 90 anni compiuti lo<br />

Foto Farabola Foto<br />

scorso 28 aprile, è stato uno sceneggiatore<br />

instancabile, un autentico fiume<br />

in piena, attivo nella professione<br />

fino agli ultimi giorni. Oltre che un generoso<br />

maestro che ha insegnato i segreti<br />

del mestiere ad uno stuolo di allievi,<br />

fra i quali, tanto per citare un paio<br />

di nomi, ci sono Paolo Virzì e Francesco<br />

Bruni.<br />

La carriera di Scarpelli si è svolta in gran<br />

parte accanto e insieme al coetaneo Age,<br />

morto cinque anni fa, conosciuto nelle<br />

redazioni delle riviste umoristiche del<br />

dopoguerra, dove entrambi lavoravano<br />

come giornalisti. Impossibile scindere<br />

i contributi dell’uno da quelli dell’altro<br />

nel loro lungo e duraturo sodalizio. I<br />

tratti identificativi del cinema di Scarpelli<br />

(e di Age) si possono riassumere<br />

in un mix di umorismo e moralità, intelligenza<br />

e cultura, ironia e fantasia.<br />

Proprio in un’intervista pubblicata su<br />

questo giornale, così Scarpelli ricordava<br />

le caratteristiche del suo sodalizio con<br />

l’amico e collega: “Ciò che accomunava<br />

Age e me era un’etica della professione,<br />

ovvero alcuni principi morali: una comune<br />

convinzione politica, un’attenzione<br />

al sociale, una comprensione per<br />

il prossimo, una simpatia per i personaggi<br />

da narrare e l’individuazione di<br />

un preciso punto di vista, che non deve<br />

essere affatto quello dell’autore. Un autore<br />

è tanto più grande se riesce ad occultarsi<br />

nella sua storia”.<br />

Scarpelli c’è sempre riuscito; detestava<br />

89<br />

VIVAVERDI<br />

l’autore narciso che parla di se stesso,<br />

prediligeva il lavoro di gruppo ed odiava<br />

la cinefilia. Schivo per carattere, provava<br />

un sincero fastidio nei confronti di<br />

qualsiasi forma di omaggio e celebrazione;<br />

convincerlo a partecipare a rassegne<br />

che lo riguardavano non era semplice,<br />

anche se, una volta coinvolto, era generosissimo<br />

e non si risparmiava, capace di<br />

parlare per ore da straordinario affabulatore.<br />

Scarpelli amava le storie, i personaggi,<br />

le trame romanzesche; per essere<br />

un buon sceneggiatore- era solito ripetere-<br />

bisogna essere innanzitutto un narratore;<br />

la tecnica è la cosa che conta meno.<br />

“Ed anche la tecnologia- commentava<br />

nell’intervista già citata- non ha molta<br />

importanza. Confesso che nel mio lavoro<br />

non uso il computer e che, a volte,<br />

scrivo ancora a mano”.<br />

I suoi modelli di ispirazione, più che i<br />

registi, sono stati i giganti della letteratura:<br />

Balzac, Maupassant, Gogol, Turgenev,<br />

Fitzgerald, uniti alla straordinaria<br />

capacità di cogliere al volo i cambiamenti<br />

di costume, i modi di fare e di atteggiarsi,<br />

le novità linguistiche emergenti<br />

nella vita quotidiana. Davvero il<br />

cinema di Scarpelli (e di Age) rappresenta<br />

il più interessante e veritiero affresco<br />

sulla società italiana degli ultimi<br />

sessant’anni. Se, come sostengono gli<br />

americani, la sceneggiatura è l’elemento<br />

più importante nella realizzazione di<br />

un film, allora Furio Scarpelli merita di<br />

essere considerato il più importante cineasta<br />

italiano.


VIVAVERDI<br />

90<br />

ORGANI SOCIALI<br />

ASSEMBLEA<br />

RIUNIONE DEL 29 MARZO 2010<br />

L’Assemblea, riunitasi il 29 marzo 2010, ha ricevuto<br />

una informativa relativa all’andamento<br />

dei costi e dei ricavi, in vista della definizione<br />

degli indirizzi per la predisposizione del piano<br />

strategico per il triennio 2010- 2012. La stessa<br />

Assemblea ha rinviato la prosecuzione dell’esame<br />

dell’argomento ad una successiva riunione,<br />

da tenersi nel mese di maggio.<br />

CONSIGLIO DI<br />

AMMINISTRAZIONE<br />

RIUNIONE DEL 25 FEBBRAIO 2010<br />

Nella riunione del 25 febbraio 2010 il Consiglio<br />

di Amministrazione ha proseguito la discussione<br />

per la definizione degli obiettivi e<br />

degli indirizzi finalizzati alla redazione del piano<br />

strategico.<br />

Il Consiglio ha inoltre approvato, su parere<br />

conforme della Commissione della Sezione<br />

Musica, le condizioni contrattuali negoziate<br />

con la Fimi per la riproduzione delle opere su<br />

supporti fonografici e Dvd musicali.<br />

RIUNIONE DEL 4 MARZO 2010<br />

Ad inizio riunione il Consiglio di Amministrazione<br />

ha rivolto un saluto di benvenuto<br />

al nuovo Presidente del Collegio dei Revisori,<br />

dott. Benito di Troia, nominato dal Ministero<br />

dell’Economia e delle Finanze a seguito<br />

delle dimissioni presentate dal dott.<br />

Giancarlo Settimi.<br />

Il Consiglio di Amministrazione è stato quindi<br />

informato sulle trattative in corso in materia<br />

di diritti connessi ed ha discusso alcune<br />

questioni concernenti gli accordi per la determinazione<br />

dell’equo compenso spettante<br />

agli autori cinema (art. 46bis della legge sul<br />

diritto d’autore), decidendo in proposito di or-<br />

ganizzare uno specifico incontro con tutte le<br />

associazioni di categoria interessate.<br />

Il Consiglio ha poi approvato le ordinanze<br />

di ripartizione per l’anno 2010 per le Sezioni<br />

Musica e Dor e, su parere conforme<br />

della Commissione della Sezione Musica, i<br />

criteri della nuova licenza integrata per gli<br />

operatori telefonici.<br />

Il Consiglio infine ha nominato i componenti<br />

del “Comitato arti visive e altre figure autorali”<br />

ed ha proseguito la discussione sul piano<br />

strategico.<br />

RIUNIONE DEL 22 MARZO 2010<br />

Nella riunione del 22 marzo 2010 il Consiglio<br />

di Amministrazione ha deliberato di proporre<br />

all’Assemblea l’approvazione di una<br />

modifica all’art. 147 del Regolamento Generale.<br />

Il Consiglio ha quindi proseguito la discussione<br />

per la definizione degli obiettivi e degli<br />

indirizzi finalizzati alla redazione del piano<br />

strategico.<br />

Il Consiglio ha poi approvato l’accettazione<br />

in tutela da parte della Sezione Musica<br />

delle elaborazioni della parte musicale di<br />

opere tutelate, l’utilizzo dei criteri da adottare<br />

per il rilascio di licenze multiterritoriali<br />

relative all’utilizzazione del repertorio degli<br />

associati <strong>Siae</strong>, la revisione delle licenze<br />

per l’utilizzo del repertorio amministrato<br />

in siti internet di autopromozione degli<br />

autori ed editori (Apae) e dei produttori fonografici<br />

ed artisti esecutori (App) e l’introduzione<br />

di una tariffa agevolata per gli<br />

spettacoli teatrali che avvengono in teatri<br />

fino a 50 posti.<br />

Il Consiglio è stato infine informato dell’andamento<br />

della trattativa con Scf, ha approvato<br />

le modifiche relative ai generi teatrali<br />

proposte dalla Commissione della Sezione<br />

Dor ed ha deliberato il rinnovo per<br />

l’anno 2010 dell’accordo in materia di reprografia<br />

con le associazioni degli autori e<br />

degli editori.<br />

RIUNIONE DEL 30 MARZO 2010<br />

Nel corso della riunione il Consiglio di Amministrazione<br />

ha deliberato, su parere conforme<br />

della Commissione della Sezione Cinema,<br />

la disdetta del vigente accordo con<br />

Sky Italia relativo all’equo compenso previsto<br />

dall’art.46 bis della legge sul diritto<br />

d’autore.<br />

Il Consiglio, su parere della competente<br />

Commissione della Sezione Dor, ha quindi<br />

nominato un nuovo componente del Comitato<br />

Intersezionale copia privata.<br />

Il Consiglio ha poi ratificato il Documento<br />

Programmatico sulla sicurezza relativa ai<br />

dati personali, ha preso atto dell’informativa<br />

resa dal Direttore dell’Ufficio Affari Giuridici<br />

e Legali in merito ai ricorsi depositati<br />

da alcune società innanzi al Tar Lazio<br />

per l’annullamento del DM del 30.12.2009<br />

relativo alla determinazione dei compensi<br />

di copia privata, ha nominato presidente<br />

dell’Organismo di Vigilanza la dott.ssa Claudia<br />

Cattani, già componente dell’organismo,<br />

e quale ulteriore membro, il dottor<br />

Benito Di Troia.<br />

Il Consiglio ha infine proseguito, con riferimento<br />

agli esiti dell’Assemblea del 29 marzo 2010,<br />

la discussione sul piano strategico.<br />

RIUNIONE DEL 15 APRILE 2010<br />

Il Consiglio di Amministrazione è stato informato<br />

del’abbandono della richiesta di sospensiva<br />

da parte delle società che avevano<br />

impugnato di fronte al Tar Lazio il DM<br />

30.12.2009 relativo alla determinazione dei<br />

compensi di copia privata.<br />

Il Consiglio ha poi ricevuto il progetto di nuovo<br />

Statuto elaborato dal Comitato per la revisione<br />

dello Statuto e dei Regolamenti, unitamente<br />

alla relazione illustrativa e al documento<br />

contenente le posizioni minoritarie, rinviandone<br />

a successiva riunione l’esame.<br />

Il Consiglio ha infine proseguito la discussione<br />

sul piano strategico.


SEZIONI SERVIZI E UFFICI<br />

SEZIONE MUSICA<br />

RIUNIONE DELLA COMMISSIONE<br />

DI SEZIONE DEL 2 MARZO 2010<br />

Il giorno 2 marzo 2010 si è riunita presso la Direzione<br />

Generale la Commissione della Sezione<br />

Musica, presieduta dal M° Franco Micalizzi.<br />

Erano presenti alla seduta della Commissione<br />

il Direttore della Divisione Autori ed Editori<br />

dott.ssa Sabina Riccardelli, il Direttore della<br />

Sezione Musica dott. Antonio Coluccini con funzioni<br />

di Segretario, il Dirigente Responsabile<br />

dell’Ufficio Ripartizione e Utilizzazioni dott. Nazzareno<br />

Tirocchi, la dott.ssa Francesca Giovagnorio<br />

della Divisione Autori ed Editori e la<br />

dott.ssa Concetta Virgòpia del Supporto Gestionale<br />

della Sezione Musica.<br />

In apertura di seduta il Presidente avv. Giorgio<br />

Assumma ed il Direttore Generale dott. Gaetano<br />

Blandini sono intervenuti per dare un aggiornamento<br />

sullo stato delle trattative in corso<br />

con Sky, anche all’esito della richiesta di disdetta<br />

del contratto in scadenza al 30 giugno<br />

2010 con la suddetta emittente, avanzata da<br />

alcune Associazioni di autori cinematografici<br />

e televisivi.<br />

La Commissione ha espresso parere contrario<br />

sia in ordine alla ipotesi di disdetta per il repertorio<br />

musica sia in ordine alla richiesta delle<br />

medesime Associazioni di partecipazione di<br />

una rappresentanza di associati alle trattative<br />

con gli utilizzatori.<br />

La Commissione ha quindi approvato il verbale<br />

della precedente riunione dell’11 febbraio<br />

2010 ed ha, nell’ordine, reso i seguenti pareri<br />

di competenza in merito ai criteri ed al relativo<br />

schema tariffario posti rispettivamente a<br />

base di:<br />

1) una nuova Licenza elaborata per consentire<br />

l’utilizzo di opere musicali in servizi telefonici<br />

e via internet da parte degli operatori<br />

Telecom, Vodafone, Wind e H3G;<br />

2) una nuova Licenza elaborata per l’utilizzo<br />

del solo repertorio degli associati <strong>Siae</strong> da<br />

parte dell’operatore Beatport, con l’ulteriore<br />

previsione della possibile estensione<br />

ad altri contratti di licenza multiterritoriali;<br />

3) una nuova Licenza elaborata per consentire,<br />

in abbonamento, attività di downloading<br />

a tempo esclusivamente a mezzo telefono<br />

cellulare.<br />

La Commissione ha inoltre reso parere favorevole<br />

in merito:<br />

- alla revisione ed alla previsione di una nuova<br />

fascia tariffaria per le Licenze in vigore<br />

relative all’utilizzo del repertorio amministrato<br />

in siti internet di autopromozione sia degli<br />

autori ed editori (Licenze APAE - Auto Promozione<br />

Autori ed Editori) sia dei produttori<br />

fonografici ed artisti esecutori (Licenze<br />

APP - Auto Promozione Produttori fonografici),<br />

con introduzione in particolare di una<br />

ulteriore fascia tariffaria minima agevolata<br />

per gli artisti in relazione alla sola Licenza<br />

APP;<br />

- alla introduzione di una fascia tariffaria agevolata<br />

per le musiche di scena in spettacoli<br />

teatrali all’interno di teatri con capienza fino<br />

a 50 posti.<br />

La Commissione ha infine preso atto della informativa<br />

resa dagli Uffici in merito allo stato<br />

dei rapporti con YouTube.<br />

COMMISSIONE TECNICA<br />

ELABORAZIONI DI OPERE<br />

DI PUBBLICO DOMINIO<br />

La Commissione Tecnica per l’esame delle elaborazioni<br />

di opere di pubblico dominio si è riunita<br />

il giorno 16 marzo 2010, sotto la Presidenza<br />

del Direttore della Sezione Musica dott.<br />

Antonio Coluccini.<br />

La Commissione ha esaminato complessivamente<br />

n. 169 elaborazioni, formulando i pareri<br />

di competenza in relazione alla possibilità di<br />

accettazione in tutela e alla relativa assegnazione<br />

di quote di diritti in base alle previsioni<br />

della Delibera Commissariale n. 1 del 7 Gennaio<br />

2002.<br />

bollettino sociale<br />

ELENCO DEI CONTRATTI<br />

GENERALI DI CESSIONE PER<br />

L’ESTERO NOTIFICATI ALLA<br />

SIAE NEL CORSO DEL<br />

SECONDO SEMESTRE 2009<br />

Ai sensi della normativa sociale in materia, si dà<br />

notizia qui di seguito dei contratti generali stipulati<br />

da editori originali con sub-editori stranieri<br />

per la gestione da parte di questi ultimi del repertorio<br />

dell’editore cedente.<br />

Cedente: TORNADO EDIZIONI MUSICALI<br />

Cessionario: ROBA MUSIC VERLAG<br />

Data: 01/06/2009<br />

Territorio: GERMANIA, AUSTRIA, SVIZZERA, PO-<br />

LONIA<br />

Cedente: TORNADO EDIZIONI MUSICALI<br />

Cessionario: K9 MUSIC PUBLISHING<br />

Data: 01/06/2009<br />

Territorio: ROMANIA<br />

Cedente: TORNADO EDIZIONI MUSICALI<br />

Cessionario: CLIPPER’S EDICIONES MUSIC<br />

Data: 01/06/2009<br />

Territorio: SPAGNA, PORTOGALLO<br />

Cedente: ABRAMO ALLIONE EDIZIONI MUSICALI<br />

Cessionario: K9 MUSIC PUBLISHING<br />

Data: 01/01/2010<br />

Territorio: ROMANIA<br />

Cedente: ABRAMO ALLIONE EDIZIONI MUSICALI<br />

Cessionario: ROBA MUSIC VERLAG<br />

Data: 01/01/2010<br />

Territorio: GERMANIA,AUSTRIA,SVIZZERA,PO-<br />

LONIA<br />

Cedente: ABRAMO ALLIONE EDIZIONI MUSICALI<br />

Cessionario: CLIPPER’S EDICIONES MUSIC.<br />

Data: 01/01/2010<br />

Territorio: SPAGNA, PORTOGALLO


VIVAVERDI<br />

92<br />

SEZIONI SERVIZI E UFFICI<br />

Cedente: ABRAMO ALLIONE EDIZIONI MUSICALI<br />

Cessionario: ARTEMIS MUZIEKUITGEVERIJ B V<br />

Scaduto: 31/12/2009<br />

Territorio: MONDO<br />

Cedente: FMA EDIZIONI MUSICALI<br />

Cessionario: ARTEMIS MUZIEKUITGEVERIJ B V<br />

Scaduto: 31/12/2007<br />

Territorio: MONDO<br />

Cedente: FMA EDIZIONI MUSICALI<br />

Cessionario: K9 MUSIC PUBLISHING<br />

Data: 01/06/2009<br />

Territorio: ROMANIA<br />

Cedente: FMA EDIZIONI MUSICALI<br />

Cessionario: CLIPPER’S EDICIONES MUSIC.<br />

Data: 01/06/2009<br />

Territorio: SPAGNA, PORTOGALLO<br />

Cedente: THE SAIFAM GROUP<br />

Cessionario: TEDDYSOUND S A<br />

Rinnovato fino al : 31/12/2013<br />

Territorio: SPAGNA<br />

Cedente: THE SAIFAM GROUP<br />

Cessionario: MELODIE DER WELT<br />

Rinnovato fino al : 31/12/2010<br />

Territorio: GERMANIA, AUSTRIA, SVIZZERA<br />

Cedente: EDIZIONI MUSICALI ORLA SNC<br />

Cessionario: ALL MUSIC PUBLISHING<br />

Scaduto: 31/01/2010<br />

Territorio: BELGIO, OLANDA<br />

Cedente: SUGAR GROUP e Case ASSOCIATE<br />

Cessionario: BONNIER GAZELL MUSIC PUB-<br />

LISHING AB<br />

Scaduto: 31/12/2009<br />

Territorio: PAESI SCANDINAVI<br />

Cedente: ANTIBEMUSIC SRL<br />

Cessionario: ANKH<br />

Data :01/01/2009<br />

Territorio: GRECIA, CIPRO<br />

PREMI INTERNAZIONALI ASCAP<br />

Anche per il corrente anno la Società consorella<br />

americana ASCAP ha istituito il programma<br />

di Premi Internazionali destinato ad<br />

associati meritevoli le cui opere, licenziate<br />

dall’ASCAP, siano state eseguite nel territorio<br />

degli Stati Uniti in località non comprese<br />

nel campionamento-base dei diritti di pubblica<br />

esecuzione.<br />

La giuria che designa i beneficiari dei premi<br />

è composta da membri eminenti della comunità<br />

musicale che non sono né associati<br />

né dipendenti dell’ASCAP, è indipendente nelle<br />

sue determinazioni, che sono definitive.<br />

I requisiti per concorrere ai premi sono i seguenti:<br />

- le esecuzioni devono essere state autorizzate<br />

dall’ASCAP (e non da altra Società degli<br />

Autori statunitense);<br />

- le esecuzioni devono essere avvenute nel<br />

territorio degli Stati Uniti nel periodo 1° ottobre<br />

2009 – 30 settembre 2010;<br />

- possono concorrere esecuzioni dal vivo, incluse<br />

quelle in night-clubs, pubs, alberghi, parchi<br />

di divertimento, spettacoli multimediali.<br />

- il candidato non deve aver percepito più di<br />

25.000 dollari in diritti d’autore dall’ASCAP<br />

in tale periodo (questo requisito sarà verificato<br />

dall’ASCAP);<br />

- sono esclusi dalla partecipazione gli editori;<br />

- non possono partecipare neanche gli eredi<br />

di associati deceduti;<br />

- le composizioni eseguite devono essere regolarmente<br />

dichiarate all’ASCAP.<br />

Nella domanda dovranno essere indicati la<br />

data dell’esecuzione, il titolo/i dell’opera/e,<br />

l’esecutore ed il luogo dell’avvenuta esecuzione.<br />

Ogni esecuzione indicata dovrà essere corredata<br />

di idonea documentazione di supporto<br />

(ad es. programmi a stampa, annunci pubblicitari<br />

a stampa, recensioni, lettere di conferma,<br />

ecc.).<br />

Non dovranno essere allegati spartiti o registrazioni<br />

delle opere.<br />

I moduli di domanda possono essere richiesti<br />

alla Direzione Generale della SIAE - Tutela Repertori<br />

all’Estero (Segreteria: tel.<br />

06.59902255) – Viale della Letteratura, 30 -<br />

00144 ROMA (e-mail: Tutelaestero@siae.it) e<br />

alla stessa dovranno essere restituiti, debitamente<br />

compilati e corredati della documentazione<br />

richiesta, entro il 31 dicembre 2010.<br />

La SIAE, esperiti gli ulteriori adempimenti necessari<br />

(fra i quali l’inserimento nel modulo<br />

del numero IPI del candidato), provvederà all’invio<br />

delle domande di partecipazione all’ASCAP<br />

pervenute entro detto termine.<br />

SEZIONE CINEMA<br />

RIUNIONE DELLA COMMISSIONE<br />

DI SEZIONE DEL 24 MARZO 2010<br />

La Commissione della Sezione Cinema, presieduta<br />

da Domenico Mezzatesta, si è riunita<br />

presso la sede sociale in data 24 marzo 2010<br />

-convocata con la procedura prevista per i casi<br />

d’urgenza dall’art.112 del Regolamento Generale-<br />

per rendere il parere di competenza in<br />

ordine all’eventuale disdetta del contratto per<br />

equo compenso in vigore con Sky, con la conseguente<br />

riapertura anticipata delle trattative<br />

rispetto alla previsione di rinnovo tacito dell’accordo<br />

per un ulteriore anno.<br />

Presenti i componenti autori Antonino Biocca,<br />

Laura Ippoliti, Serafino Murri, Massimo<br />

Sani e Vittorio Sindoni; assenti i componenti<br />

produttori Paolo Ferrari (Warner Bross Italia<br />

Spa) e Alessandro Fracassi (Racing Pictures<br />

srl , in liquidazione).<br />

Per la <strong>Siae</strong> hanno partecipato il Direttore della<br />

Divisione Autori ed Editori, Sabina Riccardelli,<br />

e il Direttore della Sezione, Lucia Bistoncini,<br />

anche in veste di segretario.<br />

Alla riunione è intervenuto in apertura anche<br />

il Direttore Generale, dott. Gaetano Blandini,<br />

che, dopo aver registrato sull’argomento in<br />

discussione la sostanziale unità di intenti<br />

emersa nell’incontro tenutosi il precedente


SEZIONI SERVIZI E UFFICI<br />

18 marzo con le rappresentanze allargate alle<br />

Associazioni degli autori, ha riassunto i profili<br />

tecnici della questione ed aggiornato la<br />

Commissione sugli approfondimenti svolti,<br />

anche sul piano giuridico/ legale, per fornire<br />

ai Commissari tutti gli elementi di valutazione<br />

necessari ad assumere le proprie determinazioni.<br />

I Commissari, nel corso della discussione che<br />

ha fatto seguito, hanno formulato e motivato<br />

le rispettive posizioni rispetto all’opportunità<br />

o meno di esercitare il diritto di recesso,<br />

esprimendo conclusivamente, a maggioranza<br />

dei presenti, parere favorevole alla disdetta<br />

del contratto con Sky, la cui durata termina<br />

quindi al prossimo 30 giugno 2010.<br />

RIUNIONE DELLA COMMISSIONE<br />

DI SEZIONE DEL 14 APRILE 2010<br />

La Commissione della Sezione Cinema, presieduta<br />

da Domenico Mezzatesta, si è riunita<br />

presso la sede sociale in data 14 aprile<br />

2010, presenti i componenti autori Antonino<br />

Biocca, Laura Ippoliti, Serafino Murri, Massimo<br />

Sani, Vittorio Sindoni e, per i componenti<br />

produttori, Alessandro Fracassi (Racing Pictures<br />

srl , in liquidazione).<br />

Hanno partecipato alla riunione il Direttore<br />

della Divisione Autori ed Editori, Sabina Riccardelli<br />

e il Direttore della Sezione, Lucia Bistoncini,<br />

anche in veste di segretario.<br />

In apertura di riunione è intervenuto anche il<br />

Direttore Generale, dott. Gaetano Blandini,<br />

che ha fornito comunicazioni di carattere generale<br />

ed informato la Commissione che, dopo<br />

il passaggio in Consiglio di Amministrazione,<br />

la disdetta del contratto è stata notificata<br />

a Sky nei termini previsti per l’esercizio<br />

del diritto di recesso; sul punto ha richiesto<br />

che vengano formulate in tempi brevi, per la<br />

ripresa delle trattative, concrete proposte sulle<br />

quali gli uffici possano sviluppare valutazioni<br />

di ordine tecnico, propedeutiche ad impostare<br />

il nuovo negoziato.<br />

La riunione è stata dedicata all’esame delle<br />

problematiche relative al rinnovo degli accordi<br />

per equo compenso con Rai e Mediaset, le<br />

cui trattative sono in corso ed i cui effetti dovranno<br />

decorrere dal 1° gennaio 2009. Sulla<br />

base di un documento di aggiornamento<br />

dello stato delle trattative, corredato dalle valutazioni<br />

e dai dati di commento degli uffici,<br />

la Commissione è stata richiesta di valutare<br />

– per la prosecuzione delle trattative - l’opportunità<br />

di proseguire il confronto sulla base<br />

dello schema contrattuale a tariffa finora<br />

adottato che, per la notevole persistente distanza<br />

delle rispettive posizioni negoziali e<br />

per la rigidità del sistema, offre modesti margini<br />

di trattativa. In alternativa è stata prospettata<br />

una radicale modifica dell’assetto<br />

negoziale con il passaggio ad uno schema di<br />

contratto a percentuale. Di entrambe le opzioni<br />

sono stati illustrati vantaggi e criticità.<br />

Il Direttore Generale, pur condividendo le conclusioni<br />

degli uffici, che individuavano nel sistema<br />

a percentuale un percorso negozialmente<br />

più agevole, ha invitato la Commissione<br />

ad effettuare le valutazioni e a formulare le<br />

proposte di competenza tenendo presente<br />

che il cambio di linea negoziale - che pure riterrebbe,<br />

anche dal punto di vista dei tempi<br />

negoziali, più percorribile – presuppone la successiva<br />

definizione di un sistema ripartitorio,<br />

la cui elaborazione richiede che ci sia la più<br />

serrata, serena e costruttiva dialettica tra le<br />

componenti associative interessate al repertorio<br />

amministrato dalla Sezione.<br />

La Commissione, nel respingere in blocco le<br />

richieste delle controparti, ha optato, a maggioranza,<br />

per il mantenimento dello schema<br />

di contratto a tariffa.<br />

bollettino sociale<br />

SEZIONE DOR<br />

ACCORPAMENTO GENERI<br />

TEATRALI<br />

Il Consiglio di Amministrazione, nella riunione<br />

del 22 marzo 2010, ha approvato la proposta<br />

espressa dalla Commissione della Sezione<br />

Dor il 24 novembre 2009 in merito all’accorpamento<br />

dei generi teatrali e alla revisione<br />

della nomenclatura delle opere tutelate<br />

dalla Sezione.<br />

Tali modifiche sono state apportate in quanto,<br />

anche se non alterano sostanzialmente le<br />

modalità di accettazione in tutela delle opere<br />

e non modificano le condizioni generali tariffarie,<br />

rendono la classificazione delle opere<br />

più chiara e più aderente alle forme di spettacolo<br />

che hanno assunto sempre maggior<br />

rilievo negli ultimi anni.<br />

Nel bollettino di dichiarazione i generi delle<br />

opere di pertinenza della Sezione avranno<br />

pertanto la seguente classificazione:<br />

OPERE DI PROSA<br />

Rientrano in tale genere: commedia, dramma<br />

o tragedia, scena teatrale, monologo<br />

teatrale, azione mimica, farsa, fiaba teatrale,<br />

produzione per bambini.<br />

BURATTINI E MARIONETTE<br />

OPERA DI CABARET E OPERE ANALOGHE<br />

CIRCO TEATRO<br />

TEATRO MUSICALE<br />

- Con musiche create appositamente. Vi rientrano:<br />

Operetta, Commedia musicale, fantasia<br />

musicale, fiaba musicale, Musical,<br />

Dramma musicale.<br />

- Con musiche preesistenti. Vi rientrano commedia<br />

musicale, fantasia musicale, fiaba<br />

musicale.<br />

COMPENSI MINIMI<br />

Il Consiglio di Amministrazione, nella riunione<br />

del 22 marzo 2010, ha approvato la pro


VIVAVERDI<br />

94<br />

SEZIONI SERVIZI E UFFICI<br />

posta espressa dalla Commissione della Sezione<br />

Dor il 4 novembre 2009 in merito all’introduzione<br />

di una tariffa agevolata per spettacoli<br />

teatrali rappresentati in teatri con capienza<br />

fino a 50 posti.<br />

Pertanto, i compensi minimi da applicare qualora<br />

ricorrano le condizioni suddette, sono i<br />

seguenti:<br />

Compenso minimo DOR<br />

per teatri con capienza fino a 50 posti<br />

(compagnie professionali e amatoriali)<br />

€ 40,00<br />

Naturalmente tale tariffa agevolata riguarda<br />

anche il compenso previsto per le musiche di<br />

scena, rapportato ad 1/3 dei compensi Dor.<br />

Compenso minimo Musica<br />

per teatri con capienza fino a 50 posti<br />

(pari a 1/3 del compenso DOR) € 13,33<br />

SEZIONE OLAF<br />

RIUNIONE DELLA COMMISSIONE<br />

DI SEZIONE DEL 15 DICEMBRE<br />

2009<br />

La Commissione della Sezione Olaf si è riunita<br />

il giorno 15 dicembre 2009 alle ore 10.00.<br />

Presenti i Commissari Alberta Locati, Massimo<br />

Nardi, Alessandro Occhipinti, Franco Pallotta,<br />

Laura Piccarolo, Girolamo Potestà, Samantha<br />

Raugei e Natale Antonio Rossi.<br />

Il verbale relativo alla riunione precedente viene<br />

approvato all’unanimità.<br />

Il Segretario dà lettura della bozza di Ordinanza<br />

di ripartizione della Sezione Olaf per<br />

l’anno 2010 predisposta dalla struttura, che<br />

riporta in dettaglio i criteri già approvati dal<br />

Consiglio di Amministrazione, che viene approvata<br />

all’unanimità.<br />

Il Presidente Occhipinti riferisce circa la necessità,<br />

analogamente a quanto avviene per<br />

le altre tariffe praticate dalla Società, di incre-<br />

mentare per l’anno 2010 i compensi per le letture<br />

e recitazioni in pubblico (Pdl) dell’indice<br />

Istat pari all’1% così come da proposta degli<br />

Uffici. Dopo discussione, l’adeguamento proposto<br />

viene approvato all’unanimità.<br />

In ordine all’esame delle licenze utilizzazioni<br />

web per opere letterarie, il Segretario illustra<br />

ai Commissari le modalità, con le quali fino ad<br />

oggi la Sezione ha amministrato i diritti di riproduzione<br />

del repertorio letterario su internet,<br />

precisando altresì che in materia di diritti<br />

delle arti visive la <strong>Siae</strong> opera in base a tariffari<br />

Ola, soggetto associativo che riunisce<br />

le Società consorelle in ambito comunitario.<br />

Dopo una approfondita riflessione da parte dei<br />

Commissari con richieste di chiarimento puntuale<br />

sui dettagli operativi e sugli aspetti più<br />

complessi della fruizione via web, i Commissari<br />

decidono di delegare il Gruppo di<br />

lavoro per le Opere Letterarie ad effettuare<br />

approfondimenti in merito all’uso parziale<br />

dell’opera letteraria ai fini del trattamento<br />

delle utilizzazioni in regime di: “grande/piccolo<br />

diritto”.<br />

Il Segretario comunica che la Sezione Olaf,<br />

anche sulla base di quanto già operato dalle<br />

consorelle straniere (Adagp, Vegap, Ars,<br />

fra le altre), ha intrapreso, con la collaborazione<br />

del Servizio Pianificazione Bilancio<br />

e Controllo di Gestione uno studio di fattibilità<br />

per la creazione di una Banca Immagini,<br />

la quale a regime dovrebbe poter ospitare<br />

la massima parte del repertorio delle<br />

Arti Figurative degli artisti italiani amministrati<br />

dalla <strong>Siae</strong>.<br />

A tal proposito è stato inviato, a Fondazioni/Artisti<br />

scelti fra i più rappresentativi del<br />

Repertorio SIAE, un questionario al fine di<br />

poter sondare il reale interesse all’iniziativa<br />

da parte di detti soggetti, prima ancora<br />

di effettuare scelte impegnative per la<br />

struttura.<br />

Ida Baucia relaziona circa lo stato dei lavori<br />

dei Gruppi di lavoro Opere Letterarie<br />

e Arti Figurative.<br />

Il Segretario fornisce ragguagli ai Commissa-<br />

ri sullo stato degli incassi di reprografia e, per<br />

quanto riguarda il diritto di prestito, fa presente<br />

che il relativo decreto è all’esame degli<br />

organi di controllo e che se ne prevede l’emanazione<br />

nei primi giorni dell’anno nuovo.<br />

Alle ore 13.45, esauriti gli argomenti da trattare,<br />

la riunione viene sciolta ed aggiornata<br />

al prossimo 2 febbraio 2010.<br />

RIUNIONE DELLA COMMISSIONE<br />

DI SEZIONE DEL 2 FEBBRAIO<br />

2010<br />

La Commissione della Sezione Olaf si è riunita<br />

il giorno 2 febbraio 2010 alle ore 10.30<br />

presso la Biblioteca e Raccolta Teatrale del<br />

Burcardo, Via del Sudario, 44 – Roma. Presenti<br />

i Commissari Alberta Locati, Massimo<br />

Nardi, Alessandro Occhipinti, Franco Pallotta,<br />

Laura Piccarolo, Girolamo Potestà, Samantha<br />

Raugei e Natale Antonio Rossi.<br />

La seduta si è tenuta presso la Biblioteca del<br />

Burcardo per dar modo ai Commissari di partecipare<br />

alla conferenza stampa, prevista per<br />

le ore 12.00 per la presentazione del concorso<br />

letterario Goliarda Sapienza “Racconti<br />

dal carcere” promosso dalla <strong>Siae</strong> e dal Dap<br />

(Dipartimento Amministrazione Penitenziaria).<br />

Il verbale relativo alla riunione precedente viene<br />

approvato all’unanimità.<br />

Nel merito della problematica internet/opere<br />

letterarie si sviluppa un ampio dibattito a<br />

conclusione del quale la Commissione all’unanimità<br />

richiede una immediata ripresa<br />

dei lavori del Comitato intersezionale affinché<br />

la materia possa essere al più presto valutata<br />

in tale ambito.<br />

Il Segretario illustra alcuni documenti presenti<br />

in cartella che si riferiscono al protocollo di<br />

intesa <strong>Siae</strong>/Aidro stipulato nel 2006 per regolare<br />

i flussi dei proventi di reprografia da<br />

e per l’estero.<br />

Per quanto riguarda i criteri di ripartizione dei<br />

proventi cosiddetti “non title specific”, la Commissione<br />

esprime, in linea generale, parere


SEZIONI SERVIZI E UFFICI<br />

positivo ad una forma di ripartizione collettiva<br />

che veda quali destinatarie le Associazioni<br />

di autori ed editori, analogamente a quanto<br />

stabilito per la ripartizione del diritto di prestito<br />

con il D.M.15 ottobre 2009 (pubblicato<br />

in Gazzetta Ufficiale in data 31 dicembre<br />

2009).<br />

Il Segretario fa presente che verrà quanto prima<br />

stilata una bozza di accordo integrativo<br />

dell’intesa <strong>Siae</strong>/Aidro che verrà sottoposta<br />

all’esame della Commissione per acquisirne<br />

il preventivo parere.<br />

Il Segretario illustra, inoltre, i prospetti contenenti<br />

lo stato degli incassi per i diritti di reprografia,<br />

sia italiani che esteri, e per il diritto<br />

di prestito.<br />

In ordine al sistema di gestione vidimazione<br />

delle opere librarie (Ge-Vi Print): contrassegno<br />

speciale per editoria scolastica, il Commissario<br />

Potestà riassume le esigenze editoriali<br />

legate ai testi scolastici in formato misto<br />

(carta + web), evidenziando alcune criticità<br />

tecniche, già rese note alla Commissione<br />

(v. verbale seduta dell’11.11.2009), che<br />

ancora persistono, assicurando la propria disponibilità<br />

a proseguire i contatti in sede tecnica<br />

con l’Arca per l’auspicato superamento<br />

degli inconvenienti riscontrati.<br />

Vengono distribuite ai Commissari le nuove<br />

tariffe Ola valide per il 2010, comunicate dal<br />

sodalizio alcuni giorni prima.<br />

Alle ore 14.30 la riunione viene sciolta ed aggiornata<br />

al prossimo 4 marzo 2010.<br />

SEZIONE LIRICA<br />

PORTALE ASSOCIATI<br />

Nell’area del Portale Associati riservata alla<br />

Sezione Lirica è stata attivata una nuova funzionalità<br />

dedicata alla visualizzazione degli<br />

incassi.<br />

Come noto, la Sezione Lirica effettua liquidazioni<br />

quadrimestrali. Con il nuovo servizio<br />

disponibile, gli iscritti al Portale, utilizzando i<br />

criteri di ricerca, possono prendere visione<br />

del dettaglio delle somme lorde di spettanza<br />

(data, locale, località e organizzatore della<br />

manifestazione, diritti riscossi, ecc.) subito<br />

dopo la loro verifica da parte degli Uffici, con<br />

congruo anticipo rispetto alla liquidazione.<br />

Gli incassi visualizzati sono riportati al lordo<br />

di tutte le trattenute previste.<br />

UFFICIO RAPPORTI<br />

INTERNAZIONALI<br />

RIUNIONI DELLA CIADLV DELLA<br />

CISAC<br />

Il 23 e 24 marzo, a Firenze, si è riunito il Consiglio<br />

Internazionale degli Autori di Opere Letterarie,<br />

drammatiche e audiovisive (Ciadlv)<br />

della Cisac.<br />

All’ordine del giorno l’analisi dei problemi sulla<br />

tutela delle opere di questo settore alla luce<br />

delle nuove tecnologie.<br />

Per la <strong>Siae</strong>, oltre al M° Lorenzo Ferrero, Consigliere<br />

di amministrazione della Società, erano<br />

presenti Manlio Mallia, capo dell’Ufficio di<br />

Diretta Collaborazione degli Organi Deliberativi,<br />

e Alessandro Conte, direttore dell’Ufficio<br />

Rapporti Internazionali.<br />

Biagio Proietti, autore e presidente della commissione<br />

della sezione Dor, ha introdotto gli<br />

aspetti generali della scena italiana, con particolare<br />

riferimento alla situazione degli autori<br />

delle opere radiotelevisive; l’autore di opere<br />

drammatiche Roberto Cavosi ha illustrato<br />

il panorama teatrale e il regista Citto Maselli<br />

ha analizzato i problemi degli autori di opere<br />

cinematografiche.<br />

Erano presenti numerosi autori membri di società<br />

estere che sono intervenuti con relazioni<br />

e repliche ad animare il dibattito.<br />

Con l’occasione sono stati tributati saluti ed<br />

auguri al Direttore Generale uscente della Cisac,<br />

Eric Baptiste, che andrà a ricoprire il<br />

ruolo di Direttore Generale della consorella<br />

canadese Socan.<br />

bollettino sociale<br />

CONTRATTO DI RECIPROCA<br />

RAPPRESENTANZA SIAE/IRRO<br />

(INDIA)<br />

A partire dal 1° gennaio 2010 è entrato in vigore<br />

il contratto di rappresentanza reciproca<br />

in materia di reprografia tra la <strong>Siae</strong> e la<br />

società indiana Irro.<br />

CONTRATTO DI RECIPROCA RAPPRE-<br />

SENTANZA SIAE/MACA (MACAO)<br />

A partire dal 1° gennaio 2010 è entrato in vigore<br />

il contratto di rappresentanza reciproca<br />

in materia di diritti di esecuzione musicale<br />

tra la <strong>Siae</strong> e la società di Macao Maca.


VIVAVERDI<br />

96<br />

PRESIDENTE<br />

Giorgio ASSUMMA<br />

ORGANI SOCIALI<br />

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE<br />

Paolo CORSI<br />

Domenico DE LEO<br />

Roby FACCHINETTI<br />

Lorenzo FERRERO<br />

Emidio GRECO<br />

Giancarlo LUCARIELLO<br />

Giovanni NATALE<br />

Alfredo TARULLO<br />

ASSEMBLEA<br />

MUSICA<br />

Autori<br />

Silvano Guariso<br />

Vittorio Costa<br />

Gregorio Mascaro<br />

Marco Mariani<br />

Carmine Santaniello<br />

Michele Maisano<br />

Renato Pareti<br />

Domenico Scuteri<br />

Corrado Castellari<br />

Fabio Massimo Colasanti<br />

Cristiano Minellono<br />

Nicola Piovani<br />

Valerio Negrini<br />

Franco Piersanti<br />

Roberto Pischiutta detto Pivio<br />

Giuseppe Pirazzoli detto Pino<br />

Editori<br />

Pieronero Edizioni Musicali Sas<br />

Sognando e Ballando Edizioni Musicali Sas<br />

Unione Edizioni Musicali Sas<br />

La Bambolina Edizioni Musicali Sas<br />

Abramo Allione Edizioni Musicali Srl<br />

Emi Virgin Music Publishing Italy Srl<br />

Sugar Srl<br />

Warner Chappell Music Italiana Srl<br />

Accordo Ed. Musicali<br />

Universal MCA Music Italy Srl<br />

Ala Bianca Group Srl<br />

Media Songs Srl<br />

Edizioni Leonardi Srl<br />

SM Publishing Italy<br />

CAM Creazioni Artistiche Musicali Srl<br />

Peermusic Italy Srl (già Peersongs Italy Srl)<br />

FILM E OPERE ASSIMILATE<br />

Autori<br />

Francesco Gregoretti detto Ugo<br />

Mario Paolinelli<br />

Andrea Purgatori<br />

Alessandro Bencivenni<br />

Produttori/Concessionari<br />

Biancafilm Srl<br />

Filmauro Srl<br />

Medusa Film Srl<br />

Italian International Film Srl<br />

DRAMMA E PROSA, RIVISTA E COMMEDIA<br />

MUSICALE, OPERETTA<br />

E OPERE RADIOTELEVISIVE<br />

Autori<br />

Manuela Marianetti<br />

Ennio Coltorti<br />

Riccardo Di Stefano<br />

Massimo Cinque<br />

Giovanna Flora<br />

Marco Posani<br />

Editori<br />

Grandi Firme della Canzone Edizioni Musicali Srl<br />

Edizioni Musicali Aromando Mario Srl<br />

Concessionari/Cessionari<br />

D’Arborio di Ficarelli M.P. e C. Snc<br />

Ditta Tolnay Flavia<br />

OPERE LETTERARIE, MULTIMEDIALI E DEL-<br />

LE ARTI PLASTICHE E FIGURATIVE<br />

Autori<br />

Elio Pecora<br />

Gianni Minà<br />

Maria Luisa Spaziani<br />

Antonella Bolelli<br />

Editori<br />

Hoepli Ulrico Casa Editrice Libraria SpA<br />

Garzanti Libri SpA<br />

Zanichelli Editore SpA<br />

Arnoldo Mondadori SpA<br />

OPERE LIRICHE, BALLETTI, ORATORI E<br />

OPERE ANALOGHE<br />

Autori<br />

Carlo Galante<br />

Luciano Cannito<br />

Editori<br />

Mercurio Srl<br />

Universal Music Publishing Ricordi (già BMG Ricordi<br />

Music Publishing SpA)<br />

Abici Ed. Mus. Srl<br />

Carisch Srl<br />

COMMISSIONI DI SEZIONE<br />

SEZIONE MUSICA<br />

Autori<br />

Giuseppe Amendola<br />

Giuseppe Andreetto<br />

Vincenzo Barbalarga<br />

Gianfranco Borgatti<br />

Bruno Mario Lavezzi<br />

Ezio Leoni<br />

Franco Micalizzi (Pres)<br />

Carlo Pedini<br />

Francesco Pagano detto Mario<br />

Giuseppe Vessicchio<br />

Editori<br />

Bideri Cevel Spa – Silvia Bideri Villevieille (Vice Pres.)<br />

Curci Edizioni Musicali – Alfredo Gramitto Ricci<br />

Di Più Srl – Pier Angelo Mauri<br />

Emergency Music Italy Srl – Pietro Colasanti<br />

Galletti-Boston Srl – Anna Galletti<br />

Montefeltro Edizioni – Giorgio Giacomi<br />

Novalis Edizioni Mus. e Discografiche – Roberto<br />

Rinaldi<br />

Sym-Music Srl – Anna Lombardoni<br />

Mascheroni – Andrea Cotromano<br />

Universal Music Italia Srl – Claudio Buja<br />

SEZIONE CINEMA<br />

Autori<br />

Antonino Biocca detto Tony<br />

Laura Ippoliti<br />

Domenico Mezzatesta (Pres.)<br />

Serafino Murri<br />

Massimo Sani<br />

Vittorio Benito Sindoni<br />

Produttori<br />

Warner Bros Italia Spa – Paolo Ferrari<br />

Racing Pictures Srl – Alessandro Fracassi (Vice<br />

Pres.)<br />

SEZIONE DOR<br />

Autori<br />

Valentina Amurri<br />

Flavio Andreini<br />

Linda Brunetta Caprini (Vice Pres.)<br />

Roberto Cavosi<br />

Michele Mirabella<br />

Biagio Proietti (Pres.)<br />

Concessionari<br />

D’Arborio Sirovich Paola – Paola Perilli<br />

Antonia Brancati Srl – Antonia Brancati<br />

SEZIONE OLAF<br />

Autori<br />

Massimo Nardi<br />

Alessandro Occhipinti (Pres.)<br />

Franco Pallotta<br />

Natale Antonio Rossi<br />

Editori<br />

Giunti Editore Spa – Samantha Raugei<br />

Giulio Einaudi Editore – Laura Piccarolo<br />

Principato Giuseppe Casa Editrice Spa – Girolamo<br />

Potestà (Vice Pres.)<br />

RCS Libri Spa – Alberta Locati<br />

SEZIONE LIRICA<br />

Autori<br />

Marco Betta (Vice Pres.)<br />

Carlo Boccadoro<br />

Dario Oliveri<br />

Editori<br />

Fonit Cetra Music Pub. Srl – Teresita Beretta (Pres.)<br />

Sonzogno Casa Musicale Sas – Piero Ostali<br />

Sugarmusic Spa – Alessandro Savasta<br />

COLLEGIO DEI REVISORI<br />

Presidente Benito di Troia<br />

Giuseppe Dell’Acqua<br />

Andrea Malfaccini<br />

Silvio Necchi<br />

Carlo Pontesilli<br />

Supplenti<br />

Riccardo Acernese<br />

Giampiero Riccardi<br />

CONTROLLO INTERNO Franco Tonucci<br />

DIRETTORE GENERALE Gaetano Blandini

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