You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
complimenti a....<br />
di Vivaverdi<br />
FEDERICA DIMITA<br />
Ha vinto il Premio ”<strong>Siae</strong>-Lumsa,Tullio Kezich” consistente<br />
in una borsa di studio e una targa d’argento<br />
per il miglior saggio sul tema “Il cinema italiano:<br />
arte e industria”. Il premio è stato consegnato<br />
il 13 maggio presso l’Università Lumsa, alla<br />
presenza di Alessandra Levantesi e Carlo Lizzani.<br />
Il riconoscimento è stato istituito dalla <strong>Siae</strong><br />
nell’ambito del progetto formativo dell’Università<br />
Lumsa “La Settima Arte – lezioni d’autore” che si<br />
propone di avvicinare i giovani alla cinematografia<br />
mettendoli in contatto con i grandi professionisti<br />
del cinema italiano.<br />
Foto Nicolas Guerin<br />
PAOLO SORRENTINO<br />
Fa parte -insieme a Marco Tullio Giordana, Fred<br />
Breinersdorfer, i fratelli Dardenne, Agnès Jaoui,<br />
Roger Michell, Radu Mihãileanu, Bertrand Tavernier<br />
e Jaco Van Dormael - del Consiglio della Society<br />
of Audiovisual Authors, una nuova organizzazione<br />
creata a Bruxelles su iniziativa di registi,<br />
autori e lavoratori dell’audiovisivo. Alla Saa ha aderito<br />
anche la <strong>Siae</strong> insieme alle società di autori di<br />
Francia (Sacd e Scam), Germania (Bild-Kunst e VG<br />
Wort), Spagna (Sgae e Dama), Portogallo (Spa),<br />
Repubblica Ceca (Dilia), Estonia (Eaal), Olanda (Vevam),<br />
Romania (Dacin-Sara), Svizzera (Ssa e Suisseimage)<br />
e Regno Unito (Alcs e Directors UK) per<br />
difendere i diritti economici e morali degli autori<br />
dell’audiovisivo e assicurare loro un equo compenso<br />
per lo sfruttamento delle loro opere.<br />
VASCO ROSSI<br />
Si è esibito, per la prima volta in carriera, a Londra.<br />
Il suo concerto del 4 maggio all’Hammersmith<br />
Apollo, tutto esaurito davanti a ottomila fan scatenati<br />
in un clima da stadio , è stato l’avvio del<br />
tour europeo che ha toccato poi Bruxelles, Zurigo<br />
e Berlino. In una intervista, il rocker italiano<br />
aveva dichiarato: “Come a Bob Dylan è vietato<br />
suonare in Cina, anche a me per 20 anni è stata<br />
negata Londra…Ne sono convinto: è uno dei tanti<br />
‘regali’ che ci ha lasciato l’America dopo la seconda<br />
guerra mondiale. Favorire qui da noi l’importazione<br />
della musica anglosassone e scoraggiare<br />
l’esportazione all’estero dei nostri talenti.<br />
Comunque sia, adesso ce l’ho fatta”.<br />
FERZAN OZPETEK<br />
Il suo ultimo film Mine Vaganti ha ottenuto la menzione<br />
speciale al Tribeca Festival di New York, la<br />
rassegna di cinema indipendente ideata da Robert<br />
De Niro. Mine vaganti è stato acquistato da una<br />
casa distributrice americana e sarà quindi proiettato<br />
a breve negli Stati Uniti. “Per averci fatto ridere,<br />
piangere e immediatamente voler prenotare<br />
un viaggio in Italia meridionale ci congratuliamo<br />
con Ozpetek e il suo ottimo cast e collaboratori”,<br />
recita la motivazione del riconoscimento.<br />
MICAELA RAMAZZOTTI<br />
Ha vinto il David di Donatello come Miglior attrice<br />
protagonista per La prima cosa bella di Paolo Virzì,<br />
suo marito (che l’aveva lanciata col precedente<br />
Tutta la vita davanti). Il film di Virzì ha avuto anche<br />
il riconoscimento per la migliore sceneggiatura (scritta<br />
dal regista insieme a Francesco Bruni, Francesco<br />
Piccolo, Giorgio Diritti e Giovanni Galavotti) e il<br />
miglior attore protagonista (Valerio Mastandrea).<br />
PUPI AVATI<br />
E’ stato premiato per i 40 anni di carriera al Festival<br />
Internazionale di Bergamo. Regista, sceneggiatore,<br />
scrittore, da ultimo la biografia Sotto<br />
le stelle di un film, il cineasta bolognese ha legato<br />
fortemente la sua vita alla passione per la<br />
musica. Il jazz è stato il suo primo grande amore<br />
prima di dedicarsi alla settima arte. Il suo ultimo<br />
film, Il figlio più piccolo, è un ritratto amaro della<br />
società italiana.<br />
1<br />
Foto Francesco Ciccone<br />
VIVAVERDI
complimenti a....<br />
di Vivaverdi<br />
ROBERTO GUERRAZZI<br />
E’ stato eletto, a fine aprile, nuovo presidente Univideo<br />
per il biennio 2010/2011. Guerrazzi è uno dei<br />
cofondatori dell’Associazione che rappresenta il settore<br />
dell’Home Entertainment in Italia e raggruppa al<br />
suo interno le principali aziende attive nell’industria<br />
dell’audiovisivo. Guerrazzi ha ricoperto già in passato<br />
cariche di consigliere e di vicepresidente.<br />
PAOLO FRANCHINI<br />
Paolo Franchini, già Amministratore Delegato della<br />
casa discografica Edel Italia srl, è il nuovo Segretario<br />
Generale di FEM, la federazione degli editori<br />
musicali. La nomina va a rafforzare l’attività dell’associazione<br />
degli editori nella tutela del diritto d’autore<br />
e nella promozione dei diritti degli autori ed editori<br />
musicali. Il nuovo Segretario Generale affiancherà<br />
il presidente Filippo Sugar. “E’ un onore e un<br />
privilegio lavorare al fianco dei più grandi editori Italiani<br />
e Internazionali” ha dichiarato Paolo Franchini,<br />
“il mondo della musica vive un periodo di cambiamenti<br />
epocali, un periodo per certi versi difficile, ma<br />
anche eccitante, ricco di innovazioni tecnologiche<br />
e artistiche e di possibili nuove opportunità che richiedono<br />
la capacità di interpretare i cambiamenti<br />
, coglierne le potenzialità assicurandosi che i diritti<br />
di tutti siano tutelati”.<br />
JOVANOTTI<br />
Per la prima volta un musicista italiano è stato invitato<br />
a tenere una lezione all’università di Harvard.<br />
Così, martedì 27 aprile, Jovanotti ha incontrato<br />
gli studenti tenendo una relazione su ‘’Musica e<br />
Diritti Umani’’, partendo dalla diffusione della musica<br />
popolare americana e dalle battaglie per i diritti<br />
civili. Il cantante toscano ha compiuto, nell’occasione,<br />
una breve tournée negli Stati Uniti e in Canada,<br />
con concerti a Boston, Montreal, Toronto e<br />
Chicago. E ha vinto il David di Donatello per la migliore<br />
canzone originale con Baciami ancora.<br />
LINA WERTMULLER<br />
E’ stata festeggiata al Quirinale. nella cerimonia<br />
dei David di Donatello. La regista ha avuto un riconoscimento<br />
speciale alla carriera (insieme a<br />
Tonino Guerra, Terence Hill e Bud Spencer) e sta<br />
lavorando alla riduzione teatrale del musical Gian<br />
Burrasca (scritto e adattato da lei, autrice della<br />
serie tv Il Giornalino di Gian Burrasca, 1964). Protagonista<br />
Elio delle Storie Tese, musica di Nino<br />
Rota, che sarà l’inaugurazione al Festival della letteratura<br />
di Mantova, il 9 settembre.<br />
ANDREA ROSI<br />
E’ il nuovo presidente e amministratore delegato<br />
di Sony Music Italia. Ha lavorato nella discografia<br />
(Cgd, Warner e Polygram) poi alla fine degli anni<br />
’90 è stato tra gli artefici di Vitaminic, il sito pioniere<br />
in Italia della musica digitale e poi è diventato<br />
responsabile del business digitale di Sony<br />
Bmg nella regione del Mediterraneo. “Trovo<br />
un’azienda con grandi prospettive, in un momento<br />
storico molto delicato e difficile per il settore”,<br />
ha dichiarato Rosi dopo la nomina. “Il cast artistico<br />
straordinario e il gruppo di lavoro sono ideali<br />
per affrontare i cambiamenti e le innovazioni che<br />
sono oggi necessari per un’azienda che produce<br />
musica”.<br />
ILARIA OCCHINI<br />
All’Accademia di Francia, a Villa Medici, l’attrice<br />
ha ricevuto il Nastro d’Argento alla Carriera (insieme<br />
con Armando Trovajoli e Ugo Gregoretti).<br />
Ha debuttato al cinema alla metà degli anni ’50<br />
partecipando a Terza liceo di Luciano Emmer e Il<br />
medico e lo stregone di Mario Monicelli. Ha lavorato<br />
in molti sceneggiati televisivi e a teatro. E’<br />
tornata sul grande schermo negli anni novanta con<br />
Don Milani. Il suo recente ruolo in Mine vaganti,<br />
l’ultimo film di Ferzan Ozpetek, ha ottenuto anche<br />
il David di Donatello come miglior attrice non protagonista.
viale della letteratura 30<br />
VITA DIGITALE<br />
FATTI SALVI I DIRITTI<br />
DEGLI AUTORI, MA...<br />
di Sapo Matteucci<br />
Seguendo i vari dibattiti che si susseguono<br />
attorno al diritto d’autore, sui giornali,<br />
nei convegni, nelle dichiarazioni dei<br />
politici italiani ed europei, mi verrebbe<br />
da dire: “Evviva i pirati digitali dichiarati!”.<br />
Almeno loro, non solo hanno le idee<br />
chiare (“su Internet si ruba quel che si<br />
può”), ma dicono esplicitamente che il<br />
diritto d’autore, nell’epoca liquida e senza<br />
confini in cui viviamo, non ha più alcun<br />
senso e che Internet deve essere lasciata<br />
nella più totale deregulation.<br />
Non sono d’accordo, ma apprezzo la coerenza<br />
di chi non vuole alcuna governance<br />
della rete, alcuna regola e quindi ramazza<br />
quel che può, gira in lungo e largo<br />
senza freni, non rispettando nulla, non<br />
solo il diritto d’autore. Quelli che destano<br />
il mio sospetto sono invece coloro che<br />
iniziano sempre i loro ragionamenti in<br />
questo modo: “Fatti salvi i sacrosanti diritti<br />
degli autori”…. e poi continuano:<br />
“non possiamo imbrigliare la rete, fermare<br />
il digitale, censurare gli scambi,<br />
bloccare la meraviglia della condivisione<br />
spontanea del sapere, porre steccati all’accesso<br />
sempre più ampio alla cultura,<br />
ecc.” Come se il rispetto dei diritti d’autore,<br />
quindi il rispetto d’un lavoro altrui,<br />
bloccasse e inibisse la rete. Col principio<br />
generale del libero e gratuito scambio,<br />
non per la merce, né per le connessioni,<br />
sempre profumatamente pagate e rispettate,<br />
ma per le cosiddette opere dell’ingegno,<br />
i libertari della rete si alleano ai<br />
liberisti, come direbbe Daniel Olivennes<br />
autore di La gratuità è un furto, senza accorgersene.<br />
O meglio forse fanno finta di<br />
I libertari della rete peccano spesso d’ipocrisia, talvolta anche di malizia, non<br />
volendo affrontare concretamente il problema del download selvaggio e illegale<br />
che, da anni, danneggia pesantemente gli autori e l’industria dei contenuti.<br />
Ogni volta che si parla di tutela delle opere, contrappongono principi generali<br />
di libertà e democrazia, come se il diritto d’autore fosse il maggior ostacolo<br />
allo sviluppo digitale. Ma la tecnologia non è neutra, anzi si fa pagare<br />
profumatamente e Steve Jobs non è San Francesco.<br />
non accorgersene, ma in questo modo, di<br />
fatto ogni volta, frantumano il presupposto<br />
di far salvo il diritto d’autore. Infatti<br />
non dicono mai come si potrebbe<br />
intervenire concretamente contro il download<br />
selvaggio e illegale, mentre argomentano<br />
a iosa sui principi generali della<br />
libertà nella rete e sui pericoli dietro<br />
l’angolo, insiti in ogni regolamentazione.<br />
E’ un modo di ragionare singolare. Se<br />
portato alle logiche conseguenze, dovrebbe<br />
postulare la gratuità assoluta per<br />
tutto ciò che è digitale. Per sviluppare la<br />
rete, per diffonderla, per non frenarne<br />
l’accesso, non si capisce perché si debbano<br />
pagare computer, software, abbonamenti<br />
a bande larghe o strette ecc. Se<br />
tutto fosse gratuito, infatti, la cosiddetta<br />
alfabetizzazione digitale (i contenitori,<br />
si sa, ormai contano più dei contenuti)<br />
sarebbe molto più semplice.<br />
Il problema è che nulla nella rete è gratuito,<br />
che la tecnologia non è neutra, ma gli<br />
alfieri del libertar-liberismo digitale si<br />
guardano bene dal dichiarare che Steve<br />
Jobs non è San Francesco e le varie telecom<br />
non sono la San Vincenzo de Paoli.<br />
Amano paragonare chi giustamente pretende<br />
il rispetto del diritto d’autore anche<br />
in Internet, ai venditori di biada che<br />
all’inizio del XX secolo volevano imporre<br />
ai governi la proibizione di viaggiare<br />
in automobile. Oppure a quei pittori che<br />
avessero preteso di mettere al bando la<br />
fotografia. Chi fa questi arditi paragoni<br />
dimentica che fin dall’inizio le automobili<br />
si pagavano e costavano di più dei cavalli<br />
e che i quadri venivano comprati e<br />
venduti anche in presenza di dagherrotipi<br />
o fotografie. Nessuno si sognava di<br />
rubare un’automobile e nemmeno un cavallo.<br />
Ben venga dunque come è venuta,<br />
l’offerta di musica o cinema legale (cioè<br />
scaricata pagando i diritti) in rete. Peccato<br />
che gli scaricamenti illegali, anche<br />
di fronte all’offerta legale, non si fermino,<br />
anzi. Secondo l’Agcom, la pirateria<br />
digitale ha causato nel 2008 perdite di 10<br />
miliardi di euro per mancate vendite in<br />
Gran Bretagna, Spagna, Francia, Germania<br />
e Italia, che potrebbero crescere tra i<br />
32 e i 56 miliardi di euro nel 2015, con<br />
una perdita di 610 mila posti di lavoro.<br />
Per questo servono regole precise, condivise<br />
con tutti i soggetti e con gli Internet<br />
service provider in particolare. I diritti<br />
delle grandi industrie tecnologiche,<br />
sono sempre “fatti salvi” automaticamente:<br />
si pagano prima e nessuno si sogna<br />
di contestarli.<br />
3<br />
VIVAVERDI
VIVAsommario<br />
6<br />
20<br />
S E R V I Z I<br />
VIALE DELLA LETTERATURA 30 3<br />
TEATRO Dario Fo, un grammelot da Nobel 6<br />
LETTERATURA Vincenzo Talarico, un calabrese a Roma 20<br />
MUSICA De Angelis, fratelli di successo 24<br />
MUSICA Enrico Riccardi, armonia e canzoni 28<br />
CINEMA Piero Tellini, uno scrittore per lo schermo 32<br />
CINEMA Massimo Sani, l’occhio della Storia 36<br />
RADIO L’isola senza tempo della filodiffusione 38<br />
CINEMA I 60 anni di Filmcritica 40<br />
RADIO Fiamma Satta, 25 anni davanti al microfono 42<br />
MUSICA Fabrizio De Rossi Re, tra jazz e tradizione 46<br />
EDITORIA Ecco il libro virtuale 49<br />
TEATRO Eleonora Danco, una ragazza al muro 52<br />
CULTURA Storia <strong>Siae</strong>: la sfida di Marco Praga 56<br />
MUSICA Sergio Iodice, artigiano di sogni 60<br />
LIRICA Il dramma barocco di D’Avalos 62<br />
MUSICA Nel rock dei Marlene Kuntz 68<br />
MUSICA Ernesto Bassignano, il ritorno 75<br />
FOTOCREDITI<br />
In riferimento alle immagini pubblicate, l’editore e la direzione di Vivaverdi dichiarano la propria disponibilità<br />
all’assolvimento dei diritti di riproduzione per gli eventuali aventi diritto che non è stato possibile accertare<br />
Distribuzione gratuita<br />
Le opinioni espresse negli articoli pubblicati su Vivaverdi impegnano esclusivamente i loro autori e non rappresentano<br />
la linea editoriale della Società<br />
28<br />
32<br />
42<br />
Guido Harari è l’autore della foto di copertina, che fa parte<br />
di un ampio servizio in bianconero sulla coppia Dario<br />
Fo e Franca Rame.“Fin da piccolo musica e fotografia sono<br />
state le mie due grandi passioni” racconta Guido Harari,<br />
nato nel 1952 a Il Cairo, gran talento milanese che<br />
ha inseguito rockstar per tutta la vita cercando con la<br />
macchina fotografica di tiragli fuori un pezzo d’anima, un<br />
aspetto autentico e interessante. “A diciannove anni ho<br />
avuto la fortuna di intrecciarle in qualcosa che potesse<br />
assomigliare ad una professione. Solo più tardi ho capito<br />
che usavo la fotografia non come un lavoro, ma più<br />
semplicemente come un modo di relazionarmi agli altri.<br />
Negli ultimi vent’anni ho allargato il mio orizzonte anche<br />
oltre i confini della sola musica, sempre spinto dal bisogno<br />
di confrontarmi con persone con una storia da raccontare<br />
e di creare una “memoria”, in questo caso visiva,<br />
come progetto di definizione del mio mondo interiore.<br />
Credo ad un approccio discreto, al dovere, da parte<br />
del fotografo, di non sovrapporsi o addirittura sostituirsi<br />
al suo soggetto. E' questo, il soggetto, il centro dell'immagine:<br />
è lui il cosiddetto "messaggio". Il fotografo ha il<br />
dovere di coglierne al meglio l'essenza, di definirne compiutamente<br />
l'identità, la personalità, il carattere. Il ritratto<br />
è la mia dimensione ideale: fotografo e fotografato si<br />
specchiano l’uno nell’altro, ci si cerca, ci si stana quasi.<br />
Fino a riconoscersi nell'altro, a perdersi nell'altro e a ritrovarcisi<br />
di nuovo. Conta il magnetismo della persona,<br />
la sua storia e quello che vuole proiettare di sé”. Sin dall’inizio<br />
Harari ha realizzato numerosi libri dai suoi lavori,<br />
cominciando con Lindsay Kemp (editoriale Domus, 1982),<br />
un reportage fotografico dietro le quinte del leggendario<br />
mimo e danzatore, e poi Claudio Baglioni, Paolo Rossi,<br />
Pippo Delbono, Vasco Rossi e Fabrizio De André, un sodalizio<br />
durato oltre vent’anni, celebrato nel volume Una<br />
goccia di splendore (edizioni Rizzoli, 2007), un volume di<br />
grande formato, a metà tra pubblico e privato, tra gli scatti<br />
“rubati” alla vita quotidiana e gli appunti, considerazioni,<br />
aforismi spesso inediti, un’autobiografia per parole e<br />
immagini (realizzata con la collaborazione della Fondazione<br />
Fabrizio De André onlus di Siena e di Dori Ghezzi).<br />
Il suo libro più recente è Mia Martini, l’ultima occasione<br />
per vivere (Tea,2009).
68<br />
52<br />
R U B R I C H E<br />
COMPLIMENTI A…. 1<br />
VIVAIDEE Pensieri & Parole. Internet e copia privata 17<br />
ANTEPRIME 18<br />
VIVAIDEE Riflessioni Doc. Il contratto di servizio Rai 31<br />
VIVAMITID’OGGI Quando Joyce scriveva in italiano 39<br />
VIVAIDEE Appunti & Contrappunti. La <strong>Siae</strong> e la comunicazione 45<br />
VIVAHANNODETTO 54<br />
VIVAINBREVE 66<br />
NOVANTANOVENOVITA’ 72<br />
VIVADALL’INTERNO La Responsabilità del Provider 76<br />
Racconti dal carcere 80<br />
Palermo, laboratorio d’autore 82<br />
Biella e Novara, gli slogan antipirateria 83<br />
Concorsi 84<br />
L’ULTIMO APPLAUSO 86<br />
BOLLETTINO SOCIALE 90<br />
24<br />
40<br />
AVVISO AI LETTORI<br />
Si ricorda a tutti coloro che ricevono presso il<br />
proprio domicilio più copie di Vivaverdi (perché<br />
residenti con altri associati <strong>Siae</strong> oppure in qualità di<br />
rappresentanti di società editoriali associate) che è<br />
possibile chiedere la cancellazione di una o più<br />
posizioni dalla lista dei destinatari, inviando una mail<br />
a ufficio.editoriale@siae.it<br />
oppure un fax al n. 06.5990.2882<br />
Anno 82 – Nuova serie<br />
Numero 2<br />
Marzo – Aprile 2010<br />
Bimestrale<br />
Direzione, redazione<br />
e amministrazione<br />
Viale della Letteratura, 30<br />
00144 Roma<br />
V I V A V E R D I<br />
Centralino: 06.59901<br />
Redazione: 06.5990.2795/2629<br />
Fax: 06.5990.2882<br />
ufficio.editoriale@siae.it<br />
www.siae.it<br />
Direttore responsabile<br />
Sapo Matteucci<br />
Comitato editoriale<br />
Linda Brunetta, Gianni Minà, Dario Oliveri<br />
Oscar Prudente, Mimmo Rafele<br />
Linea e Coordinamento editoriale<br />
Stefano Micocci<br />
Capo redattore<br />
Flaviano De Luca<br />
Grafica e impaginazione<br />
Digitalialab S.r.l. - Roma<br />
Stampa<br />
Grafica Giorgetti S.r.l. - Roma<br />
Registrazione alla Cancelleria del Tribunale<br />
di Roma n. 234 del 24.7.1948<br />
Questo giornale è pubblicato ai sensi della<br />
normativa della <strong>Siae</strong> e del Regolamento per<br />
l’esecuzione della legge 22 aprile 1941, n. 633,<br />
approvato con R. D. 18 maggio 1942, n. 1369<br />
Di questo numero sono state distribuite<br />
99.000 copie<br />
Concessionaria di Pubblicità:<br />
Argentovivo srl<br />
Viale G. da Cermenate, 70 - 20141 Milano<br />
Tel. 02/89515424 Fax 02/89515565.<br />
walter.boscarello@argentovivo.it<br />
Chiuso in tipografia il 14 maggio 2010<br />
5<br />
VIVAVERDI<br />
Redazione<br />
Antonella Gargiulo (segr. redaz. e ricerca fotografica),<br />
Daniela Nicolai<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Giorgio Calabrese, Piergiuseppe Caporale, Marco<br />
Caselgrandi, Giacomo Ceccarelli, Maurizio Costanzo,<br />
Franco Daldello, Daniela d’Isa, Alberto Ferrigolo,<br />
Maria Cristina Locori, Corrado Lo Iacono, Valerio<br />
Magrelli, Franco Montini, Nicola Ravera, Giovanni<br />
Russo, Fiamma Satta, Massimo Tellini, Ferdinando<br />
Tozzi, Cristina Wysocki<br />
ISSN 1972-6694
VIVAVERDI<br />
6<br />
teatro<br />
DARIO FO<br />
QUANDO LA COMMEDIA DELL’ARTE<br />
DIVENTA LETTERATURA DA NOBEL<br />
di Gianni Minà<br />
Quella di Dario Fo (che racconto in due<br />
puntate) è un’avventura artistica che,<br />
dopo quasi sessant’anni, non accenna<br />
a tramontare. Mentre scrivo questo articolo<br />
su un “giullare” premiato nel 1997<br />
con il Nobel della letteratura, a Parigi è<br />
stata montata una nuova versione di Mistero<br />
buffo: Mystère bouffe et fabulages<br />
in scena alla Salle Richelieu della Comédie<br />
Française fino al 19 giugno 2010.<br />
Bene, Dario, a ottantaquattro anni, ma<br />
con la vitalità di un saltimbanco instancabile,<br />
a marzo è volato nella capitale<br />
francese per perfezionare la messa<br />
in scena di quelle sue due opere storiche.<br />
Si può dire che è l’eterno omaggio<br />
del mondo dei teatranti a chi ha regalato<br />
una vita nuova alla commedia dell’arte,<br />
alla capacità dell’uomo di rappresentarsi<br />
e di ridere di sé, ma è anche<br />
il riconoscimento ad un autore che,<br />
come Brecht, non si è tirato indietro<br />
quando si è trattato di fare del teatro un<br />
luogo della politica, rifiutando di non<br />
farlo perché “in teoria l’attore, l’artista<br />
è una proprietà di tutti, al di sopra delle<br />
parti”. Per Fo, invece, non è mai stato<br />
così. Emblematico, a proposito del<br />
ruolo dell’attore, l’exploit del Nobel<br />
Ci vorrebbe almeno un libro per raccontare l’avventura artistica, politica e umana<br />
di Dario Fo e di Franca Rame che insieme non hanno solo imposto al mondo una<br />
nuova dimensione del teatro, ma hanno ridato vita alla commedia dell’arte,<br />
rinnovando un linguaggio e una tradizione profondamente italiani. Gianni Minà<br />
propone, per i lettori di Vivaverdi, un loro ritratto inedito in due puntate.<br />
dell’8 aprile al teatro Carcano di Milano,<br />
con attori migranti, professionisti<br />
e dilettanti, in molti casi testimoni di<br />
esperienze che frantumavano il pregiudizio<br />
su chi arriva da fuori, senza certezze.<br />
Uno spettacolo che gli è venuto in<br />
mente il primo marzo, quando per la<br />
prima volta, in un’ Italia ormai prigioniera<br />
di mille contraddizioni e ambiguità,<br />
gli immigrati, quelli che nella nostra<br />
società attuale assicurano in molti<br />
casi la sopravvivenza e l’unità delle nostre<br />
famiglie, hanno scioperato. “Quel<br />
giorno – mi ha detto Dario Fo – è accaduto<br />
qualcosa di straordinario, anche<br />
se qualche telegiornale non se ne è accorto.<br />
In quella passeggiata da piazza<br />
della Scala al castello Sforzesco di Milano<br />
c’era anche quell’umanità ritenuta<br />
da molti “invisibile”, ma questa volta<br />
con il coraggio di mettersi in mostra,<br />
di coinvolgere i residenti. Molti quel<br />
giorno ci raccontarono le loro storie,<br />
Una scena di Lo svitato, un film del 1956, con la<br />
regia di Carlo Lizzani. Dario Fo nei panni di<br />
Achille, un fattorino della redazione di un giornale<br />
milanese che viene scambiato per un giornalista.<br />
Foto Archivio DuFoto - dufoto@gmail.com<br />
con una proprietà di linguaggio inattesa.<br />
Un africano aveva perfino citato a<br />
memoria Antonio Gramsci. Erano persone<br />
con un’inaspettata cultura politica,<br />
che non pensavano solo al loro problema,<br />
ma ragionavano in modo più vasto<br />
e conoscevano il luogo e lo spazio in<br />
cui si trovavano. Insomma italiani, anche<br />
se molti se lo erano dimenticati e se<br />
lo dimenticano. Fu un pomeriggio straordinario,<br />
che ci impose, a breve, una<br />
rappresentazione teatrale”.<br />
“Il teatro di Dario Fo e Franca Rame”,<br />
perché Franca, fin dall’inizio, è stata la<br />
compagna inseparabile d’arte e di vita<br />
di Dario, è sempre stato così, ispirato<br />
dal sociale, dalla politica, anche quando<br />
usava i modi della farsa, ed ha girato<br />
il mondo fino a diventare, con quello<br />
di Goldoni, Pirandello e De Filippo il<br />
teatro italiano più rappresentato.<br />
Australia, Austria, Belgio, Brasile, Giappone,<br />
Bulgaria, Russia e Repubbliche ex
VIVAVERDI<br />
8<br />
teatro<br />
sovietiche, Danimarca, Finlandia, Francia,<br />
Gran Bretagna, Stati Uniti: se si fa<br />
una ricerca negli scaffali di Flavia Tolnay,<br />
componente dell’Assemblea della<br />
<strong>Siae</strong> che li rappresenta con tutti i teatri<br />
del mondo, è entusiasmante accorgersi<br />
che quasi non c’è posto dove il “mistero<br />
buffo” di questa coppia non abbia<br />
fatto storia. Non poteva essere altrimenti<br />
per una scrittura teatrale, quella<br />
di Fo, che, per esempio, alla Comédie<br />
Française, il santuario della prosa nel<br />
mondo, ha trovato casa, unico italiano,<br />
ancora dopo Goldoni, Gabriele D’Annunzio,<br />
Pirandello ed Eduardo De Filippo.<br />
È singolare, ma anche emblematico,<br />
che Dario Fo abbia trovato invece<br />
poco spazio al cinema, il linguaggio più<br />
moderno per chi scrive rappresentazioni<br />
da recitare, ma forse la colpa non<br />
è stata solo dell’industria filmica. Fu Dario,<br />
come lui stesso ammette, a farsi travolgere<br />
dal teatro, nonostante il mondo<br />
del cinema, a Roma, lo avesse accolto<br />
subito con molta curiosità.<br />
L’esordio nel ’56 con Lo svitato di Carlo<br />
Lizzani fu, infatti, positivo. Era<br />
un’opera che anticipava i tempi della<br />
moderna comicità, anche se non risparmiava<br />
citazioni a Buster Keaton o<br />
Jaques Tati. C’era in quell’opera il piacere<br />
del sarcasmo, il gusto della satira<br />
sociale e l’inventiva, già prorompente,<br />
di un autore–attore che da allora avrebbe<br />
segnato il teatro, la televisione, la cultura<br />
e, in un certo modo, anche la società<br />
del nostro paese. Il suo modo di<br />
intendere il teatro traeva le sue origini,<br />
come ho già detto, dai giullari, dagli affabulatori<br />
della commedia dell’arte, dalle<br />
farse, dalla rivista.<br />
Io, adolescente, lo ricordo alla radio in<br />
trasmissioni come Chicchirichì, e poi<br />
con Franco Parenti e Giustino Durano<br />
con Il dito nell’occhio e I sani da legare,<br />
spettacoli di critica beffarda che in-<br />
frangevano i limiti del teatro di rivista.<br />
Poi, dopo il matrimonio con Franca, era<br />
venuta la parentesi di Cinecittà, come<br />
attore ne Lo svitato e poi come sceneggiatore<br />
e aiuto di Antonio Pietrangeli,<br />
il regista di Io la conoscevo bene. Infine,<br />
l’incontro scontro con la televisione<br />
democristiana, che cercava nuovi<br />
percorsi e nuovi linguaggi ma temeva il<br />
sarcasmo tagliente di Fo.<br />
“Non gli hai mai dato requie al potere”<br />
gli ho fatto notare in una memorabile<br />
puntata di Storie per Rai Due.<br />
“Ho fatto il possibile per rendere il<br />
nostro dialogo vivace” mi ha risposto<br />
ridendo.<br />
“Hai sempre avuto un irrefrenabile spirito<br />
anarchico” ho insistito.<br />
“Mi dava fastidio l’ipocrisia, la finzione,<br />
la falsificazione – mi ha spiegato -<br />
A scuola poi ho avuto la fortuna di avere,<br />
al liceo artistico di Brera, il più evoluto<br />
che ci fosse allora in Italia, dei<br />
professori straordinari, che amavano<br />
sviscerare, o meglio capovolgere, quelli<br />
che erano i luoghi comuni dell’odio,<br />
del banale, del risaputo, e mi hanno<br />
insegnato così a leggere la storia, i fatti,<br />
la politica”.<br />
Una vera scuola di libertà. Fo ne è orgoglioso:<br />
“Ho qualche merito. Dopo il<br />
liceo ho frequentato contemporaneamente<br />
a Milano il Politecnico e l’Accademia<br />
di Brera. I miei amici sono stati<br />
da subito Tadini, Cavaliere, Traccani,<br />
Crippa, Trevisani, Lizzani, Morlotti,<br />
perfino Vittorini, il meglio dell’invenzione<br />
artistica del primo dopoguerra italiano.<br />
Frequentavamo latterie e bar e lo<br />
scambio intellettuale fra noi era ricchissimo,<br />
insieme alle beffe che riempivano<br />
molte delle nostre serate”.<br />
Ma non venivano solo dall’esperienze<br />
con quella “bella gioventù”, assetata di<br />
riscatto, gli strumenti di quello che sarebbe<br />
stato il suo teatro. Ci fu, fin dal-<br />
l’inizio, una ricerca costante, ininterrotta,<br />
sulle forme rappresentative della<br />
cultura popolare. “Io sono nato in un<br />
paesetto del lago Maggiore, Sangiano, e<br />
sono cresciuto in un altro paese, poco<br />
più grande, Porto Valtravaglia, dove hanno<br />
sempre convissuto varie forme di<br />
rappresentazione, quasi sempre basate<br />
sul racconto. I ‘fabulatori del lago’<br />
erano conosciuti e fin da ragazzino ho<br />
sentito da loro storie di pescatori, di<br />
contrabbandieri, di soffiatori di vetro.<br />
Ognuno aveva la sua chiave, il suo modo<br />
di essere. Per me è stata una scuola.<br />
Quando andavo al liceo a Milano, il treno<br />
dei pendolari è stato il mio primo<br />
palcoscenico. Ero figlio di ferrovieri,<br />
viaggiavo ogni mattina e sul vagone proponevo<br />
storie. Allora nelle vetture non<br />
c’erano gli scompartimenti, così io mi<br />
mettevo in piedi sul sedile e iniziavo i<br />
miei racconti. Chi saliva nelle stazioni<br />
successive chiedeva: ‘A che punto siamo<br />
della storia? Chi ci fa un sunto?’. Io<br />
stesso lo facevo e riprendevo il filo degli<br />
accadimenti”.<br />
Dario si è sempre divertito molto a ricordare<br />
quel tempo: “Arrivavo a Milano,<br />
quasi sempre senza voce, tanto che<br />
i miei compagni, Tadini, Crippa, per<br />
scherzo mi prendevano da parte e mi dicevano<br />
“Non ce la racconti una storia<br />
anche a noi?”. In tutto questo c’era<br />
l’eredità del carnevale, dei giullari, del<br />
folle del paese, e quella dei clown, dei<br />
travestimenti a vista, che permetteva di<br />
provare differenti personificazioni. Ma<br />
Fo giura che tutto questo teatro nacque<br />
in lui, compresa la maschera burlesca,<br />
senza saperlo. “Ho scoperto dopo che<br />
tutte quelle storie che raccontavo e che<br />
prendevo dalla tradizione popolare, da<br />
scritti che cominciavo a cercare e trovare,<br />
da tante letture, erano antichissime,<br />
provenivano addirittura dal Medioevo<br />
e dalla storia greca”.
Il corpo disarticolato, la plastica gestualità<br />
contagiosa e carnale, la mimica travolgente, l’uso<br />
del grammelot sono alcuni tratti tipici del teatro<br />
di Dario Fo abituato fin da ragazzo a esibirsi sui<br />
treni locali, che collegavano Milano con Porto<br />
Valtravaglio (il suo paese in provincia di Varese)<br />
e il resto della Lombardia<br />
Foto Archivio DuFoto - dufoto@gmail.com<br />
“E il grammelot?” gli chiesi.<br />
“Il grammelot l’ho scoperto<br />
proprio nel linguaggio dei fabulatori.<br />
Qualcuno di loro ogni<br />
tanto infilava nel racconto frasi<br />
in francese o in tedesco, che<br />
in realtà erano espressioni di<br />
dialetto, di gergo proprio del<br />
mestiere che facevano. Bisogna<br />
tener conto, d’altro canto, che dalle mie<br />
parti, in provincia di Varese, molte persone<br />
avevano radici e nomi stranieri.<br />
Erano fonditori, soffiatori di vetro, arrivati<br />
lì da tutte le scuole artigianali<br />
d’Europa, che conoscevano le chiavi e<br />
le strutture del parlare di tutto il nord<br />
del continente. Tieni presente che il<br />
grammelot è in sostanza un dialetto di<br />
gente che tendenzialmente aveva fame,<br />
e la fame è sempre stata la base dei racconti<br />
popolari, anche se poi il racconto<br />
prendeva le forme del buffo o del grottesco,<br />
perché la grande comicità popolare<br />
trae lo spunto quasi sempre dalla<br />
tragedia, cioè dalla fame, dalla disperazione,<br />
dalla violenza fisica e morale, dalla<br />
mancanza di libertà. Pensa che c’è stato<br />
un periodo in cui il grammelot è servito<br />
per non essere censurati. Al tempo<br />
della repressione in Francia, i comici<br />
dell’arte, alla fine del ‘600, si inventarono<br />
questo linguaggio per non essere<br />
perseguitati a causa dei loro lazzi, delle<br />
loro battute. Ma i censori ad un certo<br />
punto impararono a capirli e il grammelot<br />
non li salvò più”.<br />
“Normalmente non si ride dei ricchi?”<br />
gli chiesi.<br />
Fo fu esplicito: “Si ride se si pompano,<br />
se li gonfiamo o li riempiamo di strapotere<br />
per poi sgonfiarli. La chiave è<br />
sempre quella del grottesco: spingere<br />
la situazione sempre più avanti, farli volare,<br />
vestirli con mantelli che si riempiono<br />
di vento per la gioia, alla fine, di<br />
vederli cadere”.<br />
Quel pomeriggio,<br />
negli studi Rai<br />
della Dear, con<br />
Franca a fianco,<br />
Dario ci<br />
impartì una<br />
vera lezione di<br />
teatro, dei<br />
meccanismi<br />
scenici, del<br />
grottesco,<br />
della satira,<br />
della farsa.<br />
E ci suggerì<br />
anche<br />
una lezio-<br />
ne di vita.<br />
Ci feci due puntate di<br />
Storie, un programma che andava<br />
in onda dopo mezzanotte e che,<br />
non a caso, aveva come sottotitolo Viaggio<br />
nella vita di persone non banali.<br />
A ricordare tutti i momenti di quell’incontro<br />
con Fo e la Rame, non mi basterebbero<br />
due interi numeri di Vivaverdi, Così<br />
mi pare giusto riassumerli in piccoli capitoli:<br />
la prima parte, quella della nascita del<br />
loro teatro, in questo numero e la seconda,<br />
quella della loro consacrazione artistica e<br />
umana, nel prossimo.<br />
MISTERO BUFFO, LA CHIESA<br />
E IL GRAMMELOT<br />
istero buffo – gli chiesi su-<br />
“M bito - è lo spettacolo che<br />
alla fine degli anni ’60 ti ha reso<br />
un drammaturgo famoso e rispettato<br />
in tutto il mondo, ma<br />
che ti caratterizzò anche come<br />
un intellettuale critico nei riguardi<br />
della chiesa”.<br />
“No – mi corresse - la mia critica<br />
è stata sempre e solo contro<br />
l’abitudine di leggere il Vangelo<br />
in modo scorretto o contro la mercificazione<br />
della fede. I giullari, per<br />
esempio, non risparmiavano mai il<br />
mercato delle indulgenze. Spettacoli<br />
come quelli che ricorda Mistero<br />
buffo venivano realizzati nelle<br />
chiese, specialmente in certe ricorrenze<br />
come la Pasqua.<br />
Recentemente ho trovato le<br />
prove che, a molte di queste feste<br />
grottesche, erano<br />
9<br />
VIVAVERDI
VIVAVERDI<br />
10<br />
teatro<br />
invitati clown e fabulatori perché bisognava<br />
soddisfare il “risus pascualis”,<br />
cioè la possibilità di liberare il popolo<br />
con la gioia. Era un modo di concedere<br />
un giorno di liberazione ad un’umanità<br />
oppressa.<br />
Dopo l’angoscia della morte di Cristo,<br />
la gioia della Resurrezione vissuta come<br />
festa ed allegria totale. E’ assurdo<br />
che la chiesa abbia nascosto e poi censurato<br />
questi riti, queste abitudini”.<br />
“E tu invece, per aver resuscitato queste<br />
tradizioni, sei stato più volte denunciato”.<br />
“Purtroppo anche fior di storici della<br />
religione non avevano capito nulla. Ad<br />
un certo momento (mi pare nel ’76, dopo<br />
la riforma della Rai e il nostro ritorno<br />
in tv) il Vaticano prese<br />
addirittura posizione<br />
e mandò in azienda<br />
tre personaggi in teoria<br />
esperti di cultura<br />
popolare religiosa.<br />
Vennero a vederci.Era-<br />
no vescovi o monsignori e ridevano come<br />
matti. Uscirono dalla sala con le lacrime<br />
agli occhi.<br />
Mistero buffo non è per caso una delle<br />
opere più rappresentate al mondo. Se<br />
dovessi metterlo in scena con tutte le<br />
aggiunte, gli aggiornamenti che nel tempo<br />
ho fatto avrei bisogno di almeno cinque<br />
giorni. La ragione del suo successo<br />
credo stia proprio nell’intuizione di recuperare<br />
le chiavi della tradizione. E non<br />
solo quelle dell’Italia, ma anche quelle<br />
del nord e del sud d’Europa, della Spagna,<br />
della Grecia.<br />
Ti racconto un aneddoto: quando siamo<br />
stati in Colombia mi hanno portato a conoscere<br />
un contadino inca che, accompagnandosi<br />
con il tamburo, raccontava<br />
un pezzo del Vangelo. Lo faceva con un<br />
linguaggio difficile, aiutandosi con degli<br />
spagnolismi. Ad un certo momento<br />
mi sono reso conto che era un mio testo.<br />
Glielo avevano dato tradotto in<br />
spagnolo, lui lo aveva riadattato ed alla<br />
fine era diventato un brano della<br />
loro tradizione.<br />
Pensavano fosse un testo dei<br />
padri, ma in realtà lo era<br />
solo diventato, perché<br />
aveva radici nella loro<br />
cultura che<br />
aspettavano<br />
“Oh, che pacchia, che cuccagna:/bella è la vita per<br />
chi la sa far!/ Ma tu, miracolato del ceto medio<br />
basso,/tu devi risparmiare, accetta ‘sto<br />
salasso:/non devi mangiar carne, devi salvar la<br />
lira/e, mentre gli altri fregano, tu fai l’austerità!” è<br />
un brano della canzoncina “Tutta brava gente”<br />
contenuta in Settimo ruba un po’ meno, una<br />
commedia di Dario Fo, scritta nel 1964. In basso,<br />
un’immagine dello spettacolo teatrale.<br />
Archivio digitale Franca Rame - Dario Fo<br />
solo di essere sviluppate”.<br />
“E perché – lo interruppi - questo<br />
grammelot, con cadenze e accenti diversi,<br />
viene inteso ovunque?”<br />
“Mi stupisco anch’io – rispose - perché<br />
viene capito anche all’estero, in Grecia<br />
come negli Stati Uniti. Ridono delle mie<br />
battute. Il segreto forse sta nella gestualità<br />
e, forse, nella scelta onomatopeica<br />
di imitare i suoni, i ritmi. Infine,<br />
non bisogna dimenticare che l’argomento<br />
di Mistero buffo (episodi di argomento<br />
biblico o racconti popolari sulla vita di<br />
Gesù ispirati o reinterpretati dai vangeli<br />
apocrifi) è una storia che tutti conoscono<br />
fin dall’infanzia, insieme ad un ele-
mento magico che è esplicito.<br />
All’inizio, su consiglio di Franca, volevamo<br />
proiettare delle immagini sul fondo<br />
del palcoscenico, miste ad una scrittura,<br />
poi abbiamo capito che il pubblico<br />
non aveva bisogno delle didascalie,<br />
le capiva prima. E questo è sempre stato<br />
un po’ misterioso”.<br />
LA RADIO E L’AFFERMAZIONE<br />
DELLA COMPAGNIA CON<br />
PARENTI, DURANO E FRANCA<br />
stata la radio, dove mi trascinò<br />
“È Franco Parenti, a farmi scoprire<br />
la mia strada definitiva, anche se ancora<br />
alternavo il lavoro di raccontatore in<br />
teatro con la mia frequenza alla facoltà<br />
di Architettura. Per essere sinceri, all’inizio<br />
sembrava un insuccesso – mi<br />
raccontò Dario divertito – Come mi sono<br />
affacciato al microfono mi hanno subito<br />
stangato. Recitavo ogni settimana<br />
un monologo su Caino e Abele che, tutte<br />
le mattine, quando si svegliava, levava<br />
le braccia al cielo e diceva cose banali<br />
tipo ‘Come sei bravo, Signore, che hai<br />
fatto tutto ‘sto creato, che hai inventato<br />
il cielo con il vento, l’aria, le nuvole<br />
e poi anche il mare, l’acqua, e non ti sei<br />
neanche sbagliato, non hai fatto confusione,<br />
bravo Deo, alleluja!’. Una retorica<br />
senza limiti, quasi a preparare una<br />
giustificazione per l’atto inconsulto, il<br />
fratricidio, che la storia ha attribuito a<br />
Caino. Ma si vede che ho esagerato nel<br />
sarcasmo. Così, all’improvviso, una<br />
mattina arrivò una comunicazione, anzi,<br />
un pezzettino di carta con su scritto<br />
‘Basta Fo’. Non so precisamente chi ordinò<br />
quel diktat, ma non ci fu possibilità<br />
di replica. Fu il mio primo impatto<br />
con la censura, che mi avrebbe perseguitato<br />
per tutta la vita”.<br />
Era l’epoca anche del poer nano.<br />
“Un intercalare che mi dette popolari-<br />
Improbabili abiti da gangster, salti acrobatici, contenuti<br />
anticonformisti per Il dito nell’occhio, una specie<br />
di antirivista, uno spettacolo scritto insieme<br />
a Franco Parenti e Giustino Durano nel 1952,<br />
che metteva in scena la storia dell’umanità<br />
in maniera irriverente e assai poco tradizionale.<br />
Archivio digitale Franca Rame - Dario Fo<br />
tà – mi spiegò Dario - voleva dire “povero<br />
cocco, povera creatura”.<br />
Un altro suo personaggio dell’epoca era<br />
l’impiegato Gorgogliati. Lo ricordavo<br />
benissimo: “Eravamo io, Stranghelli, la<br />
signorina Trabò quando è passato<br />
l’usciere Baracchini...”.<br />
Noi innamorati della radio lo avevamo<br />
individuato subito. Fu probabilmente<br />
l’antenato di Fantozzi. “E’ vero, dava ragione<br />
a tutti. In ufficio accettava tutto,<br />
senza fiatare. Stava sempre dalla parte<br />
dei capi, esprimeva una piaggeria da far<br />
schifo. Erano personaggi improvvisati,<br />
da me, da Franco Parenti e da Giustino<br />
Durano, critici con la società, molto<br />
nuovi, moderni, come quelli che negli<br />
stessi anni si inventava Alberto Sordi,<br />
da Mario Pio ai compagnucci della parrocchietta”.<br />
Era un teatro che si scrollava di dosso la<br />
retorica e che voleva far ridere non solo<br />
con gli equivoci dell’avanspettacolo
o della rivista.<br />
Fo finì per far compagnia con Franco<br />
Parenti e Giustino Durano (indimenticabile<br />
zio di Benigni ne La vita è bella)<br />
nello stesso tempo in cui Franca Valeri,<br />
Vittorio Caprioli e Alberto Bonucci davano<br />
vita alla Compagnia dei Gobbi.<br />
“Noi eravamo molto amici loro, specialmente<br />
di Alberto Bonucci – ricordò<br />
Fo – C’era un grande fermento creativo<br />
in quel finale degli anni ‘50 e il nostro<br />
trio si distinse subito per l’influenza di<br />
Jacques Lecoq, sperimentatore teatrale,<br />
mimo e pedagogo francese, con cui<br />
lavorammo un po’ di tempo. Era il coordinatore<br />
della nostra gestualità, direi<br />
meglio della disciplina gestuale che, nei<br />
nostri due primi spettacoli Il dito nell’occhio<br />
e I sani da legare, aveva un ordine<br />
preciso, una sintesi, uno stile. Si<br />
improvvisavano dei testi, si recitavano,<br />
si distruggevano e poi si ricomponevano<br />
e si ordinavano secondo uno stile e<br />
una misura. C’era un’improvvisazione<br />
in realtà geometrica, molto severa, e<br />
questa era la nostra forza. Come la capacità<br />
di cambiare. Il dito nell’occhio,<br />
ad esempio, all’inizio era molto diverso<br />
da come ha finito per essere dopo tre<br />
mesi consecutivi al Piccolo Teatro di Milano,<br />
un mese a Torino e un mese a Roma<br />
e un altro al Piccolo, dove Giorgio<br />
Strehler si nascondeva in galleria per<br />
ascoltarci, senza disturbare, ma poi si<br />
tradiva con i suoi sghignazzi. A Roma<br />
entrò in compagnia Franca. Per me fu<br />
un evento importantissimo e non solo<br />
perchè ci saremmo sposati e, a breve,<br />
sarebbe nato Iacopo”.<br />
L’INCONTRO<br />
CON FRANCA<br />
ranca l’avevi conosciuta alla ra-<br />
“F dio?” chiesi ad un certo punto.<br />
“No, l’avevo conosciuta nella compagnia<br />
delle sorelle Nava che all’epoca<br />
gareggiavano nei teatri di varietà con<br />
Totò, Macario, la Magnani e Billi e Riva.<br />
Era una rivista tradizionale e noi<br />
eravamo dei numeri, delle speranze,<br />
insomma il contorno, così come lo erano<br />
per esempio Nino Manfredi o Elio<br />
Pandolfi per Wanda Osiris, prima donna<br />
indiscussa del varietà dell’epoca.<br />
Franco Parenti era il più conosciuto fra<br />
i nuovi talenti e riusciva a trovare lavoro<br />
anche per noi”.<br />
“E Franca cosa faceva in quella compagnia?<br />
Era una soubrette o una soubrettina?”<br />
“Era una soubrettona – sorrise Dario –<br />
Era slanciata, lunga, bella. Ho detto soubrettona<br />
perchè oltre a recitare, danzava,<br />
cantava, condivideva la passerella<br />
con le Nava”.<br />
“Fu amore a prima vista?”<br />
“No, anche perché appena la vidi mi sono<br />
detto ‘E’ troppo, non è possibile, toglitela<br />
dalla testa. Non riuscirai mai a conquistare<br />
una donna così’. Lei era gentile,<br />
sorridente, ma le giravano attorno tanti<br />
di quei ‘vesponi’ che era inutile sperare.<br />
La adoravano. Le facevano regali che lei<br />
respingeva. Se da il giro a questi qua, pensa<br />
che corse farà fare a me! E invece, un<br />
giorno, a sorpresa, mi ha abbrancato dietro<br />
una tenda, mi ha spinto contro un muro<br />
e mi ha detto ‘Baciami scemo!’. Sono<br />
passati sessant’anni”.<br />
QUELLO CHE MI<br />
HA INSEGNATO IL CINEMA<br />
Il successo di I Sani da legare a Roma<br />
aprì a Dario Fo le porte del cinema e<br />
gli permise di sperimentare un mezzo<br />
espressivo che gli insegnò molte cose,<br />
ma non gli regalò un vero successo. Dopo<br />
Rosso e nero, antologia della risata<br />
di Domenico Paolella, Dario ebbe la<br />
possibilità di cimentarsi in un film tutto<br />
su di lui diretto da Carlo Lizzani, Lo<br />
svitato.<br />
Con Dario c’erano anche Franca Rame<br />
e Giorgia Moll e Alberto Bonucci e Franco<br />
Parenti in due partecipazioni straordinarie.<br />
Un film con delle aspirazioni,<br />
ma non completamente risolto.<br />
“C’erano molte citazioni, come Tempi
Un brindisi alla Terrazza Martini per Dario Fo e Franca Rame, alla fine degli anni cinquanta.<br />
Nello stesso periodo la coppia è protagonista di alcuni famosi filmati pubblicitari<br />
(Supercortemaggiore, Zoppas, ecc.) per Carosello, la trasmissione che dava il via alla prima<br />
serata televisiva.<br />
In basso, da sinistra, Franco Parenti, Giustino Durano e Dario Fo, in una scena di Il dito<br />
nell’occhio del 1953. L’anno successivo venne rappresentata al Piccolo Teatro I sani da<br />
legare, che racconta con sarcasmo episodi e avvenimenti dell’Italia di allora. Lo spettacolo<br />
venne pesantemente censurato e confinato in piccole sale, senza incassi assicurati.<br />
Quest’atmosfera determinò la fine della collaborazione tra i tre artisti.<br />
Archivio digitale Franca Rame - Dario Fo<br />
moderni di Chaplin o Il cameraman di<br />
Jacques Tati, che amò molto questo film<br />
tanto da acquistarlo per la Francia. Ma<br />
– ricordò Dario - forse quell’opera era<br />
prematura per il suo tempo. Il pubblico<br />
non era ancora preparato a quel ritmo, a<br />
quel gusto. Non a caso, quando a Milano<br />
ero andato a vedere per la prima volta<br />
Monsieur Hulot di Tati, in sala eravamo<br />
non più di dieci persone”.<br />
Ne Lo svitato Fo aveva rivelato un passo<br />
da atleta vero tanto che, qualche anno prima,<br />
aveva rischiato di seguire le orme dei<br />
suoi amici Missoni, Siddi, Paterlini, campioni<br />
che si allevano con lui al vecchio<br />
campo della Gallaratese, che poi finirono<br />
in nazionale. Ma lui, come Missoni che<br />
lasciò per diventare un grande stilista,<br />
aveva altre ambizioni. “Io correvo per<br />
davvero – mi rivelò Dario – Avevo una falcata<br />
importante. Pensa che nella scena de<br />
Lo svitato, dove io ero costretto a rincorrere<br />
dei ragazzi, raggiungerli e superarli,<br />
avevano scelto come controfigure dei<br />
giovani che erano delle vere promesse.<br />
Non pensarono nemmeno di risolvere il<br />
problema aumentando la velocità delle<br />
immagini in moviola. Tutto era tremendamente<br />
reale, tanto che ad un certo punto,<br />
con il poco fiato che mi era rimasto in<br />
gola dopo tanti ciak, li avevo supplicati<br />
‘Andate più piano, altrimenti mi ammazzate!’.<br />
Il cinema, che mi ha fatto conoscere<br />
persone meravigliose come Rossellini,<br />
che viveva con la sua grande famiglia<br />
di fronte a noi, mi ha insegnato an-<br />
13<br />
che molte cose. Mi ha dato, per esempio,<br />
la possibilità di imparare il mestiere della<br />
scrittura, la scansione delle scene, un<br />
segreto fondamentale per quello che sarebbe<br />
stato nel futuro il mio teatro. In quei<br />
due anni di accademia nel cinema come<br />
sceneggiatore di Souvenir d’Italie e Nata<br />
di marzo, dell’indimenticabile Antonio<br />
Pietrangeli, o anche come aiuto di Guido<br />
Leoni in Rascel Fifi, ho acuito l’agilità nello<br />
scansionare la funzione narrativa delle<br />
sequenze, ho appreso la ritmica del<br />
montaggio e la sinteticità del messaggio.<br />
Quell’esperienza mi ha fatto cambiare anche<br />
il modo di concepire il linguaggio teatrale.<br />
Ho imparato perfino a dirigere gli<br />
sketch pubblicitari per Carosello, dove<br />
lavoravo con attori bravissimi, che improvvisavano<br />
con me anche battute astratte,<br />
metafisiche. Nei caroselli per la benzina<br />
Supercortemaggiore del 1958, per<br />
esempio, ho formato con Gino Bramieri<br />
una coppia esilarante. Bramieri era un allora<br />
un uomo grosso ma di una leggerezza<br />
incredibile. Io ho visto poche persone<br />
massicce come Gino fare salti mortali,<br />
rovesciarsi, muoversi con quella agilità”.<br />
Mi pareva singolare che tutto questo<br />
stesse per convivere con quello che sarebbe<br />
stato il suo teatro politico.<br />
“Non devi sorprenderti – mi spiegò –<br />
nella pubblicità usavo le stesse chiavi<br />
che caratterizzavano il nostro teatro che<br />
stava crescendo: l’assurdo, il paradosso,<br />
il metafisico”. In quel momento della<br />
sua vicenda artistica e umana, Fo era<br />
alla vigilia del suo storico scontro con la<br />
censura della Rai nella Canzonissima<br />
del ‘62. Eppure i successivi cinquant’anni<br />
avrebbero segnato l’affermazione<br />
definitiva del suo teatro e anche<br />
il suo riconoscimento come figura<br />
preminente della nostra cultura e della<br />
nostra società.<br />
Ma questo è il racconto che affronteremo<br />
nel prossimo numero di Vivaverdi.<br />
(1-continua)<br />
VIVAVERDI
VIVAVERDI<br />
14<br />
teatro<br />
DARIO FO<br />
“IL MIO GRAMMELOT<br />
ISPIRATO DAL JAZZ”<br />
di Oscar Prudente<br />
La prima pièce di Dario Fo a cui ho partecipato<br />
(La passeggiata della domenica<br />
del francese Georges Michel, di cui Fo<br />
aveva riadattato il testo e curato la regia)<br />
ritraeva la tranquilla gita di una famiglia<br />
borghese sullo sfondo della guerra del<br />
Vietnam e le lotte studentesche, la seconda<br />
(La signora è da buttare, con Fo<br />
autore e interprete) era un’allegoria della<br />
storia degli Stati Uniti.<br />
Già in molti dei suoi lavori precedenti<br />
la poliedrica genialità di Fo si era manifestata<br />
nell’aver utilizzato spesso attori<br />
anche non professionisti i quali, oltre<br />
che nella recitazione, si esibivano in<br />
balletti, pantomime e nel canto: in queste<br />
due commedie il meccanismo veniva<br />
portato alla sua piena espressione con<br />
l’utilizzo di un’orchestrina, sempre presente<br />
in scena, utilizzata a mo’ di “coro<br />
greco”. Nella Passeggiata, assieme al<br />
sottoscritto nelle vesti di “cantattore”<br />
c’era anche un gruppo beat, i genovesi<br />
Bit-Nik che commentavano la trama con<br />
i loro interventi; ne La signora, invece,<br />
avevo portato con me una band formata<br />
da valenti musicisti destinati a un<br />
grande carriera (il flauto/sassofonista<br />
Claudio Pascoli, il batterista Walter Cal-<br />
Non capita a tutti di poter raccontare di aver collaborato con un Premio Nobel della<br />
Letteratura, oltretutto nel campo musicale: ma io posso vantarmi di aver scritto<br />
(nonché interpretato) alcune canzoni con Dario Fo e di aver partecipato tra il 1967 e<br />
il 1968 a due sue importanti commedie: La passeggiata della domenica, del francese<br />
Georges Michel e La signora è da buttare. Sono anche abbastanza famose le<br />
collaborazioni di Fo, in ambito musicale, con Fiorenzo Carpi ed Enzo Jannacci.<br />
loni, il bassista Massimo Spinosa, il tastierista<br />
Giuliano Salerni). Ma l’interesse<br />
di Fo per la musica è multiforme.<br />
Oltre all’invenzione della presenza delle<br />
band in scena e le collaborazioni con<br />
importanti musicisti (in primis Fiorenzo<br />
Carpi ed Enzo Jannacci) vi sono<br />
le ricerche musicologiche delle radici<br />
della tradizione popolare (vedi le varie<br />
edizioni di Ci ragiono e canto) e i numerosi<br />
e felici sconfinamenti nel campo<br />
sinfonico e operistico: Pierino e il<br />
Lupo di Prokof’ev, di cui Fo è stato voce<br />
narrante, e l’allestimento e la regia<br />
di opere di Rossini, Stravinskij e Weill.<br />
Il mio ricordo più vivo è però sicuramente<br />
legato a La signora è da buttare e<br />
alla sua ambientazione circense (con<br />
tanto di veri clown e acrobati, i “Colombaioni”),<br />
memorabile fin dalla prima<br />
scena.<br />
Ambientato in un circo, con personaggi tutti clown,<br />
La signora è da buttare (nella foto Franca Rame, in una<br />
scena) è una commedia di Dario Fo, scritta nel 1967.<br />
La signora è la personificazione degli Stati Uniti<br />
d’America, con dialoghi legati alla situazione politica del<br />
tempo (in particolare la guerra del Vietnam<br />
e l’opposizione pacifista) e critiche alle mire imperialiste<br />
e di potenza del gigante economico americano.<br />
Archivio digitale Franca Rame - Dario Fo<br />
Iniziava con il tuo esilarante ingresso<br />
danzato a ritmo di blues, mentre imbracciavi<br />
o meglio eri abbracciato da<br />
un’antica tuba romana e alternavi vocalizzi<br />
e frasi musicali in stile. Da chi hai<br />
ereditato la tua esuberante musicalità?<br />
Da ragazzino avevo scoperto il jazz, la<br />
prima musica che veniva da oltreoceano:<br />
mi fece impazzire da subito. Il ritmo,<br />
la sintassi di una musica completamente<br />
fuori chiave rispetto a quella<br />
che conoscevo.<br />
Hai ascoltato molto questo genere di<br />
musica?<br />
Moltissimo. Ho inventato il “Grammelot”<br />
imitando il cantare dei neri: prima<br />
ancora di sapere cosa volesse dire il suono<br />
imitavo i timbri, gli andamenti. Riuscivo<br />
a convincere addirittura gli americani<br />
che stessi cantando blues.<br />
Ti sei mai dedicato allo studio di uno
strumento musicale?<br />
L’unico per cui ho preso delle lezioni è<br />
stato per quella tuba: era in “do”, ed assai<br />
difficile perché non si poteva mai<br />
uscire da quella tonalità, tant’è vero che<br />
l’orchestra che mi accompagnava era<br />
impostata su quella tonalità.<br />
Che importanza ha avuto la musica per<br />
te e come ha influenzato il tuo linguaggio<br />
teatrale?<br />
Prima di tutto io lavoravo con grandi<br />
personaggi del mondo musicale, con<br />
tutti quelli che allora facevano jazz e dato<br />
che in quel momento lavoravano al-<br />
la Rai, abbiamo potuto fare degli spettacoli<br />
interi. Per esempio, ce n’era uno<br />
che ha anticipato Canzonissima e che si<br />
chiamava Chi l’ha visto? (varietà televisivo<br />
del 1962 di Dario Fo, Leo Chiosso<br />
e Vito Molinari, trasmesso su Rai 2,<br />
ndr). Questo spettacolo è andato in onda<br />
con grande successo e vi parteciparono<br />
molti musicisti importanti, tutti i<br />
più grandi jazzisti italiani che suonavano<br />
a Milano. C’era Enrico Intra con il<br />
suo gruppo, cinque o sei solisti, fra cui<br />
Gianni Basso, Oscar Valdambrini, Dino<br />
Piana...<br />
E poi c’erano anche alcuni dei giovani<br />
jazzisti emergenti, che suonavano in<br />
quel locale dietro al Duomo, il “Santa<br />
Tecla”. Lì avevo trovato il meglio: ogni<br />
sera si andava ad ascoltare, a vedere, arrivavano<br />
i primi americani, i primi jazzisti<br />
neri. E poi c’erano anche le band<br />
locali, quelle che si legavano al nome dei<br />
fiumi come l’Original Lambro Jazz Band.<br />
Le conoscevo tutte e ogni tanto cantavo<br />
con loro, inventandomi andamenti e ritmi.<br />
Poi chi traduceva tutto in musica seria<br />
era Fiorenzo Carpi, che metteva giù<br />
le tonalità e gli arrangiamenti.
Uno straordinario musicista e amico col<br />
quale hai collaborato per un quarantennio,<br />
come spieghi anche nelle note<br />
di copertina del cd Fo canta Fo; che cosa<br />
ha rappresentato per te?<br />
La disciplina e la professionalità. Prima<br />
noi eravamo dei “fioristi”, “andavamo<br />
alla fiora” (“improvvisavamo”, ndr)<br />
e poi ad un certo punto con lui ed altri<br />
musicisti, per esempio quello con cui<br />
ho fatto moltissime canzoni...<br />
Enzo Jannacci?<br />
Beh, certamente! Jannacci è un professionista,<br />
è uno che sa la musica, che ha<br />
studiato...<br />
Ed è anche un eccellente jazzista, suona<br />
bene il pianoforte...<br />
Certo, benissimo!<br />
Come nascevano le tue canzoni?<br />
A caso, a caso. Per esempio cominciavamo<br />
con un motivo... bello, andiamo,<br />
oplà! Uno improvvisava un andamento,<br />
anche di parole e poi io a casa sul “mascherone”<br />
cominciavo a mettere a posto.<br />
Poi ci vedevamo con Jannacci e con<br />
gli altri e finivamo la canzone.<br />
Per gli autori non iniziati, che cos’è il<br />
“mascherone”?<br />
Il mascherone è la chiave di timbri e di<br />
andamenti di metrica fatto con parole<br />
anche a vuoto. Ad esempio: “strabullà<br />
che non farebbe – neanche il centro ne<br />
verrebbe – alla sera nel mangiare – pirimpò<br />
che cosa fare…..”<br />
Chi ti ha ispirato i versi di Stringimi forte<br />
i polsi, brano che contribuì a creare<br />
il mito dell’allora 22enne Mina e che io<br />
considero la tua più bella canzone<br />
d’amore?<br />
Mia moglie Franca.<br />
Non trovi che questo brano, che poi era<br />
la sigla di chiusura della famigerata Canzonissima<br />
’62 (la trasmissione sollevò<br />
numerose polemiche, finendo con il licenziamento<br />
di Dario e Franca Rame,<br />
ndr) si distacchi un po’ per testo e musica<br />
dalle altre tue canzoni?<br />
No. Quella è una canzone che veniva direttamente<br />
da un mio testo teatrale. Era<br />
il leitmotiv della commedia...<br />
Per caso Gli Arcangeli non giocano a<br />
flipper?<br />
Sì. Loro sono persone serie!<br />
In questa commedia si ascolta, tra le altre,<br />
la canzone Non fare tilt, che parla<br />
di flipper e biliardini come metafore di<br />
una città. E’ vero che hai avuto in casa<br />
svariati flipper?<br />
No, non svariati. Avevo un solo flipper,<br />
che mi cambiavano quando avevo vin-<br />
Una scena di Gli arcangeli non giocano a flipper (1959)<br />
commedia in tre atti ispirata a un racconto di Augusto<br />
Frassineti. Lo sbaglio anagrafico per cui il protagonista il<br />
Lungo (Dario Fo) viene registrato come cane, mette in<br />
moto una serie di situazioni paradossali. Si satireggia<br />
sulla burocrazia di stato, sulla retorica delle istituzioni e<br />
la loro corruzione. Siamo però ancora lontani dalle<br />
accuse esplicite alla classe politica di Settimo: ruba un<br />
po’ meno del 1964<br />
Archivio digitale Franca Rame - Dario Fo<br />
to troppo: lo scaricavamo e me ne davano<br />
un altro.<br />
Le tue incursioni nella musica includono<br />
anche quella “colta”, soprattutto<br />
l’opera di Gioacchino Rossini. Da dove<br />
deriva quest’interesse per il grande<br />
compositore pesarese?<br />
La cosa che mi ha divertito è il fatto di<br />
essermi accorto che per esempio Rossini<br />
era un autore che si rifaceva veramente<br />
alla Commedia dell’Arte. Quando<br />
è arrivato in Francia - questo bisogna<br />
ricordarlo – ha scoperto che là c’era<br />
una visione, un modo di leggere la Commedia<br />
dell’Arte completamente diverso<br />
dal nostro, perché loro erano rimasti<br />
all’epoca pre-Goldoni, mentre invece<br />
noi siamo arrivati a Goldoni. E allora<br />
Rossini ha preso tutti i testi della tradizione<br />
francese e li ha tradotti – anche<br />
per quanto riguarda le maschere, che<br />
poi erano italiane, legate a Molière – in<br />
personaggi della sue opere. Meglio, i<br />
suoi librettisti si uniformavano a quello<br />
che era la macchina teatrale di cui<br />
aveva bisogno appunto questo straordinario<br />
compositore. Io mi sono accorto<br />
di questo e perciò mi sono buttato subito<br />
nella Commedia dell’Arte: ho scoperto<br />
che era proprio la base, il mascherone<br />
fondamentale della musica e<br />
dello svolgimento scenico.<br />
Ho visto sul tuo blog il disegno Evviva<br />
gli orchestrali di Sanremo, in cui rappresenti<br />
gli elementi dell’orchestra che<br />
buttano per aria spartiti e strumenti in<br />
segno di protesta nei confronti del verdetto<br />
finale decretato dal televoto. Che<br />
ne pensi del loro gesto ?<br />
Bellissimo! Ho visto finalmente un atto<br />
di dignità straordinaria, di coraggio:<br />
questi musicisti hanno rischiato il posto.<br />
I dirigenti si sono incazzati moltissimo<br />
per questo fatto ed era giusto applaudirli<br />
a nostra volta.
VIVAidee<br />
Foto Giuseppe Ziliotto<br />
PENSIERI & PAROLE<br />
DALLI<br />
ALL’UNTORE...<br />
INTERNET E<br />
COPIA PRIVATA<br />
di Mimmo Rafele<br />
La disinformazione o informazione a<br />
senso unico si strappa i capelli per il<br />
decreto Bondi sull’equo compenso<br />
per la copia privata, paventando<br />
aumenti e rialzi dei prezzi degli<br />
apparecchi tecnologici destinati a<br />
registrare musica, video, film,<br />
fotografie, ecc.. Ho così mandato un<br />
commento a un articolo di una<br />
importante testata on line ribadendo<br />
che il compenso per la copia privata è<br />
un’importante risorsa per gli autori e<br />
per tutta l’industria culturale di fronte<br />
ai nuovi strumenti di riproduzione<br />
digitale. È il sacrosanto<br />
riconoscimento del diritto del lavoro<br />
degli autori, di chi ha prodotto quei<br />
contenuti che arricchiscono<br />
broadcaster e internet provider<br />
Piccolo aneddoto personale, che può<br />
però interessare tutti noi. E rappresenta<br />
uno spaccato curioso sulla democrazia<br />
della rete, sulla tecnocrazia dilagante<br />
e sulla fruizione dei contenuti, creati<br />
dagli autori. Su Repubblica.it del 26<br />
aprile scorso esce un articolo a firma di<br />
Mauro Munafò in cui si rende conto dei<br />
rialzi sul prezzo di listino dei dispositivi<br />
di archiviazione dei dati, in seguito al<br />
decreto Bondi sull’equo compenso per<br />
la copia privata, esteso a ogni apparecchio<br />
che possa registrare musica, video,<br />
film, ecc. Si tratta, a scorrere l’allegata<br />
tabella, di qualche centesimo per le apparecchiature<br />
più diffuse, che diventa<br />
qualche euro, fino a oltre 20, per gli hard<br />
disk con memoria superiore ai 250 gb,<br />
ovvero con una capacità davvero enorme.<br />
Per l’autore del pezzo non ci sono<br />
dubbi: si tratta di un “balzello”, addirittura<br />
una “multa preventiva”, una “tassa”<br />
a beneficio della <strong>Siae</strong>, che introita<br />
così un centinaio di milioncini rapinati<br />
dalle tasche dei consumatori per farne<br />
poi non si capisce cosa. Non si fa<br />
cenno al fatto che si tratta di un diritto<br />
pagato una tantum agli autori di musiche,<br />
di video, di film che verranno registrati<br />
su centinaia di migliaia di quei<br />
dispositivi e “fruiti” milioni di volte<br />
senza che agli autori arrivi un centesimo<br />
in più. Per chi avesse qualche dubbio,<br />
l’autore correttamente indica il link<br />
col sito della <strong>Siae</strong>, ma immagino che non<br />
siano stati in molti a consultarlo. Invece<br />
i commenti “postati” dai lettori, aizzati<br />
dal nostro scopritore di tasse oc-<br />
culte, sono ovviamente indignati, ancora<br />
una volta la <strong>Siae</strong> viene dipinta come<br />
un esattore vampiresco, che succhia<br />
soldi ai consumatori. Indignato anch’io,<br />
per opposti motivi, “posto” a mia volta<br />
un commento, così concepito: “È veramente<br />
scandaloso che anche Repubblica<br />
definisca ‘balzello’, ‘multa preventiva’<br />
e addirittura ‘tassa sull’innovazione’<br />
(!) quello che è il normalissimo, sacrosanto<br />
compenso per chi ha prodotto<br />
con la propria creatività quei contenuti<br />
su cui broadcaster, provider e altri<br />
diffusori campano e di cui usufruiscono<br />
milioni di utenti, praticato per di<br />
più in tutta Europa. Così non mi stupisco<br />
se la gente ‘normale’ si indigni<br />
e s’incazzi… Si chiama ‘disinformazione’<br />
ed è una pratica diffusa. La tristezza<br />
è che la pratichi il mio giornale”.<br />
Non ho ovviamente avuto risposta<br />
dall’autore dell’articolo, un lettore invece,<br />
che mi ha cortesemente apostrofato<br />
“manica di cretino”, si firma<br />
“artista siae” e sostiene di non avere<br />
alcuna fiducia che la <strong>Siae</strong> gli ridia indietro<br />
il malloppo che intanto incassa<br />
a spese di tutti. Il che dimostrerebbe<br />
quanto l’immagine della Società sia<br />
degradata anche al suo interno. Seguono<br />
altre contumelie da altri lettori<br />
ancora più inviperiti dal trovare in<br />
mezzo a loro uno che si ostina ancora<br />
a credere che la creatività debba essere,<br />
in qualche modo compensata.<br />
È la rete, bellezza…<br />
mimmo@rara.fastwebnet.it<br />
17<br />
VIVAVERDI
VIVAanteprime<br />
di Vivaverdi<br />
ITALIA WAVE, CINQUE GIORNATE<br />
DI MUSICA DAL VIVO<br />
Un giorno in più per Italia Wave Love Festival 2010:<br />
dal 21 al 25 luglio cinque giornate di grande musica<br />
dal vivo con tre band in data unica e un’esclusiva<br />
estiva. Approdano a Livorno gli Underworld,<br />
pionieri della musica elettronica moderna. Vanno<br />
ad aggiungersi alla programmazione di Medwave,<br />
il progetto musicale dedicato al Mediterraneo che<br />
si svolgerà la prima serata del festival (21 luglio)<br />
con la produzione inedita di Daniele Silvestri e Orchestra<br />
di Piazza Vittorio e con artisti in esclusiva<br />
provenienti da Marocco, Francia, Algeria, Spagna<br />
e Libano. E poi ancora Italia Wave 2010 propone<br />
il concerto-fiesta dei Ojos de brujo e il reggae di<br />
Julian Marley, figlio del mitico Bob domenica 25 luglio.<br />
Rock, elettronica, musiche dal mondo, reggae<br />
e festa per il festival italiano con un cartellone<br />
di un centinaio di eventi tra musica e altre arti.<br />
VALERIO SCANU IN TUTTI I LUOGHI TOUR<br />
Il tour del vincitore di Sanremo 2010, organizzato<br />
da Live Nation Italia srl, vedrà il giovane cantante<br />
sardo al centro di un palco nato con lo scopo di<br />
sottolineare la sua voce e la sua interpretazione<br />
anche grazie ad una band (Gabriele Gagliardo alla<br />
chitarra, Claudio Ghioni al basso, Giorgio Bellia alla<br />
batteria, Francesco Lazzari al pianoforte, Andrea<br />
D’Aguì alla chitarra acustica, cori e tastiere)<br />
capace di accompagnarlo in questo lungo viaggio<br />
musicale durante il quale presenterà al pubblico i<br />
brani del suo ultimo disco “Per tutte le volte che”<br />
insieme ai successi dei lavori precedenti (“Sentimento”<br />
e “Valerio Scanu”).<br />
In scaletta oltre ai brani dei suoi album Valerio eseguirà<br />
brani di alcuni dei suoi artisti preferiti come<br />
“Listen” di Beyonce e “I wanna know what love is”<br />
di The Foreigner. Il 10 luglio sarà a Grugliasco (To),<br />
il 17 a San Vito lo Capo (Tr), poi il 18 a Carlentini<br />
(Sr), il 25 a Delianova (Rc), il 31 a Trinità (Cn), per<br />
concludere il 6 settembre a Vicenza.<br />
IV EDIZIONE DEL FESTIVAL DINO CIANI<br />
Dal 24 luglio al 28 agosto Cortina d’Ampezzo<br />
ospiterà il Festival Dino Ciani, dedicato al giovane<br />
pianista scomparso nel 1974. Alla rassegna concertistica<br />
internazionale si affiancano i corsi estivi<br />
dell’Accademia che riuniranno giovani pianisti e<br />
cantanti di età compresa tra i 18 e i 35 anni, musicisti<br />
e musicologi. Tra le novità di quest’anno la<br />
possibilità di studiare e accompagnare i cantanti<br />
del Mahler/Schumann Workshop nella seconda settimana<br />
del Festival in un Lieder Workshop con Claudio<br />
Desderi.<br />
FESTIVAL DI SPOLETO<br />
La 53° edizione del<br />
Festival dei due Mondi<br />
di Spoleto si svolge<br />
dal 18 giugno al 4<br />
luglio. Dopo l’inaugurazione,<br />
con l’opera di<br />
Hans Werner Henze<br />
“Gogo No Eiko” ispirata<br />
all’omonimo romanzo di Yukio Mishima, un ampio<br />
programma ricco di ospiti di fama internazionale<br />
anima la manifestazione. “Nell’età dell’incertezza<br />
per antonomasia – ha commentato il presidente<br />
e direttore artistico Giorgio Ferrara – sempre<br />
nuova e multiforme, l’arte non può che essere<br />
il rispecchiamento di tale condizione ma è anche,<br />
insieme, il solo possibile tentativo di superarla<br />
grazie alle virtù del pensiero e alla forza della bellezza.<br />
Il pensiero e la bellezza: due prospettive,<br />
due vocazioni, che da sempre Spoleto e il suo festival<br />
sollecitano, animano, connettono”. La <strong>Siae</strong>,<br />
il 26 giugno, consegna il Premio alla creatività allo<br />
scenografo Dante Ferretti e 3 ulteriori riconoscimenti<br />
ad un coreografo, uno scenografo e ad<br />
un autore teatrale.
JAZZ ASCONA 2010<br />
Foto Raphael Lemonnier<br />
Dal 24 giugno al 4 luglio si svolge la 26° edizione<br />
del JazzAscona, la più importante rassegna europea<br />
dedicata al jazz classico e tradizionale della tradizione<br />
afroamericana di New Orleans. Il meglio del panorama<br />
americano ed europeo sarà di scena sul lungolago<br />
di Ascona per presentare più di 200 concerti con<br />
300 artisti da tutto il mondo. Nutrita la rappresentanza<br />
femminile, quella di artisti italiani e le iniziative collegate<br />
al Festival. Fra gli artisti che saranno presenti<br />
a JazzAscona, China Moses (nella foto), Howard Alden,<br />
Nicki Parrott, Attilio Troiano, Biréli Lagrène, la Pasadena<br />
Roof Orchestra, Niki Haris e tanti altri.<br />
MARCO MENGONI, RE MATTO TOUR<br />
Dopo l’uscita del disco Re matto su etichetta Rca/Sony<br />
Music, Marco Mengoni porta sulle piazze d’Italia<br />
il “Re matto tour”, nato da un’idea di Marco Mengoni,<br />
Luca Tommassini e Stella Fabiani, con la regia di<br />
Luca Tommassini, la direzione artistica di Piero Calabrese<br />
e la produzione dei Cantieri Musicali. Sul palco<br />
accompagnano Marco Mengoni: Aidan Zammit<br />
(pianoforte, tastiere e programmazioni), Stefano Calabrese<br />
(chitarre), Davide Sollazzi (batteria), Giovanni<br />
Pallotti (basso), Peter Cornacchia (chitarre), Mattia<br />
Davide Amico, Davide Colomba (cori). Con lui ci<br />
sono anche i ballerini Antonio Fiore, Salvatore Dello<br />
Iacono, David Cipolleschi, Bruno Centola. Le coreografie<br />
sono di Luca Tommassini e Francesco Sarracino.<br />
Queste le tappe del tour: il 5 luglio, Ronciglione<br />
(Vt), il 15 luglio Genova, Arena del mare, il 18<br />
luglio Marina di Massa, il 24 luglio Sottomarina di<br />
Chioggia (Ve), il 12 agosto Agropoli (Sa), e infine,<br />
l’8 settembre Luogosanto (Ot).<br />
JAPAN ANIME LIVE<br />
Per la prima volta fuori dal Giappone le più importanti<br />
case di produzione e di edizione giapponesi<br />
del genere si sono riunite per realizzare un tour europeo<br />
dedicato ai protagonisti del fumetto nipponico.<br />
Il tour sarà in Italia il prossimo novembre: il<br />
6, al Mediolanum Forum (Milano), per poi approdare<br />
a Firenze l’11 novembre, al Mandela Forum, e a<br />
Roma, il 13 novembre, al Palalottomatica. Sulla scena,<br />
un mega schermo di 10x5 metri, gli attori giapponesi<br />
ufficiali delle serie Anime, tanti costumi, effetti<br />
speciali, la recitazione “live” degli episodi da parte<br />
dei doppiatori italiani sul palco, e la musica dal vivo,<br />
un’occasione unica per cantare tutti insieme con<br />
i musicisti giapponesi e con l’aiuto del karaoke, tutte<br />
le sigle originali delle serie Tv.<br />
VOLTERRA TEATRO<br />
Dal 19 luglio al 1° agosto 2010 Volterra e i Comuni<br />
di Pomarance, Castelnuovo Val di Cecina,<br />
Montecatini Val di Cecina, e Monteverdi Marittimo<br />
ospitano la XXIV edizione del Festival VolterraTeatro,<br />
organizzato dall’Associazione Carte Blanche,<br />
con la direzione artistica di Armando Punzo. Nuove<br />
idee, nuovi fermenti, nuove visioni per l’edizione<br />
in arrivo, a partire dall’atteso debutto di Hamlice<br />
– Saggio sulla fine di una civiltà, liberamente ispirato<br />
all’Alice nel Paese delle meraviglie, ultimo lavoro<br />
della nota e pluripremiata Compagnia della Fortezza,<br />
composta dai detenuti attori del Carcere di<br />
Volterra e presentato lo scorso anno sotto forma di<br />
primo studio (Carcere di Volterra 26, 27, 28, 29 luglio<br />
e Teatro Persio Flacco 31 luglio).<br />
ROCK IN ROMA<br />
19<br />
VIVAVERDI<br />
TUSCAN SUN FESTIVAL<br />
Dal 30 luglio al 6 agosto Cortona ospita la VIII<br />
edizione del Tuscan Sun Festival, che presenta un<br />
cartellone di star internazionali che spaziano dal<br />
genere rock alla classica. Autentici miti della musica<br />
mondiale come Sting, Renée Fleming o Joshua<br />
Bell ma anche giovani talenti emergenti come<br />
il compositore Anthony Arcaini, il pianista Nobuyuki<br />
Tsujii, e il violinista Chad Hoope.<br />
Paul Sting con la moglie Trudie Styler rievocheranno<br />
in Twin Spirits la storia d’amore tra il compositore<br />
Robert Schumann e sua moglie, la pianista<br />
Clara Wieck. Ci sarà anche Gabriele Lavia accompagnato<br />
dall’arpa di Cecilia Chailly che interpreterà<br />
il monologo di Feodor Dostoevskij Il sogno<br />
di un uomo ridicolo. I primi ballerini dell’American<br />
Ballet Theater, Maxim Beloserkovsky e Irina Dvorovenko<br />
danzeranno in Stars of the Bolshoi and<br />
Mariinsky. Come di consueto non mancano benessere<br />
ed enogastronomia, che affiancheranno<br />
gli spettacoli musicali e teatrali.<br />
Si concluderà il 30 luglio con il concerto di Shaggy<br />
il Festival Rock in Roma 2010, la rassegna<br />
internazionale che si terrà per tutto il mese<br />
all’ippodromo delle Capannelle. Un ricco cartellone<br />
di star nazionali e internazionali, che vedrà esibirsi<br />
The Cranberries, Mika, i 99 Posse, i Baustelle, gli<br />
Ska-P, the Hormonauts, Piotta, Nina Zilli, Skunk<br />
Anansie, Gossip, ZZTop, Afterhours, Litfiba, Daniele<br />
Silvestri e l’Orchestra di Piazza Vittorio, Gary Moore,<br />
e The Cult nell’unica data italiana il 26 luglio. Il sito<br />
del Festival è www.rockinroma.com.
VIVAVERDI<br />
20<br />
letteratura<br />
VINCENZO TALARICO<br />
L’INEFFABILE CANTORE<br />
DELLA “BELLE EPOQUE ROMANA”<br />
di Giovanni Russo<br />
Ho conosciuto Vincenzo Talarico in<br />
quella comitiva di giornalisti e letterati,<br />
a cui giovanissimo venni ammesso<br />
anch’io, che si incontrava la sera nei caffè<br />
Rosati e Canova in Piazza del Popolo.<br />
Erano gli inizi degli anni Cinquanta,<br />
quando esisteva ancora una società della<br />
conversazione e la televisione non<br />
aveva distrutto l’abitudine di intrattenersi<br />
insieme senza correre a isolarsi<br />
davanti al video. Aveva una collaborazione<br />
quotidiana con un giornale del pomeriggio,<br />
Momento sera, dove curava<br />
la rubrica “Gazzettino romano” e scriveva<br />
critiche cinematografiche, teatrali<br />
e letterarie.<br />
Arrivava dal giornale verso le sette di<br />
sera in Piazza del Popolo, dove d’estate<br />
occupavamo i tavolini all’aperto con<br />
Sandro De Feo, Ercole Patti, Mario Pannunzio,<br />
Ennio Flaiano, Vitaliano Brancati,<br />
Alfredo Mezio e Leo Longanesi, ai<br />
quali si aggregavano talvolta Sandro<br />
Penna e Franco Monicelli, fondatore del<br />
giornale satirico, antifascista e anticlericale<br />
del dopoguerra, Cantachiaro, di<br />
cui Talarico fu condirettore. Era una<br />
compagnia di nottambuli sfiorata da<br />
quella più contegnosa, che non supera-<br />
Amico di Flaiano, Cardarelli, Longanesi e Brancati, fu uno dei<br />
protagonisti dei cenacoli letterari capitolini, che si riunivano da<br />
Aragno, Rosati e nella Libreria Rossetti di Via Veneto. Ironico e<br />
brillante, passava con disinvoltura dal giornalismo alla<br />
sceneggiatura, facendo perfino l’attore in film di successo. Scrisse<br />
libri che aiutano a conoscere Roma tra gli anni ’40 e i ’60.<br />
va mai la mezzanotte, composta da Alberto<br />
Moravia, Elsa Morante e Pier Paolo<br />
Pasolini ai quali si univano spesso Enzo<br />
Siciliano e Alberto Arbasino. Di frequente<br />
si aggiungevano Vittorio Gassman<br />
insieme a Franco Rosi, Elio Petri e Ettore<br />
Scola, registi all’inizio della carriera.<br />
Tutti gli amici che erano abituati a ritrovarsi<br />
nelle redazioni, nei ristoranti,<br />
nei caffè (una vita di società oramai<br />
scomparsa), si distinguevano con soprannomi<br />
diventati celebri come “il più<br />
grande poeta morente” Vincenzo Cardarelli,<br />
”la picassata alla siciliana” Renato<br />
Guttuso, ”l’amaro Gambarotta” Alberto<br />
Moravia e “il Vecchio Tastamento”<br />
Francesco Trombadori, “il brutto<br />
addormentato nel basco” Alberto Savinio,<br />
“l’incantatore di sergenti” Filippo<br />
De Pisis, “la salma” Ercole Patti e “pan-<br />
A destra, Vincenzo Talarico nei panni<br />
dell’avvocato difensore di Raf Vallone,<br />
il protagonista di Non c’è pace tra gli ulivi (1950)<br />
famoso film neorealista di Giuseppe De Santis.<br />
cia competente” o ”il pizzicato” Sandro<br />
De Feo. E Mario Pannunzio detto “il piedone”<br />
o anche “lo sfaccendato”: quest’ultimo<br />
coniato da Talarico, che faceva<br />
a gara con lo scultore Marino Mazzacurati<br />
nel creare nomignoli che restavano<br />
impressi sui personaggi che prendevano<br />
di mira. Anch’egli non sfuggiva alla<br />
regola del soprannome: il suo era “il<br />
lepre” per la fisionomia, occhi strabici,<br />
nasone, faccia un po’ storta e labbro superiore<br />
sporgente, appioppatogli anche<br />
per la rapidità con cui, alto e ben piantato<br />
com’era, attraversava con ampie falcate<br />
Piazza del Popolo spostandosi dal<br />
gruppo che sedeva davanti a Rosati a<br />
quello che si trovava da Canova.<br />
Talarico ha rotto il conformismo della<br />
società letteraria passando disinvolto<br />
dal giornalismo, alla sceneggiatura, ai
VIVAVERDI<br />
22<br />
letteratura<br />
soggetti cinematografici non disdegnando<br />
di interpretare ruoli comici in<br />
alcuni film che l’hanno reso noto al<br />
grande pubblico. Erano tempi in cui gli<br />
intellettuali, arrivati quasi tutti dalla<br />
provincia a Roma, facevano di tutto: come<br />
molti, arrotondava in questo modo<br />
il compenso allora scarso di giornalista,<br />
ed era ricercato almeno quanto Ennio<br />
Flaiano per la sua facile vena nella commedia<br />
all’italiana in cui primeggiavano<br />
Totò e Alberto Sordi.<br />
Ha preso parte a numerosi film, tra gli<br />
altri di Rossellini, De Sica, Risi e Zampa<br />
con cui ha sceneggiato Anni facili per<br />
il quale è stato premiato con il “Nastro<br />
d’argento”. Il mondo del cinema, del<br />
giornalismo, della letteratura viveva in<br />
una felice osmosi e Talarico, proprio per<br />
la sua fisionomia, era chiamato a inter-<br />
pretare parti come quella dell’avvocato<br />
che difende Sordi in Un giorno in Pretura<br />
e nel Vigile, o quella di un deputato<br />
in Un americano a Roma, il suo film<br />
di maggiore successo. Nell’episodio Guglielmo<br />
il dentone del film I complessi<br />
c’è l’esilarante scena di Alberto Sordi<br />
che partecipa a un concorso della Rai-<br />
Tv per conduttore del telegiornale e che<br />
mostra enormi denti; invano il commissario<br />
della giuria, Talarico, cerca di<br />
fargli commettere qualche errore per<br />
poterlo bocciare, dato che il suo aspetto<br />
avrebbe terrorizzato gli spettatori.<br />
Forse proprio per questa sua disponibilità<br />
a fare l’attore o a partecipare come<br />
sceneggiatore a film leggeri, ne erano<br />
state sottovalutate le doti di scrittore<br />
e la finezza culturale che gli viene riconosciuta<br />
da una scrittrice esigente e<br />
Nella foto in basso, Vincenzo Talarico<br />
a sinistra, accanto a Mario Soldati<br />
nella giuria del 9° Premio Strega.<br />
Sul cartellone si vede il titolo Un gatto che<br />
attraversa la strada di Giovanni Comisso<br />
che si aggiudicò il primo premio.<br />
(Le foto sono tratte da Vincenzo Talarico –<br />
Un calabrese a Roma Edizioni Rubettino)<br />
raffinata come Elena Croce, che lo definisce<br />
un “prosatore squisito”.<br />
Alcuni suoi libri sulla Roma dagli anni<br />
’40 ai ’60, oggi quasi impossibili a trovarsi,<br />
come I passi perduti meriterebbero<br />
di essere ripubblicati perché fanno<br />
rivivere un mondo altrimenti dimenticato<br />
come sarebbe avvenuto per<br />
8 Settembre italiani in fuga, fortunatamente<br />
ristampato dalla Fondazione Vincenzo<br />
Padula. In esso racconta, con<br />
aneddoti divertenti e con un sorriso dietro<br />
cui nasconde la drammaticità della<br />
situazione, la fuga degli intellettuali da<br />
Roma per sottrarsi ai tedeschi. Protagonisti,<br />
oltre allo stesso Talarico, sono<br />
il poeta Diego Calcagno, gli scrittori Ercole<br />
Patti, Vitaliano Brancati, Mario Soldati<br />
e Sandro De Feo, gli indivisibili<br />
amici che si frequentavano a Roma. Cal-
cagno rischia, per la sua incoscienza, di<br />
farsi scoprire dai tedeschi ma, cosa ancora<br />
più grave, di fare arrestare l’amico<br />
Talarico quando al segretario fascista di<br />
Sulmona, dove si erano rifugiati, ascoltando<br />
alla radio un notiziario in cui si denunciava<br />
il tradimento di certi intellettuali<br />
e si faceva il loro nome, chiede sfacciatamente:<br />
“Se avesse tra le mani Talarico<br />
cosa gli farebbe?” al che il fascista risponde:<br />
“Lo strozzerei senza esitazione”.<br />
Fortunatamente qualcuno viene a chiamare<br />
il gerarca e Talarico si salva.<br />
Chi legge questi libri si rende conto che<br />
Talarico fu molto più di un cronista<br />
mondano, uno scrittore che sapeva cogliere<br />
gli aspetti della realtà con un<br />
umorismo che lo fa paragonare a Ennio<br />
Flaiano e allo scrittore che forse più gli<br />
somiglia, Giancarlo Fusco, altro indimenticabile<br />
protagonista della Roma di<br />
allora con i suoi spiritosi e inverosimili<br />
aneddoti.<br />
Era molto riservato. Poco si sapeva della<br />
sua vita privata di scapolo meridionale.<br />
Si sussurrava di un amore sfortunato<br />
per una famosa attrice, ma nella<br />
comitiva non se ne parlava quasi mai,<br />
sicché il suo rapporto con le donne è<br />
rimasto sempre misterioso. La sua vocazione<br />
di osservatore di costume si<br />
esprimeva nella rubrica del Momento<br />
Sera, che ci ridà l’atmosfera di quegli<br />
anni, dal ‘50 al ‘60, dove racconta le<br />
persone che frequentavano via Veneto,<br />
piazza del Popolo, Trinità dei Monti,<br />
i corridoi e la buvette di Montecitorio<br />
e Palazzo Madama, le gallerie d’arte,<br />
i ritrovi mondani, i salotti letterari.<br />
E’ una galleria di scrittori e artisti<br />
celebri, divi del cinema, attori di teatro,<br />
registi ma anche personaggi poco<br />
noti o addirittura oscuri, descritti nelle<br />
loro vanità, nelle loro virtù ma anche<br />
nei loro “vizietti”. Sullo sfondo c’<br />
è la Roma con le trasgressioni della co-<br />
siddetta “gioventù bruciata” e le prime<br />
ragazze in minigonna.<br />
Chi vuole capire quella Roma, perché<br />
si abbandonò il caffè Aragno per i caffè<br />
di piazza del Popolo, quali osterie e<br />
ristoranti si frequentavano, l’atmosfera<br />
del caffè Greco e della libreria Rossetti<br />
a via Veneto dove scrittori, giornalisti<br />
e registi facevano corona intorno<br />
al poeta Vincenzo Cardarelli, non<br />
può fare a meno di leggere I passi perduti,<br />
in cui Talarico fotografa un periodo<br />
che si potrebbe definire la “bell’époque<br />
romana”, del quale va considerato<br />
a pieno titolo l’unico cantore.<br />
Alcuni dei suoi personaggi restano incancellabili<br />
come Marino Piazzolla “il<br />
Un calabrese a Roma<br />
Imparammo a conoscerlo al cinema con quel<br />
nasone, gli occhi stralunati e un’ espressività<br />
quasi feroce in film come Un americano a Roma,<br />
Un giorno in pretura, Il vigile, I mostri. Vincenzo<br />
Talarico s’imponeva subito con la sua<br />
espressività tra l’arguto e il ferino. Sembrava<br />
nato per fare l’attore, il caratterista d’alto rango.<br />
In realtà era un giornalista e un critico di<br />
talento, brillante e caustico: sue le definizioni<br />
di Cardarelli come “L’ultimo poeta morente” e<br />
di Sandro De Feo come “Cavaliere del lavoro<br />
altrui”; Longanesi, invece, era il “Supercortomaggiore”.<br />
Il bel libro Vincenzo Talarico, un calabrese<br />
a Roma (Rubettino Editore) a cura di<br />
Antonio Panzarella e Santino Salerno nato per<br />
conto della Fondazione Vincenzo Padula, ne ripercorre<br />
le tappe essenziali. Ricco di contributi<br />
scritti e immagini, riporta le testimonianze, tra<br />
gli altri, di Raffaele La Capria, Giovanni Russo,<br />
Ugo Gregoretti, Ettore Scola, Franca Rame con<br />
Dario Fo, Walter Pedullà e Walter Veltroni. Un<br />
libro da avere per sentire il polso della Roma<br />
vitale, colta e ironica del dopoguerra.<br />
sa.m.<br />
23<br />
VIVAVERDI<br />
galantuomo” (così chiamato perché con<br />
barba e baffi rassomigliava a Vittorio<br />
Emanuele II), scrittore di filosofia e di<br />
epigrammi, grande ammiratore e affettuoso<br />
compagno di serate del poeta Cardarelli.<br />
Sono citati episodi che riguardano<br />
scrittori come Alberto Arbasino,<br />
giornalisti come Silvio Negro o Corrado<br />
Sofia, personaggi della politica, della<br />
letteratura e dell’arte da Antonello<br />
Trombadori a Alba De Cespedes, da Carlo<br />
Levi a Renato Guttuso al critico d’arte<br />
Alfredo Mezio al poeta Ungaretti e<br />
tanti altri.<br />
Era nato ad Acri, in Calabria, nel 1909,<br />
ma si era trasferito a Roma giovanissimo<br />
all’inizio degli anni Trenta. In breve<br />
tempo entrò a far parte della società<br />
letteraria, tanto è vero che risulta tra i<br />
sei soci fondatori del Premio Strega accanto<br />
a Maria Bellonci, Guido Alberti,<br />
Giambattista Angioletti, Corrado Alvaro<br />
ed Ermanno Contini.<br />
E’ stato redattore e collaboratore di numerosi<br />
quotidiani e settimanali tra i<br />
quali L’Europeo, Epoca, Il Messaggero,<br />
La Stampa e di settimanali satirici<br />
come Il Travaso e ha lavorato per la televisione<br />
sceneggiando racconti e romanzi.<br />
Tra i suoi libri bisogna ricordare<br />
anche Vita romanzata di mio nonno,<br />
dopo il 25 luglio 1943 Pasquino insanguinato,<br />
che rievoca l’occupazione tedesca<br />
a Roma e Mussolini in pantofole,<br />
Claretta fiore del mio giardino sugli<br />
amori del dittatore che gli attirò le ire<br />
di Mussolini, che lo definì nel suo scritto<br />
Il bastone e la carota “ignobile libellista”<br />
e gli valse da parte di Indro Montanelli<br />
l’appellativo di “il colpo di spillo<br />
antifascista”.<br />
Apparteneva, come Vitaliano Brancati,<br />
a quel mondo borghese meridionale di<br />
tradizioni liberali che rifiutava il conformismo,<br />
non era comunista, era soprattutto<br />
ironico.
VIVAVERDI<br />
24<br />
musica<br />
PERSONAGGI<br />
GUIDO E MAURIZIO DE ANGELIS,<br />
FRATELLI DI SUCCESSO<br />
di Stefano Micocci<br />
Fratelli di successo, siete riusciti ad andare<br />
sempre d’accordo, a rimanere<br />
creativi e allo stesso tempo imprenditori,<br />
per più di quarant’anni di collaborazione.<br />
È stato difficile?<br />
(Guido) Per noi è stato naturale, dagli<br />
studi al Conservatorio -Maurizio la chitarra,<br />
io il flauto- ad oggi, attraversando<br />
la musica, il cinema, la fiction, la nostra<br />
fantasia è diventata artigianato e<br />
l’artigianato industria. Sempre insieme.<br />
Oggi, dopo tanti anni, i ruoli si sono<br />
maggiormente delineati, Maurizio<br />
adora la musica e continuerà a comporla,<br />
concentrandosi su questo aspetto<br />
della nostra produzione. Come presidente<br />
del gruppo, sono totalmente rapito<br />
dalle produzioni televisive e cinematografiche,<br />
con il valido aiuto dei miei<br />
figli Nicola e Marco e altri valenti collaboratori.<br />
Viaggio in continuazione, in<br />
tutto il mondo, per i contatti con i nostri<br />
partner internazionali.<br />
È bello essere fratelli legati anche da una<br />
passione in comune…<br />
(Maurizio) Abbiamo due caratteri complementari:<br />
quando abbiamo cominciato,<br />
io non mi ritenevo pronto a produrre<br />
ma Guido pensava che avremmo<br />
Nati come arrangiatori negli anni ’60 (Lucio Dalla, Gabriella Ferri, Nicola Di<br />
Bari, Gianni Morandi), Guido e Maurizio De Angelis hanno composto centinaia<br />
di colonne sonore di successo, dal 1970 ad oggi. Hanno vinto dischi d’oro per<br />
canzoni come Sandokan, Dune Buggy e Orzowei con lo pseudonimo di “Oliver<br />
Onions”. Tanto pe’ cantà, di Petrolini e Simeoni arrangiata da loro e presentata<br />
al Festival di Sanremo da Nino Manfredi, e la composizione della colonna<br />
sonora di Per grazia ricevuta, rappresentano il momento-chiave di una grande<br />
carriera, premiata dalla <strong>Siae</strong> nel 1986 per le vendite all’estero dei due<br />
compositori italiani. Dal 1983, Guido e Maurizio hanno iniziato una seconda<br />
carriera come produttori: film e serie televisive per il mercato nazionale e<br />
internazionale. In Italia, tra le più popolari, Incantesimo e Elisa di Rivombrosa.<br />
Nel 2000 hanno fondato la Dap Italy, nella quale lavorano anche Nicola e Marco,<br />
figli di Guido De Angelis.<br />
potuto farlo e aveva ragione lui: ha trionfato<br />
la sua capacità di guardare avanti.<br />
In un team di lavoro, all’esterno, non<br />
deve arrivare mai chi ha fatto cosa, quello<br />
che conta è il prodotto finale. Tutti e<br />
due lavoriamo per il bene comune, lui<br />
è sempre stato più imprenditore e organizzatore<br />
di me. Io amo la fase della<br />
post-produzione, tento di spiegare le<br />
immagini, raccontando a mia volta, attraverso<br />
la suggestione della musica. Sono<br />
a tutt’oggi un entusiasta, e ritengo<br />
che la lunga esperienza non debba mai<br />
Guido (in alto) e Maurizio (in basso), hanno iniziato la<br />
carriera come arrangiatori per artisti come Dalla,<br />
Morandi, Gabriella Ferri, Nicola di Bari. Hanno poi<br />
composto colonne sonore di grande successo<br />
e venduti milioni di dischi come “Oliver Onions”<br />
prendere il sopravvento.<br />
Come avete iniziato?<br />
(Guido) Il primo disco che abbiamo<br />
pubblicato si intitolava La goccia d’acqua,<br />
per la Dischi Ricordi, nel 1963: abbiamo<br />
trovato un discografico di talento,<br />
romano a Milano, per due giovani<br />
musicisti e autori nati a Rocca di Papa,<br />
poco lontano da Roma, partiti per cercare<br />
una identità artistica e un po’ di fortuna.<br />
In seguito, alla Rca di Roma, Maurizio<br />
era un chitarrista richiestissimo,<br />
praticamente “viveva” negli studi di re-
gistrazione…Quando sono andati via<br />
arrangiatori come Ennio Morricone e<br />
Luis Bacalov, abbiamo iniziato a lavorare<br />
noi agli arrangiamenti: tre album<br />
di Gabriella Ferri, Itaca di Lucio Dalla,<br />
i Ricchi e Poveri, Il cuore è uno zingaro…<br />
per citare solo alcuni titoli e nomi<br />
di artisti.<br />
Quando siete diventati autori?<br />
(Guido) Arrangiando e realizzando Tanto<br />
pe’ cantà di Ettore Petrolini per Nino<br />
Manfredi! Al Festival di Sanremo,<br />
Manfredi si accende una sigaretta (del<br />
resto era già un attore di successo e non<br />
era “in gara”), voleva apparire tranquillo<br />
perchè era lì “tanto pe’ cantà, pe’ fa’<br />
quarche cosa…”. Invece si volta verso<br />
di me e mi dice: “a Mauri’ tu sarai pure<br />
pronto ma io me sto a caca’ sotto!”. Durante<br />
la registrazione del disco, dovetti<br />
sostenerlo anche con qualche intervento<br />
vocale. Fu un successo enorme,<br />
di pubblico e di vendite. Poi abbiamo<br />
composto la colonna sonora del suo film<br />
Per grazia ricevuta, “suo” perché profondamente<br />
autobiografico e perché ne<br />
era il regista. Arbore e Boncompagni<br />
25<br />
usavano come sigla e tormentone W<br />
S.Eusebio, era come se fosse un canto<br />
italiano dialettale sempre esistito, sembrava<br />
una marcia ideale per una processione,<br />
era come se facesse parte del<br />
nostro patrimonio popolare, invece era<br />
un brano originale di Guido e Maurizio<br />
De Angelis!<br />
Si può dire che dal 1970 in poi, vivevate<br />
già abbastanza bene di diritti d’autore?<br />
(Maurizio) Provenendo da una famiglia<br />
meravigliosa, ma modesta dal punto di<br />
vista dei mezzi economici, possiamo dire<br />
che dal 1970 in poi abbiamo iniziato<br />
a vivere abbastanza bene del lavoro che<br />
amavamo fare. Anche se già nella seconda<br />
metà degli anni sessanta l’attività<br />
di session men ci offriva una certa<br />
tranquillità economica: eravamo stimati<br />
VIVAVERDI
VIVAVERDI<br />
26<br />
I fratelli De Angelis sono gli autori delle<br />
colonne sonore della fortunata serie<br />
cinematografica con Bud Spencer e Terence<br />
Hill (nella foto in Doc West). Nel 1973 hanno<br />
vinto il Nastro d’Argento per Più forte ragazzi.<br />
per le nostre capacità tecniche ma anche<br />
per la nostra “cultura” musicale.<br />
Nel primo arrangiamento di Una favola<br />
blu di Claudio Baglioni, nella melodia<br />
italiana tradizionale scorreva un suono<br />
nuovo e la nostra voglia di vivere. Abbiamo<br />
pensato ad Everybody’s talkin’<br />
cantata da Henry Nilsson, in Midnight<br />
Cowboy. Ascoltavamo Bob Dylan, Simon<br />
e Garfunkel, usavamo chitarre acustiche,<br />
elettriche, banjo, sonorità piene di<br />
fascino. Insomma, in quel periodo, eravamo<br />
portatori di un gusto nuovo, pur<br />
nel rispetto della tradizione italiana. Io<br />
suonavo la 12 corde per tutti, non ce<br />
n’erano altri, in questa chiave andrebbe<br />
riascoltato il nostro arrangiamento<br />
de La bambola di Patty Pravo.<br />
Quando gli “Oliver Onions” diventano<br />
nuovamente Guido e Maurizio De<br />
Angelis?<br />
(Guido) Quel nome era stata un’idea di<br />
Susan Duncan Smith, che lavorava alla<br />
Rca, del resto abbiamo sempre cantato<br />
In poche righe...<br />
Dal 1970, anno di Tanto pe’cantà di Nino Manfredi,<br />
i fratelli di latte, di musica e di cinema<br />
compongono la colonna sonora di Per grazia<br />
ricevuta nel 1971 e quella di Continuavano a<br />
chiamarlo Trinità, con la coppia Hill-Spencer,<br />
nel 1972. Nel 1973, premiata con il Nastro<br />
d’Argento, quella di Più forte ragazzi. Altrimenti<br />
ci arrabbiamo è del 1974. Il 1975 è l’anno di<br />
Porgi l’altra guancia, del Zorro con Alain Delon,<br />
e di Quaranta giorni di libertà il cui tema conduttore,<br />
Verde, viene inciso da ben 54 artisti<br />
diversi in Europa e nel mondo. Nel 1976, Il bestione<br />
con Giancarlo Giannini, e Sandokan con<br />
Kabir Bedi. Ma anche di Piedone lo sbirro, con<br />
il solo Bud Spencer. In Rai, ma alla radio, i fratelli<br />
conducono Radiodiscoteca. Per non perdere<br />
tempo, fra un film e l’altro, nel 1977, le<br />
colonne sonore di Due superpiedi quasi piatti,<br />
e pensato in inglese e aspiravamo al<br />
mercato internazionale: Flying to the<br />
air, che era nella colonna sonora di Più<br />
forte ragazzi con Terence Hill e Bud<br />
Spencer, oltre ad averci fatto vincere il<br />
Nastro D’Argento come migliori autori<br />
Orzowei, Furia, Piedone a Hong Kong e Il corsaro<br />
nero producono anche 1.400.000 copie<br />
di dischi venduti. L’anno dopo, Pari e dispari<br />
(Hill-Spencer), Lo chiamavano Bulldozer e Piedone<br />
l’africano con Bud Spencer. Seguono, anno<br />
dopo anno, tra colonne sonore e produzioni<br />
cine-televisive, Agenzia Riccardo Finzi, Il cacciatore<br />
di squali, Uno sceriffo extraterrestre<br />
nel 1979, e poi Viva i re magi, Santamaria, Cenerentola<br />
’80, Iron Masters, Molly ‘O, Dance<br />
Academy, nel 1988; Quando ancora non c’erano<br />
i Beatles, War Dancing, Passi d’amore, Faith,<br />
La storia spezzata, La moglie nella cornice, Il<br />
cielo non cade mai, Vite a termine, Un amore<br />
rubato, Forte come l’amore, La storia di Chiara,<br />
Addio e ritorno, Mia per sempre, la colonna<br />
sonora de Il maresciallo Rocca, Il ritorno di<br />
Sandokan, Dove comincia il sole.<br />
di colonne sonore del 1973, è stato un<br />
grande successo europeo. Quando siamo<br />
andati ad Amburgo, ospiti della televisione<br />
tedesca, abbiamo trovato 20<br />
paparazzi all’aereoporto che erano lì solo<br />
per noi, non potevamo crederci. Ol-<br />
Per quanto riguarda le produzioni televisive, Incantesimo<br />
che inizia con 20 puntate co-prodotte<br />
da Rai, nel 1997, proseguirà fino a Incantesimo<br />
10, anno di produzione 2008.<br />
Ricordiamo il grande successo del primo capitolo<br />
della saga Elisa di Rivombrosa per Canale<br />
5, diretta da Cinzia Th. Torrini (anno 2001-2002)<br />
mentre il “Capitolo II” di “Elisa” è del 2004, sempre<br />
diretto dalla Torrini.<br />
Nel 2004, Don Gnocchi, l’anno dopo, La signora<br />
delle camelie. Da ricordare la miniserie<br />
tv in due puntate, per la Rai, Gli ultimi del Paradiso<br />
con Massimo Ghini ed Elena Sofia Ricci,<br />
del 2009, e, nello stesso anno, Il falco e la colomba,<br />
serie tv in 6 puntate co-prodotte con<br />
RTI, con Giulio Berruti e Anna Safroncik. E infine<br />
18 anni dopo, una produzione del 2009, diretta<br />
da Edoardo Leo.
tre ad essere due compositori affermati<br />
eravamo gli “Oliver Onions”, due artisti<br />
di successo al loro primo “Disco<br />
d’Oro”: in tv ci misero in braccio due<br />
giovani ragazze vestite da cipolla! Evidentemente<br />
era un nome artistico azzeccato.<br />
Ci chiamiamo “Oliver Onions”<br />
anche con Dune Buggy tratto da Altrimenti<br />
ci arrabbiamo interpretato sempre<br />
da Hill e Spencer. Gli anni ’80 sono<br />
il tempo dei primi o secondi posti<br />
nelle hit parade di Germania, Austria,<br />
Olanda, Belgio e Spagna e dei relativi<br />
concerti in giro per l’Europa: Santamaria<br />
è una grande hit, con moltissime cover-versions.<br />
Ma nasce Nicola, mio figlio,<br />
e con lui la voglia di fermarmi un<br />
po’…Come artista, dico. Con un fratello<br />
è stato più facile spiegarmi, e<br />
Maurizio mi ha capito perfettamente.<br />
Oddio, fermi<br />
non siamo stati<br />
molto…Componiamo<br />
la<br />
musica di Cenerentola ’80 con Bonnie<br />
Bianco e Pierre Cosso, e Stay, cantata<br />
dai due giovani protagonisti, sale ai primi<br />
posti della classifica delle vendite in<br />
Italia. A quel punto eravamo arrivati a<br />
comporre 300 colonne sonore per altrettanti<br />
film, 10-15 all’anno, eravamo<br />
sempre in moviola. Allora ci siamo detti:<br />
“Con l’esperienza che abbiamo, di set<br />
e sala, facciamoli noi questi film!”. La<br />
prima produzione è stata Dance Academy,<br />
un film a cui abbiamo lavorato per<br />
più di un anno. Un musical girato negli<br />
Stati Uniti con artisti e ballerini<br />
americani. Il film diventa<br />
un grande hit in molti<br />
paesi e specialmente in<br />
Germania, anche dal punto<br />
di vista discografico.<br />
A cosa state lavorando<br />
oggi, a più di vent’anni<br />
dalla prima produzionecinematografica?<br />
Una scena di Elisa di Rivombrosa la serie<br />
televisiva di successo che Guido e Maurizio<br />
De Angelis hanno prodotto per la televisione.<br />
In basso Nino Manfredi per il quale i fratelli<br />
De Angelis hanno arrangiato Tanto pè cantà e<br />
composto la colonna sonora del film di cui<br />
l’attore fu regista e protagonista Per grazia<br />
ricevuta del 1971<br />
27<br />
(Maurizio) Non so se i titoli siano quelli<br />
definitivi, ma sto componendo la musica<br />
per due serie televisive che abbiamo<br />
in produzione: una è per Mediaset,<br />
è intitolata La famiglia Gambardella, con<br />
la regia di Claudio Norza, con Marisa<br />
Laurito, Lello Arena e Pietro Taricone,<br />
una commedia italiana di qualità, ma<br />
anche molto divertente; mentre per la<br />
Rai, c’è Il commissario Nardone, con la<br />
regia di Fabrizio Costa, ispirato ad un<br />
personaggio realmente esistito a Milano,<br />
negli anni ’40-’50. Amo questo lavoro,<br />
e mi piace anche che conti sempre<br />
e soltanto quello che sto facendo, di<br />
sentirmi comunque sotto esame, perché<br />
la tua esperienza e la tua storia personale<br />
contano, ma alla fine ti vengono<br />
richiesti estro creativo e possibilmente<br />
originalità. Seguo le indicazioni dei<br />
registi, so ascoltarli, ma mi piace anche<br />
riuscire a sorprendere chi mi ha commissionato<br />
il lavoro. Non so se è per tutti<br />
così, per me è così. Ricordo che per<br />
Doc West, girato interamente nel Nuovo<br />
Messico, il mio sforzo è stato quello<br />
di far rivivere al pubblico quelle<br />
sensazioni che ricevevo dai film di<br />
John Ford con John Wayne, da quelle<br />
figure di cow-boys e nativi indiani, da<br />
quei panorami, da quelle visioni di<br />
cieli azzurri e sabbie rosse…Era<br />
appena morta nostra<br />
madre, soffrivo molto,<br />
ma sono riuscito a ritrovare<br />
momenti di profonda<br />
ispirazione.<br />
Per tornare ai progetti futuri,<br />
The merchant of flowers<br />
di Diego Cugia diventerà una<br />
serie di 12 ore televisive,<br />
sceneggiate dal grande Lionel<br />
Chetwynd, supervisionate<br />
dallo stesso Cugia. Destinata<br />
al mercato internazionale,<br />
in Italia sarà trasmessa<br />
da Mediaset.<br />
VIVAVERDI
VIVAVERDI<br />
28<br />
musica<br />
ENRICO RICCARDI<br />
“UNA BELLA CANZONE<br />
NON E’ UN COMPITO D’ARMONIA”<br />
di Oscar Prudente<br />
Cosa l’ha spinto ad andare a vivere in<br />
Gallura?<br />
Negli anni Settanta collaboravo con<br />
Gianni Saint Just alle produzioni Ricordi<br />
(etichetta discografica ora acquisita dalla<br />
Sony Music, ndr), di cui il giovane<br />
Saint Just era il direttore artistico. Ero<br />
responsabile di artisti come Drupi, Milva,<br />
Petula Clark (artista britannica che<br />
negli anni Sessanta ebbe successo anche<br />
da noi con le versioni italiane dei<br />
suoi principali hit, ndr), mi affidarono<br />
persino la realizzazione di un disco di<br />
Patty Pravo; poi però mi sono nauseato:<br />
il problema non era tanto il rapporto<br />
con gli artisti, quanto quello con i loro<br />
parenti. Pensa che praticamente tutti<br />
i giorni mi ritrovavo in ufficio Mario<br />
Piave, il compagno di Milva: voleva sapere<br />
come andava, se guadagnava, cosa<br />
faceva... questa cosa mi ha esasperato.<br />
Inoltre a un certo punto mi accorsi che<br />
l’ambiente scricchiolava; la Ricordi era<br />
diventata una casa dai muri di cartone:<br />
non vibrava più niente, sentivi che si<br />
andava spegnendo. Allora io, che avevo<br />
un’esclusiva, mi sono detto: piuttosto<br />
che rimanere qui a perdere del tempo,<br />
me ne torno a Tortona.<br />
“Una cosa da bar”. Enrico Riccardi minimizza, ma la sua collaborazione con<br />
Luigi Albertelli – compaesano di Tortona e dirimpettaio – ha prodotto una<br />
canzone vincitrice di Sanremo, Zingara (Iva Zanicchi e Bobby Solo, 1969) e<br />
altre perle quali Sereno è, Piccola e Fragile (entrambe per Drupi), Io mi fermo<br />
qui (Donatello e i Dik Dik a Sanremo ’70, poi Ornella Vanoni). Ciliegina sulla<br />
torta, è il caso di dirlo, Ma che bontà, che vede Mina nei panni di una saccente<br />
sciura milanese alle prese con la sua ignoranza culinaria, diventata un cult<br />
delle trasmissioni di genere: un hit del 1977 di cui Riccardi scrisse testo e<br />
musica. Trasferitosi in Sardegna, ha continuato a scrivere: ad esempio, le<br />
musiche per la serie televisiva Extralarge, con protagonista Bud Spencer.<br />
Finché un amico non le propose di acquistare<br />
il club di Portobello, in Gallura,<br />
allora in fase di sviluppo.<br />
Sentivo che c’era da fare, c’era la possibilità<br />
di andare molto avanti. Così sono<br />
venuto giù, e dopo ho un anno di prova<br />
ho comprato questo carrozzone che nell’arco<br />
del tempo ho rimesso a posto.<br />
Com’è nata la sua passione per la musica?<br />
Nasce da ragazzo: mio padre era un lucidatore<br />
di mobili e aveva portato a casa<br />
un pianoforte di una famiglia genovese.<br />
Io mi ero messo lì a strimpellare<br />
e un accordatore di pianoforti amico di<br />
mio padre che frequentava il suo laboratorio<br />
gli disse: “Questo ragazzo fallo<br />
studiare, ha l’orecchio assoluto...”.<br />
Enrico Riccardi è autore,<br />
compositore, arrangiatore,<br />
produttore; vive attualmente in<br />
Gallura. E’ anche membro della<br />
Commissione dei Ricorsi della <strong>Siae</strong><br />
Avendo l’orecchio assoluto, mi diventava<br />
tutto facile: perché riconosco le note,<br />
me le ricordo tutte...<br />
È nato con questa dote?<br />
Sì, credo di averla ereditata dal mio<br />
nonno paterno: suonava qualsiasi strumento<br />
prendesse in mano.<br />
Ma poi ha studiato?<br />
Certo! Sono andato a lezione di solfeggio,<br />
poi a scuola di pianoforte, ma mi<br />
sono trovato in una condizione che non<br />
mi piaceva perché non era quello che<br />
volevo fare. Finché un giorno Pino Calvi<br />
mi presentò Mario Bertolazzi. Lui mi<br />
ha insegnato tutto quello che c’era da<br />
imparare.<br />
Con la musica ha fatto di tutto: autore,
compositore, arrangiatore, produttore...<br />
Ma cosa le è piaciuto di più?<br />
Scrivere le canzoni.<br />
Una volta esistevano i compositori puri,<br />
gli autori del testo e gli interpreti, che<br />
riuscivano a vivere più o meno bene solo,<br />
diciamo così, della rispettiva specializzazione.<br />
Adesso invece sono diventati<br />
tutti cantautori: come spiega<br />
questo cambiamento?<br />
Ritengo che il fenomeno abbia elementi<br />
quasi diseducativi, se parliamo di opera<br />
dell’ ingegno, che comunque la <strong>Siae</strong><br />
deve proteggere. Oggi l’opera arriva attraverso<br />
l’editore che, almeno secondo<br />
me, ha perso peso. Penso che sia una figura<br />
in crisi e il suo compito dovrebbe<br />
essere svolto da qualcun altro. Allora ritornerebbero<br />
anche gli specialisti, della<br />
parte musicale e di quella letteraria.<br />
Invece con i cantautori, come ad esempio<br />
quelli che nascevano nel Cenacolo<br />
(una sorta di campus-studio romano organizzato<br />
alla fine degli anni Sessanta<br />
dalla Rca e frequentato dai principali<br />
songwriters della capitale, ndr) era diverso,<br />
tutti facevano tutto: l’ho scritta<br />
io, l’ho scritta io...<br />
Per esempio?<br />
Quando iniziai io la carriera, Alfredo<br />
Rossi, il mio primo editore, mi affidò a<br />
Corrado Lojacono, che scriveva canzoni<br />
popolari per interpreti come Caterina<br />
Valente. Canzoni allegrotte com’era<br />
lui, per esempio Carina (che nell’interpretazione<br />
della Valente e in quella di<br />
Nicola Arigliano divenne uno dei maggiori<br />
successi a 45 giri degli anni Sessanta,<br />
ndr). Un giorno, mentre ero negli<br />
studi dell’Ariston (la casa discografica<br />
ed editoriale di Rossi, ndr), entrò<br />
Bruno Martino che mi chiese: “Hai<br />
qualcosa di nuovo?”; io gli feci sentire<br />
una canzone, Cammina, che era la mia<br />
29<br />
prima composizione. Martino mi disse:<br />
“Per adesso te la registro, ma non<br />
servirà a niente: ricordati che questo<br />
non è un compito di armonia: deve essere<br />
una canzone!”. Aveva ragione, perché<br />
ad ogni quarto ci mettevo dentro le<br />
settime maggiori, le tredicesime.... Comunque<br />
Cammina finì lo stesso in televisione:<br />
mentre Bruno Martino cantava<br />
in playback, si vedeva Paolo Gozlino<br />
(ballerino, coreografo e attore, ndr)<br />
che camminava e il regista Enzo Trapani<br />
lo faceva girare per tutta la cornice<br />
dello schermo, saliva sulla sinistra, a testa<br />
in giù, poi a destra, in senso orario.<br />
Quindi, quali sono gli elementi fondamentali<br />
per scrivere una canzone?<br />
Nella costruzione della canzone il pericolo<br />
principale è l’involuzione. Su questo<br />
tema ho seguito l’esempio del maestro<br />
Carlo Donida, il quale mi ha sempre<br />
detto una cosa precisa: scrivere cose<br />
semplici, armonicamente gradevoli<br />
e una melodia che stia bene dentro le<br />
armonie; era un concetto che non potevi<br />
fare a meno di portare avanti. Poi la<br />
canzone nasce anche dalla sensibilità,<br />
non solo dalla tecnica. Bisogna far sì che<br />
non sia troppo o solo cerebrale: quando<br />
si passano delle ore su un testo pur<br />
di trovare la parola ad effetto non si dà<br />
più nessun senso alla composizione. Invece<br />
oggi spesso si tende a privilegiare<br />
un discorso soprattutto cerebrale e questo<br />
vale anche per l’armonia, che è frutto<br />
della sensibilità non dell’aritmetica.<br />
Racconto un aneddoto: una volta uscii<br />
dagli uffici della Ricordi, ero stanchissimo,<br />
passai davanti al Lirico e in cartellone<br />
c’era la rivista di Gino Bramieri,<br />
Felicibumta. Felici-bum-ta... ma che<br />
bontà... ma che bontà...: mi misi in<br />
macchina a farne la gag e in un attimo<br />
nacque la canzone (Ma che bontà, appunto,<br />
sull’lp Mina con Bigné, ndr).<br />
Questa è la dimostrazione che la canzone<br />
è sorta spontaneamente da dentro.<br />
VIVAVERDI
VIVAVERDI<br />
30<br />
musica<br />
Foto Archivio DuFoto-dufoto@gmail.com<br />
In basso, Iva Zanicchi e Bobby Solo,<br />
vincitori del Festival di Sanremo nel<br />
1969 con la canzone Zingara di Enrico<br />
Riccardi su testo di Luigi Albertelli<br />
Chi le ha dato più soddisfazione nell’interpretare<br />
le tue canzoni?<br />
Mina in Fiume azzurro, di cui ho curato<br />
anche l’arrangiamento. Poi ricordo con<br />
piacere Mina e Caterina Caselli ridere<br />
come pazze quando gli presentai Ma che<br />
bontà. Ci volle un bel coraggio, perché<br />
c’era da farsi sbattere fuori dall’ufficio...<br />
ecco, è proprio lì che secondo me casca<br />
l’asino: oggi nessuno più scrive azzardando,<br />
si va sull’onda della moda quando<br />
invece bisognerebbe osare.<br />
Nel ’91 ha musicato la fortunata serie<br />
dell’investigatore privato Jack Costello<br />
(Bud Spencer), detto “Extralarge”. Come<br />
mai è passato alla sonorizzazione<br />
delle fiction e alle commedie musicali,<br />
come “i Cavalieri della Tavola Rotonda,<br />
storia di Graal e di corna”?<br />
Volevo ancora fare musica e mi stavo<br />
rendendo sempre più conto che – vivendo<br />
in Sardegna – se non sei a Milano<br />
o a Roma non hai spazio, non esiste<br />
più il contatto con l’ambiente. Nonostante<br />
questo, scrivo sempre tutte le<br />
canzoni che mi passano per la testa e<br />
ogni tanto c’è qualcuno che vuol sentire<br />
qualcosa. Come Mònica Naranjo<br />
(cantante catalana che nel 2000 ha dedicato<br />
un album di cover a Mina, ndr),<br />
che reinterpretando in lingua spagnola<br />
Fiume azzurro, col nuovo titolo Sobreviviré<br />
ha venduto più di un milione<br />
di dischi.<br />
Ma allora è sempre sulla breccia!<br />
Sì. Però, come dicevo prima, mi manca<br />
fortemente la figura dell’editore. Di un<br />
editore forte: Mariano Rapetti per me<br />
era l’Editore. E poi ritengo che la <strong>Siae</strong><br />
oggi abbia il dovere di spiegare a tutti<br />
che il diritto d’autore non è una tassa,<br />
ma una difesa del lavoro creativo.
VIVAidee<br />
RIFLESSIONI DOC<br />
IL RITO DEL<br />
CONTRATTO<br />
DI SERVIZIO<br />
di Linda Brunetta<br />
Il contratto di servizio Rai-Governo,<br />
approvato e aggiornato<br />
periodicamente, prevede che l’ente<br />
pubblico radiotelevisivo debba<br />
realizzare un’offerta complessiva di<br />
trasmissioni di qualità. Un precetto che<br />
viene rispettato assai poco, guardando<br />
il palinsesto quotidiano. Così come<br />
viene disapplicata l’altra indicazione<br />
che vorrebbe il rispetto dei diritti dei<br />
terzi, ossia autori e produttori, nella<br />
grande offerta di contenuti sui portali<br />
internet. Un business in forte crescita<br />
nel nostro paese.<br />
Ogni due anni si rinnova il rito del contratto<br />
di servizio Rai-Governo in virtù del<br />
quale la concessionaria “è tenuta a realizzare<br />
un’offerta complessiva di qualità, rispettosa<br />
dell’identità, dei valori e degli<br />
ideali diffusi nel Paese, della sensibilità<br />
dei telespettatori e della tutela dei minori,<br />
rispettosa della figura femminile e del-<br />
la dignità umana, culturale e professionale<br />
della donna, caratterizzata da una ampia<br />
gamma di contenuti e da una efficienza<br />
produttiva, in grado di originare presso<br />
i cittadini una percezione positiva del<br />
servizio pubblico in relazione al costo sostenuto<br />
attraverso il canone di abbonamento<br />
nonché sotto il profilo dell’adeguatezza<br />
dei contenuti della programmazione<br />
rispetto alla specificità della missione<br />
che è chiamata a svolgere”.<br />
Era ora di mettere nero su bianco quello<br />
che dovrebbe essere la Rai! Accendo la tv<br />
e mi sintonizzo su RaiDue: va in onda un<br />
sapido dibattito su una puntata dell’ Isola<br />
dei Famosi nel programma pomeridiano<br />
L’Italia sul Due, perché evidentemente<br />
nell’ambito “dell’offerta complessiva di<br />
qualità” si ritiene necessario un approfondimento<br />
delle tematiche affrontate dai<br />
naufraghi dell’isola. Ho scoperto che il figlio<br />
di uno dei Pooh ha molto pianto e sofferto<br />
e spera di essere stato degno dell’educazione<br />
di mamma e papà. Laureandosi<br />
in ingegneria? No, arrivando finalista<br />
all’isola, dove è approdato, non<br />
perché è famoso perché figlio di famosi,<br />
ma per meriti personali, che però mi sono<br />
sfuggiti. Per quanto riguarda l’efficienza<br />
produttiva abbiamo avuto notizia che si è<br />
diffusa nell’azienda la pratica del risparmio,<br />
proposito encomiabile che si effettua<br />
però in esclusiva sulla pelle dei dipendenti<br />
più deboli, cioè quelli di fascia più<br />
bassa e sui collaboratori esterni più deboli,<br />
cioè gli autori. Per esempio si declassano<br />
i programmi facendoli uscire dai generi<br />
tutelabili <strong>Siae</strong> e dilazionando quanto<br />
è possibile (al momento circa due anni) le<br />
trattative del contratto <strong>Siae</strong>-Rai. L’ immediata<br />
conseguenza non può essere che l’abbassamento<br />
della qualità dei programmi.<br />
Quindi a fronte di un modesto risparmio<br />
sul piano economico si produce un grave<br />
danno, perché la percezione meno positiva<br />
del servizio pubblico da parte del cittadino,<br />
provoca una maggiore evasione del<br />
31<br />
VIVAVERDI<br />
canone. In questo contratto di servizio però<br />
si dà ampio spazio all’offerta multimediale.<br />
La Rai si impegna ad incrementare<br />
l’offerta di contenuti radiotelevisivi sui<br />
propri portali, “compatibilmente con il<br />
rispetto dei diritti dei terzi”. Chi sono “i<br />
terzi”? Ricorrendo a Lapalisse dovrebbero<br />
essere coloro che detengono i diritti dei<br />
contenuti, autori e produttori. Inoltre la<br />
Rai si accinge a sperimentare, sempre nel<br />
rispetto dei diritti dei terzi, la possibilità<br />
per gli utenti di scaricare, modificare e ridistribuire<br />
i contenuti radiotelevisivi già<br />
trasmessi dalle reti televisive e radiofoniche.<br />
Noi autori sappiamo bene che ci viene<br />
richiesta nei contratti la cessione totale<br />
dei diritti, in questo caso il nostro contenuto<br />
può essere utilizzato, ma se c’è<br />
un’opera commissionata <strong>Siae</strong>, come spesso<br />
avviene per gli sketch comici che si possono<br />
trovare su YouTube con il logo Rai<br />
sempre preceduti da uno spot pubblicitario,<br />
i cui diritti non vengono al momento<br />
in alcun modo retribuiti, dovremmo constatare<br />
che non vi è “rispetto dei diritti di<br />
terzi” come invece recita il Contratto di<br />
servizio. Niente paura:<br />
“La Rai è tenuta a trasmettere al Ministero,<br />
all’Autorità e alla Commissione Parlamentare,<br />
per ciascun esercizio, entro i successivi<br />
tre mesi, una dettagliata informativa<br />
circa il numero dei contenuti pubblicati<br />
e del traffico giornaliero generato dall’utenza,<br />
con riferimento particolare agli<br />
utenti unici, ai tempi medi di fruizione,<br />
alle tecnologie impiegate per accedere e<br />
alla provenienza degli utenti”. Perfetto, se<br />
magari lo facesse sapere anche alla <strong>Siae</strong>…<br />
Possiamo solo aspettare che tutti gli attori<br />
di questo nuovo business basato sui contenuti<br />
si accordino, speriamo presto dato<br />
che secondo l’ e-Media Institute i ricavi<br />
degli audiovisivi via internet-web in Italia<br />
raggiungeranno i 200 milioni di euro<br />
entro due-tre anni, con un tasso di crescita<br />
annuo del 65%.<br />
linda.brunetta@gmail.com
VIVAVERDI<br />
32<br />
cinema<br />
PIERO TELLINI<br />
UN PADRE NOBILE<br />
DEL NEOREALISMO<br />
di Massimo Tellini<br />
È uno dei personaggi importanti del<br />
neorealismo eppure non ci sono attendibili<br />
biografie su di lui e scarseggiano<br />
anche le foto. Famoso per quelli della<br />
sua generazione e per quelli che l’hanno<br />
conosciuto direttamente o attraverso<br />
i suoi film, mio padre Piero Tellini<br />
era uno scrittore riservato che amava lavorare<br />
senza fronzoli, dotato di un’attenzione<br />
formidabile al mondo esterno,<br />
di una capacità descrittiva scrupolosa<br />
e paziente. Un personaggio importante<br />
del nostro cinema, della televisione<br />
tanto da meritare questo giudizio<br />
di un critico degli anni ’50: “Tra gli<br />
scrittori di cinema soltanto tre possono<br />
considerarsi degni della letteratura.<br />
Questi sono: Amidei, Tellini e Zavattini”.<br />
Cominciamo dal momento decisivo<br />
della sua formazione: la partenza per<br />
Roma, appena ventunenne, per vivere<br />
nella “città del cinema” e guardarsi intorno.<br />
Lui, fiorentino di nascita e cultura,<br />
aveva frequentato a Milano le scuole<br />
superiori. A Roma s’iscrisse ai corsi<br />
di regia del Centro Sperimentale e incontrò<br />
una giovanissima allieva delle<br />
classi di recitazione, Liliana, che diventerà<br />
sua moglie (lei stessa futura at-<br />
Uomo di cinema per oltre trent’anni, autore televisivo, saggista, Piero Tellini è<br />
oggi poco noto al grande pubblico. I suoi capolavori da sceneggiatore e regista,<br />
Uno tra la folla del 1946 con Eduardo De Filippo e Nel blu dipinto di blu del<br />
1958 con Domenico Modugno, sono decisamente famosi anche se lo scrittore<br />
fiorentino ha firmato decine di copioni cinematografici importanti, da Campo<br />
de’ fiori a Guardie e ladri, collaborando con Fellini, Antonioni, Lattuada. Schivo,<br />
generoso, artista dal talento poliedrico che ha segnato un’epoca, era sicuro che<br />
la fantasia fosse- come diceva l’amico Leo Longanesi- “la figlia diletta della<br />
libertà”. Ne traccia un affettuoso ricordo il figlio.<br />
trice di cinema-teatro-radio-tv). Diventa,<br />
anche, assistente regista e/o sceneggiatore<br />
di Camillo Mastrocinque<br />
(L’orologio a cucù, 1938), Julio Flechner<br />
de Gomar (Il segreto inviolabile, 1939),<br />
Duilio Coletti (Capitan Fracassa, 1940),<br />
Alfredo Guarini (Senza Cielo, 1940 e È<br />
caduta una donna, 1941).<br />
Intanto, nella pensioncina vicino piazza<br />
di Spagna, dove alloggia dall’arrivo,<br />
matura la sua svolta personale e quella<br />
del cinema italiano, forse ignaro che sta<br />
producendo qualcosa di nuovo, davvero<br />
originale per i “tempi stretti” in cui<br />
vive. Il dato di cronaca è: la cameriera<br />
della pensione in cui abita che è stata<br />
messa incinta e abbandonata dal “fidanzato”.<br />
Ha bisogno che qualcuno l’ac-<br />
compagni nella sua vecchia casa di campagna<br />
e si finga “il marito”, altrimenti<br />
i familiari la cacceranno via per sempre.<br />
Gli dice di aver perso tutto: l’amore<br />
in cui, stupidamente aveva creduto,<br />
la fiducia nel prossimo, le motivazioni<br />
più forti dell’esistenza. È disperata. Lui<br />
solo potrà salvarla! Lei, anche se da poco,<br />
lo conosce bene: sta sempre chino<br />
sullo scrittoio a lavorare. È buono e generoso:<br />
lo può dimostrare ancora una<br />
volta! È praticamente, la trama del film:<br />
basta aggiungervi che il protagonista,<br />
un rappresentante di cioccolatini, ricondotta<br />
la giovane in famiglia, riuscirà<br />
a convincere i suoi a essere comprensivi<br />
e affettuosi. Gino Cervi, protagonista<br />
del film, è il commesso viag-
giatore che tornerà alla sua grigia vita di<br />
sempre. Per lui è stata una parentesi o,<br />
forse, un sogno. É nata così Quattro passi<br />
tra le Nuvole del 1942, pellicola di cui<br />
Alessandro Blasetti, che veniva da ben<br />
altre esperienze, curò la regia e che, al<br />
di là della sua innegabile dimensione<br />
storica, rimarrà profondamente radicata<br />
nell’immaginazione di tanti, dai<br />
semplici spettatori ai critici più smaliziati.<br />
Vanterà, inoltre, svariati tentativi<br />
di imitazione e ben due remake (Era di<br />
Venerdì 17, con Fernandel, regia di Mario<br />
Soldati, 1956 e Il profumo del mosto<br />
selvatico, con Keanu Reeves, regia<br />
di Alfonso Arau, 1995). In questa storia<br />
si possono già rintracciare lo stile e la<br />
filosofia del nuovo cinema: la vita prima<br />
di tutto. È lei ad essere al centro. La<br />
sincerità, l’immediatezza dei sentimenti,<br />
le domande che cadono leggere<br />
nel vissuto di ognuno, l’amore per i personaggi<br />
mediocri, più o meno umili, appassionati<br />
o indifferenti, le periferie<br />
che rivelano, in modo suggestivo e inconsueto<br />
il vero volto della città, riempiono<br />
la scena. E poi, la natura come rifugio,<br />
ritorno alle forme ancestrali. È<br />
questo uno dei momenti della collaborazione<br />
con Zavattini che ritroviamo an-<br />
In poche righe...<br />
Piero Tellini è nato il 17 gennaio 1916, a Firenze,<br />
la sua città, dove è morto il 22 giugno 1985. Sua<br />
madre, il celebre soprano Ines Alfani Tellini, la “prediletta”<br />
di Arturo Toscanini, si trasferì con tutta la famiglia<br />
ben presto a Milano per motivi professionali.<br />
Diplomatosi al Centro sperimentale di cinematografia<br />
a Roma, esordì nel ’38 come aiuto regista<br />
per dedicarsi in seguito all’attività di soggettista e<br />
sceneggiatore, affermandosi nel dopoguerra tra le<br />
personalità più importanti del nostro cinema neorealista.<br />
Sono più di 50 i suoi film firmati come soggetto<br />
e sceneggiatura (e in molti altri, non compare<br />
nei crediti), da Ettore Fieramosca del 1938 a Ca-<br />
che nell’impegno successivo di Avanti<br />
c’è posto…:storia di una cameriera che<br />
dopo essere stata derubata di una ingente<br />
somma, viene aiutata dal bigliettaio<br />
dell’autobus su cui è avvenuto<br />
il furto, ma s’innamora del suo collega,conducente<br />
della stessa vettura.<br />
Nello stesso anno Se io fossi onesto, che<br />
lo farà incontrare, per la seconda volta<br />
(la prima era stato nell’ Orologio a cucù),<br />
col giovane De Sica. Non fu l’ultima<br />
occasione tra i due: nel 1958 (a poca<br />
distanza dal Generale della Rovere)<br />
Vittorio sarà un abile, romantico truffatore<br />
in Nel blu dipinto di blu, tratto<br />
dalla canzone di Modugno, vincitrice<br />
del festival di Sanremo. Il 1943 fu un<br />
momento denso di partecipazioni a film<br />
“neorealisti” (ad alcuni dei quali non<br />
appose nemmeno la firma) e segnò il<br />
consolidarsi dell’amicizia con Federico<br />
Fellini, spesso ospite sia del suo studio<br />
che nell’abitazione di via Caroncini,<br />
ai Parioli dove il nonno di Piero,<br />
Ubaldo fu ritratto in un disegno a matita<br />
dello stesso Fellini. Insieme realizzeranno<br />
almeno quattro pellicole: Chi<br />
l’ha visto?, Quarta pagina, Campo de’<br />
Fiori, Il delitto di Giovanni Episcopo. Il<br />
1944 ed il ‘45 furono anni di transizio-<br />
pitan Fracassa, 1940, e poi Uno tra la folla, la sua<br />
prima regia, 1946, anno record nel quale firma pure<br />
i copioni di Senza Famiglia, Ritorno al nido, Il bandito,<br />
Tombolo paradiso nero e Vivere in pace, premiato<br />
dalla critica americana come miglior film straniero.<br />
Nel 1952 vinse il premio per la migliore sceneggiatura<br />
al festival di Cannes con Guardie e ladri.<br />
Praticamente, negli anni sessanta-settanta, a parte<br />
la parentesi romana imperniata sul film Roma come<br />
Chicago (1968), operò tra Stati Uniti, Inghilterra,<br />
Francia e Spagna dove, nella zona di Malaga,<br />
strinse amicizia con alcuni scrittori della “beat generation”<br />
(Ferlinghetti, Ginsberg, Gregory Corso,ecc.)<br />
33<br />
ne. Dopo il 25 luglio e l’ 8 settembre<br />
molte cose stavano cambiando. Mio padre<br />
si trasferì oltre la linea gotica e scrisse<br />
dei testi di sicuro rilievo storico, collocati<br />
nello scenario della guerra e delle<br />
sue terribili conseguenze: Pian delle<br />
Stelle e Uno tra la folla di cui curò anche<br />
la regia con Ennio Cerlesi (il film<br />
ha ottenuto, tra l’altro, la coppa Volpi<br />
nella retrospettiva all’ultimo festival di<br />
Venezia).Vi si narra la storia di un modesto<br />
impiegato, Paolo Bianchi, a Torino<br />
durante l’occupazione nazifascista.<br />
Arrestato per aver raccolto un giornale<br />
clandestino, viene perquisito, malmenato,<br />
ritenuto un pericoloso sovversivo<br />
comunista. L’intervento di un influente<br />
amico che, per evitargli ulteriori guai,<br />
lo doterà di un documento della Gestapo,<br />
consente il suo rilascio. Ma, con<br />
l’arrivo degli alleati, sarà di nuovo arrestato<br />
per “collaborazionismo”. A trarlo<br />
d’impaccio “il solito amico”. Scrive<br />
anche Il Bandito per Alberto Lattuada e<br />
per Luigi Zampa Vivere in pace che ebbe<br />
il riconoscimento della critica americana<br />
come miglior film straniero e, in<br />
Italia, il Nastro d’argento per il soggetto.<br />
Un altro film importante, sempre per<br />
Zampa (con cui continuerà la collabo-<br />
che frequentò a lungo anche negli States. Ha lavorato<br />
a numerose inchieste televisive, da Giovani d’oggi,<br />
1960 a Giovani in America a Tv7 e Odeon, negli<br />
anni settanta. Ha scritto numerosi libri, in particolare<br />
sull’amata archeologia, come la cultura di Ansedonia<br />
e ha pure insegnato al Centro Sperimentale<br />
di Cinematografia e all’Università degli Studi Sociali<br />
Pro Deo (oggi Luiss). Il figlio Massimo Tellini ha<br />
in mente di rendergli omaggio riprendendo e realizzando<br />
il suo ultimo progetto, il film Io, la prossima<br />
dimensione, il soggetto al quale stava lavorando,<br />
negli anni ottanta, insieme con Michelangelo<br />
Antonioni.<br />
VIVAVERDI
VIVAVERDI<br />
34<br />
cinema<br />
razione tra il ‘49 e il ‘50 in Campane a<br />
Martello e Cuori senza frontiere), è<br />
L’Onorevole Angelina, ritratto del doloroso<br />
dopoguerra in uno dei quartieri,<br />
Pietralata, più poveri di Roma, che si avvale<br />
di una carismatica interpretazione<br />
di Anna Magnani. Sembra, a questo proposito,<br />
che per “Nannarella” Piero Tellini<br />
abbia scritto, in assoluto, il maggior<br />
numero di copioni. Nel 1946, Tombolo,<br />
paradiso nero, regia di Giorgio Ferroni,<br />
rivelava un momento drammatico<br />
del nostro paese, nell’area tra Pisa e<br />
Livorno, ”la famigerata pineta di Tombolo”,<br />
attraversata da contrabbandieri,<br />
prostitute e delinquenti comuni. Come<br />
già in Pian delle stelle, qui, s’incrociò<br />
con Indro Montanelli che favorì per<br />
mezzo di un articolo-racconto l’origine<br />
del soggetto. Qui, ancora, la presenza di<br />
Aldo Fabrizi con il quale, da Avanti c’è<br />
posto… a Guardie e ladri, costituirà un<br />
binomio affiatato e indissolubile. Ritroviamo,<br />
di nuovo, la Magnani affiancata<br />
da Massimo Girotti in Molti sogni<br />
per le strade (1948), regia di Mario Camerini<br />
e, l’anno dopo, scopriamo una<br />
giovanissima Gina Lollobrigida con<br />
Eduardo de Filippo nel citato Campane<br />
a martello. Questo è anche il periodo in<br />
cui Piero Tellini viene chiamato anche<br />
all’estero: Stati Uniti, Inghilterra, Francia.Tornato<br />
in Italia sceneggia sia Napoli<br />
Milionaria (1950) che Filumena<br />
Marturano (1951) per l’amico Eduardo.<br />
La Magnani lo vorrà, ancora, tra gli sceneggiatori<br />
di Vulcano (1950) con cui, tra<br />
l’altro, intendeva “vendicarsi” del tradimento<br />
di Rossellini e della Bergman<br />
in coppia, oltreché nella vita, nel film<br />
Stromboli. Gli si avvicinava, in quell’anno,<br />
Michelangelo Antonioni (allora<br />
solo documentarista) che, in veste di<br />
critico, lo conosceva bene dai tempi in<br />
cui era redattore della rivista “Cinema”<br />
e che, ora, gli chiederà un contributo<br />
fondamentale per il suo primo lungo-<br />
metraggio, Cronaca di un amore con<br />
Massimo Girotti e Lucia Bosè. L’idea<br />
iniziale di Antonioni si trasforma nelle<br />
mani di Tellini che aggiunge al soggetto<br />
il punto di partenza:l’inchiesta sul<br />
passato della moglie del ricco industriale<br />
milanese. La storia era lineare: due ex<br />
-fidanzati si ritrovano,dopo anni, casualmente<br />
e decidono di eliminare il<br />
marito di lei. Lui, però, muore in un incidente<br />
stradale. Anche il loro amore finisce,<br />
così. Piero, in quei momenti, ha,<br />
comunque, troppo da fare per fermarsi<br />
su un solo progetto: idea, architetta,<br />
svolge ogni spunto con umorismo ma<br />
pure una passione sottaciuta per l’intreccio<br />
complesso, l’intrigo, il “giallo”,<br />
dovuta, forse, alla frequentazione del<br />
regista Robert Siodmak per cui scrive,<br />
non accreditato, il trattamento e la sceneggiatura<br />
de Il corsaro dell’isola verde<br />
con Burt Lancaster, 1952. E gli sarebbe<br />
piaciuto il protagonista del Delitto<br />
perfetto di Hitchcock, Ray Milland,<br />
per il suo Prima di sera (1953), la vicenda<br />
di un assicuratore che, stufo del<br />
menage familiare e della routine lavorativa,<br />
decide di concedersi “un giorno<br />
d’evasione”.Si appropria di una piccola<br />
cifra dell’assicurazione presso cui è<br />
impiegato per andare in giro o, forse,<br />
fuggire con una bella ragazza Ma una serie<br />
di equivoci, a cominciare da un veleno<br />
preso in farmacia, gli cambieranno<br />
la giornata. Oggi questa pellicola,<br />
realizzata allora con appena 80 milioni,<br />
suscita interesse critico e rischia di diventare<br />
un “cult” come Uno tra la folla,<br />
il suo primo film da regista. Non arrivò<br />
Ray Milland ma Paolo Stoppa (che pur offrì<br />
un’ interpretazione memorabile) e,<br />
nei ruoli femminili, si puntò su due giovani<br />
promesse alle prime prove (Giovanna<br />
Ralli e Lyla Rocco). Per una serie di<br />
contrattempi il film partecipò, esclusivamente<br />
“fuori concorso”, a Venezia dove<br />
fu acclamato, alla proiezione, con ol-<br />
Ubaldo, nonno di Piero Tellini, qui in un disegno<br />
di Federico Fellini, suo grande amico, che nel 1943,<br />
frequentava assiduamente il suo studio e casa<br />
a via Caroncini ai Parioli a Roma<br />
tre 10 minuti di applausi. Vinse, però, poco<br />
tempo dopo, il festival di Edimburgo.<br />
Di quel periodo rimane uno splendido<br />
ricordo: nel 1951 il soggetto-trattamento<br />
di Guardie e Ladri, con cui vinse il festival<br />
di Cannes. Guardie e ladri era la<br />
storia di un ladruncolo che, dopo aver<br />
truffato ai Fori un cittadino americano,<br />
inguaiava anche un tutore dell’ordine<br />
colpevole, agli occhi dei suoi superiori,<br />
di esserselo fatto sfuggire. Per non perdere<br />
il posto, quest’ ultimo cercava di<br />
riacciuffarlo, insinuandosi nella di lui<br />
famiglia, arrivando, perfino, a servirsi<br />
della propria, del tutto inconsapevole.<br />
Alla fine si generavano, tra i due, sentimenti<br />
imprevedibili: simpatia, amicizia,<br />
comprensione. Le parti s’invertivano:e,<br />
così, era il ladro a farsi “portare<br />
in galera” dalla guardia. La pellicola,<br />
pur osteggiata dalla censura, divenne<br />
campione d’incassi, risultando, anche,<br />
il film di Totò più significativo. Veniva,<br />
finalmente, rappresentata un’Italia<br />
in attesa della ricostruzione e vi si rifletteva<br />
un mondo contradditorio sì ma<br />
profondamente cambiato. In primo piano<br />
si evidenziava il senso della solidarietà,<br />
capace di superare gli steccati della<br />
situazione personale-sociale.<br />
La coinvolgente atmosfera del neorealismo<br />
si andava, però, diradando e mio<br />
padre cominciava a credere meno nel<br />
cinema. Aveva di fronte il quadro delle<br />
nuove tecnologie che stavano, rapidamente,<br />
avanzando. Cominciava a pensare<br />
che la televisione fosse il “mezzo<br />
del domani” e già nel 1951, quando ancora<br />
il nostro piccolo schermo era lontano<br />
dal decollare, redigeva le linee portanti<br />
di due programmi davvero avveniristici:<br />
”Qui l’Europa” e “Le Olimpiadi<br />
del cervello”. Intanto scriveva e realizzava,<br />
insieme a Sergio Palmieri, la<br />
struttura narrativa di “Suoni e Luci”,<br />
prima per il Foro Romano e, dopo, per<br />
Villa Adriana. Si dedicava, inoltre, alle
Aldo Fabrizi e Totò in una scena di Guardie e ladri<br />
di Mario Monicelli e Steno, 1951. Fu presentato in<br />
concorso al Festival di Cannes nel 1952<br />
e Piero Tellini vinse il premio per la migliore<br />
sceneggiatura<br />
invenzioni di cui la più interessante era<br />
una tenda da campeggio, applicabile sopra<br />
il tetto delle vetture, che si apriva in<br />
20 secondi e poteva ospitare al suo interno<br />
4 persone. Un’idea rivoluzionaria<br />
se si considera che negli anni 50 per<br />
montarne una qualsiasi occorrevano<br />
circa 3 ore! Veniva anche invitato alla<br />
trasmissione ”Siamo tutti inventori” e,<br />
in seguito, esponeva la scoperta in uno<br />
Stand della Fiera di Milano. Ma rimaneva,<br />
sempre, ben radicata in lui la<br />
grande passione per l’archeologia. Ne<br />
furono contagiati collaboratori e amici,<br />
dal professore di topografia italica<br />
Castagnoli, al musicista<br />
Nascimbene, dal dirigente<br />
televisivo<br />
Carlo Alberto<br />
Chiesa (con cui<br />
realizzò per la Rai,<br />
il reportage<br />
Giova-<br />
ni d’oggi, 1960) a Mimmo Modugno che<br />
a furia di seguirlo nella zona di Ansedonia<br />
finì, su sua indicazione, per comprarvi<br />
una villa. Cercava, in un primo<br />
tempo, reperti etruschi spostandosi tra<br />
Talamone, Capalbio, Ansedonia, Porto<br />
Ercole e Torre in Pietra. Poi fu attratto<br />
da i “segni di un’antichissima civiltà,<br />
oggi scomparsa”, pietre di varie tipologie<br />
e forme che presentavano, a volte,<br />
in superficie, profili umani. Raccolse,<br />
così, migliaia di oggetti durante numerosi<br />
viaggi in varie zone della terra. Da<br />
questa esperienza trasse anche due saggi,<br />
La cultura di Ansedonia, Il mezzo<br />
di espressione e la società<br />
umana ed un soggetto-sceneggiatura<br />
cinematografici,<br />
L’uomo delle pietre (Io, la<br />
prossima dimensione),<br />
il sogno della<br />
parte finale della sua vita.<br />
In tale progetto coinvolse<br />
lo stesso Antonioni che lo<br />
apprezzava moltissimo e aveva<br />
sostenuto, in varie occasioni,<br />
di considerarlo uno degli scrittori<br />
più “immaginifici” e creativi che<br />
avesse mai incontrato. Quell’idea,<br />
almeno per ora,<br />
si è spenta, con<br />
la fine<br />
35<br />
di Tellini e di Antonioni. Mio padre Piero<br />
Tellini non cercò mai la gloria ma fu,<br />
sempre, pieno di attenzione per le vicende,<br />
le difficoltà e le sofferenze di quei<br />
poveri diavoli, di quei tanti antieroi che<br />
da Quattro passi tra le nuvole a Nel blu<br />
dipinto di blu, a Giovani d’ America ci<br />
appaiono i veri protagonisti delle sue<br />
narrazioni. Aveva ”una vera e propria<br />
vocazione umanitaria”. Così lo rievocava<br />
Alberto Lattuada: “Era un uomo delizioso,<br />
uno sceneggiatore spiritoso, capace<br />
di ironizzare sui mali della vita. Ho<br />
di lui un buon ricordo. Quando scrivemmo<br />
insieme il Bandito eravamo<br />
usciti dalla guerra, avevamo mille<br />
idee e pochi mezzi. E c’eravamo<br />
affezionati entrambi<br />
alla storia di quell’eroe<br />
romantico, quasi un<br />
simbolo dell’Italia ferita<br />
e confusa del primo<br />
dopoguerra. Poi lo persi<br />
di vista. So che lavorò a<br />
lungo in America.<br />
Mi dispiace, mi<br />
dispiace molto.<br />
E’ un altro<br />
pezzo di cinema<br />
che<br />
se ne va”.<br />
VIVAVERDI
VIVAVERDI<br />
36<br />
cinema<br />
MASSIMO SANI<br />
QUANTE VITE<br />
IN UNA<br />
di Mimmo Rafele<br />
Ci sono personalità che è difficile classificare,<br />
ingabbiare in una definizione,<br />
e Massimo Sani è sicuramente una di<br />
queste. Raffinato e profondo documentarista,<br />
certo, e al tempo stesso dirigente<br />
della più antica associazione degli autori<br />
cinematografici italiani, l’Anac. Ma<br />
anche, in gioventù, negli anni ’50, ricercatore<br />
al Mit, il prestigioso istituto<br />
statunitense di ricerche tecnologiche<br />
(studiava la gomma sintetica), e poi, una<br />
decina d’anni dopo, corrispondente dalla<br />
Germania di Epoca di Enzo Biagi…<br />
Molte vite in una, un’esistenza invidiabile<br />
se si pensa all’attuale immobilità<br />
sociale, a quanto ci mette un giovane oggigiorno,<br />
a raggiungere un obiettivo, un<br />
traguardo, ammesso che ci riesca. Eppure<br />
ancora oggi, che non è più esattamente<br />
un ragazzino, Massimo Sani parla<br />
della sua vita, del suo lavoro, delle sue<br />
passioni mai col tono dell’ has been, di<br />
chi si adagia sui ricordi di un passato<br />
pieno e gratificante, ma con l’entusiasmo<br />
e la proiezione verso il futuro di chi<br />
ha ancora un sacco da fare… Ed è lui<br />
stesso a suggerirmi la chiave, il “segreto”<br />
di tanta energia intellettuale e creativa:<br />
essere stato un adolescente alla fi-<br />
Negli anni cinquanta faceva ricerche sulle gomme sintetiche al Mit, il<br />
prestigioso Istituto di ricerca statunitense, poi è stato corrispondente di Epoca<br />
allora diretta da Enzo Biagi. Alla fine s’è imposto come un raffinato e profondo<br />
autore di magistrali documentari, capaci di divulgare ad alto livello grandi<br />
eventi della nostra storia. E da allora si è sempre battuto, in prima fila, per<br />
difendere al meglio la dignità e i diritti degli autori cinematografici.<br />
ne della guerra, quando tutto è finito e<br />
tutto è ricominciato. Sfollato a Verona<br />
durante i mesi più duri del conflitto,<br />
torna nella natìa Ferrara in tempo per<br />
prendere la maturità al liceo Ariosto,<br />
con Lanfranco Caretti. All’università si<br />
iscrive guardando al futuro, a una carriera<br />
che gli apra delle prospettive: sceglie<br />
chimica e si laurea brillantemente.<br />
Intanto, però, frequenta l’Afu, l’associazione<br />
ferrarese universitaria, detta<br />
anche 4S, ovvero Siamo Studenti Senza<br />
Soldi. Si faceva la fame in senso letterale,<br />
all’epoca, ma quei ragazzi erano<br />
sicuramente affamati anche di tutto<br />
quello che durante gli anni bui del fascismo<br />
era stato nascosto, censurato, rimosso.<br />
Così, insieme alla letteratura,<br />
all’arte, alla filosofia dell’Occidente libero,<br />
irrompe anche il cinema, i grandi<br />
autori scandinavi (Sjostrom, Mur-<br />
nau, Dreyer), quelli sovietici (Ejzenstejn,<br />
Pudovkin, Dziga Vertov), l’espressionismo<br />
tedesco, i drammi sociali di<br />
Renoir… In una piccola sala, l’Apollino,<br />
alla domenica mattina, Sani e i suoi<br />
amici (tra i quali Florestano Vancini,<br />
che sarebbe diventato anche lui un grande<br />
regista) guardano a occhi sbarrati tutta<br />
quella bellezza. Un impatto che ti può<br />
cambiare la vita. Massimo, infatti, comincia<br />
a lavorare alla Montecatini, studia<br />
il polistirolo, ma coi primi soldi che<br />
guadagna si compra una cinepresa 8<br />
mm., una Bauer, poi una Bolex Paillard<br />
16 mm. e usa ogni ritaglio di tempo per<br />
cominciare a girare i ‘suoi’ film. Documentari<br />
sulla sua città, arricchiti da piccole<br />
storie minimaliste. Uno di questi,<br />
Incontro sul fiume, lo vede il grande<br />
Blasetti e resta stupito dalla grazia e dalla<br />
profondità che questo ragazzo dimo-
Massimo Sani sul set del film-inchiesta<br />
Torino mezzo secolo del 1967, controlla<br />
l’allestimento e la ripresa insieme al direttore<br />
della fotografia Sandro Messina, alla sua sinistra<br />
stra. “Tu devi fare il cinema!”, gli dice.<br />
Ma l’onda della vita è ancora troppo forte,<br />
c’è una borsa di studio per Cambridge,<br />
Massachusetts, come si fa a dire<br />
di no. Eppure il cinema gli è ormai<br />
entrato nel sangue. Quando, al ritorno<br />
in Italia, è di nuovo posto di fronte al<br />
bivio: diventare uno scienziato e manager<br />
di sicuro avvenire (era pronto per<br />
lui un ricco contratto della Dunlop canadese),<br />
o andare a Roma a girare dei<br />
documentari, stavolta non ha dubbi.<br />
Sceglie il cinema e non tornerà mai più<br />
indietro. Comincia così la sua lunga carriera<br />
di documentarista. Lavora con la<br />
realtà, Sani, ma la inquadra pensando<br />
sempre a quei grandi film che ha visto<br />
da ragazzo. Mentre lavora per la Rai in<br />
Belgio sull’allora neonata comunità europea,<br />
riceve una telefonata da Roma: è<br />
appena successo un disastro, una miniera<br />
è crollata seppellendo tanta povera<br />
gente, la sua è la troupe più vicina,<br />
deve andare subito sul posto. Corre,<br />
Massimo, verso questo villaggio che<br />
nessuno ha mai sentito nominare e che<br />
invece da quel momento diventerà tristemente<br />
famoso: Marcinelle. E, arrivando,<br />
si chiede come farà, lui che non<br />
è un reporter, a comunicare con le immagini<br />
quella immane tragedia, e gli<br />
viene in mente un film tedesco, uno di<br />
quelli che ha visto da ragazzo all’Apollino,<br />
La tragedia della miniera, di Georg<br />
Pabst… E’ a quelle immagini, scabre<br />
e rigorose, che si ispira per raccontare<br />
l’orrore, per riuscire a racchiuderlo<br />
nel rettangolo dello schermo, e prima<br />
che una scelta estetica è una scelta<br />
etica, contro la pornografia del dolore,<br />
che oggi invece, ahimé, infesta tanti talk<br />
show. Altri tempi e altre tempre. Quello<br />
stesso rigore ispira Sani in tutto il resto<br />
della sua carriera. I suoi documentari<br />
storici sui grandi eventi del dopo-<br />
guerra, i suoi film inchiesta, le sue docufiction<br />
su momenti chiave della nostra<br />
epoca, sono frutto di mesi di studio,<br />
di approfondimento. Il regista si fa<br />
storico per poter raccontare col massimo<br />
di obiettività e di efficacia. Diventa<br />
questa la cifra del suo lavoro: un incrocio<br />
virtuoso di realtà e finzione, che consenta<br />
una divulgazione ad alto livello dei<br />
grandi eventi della nostra storia. Anno<br />
dopo anno, la filmografia di Sani si arricchisce<br />
di grandi inchieste di questo<br />
tipo. Nascono così Persia. Anniversario<br />
di un impero, La guerra al tavolo della<br />
pace, ricostruzione delle conferenze<br />
di pace durante le quali i potenti della<br />
terra ridisegnano il mondo, Italia in<br />
guerra, grande affresco sulla guerra degli<br />
italiani. Prigionieri, sui soldati italiani<br />
nei campi di concentramento dal<br />
’40 al ’47, arriva in finale al “Prix Italia”<br />
del 1987. Non vince perché il giurato<br />
americano, irritato dalla cruda denuncia<br />
su come i campi di prigionia statunitensi<br />
non avessero molto da invidiare<br />
al lager nazisti, rifiuta di votarlo.<br />
Ma a Massimo una vita non basta, vuole<br />
viverne un altro paio… Così dopo essere<br />
stato un po’ scienziato e continuando<br />
a fare i suoi documentari, diventa anche<br />
giornalista. Gli capita perché, oltretutto,<br />
parla anche tre lingue (francese, tedesco<br />
e spagnolo) e tra un’inchiesta e l’altra in<br />
giro per l’Europa scrive qualche articolo<br />
per ‘Epoca’. Enzo Biagi, che lo dirige,<br />
gli propone così di diventare il corrispondente<br />
dalla Germania del settimanale<br />
di Mondadori. Di cui, qualche anno<br />
dopo, farà nascere e curerà l’edizione<br />
tedesca. Ma la vera vocazione di Sani<br />
resta la grande inchiesta filmata. Così la<br />
parentesi nella carta stampata si chiude<br />
quando la Rai gli dà la possibilità di realizzare,<br />
a Monaco, La giustizia tedesca<br />
di fronte al nazismo, delicatissimo re-<br />
37<br />
VIVAVERDI<br />
portage su come vengono giudicati i crimini<br />
nazisti nella Germania democratica<br />
del dopoguerra, vincitore del Premio<br />
Nazionale Inchiesta filmata. Torna<br />
quindi al suo antico mestiere, Sani, ma<br />
naturalmente non gli basta… Ed ecco<br />
quindi nascere la sua ultima (per ora)<br />
identità: il dirigente dell’associazione<br />
dei cineasti italiani, il difensore dei diritti<br />
degli autori. Si iscrive all’Anac, l’Associazione<br />
Nazionale Autori Cinematografici<br />
nei primi anni ’70 ed è subito in<br />
prima linea nella lotta per il diritto d’autore.<br />
Sono gli anni eroici delle battaglie<br />
contro la censura e per il diritto morale<br />
a impedire lo scempio delle opere da<br />
parte di produttori e distributori. Insieme<br />
con Francesco Maselli, altro autore<br />
“prestato” all’associazionismo, Sani<br />
capisce che queste battaglie vanno<br />
combattute a livello continentale. Nasce<br />
così la Fera, Federazione Europea<br />
dei Registi dell’Audiovisivo, di cui diventerà<br />
vice presidente. Negli anni ’80<br />
promuove una serie di incontri dei<br />
grandi registi europei, durante i quali,<br />
di fronte alle nuove sfide tecnologiche,<br />
viene lanciato un obiettivo ancora più<br />
ambizioso: unire tutto il cinema mondiale<br />
nella difesa dei propri diritti e della<br />
propria identità. Così nel 2007, durante<br />
le “Giornate degli autori” della<br />
64.a Mostra di Venezia, Sani firma insieme<br />
a Maselli e Monicelli per l’Italia<br />
e a Woody Allen, Ken Loach e altri<br />
grandi registi di ogni parte del pianeta<br />
l’Alleanza Mondiale del Cinema.<br />
Chissà se in quel momento Massimo<br />
ha ripensato a quelle mattinate all’Apollino<br />
di Ferrara, quando il mondo,<br />
visto da laggiù, gli sembrava lontano<br />
e incantato, eppure poteva guardarlo<br />
e addirittura viverci dentro lasciandosi<br />
trasportare dalle immagini e dalle<br />
storie del grande cinema…
RADIO/FILODIFFUSIONE<br />
CONTRAPPUNTO BESTIALE<br />
di Giacomo Ceccarelli<br />
A causa di ripetitori circolari a bassa potenza<br />
(perché installati nella città) e della<br />
non compressione audio, l’ascolto gratuito<br />
via radio della filodiffusione risulta<br />
piastrellato di cordiali ronzii e cicalecci.<br />
Rognosi walzer interferenziali che sembrano<br />
magicamente evocare spazi antichi,<br />
vecchi profumi e grammofoni polverosi.<br />
La minuzia e i preziosismi del palinsesto<br />
sono fiabeschi almeno quanto le voci<br />
che lo presentano: annunciatori senza<br />
volto e senza tempo con perfette cadenze<br />
e funamboliche dizioni d’ogni luogo sono<br />
l’unica presenza altra dalla musica. Poche<br />
voci posate ma decise, ormai familiari,<br />
che tendono all’immutabilità (eccetto<br />
rari raffreddori) dirigono e ammorbidiscono<br />
la mole di una programmazione<br />
quasi fetish per finezza e precisione.<br />
Era il 1958 quando la Rai creò il pacchetto<br />
Filodiffusione: trasmesso via doppino<br />
telefonico fu un balzo tecnologico comparabile<br />
all’avvento delle linee digitali ad<br />
alta velocità. E ancora oggi sono sei canali.<br />
I primi tre sono Radiouno, Radiodue e<br />
Radiotre; il quarto, che si chiama Filomusic,<br />
è il canale della musica definita<br />
“leggera” (pop internazionale, canzone<br />
italiana d’autore, successi del rock, qualche<br />
pillola di disco music e Round Midnight:<br />
novanta minuti di jazz nella notte);<br />
mentre il quinto e il sesto si sommano<br />
in un unico discorso tecnico e musicale<br />
dando vita al suggestivo programma<br />
Una giornata ascoltando la “sorella povera” delle onde radio, la filodiffusione,<br />
oggi sempre più dimenticata con lo sviluppo delle tecnologie digitali, delle<br />
radio via web, dei podcast. Due musicisti, Massimo Di Pinto e la giapponese<br />
Kiyomi Nakamura, curano la programmazione, che vanta alcuni titoli noti come<br />
Auditorium, 24 ore al giorno di musica classica senza stop, e Round Midnight,<br />
selezione jazzistica notturna.<br />
stereofonico Auditorium, che irradia musica<br />
classica senza spot, ventiquattro ore<br />
al giorno, trecentosessantacinque giorni<br />
l’anno. E’ quest’ultimo il vero fiore all’occhiello<br />
del servizio, un’oasi inalterata<br />
nella quale domina la musica, una certezza<br />
cristallizzata che non scende a patti<br />
con alcun sistema. Due musicisti, Massimo<br />
Di Pinto e la giapponese Kiyomi Nakamura,<br />
curano la programmazione,<br />
mentre le oniriche vocine amiche, più<br />
che annunciare, recitano a qualsiasi ora<br />
un rullo compressore di titoli organizzati<br />
in fior di rubriche e percorsi tematici<br />
molto di nicchia dai nomi oscuri e poeticamente<br />
anguilleschi: Cantus planus, K<br />
come Mozart, Non solo Danubio, Sillabario<br />
del Novecento, Contrappunto bestiale,<br />
Cantate, ninfe, Soli deo gloria, Dall’aulos<br />
alla zampogna e così via. Lo svolgersi<br />
del programma sembra svolazzare<br />
libero e privo di turbamenti tra opera,<br />
musica sinfonica, cameristica, canti gregoriani,<br />
avanguardie, musica per bande,<br />
da film, commedie musicali e così via.<br />
Inoltrandosi nei più remoti angoli della<br />
storia, dei luoghi e delle pronunce senza<br />
disdegnare occasionali incontri di generi<br />
confinanti con il jazz, il folk e la musica<br />
elettronica.<br />
Chiunque oggi può andare su Internet e<br />
seguire in streaming la Filodiffusione scaricando<br />
Real Audio, ma solo cinque fortunate<br />
città (Roma, Milano, Torino, Napoli<br />
e Ancona) hanno il privilegio di poter<br />
ascoltare gratis il quinto canale in FM.<br />
Spesso capita di sentire capolavori sempiterni<br />
da poggiarsi le mani in faccia, così<br />
come altrettanto spesso si guerreggia<br />
con indigeste sciroppate di Novecento<br />
spinto, guarnite di fantasiose forme - o<br />
difformità- sonore molto invasive.<br />
Ma è benaccetta costumanza di Auditorium<br />
donare una rara pregevolezza delle<br />
registrazioni proposte, anche delle più<br />
aggressive. Tutto sotto l’atipico dettame<br />
di emarginare l’illusione pubblicitaria e<br />
le dinamiche che ne derivano. La Filodiffusione<br />
è un laborioso micromondo,<br />
simile ad un vecchio carro armato che<br />
procede lento sull’infinito percorso di<br />
una maratona cominciata nel ’58, al cospetto<br />
di un’Italia ipnotizzata dai teleschermi.
VIVAmiti d’oggi<br />
Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia<br />
QUANDO<br />
JOYCE<br />
SCRIVEVA<br />
IN ITALIANO<br />
di Valerio Magrelli<br />
Esiste un’antica tradizione di opere<br />
letterarie composte in italiano da<br />
narratori stranieri, probabilmente<br />
sull’onda delle storiche strette<br />
relazioni tra il nostro paese e<br />
l’Europa, un omaggio all’Italia tra<br />
suggestioni classiche e viaggi da<br />
Grand Tour. Se ne occupa un recente<br />
libro di Furio Brugnolo intitolato La<br />
lingua di cui si vanta Amore. Scrittori<br />
stranieri in lingua italiana dal<br />
Medioevo al Novecento, che presenta<br />
una gran quantità di esempi illustri,<br />
da Milton a Quevedo, da Rabelais<br />
a Pound e Joyce.<br />
La letteratura italiana degli ultimi anni si<br />
è arricchita di nuove voci provenienti da<br />
paesi europei ed extraeuropei. Si è parlato<br />
a questo proposito di “scrittori migranti”,<br />
che hanno cioè attraversato<br />
l’esperienza dell’integrazione all’interno<br />
di una realtà culturale e linguistica diversa<br />
da quella di origine. Sarebbe improprio<br />
stabilire paragoni con quanto accade<br />
in Gran Bretagna o in Francia, paesi<br />
dove il passato coloniale ha favorito un<br />
sostanziale incremento del patrimonio<br />
letterario nazionale: basti pensare all’apporto<br />
fornito da autori asiatici da un<br />
lato (Rushdie, Naipul, Kureishi), caraibici<br />
o africani dall’altro (da Senghor fino<br />
a Glissant o Marie Ndaye). Certo, in area<br />
italiana la documentazione risulta ancora<br />
scarsa. Rispetto a questa apertura sull’avvenire,<br />
però, esiste anche un’antica<br />
tradizione che affonda le sue radici nel<br />
Medioevo, e che consiste nella formazione<br />
di un piccolo tesoro fatto di opere che<br />
vennero redatte in italiano da scrittori<br />
stranieri. Esiste insomma un “italiano in<br />
Europa” nato dalle fittissime relazioni fra<br />
il nostro paese e il continente. Proprio a<br />
questo sorprendente serbatoio poetico e<br />
narrativo si rivolge un acutissimo studio<br />
di Furio Brugnolo uscito da Carocci con<br />
il titolo La lingua di cui si vanta Amore.<br />
Scrittori stranieri in lingua italiana dal<br />
Medioevo al Novecento.<br />
Non che mancassero precedenti illustri,<br />
a cominciare dalle ricerche di Gianfranco<br />
Folena sull’italiano di Voltaire o di Mozart.<br />
Illuminante, d’altronde, fu già l’intuizione<br />
di Leopardi, deciso ad attirare<br />
l’attenzione sul “Menagio, Regnier Desmarais,<br />
Milton ecc. che scrissero e poetarono<br />
in lingua italiana”. Ma si trattò di<br />
semplici tasselli, mentre Brugnolo offre<br />
la prima sistematica presentazione del<br />
fenomeno. Dopo una ricca introduzione<br />
(in cui spiccano un inserto italiano di Ra-<br />
39<br />
VIVAVERDI<br />
belais e la pagina oscena che Diderot incluse,<br />
sempre in italiano, nei Gingilli indiscreti),<br />
il saggio passa a esaminare undici<br />
casi esemplari.<br />
Si comincia dal trovatore provenzale<br />
Raimbaut de Vaqueiras, con un contrasto<br />
bilingue (in provenzale e in genovese) e<br />
un discordo plurilingue (in provenzale,<br />
italiano, francese, guascone e galegoportoghese).<br />
Seguono due francesi,<br />
Louise Labé e Michel de Montaigne, una<br />
con il ricorso alla forma-sonetto, l’altro<br />
con alcuni stralci del suo Viaggio in<br />
Italia. E’ poi la volta del sommo Quevedo,<br />
con un “soneto en toscano”, cui segue<br />
John Milton. Se altri nomi saranno<br />
meno noti al grande pubblico, come<br />
quelli di Christina Rossetti, Viaceslav<br />
Ivanov, Ghiorgos Sarandaris o Murilo<br />
Mendes, restano impressionanti le ultime<br />
due presenze, quelle di James Joyce<br />
e di Ezra Pound.<br />
Nel primo caso, con l’autotraduzione di<br />
due passi di Finnegans Wake (l’inizio e<br />
la fine di Anna Livia Plurabella), siamo<br />
di fronte, osserva Brugnolo, alla testimonianza<br />
forse più celebre e stupefacente<br />
di letteratura italiana fuori d’Italia:<br />
“Trasponendo nella nostra lingua<br />
l’arduo e composito tessuto linguistico<br />
della sua opera estrema, Joyce fornisce<br />
un inarrivabile esempio di come si possa<br />
rinnovare radicalmente la lingua d’arrivo<br />
restando profondamente fedele alla<br />
lingua di partenza”. Quanto ai due<br />
canti di Pound, il 72 e il 73, Brugnolo li<br />
definisce addirittura come il più notevole<br />
esempio, nella letteratura italiana<br />
del Novecento, di poesia epica, “ma si<br />
tratta, né più né meno, di epica fascista”.<br />
Al di là del giudizio politico, rimane<br />
il fatto che questi scrittori volessero<br />
rendere omaggio alla nostra lingua, e<br />
insieme, così facendo, le recassero doni<br />
tanto inattesi quanto preziosi.
VIVAVERDI<br />
40<br />
cinema<br />
I 60 ANNI DI FILMCRITICA<br />
DA GODARD<br />
A CAMERON<br />
di Franco Montini<br />
Quando nel dicembre 1950 uscì il primo<br />
numero di Filmcritica, che in copertina<br />
aveva una fotografia di Farley Granger e<br />
Adele Jergens, tratta dal film La porta dell’inferno<br />
di Mark Robson, Edoardo Bruno<br />
aveva 22 anni. Da allora la direzione della<br />
rivista non è mai cambiata e anche oggi<br />
il fondatore continua a lavorare alla sua<br />
creatura con l’entusiasmo di un ragazzino.<br />
“Il segreto della longevità di Filmcriticaspiega<br />
Edoardo Bruno, docente universitario<br />
di storia del cinema ed autore nel<br />
1969 di un film come regista, intitolato La<br />
sua giornata di gloria- sta proprio nella voglia<br />
e nella scelta di dedicare la maggior<br />
parte del mio tempo e delle mie energie<br />
creative alla rivista. Confesso che Filmcritica<br />
è la cosa che più mi ha interessato e alla<br />
quale ho sacrificato, senza alcun rimpianto,<br />
numerose occasioni di lavoro e di<br />
carriera.<br />
Ma naturalmente -prosegue Bruno-<br />
Filmcritica non sarebbe potuta vivere tutti<br />
questi anni e continuare a godere di buona<br />
salute, se non avessimo potuto contare<br />
sull’apporto di molti collaboratori illustri<br />
e prestigiosi, a cominciare proprio dalla<br />
nascita. La rivista, infatti, poté avvalersi<br />
della protezione e dell’incitamento di tre<br />
Per il cinema sessant’anni rappresentano uno spazio temporale equivalente ad<br />
un’era glaciale. Fra il cinema del 1950 e quello di oggi le differenze sono abissali,<br />
sia sul versante artistico, che tecnologico, che economico. In questi sessant’anni è<br />
cambiato il linguaggio del cinema; sono tramontati generi di successo e ne sono<br />
nati di nuovi ed inediti; si è registrata una rivoluzione per ciò che riguarda le<br />
tecniche di ripresa e le modalità produttive; sono profondamente mutate le forme<br />
di consumo dei film. Insomma qualsiasi confronto è impossibile, perché ci<br />
troviamo di fronte a due mondi distanti anni luce, senza alcun elemento in<br />
comune, tranne l’eccezione di una rivista, Filmcritica; perché la pubblicazione,<br />
fondata da Edoardo Bruno, che nacque proprio in quel cinematograficamente<br />
lontanissimo 1950, continua regolarmente ad uscire ed ha brillantemente superato<br />
il seicentesimo numero. Ne parliamo col suo direttore.<br />
sacri numi tutelari: il regista Roberto Rossellini,<br />
il filosofo Galvano Della Volpe e il<br />
critico Umberto Barbaro. La presenza di<br />
queste tre figure, tre intellettuali difficilmente<br />
etichettabili, tutti nel proprio campo<br />
in qualche modo eretici, prefigura la<br />
caratteristica saliente della politica culturale<br />
di Filmcritica, che si batte per il buon<br />
cinema, aborrendo ogni ideologismo, spaziando<br />
a 360° in tutti i continenti, mescolando<br />
interessi e attenzione per la produzione<br />
di Hollywood e per quello che fu il<br />
cinema sovietico; per il classicismo e la<br />
sperimentazione; con una particolare sensibilità<br />
a cogliere il nuovo e l’emergente”.<br />
In effetti consultando anche sommaria-<br />
La copertina del primo numero della famosa<br />
rivista cinematografica fondata e diretta fino ad<br />
oggi da Edoardo Bruno. Sui 60 anni della rivista è<br />
uscita in questi giorni una bella antologia dal titolo<br />
Il senso come rischio Le mani editore<br />
mente la collezione di Filmcritica, ci si accorge<br />
che gli autori di culto della rivista sono<br />
numerosi e assai diversi fra loro. Sul<br />
fronte del cinema italiano, i registi sicuramente<br />
più amati sono stati e sono Rossellini,<br />
Pasolini, Bellocchio; per ciò che riguarda<br />
gli stranieri si va da Robert Bresson<br />
e Jean-Luc Godard, ad Alfred Hitchcock<br />
e Clint Eastwood; da Orson Welles<br />
e Manuel de Oliveira, a Straub/Huillet e<br />
Raoul Ruiz; da Blake Edwards ad Amos<br />
Gitai. A conferma delle predilezioni di<br />
Filmcritica basterebbe, del resto, scorrere<br />
l’elenco del premio “Maestri del Cinema”,<br />
ideato dalla rivista con l’appoggio del<br />
Comune di Roma, che, in tredici anni, ha
premiato anche Billy Wilder, Vincent Minnelli,<br />
Stanley Donen, Roman Polanski e<br />
Martin Scorsese.<br />
“Filmcritica- fa notare Bruno- ha sempre<br />
preferito assumere il rischio di una critica<br />
militante, esercitata sui film, senza troppi<br />
salvagenti teorici, nella convinzione che<br />
i film siano parte integrante e determinante<br />
della teoria stessa, che essi, anzi,<br />
possano contribuire a fondarla, più che riceverne<br />
legittimazione a posteriori”. Come<br />
scrive Alessandro Cappabianca, uno<br />
dei più assidui collaboratori della rivista<br />
nella postfazione al volume Senso come<br />
rischio/60 anni di Filmcritica, appena<br />
pubblicato da Le Mani, in occasione dell’<br />
anniversario: “Questo spiega perché, nel<br />
periodo di maggior virulenza accademica<br />
di mode tipo ‘semiotica e/o psicanalisi’, la<br />
rivista non se ne lasciasse sommergere,<br />
pur ospitando importanti contributi di<br />
C.Metz (Sulla connotazione), Bellocchio<br />
(Cinema come terapia), Sainati (La semiotica<br />
del film e il problema del sentire),<br />
ecc. Sul piano della psicanalisi, l’incontro<br />
con certe formulazioni lacaniane era in una<br />
certa misura inevitabile, ma teniamo a sottolineare<br />
il contributo originale apportato<br />
in proposito da un outsider come Matte<br />
Blanco (come si evince dal suo intervento<br />
Sulla creazione artistica). Analogamente<br />
all’infatuazione per il presunto<br />
‘cinema politico’, che aveva portato a<br />
sopravvalutazioni e grosse cantonate, la<br />
rivista era sfuggita grazie alla nozione<br />
di cinema ‘poetico-politico’, che intendeva<br />
significare l’illusorietà di veicolare<br />
qualunque contenuto progressista<br />
o rivoluzionario senza contemporaneamente<br />
modificare o rivoluzionare<br />
le forme del linguaggio”.<br />
Come si legge nel numero 1 della rivista,<br />
la prima redazione di Filmcritica era ubicata<br />
a Roma in via Aurelio Saffi 20. “Eraspiega<br />
ancora Bruno- la casa di mia madre<br />
e in una stanzetta ci riunivamo per discutere<br />
dei film e impostare il timone di<br />
ciascun numero. Fra i primi e più assidui<br />
collaboratori ricordo Callisto Cosulich,<br />
Nino Ghelli, Virgilio Tosi, Enrico Rossetti.<br />
La distribuzione e la diffusione della<br />
rivista era affidata alla Federazione dei<br />
Circoli del Cinema, all’epoca un circuito<br />
di cineclub e cineforum, legato al PCI, assai<br />
attivo e diffuso su tutto il territorio nazionale.<br />
Da molti anni la redazione, sempre<br />
romana, si è trasferita in piazza del<br />
Grillo 5, mentre lo storico archivio della<br />
rivista, ricchissimo di immagini, documenti<br />
e materiali vari, è stato recentemente<br />
donato al Museo del Cinema di Torino,<br />
che sta provvedendo alla sua catalogazione<br />
e digitalizzazione.<br />
L’importanza culturale di Filmcritica è fuori<br />
discussione; anche se le riviste cinematografiche<br />
italiane non hanno avuto lo stesso<br />
peso e la stessa importanza di analoghe<br />
pubblicazioni prodotte in altri paesi, si<br />
pensi solo ai Cahiers du cinema in Francia,<br />
è grazie a Edoardo Bruno e al suo gruppo<br />
che nel nostro paese si sono potuti conoscere<br />
testi altrimenti destinati a restare<br />
ignoti. Fu proprio Filmcritica a pubblicare<br />
in un apposto quadernetto negli anni<br />
’50 Il verosimile filmico, un fondamentale<br />
testo di Della Volpe e La poesia del<br />
film di Barbaro, titolo quasi sacrilego per<br />
un testo a firma di un giornalista che all’epoca<br />
era il critico de L’Unità. Ma sulla<br />
rivista sono apparse anche illuminanti interventi<br />
di André Bazin; di Sergej Eizenstejn<br />
quando in Italia non sia era ancora<br />
pubblicato nulla; di Tullio Kezich, che, con<br />
un articolo sul western, suscitò un lungo<br />
dibattito a proposito del realismo nel cinema<br />
americano. Un’altra firma che ricorre<br />
spesso sulla rivista è quella di Pier<br />
Paolo Pasolini: “Lo incontrai per la prima<br />
volta -ricorda Bruno- alla festa per il numero<br />
100 della rivista, che organizzammo<br />
presso la galleria d’arte di Mario Penelope<br />
a via Margutta. Non so come, arrivò anche<br />
Pasolini, il quale ci esternò tutta la sua<br />
ammirazione e il suo interesse per il no-<br />
41<br />
stro lavoro e si offrì di scrivere qualcosa<br />
per noi. Da allora ci fu sempre molto vicino<br />
e si mostrò assai disponibile a intervenire<br />
anche per incontri, dibattiti, tavole<br />
rotonde. Non posso dimenticarne una assai<br />
interessante organizzata con lui e con<br />
Mauro Bolognini”.<br />
Ma la redazione di Filmcritica è stata anche<br />
una palestra di serrati confronti culturali,<br />
dove si sono formati e sono cresciute<br />
intere generazioni di critici destinati a più<br />
vari e diversi approdi. Negli anni più intensi<br />
della contestazione, poco prima del<br />
mitico 1968, si registrò anche una sorta di<br />
fuoriuscita dalla rivista con un gruppo di<br />
allora giovani critici, Adriano Aprà, Luigi<br />
Faccini, Maurizio Ponzi, Stefano Roncoroni,<br />
che abbandonarono polemicamente<br />
Filmcritica per dar vita all’intensa e breve<br />
stagione di un’altra rivista di tendenza<br />
Cinema e Film.<br />
Infine sarebbe interessante sapere come,<br />
dal 1950 ad oggi, si sia modificato il rapporto<br />
fra Filmcritica e il proprio pubblico.<br />
“E’ una domanda alla quale- fa notare<br />
Edoardo Bruno- non è affatto semplice rispondere.<br />
Filmcritica, come del resto tutte<br />
le riviste italiane di cinema, ha avuto e<br />
continua ad avere una diffusione limitata.<br />
Da tempo immemorabile abbiamo dovuto<br />
rinunciare ad una distribuzione nelle<br />
edicole ed oggi sta diventando sempre più<br />
complicato essere presenti anche nelle librerie.<br />
Direi che il rapporto con i lettori è<br />
cambiato nella misura in cui si è trasformata<br />
la cinefilia, fino a qualche anno fa,<br />
molto rigorosa, oggi per fortuna, più aperta,<br />
più spensierata, più disponibile al confronto,<br />
senza più l’ostracismo nei confronti<br />
di tutto ciò che raggiunge un successo popolare,<br />
come se questa cosa fosse necessariamente<br />
sinonimo di scarsa qualità e<br />
nessun interesse. In uno degli ultimi numeri<br />
della rivista, ci siamo ampiamente<br />
occupati di un film come Avatar; in tempi<br />
passati, riuscire a scrivere del film di Cameron<br />
sarebbe stato meno scontato”.<br />
VIVAVERDI
VIVAVERDI<br />
42<br />
personaggi<br />
RADIO<br />
I MIEI VENTICINQUE ANNI<br />
DAVANTI A UN MICROFONO<br />
di Fiamma Satta<br />
Il primo programma cui presi parte (La<br />
strana casa della formica morta) fu frutto<br />
di sperimentazione estiva (luglio, agosto<br />
e settembre) fortemente voluta dal<br />
Direttore di allora, Corrado Guerzoni e<br />
dalla sig.ra Lidia Motta, storico capostruttura<br />
di Radio2. Affidarono tre ore di<br />
diretta pomeridiana, fra parole e musica<br />
a cinque ragazzi che avrebbero dovuto fingere<br />
di essere rinchiusi in una casa di<br />
campagna, lontani da amici e parenti. Lì<br />
avrebbero messo alla prova la loro compatibilità,<br />
le loro idiosincrasie, le loro capacità<br />
o incapacità nella preparazione di<br />
idee e materiali audio per un programma<br />
che sarebbe andato in onda in ottobre.<br />
Inoltre le loro personali unicità, così lontane<br />
le une dalle altre in fatto di scelte<br />
musicali e non, avrebbero composto tendenze<br />
e gusti giovanili, tutto all’insegna<br />
della diversità come valore. I cinque erano<br />
“inconsapevoli” di essere continuamente<br />
spiati dalla rete con microfoni nascosti<br />
nella casa, in modo che quel loro<br />
stare insieme e quei loro goffi tentativi di<br />
preparazione del futuro programma autunnale<br />
rappresentavano in realtà la diretta<br />
del programma stesso. Oggi è inevitabile<br />
trovare in quell’idea assoluta-<br />
Mi son seduta per la prima volta in vita mia davanti ad un microfono di Radio2<br />
il primo luglio 1985 e mi sono alzata il primo gennaio 2010: venticinque anni<br />
dopo. Una semplice informazione che non serve ad introdurre anniversari o<br />
autocelebrazioni, ma la mia obiettiva opportunità di osservare sul campo<br />
alcuni cambiamenti radiofonici di questi ultimi venticinque anni. Ad esempio la<br />
scomparsa dei rumori, importante ausilio dell’immaginazione e la mancanza di<br />
pause nella conduzione, due dei tanti fattori di un’omologazione dei programmi<br />
radiofonici che puntano ormai, invariabilmente, sull’intervento quotidiano degli<br />
ascoltatori tra mail, sms e telefonate.<br />
mente folle un’eco anticipatrice del Grande<br />
fratello, ma allora la follia di quello<br />
strampalato programma aveva un nome:<br />
sperimentazione. Ma un po’ di ardimento,<br />
di ottimismo e di follia non sono forse<br />
alla base di ogni esperimento? All’epoca,<br />
dunque, davanti ai miei occhi avvenivano<br />
continuamente sperimentazioni<br />
fra i giovani aspiranti autori-conduttori,<br />
con la consapevolezza che i giovani<br />
costituiscono energia vitale che spinge in<br />
avanti il mondo, rivoluzionandolo. Ricordo<br />
bene come storcevo la bocca davanti<br />
ai suggerimenti di chi pretendeva<br />
tra uno spazio e l’altro, una situazione e<br />
l’altra, i cosiddetti “siparietti”. Solo la parola<br />
mi faceva rabbrividire. E allora spingevamo,<br />
noi giovani di allora, sempre un<br />
Fiamma Satta coautrice e conduttrice insiema a Fabio<br />
Visca della notissima trasmissione radiofonica<br />
Fabio e Fiamma in onda su Radio Rai 2 dal 1987<br />
Foto Patrizia Savarese<br />
poco più in là la volontà di annullare quei<br />
benedetti “siparietti” considerandoli reperti<br />
di antiquariato. E venivano inventati<br />
nuovi modi di rivolgersi al pubblico,<br />
magari anche con la rappresentazione di<br />
un finto privato che fosse in grado di<br />
esprimere i cambiamenti reali della società.<br />
Ed è così che sono nate le sit-com<br />
quotidiane di Fabio e Fiamma che hanno<br />
raccontato, per esempio, lo stato dei<br />
single e successivamente la crisi della<br />
coppia, in varie formule: dalla litigiosa<br />
convivenza in casa di due amici non legati<br />
sentimentalmente, alla litigiosa convivenza<br />
dei medesimi davanti ai microfoni<br />
di uno studio radiofonico, alle prese<br />
con una folle e surreale “Posta del cuore”,<br />
in cui i loro problemi tragicomici
(fiction) erano preponderanti rispetto a<br />
quelli degli ascoltatori (realtà). Così, sotto<br />
lo sguardo attento di Sergio Valzania, a<br />
lungo direttore di Radio2, Fabio e Fiamma<br />
e la trave nell’occhio ha raccontato una<br />
lunga storia seguendo il filo continuo delle<br />
1800 puntate di una sit-com a due voci<br />
e centinaia di personaggi, e scritta quotidianamente.<br />
Senza mai perdere di vista<br />
una lontana ma ben precisa provenienza:<br />
conservo ancora molto gelosamente<br />
una cassetta audio che la signora Motta,<br />
nel febbraio del 1987, ci consegnò con<br />
aria solenne alla vigilia del primo Fabio e<br />
Fiamma, suggerendoci di ascoltarla (in<br />
realtà era un ordine!). Conteneva un paio<br />
di formidabili sketch interpretati da<br />
Rina Morelli e Paolo Stoppa nei panni di<br />
“Eleuterio e Sempre mia”, nel Gran Varietà<br />
di Radio2. E’ banalmente vero che<br />
ogni rivoluzione si trasforma pian piano,<br />
ma inesorabilmente, in tradizione, però<br />
ritengo che nella radiofonia, di rivoluzione<br />
in rivoluzione, forse qualcosa di<br />
prezioso si sia comunque perso per strada.<br />
Per esempio i rumori. Ma è un vero<br />
peccato averne fatto a meno perché essi<br />
sono fondamentali per evocare un’atmosfera<br />
e per stimolare l’immaginazione di<br />
chi ascolta, che non può e non deve essere<br />
esclusivamente riservata e relegata alla<br />
domanda: “che aspetto avrà quel conduttore,<br />
quella conduttrice?”. Proprio<br />
perché viviamo in un mondo stracolmo<br />
di immagini sarebbe stato forse opportuno<br />
mantenerne privo lo spazio radiofonico<br />
(webcam permettendo!).<br />
I rumori sono in grado di mostrare davvero<br />
quel che sta avvenendo in quel momento,<br />
in quello spazio radiofonico. A<br />
questo proposito mi viene in aiuto il teatro:<br />
la versione televisiva del 1962 di Sabato,<br />
Domenica e Lunedì di Eduardo De<br />
Filippo andò irrimediabilmente perduta<br />
per la disattenzione di un funzionario<br />
che registrò, su quel nastro prezioso, altro<br />
materiale. Fortunatamente ne esiste<br />
una versione radiofonica conservata gelosamente<br />
dalle Teche Rai. Alla fine del<br />
primo atto Rosa, la straordinaria Regina<br />
Bianchi, è sola in cucina. Nel testo della<br />
commedia Eduardo scrisse questa didascalia:<br />
“Ora va alla dispensa e trae da essa<br />
una cartata di maccheroni di zita e una<br />
grande insalatiera. Sempre lentamente<br />
si avvicina al tavolo e si dispone a spezza-
VIVAVERDI<br />
44<br />
personaggi<br />
re i maccheroni. Il sipario scende lentamente<br />
e allontana insieme ai singhiozzi<br />
repressi della donna e qualche frase mozza,<br />
pure quel tinnire allegro e promettente<br />
degli ziti spezzati che la mano esperta<br />
lascia cadere nella grande stoviglia di<br />
porcellana.” E davvero, ascoltando la versione<br />
radiofonica di Sabato, Domenica e<br />
Lunedì, quel “tinnire allegro”, quel piccolo<br />
rumore cadenzato nel vuoto radiofonico,<br />
diventa straordinario e mostra<br />
tutta la solitudine e la tristezza della protagonista.<br />
Tornando all’oggi, ricordo sempre<br />
con piacere l’uso geniale che Fiorello<br />
ha sempre fatto del rumore in radio.<br />
Ne ebbi la netta percezione un giorno che<br />
ho assistito in sala B ad una puntata di Viva<br />
RadioDue: era ospite Daniel Ezralow,<br />
il noto ballerino-coreografo che fu convinto<br />
da Fiorello a inscenare con lui un<br />
balletto “radiofonico” salendo insieme<br />
su fogli di giornale stesi per terra. Un paio<br />
di microfoni erano stati abbassati all’altezza<br />
delle loro scarpe e quando i due<br />
hanno cominciato a ballare tenendo i piedi<br />
più incollati possibile a terra, i giornali<br />
strusciati in quel modo producevano<br />
una particolarissima sonorità... Ricordo<br />
bene anche quella volta che Fiorello irruppe<br />
in studio mentre eravamo in diretta<br />
portando in dono un grande uovo di<br />
Pasqua in segno di augurio. Mi sedette accanto<br />
e volle stropicciare vicino al microfono<br />
la carta stagnola con cui era avvolto<br />
l’uovo “per far sentire agli ascoltatori” il<br />
rumore prodotto e farli partecipare così<br />
alla “verità” e all’atmosfera di quel momento<br />
gioioso. A parte Fiorello, la percezione<br />
del valore del rumore in radio è andata<br />
quasi completamente perduta, e i rumori<br />
sono stati archiviati, e addirittura<br />
sconsigliati come inutili accessori.<br />
C’è anche un altro elemento che è pian<br />
piano sparito dall’etere: le pause durante<br />
un discorso, un dialogo, un semplice<br />
commento. Ovviamente in radio il vuoto<br />
è spaventoso, ma la pausa, quando non è<br />
eccessivamente prolungata, non è sempre<br />
un vuoto perché può rappresentare<br />
un momento di riflessione, un ripensamento,<br />
può far immaginare un tormento<br />
interno, può precedere uno scoppio di<br />
risa, può essere voluta per sottolineare<br />
ironia o disappunto, può far intendere<br />
intenzioni nascoste o far immaginare un<br />
sottotesto, può insomma far trapelare il<br />
reale stato d’animo del conduttore. Una<br />
giusta pausa può concorrere quindi a rafforzare<br />
la magnifica e auspicabile intimità<br />
con gli ascoltatori, attenti e ben attrezzati<br />
ad interpretare anche il significato<br />
di un sospiro. Eppure ormai la parola<br />
d’ordine per i conduttori sembra essere<br />
“chi si ferma è perduto”, in una ricerca<br />
spasmodica e frenetica di ritmo, rapidità,<br />
velocità. Il risultato è un’omologazione<br />
del cosiddetto “sound” in cui tutti<br />
parlano con gli stessi ritmi, con cadenze<br />
simili, con la stessa velocità. Ciò che è<br />
invece aumentato a dismisura è l’uso pubblico<br />
del privato. Mi riferisco all’intervento<br />
massiccio degli ascoltatori che, attraverso<br />
mail, sms e telefonate, si raccontano,<br />
determinano tendenze e rappresentano<br />
ormai l’ossatura sostanziale<br />
dei programmi che sono fatti da loro e<br />
non più scritti da autori, per loro. Così il<br />
lavoro stesso degli autori risulta notevolmente<br />
ridotto ma, ancora una volta, si rischia<br />
un’ulteriore omologazione dei programmi<br />
la cui struttura risulta molto simile<br />
(lancio del tema, interventi degli<br />
ascoltatori) e il risultato è una certa uniformità<br />
della programmazione. Credo che<br />
fra i compiti di un autore, soprattutto<br />
quelli che lavorano nel servizio pubblico,<br />
ci dovrebbe essere l’impegno di mettere<br />
la propria creatività e professionalità<br />
proprio al servizio del pubblico, e non<br />
il contrario. Dal 2005 anche l’ultima formula<br />
di Fabio e Fiamma si è dovuta adeguare<br />
a questa tendenza (mi viene in<br />
mente lo slogan arboriano “non capisco<br />
ma mi adeguo”) e son stati abban-<br />
donati personaggi, situazioni surreali e<br />
non, storie, ambientazioni, rumori per<br />
dedicarsi esclusivamente alla posta del<br />
cuore, con i relativi commenti telefonici<br />
degli ascoltatori.<br />
Per concludere, nel corso di questi 25 anni<br />
davanti ai microfoni di Radio2 qualcosa<br />
invece non è cambiato mai: la mia convinzione<br />
che la radio non è assolutamente<br />
mai stata “la sorella povera della televisione”<br />
e mai lo sarà, ma se proprio deve<br />
pregiarsi di una parentela allora sì, è<br />
quella con il teatro. Anche per questo mi<br />
ha sempre fatto un po’ sorridere chi ha<br />
pensato di rivoluzionare la radio portandovi<br />
dentro “i televisivi”. Il percorso è<br />
sempre stato poco fruttuoso perché la radio<br />
possiede ciò che alla tv mancherà<br />
sempre, la capacità di stimolare nel pubblico<br />
l’immaginario. E perché chi vive di<br />
sola immagine si troverà forse un po’ a<br />
disagio nel regno della parola. Anche il<br />
percorso inverso mostra notevoli difficoltà,<br />
per questo è stato spesso molto difficile<br />
trasportare in tv programmi radiofonici<br />
di successo, a volte impossibile. E’<br />
riuscito a pochissimi, forse solo a Fiorello,<br />
ma lui è un caso a parte, un’eccezione<br />
che conferma non solo la sua indiscutibile<br />
bravura (sia davanti ad un microfono,<br />
ad una telecamera o alla platea di un<br />
teatro) ma anche la regola dei difficili travasi<br />
dalla radio alla tv e viceversa.<br />
Vorrei finire esprimendo una mia convinzione<br />
nata dall’esperienza di autrice e<br />
conduttrice: gli ascoltatori radiofonici<br />
non sono affatto un “pubblico bue” ma,<br />
al contrario, sanno ben apprezzare l’intrattenimento<br />
intelligente, divertito e divertente,<br />
fatto da creatività, cultura, poesia,<br />
garbo e ironia. E che sia perciò fondamentale<br />
responsabilità dell’autore radiofonico<br />
(e televisivo) offrire tutto questo.<br />
E poi, in fondo, è risaputo che scrivere<br />
è facilissimo: basta sedersi davanti<br />
al computer finché la fronte non comincia<br />
a sanguinare…
VIVAidee<br />
foto Paolo Ranzani<br />
APPUNTI & CONTRAPPUNTI<br />
SE LA SIAE MANCA<br />
DI COMUNICAZIONE<br />
E NON SE NE<br />
ACCORGE<br />
di Gianni Minà<br />
Nell’ultima riunione dell’Assemblea<br />
della <strong>Siae</strong> è stato deciso il passaggio<br />
della periodicità di Vivaverdi, da<br />
bimestrale a trimestrale, per ridurre i<br />
costi. Io ho votato contro e qui provo<br />
a spiegare perché.<br />
Ad un certo punto dell’ultima Assemblea<br />
della <strong>Siae</strong>, in un momento di stanca dopo<br />
quasi tre ore di discussioni snervanti sugli<br />
assetti futuri e i problemi attuali dell’azienda,<br />
è stato posto in votazione anche<br />
l’argomento riguardante la riduzione dei<br />
costi di Vivaverdi.<br />
Noi del comitato editoriale ne avevamo<br />
parlato nelle settimane precedenti con il<br />
direttore generale, dott. Blandini, facendo<br />
l’elenco di tutte le iniziative che si potevano<br />
intraprendere per raggiungere questo<br />
obiettivo. Riduzione del formato, incontro<br />
con la direzione delle Poste per possibili<br />
agevolazioni, visto che quella della<br />
spedizione è la spesa più alta del bilancio<br />
della nostra rivista, razionalizzazione delle<br />
spese grafiche e tipografiche, ricerca di<br />
sponsor, riduzione delle uscite di Vivaverdi<br />
da bimestrale a trimestrale.<br />
Quest’ultima era da parte nostra l’eventualità<br />
meno auspicabile, per tanti e chiari<br />
motivi che più avanti spiegheremo, e che<br />
quindi reputavamo dovesse essere l’ultima<br />
delle azioni da intraprendere. La riduzione<br />
delle uscite è stata invece votata, con<br />
il voto contrario del sottoscritto e l’astensione<br />
di Antonella Bolelli-Ferrera, senza<br />
che ci fosse una preventiva discussione,<br />
credo per stanchezza di tutti, anche mia<br />
che sono l’unico del comitato editoriale ad<br />
essere membro dell’Assemblea.<br />
Pochi minuti dopo questa votazione ho,<br />
però, recuperato e riproposto il tema interrompendo<br />
la discussione già in corso<br />
sul successivo argomento all’ordine del<br />
giorno e ho capito che molti degli stessi<br />
membri che avevano votato quella diminuzione<br />
alla circolazione di Vivaverdi erano<br />
già perplessi su una decisione che penso<br />
di poter definire autolesionistica.<br />
Avevamo già attuato, nell’ultimo numero,<br />
la riduzione del formato e delle spese<br />
di tipografia e grafica. Pensavamo, così,<br />
di dover aspettare il risultato degli incontri<br />
con le Poste o con i possibili sponsor<br />
prima di prendere qualunque altra decisione,<br />
ma evidentemente non c’è stata<br />
possibilità di chiarire adeguatamente ai<br />
membri dell’Assemblea il nocciolo del<br />
problema.<br />
Un nocciolo che, come iscritto a cinque<br />
sezione dell’azienda, come componente<br />
dell’Assemblea per la sezione Olaf e come<br />
militante da cinquant’anni del mondo dei<br />
media, ho individuate, in sintonia con i<br />
colleghi del comitato editoriale, proprio<br />
nella mancanza di una adeguata comunicazione<br />
della <strong>Siae</strong> con l’esterno.<br />
Ma come? Siamo un’azienda assediata, che<br />
non riesce a chiarire con l’esterno i sacrosanti<br />
diritti di chi produce opere di inge-<br />
45<br />
VIVAVERDI<br />
gno e la prima cosa che facciamo è quella<br />
di diminuire la circolazione della nostra<br />
rivista, che non è solo l’unico mezzo di informazione<br />
sulla vita e sulle esigenze della<br />
<strong>Siae</strong>, ma anche l’unica rivista di cultura<br />
musicale, cinematografica, letteraria, televisiva,<br />
teatrale, e di arti grafiche e figurative<br />
che affronta con un tono elevato il<br />
racconto di questo mondo.<br />
Oltretutto la difesa della cultura, al di là di<br />
qualunque interesse, è la risorsa indiscutibile<br />
che giustifica la nostra stessa esistenza<br />
come Società Autori ed Editori.<br />
Siamo infatti un’associazione che, semmai,<br />
avrebbe bisogno di un incremento<br />
più consistente, di investimenti nella<br />
comunicazione e non di una riduzione<br />
degli spazi.<br />
Ci sono tanti altri settori dove si può risparmiare<br />
o tanti altri modi di farlo, come<br />
ad esempio tentare di far uscire Vivaverdi<br />
allegato ad un quotidiano nazionale.<br />
Infine, per esperienza diretta, come piccolo<br />
editore, voglio segnalare che nel caso<br />
in cui si pensasse di mettere Vivaverdi<br />
nel web, bisognerebbe prendere atto che<br />
questa scelta presupporrebbe, attualmente,<br />
un incremento e non una riduzione di<br />
costi a causa del personale necessario ad<br />
una simile operazione.<br />
Ridurre ora le uscite di Vivaverdi, insomma,<br />
significherebbe trasmettere un segnale<br />
di precarietà, non di buona salute<br />
dell’azienda.<br />
I media già ci ignorano o ci indicano incorrettamente<br />
come sfruttatori dei giovani<br />
clienti del nostro prodotto. Vi sembra<br />
opportuno, chiedo allora alla base associativa,<br />
rinunciare anche solo a due numeri<br />
in più all’anno dell’unica pubblicazione<br />
che spiega il nostro mondo, i nostri<br />
problemi e racconta parte della storia della<br />
cultura italiana con una tiratura, ogni<br />
numero, di centomila lettori di partenza?<br />
g.mina@giannimina.it
VIVAVERDI<br />
46<br />
musica<br />
INTERVISTA A FABRIZIO DE ROSSI RE<br />
TRA JAZZ E TRADIZIONE<br />
di Cristina Wysocki<br />
Mio padre, avvocato, era anche un pianista<br />
di jazz. Stimolato da lui come jazzista,<br />
sono molto legato all’improvvisazione,<br />
a una artigianalità di famiglia un<br />
po’ spicciola, su cui però si è innestato<br />
il fattore tecnico, dato dal conservatorio:<br />
le due strade hanno una forza viva,<br />
che mi serve a realizzare quello che più<br />
mi interessa. La pratica artigianale legata<br />
all’improvvisazione e la scrittura<br />
fatta di nozioni tecniche, di strutture,<br />
di forma, mi hanno messo nelle condizioni<br />
di crearmi una strada originale,<br />
che può essere bella, può piacere o no,<br />
ma essere comunque personale, per cui<br />
scrivo sempre più spesso musica che è<br />
vicina a quella che improvviso. Ho dei<br />
grandi predecessori sotto quest’aspetto,<br />
a partire da Chopin, la cui musica è<br />
tutta una trascrizione delle sue improvvisazioni,<br />
strutturate poi in un tema e<br />
uno sviluppo, o anche Debussy, in grado<br />
di improvvisare tranquillamente per<br />
ore. Compositori che hanno un certo<br />
spirito jazzistico. La scrittura musicale,<br />
da metà dell’800 in poi, ha fatto un po’<br />
da padrona, con una scuola intimamente<br />
legata alla partitura, mentre in tutti i secoli<br />
precedenti la pratica improvvisati-<br />
Ha scritto lavori cameristici e opere radiofoniche, teatro musicale e colonne<br />
sonore di scena. Più che di ricerca, nel caso di Fabrizio De Rossi Re, bisogna<br />
parlare della realizzazione effettiva di uno stile personalissimo, di una sintesi<br />
che innesta il jazz sulla tradizione, l’improvvisazione sulla notazione in<br />
partitura, il teatro antico su un teatro dinamico, ‘performativo’. Un talento<br />
multiforme che si esprime in tante diverse proposte concrete per il futuro della<br />
composizione musicale.<br />
va era fondamentale. Tutto ciò mi ha<br />
aiutato anche per il teatro musicale. Più<br />
che a un teatro museale come si usa fare,<br />
cioè l’opera con tutti gli orpelli tipici,<br />
come i cantanti e l’orchestra, credo<br />
in un teatro che fa paradossalmente riferimento<br />
al teatro più antico. Nelle partiture<br />
della scuola napoletana, Leo, Jommelli,<br />
Paisiello, c’erano degli spazi immensi<br />
per l’improvvisazione e per l’armonizzazione<br />
al basso continuo. Io ho<br />
adottato questa pratica in tutto il mio<br />
teatro abbastanza recente, dal 2002 in<br />
poi, sempre con musicisti dentro alla<br />
scena, proprio per permettere questo<br />
spirito performativo.<br />
Lei dimostra un certo interesse per i<br />
timbri degli strumenti a fiato, un timbro<br />
che si collega alla voce, quindi alla<br />
vocalità e al teatro…<br />
Il filo rosso è assolutamente giusto. Vi-<br />
sta la mia formazione di base jazzistica,<br />
il suono dello strumento a fiato è una<br />
componente importante della mia logica<br />
musicale. Nel jazz l’uso della voce<br />
è abbastanza strumentale e le grandi<br />
cantanti, come Ella Fitzgerald, hanno<br />
una duttilità grandissima, piegano anche<br />
una canzone semplice a una drammaturgia.<br />
Questo, per me, è già teatro<br />
puro. Sono un musicista che si muove<br />
nelle pieghe di un mondo che offre una<br />
tavolozza estremamente ricca. Il teatro<br />
è un passo immediatamente successivo,<br />
perché un teatro che funziona, oggi,<br />
ha bisogno di uno spirito performativo.<br />
Abbiamo tali e tanti monumenti<br />
nel teatro musicale passato, lavori scritti<br />
straordinariamente bene, che hanno<br />
un po’ esaurito il genere…Oggi è assolutamente<br />
necessario trovare un’altra<br />
strada, fatta di una mescolanza di lin-
guaggi. Le mie opere sono piene di suggestioni<br />
varie, possono esserci improvvisi<br />
tanghi, poi situazioni astrattissime,<br />
poi magari una canzone…tutto questo<br />
richiede però una particolare scelta degli<br />
interpreti. Ho lavorato splendidamente<br />
con Paola Cortellesi, un’attrice<br />
che gioca tutto sulle voci, sulle imitazioni,<br />
sui suoni, per Musica senza cuore,<br />
tratta dal libro Cuore di Edmondo de<br />
Amicis, su libretto di Francesca Angeli,<br />
dove lei faceva tutti i personaggi con<br />
le varie voci: la maestra, l’insegnante, il<br />
bimbo, tutte al femminile. Il teatro andrebbe<br />
proprio creato in questa dimensione,<br />
sfruttando le attitudini particolari,<br />
improvvisando in un certo modo,<br />
prendendo questo dato e immettendolo<br />
all’interno del discorso di<br />
un’opera.<br />
Parliamo anche dell’interesse e dell’intervento<br />
sui testi da musicare, testi tradizionali<br />
che vengono rimanipolati…<br />
Anzi trasgressivamente trasformati…<br />
Una delle esperienze per me più interessanti<br />
è stata un’opera radiofonica,<br />
Terranera, tratta da un libro splendido,<br />
Esercizi di Tiptologia di Valerio Magrelli,<br />
e commissionata da Rai Radiotre. In<br />
quell’occasione mi sono veramente reso<br />
conto del peso del testo: quando scrive<br />
un’opera, il compositore cambia, taglia,<br />
sposta, toglie l’aggettivo…poi in<br />
scena il canto fa funzionare tutto. Pensavo<br />
che il testo dovesse essere schiavo<br />
della musica, che non solo è un valore<br />
aggiunto, ma anzi può aprire un mondo.<br />
Ma dal testo di Magrelli non ho tolto<br />
una virgola, c’era un flusso di suono<br />
poetico assolutamente musicale!<br />
Un linguaggio musicale e una ricerca<br />
espressiva che si stanno indirizzando<br />
verso…<br />
Anche se oggi è una parola abusata, parlerei<br />
di contaminazione…può voler dire<br />
tutto o niente, ma è difficilissimo rispondere<br />
bene se non con delle frasi<br />
fatte. Al di là della mia formazione jazzistica<br />
sono sempre stato molto legato<br />
alla musica barocca, con uno strano innesto<br />
delle due forme. Sento di essere<br />
alla ricerca di questa fusione tra musica<br />
estremamente tradizionale, con<br />
idee che invece siano estremamente<br />
trasgressive, riuscendo a mettere l’uno<br />
dentro l’altro con consequenzialità,<br />
senza giustapporli ma creando quasi<br />
dei linguaggi paralleli tra uno e l’altro:<br />
questo per me è un vero divertimento!<br />
Così mi trovo a scrivere pezzi che ab-<br />
biano anche una dimensione ludica,<br />
con una voglia di fare al di là delle convenzioni,<br />
anche dal punto di vista della<br />
ricerca musicale.<br />
Come viene accolta la musica “seria” attuale<br />
da parte delle istituzioni?<br />
All’estero c’è una vitalità che purtroppo<br />
noi non abbiamo. Non è tanto il solo<br />
fatto economico, è anche una mentalità.<br />
Ho scritto sempre con grandissimo<br />
piacere musica per i documenta-
i, sceneggiati, serial tv: anche questo<br />
significa esistere nella musica. Ma volendo<br />
incontrare qualche direttore artistico<br />
era un settore un po’ da nascondere,<br />
cosa che ho riscontrato solo nel<br />
nostro Paese. In Inghilterra o in America,<br />
soprattutto, un compositore può<br />
da una parte scrivere la musica per lo<br />
spot pubblicitario e dall’altra un’opera<br />
per la Carnegie Hall, perché è un musicista!<br />
Qui invece no. Perché questa schizofrenia<br />
dei due mondi? Spero che le<br />
cose in Italia stiano cambiando e non ci<br />
sia più l’idea del musicista con la M maiuscola,<br />
che compone solo cose di un<br />
certo tipo, e poi c’è la musica di serie a,<br />
b, c, d…Secondo me tutto parte dalla<br />
formazione musicale che abbiamo in<br />
Italia, il problema è sempre lì. Il pubblico<br />
americano o inglese, anche di generazioni<br />
diverse, è abituato a mettere<br />
sullo stesso piano Schönberg e Ray<br />
Charles o Stravinskij e Frank Zappa. Qui<br />
abbiamo invece un pubblico falsamente<br />
indirizzato a pensare che ci sia la musica<br />
seria, quella leggera, eccetera. Ecco<br />
perché poi abbiamo dei vuoti impressionanti,<br />
un enorme distacco dal<br />
pubblico.<br />
Solopiano, l’ultima fatica, fatto di memoria,<br />
di immaginazione…<br />
E’ una composizione particolarissima,<br />
nata in uno studio di registrazione. Ho<br />
suonato per due ore di fila… ne è stato<br />
tratto un montaggio stranissimo in 10-<br />
11 pezzi, dando una forma a una serie di<br />
In poche righe...<br />
Fabrizio De Rossi Re è nato il primo agosto<br />
1960 a Roma. Si è diplomato al conservatorio<br />
di Santa Cecilia ma nella sua formazione sono<br />
stati importanti anche gli incontri con Sylvano<br />
Bussotti, Salvatore Sciarrino e Luciano Berio.<br />
Iscritto alla <strong>Siae</strong> dal 1979, attualmente insegna<br />
Elementi di composizione per didattica della<br />
musica presso il Conservatorio Giovan Battista<br />
Pergolesi di Fermo. Nella sua copiosa produzione<br />
(che comprende collaborazioni illustri<br />
con il Teatro dell’Opera di Roma, l’Accademia<br />
Filarmonica Romana e l’Accademia Nazionale<br />
S.Cecilia) si segnalano opere di teatro musicale<br />
come Biancaneve ovvero il perfido candore,<br />
su libretto proprio (1993), Cesare Lombroso o<br />
il corpo come principio morale, su libretto di<br />
Adriano Vianello (2001), Musica senza cuore,<br />
azione musicale grottesca liberamente tratta<br />
dal libro Cuore su libretto di Francesca Angeli<br />
con Paola Cortellesi, rappresentata a Roma nel<br />
2003, le opere radiofoniche Terranera (radiofilm<br />
su testo di Valerio Magrelli prodotto dalla<br />
Rai per la regia di Giorgio Pressburger, 1994)<br />
e Orti di guerra (striscia quotidiana di musica<br />
e poesia su testi di Edoardo Albinati, prodotta<br />
da Rai RadioTre, 1995) e la musica scritta per<br />
la danza, L’ombra dentro la pietra (gruppo Entr’acte<br />
- produzione di Roma Europa Festival<br />
1996 e del Teatro Hebbel di Berlino 1997). Ha<br />
scritto ed interpretato le musiche di scena per<br />
lo spettacolo Elettrotauri, su testo di Luis Gabriel<br />
Santiago (Spoleto, 2004).<br />
Paola Cortellesi in Musica senza cuore, azione musicale<br />
grottesca per attrice, voce femminile, flauto, pianoforte,<br />
tastiera ed elettronica del compositore Fabrizio De Rossi<br />
Re, liberamente tratta dal Cuore di Edmondo De Amicis su<br />
libretto di Francesca Angeli. Festival I Concerti nel Parco,<br />
Estate 2003<br />
improvvisazioni che spesso erano una<br />
dentro all’altra. Mentre suono il pianoforte<br />
faccio riferimento a canti popolari<br />
tratti da un libro dell’ etnomusicologo<br />
Roberto Leydi: tanti canti siciliani,<br />
come quelli delle tonnare, o del carrettiere,<br />
canti per issare le vele, frammenti<br />
di canto, che ho messo dentro a questo<br />
viaggio del solopiano che gioca un po’<br />
sugli estremi opposti. Partendo dal canto<br />
del carrettiere siciliano, che è estremamente<br />
sgraziato, tutto si trasforma<br />
piano piano in un canto quasi mozartiano.<br />
Questo gioco dello sfalsamento<br />
dei due registri crea un percorso molto<br />
incidentato, come un viaggio che ha ogni<br />
tanto delle trasgressioni, delle situazioni<br />
inattese. Ora sto scrivendo un’opera<br />
che si intitola King Kong amore mio,<br />
su libretto di Luis Gabriel Santiago su cui<br />
punto molto perché gli elementi teatrali<br />
vi si trovano inseriti tutti insieme, attori,<br />
danzatori…un tipo di teatro che è<br />
antichissimo e modernissimo allo stesso<br />
tempo. Non ci si inventa nulla, ma ci<br />
si distacca dal solito museo. Mi auguro<br />
che questo prenda sempre più piede, non<br />
solo per me, ma anche perché una generazione<br />
si apra un po’ a questo. Ho degli<br />
allievi al conservatorio che sono molto<br />
orientati verso composizioni in cui c’è il<br />
musical, poi addirittura la canzone, o<br />
l’aria finto-ottocentesca, segno che c’è<br />
una necessità in questo senso, una sorta<br />
di lettura della storia ormai sedimentata<br />
che bisogna ritirare fuori per creare<br />
cose nuove, altrimenti saremo sempre<br />
legati a stilemi che anche per i grandi<br />
musicisti sono senza via d’uscita. Si dice<br />
che il teatro è in crisi, specialmente<br />
oggi che non ci sono fondi da nessuna<br />
parte, ma finché il teatro resta quello che<br />
era per Donizetti, è normale che non ci<br />
sia più niente da dire, anche con opere<br />
splendide, scritte benissimo, con un libretto<br />
straordinario, che però rimane lì,<br />
è un qualcosa che è fuori dalla vita di oggi.<br />
E non è certamente il momento di gettare<br />
l’ancora.
editoria<br />
DIGITALE<br />
LIBRO VIRTUALE,<br />
ECOLOGIA DIGITALE<br />
di Alberto Ferrigolo<br />
Dalla carta al web, dal reale al virtuale.<br />
Il libro, per come l’abbiamo conosciuto<br />
finora, passa la mano alla nuova realtà<br />
e ai nuovi “supporti” tecnologici.<br />
Così, dopo teorie e infiniti dibattiti sul-<br />
Nel mondo dell’editoria arriva un altro protagonista, il libro virtuale, ossia quel<br />
volume che vive e si acquista solo online. Un centinaio di pagine scaricabili da<br />
Internet e leggibili esclusivamente sullo schermo ma con la remota possibilità<br />
di stamparle o di richiederle anche in formato libro tradizionale. È il caso di<br />
Noi, robot di Diego Pierini, pubblicato dalla Cooper editore, che abbatte<br />
pesantemente i costi industriali e ha anche il vantaggio di poter essere<br />
aggiornato progressivamente, tenendo conto dei blog e del dialogo in rete.<br />
l’argomento – la libreria online di Amazon,<br />
la piattaforma Kindle, l’iPhone, il<br />
nuovo iPad di Apple, il Pc… – arriva finalmente<br />
in Italia (dove? non in libreria…)<br />
il primo libro virtuale. Niente<br />
carta, solo online. Uscito a metà marzo,<br />
per i tipi della Cooper editore, piccolo<br />
marchio di qualità dell’editrice romana<br />
Banda Larga, s’intitola Noi, robot, e<br />
l’argomento di cui tratta non poteva esser<br />
più in sintonia di così con la sua materiale<br />
sperimentazione. Interrogativo<br />
di fondo: “Un giorno le macchine saranno<br />
umane?” Domanda da un milione<br />
di dollari, per un pamphlet che indaga<br />
l’individuo artificiale tra scienza e<br />
fantascienza, ma anche storia, filosofia,<br />
tecnologia, cibernetica e neuroscienze,<br />
immaginazione allo stato puro, in un<br />
mix di discipline & saperi. Scritto, per<br />
altro, da un giovane posato quanto ta-<br />
49<br />
lentuoso autore – Diego Pierini, trent’anni,<br />
precoce e coriaceo collezionatore<br />
di titoli accademici, due lauree, una<br />
terza in gestazione, appassionato cinefilo<br />
ma non solo, culturalmente onnivoro<br />
e anche autore televisivo d’un programma<br />
cult come Parla con me di Serena<br />
Dandini su Raitre –, che ha accettato,<br />
soi malgré, di fare da cavia rinunciando<br />
al piacere tattile, visivo e al fascino<br />
narcisista che ha il libro “di carta”<br />
per uno scrittore. Tanto più se alla<br />
sua opera prima. Noi, robot è solo online.<br />
Vive in una terza dimensione, quasi<br />
un ologramma. Non ha visibilità in<br />
questo mondo ma solo in quello web.<br />
Immateriale. Totalmente ed esclusivamente<br />
leggibile su schermo, acquistabile<br />
e scaricabile da Internet. Meglio,<br />
dal sito della casa editrice (www.coopereditore.it)<br />
o da quello di Lampi di<br />
VIVAVERDI
stampa (www.lampidistampa.it) primo<br />
editore italiano di print on demand.<br />
Stampa su richiesta.<br />
Qui, dunque, non parleremo di contenuti<br />
(il lento, inarrestabile, forse tragico<br />
e sorprendente reciproco avvicinamento<br />
tra uomini e robot…) – con presumibile<br />
disappunto dell’autore –, bensì<br />
parleremo solo di “contenitore”, perché<br />
mai come in questo caso è vero e<br />
tangibile il sillogismo di McLuhan che<br />
“il medium è il messaggio”. In sé Noi,<br />
robot è un libro del genere “pilota”, destinato<br />
a inaugurare una nuova frontiere<br />
dell’editoria italiana. Un titolo che<br />
precorre i tempi, perché nelle intenzioni<br />
del suo editore “è destinato a prefigurare<br />
la possibile nascita di una collana<br />
tutta e-book” spiega Emanuele Bevilacqua,<br />
socio di maggioranza di Cooper.<br />
Di fatto, in Italia qualcosa di simile<br />
non esiste. I principali editori producono,<br />
per lo più, ancora libri “tradi-<br />
zionali” su carta, che poi mettono in<br />
vendita anche attraverso i rispettivi siti.<br />
Ciò che, di fatto, li rende per lo più<br />
“negozi online”. E mentre i colossi editoriali<br />
appaiono guardinghi nello sfruttare<br />
le possibilità online offerte da una<br />
library come Amazon.com, più disinvolto<br />
è l’approccio dei piccoli editori, i<br />
cui “numeri” – tirature, distribuzione,<br />
vendite - restano tutto sommato sempre<br />
piuttosto contenuti: “Mettere il nostro<br />
catalogo in Internet – spiega Bevilacqua<br />
– ci aiuta ad allargare il bacino di<br />
utenza del marchio, contribuisce a farlo<br />
conoscere e a realizzare in termini<br />
economici e pubblicitari qualcosa in più<br />
rispetto alla libreria, essendo ormai lo<br />
strumento telematico decisamente in<br />
espansione, soprattutto tra una fascia<br />
di pubblico medio-alta che legge e fa<br />
pure acquisti online”.<br />
E veniamo ora agli aspetti più prettamente<br />
pratici di un libro solo online.<br />
Diego Pierini, scrittore e autore televisivo. La sua<br />
opera prima Noi Robot è solo on-line. E’ possibile<br />
scaricarla dal sito www.coopereditore.it<br />
Tecnicamente Noi, robot si scarica in<br />
pdf dal sito di Cooper editore o da Amazon.com<br />
al costo di 1,90 euro, prezzo<br />
davvero basso o ridotto all’essenziale<br />
perché si tratta di un prodotto immateriale:<br />
oltre ai contenuti, al lavoro dell’autore<br />
e all’impaginazione, l’apporto<br />
d’un grafico, non c’è null’altro. Niente<br />
carta, niente stampa, niente rilegatura,<br />
nessuna distribuzione. Tolto tutto ciò,<br />
il prezzo di copertina inevitabilmente<br />
s’abbatte da sé. Ma possibile che un libro<br />
possa costare così poco? E come si<br />
calcolano i diritti? Rispettati oppure no?<br />
Bevilacqua non si sottrae all’interrogativo,<br />
e con matita e taccuino alla mano<br />
fa con noi un po’ di conti: “Quando offro<br />
a un autore il 10% sul prezzo di copertina,<br />
in realtà gli sto proponendo circa<br />
il 25% dei miei ricavi” calcola Bevilacqua.<br />
“Questo perché circa il 60% del<br />
prezzo al pubblico va alla distribuzione<br />
e non all’editore. Se un libro costa 10<br />
euro, a me editore vanno 4 euro per ogni<br />
copia venduta mentre all’autore un euro”.<br />
E su 1,90 euro? “Su 1,90 euro, il<br />
dieci per cento è il dieci per cento... cioè<br />
19 centesimi…”.<br />
“La verità – dice Bevilacqua – è che<br />
adesso si apre un interessante dibattito<br />
che nessuno ha ancora affrontato:<br />
quello di ridisegnare le regole del gioco<br />
dell’editoria italiana. Ci saranno, già<br />
ci sono, più opportunità per l’autore,<br />
che può diventare un editore in proprio<br />
con un maggiore controllo sul distribuito<br />
e sul venduto”. In che senso? “A<br />
parte il bollino <strong>Siae</strong>, che sui grandi numeri<br />
di tiratura è e resta garanzia di certificazione<br />
per l’autore sulle copie effettivamente<br />
distribuite e vendute, in<br />
verità ciascun editore potrebbe dichia-
Emanuele Bevilacqua, scrittore, docente<br />
universitario e fondatore della Cooper edizioni.<br />
Attualmente è docente di Marketing dei media presso<br />
la facoltà di Scienze della Comunicazione di Lugano<br />
rare quel che gli pare, e non sono infrequenti<br />
infatti i contenziosi…, ma con<br />
il download la certificazione è precisa<br />
quanto immediata: tanti click, tante copie<br />
scaricate, tante copie vendute, tante<br />
copie effettivamente pagate”. Più certezza<br />
dei diritti…? “In cosa consiste il<br />
mestiere dell’editore?” si chiede Bevilacqua.<br />
“Nello scegliere i libri, definire<br />
il packaging, decidere il prezzo,<br />
istruire il canale di distribuzione e, dimenticavo,<br />
fare l’editing del libro, cioè<br />
suggerire modalità di scrittura, consigliare<br />
tagli, aggiunte, ecc… Con l’e-book<br />
ci sono i costi della creatività, fino<br />
all’impaginato, mentre spariscono del<br />
tutto i costi industriali”.<br />
Quindi il lettore scarica dal sito della<br />
casa editrice il suo libro e poi lo può leggere<br />
come un qualsiasi documento sul<br />
Pc oppure su Kindle, l’iPad, etc. Però,<br />
se lo vuole, lo può anche stampare con<br />
la sua stampante casalinga, ma dovrà<br />
mettere in conto il costo della risma di<br />
carta in formato A4, l’inchiostro delle<br />
cartucce. Oppure può averlo in formato<br />
libro tradizionale con copertina e al<br />
costo di 15 euro ordinandolo attraverso<br />
il sito Lampidistampa.it, che opera<br />
però in maniera indipendente dalla casa<br />
editrice d’origine del prodotto, cioè<br />
Cooper.<br />
“Per un libro più complesso – spiega<br />
Elena Giacchino, responsabile dell’ufficio<br />
stampa Cooper – con iconografie,<br />
ecc, sarebbe certamente più difficile poterselo<br />
stampare da sé, per tutti i costi<br />
conseguenti, fogli, cartucce del colore…<br />
Ma l’idea che sta alla base di questo nostro<br />
progetto è quella di sfruttare i nuovi<br />
sistemi di lettura come Kindle o l’iPad<br />
che considerano la stampa un passaggio<br />
superato”.<br />
In poche righe...<br />
Classe ’53, Emanuele Bevilacqua – cultore della<br />
Beat Generation – è giornalista e manager<br />
editoriale. Ha lavorato alla Curcio editore, al<br />
Gruppo Benetton, spostando la rivista Colors<br />
da New York in Italia, al Gruppo Espresso, Einaudi<br />
Stile Libero. Ha contribuito alla progettazione<br />
e al successo di numerosi periodici come<br />
National Geographic, Darwin, Limes, MicroMega.<br />
È amministratore delegato del settimanale<br />
Internazionale ed editore in proprio con<br />
l’editrice Cooper-Banda Larga, che dal 2005<br />
offre una produzione fortemente caratterizzata<br />
dalla grande attenzione per i temi della geopolitica<br />
e della cultura americana, di tanto in<br />
tanto contaminati da brevi incursioni nella narrativa<br />
di qualità.<br />
51<br />
Non è tutto. Noi, robot sarà anche il primo<br />
libro work in progress. Diego Pierini<br />
avrà la possibilità di aggiornare il<br />
suo lavoro continuamente, consegnando<br />
all’editore le nuove versioni di<br />
passi e capitoli, aggiungendone di nuovi<br />
o togliendone altri che ritiene superati,<br />
rinverdendo bibliografia e note.<br />
“È un libro che procede di pari passo<br />
con l’innovazione tecnologica – aggiunge<br />
la Giacchino –, editoria X.0”.<br />
Cioè, possibilità editoriali infinite o<br />
all’ennesima potenza per qualsiasi<br />
piattaforma digitale. E l’autore che dice?<br />
A parte l’ovvia soddisfazione, anche<br />
nel far da “cavia”, Diego Pierini introduce<br />
un’ulteriore nota di riflessione:<br />
“Grazie al compendio del blog e degli<br />
aggiornamenti, l’opportunità è poter<br />
sviluppare teorie e argomentazioni<br />
a partire da commenti, critiche, confronto<br />
con l’esterno, i lettori: viene a<br />
cadere anche la sostanziale autoreferenzialità<br />
dello scritto classico, in cui<br />
il processo di analisi e controargomentazione<br />
è comunque appannaggio<br />
solo dell’autore. Il libro diviene quindi<br />
una sorta di scintilla per la creazione di<br />
una teoria più vasta generata dal dialogo<br />
in Rete: supponendo la partecipazione<br />
al dibattito, il testo risulterà frutto<br />
di contributi innumerevoli. E poi, in<br />
ogni caso – conclude Pierini – il cartaceo<br />
non rimane escluso dal novero delle<br />
possibilità. Acquistare il libro in formato<br />
tradizionale, su carta, si può sempre,<br />
attraverso il sistema on demand,<br />
che ha un suo senso non soltanto in termini<br />
di costi e distribuzione, ma anche<br />
sul piano degli sprechi, perché la carta<br />
è sempre più un bene prezioso”. Ecologia,<br />
nel corpo e nella mente. Per editoria<br />
e autori un test importante.<br />
VIVAVERDI
VIVAVERDI<br />
52<br />
teatro<br />
INTERVISTA A ELEONORA DANCO<br />
ME VOJO SARVA’!<br />
di Linda Brunetta<br />
Qual è stato il percorso che l’ha portata alla<br />
scrittura per il teatro?<br />
A scuola ho fatto un corso di teatro e mi<br />
piaceva moltissimo, sebbene tutti gli spettacoli<br />
che avevo occasione di vedere non<br />
mi piacevano. Poi sono andata a vedere la<br />
Carmen di Peter Brook in francese, non<br />
capivo, ma capivo tutto: i personaggi sembrava<br />
volassero. Ho scoperto che quello<br />
era il teatro che avrei voluto fare: universale.<br />
Ho iniziato a fare l’attrice per il cinema<br />
e la televisione, ma non mi bastava.<br />
Avevo un mio modo di vedere le cose. Facendo<br />
la scuola di Proietti nell’85 avevo<br />
scritto un testo per due donne che si perdevano<br />
in un supermercato e riempivano<br />
i carrelli di cose inutili. Poi ho scritto<br />
Ragazze al muro, la cui protagonista è una<br />
ragazza-adulta che non riesce ad uscire<br />
dall’adolescenza, che non ha coscienza di<br />
sé, non si rende conto della sua condizione,<br />
ma semplicemente la vive. Nel<br />
quartiere la chiamano il “10 di denari”,<br />
cioè la matta. Ho interpretato questo testo<br />
insieme ad una ragazzetta di San Lorenzo,<br />
che non aveva mai recitato, in un<br />
locale sotto casa mia ed è stato un successo<br />
che non avrei mai immaginato, tanto<br />
che l’ho portato in giro a lungo per tut-<br />
“Vorei prende ‘e sembianze de ‘n uccello...un giorno solo...du’ minuti, aprì l’alette<br />
e annamene lontano...me vojo sarvà, me vojo sarvà!” . Ho conosciuto Eleonora<br />
Danco quando, alla Tv delle Ragazze, interpretava il ruolo comico della perenne<br />
“provinante” ogni volta respinta per palese incapacità. Oggi con il suo corpo<br />
efebico, adolescenziale e il sorriso disarmante da bambina, è sempre “una<br />
ragazza al muro”, una ragazza arrabbiata che racconta la condizione umana<br />
degli invisibili e degli emarginati, con un originale senso dell’umorismo.<br />
ta Italia. La prima recensione fu di Nico<br />
Garrone, a cui devo molto.<br />
E infatti ha scritto: “Scatenata energia,<br />
profonda palpabile disperazione, contagiosa<br />
euforia, un raro e mai comune senso<br />
dell’umorismo”. Perché utilizzare lo<br />
slang romano?<br />
In quel periodo vivevo a San Lorenzo, dove<br />
passavo ore da una fruttivendola. Ascoltandola<br />
ho assorbito naturalmente il dialetto<br />
romano. Io sono di Terracina e credo<br />
che non essere nata in una città possa<br />
aiutarti a capire meglio una lingua, a cogliere<br />
dall’esterno le sfumature e i comportamenti.<br />
Il dialetto romano ha un’arroganza<br />
poetica, non ha mediazioni, è poetico<br />
nel senso che è infantile, se lo usi in<br />
questo modo, non legato alla battuta.<br />
Il successo ha costituito la spinta per continuare<br />
a scrivere?<br />
Eleonora Danco in una scena dello spettacolo<br />
teatrale Sabbia, di cui è autrice ed interprete<br />
Al contrario, mi sono fermata e per un lungo<br />
periodo molto intenso dal punto di vista<br />
della vita vissuta, ho fatto solo piccoli<br />
lavori, anche la comparsa. Quando finalmente<br />
ho ripreso a scrivere, non mi sono<br />
fermata più. Ho scritto un atto unico in italiano<br />
Nessuno ci guarda, dove il personaggio<br />
ha invece una coscienza: entra ed<br />
esce dall’infanzia, mette in discussione<br />
tutto, non riesce ad uscire di casa, perché<br />
ogni volta c’è un ricordo che la riporta indietro.<br />
E’ stato scrivendo questo testo che<br />
ho cominciato ad ispirarmi alla pittura di<br />
Jackson Pollock, una pittura in apparenza<br />
casuale, scarabocchi infantili all’apparenza,<br />
ma io ci vedo un percorso ossessivo,<br />
matematico. Un suo quadro mi sembrava<br />
cervello schizzato su una parete. Secondo<br />
me l’essere umano è apparente casualità<br />
in una coazione a ripetere: entrare e usci-
In poche righe...<br />
Attrice per Moretti, Bellocchio, Scola, Muccino, Avati, nel 1998 debutta con il suo primo spettacolo Ragazze<br />
al muro. Inizia una collaborazione con il regista napoletano Mario Martone per cui scrive Mignotta<br />
’56. Nel 1999 su commissione dello Stabile di Parma scrive Bocconi amari. Nel 2000 vince il festival<br />
di Casalbuttano sulla nuova drammaturgia con il monologo Nessuno ci guarda ispirato alla pittura di<br />
Jackson Pollock. Per Radio Rai Tre realizza il documentario Il vuoto e il monologo Non parlo di me.<br />
Nel 2005 scrive, dirige ed interpreta Me vojo sarvà al Teatro Piccolo Jovinelli di Roma. Nel 2007 debutta<br />
al Teatro Palladium di Roma con Sabbia, per la rassegna Garofano Verde, e al Piccolo Eliseo con<br />
il monologo La giornata infinita. Per 4 settimane è al Teatro India con Ero purissima, titolo del libro che<br />
ha pubblicato per Minimum Fax. Sta ultimando la lavorazione del documentario Il collo e la collana da<br />
lei scritto e diretto e la serie di corti Centocretine. In maggio è andata in onda su Sat2000 una monografia<br />
sul suo lavoro. Il giudizio della critica sul lavoro di Eleonora Danco è unanime: “Un vero talento, i<br />
suoi monologhi fanno ridere e fanno male, sono crudi e struggenti…”, scrive Marco Lodoli. “Le sue parole<br />
sono getti di colore, getti umani, sofferti e vitali”, secondo Mario Martone. “E’ un fenomeno di culto,<br />
come scrittrice e interprete di testi corsari…Bravissima” , per Rodolfo di Giammarco, che l’ha sempre<br />
sostenuta e incoraggiata. Noi ci auguriamo, come Renato Nicolini, di vedere i suoi spettacoli anche<br />
nei musei d’arte contemporanea.<br />
re da se stessi.<br />
Negli spettacoli l’uso del corpo è così importante<br />
ed estremo che potrebbero essere<br />
definiti performance artistiche?<br />
Uso molto il mio corpo, ma il mio tipo di<br />
scrittura è classico, non è scrittura scenica,<br />
non uso il corpo improvvisando e trovando<br />
così il testo. Prima scelgo la condizione<br />
che voglio rappresentare, poi scrivo<br />
il testo, che deve avere una sua architettura.<br />
Scavo nei personaggi per farli arrivare<br />
in modo diretto, senza dover spiegare, né<br />
fare morali, con l’aiuto del suono, del ritmo.<br />
Sono molto rigorosa, tolgo tutto quello<br />
che non mi sembra necessario per arrivare<br />
ad un’essenza, una verità. Devo prima<br />
convincere me stessa, il mio primo<br />
spettatore, poi lavoro sul corpo durante le<br />
prove. Anche se i miei spettacoli sembrano<br />
in apparenza casuali, sono molto costruiti,<br />
non cambio mai niente, i movimenti<br />
sono come delle coreografie. In<br />
Nessuno ci guarda volevo usare il corpo<br />
come colore. Le luci sono molto importanti<br />
nel mio lavoro. Per me la luce rappresenta<br />
l’inconscio, è come un altro personaggio,<br />
come la musica, che ha sempre<br />
montato per me Marco Tecce, utilizzando<br />
musiche già esistenti.<br />
L’impressione è che le emozioni vengano<br />
vissute con l’intensità di una trance,<br />
è vero?<br />
É una trance lucida. In scena io controllo<br />
tutto, vedo tutto, ma secondo me non si<br />
deve mai spegnere l’ispirazione, anche<br />
quando scrivi devi “andare sotto botta”.<br />
C’è un testo commissionato da Martone<br />
nel 2003 per una rassegna di autori che<br />
venne molto lodato. Si può considerare<br />
Pasolini un punto di riferimento, sia per<br />
l’utilizzazione del dialetto che per l’umanità<br />
periferica, disperata ma anche comica<br />
dei personaggi ?<br />
Ho visto Accattone a 25 anni e sono rimasta<br />
folgorata. Ammiro Pasolini, per il modo<br />
passionale, diretto, erotico di raccontare<br />
le cose, perché è ironico e leggero, ma<br />
anche fortemente lirico. Lo ammiro perché<br />
si è sporcato le mani con la realtà. Seguire<br />
l’esempio di Pasolini è incoraggiante,<br />
ti dà molta libertà, ma ti induce ad assumerti<br />
anche tutte le responsabilità. Per<br />
quella rassegna scelsi di ispirarmi ad un<br />
pezzo in cui attraverso due personaggi Pasolini<br />
racconta come stava cambiando la<br />
periferia. La trasformazione della periferia<br />
è un tema che mi interessa molto, spesso<br />
scrivo i miei testi dopo una serie di interviste<br />
a ragazzi che vivono nelle periferie.<br />
Non voglio giudicare se prima fosse<br />
meglio o peggio, ma mi rendo conto che<br />
oggi la felicità delle persone passa attraverso<br />
“i negozi”. Sono i nuovi punti di riferimento.<br />
Non si dice più dietro la chiesa,<br />
ma dietro la Standa, l’Upim. Su questo<br />
tema sto realizzando Centocretine, una serie<br />
di flash filmati in cui un personaggio<br />
recita all’interno di una vetrina di un negozio<br />
mentre la gente passa senza sentire<br />
quello che dice. La sua vita è la vetrina, ma<br />
lei non lo sa.<br />
È l’unica esperienza nel campo dell’audiovisivo?<br />
La mia è una scrittura visiva, per immagini<br />
e mi è venuto naturale iniziare<br />
un docu-film su mio padre che vive con<br />
una badante rumena, ispirandomi per<br />
le inquadrature alla poetica metafisica<br />
di De Chirico. È un’esplorazione sul tema<br />
della vecchiaia.<br />
Qual è la storia del libro, Ero purissima<br />
pubblicato di recente da Minimum Fax?<br />
É un testo che nel 2007 Albertazzi, direttore<br />
del Teatro di Roma, mi diede la<br />
possibilità di rappresentare al Teatro India.<br />
E’ stata per me una grande opportunità<br />
e devo ringraziare Albertazzi per aver<br />
creduto nella mia scrittura. Nel libro non<br />
c’è Scroscio rappresentato all’Ambra Jovinelli,<br />
in cui una donna questa volta borghese<br />
ottusa e anche violenta invischiata<br />
in un enorme barattolo di crema, né<br />
Sabbia un monologo sull’omosessualità,<br />
commissionato da Rodolfo Di Giammarco,<br />
in cui non volevo partire dall’accettazione<br />
della diversità, ma affermando<br />
che siamo tutti “diversi”, parlando di<br />
chi si nasconde, chi reprime l’omosessualità.<br />
Sono flash, come disegni sulla<br />
sabbia che poi svaniscono. Il nostro rapporto<br />
con il corpo è segnato dal senso di<br />
colpa, spesso condizionato dalla religione,<br />
mentre viviamo in un mondo in cui<br />
il corpo viene continuamente esibito, soprattutto<br />
in televisione. E’ un messaggio<br />
contrassegnato dall’ipocrisia, perché non<br />
è liberatorio, è una continua allusione al<br />
sesso di cui però non si può parlare correttamente.<br />
Gli scrittori di teatro sono spesso commissionati?<br />
Ho avuto molte occasioni fortunate, ma<br />
sempre casuali. A differenza della Francia,<br />
dove i teatri pubblici sostengono i<br />
drammaturghi contemporanei, sovvenzionando<br />
sia la scrittura che la messa<br />
in scena, per gli autori italiani non<br />
c’è questa possibilità. All’inizio un artista<br />
deve lottare, rimanendo il più possibile<br />
un tiratore libero, provocare parlando<br />
dell’essere umano, mettere in discussione<br />
per far riflettere, divertire,<br />
non deve passare per forza dall’istituzione,<br />
perché l’istituzione non crea i talenti,<br />
ma deve dare loro la possibilità<br />
che questo diventi un lavoro vero, serio,<br />
non casuale. É difficilissimo far girare<br />
un testo di drammaturgia contemporanea,<br />
vendere spettacoli di scrittura<br />
contemporanea agli Stabili, senza un<br />
produttore importante alle spalle. Mario<br />
Martone ha provato a Torino l’anno<br />
scorso un cartellone di drammaturgia<br />
contemporanea. Speriamo che sia andato<br />
bene.
VIVAhanno detto<br />
a cura di Daniela Nicolai<br />
SYLVANO<br />
BUSSOTTI<br />
Nei linguaggi del<br />
suono e della musica<br />
non vedo grandi<br />
differenze. A volte la<br />
canzonetta, che viene<br />
banalmente presentata come una cosa<br />
minore, è in realtà assai più bella e riuscita<br />
di tante pretenziose opere della grande<br />
musica. Lo capì perfettamente Proust che a<br />
proposito della musica popolare disse: è la<br />
grazia e il pensiero per milioni di persone.<br />
La Repubblica, 7 aprile 2010<br />
Foto Sophie Bassouls-Sigma<br />
MOGOL<br />
L’Italia ha vissuto per<br />
anni di snobismo<br />
accademico, ora si sta<br />
scoprendo che<br />
Battisti e De André<br />
erano importanti. Il<br />
secondo errore è che si apre troppo al<br />
mondo amatoriale. Si cerca il petrolio dove<br />
non ci può essere. Una volta non c’erano le<br />
scuole, ma c’era una discografia che<br />
lavorava. Uno come Dalla, quanto ci ha<br />
messo a diventare quello che è? Oggi non è<br />
possibile. Al secondo disco, se non<br />
funziona,vai già a casa.<br />
La Repubblica, 8 aprile 2010<br />
ANNA OLIVERIO<br />
FERRARIS,<br />
PSICOLOGA<br />
La parola lascia uno<br />
spazio da riempire. La<br />
mente è libera di<br />
creare, pescando<br />
anche dalle proprie esperienze. Questo è<br />
utile soprattutto nella fase evolutiva perché<br />
sviluppa tutte le potenzialità del cervello.<br />
Quando un bimbo legge silenziosamente è<br />
più attivo che quando si dimena davanti ad<br />
un videogame.<br />
Corriere della Sera, 10 aprile 2010<br />
ROBERTO MARONI<br />
Non rinuncio mai<br />
alla musica: in aereo<br />
ho sempre l’iPod e<br />
anche in ufficio c’è<br />
sempre musica di<br />
sottofondo. Fra lo<br />
stupore dei tecnici<br />
del ministero, mi<br />
sono fatto anche installare eMule sul pc<br />
per scaricare gratis. La mia è e vuole<br />
essere una provocazione, perché credo<br />
che la soluzione non sia quella francese di<br />
tagliare il collegamento a chi scarica<br />
illegalmente canzoni. La soluzione è<br />
creare un sito protetto, sicuro e legale,<br />
dove i ragazzi possano scaricare brani i<br />
cui diritti d’autore sono garantiti<br />
dall’intervento di uno o più sponsor.<br />
Questa è la via maestra per tutelare sul<br />
serio i diritti di tutti. Altrimenti, diventa<br />
difficile convincere mio figlio di 13 anni a<br />
non prendersi la musica da internet. La<br />
situazione di oggi è come scendere in<br />
strada e trovare un banchetto con la<br />
scritta “frutta gratis”.<br />
Panorama.it, 13 aprile 2010<br />
LUCA RONCONI<br />
Il conformismo è più<br />
forte, i tempi non<br />
sono felici per il<br />
teatro, c’è<br />
disattenzione da<br />
parte del potere<br />
politico ma anche<br />
della stampa. Si danno alcune notizie,<br />
poche, e si abbandona una qualsiasi<br />
analisi, anche critica. Ma sotto la cappa<br />
dell’indifferenza istituzionale, il pubblico<br />
è numeroso e in cerca di qualità. Peccato<br />
che sia penalizzato, è un potenziale che<br />
non va fatto deperire.<br />
La Stampa, 20 aprile 2010<br />
Foto Attilio Marasco<br />
ROSSANA<br />
CARRETTO<br />
(sulla lotta alla<br />
pirateria) di certo il<br />
giovane non ama che<br />
gli si punti il dito,<br />
preferisce invece<br />
che il concetto gli<br />
venga comunicato attraverso il proprio<br />
linguaggio ed essere trattato come<br />
individuo responsabile… A mio avviso<br />
bisognerebbe potenziare sia l’aspetto<br />
didattico-formativo che il supporto che<br />
permetterà loro di inserirsi nel mondo<br />
del lavoro, creare un vero e proprio<br />
“ponte” che possa collegare l’autore di<br />
talento con l’industria dello spettacolo e<br />
delle arti in genere. E’ anche vero che<br />
oggi un certo tipo di televisione ha<br />
abituato il giovane a pensare che per fare<br />
l’artista basta avere successo in un<br />
qualche talent show. In realtà per l’arte<br />
non è cambiato nulla: per vivere di questo<br />
mestiere ci vuole, oltre che il talento,<br />
tanta gavetta e tanto sudore per non<br />
sapere, alla fine, dove si arriverà.<br />
www.siae.it, 27 aprile 2010<br />
OSCAR MAGI<br />
GIUDICE DELLA IV<br />
SEZIONE PENALE<br />
DEL TRIBUNALE<br />
DI MILANO<br />
Internet è un<br />
formidabile<br />
strumento di<br />
comunicazione fra le persone, ma non<br />
può essere una prateria sconfinata dove<br />
tutto è permesso e niente può essere<br />
vietato pena la scomunica mondiale del<br />
popolo del web, anche perché non c’è<br />
peggior dittatura di quella esercitata in<br />
nome della libertà assoluta.<br />
Adnkronos, 12 aprile 2010
LEOPOLDO<br />
LOMBARDI<br />
Non credo di fare<br />
della demagogia<br />
rivendicando il<br />
diritto di poter<br />
proteggere la<br />
proprietà<br />
intellettuale di fronte<br />
alla pirateria su internet. In termini di<br />
normative internazionali, non c’è solo<br />
l’Hadopi francese che punisce chi scarica<br />
illegalmente musica, film, serie Tv e<br />
software. Già a fine 2009 la Spagna aveva<br />
inserito la violazione della proprietà<br />
intellettuale fra i motivi che possono<br />
giustificare l’interruzione del servizio da<br />
parte degli ISP. Ora anche il Regno Unito<br />
ha la sua nuova legge anti P2P illegale.<br />
Segno che ovunque si avverte la necessità<br />
di garantire PIL e posti di lavoro<br />
soprattutto in un momento come l’attuale.<br />
Comunicato AFI del 12 aprile 2010<br />
GILLO DORFLES<br />
E’ tempo che i critici<br />
ritornino a fare il<br />
loro mestiere. Nella<br />
mia mostra milanese<br />
recente, a Palazzo<br />
Reale, mi ha colpito<br />
come non mi sia stato mosso nessun<br />
rilievo veramente critico: né in positivo,<br />
né in negativo. Niente. Solo entusiasmo<br />
di facciata senza il coraggio di formulare<br />
un vero giudizio. Il che è una abitudine<br />
sempre più frequente.<br />
Corriere della Sera, 11 aprile 2010<br />
Foto Basso Cannarsa<br />
GABRIELE<br />
MUCCINO<br />
Il più grande limite<br />
di Roma, e di tutto il<br />
paese, è che non si<br />
guarda fuori. Ci<br />
accontentiamo di<br />
quello che il nostro<br />
compagno di banco sta facendo, siamo in<br />
competizione solo col vicino. Questo<br />
restringe molto la qualità del prodotto<br />
finale. I prodotti nostrani, quindi,<br />
rischiano di essere ingenui e poco<br />
competitivi; chi deve fare cinema si<br />
impigrisce, perché sa che il competitor è<br />
alla portata. Quando ho fatto film negli<br />
Usa mi sono confrontato con i giganti del<br />
cinema internazionale: una dimensione<br />
angosciosa e agonistica, che mi ha<br />
costretto a tirare fuori tutto il talento e<br />
tutte le armi possibili.<br />
Il Sole 24 Ore Roma, 14 aprile 2010<br />
RENZO ARBORE<br />
Oggi si è andati<br />
troppo oltre e la<br />
trasgressione è<br />
diventata una parola<br />
conformista. Tutti<br />
fanno trasgressione<br />
pur di andare sui<br />
giornali oppure per guadagnare di più al<br />
botteghino e per conquistare un punto di<br />
share in più in tv. La colpa è del mercato:<br />
oggi si fa tutto rigorosamente in funzione<br />
del mercato. Noi facevamo umorismo<br />
goliardico, scherzavamo con i tabù,<br />
sapevamo ridere delle nostre stesse battute<br />
perché era l’umorismo dell’ingegnere che<br />
scherza con chi sta in basso per ridere della<br />
sua stessa battuta. Oggi invece la goliardia è<br />
diventata sinonimo di volgarità. Oggi esiste<br />
solo l’umorismo usa e getta basato<br />
sull’attualità che ti fa andare sui giornali ma<br />
che tra dieci anni non farà più ridere<br />
nessuno.<br />
Agi news on, 20 aprile 2010<br />
Foto A. Primavera<br />
55<br />
MALIKA AYANE<br />
Nei reality show ci<br />
sono luci ed ombre.<br />
La cosa interessante è<br />
che vengono offerte<br />
chance reali a ragazzi<br />
seri e preparati. Ma spesso passa l’idea che<br />
avere un minimo di talento vocale conduca<br />
automaticamente a una carriera di cantante.<br />
Ecco, questo non è vero e fa male a tutti.<br />
Alla musica e a chi si illude.<br />
Panorama, 22 aprile 2010<br />
LORIN MAAZEL<br />
E’ grave il<br />
comportamento di<br />
quei critici che fanno<br />
una guerra spietata<br />
contro tutti i giovani<br />
con idee originali,<br />
mentre non dicono una parola contro gli<br />
affaristi senza scrupoli che girano intorno al<br />
mondo della musica classica. Mi sembrano<br />
come quei poliziotti che si concentrano<br />
sulle multe agli automobilisti e chiudono gli<br />
occhi di fronte alla mafia.<br />
La Repubblica, 21 aprile 2010<br />
Foto Bill Bernstein<br />
ROBERTA TORRE<br />
Da spettatrice mi<br />
sembra che il nostro<br />
cinema si sia un po’<br />
involuto, sono<br />
pochissimi i film che<br />
sceglierei di vedere.<br />
Uno dei maggiori problemi è l’autocensura<br />
preventiva legata al rapporto coi<br />
produttori… Mi sembra che certi<br />
argomenti siano considerati tabù, di morte<br />
di malattia, di sesso, di violenza non si può<br />
parlare. E poi si tende a riciclare gli stessi<br />
attori all’infinito, sempre gli stessi, negli<br />
stessi ruoli, sia in tv che al cinema.<br />
Insomma, non mi pare che questo sia, per<br />
la nostra cinematografia, un momento<br />
meraviglioso.<br />
La Stampa, 27 aprile 2010<br />
VIVAVERDI
VIVAVERDI<br />
56<br />
cultura<br />
STORIA DELLA SIAE/4<br />
LA SFIDA<br />
DI MARCO PRAGA<br />
di Maria Cristina Lòcori<br />
Nella scorsa puntata si è parlato della<br />
natura giuridica della Società degli Autori,<br />
che nata a Milano nel 1882 come<br />
associazione approda nel 1891 al riconoscimento<br />
come ente morale. Negli<br />
anni a cavallo fra ‘800 e ‘900 la Società<br />
Italiana degli Autori comincia a strutturarsi<br />
come organizzazione in un Paese<br />
dall’economia ancora prevalentemente<br />
agricola. Migliaia di italiani varcano<br />
l’Oceano in cerca di fortuna. E’<br />
l’Italia umbertina delle carrozze a cavallo<br />
e delle mongolfiere, ma anche dei<br />
primi tranvai e delle ferrovie; delle innovative<br />
encicliche di Leone XIII, il primo<br />
Papa senza potere temporale, che<br />
fonda la moderna dottrina sociale cristiana,<br />
affrontando il problema dei diritti<br />
e dei doveri del capitale e del lavoro,<br />
e di Pio X, fiero avversario delle teorie<br />
moderniste e socialiste. Il corpo elettorale<br />
del paese si amplia: se con la riforma<br />
elettorale Depretis del 1882 era<br />
passata dal 2% al 7% della popolazione,<br />
con la legge giolittiana del 1912 raggiungerà<br />
il 23%, ma le Camere respingeranno<br />
all’unanimità il suffragio femminile.<br />
Nel frattempo in tutta l’Europa si afferma<br />
il positivismo con l’esaltazione del<br />
All’inizio del Novecento la Società Italiana degli Autori opera a pieno titolo in un<br />
mondo culturale in grande fermento. Dalla sua sede di Milano la Sia muove con<br />
passo deciso verso una organizzazione più complessa, radicandosi sul<br />
territorio e stabilendo contatti proficui con le istituzioni e con gli utilizzatori.<br />
La nuova figura del Direttore Generale è affidata a Marco Praga, che pone le<br />
basi per la <strong>Siae</strong> del futuro.<br />
metodo scientifico e del progresso, che<br />
porta benefici nella vita quotidiana<br />
(dall’energia elettrica ai servizi igienici,<br />
fino alla sconfitta delle malattie) e<br />
un conseguente ottimismo. Molti scienziati,<br />
in qualità di autori delle proprie<br />
pubblicazioni, aderiscono alla Sia: dall’antropologo<br />
Paolo Mantegazza a Cesare<br />
Lombroso, discusso padre della criminologia<br />
forense, e all’astronomo Giovanni<br />
Schiaparelli; dall’abate Antonio<br />
Stoppani, geologo, paleontologo ed archeologo<br />
a Francesco Brioschi, genio<br />
indiscusso del calcolo algebrico; fino ai<br />
medici Malachia De Cristoforis, che dà<br />
dignità di disciplina autonoma alla ginecologia<br />
e combatte battaglie per l’igiene<br />
e per la cremazione, e Gaetano Pini,<br />
impegnato nel sociale per contenere la<br />
mortalità. Accomunati da una vicenda<br />
particolarissima i sacerdoti Roberto Ardigò,<br />
fondatore della psicologia italia-<br />
na, e Gaetano Trezza, scrittore e filologo,<br />
che, posti di fronte al dilemma fra i<br />
dogmi della Chiesa cattolica e il positivismo<br />
e l’evoluzionismo di Darwin, abbracciano<br />
entrambi queste ultime correnti<br />
di pensiero e dismettono l’abito<br />
ecclesiastico.<br />
Le tecnologie dei mezzi di diffusione<br />
della stampa registrano innovazioni tali<br />
da consentire la costruzione di nuove<br />
tipografie; libri e giornali diventano<br />
maggiormente accessibili a più ampi<br />
strati sociali: quotidiani, periodici, collane<br />
di poesia, narrativa e teatro sono<br />
distribuiti con una rapidità senza precedenti.<br />
E’ il momento degli editori che<br />
sanno adeguarsi alle nuove esigenze di<br />
mercato. Fra i Soci più attivi della Sia<br />
troviamo i nomi illustri dell’editoria libraria<br />
e musicale, da Giulio Ricordi<br />
(Consigliere dal 1889) a Emilio Treves<br />
(primo Vicepresidente della Sia), da Er-
Il libretto di La Bohème rappresentata per la prima<br />
volta al Teatro Regio di Torino il primo febbraio<br />
1896, diretta dal ventinovenne Arturo Toscanini.<br />
57<br />
VIVAVERDI<br />
manno Loescher ad Annibale Rechiedei.<br />
Tra questi Ulrico Hoepli (più volte<br />
Vicepresidente), l’inventore dei celebri<br />
manuali, che consentono per poca<br />
spesa di documentarsi su ogni materia.<br />
Anche Edoardo Sonzogno, importante<br />
editore nel settore delle collane economiche,<br />
dei quotidiani e dell’editoria<br />
musicale, dove è diretto concorrente<br />
della ditta Ricordi: mentre la Scala è<br />
considerata un feudo di Ricordi, Edoardo<br />
Sonzogno rifinanzia e fa restaurare<br />
il Teatro Lirico di Milano, le cui stagioni<br />
sono per lo più improntate al melodramma<br />
verista. Aveva fondato Il Secolo<br />
che per molti anni era stato il quotidiano<br />
italiano a più alta tiratura, con<br />
un’impronta democratica, in contrapposizione<br />
con il conservatore La Perseveranza,<br />
diretto da un altro socio della<br />
Sia, Ruggero Bonghi. Entrambi i giornali<br />
subiscono però il crescente successo<br />
del Corriere della Sera, fondato e<br />
diretto da un altro aderente alla Sia, Eugenio<br />
Torelli Viollier. Quest’ultimo,<br />
giornalista e politico, ex-garibaldino e<br />
poi conservatore moderato, ideatore e<br />
co-fondatore nel 1876 del Corriere della<br />
Sera, è personaggio fiero della indipendenza<br />
del suo giornale innovativo<br />
sotto diversi aspetti. Parola d’ordine:<br />
“Informare prima di tutto”, anche<br />
quando, a costo di far perdere copie al<br />
suo foglio, si affretta ad anticipare alla<br />
cittadinanza le notizie più importanti<br />
(come l’esito delle elezioni) affiggendo<br />
cartelli alle finestre della redazione<br />
e battendo sul tempo i concorrenti.<br />
In un contesto così articolato e composito,<br />
nel 1896 interviene a porre le basi<br />
della Sia quel Marco Praga che riunisce<br />
in sé molte caratteristiche spesso<br />
considerate incompatibili: la creatività<br />
del commediografo di successo, la for-
VIVAVERDI<br />
58<br />
cultura<br />
mazione tecnico-contabile (ama definirsi<br />
“ragioniere milanese”), la capacità<br />
di leggere i segnali provenienti dalla<br />
realtà sociale che, in Italia e all’estero,<br />
è in continua evoluzione.<br />
Il nuovo Direttore generale – che lascerà<br />
l’incarico solo nel 1911, optando per<br />
la direzione della Compagnia stabile del<br />
Teatro Manzoni di Milano, salvo poi tornare<br />
in veste di Presidente nel primo<br />
dopoguerra - si attiva prima di tutto<br />
per sanare il deficit di bilancio e per organizzare<br />
quella rete territoriale capillare<br />
che sarà in futuro una delle più preziose<br />
peculiarità della Sia, di cui evidenzia<br />
la funzione di Agenzia intermediaria.<br />
Lavora indefessamente per questi<br />
obiettivi, con “cure assidue, vigili e<br />
minuziose”, condividendo con gli agen-<br />
ti distribuiti sul territorio (il cui numero<br />
cresce in modo esponenziale) gli elogi<br />
che gli provengono dagli Autori, soddisfatti<br />
dei tangibili progressi nelle funzioni<br />
di riscossione dei diritti. Inflessibile<br />
con gli impresari e i capocomici,<br />
ma anche con i Soci Autori se provano<br />
a forzare le regole, ottiene visibilità per<br />
la struttura e fiducia personale: basti<br />
pensare che alcuni Soci gli accordano<br />
prestiti anche cospicui per sanare provvisoriamente<br />
il bilancio del 1896 e dare<br />
nuovo impulso alla Società. Non<br />
mancano, naturalmente, occasioni per<br />
polemiche con i soggetti danneggiati<br />
dalla sua determinata volontà di promuovere<br />
il repertorio nazionale e di effettuare<br />
energici controlli sulle produzioni<br />
francesi importate in Italia: dopo<br />
I problemi economici degli autori sono talmente<br />
diffusi e conosciuti da ispirare la pittura di genere,<br />
legata ad una concezione aneddotica della realtà.<br />
Questa arguta rappresentazione dell’artista<br />
bohémien di Karl Spitzweg (Il poeta povero, Monaco.<br />
Collezioni statali bavaresi), richiama le iniziative<br />
anche solidaristiche della Società degli autori<br />
anni di acceso confronto con Adolfo Re<br />
Riccardi (principale importatore di opere<br />
drammatiche francesi) e con la Società<br />
degli Autori d’Oltralpe, si pongono<br />
le basi per i rapporti di reciprocità<br />
con quest’ultima, mentre la gestione<br />
dell’intero repertorio del primo è assunta<br />
dalla Sia nel 1904.<br />
Avvalendosi poi della conquistata stabilità,<br />
Praga dà attuazione ad un fine statutario<br />
che – fino a quel momento – era<br />
stato accantonato per motivi economici:<br />
dal 1903 la Società istituisce il Mutuo<br />
Soccorso, attraverso il quale il Consiglio<br />
Direttivo elargisce, con grande<br />
oculatezza, sussidi e prestiti ai Soci in<br />
difficoltà, oltre a coprire le spese processuali<br />
in occasione di procedimenti a<br />
difesa della violazione del diritto d’au-
tore degli associati.<br />
Sotto la presidenza di Leopoldo Pullè<br />
(dal 1906 al 1913) e di Arrigo Boito (dal<br />
1913 al 1916), il Consiglio Direttivo della<br />
Sia vede l’alternanza di nomi illustri<br />
che subentrano ai Fondatori: fra i Consiglieri<br />
figurano nomi di spicco come,<br />
fra gli altri, Antonio Fogazzaro, Giaco-<br />
WAGNER E PUCCINI<br />
mo Puccini, Sabatino Lopez, Tito Ricordi,<br />
Pietro Mascagni.<br />
Con il passare degli anni anche il testo<br />
dello Statuto si evolve in funzione delle<br />
esigenze della base associativa e delle<br />
loro priorità: modifiche sono apportate<br />
dall’Assemblea nel 1900 (R.D. 21<br />
febbraio 1901, n. LV) e nel 1905 (R.D.<br />
Alla fine del XIX secolo il diritto d’autore è regolato in Europa in modo ancora disomogeneo, anche<br />
relativamente alla sua durata. In Austria il diritto di rappresentazione o esecuzione di un’opera drammatica<br />
o musicale è accordato, oltre all’Autore, agli eredi per soli dieci anni dalla sua morte. Accade<br />
così che con il 31 dicembre del 1893, a dieci anni dalla scomparsa di Richard Wagner, la moglie<br />
e i figli rischino di perdere ogni diritto sul repertorio del grande maestro, ancora richiesto da tutti i<br />
più grandi teatri. Il Governo austriaco, sensibilizzato sul problema, coll’assenso delle due Camere<br />
dell’Impero, provvede, con una legge generale, a prorogare per tutti di due anni la durata dei diritti<br />
d’autore.<br />
Analoga situazione si presenta in Italia, alla scadenza dei diritti d’autore su Il barbiere di Siviglia di<br />
Gioacchino Rossini, il cui beneficiario è il Liceo Musicale di Pesaro. “La legge vigente (L. 19 settembre<br />
1882, n.1012) fissa in ottanta anni la durata del diritto di proprietà delle opere adatte a pubblico<br />
spettacolo, di azioni coreografiche e di qualunque composizione musicale e stabilisce che tale<br />
durata abbia principio dal giorno in cui ebbe luogo la prima rappresentazione o la prima pubblicazione<br />
dell’opera. Il Re Umberto I, ritenuto che l’opera musicale Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino<br />
Rossini (…) cadrebbe nel dominio pubblico il 16 febbraio 1896 e che il Liceo Musicale di Pesaro vive<br />
in gran parte cogli utili che ricava dalle rappresentazioni dell’opera suddetta, e che tali utili cesserebbero<br />
col passaggio di essa nel dominio pubblico, turbando per tal modo l’andamento di questo<br />
nobile Istituto creato dalla munificenza dell’immortale Gioacchino Rossini, interviene con un Decreto<br />
Reale (che non richiede il previo esame delle Camere) e proroga di due anni il termine della durata<br />
del diritto di proprietà stabilito per l’opera Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini”.<br />
Il sommo giurista Enrico Rosmini confronta i due casi su “I diritti d’autore – Bollettino degli atti e notizie<br />
della SIA”, anno XV, aprile 1896, n.4, pag. 31, e commenta: “..e così si provvide agli interessi<br />
della famiglia Wagner; le opere del grande alemanno non dovevano in Austria cadere nel dominio<br />
pubblico prima che in Germania e negli altri Stati, ma ciò fu fatto con una disposizione d’ordine generale<br />
ed estesa a tutti gli abitanti dello Stato che potevano trovarsi nelle medesime condizioni. Successivamente,<br />
con la nuova legge austriaca 26 dicembre 1895 concernente i diritti d’autore sulle<br />
opere di letteratura, d’arte e di fotografia, §43, si portò la durata di questi diritti fino a 30 anni dopo<br />
la morte dell’autore. Il nostro Decreto-legge del 10 febbraio 1896, invece, non ha osservato le<br />
forme dell’art. 3 dello Statuto (Albertino, ndr), il quale dice il potere legislativo esercitarsi collettivamente<br />
dal Re e dalle due Camere: è una legge ad personam, che potrà invocare le attenuanti delle<br />
buone intenzioni”.<br />
59<br />
VIVAVERDI<br />
1° febbraio 1906). Con quest’ultimo Statuto<br />
è introdotta la distinzione fra Soci<br />
effettivi e aderenti. I Soci effettivi pagano<br />
una tassa di ammissione, un contributo<br />
annuo, l’aggio, prendono parte<br />
alle Assemblee generali, sono eleggibili<br />
alle cariche sociali, hanno i diritti di<br />
tutela stabiliti dallo Statuto e fruiscono<br />
del Mutuo Soccorso. I Soci aderenti sono<br />
esonerati dalla tassa di ammissione<br />
e dal contributo annuo, ma non dall’aggio;<br />
hanno i diritti di tutela stabiliti dallo<br />
Statuto ma non intervengono alle Assemblee,<br />
non fruiscono del Mutuo Soccorso<br />
e non sono eleggibili alle cariche<br />
sociali (salvo per la Commissione per i<br />
Piccoli Diritti Musicali).<br />
Sfogliando il Partitario (ovvero il registro<br />
nel quale si annotavano coloro che<br />
maturavano proventi) dei primi 15 anni<br />
del secolo, si trovano Soci effettivi<br />
dai nomi ancora noti, come Ferdinando<br />
Bideri e Carisch&Janichen, ma colpisce<br />
che avessero optato per la qualifica<br />
di aderenti, almeno in quegli anni,<br />
personaggi del calibro di Ildebrando<br />
Pizzetti, Libero Bovio, Luigi Illica, Salvatore<br />
Di Giacomo, Edoardo Di Capua<br />
e persino Giacomo Puccini.<br />
Tra gli autori di opere drammatiche o letterarie,<br />
ecco iscriversi Matilde Serao, Annie<br />
Vivanti Chartres, Gabriele D’Annunzio,<br />
Aldo De Benedetti, Sem Benelli,<br />
Ettore Petrolini, Luigi Pirandello, Ermete<br />
Zacconi, e le regine delle scene Adelaide<br />
Ristori ed Eleonora Duse.<br />
Di fatto la base associativa nel 1906 è<br />
rifondata sulla base dei nuovi criteri: da<br />
circa 300 Soci nel 1906, il traguardo dei<br />
mille è superato nel 1910 fino a raggiungere<br />
1500 nel corso della I Guerra<br />
mondiale: interessante notare che il dato<br />
non deflette in corrispondenza dell’evento<br />
bellico.
VIVAVERDI<br />
60<br />
musica<br />
INTERVISTA A SERGIO IODICE<br />
“SONO UN ARTIGIANO DI SOGNI,<br />
COI PIEDI PER ARIA”<br />
di Flaviano De Luca<br />
Chi l’ha dimenticato lo scialle della<br />
mamma? La prima timida copertura<br />
dello spogliarello di una ragazza ( E lo<br />
scialle della mamma/ guarda un po’ che<br />
fine fa… La camicia di velluto/ lentamente<br />
cade giù, poi mi dici/” Non sta<br />
bene tu non puoi veder di più”). Era la<br />
strofa acchiappa uditorio, il gancio verbale<br />
di Non lo faccio più, la canzone<br />
vincitrice del Festival di Sanremo 1976,<br />
cantata da Peppino di Capri ( al suo secondo<br />
successo sulla riviera ligure) e<br />
scritta da Sergio Iodice per il testo e<br />
Depsa (Salvatore De Pasquale) per la<br />
musica. “Quello è stato un grande riconoscimento<br />
pubblico del nostro lavoro<br />
– confessa Sergio Iodice, napoletano,<br />
per tanti anni avvocato di un importante<br />
istituto di credito, profondamente innamorato<br />
del pentagramma e delle parole<br />
giuste - Eravamo un gruppo di ragazzi,<br />
animati da un grumo di passioni,<br />
innanzitutto la musica, instancabili<br />
ascoltatori di Sanremo e del Festival di<br />
Napoli, e le poesie, i bigliettini che scrivevamo<br />
alle ragazze, poi quello che ci<br />
succedeva intorno, le trasformazioni<br />
della nostra società meridionale. Venni<br />
in contatto con Peppino Di Capri, al-<br />
Ha scritto centinaia di canzoni compresi grandi successi come Champagne per<br />
Peppino Di Capri, Balliamo per Fred Bongusto e Vola per Eduardo De<br />
Crescenzo, brani che sono diventati classici dei locali notturni e dei pianobar.<br />
Eppure Sergio Iodice, autore di testi da oltre trent’anni, si entusiasma a<br />
raccontare del suo ultimo progetto, titolo provvisorio Opere d’arte, la versione<br />
italiana del nuovo disco di Toquinho, dodici canzoni con le liriche del poeta<br />
cileno Antonio Skarmeta, quello di Il Postino, che verrà pubblicato in autunno<br />
contemporaneamente in spagnolo, portoghese e italiano.<br />
lora in un periodo di stanca della sua<br />
carriera, e gli detti un parere spassionato<br />
su alcuni brani che aveva in pre-<br />
Sotto, la copertina del 45 giri Champagne<br />
in edizione francese, con la fascetta “n. 1 en Italie”<br />
su una bottiglia di una famosa marca .<br />
A fianco, Antonio Pecci Filho in arte Toquinho con<br />
Sergio Iodice, suo collaboratore fin dal 1997<br />
parazione. A me non piacevano granché.<br />
Lui apprezzò la mia sincerità e cominciammo<br />
a collaborare… Il primo<br />
brano fu Barbara, un 45 giri del 1970,<br />
uno dei primi per l’etichetta discografica<br />
fondata proprio da Peppino, la<br />
Splash. Un brano nato sulle ali dell’entusiasmo<br />
e scritto per la moglie del cardiologo<br />
Christian Barnard, in quel periodo<br />
in vacanza a Capri. Il primo grande<br />
successo fu, invece, Champagne, un<br />
singolo del 1973, scritto con Di Francia<br />
e Depsa, che inizialmente stentò, poi si<br />
affermò in Italia e in Europa”.<br />
La leggenda racconta che il motivo cominciò<br />
a farsi largo in un taxi, sulla tortuosa<br />
via Tasso che collega il Vomero alla<br />
città storica, Sergio era in compagnia<br />
di Mimmo Di Francia che aveva in men-
te questo motivo da giorni. “Un brano<br />
che espone un po’ la mia filosofia. Il titolo<br />
è importante e farà sì che la canzone<br />
verrà associata alle feste e ai brindisi.<br />
Ma è il secondo verso che dà il senso<br />
giusto e indirizza l’andamento.<br />
Champagne/ per brindare a un incontro/<br />
con te che già eri di un altro/ …./<br />
Champagne/ per un dolce segreto/per<br />
noi/ un amore proibito” . Peppino di<br />
Capri lo portò a Canzonissima ma si<br />
classificò solo quinto poi negli anni il<br />
brano è diventato un classico con milioni<br />
di copie vendute in tutto il mondo<br />
(ed è la canzone italiana più eseguita nei<br />
night club e locali notturni all’estero).<br />
Fino al 1979, l’anno in cui le strade dei<br />
due amici si separano, Iodice scrive decine<br />
di canzoni per Di Capri, tra cui Auguri,<br />
Magari, Incredibile voglia di te,<br />
Fiore di carta (la versione italiana di<br />
How deep is your love dei Bee Gees),<br />
Ammore scumbinato (in napoletano) .”<br />
Il secondo grande personaggio della sua<br />
carriera è Fred Bongusto, “ meticoloso,<br />
appassionato, grande giocatore di tennis”.<br />
Nacque un po’ per caso, “gli portai<br />
Facciamo pace, scritta insieme con<br />
Paolo Moscarelli”. Da subito la collaborazione<br />
produsse buoni frutti come<br />
Balliamo (1977), un classico del pianobar,<br />
grande successo nei locali notturni,<br />
la canzone tipica per un tenero<br />
guancia a guancia (Balliamo, è da tanto<br />
tempo che non lo facciamo/ balliamo,<br />
c’è la musica che piace pure a te/<br />
andiamo, questa sera sono in vena di<br />
follie/, noi due stretti stretti come tanto<br />
tempo fa) alcuni brani della colon-<br />
na sonora di La cicala, di Alberto Lattuada<br />
(che vince il Nastro d’Argento<br />
per la migliore colonna sonora, nel<br />
1980), Cantare (1986) e Scusa (1989),<br />
entrambe presentata al festival di Sanremo.<br />
Negli anni novanta scrive Vola<br />
per Edoardo De Crescenzo, sulla musica<br />
di Maurizio Morante.<br />
“Fu abbastanza piacevole mettere su il<br />
tour Due ragazzi irresistibili (una produzione<br />
dell’impresario Fausto Paddeo)<br />
con Bongusto e Di Capri, uno spettacolo<br />
davvero entusiasmante, una raffica<br />
di canzoni melodiche davvero importanti<br />
tra il tono confidenziale di Bongusto<br />
e la voce carezzevole di Peppino. Si<br />
erano trovati sul palco l’uno accanto all’altro<br />
d’estate a Sant’Angelo di Ischia,<br />
in una magica serata d’agosto e proprio<br />
lì nacque l’idea di fare una tournée insieme.<br />
Ognuno con la propria band,<br />
scambiandosi i brani, così Bongusto<br />
cantava Nun è peccato e Peppino Doce<br />
doce, raccontando la nascita e la fortuna<br />
delle varie canzoni, fino a Fatti così,<br />
cantato insieme dai due (scritta da Iodice<br />
insieme a un giovane musicista,<br />
Giovanni Di Gennaro,ndr), che diventerà<br />
anche un cd live, registrato nel<br />
1996. Un vero trionfo di spettatori, con<br />
date anche all’estero”. Successivamente<br />
ci fu anche il tour insieme di Fred<br />
Bongusto con Toquinho, il chitarrista e<br />
cantante brasiliano che ha lavorato lungamente<br />
con Vinicius de Moraes, e ha<br />
lontane origini molisane. Da quell’incontro<br />
venne fuori Brasiliando, una<br />
canzone e un album di successo. (Io che<br />
sono nato brasiliano/ potrei essere ita-<br />
61<br />
liano/differenza non ce n’è/ Noi che abbiamo<br />
il mare nelle vene/ siamo frutti<br />
di stagione, siamo uguali a te/ quanti innamorati<br />
sogneranno/ quante notti balleranno<br />
se tu canti insieme a me) e un<br />
rapporto d’amicizia, duraturo nel tempo.<br />
Così , dopo aver scritto Aeroplani di<br />
Toto Cutugno (su musica di Claudio Romano<br />
e dello stesso Cotugno, presentato<br />
all’ultimo Sanremo), Iodice è al lavoro<br />
sulla dozzina di canzoni scritte da<br />
Toquinho, col testo di Skarmeta in spagnolo,<br />
un album prodotto da RaiTrade<br />
che uscirà in autunno. ”Ho passato<br />
un’intera giornata con un ragazzo di madrelingua<br />
brasiliana per decifrare il testo<br />
di Toquinho. Ci vuole grande attenzione<br />
perché una cosa è il senso della<br />
canzone che si può riprendere e va bene,<br />
un’altra cosa la scelta delle parole<br />
per adattare le sonorità originali. Ma è<br />
un lavoro entusiasmante, un’abilità manuale<br />
da artigiano dei sogni, uso la penna<br />
invece del bulino per far venire fuori<br />
situazioni e frasi che trasmettano<br />
emozioni, che funzionino con la musica”.<br />
Ma esiste un segreto per afferrare<br />
il momento e l’ispirazione per mettere<br />
giù le liriche di una canzone? “Nel nostro<br />
mestiere quello che conta è l’entusiasmo<br />
e la passione, anche e sopratutto<br />
nei momenti di stanca perché poi arrivano<br />
sempre nuove emozioni. Tra queste<br />
attualmente c’è la collaborazione<br />
musicale con mia figlia Vanina che alterna<br />
il suo lavoro di scrittrice, ha appena<br />
pubblicato il suo primo romanzo,<br />
(Il broncio, per Kairos Edizioni) con<br />
quello di autrice. Proprio in questi giorni<br />
abbiamo ultimato un nuovo brano che<br />
già amo da morire su musiche di Gabriella<br />
Barbagallo, giovane e valente musicista<br />
siciliana. Scrivere con la propria<br />
figlia è un’esperienza magica. La magia<br />
che ci rende uguale ai bambini quando<br />
sono seduti: non stiamo mai con i piedi<br />
per terra”.<br />
VIVAVERDI
VIVAVERDI<br />
62<br />
lirica<br />
FRANCESCO D’AVALOS<br />
MARIA E FABRIZIO,<br />
IL PIU’ TRAGICO<br />
ADULTERIO DEL BAROCCO<br />
di Dario Oliveri<br />
Genio e follia: questo binomio si adatta<br />
perfettamente all’esperienza del “principe<br />
dei musici” Carlo Gesualdo di Venosa<br />
(1566-1613), le cui ultime opere -<br />
tra cui il Quinto e il Sesto libro dei madrigali<br />
a cinque voci e i Tenebræ Responsoria,<br />
tutti pubblicati nel 1611 - riflettono<br />
il furore e le ombre del Barocco<br />
italiano al pari dei versi iperbolici di<br />
Giambattista Marino (È del poeta il fin<br />
la meraviglia/.../chi non sa far stupir,<br />
vada alla striglia”), delle colonne vitinee<br />
concepite da Bernini per il baldacchino<br />
di San Pietro, delle immagini affioranti<br />
dal buio di Caravaggio, enfant prodige<br />
e artista maledetto del suo tempo, colpevole<br />
- come Gesualdo - di omicidio e<br />
costretto alla fuga. A Malta e in Sicilia il<br />
Caravaggio realizza alcune delle sue opere<br />
più drammatiche (La decollazione di<br />
San Giovanni Battista, La sepoltura di<br />
Santa Lucia, La resurrezione di Lazzaro),<br />
che vedono la luce tra il 1608 e il<br />
1609, negli stessi anni cioè che Gesualdo<br />
trascorre in solitudine nel suo Castello<br />
dell’Irpinia, “arroccato su un monte”.<br />
Poco più di vent’anni prima, egli<br />
aveva sposato la bellissima cugina Maria<br />
d’Avalos (1560-1590): “Il matrimo-<br />
A Napoli, a pochi passi dalla Chiesa di san Domenico Maggiore, basilica gotica e<br />
luogo di sepoltura dei nobili aragonesi, c’è la misteriosa, inquietante e sublime<br />
Cappella Sansevero, ricca di opere d’arte di valore inestimabile, e l’imponente e<br />
cupo palazzo dei principi di Sansevero. Nel Seicento fu teatro di un terribile<br />
delitto, organizzato da Carlo Gesualdo di Venosa, aristocratico e proprietario<br />
terriero che coltivò la musica per diletto, diventando un eccezionale madrigalista.<br />
L’uccisione dei due amanti Maria d’Avalos e Fabrizio Carafa, nobili di famiglia e<br />
di celebrata bellezza, si è impressa profondamente nella coscienza del popolo<br />
napoletano ed è stata ricordata, per diversi secoli, da cantastorie di strada come<br />
da autori colti. Un posto di rilievo merita il dramma in due parti Maria di Venosa,<br />
scritto nel 1992 dal compositore e direttore d’orchestra Francesco d’Avalos,<br />
discendente della sfortunata principessa.<br />
nio”, scrive Giovanni Iudica, “fu celebrato<br />
nel 1586 nella chiesa di San Domenico<br />
Maggiore con magnificenza. Il<br />
cardinale di Napoli e il cardinale d’Aragona<br />
concelebrarono l’uffizio. Era presente,<br />
a fianco dei parenti degli sposi, il<br />
viceré, duca di Ossuna. [...] Quando Carlo<br />
e Maria si affacciarono sul sagrato, il<br />
popolo restò per un attimo senza fiato e<br />
poi uno scroscio di applausi e di grida<br />
accolse gli sposi”. Assediata da complimenti<br />
e galanterie di ogni genere, Maria<br />
riuscì a respingere perfino la corte<br />
dello zio del marito Giulio Gesualdo, che<br />
pure tentò varie volte di “farla pieghe-<br />
Francesco d’Avalos, compositore e direttore<br />
d’orchestra, autore del dramma musicale<br />
Maria di Venosa sulla figura della sfortunata<br />
principessa, che fu sua antenata<br />
vole alle sue voglie”, ma cedette alla corte<br />
del duca Fabrizio Carafa, incontrato<br />
per la prima volta a una festa da ballo.<br />
Nell’ottobre del 1590, quando “la storia<br />
di quell’adulterio era ormai sulla bocca<br />
di tutti” e il popolino già “si eccitava in<br />
racconti scurrili di crapule amorose“,<br />
Gesualdo decise di tendere una trappola<br />
ai due amanti e di ucciderli con l’aiuto<br />
dei suoi fedelissimi. L’istruttoria del<br />
processo durò meno di un giorno e si<br />
concluse con un’annotazione del viceré,<br />
conte Miranda, in cui si ordinava l’archiviazione<br />
del caso “stante la notorietà<br />
della causa giusta dalla quale fu mos-
Carlo Gesualdo, sorretto da San Carlo Borromeo, riceve<br />
il perdono dei suoi peccati. Un particolare della “ Pala<br />
del perdono” (1609), il dipinto di Giovanni Balducci<br />
che si trova nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie<br />
di Gesualdo, il paese in provincia di Avellino.<br />
Torquato Tasso scrisse a proposito della tragica sorte<br />
di Maria e Fabrizio,” Piangi, Napoli mesta, in bruno<br />
ammanto/ Di beltà, di virtù l’oscuro occaso/E in lutto<br />
l’armonia rivolga il canto”<br />
so don Carlo Gesualdo principe di Venosa<br />
ad ammazzare sua moglie e il duca<br />
d’Andria come sopra”. Dopo un anno di<br />
volontario esilio nel suo castello, Gesualdo<br />
fece ritorno a Napoli, “attratto e<br />
come calamitato da quella casa [...] in<br />
cui si era consumata la sua tragedia” e<br />
nel febbraio del 1594 sposò Eleonora<br />
d’Este, nipote di Alfonso II duca di Ferrara<br />
e di Urbino (che a sua volta era nipote<br />
di Lucrezia Borgia e aveva sposato<br />
in prime nozze una figlia di Cosimo de’<br />
Medici): un mese prima delle nozze, a<br />
Gesualdo venne recapitata una lettera di<br />
congratulazioni e di augurio del re di<br />
Spagna Filippo II.<br />
La tragica fine di Maria d’Avalos e Fabrizio<br />
Carafa si impresse profondamente<br />
nella coscienza del popolo napoletano<br />
(che prese fin dall’inizio le parti dei due<br />
amanti) e fu cantata sia da artisti popolari<br />
come Giovanni della Carriola e lo<br />
Sbruffapappa, “un omone gigantesco [...]<br />
e dal passato burrascoso, che intonava<br />
rime tenere e delicate”, che da autori ben<br />
più colti come Ascanio Pignatelli e in seguito<br />
Giambattista Marino e persino<br />
Torquato Tasso, “l’amico di famiglia, il<br />
beneficiato, il mantenuto di casa Gesualdo”,<br />
che scrisse un sonetto in cui<br />
piangeva la sorte dei due amanti, ma non<br />
certo del marito. Tra i compositori del<br />
nostro tempo che hanno portato sulle<br />
scene l’amara vicenda, si ricordano invece<br />
Gino Negri, autore dell’atto unico<br />
Diario dell’assassinata (1978), interpretato<br />
a suo tempo da Milva; Arthur<br />
Schnittke, al quale si deve un controverso<br />
Gesualdo (1995) in cui la tragedia<br />
cinquecentesca si trasforma un semplice<br />
fatto di cronaca nera; Salvatore Sciarrino,<br />
che al “principe dei musici” rende<br />
un doppio, raffinatissimo omaggio:<br />
quasi cifrato il primo, l’opera in due atti<br />
Luci mie traditrici (1996-98), in cui<br />
la “Malaspina brucia d’amore per l’Ospite<br />
/ il suo sposo sa del tradimento / mostra<br />
alla donna di perdonare / tuttavia si<br />
vendica sanguinosamente”; più esplicito<br />
(seppure stilizzato) il secondo, la Terribile<br />
e spaventosa storia del Principe di<br />
Venosa e della bella Maria (1999), nel<br />
quale i pupi siciliani e il cunto di Mimmo<br />
Cuticchio svelano gli aspetti più<br />
“eroici, patetici e farseschi” del tema. In<br />
63<br />
questo scenario di evocazioni, occupa<br />
tuttavia una posizione assolutamente<br />
unica il dramma in due parti Maria di<br />
Venosa, ultimato nel 1992 dal compositore<br />
e direttore d’orchestra Francesco<br />
d’Avalos (Napoli 1930), discendente della<br />
sfortunata principessa. Allievo di<br />
Francesco Vitale al Conservatorio di San<br />
Pietro a Majella e di Paul van Kempen,<br />
Sergiu Celibidache e Franco Ferrara al-<br />
VIVAVERDI
VIVAVERDI<br />
64<br />
lirica<br />
l’Accademia Chigiana di Siena, Francesco<br />
d’Avalos ha scritto alcune pagine di<br />
musica da camera (tra cui un bel quaderno<br />
di Composizioni per pianoforte,<br />
recensito da Quirino Principe sul “Sole<br />
24 Ore” e inciso da Francesco Libetta) e<br />
varie partiture per orchestra: Sinfonia<br />
n. 1 (1957), Hymne an die Nacht (“Inno<br />
alla notte”, 1958), Studio sinfonico<br />
(1956-82), Lines (1963) e Die stille Stadt<br />
(“La città silenziosa”, 1994). Inoltre, ha<br />
realizzato due importanti opere di teatro<br />
musicale, Maria di Venosa e Qumrãn<br />
(2002), in cui sviluppa una sua personalissima<br />
concezione drammaturgica:<br />
“Ritengo”, scrive l’autore, “che l’opera<br />
abbia raggiunto nel Settecento il suo<br />
equilibrio nella divisione tra Recitativo<br />
e Aria. Si dava così spazio da un lato all’azione<br />
e dall’altro all’espressione. [...]<br />
Con l’opera romantica e poi con quella<br />
verista, il libretto, tutto musicato, è passato<br />
in secondo piano e non sempre è rimasto<br />
comprensibile all’ascolto. [...] Per<br />
chi non è informato in precedenza, è<br />
quasi impossibile dare un senso, se non<br />
per ipotesi, all’azione scenica: è difatti<br />
difficile riuscire a percepire le parole<br />
cantate. [...] Queste considerazioni, mi<br />
hanno spinto a concepire un Dramma<br />
musicale per teatro senza un effettivo libretto<br />
in senso tradizionale. L’azione<br />
scenica si svolge così come in un film<br />
muto e l’orchestra, il coro e alcune parti<br />
soliste si sostituiscono alle parole che<br />
non vi sono, ma che, se vi fossero, egualmente<br />
(come avviene per tutte le opere)<br />
non si riuscirebbero a comprendere.<br />
Nella mia visione del teatro musicale, i<br />
personaggi agiscono ma non cantano.<br />
Quando cantano, significa che lo farebbero<br />
anche nella realtà: così, per esempio,<br />
avviene nella Maria di Venosa con<br />
la cantilena di Maria, con il canto della<br />
veggente e con il Requiem æternam, così<br />
come tutti i cori maschili del mio<br />
dramma Qumrãn“.<br />
Pubblicata dalla Casa Musicale Sonzogno<br />
e sino ad oggi “colpevolmente trascurata<br />
da qualsiasi programmazione<br />
teatrale” (Principe), Maria di Venosa è<br />
stata eseguita e incisa in forma di concerto<br />
a Londra nell’agosto 1994, insieme<br />
con Susan Bullock (soprano), Hilary<br />
Summers (contralto), il quintetto<br />
Apollo Voices e la Philharmonia Orchestra<br />
and Chorus diretti da Francesco<br />
d’Avalos (Chandos). I personaggi dell’azione<br />
sono Carlo Gesualdo, Maria<br />
d’Avalos, Fabrizio Carafa, Giulio Gesualdo<br />
zio di Carlo, un Prete musico al<br />
servizio del principe, Laura Scala cameriera<br />
di Maria e Una Veggente. L’esecuzione<br />
musicale prevede due voci femminili,<br />
un ensemble a cinque voci (due<br />
soprani, contralto, tenore e basso), un<br />
gruppo strumentale (con due violini, due<br />
flauti dolci, viola, viola da gamba, violoncello,<br />
liuto e clavicembalo), grande<br />
orchestra e un coro misto di 46 elementi.<br />
La struttura formale, con due parti simmetriche<br />
di sette scene/sequenze ciascuna,<br />
ambientate in luoghi diversi e collegate<br />
da intermezzi, allude forse all’architettura<br />
del Wozzeck (1925) di Berg,<br />
che d’altronde racconta anch’esso di un<br />
tradimento e un delitto: l’omicidio di<br />
un’altra Maria. Del maestro viennese,<br />
Francesco d’Avalos rievoca d’altronde<br />
anche la tensione espressiva e l’esigenza<br />
di porre l’orchestra al centro dell’azione,<br />
facendo emergere dal flusso sonoro<br />
materiali remoti: in questo caso le<br />
opere di alcuni autori minori del tempo<br />
(Andrea Ansalone, Jean de Macque,<br />
etc.), insieme con una Gagliarda e due<br />
madrigali dello stesso Gesualdo: “Moro<br />
lasso al mio duolo” e “Io pur respiro in<br />
così gran dolore” (dal Sesto libro). La<br />
prima e l’ultima scena si svolgono entrambe<br />
nel castello di Gesualdo, la notte<br />
dell’8 settembre 1613: il principe “è<br />
Libri, cd e dvd su Gesualdo<br />
La bibliografia in lingua italiana su Gesualdo si è<br />
arricchita nel 2010 di due nuovi titoli, che si aggiungono<br />
dunque al volume di Pietro Misuraca,<br />
Carlo Gesualdo da Venosa. Principe dei musici<br />
(L’Epos, Palermo 2000). Si tratta di Gesualdo da<br />
Venosa di Orsola Tarantino Fraternali e Katy Toma<br />
(pubblicato da Luciano de Venezia) e della Giostra<br />
del principe. Il dramma di Carlo Gesualdo di Salvatore<br />
La Vecchia (pubblicato da Mephite, con una<br />
bella prefazione di Ruggero Cappuccio). Sul piano<br />
della ricostruzione biografica, con particolare<br />
riguardo alla “triste vicenda” dell’ottobre 1590, va<br />
inoltre segnalato, quale testo di assoluto riferimento,<br />
il libro di Giovanni Iudica Il principe dei musici.<br />
Carlo Gesualdo di Venosa, pubblicato per la<br />
prima volta nel 1993 e riproposto quattro anni dopo<br />
con l’aggiunta di un’ampia documentazione iconografica<br />
e d’archivio (Sellerio, Palermo 1997). Il<br />
regista tedesco Werner Herzog (Nosferatu, Fitzcarraldo...)<br />
ha dedicato a Gesualdo il film-documentario<br />
Death for Five Voices (“La morte a cinque<br />
voci”, 1995) in cui descrive, con il suo sguardo<br />
tipicamente visionario, i luoghi in cui ha vissuto<br />
il principe-musicista, portando sullo schermo<br />
anche Milva, Alan Curtis e Francesco d’Avalos, che<br />
esegue al pianoforte alcuni frammenti da Maria di<br />
Venosa. Tra le incisioni delle opere di Gesualdo,<br />
rimangono tutt’oggi imperdibili l’ormai storica registrazione<br />
del Quinto libro dei madrigali realizzata<br />
nel 1983 dal Consort of Musicke diretto da Anthony<br />
Rooley (L’Oiseau Lyre) e la più recente, magnifica<br />
esecuzione dei Tenebræ Responsoria realizzata<br />
dall’Hilliard Ensemble (Ecm New Series).<br />
Tra le rarità, si segnala infine la registrazione del<br />
Monumentum pro Gesualdo di Venosa ad CD annum<br />
(1960) di Igor Strawinsky, diretta dall’autore<br />
con la Columbia Symphony Orchestra (Sony Classical):<br />
si tratta della trascrizione per orchestra di<br />
tre madrigali dal Quinto e Sesto libro, da cui emerge<br />
una “forza d’espressione cromatica” che non<br />
riusciamo più a comprendere “perché le nostre<br />
orecchie sono state corrotte dalla musica successiva”<br />
(Strawinsky). da. o.
La copertina del disco Maria di Venosa, registrato in<br />
forma di concerto a Londra nel 1994 con Susan<br />
Bullock (soprano), Hilary Summers (contralto),<br />
il quintetto Apollo Voices e la Philarmonia Orchestra<br />
and Chourus diretta da Francesco d’Avalos<br />
seduto in poltrona, le forze l’abbandonano,<br />
sente che la morte è vicina, ma ancora<br />
prova a comporre musica. Va al<br />
cembalo e inizia a suonare (un gruppo<br />
di musicisti, al lato della scena, suona<br />
un breve frammento che va inteso come<br />
realizzazione del pensiero musicale di<br />
Gesualdo); ma in quel momento egli vede,<br />
nel quadro che effigia la sua seconda<br />
moglie, Eleonora d’Este, la figura viva<br />
della prima moglie Maria d’Avalos,<br />
vestita di bianco”. Durante la notte, il<br />
principe “rievoca in se stesso il corso<br />
drammatico della sua vita” di cui si costituisce<br />
il soggetto del dramma vero e<br />
proprio: le ore successive al matrimonio<br />
con Maria, il canto melanconico di<br />
lei, la violenza dei rapporti con la moglie,<br />
una tempesta in cui “ambedue avvertono<br />
un presagio di tragici eventi”, il<br />
primo incontro di Maria con Fabrizio<br />
Carafa a una festa nel palazzo del viceré<br />
di Napoli. Nella parte iniziale, s’impone<br />
soprattutto il blocco drammaturgico<br />
formato dalla terza e dalla quarta scena,<br />
che inizia con un madrigale a cinque voci,<br />
cui fa eco il canto struggente di Maria<br />
che si dispiega, come limpida linea<br />
di luce, sui glissando degli archi con sordina,<br />
e prosegue in un cupo, tenebroso<br />
crescendo. Tra gli episodi conclusivi appare<br />
invece magnifica l’ottava scena: “Sul<br />
balcone del palazzo del viceré Maria<br />
d’Avalos e Fabrizio Carafa iniziano i loro<br />
primi colloqui d’amore. Sulla spiaggia<br />
circostante [...] alcuni uomini portano<br />
a braccio un uomo e una giovane<br />
donna morti, accoltellati, che vengono<br />
adagiati sulla rena; alcune donne, che<br />
seguono i due uccisi, piangono la loro<br />
morte con un lugubre canto. [...] Una<br />
donna sola ammantata, una veggente,<br />
discosta di poco dalle altre donne, profetizza<br />
un’altra morte tragica per amore<br />
[...]”. Tenue, delicatissima, notturna è<br />
anche la scena undicesima; mentre la<br />
sequenza del delitto viene sottratta agli<br />
sguardi del pubblico e si svolge quando<br />
la veggente intona alcuni versi dello<br />
stesso Francesco d’Avalos. Nella scena<br />
finale, in cui l’azione ritorna nel castello<br />
di Gesualdo, fiorisce tra i suoni<br />
tenuti degli archi il testo del sonetto<br />
composto da Torquato Tasso in memoria<br />
dei due amanti: “Alme leggiadre a<br />
meraviglia e belle / Che soffriste morendo<br />
aspro martirio”. La voce del contralto<br />
s’intreccia ai vocalizzi soavi del<br />
soprano, mentre d’un tratto il coro intona<br />
sommesso “Requiem æternam<br />
dona eis Domine”: “Gesualdo è in poltrona,<br />
sul punto di morire. [...] Come<br />
65<br />
una visione, egli vede la cerimonia funebre<br />
della prima moglie Maria, allestita<br />
dai monaci nella chiesa di San Domenico<br />
[...]. Al termine di questa visione,<br />
Gesualdo ha un tremito e muore.<br />
Nell’attimo in cui Gesualdo spira la<br />
stanza diventa buia. Dal fondo appare<br />
un giardino fantastico e luminoso dove<br />
la prima moglie Maria, vestita di<br />
bianco, insieme con altre persone anch’esse<br />
vestite di bianco, chiama Gesualdo<br />
per condurlo in un mondo remoto<br />
senza tempo e senza passioni”.<br />
La musica rallenta gradualmente e infine<br />
s’arresta, perdendosi nel nulla.<br />
VIVAVERDI
VIVAin breve<br />
a cura di Alberto Ferrigolo<br />
I PIRATI ALL’ARREMBAGGIO<br />
DI MONTECITORIO<br />
Si sono spinti fin sotto la Camera dei deputati,<br />
a volto scoperto e svelando le proprie<br />
identità, i “pirati digitali” che a marzo<br />
si sono riuniti al Teatro Capranica in<br />
una “festa del peer-to-peer”. Ladri di<br />
guadagni da copyright, che si trincerano<br />
dietro “la battaglia per la libera circolazione<br />
delle idee”. L’iniziativa ha sollevato<br />
le proteste di Tullio Camiglieri, responsabile<br />
Comunicazione di DGTVi, associazione<br />
per la promozione della tv digitale<br />
terrestre, già alle Relazioni esterne<br />
di Sky, e coordinatore del Centro studi<br />
per la difesa dei diritti degli Autori: “La<br />
festa dei pirati lascia sbigottiti, senza i ricavi<br />
non avrà più senso destinare risorse<br />
alla realizzazione di film, documentari<br />
o produzioni musicali”.<br />
IL DECLINO DELL’IMPERO<br />
BLOCKBUSTER<br />
La grande catena mondiale di videonoleggio<br />
(6.500 negozi, 4.000 sedi solo<br />
negli States) sta per chiudere i battenti<br />
sotto il peso di 1 miliardo di dollari di<br />
debiti e della concorrenza di rivali tecnologicamente<br />
agguerriti, primo tra tutti<br />
Internet e la pirateria. Nel 2009 le<br />
perdite sono state pari a 558,2 milioni<br />
di dollari, le vendite crollate di un quinto<br />
a 4,06 miliardi. Forte la concorren-<br />
za di Coinstar e Netflix, affermatisi con<br />
gli ordini online e consegna a domicilio<br />
dei film.<br />
MUSICA UK, PIU’ ROYALTY<br />
DAL DIGITALE?<br />
Il condizionale è d’obbligo, la cautela pure.<br />
Tuttavia Robert Ashcroft, a.d. della società<br />
di autori britannica PRS For Music,<br />
conferma che per la prima volta nel Regno<br />
Unito le royalty incassate nel 2009<br />
da autori ed editori grazie alla musica digitale<br />
hanno più che compensato il calo<br />
dei diritti fonomeccanici sul mercato tradizionale,<br />
per un fatturato pari a 623 milioni<br />
di sterline (+2,6%).<br />
SPAGNA, UNA LEGGE<br />
ANTIDOWNLOAD…<br />
Anche in Spagna è stata approvata una<br />
legge per la creazione di una Commissione<br />
per la proprietà intellettuale con<br />
pieni poteri per chiedere la chiusura rapida<br />
dei siti attraverso cui si scaricano<br />
illegalmente contenuti protetti da copyright.<br />
BOLLY&HOLLY<br />
UNITI NELLA LOTTA<br />
Bollywood e Hollywood, le due principali<br />
industrie cinematografiche del<br />
mondo hanno unificato i propri sforzi<br />
contro i Dvd piratati e i film scaricati<br />
dalla Rete. L’accordo è avvenuto tra la<br />
Motion Picture Association of America<br />
e 7 produttori cinematografici indiani<br />
che hanno formato un alleanza su un tema<br />
spinoso ma cruciale per l’industria.<br />
JAMES MURDOCH JR:<br />
“IL FILESHARING È UN FURTO”<br />
Durante l’Abu Dhabi Media Summit il<br />
figlio del magnate Rupert, chief executive<br />
di News Corporation per Europa e<br />
Asia è stato esplicito contro la pirateria:<br />
“Far p2p è come andare a rubare una<br />
confezione di Pringles o una borsetta.<br />
Non vi è nessuna differenza tra pirateria<br />
digitale e fisica. Dovrebbe esserci lo<br />
stesso livello di protezione dei diritti di<br />
proprietà, sia che si parli di una casa che<br />
di un film”.<br />
GLI USA VANNO<br />
A CACCIA DI PIRATI<br />
Lo Us Copyright Group si prepara a perseguire<br />
decine di migliaia di “pirati” e<br />
quanti utilizzano il p2p via internet di<br />
film protetti dal diritto d’autore. Più di<br />
20 mila utenti sono già stati denunciati<br />
a Washington e almeno altri 30 mila<br />
si aggiungeranno a breve. Appare al tramonto<br />
la strategia dell’Mpaa per colpire<br />
solo i pochi condivisori a scopo “educativo”.
NUOVO IMAIE,<br />
PUBBLICATO IL DECRETO<br />
Il decreto legge 30 aprile 2010, n.64,<br />
“Disposizioni urgenti in materia di spettacolo<br />
e attività culturali” pubblicato<br />
sulla Gazzetta Ufficiale n. 100 del 30-4-<br />
2010 contiene, tra l’altro, disposizioni<br />
sull’Imaie, l’ente mutualistico degli artisti,<br />
interpreti ed esecutori. Il nuovo<br />
istituto ha personalità giuridica di diritto<br />
privato, disciplinata dal Codice Civile.<br />
“Il nuovo Imaie - secondo l’art. 7<br />
– opera sotto la vigilanza congiunta della<br />
Presidenza del Consiglio dei Ministri<br />
- Dipartimento per l’informazione e<br />
l’editoria, del Ministero per i beni e le<br />
attività culturali e del Ministero del lavoro<br />
e delle politiche sociali, che ne approvano<br />
lo statuto e ogni successiva modificazione,<br />
il regolamento elettorale e<br />
di attuazione dell’articolo 7 della legge<br />
n. 93 del 1992, assicurando che l’assetto<br />
organizzativo sia tale da garantire efficaci<br />
forme di tutela dei diritti degli artisti<br />
interpreti esecutori. Il Ministero<br />
del lavoro e delle politiche sociali nomina<br />
il presidente del collegio dei revisori,<br />
il Ministero per i beni e le attività<br />
culturali e il Ministero dell’economia<br />
e delle finanze nominano un componente<br />
ciascuno del collegio”.<br />
E-BOOK A VARIO PREZZO<br />
Con l’iPad alle porte, Amazon – il più<br />
grande portale internazionale di vendita<br />
di libri online – ha deciso di fare uno<br />
strappo alle regole e alla sua politica<br />
commerciale, consentendo a due dei<br />
principali editori degli Stati Uniti di al-<br />
zare il prezzo dei libri elettronici per il<br />
lettore Kindle. Attraverso due specifici<br />
accordi rinuncerà a tenere il prezzo<br />
delle nuove uscite sotto i 10 dollari. Alcuni<br />
nuovi best seller continueranno a<br />
costare 9,99 dollari ma la maggior parte<br />
oscillerà tra i 12,99 e i 14,99 dollari.<br />
LA NUOVA FRONTIERA<br />
DEI LIBRI DIGITALI<br />
Con un’intervista al Corriere della Sera<br />
del 24 marzo l’a.d. di Mondadori,<br />
Maurizio Costa, ha annunciato che “il<br />
2010 è l’anno della svolta e del darsi una<br />
bella mossa e chi lo farà avrà un bel vantaggio<br />
perché ci sarà la selezione della<br />
specie”. L’annuncio è epocale: “Per questo<br />
contiamo di fare un’operazione di<br />
apertura di mercato: in ottobre sbarcheremo<br />
sul segmento degli ebook con 400<br />
novità e 800 best-seller degli ultimi mesi”<br />
dichiara Costa. Secondo l’a. d. di Segrate,<br />
“l’ereader sarà il regalo di Natale<br />
2010”. Sarà iPad o Kindle? “Certo, ci saranno<br />
barriere psicologiche per il costo.<br />
L’iPad costerà tra i 4-600 euro. Ma arriveranno<br />
quelli più economici e ognuno<br />
conquisterà la sua quota di mercato.<br />
Quello che è sicuro è che non ci sarà uno<br />
standard unico, e infatti il nostro obiettivo<br />
è essere fruibili su tutti”.<br />
67<br />
VIVAVERDI<br />
I TRECENTO ANNI DEL COPYRIGHT<br />
Correva l’anno 1710 e in Inghilterra diventò<br />
legge. Attribuiva agli autori ed ai<br />
“loro aventi causa” il diritto esclusivo<br />
di stampare le proprie opere per una<br />
durata di 14 anni, con la possibilità di<br />
un rinnovo per altri 14. La Regina istituì<br />
anche un pubblico registro nel quale<br />
gli autori dovevano anche indicare il<br />
titolo delle opere per le quali chiedevano<br />
la protezione. Qualche decennio dopo,<br />
nel 1790, anche gli Stati Uniti adottarono<br />
– dopo la guerra di Indipendenza<br />
– una disciplina del tutto analoga a<br />
quella inglese.<br />
DIGITAL ECONOMY BILL,<br />
LA HADOPI INGLESE<br />
Anche il Regno Unito ha la sua legge antipirateria<br />
sul modello francese. In particolare<br />
contro la pirateria digitale, approvata<br />
dalla House of Lords con 189<br />
voti favorevoli e 47 contrari a poche ore<br />
dallo scioglimento delle Camere prima<br />
delle elezioni politiche del 6 maggio. Le<br />
nuove disposizioni approvate in Gran<br />
Bretagna, prevedono la collaborazione<br />
tra major, internet provider e società<br />
di gestione collettiva dei diritti<br />
per l’invio di “lettere di avvertimento”<br />
ai downloaders incalliti, nella speranza<br />
che questo tipo di “persuasione/dissuasione”<br />
possa bastare a mettere un<br />
freno alla pirateria online. Qualora il<br />
tasso di download illegali non dovesse<br />
regredire, allora la Ofcom passerà a introdurre<br />
direttamente nuove misure<br />
tecniche più efficaci, quali la sospensione<br />
della linea telefonica, così come<br />
previsto dalla legge francese.
VIVAVERDI<br />
68<br />
musica<br />
INTERVISTA A CRISTIANO GODANO<br />
NUOTANDO NEL ROCK<br />
DEI MARLENE KUNTZ<br />
di Nicola Ravera<br />
Fin dal loro disco d’esordio, quel Catartica<br />
che nel 1994 diventa rapidamente<br />
oggetto di culto tra gli appassionati,<br />
i Marlene portano una scossa di<br />
novità, che proietta nel futuro le atmosfere<br />
del rock italiano dei primi ’90. Si<br />
sente nelle tessiture scure di chitarra,<br />
in quelle sferzate elettriche che richiamano<br />
alla mente i newyorchesi Sonic<br />
Youth, caposcuola delle nuove sonorità<br />
noise e post-punk d’oltreoceano, come<br />
nelle dolcezze improvvise di ballate come<br />
Nuotando nell’aria, una energia e<br />
una consapevolezza che pochi dischi<br />
d’esordio hanno avuto.<br />
In questi 15 anni, i Marlene Kuntz (Luca<br />
Bergia, Cristiano Godano e Riccardo<br />
Tesio) sono diventati grandi. Sono usciti<br />
dalla nicchia della musica indipendente<br />
per passare alla Virgin record,<br />
hanno raccolto per strada collaboratori<br />
del calibro di Warren Ellis (violinista<br />
di Nick Cave), Rob Ellis (collaboratore<br />
di P.J.Harvey), Greg Cohen (già con Tom<br />
Waits) e Skin, il cui duetto con Cristiano<br />
Godano su La canzone che scrivo per<br />
te ha forse più di ogni altra cosa sancito<br />
il successo commerciale della band.<br />
Oggi i Marlene sono un gruppo consa-<br />
Quella dei Marlene Kuntz è una storia a lieto fine. In un paese dove la musica è<br />
sempre più prigioniera dei reality, il box office cinematografico è in mano ai<br />
comici televisivi, e dove spesso il talento si perde in territori lontani dal grande<br />
pubblico, i Marlene Kuntz sono una piacevole eccezione. In quindici anni di<br />
carriera, hanno portato originalità e voglia di sperimentare nel panorama del<br />
nuovo rock italiano.<br />
crato, uno dei punti di riferimento del<br />
panorama del rock italiano, hanno<br />
preso il volo, ma per farlo non si sono<br />
alleggeriti della voglia di sperimentare,<br />
del coraggio, dell’originalità della<br />
scrittura. Per questo la loro è una storia<br />
a lieto fine, la storia di un gruppo<br />
che è riuscito a trovare il grande successo<br />
senza fare mediazioni, ma via via<br />
calibrando sempre meglio una voce<br />
originale e profonda.<br />
Ne parliamo con Cristiano Godano,<br />
classe ’66, che dei Marlene Kuntz è anima,<br />
autore dei testi e cantante.<br />
Parliamo di questi 15 anni di musica, e<br />
non solo. Perchè Cristiano nel frattempo<br />
ha pubblicato un libro di racconti (I<br />
Vivi, Rizzoli, 2008), e ha esordito al cinema<br />
con Tutta colpa di Giuda, di Davide<br />
Ferrario, di cui i Marlene hanno pure<br />
firmato parte della colonna sonora.<br />
Partiamo dal presente: siete in studio a<br />
registrare...<br />
Ancora per qualche giorno siamo in fase<br />
creativa, poi registreremo i pezzi. Sarà<br />
un disco più rock, più vigoroso del<br />
precedente (Uno, 2007). Questo perché<br />
stiamo cercando di riportare in studio<br />
l’amalgama che abbiamo trovato nei due<br />
anni di tour, anche con i due nuovi acquisti<br />
Davide Arneodo (violino e tastiere)<br />
e Luca “Lagash” Saporiti (basso). Stiamo<br />
lavorando molto in fretta. La realtà di<br />
oggi, in cui sta sparendo la fruizione del<br />
disco come la conoscevamo, impone di<br />
lavorare con maggiore rapidità.<br />
In effetti oggi alcuni artisti propongono<br />
nuovi tipi di fruizione, come la pubblicazione<br />
di brani direttamente su internet,<br />
magari 3 o 4 pezzi “sfusi”, invece<br />
del classico formato da 10/12 brani<br />
del cd. Che ne pensa?<br />
Penso che sia una deriva. Tra i ragazzi si<br />
è perso il gusto di ascoltare un disco co-
Da sinistra Riccardo Tesio (chitarra), Luca Bergia<br />
(batteria), Cristiano Godano (voce e chitarra)<br />
me collezione di canzoni, come percorso<br />
che va ascoltato dall’inizio alla fine,<br />
in un certo ordine. L’ascolto frazionato<br />
di due o tre pezzi infilati in una compilation<br />
da iPod è molto diverso. Per<br />
questo oggi diventa complicato pensare<br />
a un disco fatto nei modi e nei tempi<br />
con i quali si lavorava prima.<br />
Voi nascete in un biennio (93/94) d’oro<br />
per la musica rock in Italia. Oltre al vostro<br />
primo disco, esce Ko de mondo dei<br />
Csi, esce Stanze dei Massimo Volume, e<br />
poi Afterhours, La Crus, eccetera. Sembra,<br />
quello, uno degli ultimi momenti<br />
in cui c’è stato un vero e proprio movimento<br />
culturale. Oggi cosa è cambiato?<br />
E’ vero, le cose sono molto cambiate. In<br />
parte ha a che fare con la crisi del disco,<br />
e poi è cambiata la fruizione<br />
sociale della musica. All’iniziode-<br />
gli anni ’90 una delle priorità dei ragazzi<br />
era andare ai concerti. Era un modo diffuso<br />
di divertirsi, c’era una frenesia,<br />
un’eccitazione che oggi si è persa.<br />
Oggi i concerti sono diventati per appassionati.<br />
E poi negli ultimi anni si è<br />
ecceduto nella moda, da parte di molti<br />
gruppi, di cantare in inglese. Una scelta<br />
che ha allontanato il pubblico.<br />
Ecco. Ha parlato del cantare in inglese.<br />
Come vede la situazione produttiva<br />
della musica in Italia,<br />
per esempio rispetto all’Inghilterra?<br />
Ha la sensazione<br />
che qui da noi sia più difficile<br />
arrivare al grande pubblico<br />
senza fare mediazioni? Che a<br />
Londra ci sia più curiosità per determinate<br />
sonorità?<br />
Sì. Le differenze sono parecchie.<br />
Semplicemente l’Italia non è un<br />
paese rock. Anche in Inghilterra,<br />
o in America, non è facile<br />
passare dalla scena underground<br />
alle grandi vendite, se si resta sé<br />
stessi. Penso a un grandissimo<br />
come Nick Cave, che è molto amato,<br />
ma certo non vende come i Coldplay.<br />
Però in Inghilterra o in<br />
America c’è più rispetto per<br />
69<br />
la figura del musicista rock.<br />
Quando in Italia dico che faccio il musicista,<br />
mi rispondono: “Sì, va bene. Ma<br />
qual è il tuo lavoro vero?”. Questo a Londra<br />
è impensabile. In Italia abbiamo una<br />
straordinaria tradizione musicale anche<br />
di musica classica e contemporanea.<br />
Penso a Berio, Scelsi, Maderna, a<br />
Busoni. Gente che all’estero è<br />
più famosa che qui. Del<br />
resto guardi qual è l’atteggiamento<br />
del governo<br />
verso la musica.<br />
Basta pensare<br />
all’Iva sui<br />
dischi: non viene<br />
favorita la<br />
musica come<br />
cultura, viene<br />
VIVAVERDI<br />
Foto Nicola Garzetti
VIVAVERDI<br />
70<br />
musica<br />
considerata come opera di intrattenimento,<br />
e quindi penalizzata da un iva<br />
mortificante. (L’Iva sui cd è al 20%, la<br />
più alta d’Europa, mentre quella sui libri,<br />
considerati cultura, è al 4%. Ci sono<br />
varie proposte di equiparazione).<br />
In molti parlano di una cesura all’interno<br />
del vostro percorso: una prima<br />
parte più noise, e una seconda più cantautorale.<br />
Lei che ne dice? Come cambia<br />
l’approccio verso la canzone dopo 15<br />
anni di carriera?<br />
Noi non abbiamo mai fatto mediazioni,<br />
abbiamo fatto un percorso, il più onesto<br />
possibile. Poi ovviamente le cose<br />
cambiano. Io sono cresciuto, non ho più<br />
voglia di andare tutto il giorno in sala<br />
prove e massacrarmi le orecchie con<br />
pezzi violenti.<br />
Secondo me, la grande chance della musica<br />
popolare sta nella forma canzone.<br />
Quando il rock si intellettualizza perde<br />
di senso, finendo per banalizzare un linguaggio<br />
usato meglio da chi fa musica<br />
contemporanea o classica.<br />
Il rock si muove su percorsi tonali, poi<br />
si può lavorare sui suoni, sulle dissonanze,<br />
ma il senso della musica popolare<br />
sta nella melodia.<br />
Agli esordi con i Marlene Kuntz sicuramente<br />
“picchiavamo” di più, c’era più<br />
distorsione, un suono più noise, ma anche<br />
allora tra i miei punti di riferimento<br />
c’era prima di tutto Neil Young. Non<br />
ho mai pensato che la musica potesse<br />
essere solo aggressione e distorsione.<br />
Il punto di partenza è sempre un buon<br />
songwriting.<br />
Sicuramente un filo rosso vi lega ai<br />
CCCP/CSI, che vi hanno fatto esordire<br />
nel 1994. Come, musicalmente, qualcosa<br />
vi lega ai Sonic Youth. Ma negli ultimi<br />
lavori il vostro “segno” sembra<br />
sempre più sicuro. Come funziona il<br />
percorso di affrancamento di un artista<br />
dai propri “padri”?<br />
Maroccolo (bassista dei Csi oggi nei Pgr<br />
e con i Marlene Kuntz, ndr) è la nostra<br />
chioccia da sempre, anche se adesso<br />
suona meno con noi...Quello che mi ha<br />
influenzato di più è sicuramente Giovanni<br />
Lindo Ferretti (Cccp/Csi), ma da<br />
subito ho cercato di allontanarmi dalle<br />
cose che faceva lui. Ferretti è inimitabile,<br />
proprio perché non è un cantante<br />
nel senso stretto del termine: è un interprete<br />
marziano delle sue composizioni.<br />
Un incredibile giocoliere con le<br />
In poche righe...<br />
I Marlene Kuntz sono composti da Cristiano Godano<br />
(voce e chitarra), Riccardo Tesio (chitarra),<br />
Luca Bergia (batteria), Luca Lagash Saporiti (basso)<br />
e Davide Arneodo (tastiere e violino).<br />
La loro carriera inizia nel 1994 con Catartica,<br />
prodotto dal Consorzio Produttori Indipendenti<br />
di G.L. Ferretti. Parte da qui, da questo disco<br />
per intenditori, la scalata di Cristiano Godano<br />
e soci verso l’olimpo della musica italiana.<br />
Le tappe della scalata sono Il vile (1996),<br />
Ho ucciso paranoia (1999), Che cosa vedi<br />
(2000), Senza Peso (2003), Bianco Sporco<br />
(2005), e Uno (2007). A questi vanno aggiunti<br />
tre album live, con la recente uscita di Cercavamo<br />
il silenzio (novembre 2009, cd + dvd),<br />
e un Best of (2009).<br />
Nella pagina accanto, Cristiano Godano,<br />
voce solista dei Marlene Kuntz,<br />
nel 2008 ha pubblicato I vivi (Rizzoli).<br />
In basso, il loro ultimo disco Cercavamo il silenzio,<br />
live dal Teatro Sannazzaro di Napoli<br />
parole, che ha inventato un modo nuovo<br />
di usare la lingua italiana in un contesto<br />
rock. In questo è stato davvero un<br />
maestro. Poi proprio la mia passione<br />
per Neil Young, o per Nick Cave mi ha<br />
spinto verso strutture melodiche più variegate.<br />
I Sonic Youth sono un altro mio grande<br />
amore. Ancora oggi li adoro, anche se<br />
forse da troppi anni sono abbarbicati ad<br />
un’idea di guitar band un po’ ripetitiva.<br />
Ha cantato cover spaziando da Gaber, a<br />
Mina, dalla Pfm ai Diaframma. Come<br />
si approccia all’opera di un altro artista?<br />
La vostra versione de La libertà di<br />
Gaber è molto bella...<br />
Di quella sono molto contento, anche<br />
perché abbiamo ricevuto i complimenti<br />
di persone che conoscevano bene<br />
Gaber. Ci hanno detto che abbiamo<br />
centrato l’anima del pezzo. All’epoca<br />
Gaber non era molto felice dell’uso che<br />
era stato fatto di quella canzone: era<br />
diventato un inno politico sulla partecipazione<br />
popolare, mentre nella sua<br />
mente quel discorso sulla libertà e sulla<br />
partecipazione era più intimo, meno<br />
celebrativo. Per questo abbiamo abbassato<br />
il ritornello, rendendolo, appunto,<br />
più “privato”.<br />
Nel caso di Non gioco più di Mina invece<br />
abbiamo stravolto il brano, perché<br />
eravamo alla ricerca di qualcosa da<br />
prendere e fare nostro. Ma anche lì abbiamo<br />
cercato di non tradire lo spirito<br />
originale della canzone. Una cover è<br />
sempre un atto d’amore di rispetto verso<br />
il lavoro di un altro artista.<br />
Nel 2008 ha pubblicato il libro di racconti<br />
I vivi. Come cambia la scrittura e
come cambia l’immaginario tra musica<br />
e letteratura?<br />
Con la prosa hai più spazio. Sei meno costretto<br />
dagli schemi poetici, dai versi.<br />
Sei meno legato alla ricerca della parola<br />
preziosa, la parola poetica, che<br />
deve suonare e significare al tempo<br />
stesso.<br />
Io ho usato la letteratura per concedermi<br />
più ironia. La musica dei<br />
Marlene difficilmente è ironica,<br />
nella scrittura musicale viriamo<br />
sempre su una chiave “drammatica”,<br />
intensa. Avevo bisogno di<br />
tirare fuori la mia anima più leggera,<br />
allegra. Del resto i Marlene<br />
sono stati anche un po’ imprigionati<br />
in un cliché di gruppo che fa<br />
musica “scura”, cupa, rabbiosa.<br />
Non è affatto così, sono etichette<br />
un po’ fastidiose.<br />
Quali sono i suoi riferimenti letterari,<br />
gli scrittori che ama di più?<br />
Vladimir Nabokov, sicuramente,<br />
per il voluttuoso piacere della parola che<br />
è capace di evocare. Poi John Updike,<br />
Martin Amis, John Banville tra i contemporanei.<br />
Tra gli italiani il libro che<br />
mi influenzato di più è La cognizione del<br />
dolore di Gadda, a cui abbiamo anche<br />
dedicato una canzone (in Bianco Spor-<br />
co, 2005).<br />
Nell’ultimo anno ha fatto l’attore per<br />
Davide Ferrario, in Tutta colpa di<br />
Giuda. Avete scritto una canzone per<br />
i titoli di coda del film, ma le piace-<br />
rebbe scrivere una vera e propria colonna<br />
sonora?<br />
Mi piacerebbe, ma solo potendo lavorare<br />
in piena libertà. Magari scrivendo<br />
prima delle riprese, capendo lo spirito<br />
del film e apportando un mio contributo<br />
di sensibilità alle immagini.<br />
Nel frattempo avete musicato dei film<br />
muti...<br />
Sì, ed è stata un’esperienza fantastica.<br />
Tra l’altro da poco è uscito un dvd delle<br />
nostre sonorizzazioni de La signorina<br />
Else, un film muto del 1928, di<br />
Paul Czinner, tratto da un’opera<br />
di Schnitzler. Un’ora e mezza<br />
completamente improvvisata.<br />
Torniamo alla musica. Nel 2009<br />
sono usciti un live e un best of.<br />
E’ un po’ un modo per tirare le<br />
somme della prima parte della<br />
carriera dei Marlene?<br />
Direi di no. Le somme le tiriamo<br />
da sempre, disco dopo disco.<br />
Certo, ormai abbiamo un bel<br />
pezzo di strada alle spalle, cosa<br />
rara per un gruppo rock in Italia.<br />
Trovo molto bello che gruppi<br />
come il nostro, o gli Afterhours,<br />
siano riusciti a fare un<br />
percorso così lungo, che continua,<br />
nonostante, come si diceva,<br />
fare il musicista rock in Italia sia<br />
un’avventura un po’ folle.<br />
Legge Vivaverdi?<br />
Sì, voi di Vivaverdi fate un lavoro bellissimo,<br />
perché riuscite a dare la giusta<br />
visibilità a tutto, dal rock alla musica<br />
classica.<br />
Foto Annalisa Russo
VIVAnovantanovenovità<br />
di VivaVerdi<br />
Patrizia Debicke van der<br />
Noot<br />
L’UOMO DAGLI OCCHI<br />
GLAUCHI<br />
Zibba e Almalibre<br />
Corbaccio<br />
UNA CURA PER<br />
Paolo Sorrentino<br />
Autrice di romanzi a IL FREDDO<br />
HANNO TUTTI RAGIONE<br />
sfondo storico, Patrizia Universal<br />
Feltrinelli<br />
Debicke (cognome lus- Il nuovo terzo album del<br />
Lo avevano definito “un best seller annunciato”, quesemburghese ma fioren- cantautore ligure consisto<br />
Hanno tutti ragione del Paolo Sorrentino regitina) ci trasporta nell’Euderato una rivelazione<br />
sta e sceneggiatore (L’uomo in più, 2001, Le conropa della Controrifor- per il pubblico e la critiseguenze<br />
dell’amore, 2004, L’amico di famiglia, ma, sconvolta dalle tenca. Un cappello, un bic-<br />
2006 e Il divo, 2008, Prix du Jury al Festival di sioni fra protestanti e chiere di vino, l’abbrac-<br />
Cannes). Il Paolo Sorrentino romanziere è strabi- cattolici. Un enigmatico cio di un amico. Tutte<br />
liante, del resto è già considerato tra i più bravi giovane aristocratico in- cure per il freddo, sia<br />
scrittori italiani, e il suo Tony Pagoda “cantante meglese appassionato del- quello dell’anima, sia<br />
lodico con tanto passato alle spalle” è un persol’Italia, chiede al grande quello atmosferico. Per<br />
naggio letteralmente straordinario: “come un Fal- Tiziano di fargli un ritrat- il cantautore sono due<br />
staff contemporaneo svela con comica ebbrezza to. Ma chi sia veramen- gli aspetti più importan-<br />
di cosa è fatta la sostanza degli uomini, di quelli te quest’uomo, nessuno ti della musica: la capa-<br />
che vincono e di quelli che perdono. Perché que- lo sa. In un susseguirsi cità di creare emozioni<br />
sto è il gioco. Bisogna comprendere gli altri anche di colpi di scena, di fu- e quella di far sorridere.<br />
nel momento in cui ti stanno uccidendo. Senza mai ghe e scoperte, si sco- Ha scritto viaggiando in<br />
sottovalutare la forza sbilenca dell’ironia”. Quanprirà che il giovane mi- giro per il mondo queste<br />
do le leggerete, vedrete aleggiare inevitabilmente sterioso è Lord Temple- quindici canzoni che par-<br />
l’immagine di Toni Servillo, anche perché è il suo viton, figlioccio del potenlano d’amore e portano<br />
so, sormontato da una parrucca rossiccia e da Ray- te Duca di Norfolk, fini- la fantasia a volare dai<br />
Ban azzurrati, che ha guidato la creazione di Tony to in Italia per una mis- ghetti del Mississipi fino<br />
Pagoda. Ma sappiate che è anche merito della fasione segreta. Una spe- al quartiere San Lorenzo<br />
miglia di questo nuovo grande autore italiano (i ficie di spy-story del Ri- a Roma, passando per<br />
gli Anna e Carlo e la moglie Daniela “motori e guinascimento, che parte le strade bagnate di Duda”<br />
della sua vita), se Sorrentino ha potuto dare li- dal meraviglioso dipinto blino e le terrazze in ribero<br />
sfogo alla sua creatività, superare tempi bui conservato nel museo di va al mare della Liguria.<br />
e oggi permettersi “il lusso” di crogiolarsi “nel fa- Palazzo Pitti di Firenze e L’amore è vissuto in ogni<br />
cile, impagabile ruolo del portapacchi che si gode si dipana nell’intricata singola parola come uno<br />
il venticello sul tetto”. Chi ama gli aggettivi scono- selva d’intrighi della cor- specchio di esperienze<br />
sciuti e le metafore impossibili, il cinema e la mute inglese di Enrico VIII e e nuove amicizie, inconsica,<br />
deve leggere questo romanzo.<br />
quella del Papa. tri e amori.<br />
Marco Taggiasco<br />
THIS MOMENT<br />
Mr.T Records<br />
Ha cominciato coi Fulltime Dance, un supergruppo<br />
romano dai fiati jazz, negli anni ’80 ma oggi il lavoro<br />
di Marco Taggiasco – compositore, arrangiatore<br />
e produttore – è molto apprezzato negli States<br />
e in Giappone, un po’ meno conosciuto in Italia.<br />
Probabilmente il suo stile, molto pop-rock oriented<br />
con tastiere in primo piano, suoni eleganti e armonie<br />
complicate, rispecchia quel classico prodotto<br />
americano - da Elmer Bernstein a Burt Bacharach,<br />
i suoi amati punti di riferimento- non troppo in voga<br />
nel paese di Amici e X Factor. Recentemente<br />
ristampato dall’etichetta giapponese Vivid Sound<br />
Corporation, il suo second album solista This Moment,<br />
registrato tra Roma, Copenhagen e Los Angeles,<br />
contiene nove brani, tutti molto originali e<br />
accattivanti, con due inediti di Eric Tagg e un remake<br />
di You’ve Been Runnin’ che viene dal repertorio<br />
degli Orleans. La maggior parte delle canzoni,<br />
tutte prodotte e arrangiate da Taggiasco, è interpretata<br />
da Andrea Sanchini, che firma anche due<br />
tracce dell’album, continuando così un sodalizio artistico<br />
che dura ormai da anni. Oltre ad Eric Tagg -<br />
che regala un cameo nel brano di apertura - tra gli<br />
special guest spicca il nome di David Pack, interprete<br />
della title track e vincitore di un Grammy<br />
Award, e la cantante danese/americana Anne Marie<br />
Bush, coautrice e interprete di una suggestiva<br />
ballad dagli splendidi intrecci vocali.
Ligabue<br />
ARRIVEDERCI, MOSTRO!<br />
Warner Music<br />
“Ognuno di noi ha i propri mostri, i propri fantasmi. Li<br />
si possono chiamare ossessioni, paure, condizionamenti,<br />
senso di inadeguatezza, aspettative e chissà in<br />
quali altri modi ancora. Sappiamo, però, che sono vivi<br />
e sono il filtro attraverso cui chiunque matura la propria,<br />
personale visione del mondo” dice Ligabue. “Credo<br />
di conoscere abbastanza bene i miei ‘mostri’, mi<br />
fanno compagnia da tanto tempo… Alcuni di loro li<br />
ho affrontati in questo album ma era solamente per<br />
fargli sapere che li stavo salutando. Loro come tutti gli<br />
altri. So benissimo che sarebbe fin troppo bello che<br />
fosse un saluto definitivo. Infatti non mi sono permesso<br />
di dire: ‘Addio, mostro’ ma un più prudente e realistico:’Arrivederci,<br />
Mostro!’ “. L’album è prodotto da<br />
Corrado Rustici, che ha inciso anche diverse parti di<br />
chitarra; ingegnere del suono è Chris Manning. Gli altri<br />
musicisti coinvolti nel progetto sono gli stessi che<br />
hanno accompagnato Ligabue in tour in questi ultimi<br />
anni: Michael Urbano (batteria), Kaveh Rastegar (basso),<br />
Fede Poggipollini (chitarre), Niccolò Bossini (chitarre),<br />
Luciano Luisi (tastiere). A questi si aggiungono<br />
alcuni ospiti presenti in un paio di pezzi: il Solis String<br />
Quartet in Quando mi vieni a prendere, José Fiorilli alle<br />
tastiere e Lenny, il figlio undicenne di Luciano, alla<br />
batteria in Taca banda.<br />
Piero Montanaro<br />
CANTE’ MIA TERA<br />
Autoproduzione<br />
Un cd che contiene dieci<br />
canzoni che l’autore<br />
ha composto dopo anni<br />
dedicati alla televisione<br />
per rivalutare le canzoni<br />
della lingua piemontese.<br />
“E’ un album<br />
importante – dichiara<br />
Montanaro – con testi intrisi<br />
di ricordi, frutto di<br />
numerose collaborazioni<br />
musicali con colleghi<br />
della sua regione e con<br />
altri che si esprimono<br />
nelle diverse parlate. I<br />
brani sono firmati con<br />
autori storici come l’astigiano<br />
Remigio Passarino,<br />
Luciano Ravasio,<br />
Piergiorgio Graglia, Bruno<br />
Conti. I temi sono<br />
quelli dell’amore per la<br />
propria terra, la giovinezza<br />
nel proprio paese.<br />
L’autore dice di sentirsi<br />
come un panda in via di<br />
estinzione che scrive in<br />
piemontese “contro i<br />
mulini dell’indifferenza”<br />
coltivando, come gli ultimi<br />
contadini, le vigne<br />
di Langa e Roero che crescono<br />
in un terreno erto<br />
e difficile come il dialetto<br />
di quei luoghi. L’album si<br />
apre con 2000, una data<br />
simbolica che segna il rinnovo<br />
per un’intera generazione.<br />
Mario Brunello<br />
BACH, SEI SUITES<br />
A VIOLONCELLO SOLO<br />
SENZA BASSO<br />
Egea<br />
Un elegante cofanetto per<br />
i tre cd pubblicati da parte<br />
di Egea con le suites di<br />
Bach interpretate da Mario<br />
Brunello. Una pubblicazione<br />
che risulta particolarmente<br />
gradita. Brunello<br />
fissa per la seconda<br />
volta, dopo 15 anni, su<br />
cd, una nuova ed originalissima<br />
interpretazione della<br />
grande opera di Bach.<br />
In secondo luogo Egea,<br />
etichetta dedita alla frequentazione<br />
di generi non<br />
rigorosamente classici, si<br />
cimenta nel difficile compito<br />
di realizzare una produzione<br />
che possa competere<br />
con quelle presenti<br />
sul mercato. Le suites<br />
sono state eseguite e<br />
pubblicate innumerevoli<br />
volte, ma in questo caso<br />
una particolare attenzione<br />
del grande Maestro ha<br />
generato una versione<br />
davvero preziosa. Scrive<br />
Brunello: “Mi piace paragonare<br />
le Suites a delle<br />
galassie sonore, infinitamente<br />
piccole nella forma<br />
rispetto alla loro sterminata<br />
profondità”.<br />
73<br />
VIVAVERDI<br />
Sveva Antonini - Josep Coll i Rodriguez<br />
MANUALE DI SOPRAVVIVENZA PER MUSICISTI<br />
Paolo Emilio Persiani<br />
Una guida fondamentale per tutti i musicisti e i professionisti<br />
del settore con desiderio di conoscere i<br />
propri diritti, approfondire gli aspetti legati alla prassi,<br />
alla contrattualistica e le informazioni necessarie<br />
per prodorre, promuovere e distribuire musica autonomamente.<br />
E’ incluso un formulario con interviste ad<br />
autorevoli musicisti, editori, etichette discografiche,<br />
managers, agenzie di comunicazione. L’idea del libro<br />
nasce dal gemellaggio di Idealex, centro di consulenza<br />
per tutela e promozione delle arti a Bologna e<br />
Asesoria Juridica de las Artes di Barcellona, studio<br />
specializzato in diritto d’autore. L’avv. Sveva Antonini,<br />
partner di Idea lex con la collaborazione del collega<br />
spagnolo avv. Josep Coll i Rodriguez ha pensato di<br />
offrire uno strumento equipollente a quello spagnolo<br />
adattandolo alla normativa italiana.<br />
Algebra<br />
JL<br />
Ams<br />
Gli Algebra, band beneventana nata nel periodo buio<br />
del rock progressive degli anni Ottanta, anticipò tra alti<br />
e bassi, scioglimenti e riunioni la rinascita del neoprogressive.<br />
Pubblica, 16 anni dopo, il suo secondo<br />
disco che si intitola JL ed esce su etichetta Ams. E’ un<br />
concept album liberamente ispirato al romanzo di Richard<br />
Bach Il gabbiano Jonathan Livingston. Gli Algebra<br />
sono composti dal cantante-chitarrista Mario Giammetti<br />
ed il tastierista Rino Pastore a cui si aggiungono<br />
il batterista Francesco Ciani, la sassofonista Maria<br />
Giammetti, il fisarmonicista Roberto Polcino. Mario<br />
Giammetti, musicista di lungo corso, è più conosciuto<br />
come giornalista e saggista, senz’altro il massimo<br />
esperto dei Genesis. E sta lavorando ad un nuovo volume,<br />
un dizionario delle canzoni della mitica band inglese,<br />
che verrà pubblicato da Arcana Editrice. L’idea<br />
di partenza, i testi e le musiche elaborate all’epoca sono<br />
di Giammetti, ma il disco può considerarsi in tutto<br />
e per tutto un lavoro di gruppo.
VIVAnovantanovenovità<br />
di VivaVerdi<br />
Diego Mondella<br />
SGRADEVOLE È BELLO<br />
Edizioni Pendragon<br />
“Il mondo nel cinema di Todd Solondz”, è il sottotitolo<br />
del libro di Diego Mondella dedicato ad una delle<br />
voci più provocatorie del cinema indipendente<br />
americano. “Il suo cinema è un coraggioso atto di<br />
ribellione culturale nei confronti dell’imperante società<br />
dell’immagine, in cui vige la regola della bellezza<br />
a tutti i costi” scrive il giovane giornalista e<br />
critico cinematografico, che ha già pubblicato due<br />
saggi dedicati al cinema di Michael Powell e Paul<br />
Thomas Anderson. Mondella ci racconta come da<br />
De Sica a Comencini, da Truffaut a Van Sant il cinema<br />
abbia avuto sempre uno sguardo privilegiato<br />
sul mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, ma<br />
anche come nessun autore più di Todd Solondz, sia<br />
riuscito a comprendere quali “sommovimenti tellurici”<br />
si agitino all’interno del cuore e della mente<br />
delle generazioni più giovani. Grazie a film controversi<br />
come Fuga dalla scuola media, Happiness,<br />
Storytelling, Palindromi e Life During Wartime, Solondz<br />
“ha composto negli ultimi quindici anni un grottesco<br />
e surreale romanzo costellato di disperazione<br />
e infelicità”.<br />
Joanna Rimmer<br />
DEDICATED TO JUST ME<br />
Sam Production -<br />
Egea<br />
L’etichetta britannica<br />
Sam Production presenta<br />
Dedicated To… Just<br />
me!, distribuito da Egea,<br />
il primo disco di Joanna<br />
Rimmer un’artista che,<br />
dopo la carriera di modella,<br />
è approdata al<br />
mondo del jazz. Nel<br />
2000 esordisce come<br />
cantante nell’ambiente<br />
jazz Italiano e nel 2001<br />
registra 12 sigle per la<br />
trasmissione televisiva<br />
“Zelig” (Italia 1) con Claudio<br />
Bisio, realizzando<br />
due dischi di jazz “tradizionale”<br />
e varie tournée<br />
in tutta Italia. Il suo disco<br />
d’esordio, che ha<br />
voluto produrre, curare,<br />
arrangiare, registrare e<br />
mixare da sola, vede la<br />
presenza di alcuni dei<br />
migliori jazzmen internazionali:<br />
Charlie Mariano,<br />
Paolo Fresu, Stefano<br />
Bollani, che assieme<br />
a lei interpretano bellissimi<br />
standard, come<br />
Monk’s Mood, Midnight<br />
Sun, All Of You, Just<br />
You, Just Me ed alcuni<br />
brani originali di Joanna.<br />
Alibia<br />
MANUALE APOCRIFO<br />
DELLE GIOVANI<br />
MARMOTTE<br />
Emi Music Publishing<br />
/ Cni / Venus<br />
Suonato dal vivo e registrato<br />
in presa diretta da<br />
Daniele Grasso al The<br />
Cave di Catania, mixato<br />
al Kitchen Studio da Lorenzo<br />
Caperchi e masterizzato<br />
da Claudio<br />
Giussani al Nautilus di<br />
Milano, Manuale Apocrifo<br />
delle Giovani Marmotte<br />
(Emi Music Publishing<br />
/ Cni / Venus) è il<br />
terzo album degli Alibia.<br />
Un lavoro compatto ed<br />
elegante, in costante<br />
equilibrio tra provocazione<br />
e citazione, potenza<br />
e sensualità, ironia<br />
e rabbia, melodia e rumore,<br />
uomo e donna. In<br />
uscita anche il videoclip<br />
Fondamenti di immoralità,<br />
regia di Luca Granato,<br />
un divertente e ironico<br />
remake del Frankenstein<br />
Jr. di Mel Brooks<br />
che vede protagonisti gli<br />
Alibia, impegnati in tutta<br />
Italia con il loro Tour Multisensoriale.<br />
Nini Giacomelli<br />
OCCHI DI RAGAZZO<br />
Rugginenti Editore<br />
“Sergio Bardotti, un artista<br />
che non ha mai<br />
smesso di sognare” è il<br />
sottotitolo di questo volume<br />
dedicato alla figura<br />
di uno dei più importanti<br />
autori della musica<br />
leggera italiana, che ha<br />
scritto centinaia di canzoni<br />
e tanti successi come<br />
Occhi di ragazzo,<br />
Piazza Grande, E io tra<br />
di voi, Canzone per te.<br />
A tre anni dalla sua<br />
scomparsa, lo ricordano<br />
personaggi del mondo<br />
dello spettacolo e della<br />
cultura che hanno percorso<br />
un tratto di strada<br />
con lui: Luis Bacalov,<br />
Massimo Ranieri, Pippo<br />
Baudo, Vincenzo Mollica,<br />
Ornella Vanoni, Sergio<br />
Cammariere, Gino Paoli,<br />
Sergio Secondiano Sacchi,<br />
Mauro Pagani e molti<br />
altri ancora. Ne emerge<br />
il ritratto a più colori di<br />
un artista colto, sensibile<br />
e raffinato, ma allo stesso<br />
tempo divertente e divertito,<br />
autoironico e sorridente,<br />
che, tutto sommato,<br />
non si è mai preso<br />
troppo sul serio e che,<br />
forse, proprio a questo<br />
deve la sua grandezza. Il<br />
libro, reperibile anche nelle<br />
librerie, verrà presentato<br />
al Premio Bindi nel<br />
prossimo luglio.<br />
Mama.in.inca<br />
LENZUOLA IN DISORDINE<br />
CinicoDisicanto<br />
L’album è prodotto dalla<br />
Cinico Disincanto di Fabrizio<br />
Brocchieri (Premio<br />
Pimi come miglior produttore<br />
discografico).<br />
Sono undici tracce ispirate<br />
dall’arte e impreziosite<br />
dai ricordi, dai<br />
film preferiti, dai quadri,<br />
dalla poesia, in un sorprendente<br />
equilibrio.<br />
E’un album da ascoltare<br />
d’un fiato per coglierne<br />
appieno le capacità descrittive;<br />
pagine di vita<br />
preziose e intime. Un<br />
progetto curato nei minimi<br />
particolari fin dalla<br />
copertina disegnata da<br />
Emilio Baracco con l’intento<br />
di rappresentare la<br />
doppia anima, delicata e<br />
aggressiva, della musica<br />
che si esprime con linee<br />
sottili e sfumate alternate<br />
a colpi energici,<br />
tipici del rock sincretico<br />
di matrice inglese.
musica<br />
DISCHI<br />
ERNESTO BASSIGNANO<br />
UN RITORNO<br />
ALDILADELMARE<br />
di Piergiuseppe Caporale<br />
C’è da dire che questa volta è riuscito a tirar<br />
fuori una dozzina di canzoni (per l’esattezza<br />
sono 13) che, forse in altri tempi (stiamo<br />
parlando di quando la canzone d’autore<br />
era considerata il miglior prodotto nazionale<br />
e l’aria non era ancora impestata<br />
dei moderni, mortiferi suoni dell’hip hop,<br />
dell’industrial, ecc.), dicevamo, in altri<br />
tempi avrebbe fatto parte della schiera dei<br />
brani più amati dal pubblico. Oggi, quindi,<br />
con ogni probabilità, si dovrà accontentare<br />
di entrare nel manipolo “razza protetta”,<br />
cui appartengono le buone idee, le<br />
buone realizzazioni, la vera poesia e, soprattutto,<br />
la vera ispirazione.<br />
Completamente libero, quindi, questo Aldiladelmare,<br />
fatto di poesia e musica, entrambe<br />
pure, forse a volte ingenuamente<br />
cantate da uno che cantante non è mai stato<br />
ma che ci crede. Che ci prova, riuscendo<br />
a trasmettere, al di là della tecnica, sensazioni<br />
che sembravano dimenticate. O<br />
smarrite per strada. Ad uno come chi scrive,<br />
che, ormai, per continuare ad ascoltare<br />
musica, si è buttato a corpo morto sul<br />
jazz e sulla musica classica, l’apparizione<br />
di un pugno di canzoni che lo riportano…<br />
ai bei tempi, non può fare che bene. E qui<br />
il discorso si farebbe lunghissimo. Quin-<br />
Non ricordo da quanto tempo l’amico Ernesto fosse lontano dalla musica attiva<br />
(quella degli altri la sfiora quotidianamente insieme a Ezio Luzi su Rai Radiouno<br />
quasi tutti i giorni). Sta di fatto che questo cd – titolo Aldiladelmare, etichetta<br />
RaiTrade – arriva, almeno per chi scrive, abbastanza a sorpresa. Collega e compagno<br />
d’avventure, da tempo ha al suo attivo un vero e proprio geniaccio artistico<br />
cantautorale che, già più di una volta, ebbe a lasciare a bocca aperta amici, parenti,<br />
e, perché no, anche i disistimatori. Ernesto Bassignano ha cominciato al Folkstudio<br />
nel 1969, da allora ha inciso un pugno di album e il suo Compagno dove vai ha<br />
goduto di una certa popolarità negli ambienti politicizzati degli anni ’70.<br />
di evitiamo e torniamo a Bassignano ed alle<br />
sue canzoni.<br />
Indubbiamente è stato aiutato dagli arrangiamenti<br />
di Alberto Antinori, poliedrico<br />
personaggio che abbiamo già notato<br />
con gente come Bindi, Bungaro, Castelnuovo,<br />
Grazia Di Michele, Tosca (fra gli altri)<br />
e che qui troviamo come coautore (in<br />
un paio di brani), pianista, contrabbassista,<br />
chitarrista ecc. Il tutto per un prodotto<br />
musicale che oseremmo definire estremamente…<br />
pulito. Fatto apposta, insomma,<br />
per sottolineare dei testi poetici (finalmente)<br />
comprensibili, ispirati, intelligenti,<br />
evocativi e contemporaneamente<br />
attuali. Come Il bel paese, ad esempio, o<br />
come i due avventurosi Moby Dick e Capitani<br />
coraggiosi, o, ancora, come il bra-<br />
75<br />
no che da il titolo al cd. Una nota a parte<br />
per il solito, magnifico piano di Marco<br />
Spiccio nel live Sentirti dire (Teatro Brancaccio<br />
dicembre 1995).<br />
Inutile, a questo punto, insistere sui brani<br />
uno per uno: l’opera ha un corpus che,<br />
paradossalmente, pur essendo composto<br />
di differenti sensazioni, gode di una temperie<br />
unica, dettata soprattutto dal cuore,<br />
oltre che da una buona conoscenza anche<br />
della tecnica, sia poetica che musicale. Inutile<br />
dire, poi, che Ernesto Bassignano non<br />
è un cantante, e si nota. Ed è forse proprio<br />
questa caratteristica che conferisce al prodotto<br />
finale quella spontaneità, non naïve<br />
ma effettiva, che ne potrebbe fare un prodotto<br />
di successo. Insomma Ernè, ca custa<br />
l’on ca custa ce l’hai fatta.<br />
VIVAVERDI
VIVAdall’interno<br />
DIRITTO D’AUTORE<br />
LA RESPONSABILITA’<br />
DEI PROVIDER<br />
di Ferdinando Tozzi*<br />
Appare ormai inconfutabile come il diritto<br />
di autore, nel nuovo contesto tecnologico,<br />
deve, sempre di più, essere<br />
una norma regolatrice per un corretto<br />
accesso ai contenuti creativi. Allo stesso<br />
tempo l’efficacia e l’utilità del suo<br />
ruolo è inversamente proporzionale agli<br />
spazi normativi indeterminati e dunque<br />
all’arbitrio del singolo. Il diritto<br />
d’autore, insomma, deve continuare ad<br />
Il diritto d’autore è nel ciclone delle nuove sfide tecnologiche. Oggi è più facile<br />
l’uso illecito di contenuti creativi navigando in rete, un Far West digitale dove<br />
Internet, benché esistano norme di tutela, è troppo spesso una terra di<br />
nessuno con libertà assoluta e mancanza totale di controlli. Un tema<br />
importante da affrontare è quello della responsabilità del provider ossia il<br />
dovere di correttezza e buona fede nell’agire da parte del prestatore di servizi<br />
che è tenuto “a informare senza indugio l’Autorità qualora sia a conoscenza di<br />
illeciti riguardanti un suo destinatario”. In questo senso va anche una recente<br />
ordinanza del Tribunale di Roma riguardante YouTube.<br />
operare con continuità sistematica, in<br />
armonia con le evoluzioni tecnologiche:<br />
va infatti compreso che utilizzare abusivamente<br />
un’opera dell’ingegno, in<br />
qualsiasi ambito, equivale ad utilizzare<br />
abusivamente un qualsivoglia bene di<br />
proprietà altrui. Solo così si potrà ottenere<br />
una corretta accessibilità alle opere<br />
dell’ingegno nel web ed avere un diritto<br />
di autore che – pur mantenendo<br />
intatta la sua funzione di tutela dei diritti<br />
– non sia di ostacolo, ma di incentivo<br />
ad un equilibrato sviluppo della cultura<br />
e dell’innovazione, garantendo un<br />
necessario, doveroso riconoscimento<br />
dei diritti degli autori e titolari sulle proprie<br />
opere e prodotti.<br />
Proprio la sfida portata dalle nuove tec-<br />
nologie al diritto di autore fa sì che detta<br />
normativa debba perseguire, ad avviso<br />
di chi scrive, un duplice, fondamentale,<br />
compito: garantire e preservare<br />
il corretto accesso alla conoscenza<br />
ed al contempo salvaguardare i diritti e<br />
la remunerazione delle attività creative,<br />
con piena coscienza che ogni opera<br />
è frutto di lavoro e professionalità ed è<br />
dunque doveroso salvaguardare il bene<br />
intellettuale che genera proventi economici.<br />
Proventi che rappresentano non<br />
solo la retribuzione dell’ingegno degli<br />
autori ma, soprattutto, l’incentivo alla<br />
futura creatività ed alla ulteriore produzione<br />
culturale del nostro Paese. E’<br />
perciò necessario che, soprattutto, nell’on<br />
line venga fatta chiarezza su ciò che
è vietato e ciò che conseguentemente è<br />
lecito e che se ne dia informazione al<br />
mercato in modo che tutti gli operatori<br />
abbiano piena consapevolezza del discrimen<br />
tra uso lecito ed illecito di contenuti<br />
creativi, evitando opzioni di “congelamento”<br />
della normativa.<br />
Il più delle volte la violazione dei diritti<br />
sulle opere dell’ingegno avviene attraverso<br />
la loro immissione in un sistema<br />
di reti telematiche, perciò è necessaria<br />
un’applicazione più aderente alle<br />
esigenze di tutela del diritto di autore<br />
della normativa vigente a disciplina della<br />
responsabilità del provider (il c.d.<br />
prestatore di servizi). Si tratta di valorizzare<br />
le possibilità offerte dagli strumenti<br />
attuali e dunque, nell’attesa di<br />
eventuali interventi normativi ad hoc,<br />
cui pure si sta lavorando, ragionare al<br />
presente in punto di diritto positivo.<br />
Il Decreto Legislativo del 9 aprile 2003<br />
n° 70 emanato in attuazione della Direttiva<br />
UE n° 31 del 2000, contiene una<br />
serie di elementi che devono necessa-<br />
riamente essere valorizzati attraverso<br />
una interpretazione ed applicazione<br />
orientata proprio a sopperire allo stato<br />
di asimmetria funzionale e di squilibrio<br />
attuali. Uno squilibrio che, con l’avvento<br />
delle nuove tecnologie, si è venuto a cristallizzare<br />
nel “sistema” del diritto di<br />
autore.<br />
Come noto, in relazione al criterio di<br />
imputazione della responsabilità civile<br />
del prestatore, si possono configurare<br />
tre principali ipotesi: a) il caso in cui il<br />
prestatore è autore dell’illecito; b) il caso<br />
in cui ha una responsabilità concorrente;<br />
c) il caso in cui è responsabile per<br />
negligenza. Nel caso a), è lo stesso prestatore<br />
ad essere autore dell’illecito e<br />
quindi si tratta della responsabilità da<br />
illecito extracontrattuale, senza particolari<br />
problematiche dovute al contesto<br />
in rete. Nell’ipotesi b), per aversi responsabilità<br />
del prestatore occorre la<br />
conoscenza del fatto illecito compiuto<br />
da un terzo attraverso la propria infrastruttura<br />
tecnologica e la fornitura con-<br />
77<br />
VIVAVERDI<br />
sapevole dell’accesso ai dati illeciti.<br />
L’ipotesi c) ricalca un caso di responsabilità<br />
indiretta: il provider non vigila<br />
o non adotta le misure di sicurezza<br />
necessarie a garanzia della liceità dei<br />
contenuti immessi dall’esterno sul server<br />
da lui gestito, con l’inquadramento<br />
alternativo di una responsabilità oggettiva<br />
per difetti di sicurezza del servizio<br />
prestato oppure nella fattispecie dell’articolo<br />
2050 c.c. sulla responsabilità<br />
per l’esercizio di attività pericolose.<br />
In generale può sostenersi che non ci<br />
sono responsabilità sui contenuti, a meno<br />
che non vi siano modifiche degli<br />
stessi ad opera del provider. L’esenzione<br />
da responsabilità è infatti condizionata<br />
al fatto che il prestatore: non dia<br />
origine alla trasmissione; non selezioni<br />
il destinatario della trasmissione; non<br />
selezioni né modifichi le informazioni<br />
trasmesse. La normativa pone dunque<br />
una limitazione generale di responsabilità,<br />
in quanto statuisce che nel prestare<br />
i servizi di mere conduit, caching<br />
ed hosting, il prestatore non è assoggettato<br />
ad un obbligo di sorveglianza<br />
sulle informazioni che trasmette o memorizza,<br />
né ad un obbligo generale di<br />
ricercare attivamente fatti o circostanze<br />
che indichino la presenza di attività<br />
illecite. Però il legislatore aggiunge che<br />
il prestatore è comunque tenuto a: “informare<br />
senza indugio l’Autorità, qualora<br />
sia a conoscenza di illeciti riguardanti<br />
un suo destinatario” nonché a<br />
“fornire, sempre senza indugio, a richiesta<br />
dell’Autorità competente le informazioni<br />
in suo possesso che consentano<br />
di individuare il suo destinatario,<br />
ai fini di una attività preventiva degli<br />
illeciti”. La Direttiva prevede dunque<br />
che i fornitori dei servizi web rispondano<br />
quando siano consapevoli<br />
della illiceità delle attività del destinatario<br />
del servizio o dell’informazione da
VIVAdall’interno<br />
esso fornita ovvero di fatti e di circostanze<br />
che rendano manifesta l’illiceità.<br />
Inoltre, la Direttiva consente ai singoli<br />
Stati membri cui è diretta di prevedere<br />
possibili azioni inibitorie che possano<br />
imporre ai provider di “porre fine<br />
a una violazione o impedirla, anche<br />
con la rimozione dell’informazione<br />
illecita o la disabilitazione<br />
dell’accesso alla medesima” (si<br />
pensi al metodo c.d. del notice<br />
and take down). Ancora, è da<br />
precisare come laddove il provider<br />
non presti meri servizi ancillari,<br />
ma collabori alla commissione<br />
di illeciti oppure presti<br />
servizi ulteriori a quelli previsti<br />
dalla Direttiva o anche che<br />
non adempia al dovere di diligenza,<br />
non può godere delle esenzioni<br />
previste dalla citata normativa.<br />
Proprio in tale direzione, valorizzando<br />
principi cardine del nostro ordinamento<br />
giuridico, pare allora possibile<br />
leggere una recente ordinanza del Tribunale<br />
di Roma (del 15 dicembre 2009<br />
e confermata in sede di reclamo l’11<br />
gennaio 2010) in cui è stata riconosciuta<br />
la responsabilità del provider (nello<br />
specifico “YouTube”) con una innovativa<br />
applicazione del dettato normativo<br />
che, per inciso, ad avviso di chi scrive,<br />
da un punto di vista strettamente giuridico<br />
ha poco di innovativo perché segue<br />
uno dei brocardi del nostro ordinamento,<br />
cioè il dovere di correttezza e di<br />
buona fede nell’agire (dunque innovativa<br />
la pronuncia lo è solo in relazione a<br />
quello che era il pregresso approccio sul<br />
tema medesimo). La Corte capitolina ha<br />
motivato la condanna del provider in<br />
quanto, nonostante numerose diffide,<br />
si è avuta una<br />
reiterazione di atti illeciti in rete e dunque<br />
il provider obiettivamente a conoscenza<br />
di una grave situazione illecita<br />
nulla ha fatto. Per di più il medesimo<br />
soggetto, pur avendo un potere di monitoraggio<br />
sulla attività degli utenti non<br />
si è mai premurato di escludere la pubblicazione<br />
dei file illeciti; per meglio<br />
comprendere la decisione è utile riportare<br />
un estratto del provvedimento del<br />
Tribunale di Roma, in particolare ove si<br />
deduce che: “[…] a fronte di una condotta<br />
così palesemente e reiteratamente<br />
lesiva dei diritti non è sostenibile la<br />
tesi delle resistenti su una presunta as-<br />
soluta irresponsabilità del provider<br />
[…vi è una] valutazione caso per caso<br />
della responsabilità del provider che<br />
seppur non è riconducibile ad un generale<br />
obbligo di sorveglianza rispetto<br />
al contenuto non ritenendosi<br />
in grado di operare una verifica<br />
di tutti i dati trasmessi che si risolverebbe<br />
in una inaccettabile<br />
responsabilità oggettiva, tuttavia<br />
assoggetta il provider a responsabilità<br />
quando non si limiti<br />
a fornire la connessione<br />
alla rete ma eroghi servizi aggiuntivi<br />
(p. es. caching o hosting)<br />
e/o predisponga un controllo<br />
delle informazioni e, soprattutto<br />
quando, consapevole<br />
della presenza di materiale sospetto<br />
si astenga dall’accertare la<br />
illiceità e dal rimuoverlo o se consapevole<br />
della antigiuridicità ometta<br />
di intervenire […]” aggiungendo a<br />
margine che “non possono valere le eccezioni<br />
e limitazioni di cui all’art. 65 lda<br />
relative all’esercizio del diritto di cronaca<br />
o dell’art. 70 lda della utilizzazione di<br />
brani o di parti di opera ad uso di critica<br />
e discussione in quanto è evidente il fine<br />
puramente commerciale […]”.<br />
Dunque è l’informazione, la conoscenza,<br />
ad apparire il vero discrimen tra la<br />
responsabilità e la non responsabilità<br />
dei provider. Secondo un parallelo con<br />
le teorie economiche dei giochi (in particolare<br />
del c.d. moral hazard) si può sostenere<br />
che l’agente che, conoscendo o<br />
dovendo conoscere l’illiceità dei contenuti<br />
immessi in rete, e, perciò, trovandosi<br />
in stato di simmetria informativa,<br />
abusa di tale informazione (insomma,<br />
non agisce per rimuovere tali
contenuti), tiene una condotta opportunistica<br />
non meritevole di tutela, per<br />
cui è responsabile. L’agente, che invece<br />
non conosce e non può conoscere con<br />
la diligenza richiesta, lo stato di illiceità<br />
(trovandosi dunque in condizione di<br />
asimmetria informativa) è tutelato e<br />
dunque, secondo i citati articoli del<br />
Ma il provider non puo’<br />
stare a guardare ….<br />
Eppur si muove. Anche se lentamente, nel campo<br />
del Peer to peer, per ciò che riguarda la condivisione<br />
illegale on line di file con opere protette<br />
(causa di ingenti danni per tutta l’industria dei<br />
contenuti) qualcosa si muove. L’ordinanza del Tribunale<br />
Civile di Roma del 15 aprile rispetto all’istanza<br />
(a cui si era associata anche la <strong>Siae</strong>) della<br />
FAPAV (Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva)<br />
contro la Telecom, stabilisce che quest’ultima<br />
non ha l’obbligo di sospendere il servizio di accesso<br />
ai siti venendo a conoscenza di illeciti. In<br />
pratica non ha l’obbligo d’impedire il servizio a<br />
fronte di pratiche illecite non essendo “responsabile<br />
delle informazioni trasmesse”. La stessa<br />
ordinanza però, stabilisce che, in caso di conoscenza<br />
di attività illecita a danno degli autori e<br />
degli aventi diritto, il prestatore dei servizi internet<br />
(ISP) ha il dovere d’informare senza indugio<br />
l’Autorità giudiziaria o Amministrativa di Vigilanza,<br />
affinché possano essere attivati gli ulteriori<br />
obblighi di protezione che, appunto, spettano agli<br />
autori e a tutti gli aventi diritto. Quindi i fornitori<br />
di servizi on line non possono stare a guardare,<br />
limitandosi ad incassare gli abbonamenti, contemplando<br />
il libero arbitrio degli utenti. Bisogna<br />
aggiungere che l’Agcom ritiene che per poter<br />
contrastare la pirateria digitale, siano essenziali<br />
accordi condivisi con gli stessi provider. (sa.m.)<br />
D.Lgs 70/2003 non sarà responsabile.<br />
Certo è che non intelligere quod omnes<br />
intelligunt significa violare un dovere<br />
di informazione riflessiva a carico di<br />
ogni agente del mercato e della rete. Deve<br />
dunque applicarsi il principio di responsabilità<br />
per combattere così l’abuso<br />
di informazione e le condotte opportunistiche,<br />
salvaguardando solo chi<br />
in buona fede ha svolto una attività che<br />
altrimenti, con la sussistenza del presupposto<br />
della conoscenza, determinerebbe<br />
punibilità.<br />
Le brevi considerazioni fin qui esposte<br />
permettono così di sostenere come attraverso<br />
una attenta esecuzione della<br />
normativa vigente, si potrebbe ugualmente<br />
garantire una tendenzialmente<br />
piena tutela al diritto di autore nell’on<br />
line con un equilibrato contemperamento<br />
degli (apparentemente) opposti<br />
interessi in gioco: diritto alla diffusione<br />
della cultura e dell’informazione e<br />
diritto a vedere garantita la proprietà<br />
intellettuale. Poiché le nuove sfide tecnologiche<br />
al diritto di autore sono state<br />
poste proprio dalla convergenza tra<br />
informatica e telecomunicazioni - che<br />
consente la riproduzione digitale delle<br />
opere ed il trasferimento dei dati in maniera<br />
capillare ed a costi sempre decrescenti,<br />
permettendo così a chiunque di<br />
79<br />
“impadronirsi” delle opere altrui - appare<br />
chiaro come bisogna ricondurre a<br />
sistema il ruolo e dunque la responsabilità<br />
dei provider. L’offerta lecita – a<br />
discapito della c.d. pirateria – potrà infatti<br />
trovare concreto sviluppo solo<br />
quando sarà possibile avere un corpus<br />
omogeneo di previsioni normative a tutela<br />
degli autori ed a garanzia dei diritti<br />
di accesso alla conoscenza per i fruitori.<br />
Al contempo bisogna poi che, non<br />
solo il giurista ma anche, il cittadino in<br />
quanto tale si ponga in una diversa prospettiva,<br />
facendo sì che la rete non sia<br />
una selvaggia terra di nessuno ma venga<br />
considerata quale una delle tante<br />
espressioni dell’essere umano, soggetta<br />
alle normali regole del vivere civile.<br />
Quanto sopra potrebbe portare ad una<br />
generale presa di coscienza con un mutamento<br />
radicale nell’approccio al problema<br />
non solo da parte dei Tribunali<br />
(che, si è visto, hanno sufficienti basi<br />
per un nuovo indirizzo di efficace contrasto<br />
a chi abusa delle nuove tecnologie)<br />
ma anche dei consumatori che potranno<br />
comprendere come la tutela della<br />
cultura risieda anche nella salvaguardia<br />
della proprietà intellettuale e nella<br />
remunerazione degli autori e dei loro<br />
aventi causa. Fino a che non vi sarà tale<br />
mutamento, culturale prima che giuridico,<br />
non sarà infatti possibile risolvere<br />
efficacemente alcuna problematica<br />
del diritto d’autore nel web.<br />
*Avvocato, Esperto del comitato consultivo<br />
permanente per il diritto d’autore,<br />
Dottore di Ricerca Università Federico<br />
II di Napoli. (ferdinandotozzi@hotmail.com).<br />
Le presenti considerazioni esprimono<br />
opinioni personali dell’autore.<br />
VIVAVERDI
VIVAdall’interno<br />
SALONE DEL LIBRO DI TORINO<br />
LA VOCE DEGLI ULTIMI<br />
COI “RACCONTI DAL CARCERE”<br />
di Daniela d’Isa<br />
Ecco gli autori e scrittori che hanno offerto<br />
la loro penna per scrivere insieme<br />
ai detenuti di tutta Italia i “Racconti<br />
dal carcere”. Si tratta di Barbara Alberti,<br />
Edoardo Albinati, Gianni Bisiach,<br />
Giordano Bruno Guerri, Massimo Carlotto,<br />
Vincenzo Consolo, Maurizio Costanzo,<br />
Giuseppe D’Agata, Giancarlo De<br />
Cataldo, Erri De Luca, Daniele Del Giudice,<br />
Nicola Lagioia, Franca Leosini,<br />
Massimo Lugli, Liliana Madeo, Gianni<br />
Minà, Federico Moccia, Adriana Pannitteri,<br />
Sandra Petrignani, Lidia Ravera,<br />
Franco Scaglia, Susanna Tamaro, Enrico<br />
Vaime, Marcello Veneziani e Renato<br />
Zero. Tra tutti i racconti pervenuti (il termine<br />
è fissato al 15 giugno) ne saranno selezionati<br />
20 cui verrà affiancato un tutor<br />
d’eccezione tra gli autori che hanno aderito.<br />
Altri di loro andranno a far parte della<br />
giuria che sarà presieduta dal poeta e<br />
scrittore Elio Pecora.<br />
“La <strong>Siae</strong> ha anche il compito di assecondare<br />
la creatività. Credo che la solitudine<br />
e l’introspezione della vita in carcere<br />
possa facilitare la nascita di una<br />
creatività vera - ha dichiarato il Presidente<br />
della <strong>Siae</strong>, Giorgio Assumma, cui<br />
ha dato la parola il coordinatore del-<br />
Nel nome di Goliarda Sapienza, attrice e scrittrice che ha conosciuto la<br />
prigione e la reclusione, è stato presentato, al Salone del Libro di Torino, il<br />
premio letterario “Racconti dal carcere” ideato da Antonella Bolelli Ferrera,<br />
realizzato in collaborazione tra la <strong>Siae</strong> e il Dap. Detenuti che raccontano di sé,<br />
che esplorano la propria esistenza attraverso la scrittura e che potranno avere<br />
l’occasione di farlo con dei tutor d’eccezione, scrittori affermati che li<br />
aiuteranno a dare più compiuta espressione letteraria al racconto della propria<br />
vita. Il singolare concorso ha per madrina una scrittrice che nel corso della sua<br />
carriera si è spesso occupata di carceri, Dacia Maraini.<br />
l’incontro al Salone del libro, Mario<br />
Baudino, scrittore e giornalista de La<br />
Stampa - viviamo un tempo di svolta epocale<br />
per la creatività intellettuale. Internet<br />
fornisce occasioni inedite agli scrittori<br />
esordienti, ma rappresenta anche un<br />
pericolo: il rischio dell’uniformità di domanda<br />
ed offerta culturale con la conseguenza<br />
ultima dell’appiattimento culturale.<br />
E tale condizione è il presupposto<br />
per le tirannie delle industrie produttrici<br />
dei contenuti culturali”.<br />
“Ringrazio il Presidente <strong>Siae</strong> della opportunità<br />
che il Premio rappresenta per<br />
i detenuti- ha aggiunto il Capo del Dap,<br />
Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria,<br />
Franco Ionta- Per inciso:<br />
l’anno scorso il Dap ha pubblicato i rac-<br />
conti del Personale dell’Amministrazione<br />
Penitenziaria. Condivido il pericolo<br />
del pensiero unico, omogeneizzato.<br />
Dare voce agli ultimi, creando un<br />
pensiero diverso e più vero. Da questa<br />
esperienza mi auguro vengano fuori non<br />
solo storie dure, dolorose ma anche di<br />
speranza. La detenzione è anche sforzo<br />
educativo. I detenuti hanno diritto a una<br />
seconda chance. Si spera che il passaggio<br />
da uomo di azione a uomo di riflessione<br />
conduca fino a uomo reintegrato,<br />
anche attraverso lo strumento della cultura,<br />
che è prima di tutto condivisione<br />
di valori”.<br />
“Da quando è stato bandito il concorso<br />
sono pervenuti numerosissimi racconti<br />
dalle carceri di tutt’Italia- ha detto
Nella pagina accanto, la giornalista e<br />
scrittrice Antonella Bolelli Ferrera,<br />
ideatrice del premio letterario.<br />
Sotto da sinistra, il capo del Dap<br />
Franco Ionta, Mario Baudino de<br />
La Stampa, il detenuto Marco,<br />
Massimo Lugli di Repubblica<br />
e il Presidente <strong>Siae</strong>, Giorgio Assumma<br />
Antonella Bolelli Ferrera- La cosa che<br />
più mi ha stupito è che ci abbiano scritto<br />
anche diversi stranieri in un italiano<br />
pressocchè perfetto. Un italiano imparato<br />
in carcere”.<br />
Grande suggestione nel folto pubblico<br />
che ha partecipato all’incontro hanno<br />
suscitato tre testimonianze: due interviste<br />
esclusive realizzate dalla Ferrera<br />
nel carcere romano di Regina Coeli<br />
(grazie alla collaborazione tecnica di<br />
Giovanni Balestriere) ed una testimonianza<br />
diretta di un detenuto in semilibertà.<br />
Nel filmato d’apertura la storia di<br />
un uomo di circa 70 anni, che ha approfondito<br />
proprio in carcere la sua passione<br />
per la lettura e la scrittura fino a poter<br />
scrivere lettere d’amore per conto dei<br />
compagni di detenzione così belle da conquistarsi<br />
il soprannome di “poeta”.<br />
Ha catturato l’attenzione del pubblico<br />
poi Marco, 32 anni: ha avuto il permes-<br />
so di venire al Salone dal direttore del<br />
carcere dove ancora deve rimanere due<br />
anni. Attualmente è in semilibertà e lavora<br />
come bibliotecario nella scuola torinese<br />
di scrittura Holden. “La scrittura<br />
consente, davanti a privazioni di ogni genere,<br />
di avere una alternativa. Chi guarda<br />
solo la televisione non pensa. La scrittura<br />
diventa un strumento di battaglia,<br />
una forma di comunicazione tra coloro<br />
che sono isolati dal mondo”.<br />
Massimo Lugli scrittore e giornalista, cronista<br />
di nera di Repubblica (il suo ultimo<br />
libro, edito da Newton &Compton si chiama<br />
Il carezzevole), dopo aver raccontato<br />
di essere stato giovanissimo qualche giorno<br />
in carcere, ha lodato l’iniziativa, ricordando<br />
anche un altro “tutor”, Massimo<br />
Carlotto, che dalla propria esperienza<br />
in carcere ha tratto la spinta per diventare<br />
un grande scrittore.<br />
“I detenuti- ha dichiarato in altre oc-<br />
81<br />
casioni Dacia Maraini- hanno dato la<br />
precedenza nella loro vita all’azione. Costretti<br />
al regime carcerario, riscoprono<br />
la loro vita interiore: riflessione, lettura,<br />
scrittura possono essere ottimo veicolo<br />
per il loro reinserimento sociale”.<br />
Infatti tra coloro che stanno inviando i<br />
racconti alla segreteria del Premio c’è<br />
chi ha preso la licenza media in carcere<br />
e ha cominciato la sua opera di scrittura<br />
dedicandosi alle lettere d’amore<br />
per gli altri detenuti; c’è l’extracomunitario<br />
che lì ha imparato l’italiano e ha<br />
voglia di raccontarsi; c’è chi, dopo essere<br />
passato da esperienze eversive,<br />
spiega come si è perso pur venendo da<br />
una famiglia borghese e apparentemente<br />
senza problemi. Per tutti la scrittura<br />
è non solo sfogo, ma anche fuga con<br />
la mente dalla situazione difficile che<br />
sta realmente vivendo e soprattutto<br />
“luogo” di riflessione interiore.<br />
VIVAVERDI<br />
Foto Filippo Gasparro
VIVAdall’interno<br />
PALERMO<br />
LABORATORIO D’AUTORE<br />
PER BAND MUSICALI<br />
di Corrado Lo Iacono<br />
“La creatività è passione pura, non connessa<br />
a facili guadagni; il successo artistico<br />
è una bestia difficile da cavalcare e resti<br />
in sella soltanto se il pubblico ti vuole”.<br />
Questo il messaggio che Gino Paoli, cantautore<br />
eclettico che da circa 50 anni ci<br />
emoziona con la sua poesia musicale, ha<br />
indirizzato agli studenti siciliani. Un numeroso<br />
gruppo di ragazzi che, dopo essere<br />
stati coinvolti in seminari nell’ambito<br />
del “Progetto Laboratorio d’Autore” quale<br />
iniziativa didattico/informativa promosso<br />
dalla Sede Regionale della <strong>Siae</strong> di<br />
Palermo di concerto con l’Ufficio Organizzazione<br />
Eventi di Roma e realizzata dalla<br />
Lab Servizi Formativi, hanno preso parte<br />
il 5 maggio scorso presso il Teatro Orione/Pippo<br />
Spicuzza di Palermo alla IV Edizione<br />
della Rassegna “Rock 10 & Lode”.<br />
L’evento ha visto esibirsi 12 band musicali<br />
formate quasi esclusivamente da studenti<br />
delle scuole superiori siciliane.<br />
Davanti ad un numeroso pubblico sono<br />
state eseguite 12 canzoni inedite e composte<br />
dagli stessi esecutori. Una apposita giuria<br />
presieduta dal Maestro Marco Betta e<br />
costituita da autori, compositori e rappresentanti<br />
dello spettacolo e della cultura ha<br />
decretato quale vincitore il brano Over the<br />
gate/Helldorado (autori: A. Tripi, A. Alessandro,<br />
G. Croce, M. Schilleci, M. Signorino)<br />
eseguito dalla band Ingram. Secondo<br />
classificato Cut the plug eseguito dalla<br />
Nel capoluogo siciliano quarta edizione della rassegna Rock 10 & Lode,<br />
all’interno del Progetto Laboratorio d’Autore, organizzato dalla sede <strong>Siae</strong>. La<br />
giuria, presieduta dal maestro Marco Betta, ha premiato la canzone Over the<br />
gate/Helldorado del gruppo Ingram che ha vinto anche la targa ricordo per il<br />
miglior testo. I primi tre classificati hanno partecipato al Festival della Legalità,<br />
tenutosi a fine maggio a Capaci.<br />
band La Ventunesima Fobia e terzo classificato<br />
il brano strumentale Invisibili eseguito<br />
dalla band Vo hinh che ha vinto anche<br />
la targa speciale offerta dalla Provincia<br />
Regionale di Palermo. Infine la canzone<br />
prima classificata ha vinto un ulteriore<br />
targa ricordo per il migliore testo,<br />
assegnata dalla giuria composta dai<br />
giornalisti.<br />
Il conduttore della rassegna, Filippo Marsala,<br />
ha invitato sul palco alcuni ospiti particolari<br />
della serata. Piero Alongi, vicepresidente<br />
della Provincia Regionale di<br />
Palermo, nell’affermare che i giovani attraverso<br />
l’estro musicale possono veicolare<br />
valori etici e morali, ha confermato<br />
che le predette tre band parteciperanno al<br />
Festival della Legalità in programma a fine<br />
maggio a Capaci (Pa), mentre il brano<br />
Over the gate/Helldorado sarà inserito nel<br />
cd che la Provincia produrrà per la successiva<br />
distribuzione nelle scuole.<br />
Raul Russo, assessore alle Politiche Giovanili<br />
del comune di Palermo, ha annunciato<br />
l’imminente avvio del progetto “Acchiappasogni”,<br />
che contribuirà ad au-<br />
I vincitori della rassegna<br />
Rock 10 e Lode, la band Ingram<br />
con il brano Over the gate/Helldorado<br />
mentare la creatività dei giovani palermitani<br />
riscoprendo adeguati spazi per i<br />
progetti musicali e utilizzando alcuni<br />
beni immobili confiscati alla mafia.<br />
Marco Betta, noto compositore, ha detto<br />
semplicemente che la musica, quale<br />
alta forma dell’arte, rende libera la persona<br />
e aiuta a migliorare la società.<br />
Othello Man, cantautore e direttore artistico<br />
del Festival della Legalità, ha apprezzato<br />
i brani musicali in gara, eseguiti<br />
con sincera passione. Brani i cui<br />
testi hanno spaziato dal dramma del terremoto<br />
in Abruzzo al dilemma etico del<br />
“fine vita”. Creativi fuori concorso sul<br />
palco: Manuel Morgavi, studente dell’Itc<br />
di Stato “Fr Ferrara” di Palermo che<br />
ha letto il proprio componimento dal<br />
titolo Ma se io avessi un mondo …e Simona<br />
e Luca Trentacoste (vincitori dell’edizione<br />
2009 di “Rock 10 e lode”) che<br />
hanno eseguito il loro brano Soltanto<br />
noi. Hanno concluso la serata i Kolymbetra,<br />
gruppo musicale che accompagna<br />
il Progetto Laboratorio d’Autore<br />
dalla nascita.
VIVAdall’interno<br />
BIELLA E NOVARA<br />
IN UN MARE DI MUSICA<br />
NON VOGLIAMO I PIRATI<br />
di Marco Caselgrandi<br />
Nella manifestazione di Biella del 15<br />
aprile, si sono svolte le fasi finali di due<br />
concorsi riservati agli studenti, il primo<br />
musicale, il secondo riguardante lo<br />
slogan antipirateria più originale. All’evento,<br />
hanno partecipato il sindaco<br />
di Biella Dino Gentile, il provveditore<br />
agli studi della Provincia di Biella Piergiorgio<br />
Giannone, il direttore della Sede<br />
<strong>Siae</strong> di Torino Filippo Gagliano e i<br />
testimonial della manifestazione, gli attori<br />
e autori Manuel Negro e Rossana<br />
Carretto, oltre a Massimiliano Scuriatti<br />
e Giorgio Pezzana.<br />
Nei brevi messaggi di saluto iniziali, il<br />
Sindaco Dino Gentile ha invitato i ragazzi<br />
ad amare la musica e ad esprimere<br />
al meglio la loro creatività però sempre<br />
nel rispetto del lavoro degli autori,<br />
la cui tutela rappresenta un baluardo<br />
fondamentale per lo sviluppo culturale<br />
del Paese. Ha inoltre elogiato la <strong>Siae</strong> evidenziando<br />
come tali importanti iniziative<br />
ne rafforzino l’immagine e il ruolo<br />
istituzionale. Il Provveditore Piergiorgio<br />
Giannone, ha sottolineato il carattere<br />
educativo della manifestazione. Filippo<br />
Gagliano, direttore della Sede <strong>Siae</strong><br />
di Torino ha spiegato ai giovani che il<br />
diritto d’autore non è né un balzello, né<br />
una gabella ma, semplicemente, lo stipendio<br />
dell’autore e la <strong>Siae</strong> non è altro<br />
che la casa di tutti gli autori.<br />
Il concorso musicale è stato vinto dal<br />
gruppo Playladies formato da Giulia Osservati,<br />
Vittoria Atta, Jessica Briasco, Micol<br />
e Miriam Ottina del liceo scientifico<br />
Avogadro di Biella, con il brano Fight. Il<br />
concorso per lo slogan più originale è stato<br />
vinto da Martina Piga e Martina Barresi<br />
con lo slogan “La musica è emozione,<br />
la pirateria è illusione”.<br />
Il 28 aprile a Novara, la formula della<br />
manifestazione contro la pirateria si è<br />
ripetuta con successo. Presso il Teatro<br />
Coccia erano presenti, fra gli altri, l’assessore<br />
alle politiche giovanili del Comune<br />
di Novara Matteo Maranti, il<br />
provveditore agli studi della Provincia<br />
di Novara Giuseppe Bordonaro, Filippo<br />
Gagliano, Rossana Carretto, Massimiliano<br />
Scuriatti, Marina Crescenti,<br />
Massimo Negro e Giorgio Pezzana.<br />
Nei messaggi di saluto iniziali, l’assessore<br />
Matteo Maranti, dopo aver ringraziato<br />
la <strong>Siae</strong> per aver scelto Novara, ha<br />
sottolineato l’impegno dell’amministrazione<br />
municipale nel sostenere manifestazioni<br />
che valorizzino talento e<br />
creatività dei giovani, aggiungendo che,<br />
La premiazione dei Seaward, vincitori<br />
del concorso musicale di Novara<br />
Il 15 ed il 28 aprile a Biella e a Novara, si sono svolte due manifestazioni<br />
organizzate dalla Sede <strong>Siae</strong> di Torino e dall’Ufficio Scolastico Regionale del<br />
Piemonte, in collaborazione con i Comuni delle due città piemontesi per<br />
sensibilizzare i giovani sulle tematiche del rispetto del diritto d’autore e della<br />
lotta alla pirateria e per valorizzare il talento e la creatività dei giovani. Sono<br />
stati premiati gli slogan più originali e interessanti contro la pirateria.<br />
83<br />
VIVAVERDI<br />
secondo lui, quella intrapresa dalla <strong>Siae</strong><br />
è la strada giusta per avere i giovani al<br />
proprio fianco nella lotta alla pirateria. Il<br />
provveditore Giuseppe Bordonaro, ha affermato<br />
di aver collaborato con convinzione<br />
soprattutto per l’importanza del risvolto<br />
educativo dell’iniziativa, confessando<br />
di essere egli stesso musicista per<br />
diletto. Filippo Gagliano, direttore della<br />
Sede <strong>Siae</strong> di Torino ha dichiarato di aver<br />
constatato con grande piacere l’attenzione<br />
che gli studenti riservano ai problemi<br />
del mondo autorale e che, pertanto, la via<br />
della sensibilizzazione è da ritenere di<br />
grande importanza nell’azione di contrasto<br />
alla pirateria.<br />
La giuria ha decretato la vittoria del concorso<br />
musicale del gruppo Seaward, formato<br />
da Lorenzo Familiari, Martina e<br />
Marco Picaro, Daniele Bassi dell’istituto<br />
Omar e del liceo scientifico Antonelli<br />
di Novara con il brano Beher not di<br />
Lorenzo Familiari. Il concorso per il miglior<br />
slogan antipirateria è stato vinto<br />
da Martina Rosati con lo slogan “In un<br />
mare di musica non vogliamo i pirati”.
VIVAconcorsi<br />
a cura di Daniela Nicolai<br />
Tutte le segnalazioni di concorsi e premi riportate in queste pagine sono fatte a<br />
scopo puramente informativo e senza alcuna responsabilità da parte della<br />
<strong>Siae</strong>. Per i testi integrali dei bandi e per conoscere le modalità di partecipazione<br />
è necessario rivolgersi agli organizzatori delle singole manifestazioni. Gli<br />
organizzatori di premi e concorsi sono pregati di inviare, a corredo del bando o del<br />
regolamento, un’illustrazione e, se possibile, una rassegna stampa relativa alla<br />
manifestazione, nonché una comunicazione circa i risultati della stessa. I concorsi<br />
che compaiono in questa rubrica saranno pubblicati anche in una apposita<br />
sezione del sito Internet della <strong>Siae</strong> (www.siae.it) insieme a quelli che non è stato<br />
possibile segnalare a causa dei tempi redazionali.<br />
CANTAMUSIC SHOW 2010<br />
La NV Records indice il festival nazionale Cantamusic<br />
Show 2010 ideato da Nello Villa, al quale<br />
possono partecipare cantanti, cantautori e<br />
gruppi a partire dal 16° anno di età. Si partecipa<br />
con un brano edito o inedito di durata massima<br />
di 4 minuti. Le domande di iscrizione, con<br />
le modalità previste dal bando, devono essere<br />
inviate entro il 15 luglio 2010 a: Nello Villa, Località<br />
Boeri 32, 17043 Plodio (Sv). E’ prevista<br />
una quota di partecipazione. Il primo premio<br />
consiste in un contratto discografico della durata<br />
di un anno. Per informazioni: tel.<br />
019519643, nvrecords@altervista.org.<br />
CONCORSO DI COMPOSIZIONE LAVAGNINO<br />
2010<br />
L’Orchestra Classica di Alessandria bandisce<br />
il Concorso Internazionale di Composizione Lavagnino<br />
2010, che si svolgerà a Gavi e Alessandria<br />
nell’ambito del Festival Internazionale<br />
Angelo Lavagnino. Sono ammessi a partecipare<br />
compositori di ogni nazionalità nati dopo<br />
il 1° gennaio 1965. Il termine per l’iscrizione<br />
scade il 2 agosto 2010.<br />
I partecipanti dovranno realizzare il commento<br />
musicale per una sequenza cinematografica<br />
della durata di 4-5 minuti circa, scelta fra<br />
due inviate preventivamente dall’organizzazione.<br />
Gli elaborati, con le modalità previste dal<br />
bando,devono pervenire entro il 9 ottobre<br />
2010 a “Concorso Internazionale di Composizione<br />
“Lavagnino2010”, c/o Associazione Alexandria<br />
Classica, Via U. De Foro 4, 15100 Alessandria,<br />
oppure via mail a info@mediadvdvideo.com.<br />
E’ prevista una quota di iscrizione.<br />
Per richiedere il bando completo e per ulteriori<br />
informazioni: tel. e fax: 347.8006826,<br />
340.8194806, 0131.226202, info@lavagninofestival.it,orchestraclassicadialessandria@virgilio.it,<br />
www.lavagninofestival.it<br />
CONCORSO DI COMPOSIZIONE<br />
ANTONIO MANONI<br />
L’associazione Musica Antica e Contemporanea<br />
di Senigallia indice il Concorso di composizione<br />
Antonio Manoni. Gli organici per<br />
questa edizione sono: organo solista, clarinetto<br />
in Sib, pianoforte, duo cl e organo, duo<br />
cl e pianoforte. Le domande di iscrizione, con<br />
la documentazione richiesta dal bando, dovranno<br />
essere inviate tramite raccomandata<br />
entro il 25 agosto 2010: Associazione Musica<br />
Antica e Contemporanea, Concorso Antonio<br />
Manoni, Via della Marina 16, 60019<br />
Montignano di Senigallia (An). E’ prevista una
quota di iscrizione. La composizione vincitrice<br />
sarà edita dalle Edizioni Berben e sarà<br />
eseguita in prima assoluta nell’ambito della<br />
rassegna Musica Nuova Festival di Senigallia.<br />
Per informazioni: 071.9190503,<br />
071.69215, 338.3886704, robertasilvestrini@libero.it.<br />
TROFEO DEL BERGAMOTTO<br />
L’associazione culturale Universum Calabria<br />
bandisce il concorso letterario internazionale<br />
Trofeo del Bergamotto suddiviso in quattro<br />
sezioni: poesia in lingua italiana a tema “il<br />
bergamotto”; poesia in lingua italiana a tema<br />
libero; poesia in vernacolo a tema libero; alunni<br />
delle scuole elementari e medie. E’ prevista<br />
una quota di iscrizione. Gli elaborati, con<br />
le modalità previste dal bando, dovranno pervenire,<br />
entro il 30 agosto 2010, a Universum<br />
Calabria, via Trapezi 19 trav. Priv.,<br />
89134 Croce Valanidi (Reggio Calabria). Per<br />
informazioni: 0965.641256, 328.1244802,<br />
info@ilsaggio.it, www.ilsaggio.it, associazione<br />
universum.calabria@simail.it.<br />
CONCORSO DI COMPOSIZIONE<br />
MUSICA E ARTE<br />
Ogni compositore, di qualsiasi età e nazionalità,<br />
potrà partecipare al Concorso Musica<br />
e Arte con un’unica partitura. La composi-<br />
zione, per ensemble strumentale e piccolo<br />
coro, dovrà essere della durata massima di<br />
7 minuti, inedita e mai eseguita. E’ prevista<br />
una quota di iscrizione. Al vincitore andrà un<br />
premio di 1.500 euro e la targa d’argento<br />
<strong>Siae</strong>. Gli elaborati, con la documentazione richiesta<br />
dal bando dovranno essere inviati online<br />
tramite il sito www.musicaearte.it oppure<br />
tramite mail a concorso@musicaearte.it<br />
entro il 18 settembre 2010. Per informazioni:<br />
concorso@musicaearte.it, tel.<br />
06.58209051.<br />
DE MUSICA, CONCORSO DI COMPOSIZIONE<br />
PIANISTICA<br />
L’associazione culturale “De Musica” di Savona<br />
bandisce il nono concorso nazionale di<br />
composizione pianistica con la direzione artistica<br />
del M° Giusto Franco. La composizione<br />
classica, per pianoforte solo, dovrà essere<br />
inedita e della durata di 7 minuti. Gli elaborati,<br />
con le modalità previste dal bando,<br />
dovranno pervenire entro il 30 settembre<br />
2010 a: Associazione De Musica, via Corridoni<br />
5-7, 17100 Savona. E’ prevista una quota<br />
di iscrizione. Per informazioni: tel.<br />
019.853990, 329.4730217, franco.giusto@tiscali.it,<br />
http://web.tiscali.it.demusica.<br />
PREMIAZIONI<br />
LONDON SCHUBERT PLAYERS<br />
Il 31 marzo 2010, presso la Royal Academy<br />
of Music di Londra, si è svolto il lancio ufficiale<br />
del progetto “Invitation to Composers”<br />
indetto dal gruppo London Schubert Players<br />
e finanziato dalla Commissione Europea. Le<br />
composizioni scelte per quest’occasione sono<br />
state: “Crystals” di Bjørn Bolstad Skjel-<br />
85<br />
bred , “Evocations Rituelles” di Roberto Brisotto,<br />
“Quator pour Marguerite” di Carmen<br />
Maria Cârneci e “Clouds. Homage to Messiaen”<br />
di Salvador Torre tutte scritte per violino,<br />
violoncello clarinetto e pianoforte ed ispirate<br />
al “Quator pour la Fin du Temps” di Olivier<br />
Messiaen.<br />
CANTAUTORI BITONTO SUITE<br />
Carolina Da Siena e Pasquale Delle Foglie<br />
si sono aggiudicati la IV edizione di Cantautori<br />
Bitontosuite, premio nazionale di musica<br />
d’autore.<br />
PREMIO LETTERARIO I FIUMI<br />
I vincitori del Premio Letterario I Fiumi sono,<br />
per la poesia Vincenzo Antonucci, per<br />
la narrativa Monica Tavarner, per il teatro<br />
Guido Nahum, per la musica leggera Giorgio<br />
Simoni, per il premio cultura e futuro<br />
Eleonora Marin, per il premio Unità produttive<br />
Salvatore Nicolosi, Anita Peloso e Diana<br />
Villardi. Per il Festival del Piave sono stati<br />
premiati Paola Canino, Luca Tessarolo e<br />
Mauro Faravelli.<br />
PREMIO LETTERARIO MICHELE GINOTTA<br />
L’edizione 2009 del concorso letterario in<br />
forma chiusa del Cenacolo Studi Michele Ginotta<br />
si è conclusa con l’assegnazione del<br />
primo premio a Paolo Bezzi e del secondo<br />
premio a Giangiacomo Amoretti.<br />
ACCADEMIA DI SANTA CECILIA<br />
Il vincitore del Concorso internazionale di<br />
composizione 2009 bandito dall’Accademia<br />
Nazionale di Santa Cecilia e riservato quest’anno<br />
a una composizione originale per orchestra<br />
da camera è stato vinto da Christian<br />
Cassinelli con l’opera “Halak”.<br />
VIVAVERDI
l’ultimo applauso<br />
RAIMONDO VIANELLO<br />
GRAZIE<br />
PER 50 ANNI DI IRONIA<br />
di Maurizio Costanzo<br />
Foto TecheRai<br />
Quando cinquant’anni fa cominciai a<br />
fare il giornalista il primo personaggio<br />
che conobbi fu Raimondo Vianello (Roma<br />
7 maggio 1922- 15 aprile 2010) e da<br />
allora per 50 anni siamo stati amici e<br />
talvolta complici come quando nel ‘62<br />
volle dare a me che lavoravo in un settimanale<br />
della Mondadori l’esclusiva<br />
del matrimonio con Sandra. L’anno dopo,<br />
nel ’63, in occasione del mio primo<br />
matrimonio, gli chiesi e lui accettò di<br />
farmi da compare d’anello. Raimondo,<br />
portatore sano d’ironia. Nel 1998 con<br />
Enrico Mentana realizzammo a Milano<br />
uno speciale dal titolo I tre tenori e cioè<br />
Raimondo Vianello, Corrado e Mike<br />
Bongiorno. Con la morte di Raimondo<br />
quello speciale diventa archivio ma andrebbero<br />
ricordati sempre gli sguardi<br />
senza proferire parola di Vianello con<br />
Corrado quando Mike si abbandonava<br />
a qualche tirata un po’ retorica.<br />
In questo momento di mio personale<br />
dolore, condiviso lo so da tanti italiani,<br />
penso con malinconia a Sandra che ha<br />
condiviso con quest’uomo 48 anni di<br />
matrimonio e ha consegnato Casa Vianello<br />
che rimane un bel momento di televisione.<br />
Ma penso anche e con soddisfazione<br />
che finalmente la coppia Ugo<br />
Tognazzi e Raimondo Vianello si è ricomposta.<br />
Come quando dal 1954 al ‘59<br />
condussero il primo varietà della televisione<br />
italiana Un due tre. Continuando<br />
a pensare a Tognazzi e a Vianello<br />
chissà come staranno commentando le<br />
nostre parole, frasi anche di circostanza,<br />
archivi messi a soqquadro per proporre<br />
immagini. E forse staranno anche<br />
ripercorrendo gli anni delle riviste<br />
teatrali quando trionfavano i doppi sensi<br />
o quando un colpo di batteria copriva<br />
la parola licenziosa. Una volta Vianello<br />
disse: “Io, in vacanza, sono stato<br />
ad Ischia dove si canta, si balla, e si fischia”<br />
e Tognazzi di rimando: “Io, invece,<br />
sono stato a Giava, dove si balla, si<br />
canta e si …” break di batteria a coprire<br />
la rima.<br />
Erano molto divertenti le liti fra Sandra<br />
e Raimondo quando c’erano i mondiali<br />
di calcio o le Olimpiadi in quanto Raimondo<br />
si autosequestrava in casa, non<br />
voleva essere disturbato per nessun motivo<br />
e correva dietro al fuso orario per<br />
seguire anche lo sport più modesto trasmesso<br />
alle 5 di mattina. Perché non<br />
molti ricordano che Vianello fu Presidente<br />
di una piccola squadra di calcio<br />
che si chiamava Samo ovvero Sandra<br />
Mondaini e vi giocava anche lui e se è<br />
arrivato gagliardamente agli 88 anni lo<br />
si deve anche a questa passionaccia del<br />
gioco del pallone.<br />
Grazie Raimondo, per questi 50 anni, per<br />
tutti noi sarà impossibile dimenticarti.
l’ultimo applauso<br />
NICOLA ARIGLIANO<br />
QUELL’ESTATE DEL’59<br />
di Giorgio Calabrese<br />
Estate 1959. “ ‘Rijàa! (Arigliano) Canta<br />
Singapore!” Cercare di spiegare all’ignoto<br />
“fan” che Nicola Arigliano<br />
(Squinzano 6 dicembre 1923- 30 marzo<br />
2010) che canta I sing ammore e Singapore<br />
non c’entra niente sarebbe tempo<br />
perso. La voce stentorea cavalca brusii<br />
e risate di “Riva Fiorita”, caffè, giardino<br />
e dancing di Porto San Giorgio.<br />
Poi, la stessa voce commenta: “quanno<br />
che viene Arigliano a cantà’, Marcotulli<br />
(il proprietario) mette li tavoli pure<br />
sopra le piante!”. La gente ride. Sono<br />
anni così. In altra sede, a fine spettacolo,<br />
Gorni Kramer si avvicina e quasi sollecitandolo<br />
gli dice: “ Dài, Nicola, sù,<br />
che andiamo a spaventare i bambini!..”<br />
Di venir definito “il brutto” non gli importava<br />
affatto. Anzi, la riteneva, forse,<br />
una sua prerogativa. D’altra parte, di<br />
“brutti fascinosi” è colma la letteratura<br />
e la cinematografia.<br />
A I sing ammore fece seguito My wonderful<br />
bambina immediatamente parodiata<br />
in Salvate la bambina e la serie dei<br />
piccoli swing come Milano, Dimmi di<br />
no e una “Canzonissima” con Arrivederci,<br />
Infine, un progetto ambizioso di<br />
disco con canzoni alternate a recitativi<br />
che facevano da filo conduttore. Il tutto<br />
sostenuto dall’orchestra di Pino Calvi.<br />
Il disco si chiamava Uno che sta pensando<br />
a te. Ci è piaciuto costruirlo pezzo<br />
dopo pezzo: vero, Nic? Nell’ambiente<br />
dei collezionisti e dei jazzaroli pare<br />
circoli ancora. Soprattutto Non importa<br />
quando.<br />
Poi, ancora tv per te e un “Sanremo”<br />
con Colpevole prima di dedicarti completamente<br />
ai “fermentati” (ortaggi vari<br />
conservati sotto acqua, sale e chissà<br />
quali altri accidenti) nel tuo buen retiro<br />
del “Vocabolo Berardelli” in località<br />
“Angeli” di Magliano Sabina, dove sei<br />
riuscito a far entrare, oltre ai boccali di<br />
verdure, anche un pianoforte mezza coda<br />
per ogni evenienza.<br />
CARLO ALBERTO ROSSI,<br />
L’ELEGANZA DELLA BELLEZZA<br />
di Franco Daldello<br />
87<br />
VIVAVERDI<br />
Sono pochi gli uomini di spettacolo che<br />
come Carlo Alberto Rossi (30 agosto<br />
1921-12 aprile 2010) hanno saputo spaziare<br />
con successo dall’attività creativa<br />
a quella imprenditoriale. Navigando<br />
su YouTube è possibile ammirare anche<br />
le sue capacità di entertainer in<br />
occasione di una sua performance come<br />
pianista cantante di alcune delle<br />
sue canzoni ospite, in una trasmissione<br />
di Mike Bongiorno di qualche anno<br />
fa. I lettori di VivaVerdi, soprattutto<br />
quelli della mia generazione, san
l’ultimo applauso<br />
no già tutto di lui, che era nato a Rimini<br />
e che aveva mantenuto un legame<br />
molto stretto con la sua città d’origine<br />
conservando per tutta la vita le caratteristiche<br />
peculiari e la simpatia del carattere<br />
forte dei Romagnoli. Quindi non<br />
voglio fare qui l’elenco delle centinaia<br />
di canzoni da lui composte, molte delle<br />
quali seppero portare una piccola rivoluzione<br />
nel mondo della canzone italiana<br />
vestendo le sue creazioni con<br />
l’eleganza di un abile sarto che seppe<br />
cucire strette fra loro la melodia italiana<br />
e le armonie e gli accordi del più<br />
raffinato jazz d’oltre oceano. Spero, in<br />
queste poche righe, di riuscire a far risaltare<br />
quanto egli fece e si adoperò,<br />
come uomo, come artista e come imprenditore<br />
sempre volto alla ricerca<br />
della bellezza.<br />
Quando con suo fratello Alfredo fondò<br />
l’Ariston si circondarono di grandi<br />
talenti ognuno dei quali seppe imporsi<br />
nel firmamento della canzone italiana<br />
e non solo. Le sue canzoni erano<br />
l’immagine della bellezza che egli ricercava<br />
senza mai concedersi alla moda<br />
od allo stile del momento e lo stesso<br />
metro, ecco che ritorna la figura del<br />
bravo sarto artigiano, contraddistinse<br />
Carlo Alberto Rossi imprenditore. La<br />
sua CAR Juke Box fu una palestra dove<br />
si fecero i “muscoli” dei veri e propri<br />
talenti, alcuni dei quali innovativi rispetto<br />
alla moda del momento, quali:<br />
Joe Sentieri, Fausto Cigliano, Le Orme,<br />
Mimì Berté (Mia Martini), Pier<br />
Giorgio Farina ed Enzo Jannacci.<br />
I suoi studi di registrazione, noti come<br />
Fonorama, erano dotati della miglior<br />
tecnologia del momento e furono frequentati<br />
da molti importanti artisti.<br />
Tra questi voglio ricordarne, solo perché<br />
ne ho fatto parte, alcuni della “Numero<br />
Uno” quali Lucio Battisti e la Premiata<br />
Forneria Marconi. Qualcuno<br />
molto più autorevole di me ha detto che<br />
il mondo ha bisogno degli artisti e che<br />
la sua salvezza morale può solo venire<br />
dalla bellezza che essi sanno trasferire<br />
alla società civile. Bene, un grande<br />
grazie all’artista / imprenditore Carlo<br />
Alberto Rossi per aver fatto così bene<br />
la sua parte.<br />
GINO INGROSSO,<br />
FOLKSINGER SALENTINO<br />
Addio a Gino Ingrosso (16 giugno 1932-<br />
17 aprile 2010), cantautore e cantastorie<br />
della tradizione popolare salentina,<br />
un musicista legato alla tradizione<br />
folk della città, a lungo sotto contratto<br />
per un’etichetta milanese, autore di<br />
centinaia di brani e composizioni eseguite<br />
anche da cantanti di fama internazionale,<br />
tra i quali Gene Pitney<br />
(Quella che sa piangere e Verrò), The<br />
Everly Brothers (La luna è un pallido<br />
sole, con testo di Mogol), John Rowles<br />
(The pain goes on forever, versione inglese<br />
di Il viaggio dell’amore, scritta<br />
con Totò Savio). Ingrosso ha ereditato<br />
dal padre, suonatore di mandolino,<br />
la passione per la musica e presto ha<br />
imparato a suonare la chitarra, con la<br />
quale girava per feste da ballo e paesane,<br />
mischiando il dialetto salentino<br />
con ritmi da ballo in voga, dai valzer al<br />
boogie-woogie.<br />
Aveva meno di diciotto anni quando<br />
una troupe della Rai giunse a Castri,<br />
suo paese natale, e lo scelse per interpretare<br />
una sua composizione, Lecce<br />
mia in una registrazione di canti di<br />
lavoratori. Il successo cominciò ad arrivare:<br />
a Roma conobbe Paolo Bacilieri,<br />
che inserì nel suo disco due canzoni<br />
di Gino, quello fu il trampolino<br />
di lancio per ottenere un contratto discografico<br />
con la Sugar Music per la<br />
quale ha composto tantissime canzoni<br />
fra originali e versioni straniere:<br />
Non è la fine incisa da Bobby Solo, Incubo<br />
n. 4 per Caterina Caselli, Il rimpianto<br />
per Nicola di Bari, Noi siamo<br />
in tre per Betty Curtis. Dalla fine degli<br />
anni ’70 riscoprì la musica popolare<br />
della natìa terra salentina. Tra i<br />
suoi brani più noti: Torna pe’ sempre,<br />
Lu pompieri, Ieu pe’ tie, La fresedda<br />
e nel 1985 Lecce in serie A per celebrare<br />
la prima storica promozione del<br />
Lecce nella massima divisione.<br />
Fu l’organizzatore del primo Festival<br />
della canzone leccese “Lucerneddhe<br />
lucerneddhe” nel 1978. Poi, dagli anni<br />
ottanta, si è dedicato alla ripresa<br />
della pizzica, portandola di nuovo in<br />
auge. Aveva celebrato la sua carriera,<br />
con la pubblicazione del libro 1975-<br />
2000, venticinque anni di canzoni<br />
leccesi, dove raccontava, con modestia<br />
e buonsenso, la sua splendida storia,<br />
tra aneddoti personali e piccole<br />
riflessioni. Il suo ultimo album, Baraonda,<br />
del 2008, è una raccolta di<br />
successi, vecchi e nuovi.
FURIO SCARPELLI,<br />
HA DIPINTO L’AFFRESCO<br />
DELLA SOCIETÀ ITALIANA<br />
di Franco Montini<br />
Anche ad elencare soltanto i capolavori<br />
e i film che hanno segnato la storia<br />
del cinema italiano, e non solo,<br />
scritti da Furio Scarpelli la lista rischia<br />
di essere interminabile. Sedotta e abbandonata<br />
e Signore & signori per<br />
Germi; La marcia su Roma, I mostri,<br />
In nome del popolo italiano per Risi;<br />
Tutti a casa per Comencini; I soliti<br />
ignoti, La grande guerra, I compagni,<br />
L’armata Brancaleone per Monicelli;<br />
Riusciranno i nostri eroi…, Dramma<br />
della gelosia, C’eravamo tanto amati<br />
per Scola; Il buono, il brutto il cattivo<br />
per Leone; Ovosodo per Virzì. Un<br />
elenco che dà la vertigini, una produzione<br />
sterminata, nel segno della commedia,<br />
da intendersi nella versione<br />
più alta, ovvero un genere capace di<br />
suscitare ad un tempo sorrisi e lacrime,<br />
di comunicare messaggi importanti<br />
e profondi in forma piacevole e<br />
spettacolare. Una filmografia ricca di<br />
140 titoli, scritti in un arco di tempo<br />
di sessant’anni: dal 1949, Totò cerca<br />
casa, primo di una quindicina di film<br />
realizzati per il grande attore, al 2009,<br />
Christine Cristina, esordio in regia di<br />
Stefania Sandrelli. Perché Furio Scarpelli,<br />
nato a Roma il 16 dicembre 1919<br />
e scomparso a 90 anni compiuti lo<br />
Foto Farabola Foto<br />
scorso 28 aprile, è stato uno sceneggiatore<br />
instancabile, un autentico fiume<br />
in piena, attivo nella professione<br />
fino agli ultimi giorni. Oltre che un generoso<br />
maestro che ha insegnato i segreti<br />
del mestiere ad uno stuolo di allievi,<br />
fra i quali, tanto per citare un paio<br />
di nomi, ci sono Paolo Virzì e Francesco<br />
Bruni.<br />
La carriera di Scarpelli si è svolta in gran<br />
parte accanto e insieme al coetaneo Age,<br />
morto cinque anni fa, conosciuto nelle<br />
redazioni delle riviste umoristiche del<br />
dopoguerra, dove entrambi lavoravano<br />
come giornalisti. Impossibile scindere<br />
i contributi dell’uno da quelli dell’altro<br />
nel loro lungo e duraturo sodalizio. I<br />
tratti identificativi del cinema di Scarpelli<br />
(e di Age) si possono riassumere<br />
in un mix di umorismo e moralità, intelligenza<br />
e cultura, ironia e fantasia.<br />
Proprio in un’intervista pubblicata su<br />
questo giornale, così Scarpelli ricordava<br />
le caratteristiche del suo sodalizio con<br />
l’amico e collega: “Ciò che accomunava<br />
Age e me era un’etica della professione,<br />
ovvero alcuni principi morali: una comune<br />
convinzione politica, un’attenzione<br />
al sociale, una comprensione per<br />
il prossimo, una simpatia per i personaggi<br />
da narrare e l’individuazione di<br />
un preciso punto di vista, che non deve<br />
essere affatto quello dell’autore. Un autore<br />
è tanto più grande se riesce ad occultarsi<br />
nella sua storia”.<br />
Scarpelli c’è sempre riuscito; detestava<br />
89<br />
VIVAVERDI<br />
l’autore narciso che parla di se stesso,<br />
prediligeva il lavoro di gruppo ed odiava<br />
la cinefilia. Schivo per carattere, provava<br />
un sincero fastidio nei confronti di<br />
qualsiasi forma di omaggio e celebrazione;<br />
convincerlo a partecipare a rassegne<br />
che lo riguardavano non era semplice,<br />
anche se, una volta coinvolto, era generosissimo<br />
e non si risparmiava, capace di<br />
parlare per ore da straordinario affabulatore.<br />
Scarpelli amava le storie, i personaggi,<br />
le trame romanzesche; per essere<br />
un buon sceneggiatore- era solito ripetere-<br />
bisogna essere innanzitutto un narratore;<br />
la tecnica è la cosa che conta meno.<br />
“Ed anche la tecnologia- commentava<br />
nell’intervista già citata- non ha molta<br />
importanza. Confesso che nel mio lavoro<br />
non uso il computer e che, a volte,<br />
scrivo ancora a mano”.<br />
I suoi modelli di ispirazione, più che i<br />
registi, sono stati i giganti della letteratura:<br />
Balzac, Maupassant, Gogol, Turgenev,<br />
Fitzgerald, uniti alla straordinaria<br />
capacità di cogliere al volo i cambiamenti<br />
di costume, i modi di fare e di atteggiarsi,<br />
le novità linguistiche emergenti<br />
nella vita quotidiana. Davvero il<br />
cinema di Scarpelli (e di Age) rappresenta<br />
il più interessante e veritiero affresco<br />
sulla società italiana degli ultimi<br />
sessant’anni. Se, come sostengono gli<br />
americani, la sceneggiatura è l’elemento<br />
più importante nella realizzazione di<br />
un film, allora Furio Scarpelli merita di<br />
essere considerato il più importante cineasta<br />
italiano.
VIVAVERDI<br />
90<br />
ORGANI SOCIALI<br />
ASSEMBLEA<br />
RIUNIONE DEL 29 MARZO 2010<br />
L’Assemblea, riunitasi il 29 marzo 2010, ha ricevuto<br />
una informativa relativa all’andamento<br />
dei costi e dei ricavi, in vista della definizione<br />
degli indirizzi per la predisposizione del piano<br />
strategico per il triennio 2010- 2012. La stessa<br />
Assemblea ha rinviato la prosecuzione dell’esame<br />
dell’argomento ad una successiva riunione,<br />
da tenersi nel mese di maggio.<br />
CONSIGLIO DI<br />
AMMINISTRAZIONE<br />
RIUNIONE DEL 25 FEBBRAIO 2010<br />
Nella riunione del 25 febbraio 2010 il Consiglio<br />
di Amministrazione ha proseguito la discussione<br />
per la definizione degli obiettivi e<br />
degli indirizzi finalizzati alla redazione del piano<br />
strategico.<br />
Il Consiglio ha inoltre approvato, su parere<br />
conforme della Commissione della Sezione<br />
Musica, le condizioni contrattuali negoziate<br />
con la Fimi per la riproduzione delle opere su<br />
supporti fonografici e Dvd musicali.<br />
RIUNIONE DEL 4 MARZO 2010<br />
Ad inizio riunione il Consiglio di Amministrazione<br />
ha rivolto un saluto di benvenuto<br />
al nuovo Presidente del Collegio dei Revisori,<br />
dott. Benito di Troia, nominato dal Ministero<br />
dell’Economia e delle Finanze a seguito<br />
delle dimissioni presentate dal dott.<br />
Giancarlo Settimi.<br />
Il Consiglio di Amministrazione è stato quindi<br />
informato sulle trattative in corso in materia<br />
di diritti connessi ed ha discusso alcune<br />
questioni concernenti gli accordi per la determinazione<br />
dell’equo compenso spettante<br />
agli autori cinema (art. 46bis della legge sul<br />
diritto d’autore), decidendo in proposito di or-<br />
ganizzare uno specifico incontro con tutte le<br />
associazioni di categoria interessate.<br />
Il Consiglio ha poi approvato le ordinanze<br />
di ripartizione per l’anno 2010 per le Sezioni<br />
Musica e Dor e, su parere conforme<br />
della Commissione della Sezione Musica, i<br />
criteri della nuova licenza integrata per gli<br />
operatori telefonici.<br />
Il Consiglio infine ha nominato i componenti<br />
del “Comitato arti visive e altre figure autorali”<br />
ed ha proseguito la discussione sul piano<br />
strategico.<br />
RIUNIONE DEL 22 MARZO 2010<br />
Nella riunione del 22 marzo 2010 il Consiglio<br />
di Amministrazione ha deliberato di proporre<br />
all’Assemblea l’approvazione di una<br />
modifica all’art. 147 del Regolamento Generale.<br />
Il Consiglio ha quindi proseguito la discussione<br />
per la definizione degli obiettivi e degli<br />
indirizzi finalizzati alla redazione del piano<br />
strategico.<br />
Il Consiglio ha poi approvato l’accettazione<br />
in tutela da parte della Sezione Musica<br />
delle elaborazioni della parte musicale di<br />
opere tutelate, l’utilizzo dei criteri da adottare<br />
per il rilascio di licenze multiterritoriali<br />
relative all’utilizzazione del repertorio degli<br />
associati <strong>Siae</strong>, la revisione delle licenze<br />
per l’utilizzo del repertorio amministrato<br />
in siti internet di autopromozione degli<br />
autori ed editori (Apae) e dei produttori fonografici<br />
ed artisti esecutori (App) e l’introduzione<br />
di una tariffa agevolata per gli<br />
spettacoli teatrali che avvengono in teatri<br />
fino a 50 posti.<br />
Il Consiglio è stato infine informato dell’andamento<br />
della trattativa con Scf, ha approvato<br />
le modifiche relative ai generi teatrali<br />
proposte dalla Commissione della Sezione<br />
Dor ed ha deliberato il rinnovo per<br />
l’anno 2010 dell’accordo in materia di reprografia<br />
con le associazioni degli autori e<br />
degli editori.<br />
RIUNIONE DEL 30 MARZO 2010<br />
Nel corso della riunione il Consiglio di Amministrazione<br />
ha deliberato, su parere conforme<br />
della Commissione della Sezione Cinema,<br />
la disdetta del vigente accordo con<br />
Sky Italia relativo all’equo compenso previsto<br />
dall’art.46 bis della legge sul diritto<br />
d’autore.<br />
Il Consiglio, su parere della competente<br />
Commissione della Sezione Dor, ha quindi<br />
nominato un nuovo componente del Comitato<br />
Intersezionale copia privata.<br />
Il Consiglio ha poi ratificato il Documento<br />
Programmatico sulla sicurezza relativa ai<br />
dati personali, ha preso atto dell’informativa<br />
resa dal Direttore dell’Ufficio Affari Giuridici<br />
e Legali in merito ai ricorsi depositati<br />
da alcune società innanzi al Tar Lazio<br />
per l’annullamento del DM del 30.12.2009<br />
relativo alla determinazione dei compensi<br />
di copia privata, ha nominato presidente<br />
dell’Organismo di Vigilanza la dott.ssa Claudia<br />
Cattani, già componente dell’organismo,<br />
e quale ulteriore membro, il dottor<br />
Benito Di Troia.<br />
Il Consiglio ha infine proseguito, con riferimento<br />
agli esiti dell’Assemblea del 29 marzo 2010,<br />
la discussione sul piano strategico.<br />
RIUNIONE DEL 15 APRILE 2010<br />
Il Consiglio di Amministrazione è stato informato<br />
del’abbandono della richiesta di sospensiva<br />
da parte delle società che avevano<br />
impugnato di fronte al Tar Lazio il DM<br />
30.12.2009 relativo alla determinazione dei<br />
compensi di copia privata.<br />
Il Consiglio ha poi ricevuto il progetto di nuovo<br />
Statuto elaborato dal Comitato per la revisione<br />
dello Statuto e dei Regolamenti, unitamente<br />
alla relazione illustrativa e al documento<br />
contenente le posizioni minoritarie, rinviandone<br />
a successiva riunione l’esame.<br />
Il Consiglio ha infine proseguito la discussione<br />
sul piano strategico.
SEZIONI SERVIZI E UFFICI<br />
SEZIONE MUSICA<br />
RIUNIONE DELLA COMMISSIONE<br />
DI SEZIONE DEL 2 MARZO 2010<br />
Il giorno 2 marzo 2010 si è riunita presso la Direzione<br />
Generale la Commissione della Sezione<br />
Musica, presieduta dal M° Franco Micalizzi.<br />
Erano presenti alla seduta della Commissione<br />
il Direttore della Divisione Autori ed Editori<br />
dott.ssa Sabina Riccardelli, il Direttore della<br />
Sezione Musica dott. Antonio Coluccini con funzioni<br />
di Segretario, il Dirigente Responsabile<br />
dell’Ufficio Ripartizione e Utilizzazioni dott. Nazzareno<br />
Tirocchi, la dott.ssa Francesca Giovagnorio<br />
della Divisione Autori ed Editori e la<br />
dott.ssa Concetta Virgòpia del Supporto Gestionale<br />
della Sezione Musica.<br />
In apertura di seduta il Presidente avv. Giorgio<br />
Assumma ed il Direttore Generale dott. Gaetano<br />
Blandini sono intervenuti per dare un aggiornamento<br />
sullo stato delle trattative in corso<br />
con Sky, anche all’esito della richiesta di disdetta<br />
del contratto in scadenza al 30 giugno<br />
2010 con la suddetta emittente, avanzata da<br />
alcune Associazioni di autori cinematografici<br />
e televisivi.<br />
La Commissione ha espresso parere contrario<br />
sia in ordine alla ipotesi di disdetta per il repertorio<br />
musica sia in ordine alla richiesta delle<br />
medesime Associazioni di partecipazione di<br />
una rappresentanza di associati alle trattative<br />
con gli utilizzatori.<br />
La Commissione ha quindi approvato il verbale<br />
della precedente riunione dell’11 febbraio<br />
2010 ed ha, nell’ordine, reso i seguenti pareri<br />
di competenza in merito ai criteri ed al relativo<br />
schema tariffario posti rispettivamente a<br />
base di:<br />
1) una nuova Licenza elaborata per consentire<br />
l’utilizzo di opere musicali in servizi telefonici<br />
e via internet da parte degli operatori<br />
Telecom, Vodafone, Wind e H3G;<br />
2) una nuova Licenza elaborata per l’utilizzo<br />
del solo repertorio degli associati <strong>Siae</strong> da<br />
parte dell’operatore Beatport, con l’ulteriore<br />
previsione della possibile estensione<br />
ad altri contratti di licenza multiterritoriali;<br />
3) una nuova Licenza elaborata per consentire,<br />
in abbonamento, attività di downloading<br />
a tempo esclusivamente a mezzo telefono<br />
cellulare.<br />
La Commissione ha inoltre reso parere favorevole<br />
in merito:<br />
- alla revisione ed alla previsione di una nuova<br />
fascia tariffaria per le Licenze in vigore<br />
relative all’utilizzo del repertorio amministrato<br />
in siti internet di autopromozione sia degli<br />
autori ed editori (Licenze APAE - Auto Promozione<br />
Autori ed Editori) sia dei produttori<br />
fonografici ed artisti esecutori (Licenze<br />
APP - Auto Promozione Produttori fonografici),<br />
con introduzione in particolare di una<br />
ulteriore fascia tariffaria minima agevolata<br />
per gli artisti in relazione alla sola Licenza<br />
APP;<br />
- alla introduzione di una fascia tariffaria agevolata<br />
per le musiche di scena in spettacoli<br />
teatrali all’interno di teatri con capienza fino<br />
a 50 posti.<br />
La Commissione ha infine preso atto della informativa<br />
resa dagli Uffici in merito allo stato<br />
dei rapporti con YouTube.<br />
COMMISSIONE TECNICA<br />
ELABORAZIONI DI OPERE<br />
DI PUBBLICO DOMINIO<br />
La Commissione Tecnica per l’esame delle elaborazioni<br />
di opere di pubblico dominio si è riunita<br />
il giorno 16 marzo 2010, sotto la Presidenza<br />
del Direttore della Sezione Musica dott.<br />
Antonio Coluccini.<br />
La Commissione ha esaminato complessivamente<br />
n. 169 elaborazioni, formulando i pareri<br />
di competenza in relazione alla possibilità di<br />
accettazione in tutela e alla relativa assegnazione<br />
di quote di diritti in base alle previsioni<br />
della Delibera Commissariale n. 1 del 7 Gennaio<br />
2002.<br />
bollettino sociale<br />
ELENCO DEI CONTRATTI<br />
GENERALI DI CESSIONE PER<br />
L’ESTERO NOTIFICATI ALLA<br />
SIAE NEL CORSO DEL<br />
SECONDO SEMESTRE 2009<br />
Ai sensi della normativa sociale in materia, si dà<br />
notizia qui di seguito dei contratti generali stipulati<br />
da editori originali con sub-editori stranieri<br />
per la gestione da parte di questi ultimi del repertorio<br />
dell’editore cedente.<br />
Cedente: TORNADO EDIZIONI MUSICALI<br />
Cessionario: ROBA MUSIC VERLAG<br />
Data: 01/06/2009<br />
Territorio: GERMANIA, AUSTRIA, SVIZZERA, PO-<br />
LONIA<br />
Cedente: TORNADO EDIZIONI MUSICALI<br />
Cessionario: K9 MUSIC PUBLISHING<br />
Data: 01/06/2009<br />
Territorio: ROMANIA<br />
Cedente: TORNADO EDIZIONI MUSICALI<br />
Cessionario: CLIPPER’S EDICIONES MUSIC<br />
Data: 01/06/2009<br />
Territorio: SPAGNA, PORTOGALLO<br />
Cedente: ABRAMO ALLIONE EDIZIONI MUSICALI<br />
Cessionario: K9 MUSIC PUBLISHING<br />
Data: 01/01/2010<br />
Territorio: ROMANIA<br />
Cedente: ABRAMO ALLIONE EDIZIONI MUSICALI<br />
Cessionario: ROBA MUSIC VERLAG<br />
Data: 01/01/2010<br />
Territorio: GERMANIA,AUSTRIA,SVIZZERA,PO-<br />
LONIA<br />
Cedente: ABRAMO ALLIONE EDIZIONI MUSICALI<br />
Cessionario: CLIPPER’S EDICIONES MUSIC.<br />
Data: 01/01/2010<br />
Territorio: SPAGNA, PORTOGALLO
VIVAVERDI<br />
92<br />
SEZIONI SERVIZI E UFFICI<br />
Cedente: ABRAMO ALLIONE EDIZIONI MUSICALI<br />
Cessionario: ARTEMIS MUZIEKUITGEVERIJ B V<br />
Scaduto: 31/12/2009<br />
Territorio: MONDO<br />
Cedente: FMA EDIZIONI MUSICALI<br />
Cessionario: ARTEMIS MUZIEKUITGEVERIJ B V<br />
Scaduto: 31/12/2007<br />
Territorio: MONDO<br />
Cedente: FMA EDIZIONI MUSICALI<br />
Cessionario: K9 MUSIC PUBLISHING<br />
Data: 01/06/2009<br />
Territorio: ROMANIA<br />
Cedente: FMA EDIZIONI MUSICALI<br />
Cessionario: CLIPPER’S EDICIONES MUSIC.<br />
Data: 01/06/2009<br />
Territorio: SPAGNA, PORTOGALLO<br />
Cedente: THE SAIFAM GROUP<br />
Cessionario: TEDDYSOUND S A<br />
Rinnovato fino al : 31/12/2013<br />
Territorio: SPAGNA<br />
Cedente: THE SAIFAM GROUP<br />
Cessionario: MELODIE DER WELT<br />
Rinnovato fino al : 31/12/2010<br />
Territorio: GERMANIA, AUSTRIA, SVIZZERA<br />
Cedente: EDIZIONI MUSICALI ORLA SNC<br />
Cessionario: ALL MUSIC PUBLISHING<br />
Scaduto: 31/01/2010<br />
Territorio: BELGIO, OLANDA<br />
Cedente: SUGAR GROUP e Case ASSOCIATE<br />
Cessionario: BONNIER GAZELL MUSIC PUB-<br />
LISHING AB<br />
Scaduto: 31/12/2009<br />
Territorio: PAESI SCANDINAVI<br />
Cedente: ANTIBEMUSIC SRL<br />
Cessionario: ANKH<br />
Data :01/01/2009<br />
Territorio: GRECIA, CIPRO<br />
PREMI INTERNAZIONALI ASCAP<br />
Anche per il corrente anno la Società consorella<br />
americana ASCAP ha istituito il programma<br />
di Premi Internazionali destinato ad<br />
associati meritevoli le cui opere, licenziate<br />
dall’ASCAP, siano state eseguite nel territorio<br />
degli Stati Uniti in località non comprese<br />
nel campionamento-base dei diritti di pubblica<br />
esecuzione.<br />
La giuria che designa i beneficiari dei premi<br />
è composta da membri eminenti della comunità<br />
musicale che non sono né associati<br />
né dipendenti dell’ASCAP, è indipendente nelle<br />
sue determinazioni, che sono definitive.<br />
I requisiti per concorrere ai premi sono i seguenti:<br />
- le esecuzioni devono essere state autorizzate<br />
dall’ASCAP (e non da altra Società degli<br />
Autori statunitense);<br />
- le esecuzioni devono essere avvenute nel<br />
territorio degli Stati Uniti nel periodo 1° ottobre<br />
2009 – 30 settembre 2010;<br />
- possono concorrere esecuzioni dal vivo, incluse<br />
quelle in night-clubs, pubs, alberghi, parchi<br />
di divertimento, spettacoli multimediali.<br />
- il candidato non deve aver percepito più di<br />
25.000 dollari in diritti d’autore dall’ASCAP<br />
in tale periodo (questo requisito sarà verificato<br />
dall’ASCAP);<br />
- sono esclusi dalla partecipazione gli editori;<br />
- non possono partecipare neanche gli eredi<br />
di associati deceduti;<br />
- le composizioni eseguite devono essere regolarmente<br />
dichiarate all’ASCAP.<br />
Nella domanda dovranno essere indicati la<br />
data dell’esecuzione, il titolo/i dell’opera/e,<br />
l’esecutore ed il luogo dell’avvenuta esecuzione.<br />
Ogni esecuzione indicata dovrà essere corredata<br />
di idonea documentazione di supporto<br />
(ad es. programmi a stampa, annunci pubblicitari<br />
a stampa, recensioni, lettere di conferma,<br />
ecc.).<br />
Non dovranno essere allegati spartiti o registrazioni<br />
delle opere.<br />
I moduli di domanda possono essere richiesti<br />
alla Direzione Generale della SIAE - Tutela Repertori<br />
all’Estero (Segreteria: tel.<br />
06.59902255) – Viale della Letteratura, 30 -<br />
00144 ROMA (e-mail: Tutelaestero@siae.it) e<br />
alla stessa dovranno essere restituiti, debitamente<br />
compilati e corredati della documentazione<br />
richiesta, entro il 31 dicembre 2010.<br />
La SIAE, esperiti gli ulteriori adempimenti necessari<br />
(fra i quali l’inserimento nel modulo<br />
del numero IPI del candidato), provvederà all’invio<br />
delle domande di partecipazione all’ASCAP<br />
pervenute entro detto termine.<br />
SEZIONE CINEMA<br />
RIUNIONE DELLA COMMISSIONE<br />
DI SEZIONE DEL 24 MARZO 2010<br />
La Commissione della Sezione Cinema, presieduta<br />
da Domenico Mezzatesta, si è riunita<br />
presso la sede sociale in data 24 marzo 2010<br />
-convocata con la procedura prevista per i casi<br />
d’urgenza dall’art.112 del Regolamento Generale-<br />
per rendere il parere di competenza in<br />
ordine all’eventuale disdetta del contratto per<br />
equo compenso in vigore con Sky, con la conseguente<br />
riapertura anticipata delle trattative<br />
rispetto alla previsione di rinnovo tacito dell’accordo<br />
per un ulteriore anno.<br />
Presenti i componenti autori Antonino Biocca,<br />
Laura Ippoliti, Serafino Murri, Massimo<br />
Sani e Vittorio Sindoni; assenti i componenti<br />
produttori Paolo Ferrari (Warner Bross Italia<br />
Spa) e Alessandro Fracassi (Racing Pictures<br />
srl , in liquidazione).<br />
Per la <strong>Siae</strong> hanno partecipato il Direttore della<br />
Divisione Autori ed Editori, Sabina Riccardelli,<br />
e il Direttore della Sezione, Lucia Bistoncini,<br />
anche in veste di segretario.<br />
Alla riunione è intervenuto in apertura anche<br />
il Direttore Generale, dott. Gaetano Blandini,<br />
che, dopo aver registrato sull’argomento in<br />
discussione la sostanziale unità di intenti<br />
emersa nell’incontro tenutosi il precedente
SEZIONI SERVIZI E UFFICI<br />
18 marzo con le rappresentanze allargate alle<br />
Associazioni degli autori, ha riassunto i profili<br />
tecnici della questione ed aggiornato la<br />
Commissione sugli approfondimenti svolti,<br />
anche sul piano giuridico/ legale, per fornire<br />
ai Commissari tutti gli elementi di valutazione<br />
necessari ad assumere le proprie determinazioni.<br />
I Commissari, nel corso della discussione che<br />
ha fatto seguito, hanno formulato e motivato<br />
le rispettive posizioni rispetto all’opportunità<br />
o meno di esercitare il diritto di recesso,<br />
esprimendo conclusivamente, a maggioranza<br />
dei presenti, parere favorevole alla disdetta<br />
del contratto con Sky, la cui durata termina<br />
quindi al prossimo 30 giugno 2010.<br />
RIUNIONE DELLA COMMISSIONE<br />
DI SEZIONE DEL 14 APRILE 2010<br />
La Commissione della Sezione Cinema, presieduta<br />
da Domenico Mezzatesta, si è riunita<br />
presso la sede sociale in data 14 aprile<br />
2010, presenti i componenti autori Antonino<br />
Biocca, Laura Ippoliti, Serafino Murri, Massimo<br />
Sani, Vittorio Sindoni e, per i componenti<br />
produttori, Alessandro Fracassi (Racing Pictures<br />
srl , in liquidazione).<br />
Hanno partecipato alla riunione il Direttore<br />
della Divisione Autori ed Editori, Sabina Riccardelli<br />
e il Direttore della Sezione, Lucia Bistoncini,<br />
anche in veste di segretario.<br />
In apertura di riunione è intervenuto anche il<br />
Direttore Generale, dott. Gaetano Blandini,<br />
che ha fornito comunicazioni di carattere generale<br />
ed informato la Commissione che, dopo<br />
il passaggio in Consiglio di Amministrazione,<br />
la disdetta del contratto è stata notificata<br />
a Sky nei termini previsti per l’esercizio<br />
del diritto di recesso; sul punto ha richiesto<br />
che vengano formulate in tempi brevi, per la<br />
ripresa delle trattative, concrete proposte sulle<br />
quali gli uffici possano sviluppare valutazioni<br />
di ordine tecnico, propedeutiche ad impostare<br />
il nuovo negoziato.<br />
La riunione è stata dedicata all’esame delle<br />
problematiche relative al rinnovo degli accordi<br />
per equo compenso con Rai e Mediaset, le<br />
cui trattative sono in corso ed i cui effetti dovranno<br />
decorrere dal 1° gennaio 2009. Sulla<br />
base di un documento di aggiornamento<br />
dello stato delle trattative, corredato dalle valutazioni<br />
e dai dati di commento degli uffici,<br />
la Commissione è stata richiesta di valutare<br />
– per la prosecuzione delle trattative - l’opportunità<br />
di proseguire il confronto sulla base<br />
dello schema contrattuale a tariffa finora<br />
adottato che, per la notevole persistente distanza<br />
delle rispettive posizioni negoziali e<br />
per la rigidità del sistema, offre modesti margini<br />
di trattativa. In alternativa è stata prospettata<br />
una radicale modifica dell’assetto<br />
negoziale con il passaggio ad uno schema di<br />
contratto a percentuale. Di entrambe le opzioni<br />
sono stati illustrati vantaggi e criticità.<br />
Il Direttore Generale, pur condividendo le conclusioni<br />
degli uffici, che individuavano nel sistema<br />
a percentuale un percorso negozialmente<br />
più agevole, ha invitato la Commissione<br />
ad effettuare le valutazioni e a formulare le<br />
proposte di competenza tenendo presente<br />
che il cambio di linea negoziale - che pure riterrebbe,<br />
anche dal punto di vista dei tempi<br />
negoziali, più percorribile – presuppone la successiva<br />
definizione di un sistema ripartitorio,<br />
la cui elaborazione richiede che ci sia la più<br />
serrata, serena e costruttiva dialettica tra le<br />
componenti associative interessate al repertorio<br />
amministrato dalla Sezione.<br />
La Commissione, nel respingere in blocco le<br />
richieste delle controparti, ha optato, a maggioranza,<br />
per il mantenimento dello schema<br />
di contratto a tariffa.<br />
bollettino sociale<br />
SEZIONE DOR<br />
ACCORPAMENTO GENERI<br />
TEATRALI<br />
Il Consiglio di Amministrazione, nella riunione<br />
del 22 marzo 2010, ha approvato la proposta<br />
espressa dalla Commissione della Sezione<br />
Dor il 24 novembre 2009 in merito all’accorpamento<br />
dei generi teatrali e alla revisione<br />
della nomenclatura delle opere tutelate<br />
dalla Sezione.<br />
Tali modifiche sono state apportate in quanto,<br />
anche se non alterano sostanzialmente le<br />
modalità di accettazione in tutela delle opere<br />
e non modificano le condizioni generali tariffarie,<br />
rendono la classificazione delle opere<br />
più chiara e più aderente alle forme di spettacolo<br />
che hanno assunto sempre maggior<br />
rilievo negli ultimi anni.<br />
Nel bollettino di dichiarazione i generi delle<br />
opere di pertinenza della Sezione avranno<br />
pertanto la seguente classificazione:<br />
OPERE DI PROSA<br />
Rientrano in tale genere: commedia, dramma<br />
o tragedia, scena teatrale, monologo<br />
teatrale, azione mimica, farsa, fiaba teatrale,<br />
produzione per bambini.<br />
BURATTINI E MARIONETTE<br />
OPERA DI CABARET E OPERE ANALOGHE<br />
CIRCO TEATRO<br />
TEATRO MUSICALE<br />
- Con musiche create appositamente. Vi rientrano:<br />
Operetta, Commedia musicale, fantasia<br />
musicale, fiaba musicale, Musical,<br />
Dramma musicale.<br />
- Con musiche preesistenti. Vi rientrano commedia<br />
musicale, fantasia musicale, fiaba<br />
musicale.<br />
COMPENSI MINIMI<br />
Il Consiglio di Amministrazione, nella riunione<br />
del 22 marzo 2010, ha approvato la pro
VIVAVERDI<br />
94<br />
SEZIONI SERVIZI E UFFICI<br />
posta espressa dalla Commissione della Sezione<br />
Dor il 4 novembre 2009 in merito all’introduzione<br />
di una tariffa agevolata per spettacoli<br />
teatrali rappresentati in teatri con capienza<br />
fino a 50 posti.<br />
Pertanto, i compensi minimi da applicare qualora<br />
ricorrano le condizioni suddette, sono i<br />
seguenti:<br />
Compenso minimo DOR<br />
per teatri con capienza fino a 50 posti<br />
(compagnie professionali e amatoriali)<br />
€ 40,00<br />
Naturalmente tale tariffa agevolata riguarda<br />
anche il compenso previsto per le musiche di<br />
scena, rapportato ad 1/3 dei compensi Dor.<br />
Compenso minimo Musica<br />
per teatri con capienza fino a 50 posti<br />
(pari a 1/3 del compenso DOR) € 13,33<br />
SEZIONE OLAF<br />
RIUNIONE DELLA COMMISSIONE<br />
DI SEZIONE DEL 15 DICEMBRE<br />
2009<br />
La Commissione della Sezione Olaf si è riunita<br />
il giorno 15 dicembre 2009 alle ore 10.00.<br />
Presenti i Commissari Alberta Locati, Massimo<br />
Nardi, Alessandro Occhipinti, Franco Pallotta,<br />
Laura Piccarolo, Girolamo Potestà, Samantha<br />
Raugei e Natale Antonio Rossi.<br />
Il verbale relativo alla riunione precedente viene<br />
approvato all’unanimità.<br />
Il Segretario dà lettura della bozza di Ordinanza<br />
di ripartizione della Sezione Olaf per<br />
l’anno 2010 predisposta dalla struttura, che<br />
riporta in dettaglio i criteri già approvati dal<br />
Consiglio di Amministrazione, che viene approvata<br />
all’unanimità.<br />
Il Presidente Occhipinti riferisce circa la necessità,<br />
analogamente a quanto avviene per<br />
le altre tariffe praticate dalla Società, di incre-<br />
mentare per l’anno 2010 i compensi per le letture<br />
e recitazioni in pubblico (Pdl) dell’indice<br />
Istat pari all’1% così come da proposta degli<br />
Uffici. Dopo discussione, l’adeguamento proposto<br />
viene approvato all’unanimità.<br />
In ordine all’esame delle licenze utilizzazioni<br />
web per opere letterarie, il Segretario illustra<br />
ai Commissari le modalità, con le quali fino ad<br />
oggi la Sezione ha amministrato i diritti di riproduzione<br />
del repertorio letterario su internet,<br />
precisando altresì che in materia di diritti<br />
delle arti visive la <strong>Siae</strong> opera in base a tariffari<br />
Ola, soggetto associativo che riunisce<br />
le Società consorelle in ambito comunitario.<br />
Dopo una approfondita riflessione da parte dei<br />
Commissari con richieste di chiarimento puntuale<br />
sui dettagli operativi e sugli aspetti più<br />
complessi della fruizione via web, i Commissari<br />
decidono di delegare il Gruppo di<br />
lavoro per le Opere Letterarie ad effettuare<br />
approfondimenti in merito all’uso parziale<br />
dell’opera letteraria ai fini del trattamento<br />
delle utilizzazioni in regime di: “grande/piccolo<br />
diritto”.<br />
Il Segretario comunica che la Sezione Olaf,<br />
anche sulla base di quanto già operato dalle<br />
consorelle straniere (Adagp, Vegap, Ars,<br />
fra le altre), ha intrapreso, con la collaborazione<br />
del Servizio Pianificazione Bilancio<br />
e Controllo di Gestione uno studio di fattibilità<br />
per la creazione di una Banca Immagini,<br />
la quale a regime dovrebbe poter ospitare<br />
la massima parte del repertorio delle<br />
Arti Figurative degli artisti italiani amministrati<br />
dalla <strong>Siae</strong>.<br />
A tal proposito è stato inviato, a Fondazioni/Artisti<br />
scelti fra i più rappresentativi del<br />
Repertorio SIAE, un questionario al fine di<br />
poter sondare il reale interesse all’iniziativa<br />
da parte di detti soggetti, prima ancora<br />
di effettuare scelte impegnative per la<br />
struttura.<br />
Ida Baucia relaziona circa lo stato dei lavori<br />
dei Gruppi di lavoro Opere Letterarie<br />
e Arti Figurative.<br />
Il Segretario fornisce ragguagli ai Commissa-<br />
ri sullo stato degli incassi di reprografia e, per<br />
quanto riguarda il diritto di prestito, fa presente<br />
che il relativo decreto è all’esame degli<br />
organi di controllo e che se ne prevede l’emanazione<br />
nei primi giorni dell’anno nuovo.<br />
Alle ore 13.45, esauriti gli argomenti da trattare,<br />
la riunione viene sciolta ed aggiornata<br />
al prossimo 2 febbraio 2010.<br />
RIUNIONE DELLA COMMISSIONE<br />
DI SEZIONE DEL 2 FEBBRAIO<br />
2010<br />
La Commissione della Sezione Olaf si è riunita<br />
il giorno 2 febbraio 2010 alle ore 10.30<br />
presso la Biblioteca e Raccolta Teatrale del<br />
Burcardo, Via del Sudario, 44 – Roma. Presenti<br />
i Commissari Alberta Locati, Massimo<br />
Nardi, Alessandro Occhipinti, Franco Pallotta,<br />
Laura Piccarolo, Girolamo Potestà, Samantha<br />
Raugei e Natale Antonio Rossi.<br />
La seduta si è tenuta presso la Biblioteca del<br />
Burcardo per dar modo ai Commissari di partecipare<br />
alla conferenza stampa, prevista per<br />
le ore 12.00 per la presentazione del concorso<br />
letterario Goliarda Sapienza “Racconti<br />
dal carcere” promosso dalla <strong>Siae</strong> e dal Dap<br />
(Dipartimento Amministrazione Penitenziaria).<br />
Il verbale relativo alla riunione precedente viene<br />
approvato all’unanimità.<br />
Nel merito della problematica internet/opere<br />
letterarie si sviluppa un ampio dibattito a<br />
conclusione del quale la Commissione all’unanimità<br />
richiede una immediata ripresa<br />
dei lavori del Comitato intersezionale affinché<br />
la materia possa essere al più presto valutata<br />
in tale ambito.<br />
Il Segretario illustra alcuni documenti presenti<br />
in cartella che si riferiscono al protocollo di<br />
intesa <strong>Siae</strong>/Aidro stipulato nel 2006 per regolare<br />
i flussi dei proventi di reprografia da<br />
e per l’estero.<br />
Per quanto riguarda i criteri di ripartizione dei<br />
proventi cosiddetti “non title specific”, la Commissione<br />
esprime, in linea generale, parere
SEZIONI SERVIZI E UFFICI<br />
positivo ad una forma di ripartizione collettiva<br />
che veda quali destinatarie le Associazioni<br />
di autori ed editori, analogamente a quanto<br />
stabilito per la ripartizione del diritto di prestito<br />
con il D.M.15 ottobre 2009 (pubblicato<br />
in Gazzetta Ufficiale in data 31 dicembre<br />
2009).<br />
Il Segretario fa presente che verrà quanto prima<br />
stilata una bozza di accordo integrativo<br />
dell’intesa <strong>Siae</strong>/Aidro che verrà sottoposta<br />
all’esame della Commissione per acquisirne<br />
il preventivo parere.<br />
Il Segretario illustra, inoltre, i prospetti contenenti<br />
lo stato degli incassi per i diritti di reprografia,<br />
sia italiani che esteri, e per il diritto<br />
di prestito.<br />
In ordine al sistema di gestione vidimazione<br />
delle opere librarie (Ge-Vi Print): contrassegno<br />
speciale per editoria scolastica, il Commissario<br />
Potestà riassume le esigenze editoriali<br />
legate ai testi scolastici in formato misto<br />
(carta + web), evidenziando alcune criticità<br />
tecniche, già rese note alla Commissione<br />
(v. verbale seduta dell’11.11.2009), che<br />
ancora persistono, assicurando la propria disponibilità<br />
a proseguire i contatti in sede tecnica<br />
con l’Arca per l’auspicato superamento<br />
degli inconvenienti riscontrati.<br />
Vengono distribuite ai Commissari le nuove<br />
tariffe Ola valide per il 2010, comunicate dal<br />
sodalizio alcuni giorni prima.<br />
Alle ore 14.30 la riunione viene sciolta ed aggiornata<br />
al prossimo 4 marzo 2010.<br />
SEZIONE LIRICA<br />
PORTALE ASSOCIATI<br />
Nell’area del Portale Associati riservata alla<br />
Sezione Lirica è stata attivata una nuova funzionalità<br />
dedicata alla visualizzazione degli<br />
incassi.<br />
Come noto, la Sezione Lirica effettua liquidazioni<br />
quadrimestrali. Con il nuovo servizio<br />
disponibile, gli iscritti al Portale, utilizzando i<br />
criteri di ricerca, possono prendere visione<br />
del dettaglio delle somme lorde di spettanza<br />
(data, locale, località e organizzatore della<br />
manifestazione, diritti riscossi, ecc.) subito<br />
dopo la loro verifica da parte degli Uffici, con<br />
congruo anticipo rispetto alla liquidazione.<br />
Gli incassi visualizzati sono riportati al lordo<br />
di tutte le trattenute previste.<br />
UFFICIO RAPPORTI<br />
INTERNAZIONALI<br />
RIUNIONI DELLA CIADLV DELLA<br />
CISAC<br />
Il 23 e 24 marzo, a Firenze, si è riunito il Consiglio<br />
Internazionale degli Autori di Opere Letterarie,<br />
drammatiche e audiovisive (Ciadlv)<br />
della Cisac.<br />
All’ordine del giorno l’analisi dei problemi sulla<br />
tutela delle opere di questo settore alla luce<br />
delle nuove tecnologie.<br />
Per la <strong>Siae</strong>, oltre al M° Lorenzo Ferrero, Consigliere<br />
di amministrazione della Società, erano<br />
presenti Manlio Mallia, capo dell’Ufficio di<br />
Diretta Collaborazione degli Organi Deliberativi,<br />
e Alessandro Conte, direttore dell’Ufficio<br />
Rapporti Internazionali.<br />
Biagio Proietti, autore e presidente della commissione<br />
della sezione Dor, ha introdotto gli<br />
aspetti generali della scena italiana, con particolare<br />
riferimento alla situazione degli autori<br />
delle opere radiotelevisive; l’autore di opere<br />
drammatiche Roberto Cavosi ha illustrato<br />
il panorama teatrale e il regista Citto Maselli<br />
ha analizzato i problemi degli autori di opere<br />
cinematografiche.<br />
Erano presenti numerosi autori membri di società<br />
estere che sono intervenuti con relazioni<br />
e repliche ad animare il dibattito.<br />
Con l’occasione sono stati tributati saluti ed<br />
auguri al Direttore Generale uscente della Cisac,<br />
Eric Baptiste, che andrà a ricoprire il<br />
ruolo di Direttore Generale della consorella<br />
canadese Socan.<br />
bollettino sociale<br />
CONTRATTO DI RECIPROCA<br />
RAPPRESENTANZA SIAE/IRRO<br />
(INDIA)<br />
A partire dal 1° gennaio 2010 è entrato in vigore<br />
il contratto di rappresentanza reciproca<br />
in materia di reprografia tra la <strong>Siae</strong> e la<br />
società indiana Irro.<br />
CONTRATTO DI RECIPROCA RAPPRE-<br />
SENTANZA SIAE/MACA (MACAO)<br />
A partire dal 1° gennaio 2010 è entrato in vigore<br />
il contratto di rappresentanza reciproca<br />
in materia di diritti di esecuzione musicale<br />
tra la <strong>Siae</strong> e la società di Macao Maca.
VIVAVERDI<br />
96<br />
PRESIDENTE<br />
Giorgio ASSUMMA<br />
ORGANI SOCIALI<br />
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE<br />
Paolo CORSI<br />
Domenico DE LEO<br />
Roby FACCHINETTI<br />
Lorenzo FERRERO<br />
Emidio GRECO<br />
Giancarlo LUCARIELLO<br />
Giovanni NATALE<br />
Alfredo TARULLO<br />
ASSEMBLEA<br />
MUSICA<br />
Autori<br />
Silvano Guariso<br />
Vittorio Costa<br />
Gregorio Mascaro<br />
Marco Mariani<br />
Carmine Santaniello<br />
Michele Maisano<br />
Renato Pareti<br />
Domenico Scuteri<br />
Corrado Castellari<br />
Fabio Massimo Colasanti<br />
Cristiano Minellono<br />
Nicola Piovani<br />
Valerio Negrini<br />
Franco Piersanti<br />
Roberto Pischiutta detto Pivio<br />
Giuseppe Pirazzoli detto Pino<br />
Editori<br />
Pieronero Edizioni Musicali Sas<br />
Sognando e Ballando Edizioni Musicali Sas<br />
Unione Edizioni Musicali Sas<br />
La Bambolina Edizioni Musicali Sas<br />
Abramo Allione Edizioni Musicali Srl<br />
Emi Virgin Music Publishing Italy Srl<br />
Sugar Srl<br />
Warner Chappell Music Italiana Srl<br />
Accordo Ed. Musicali<br />
Universal MCA Music Italy Srl<br />
Ala Bianca Group Srl<br />
Media Songs Srl<br />
Edizioni Leonardi Srl<br />
SM Publishing Italy<br />
CAM Creazioni Artistiche Musicali Srl<br />
Peermusic Italy Srl (già Peersongs Italy Srl)<br />
FILM E OPERE ASSIMILATE<br />
Autori<br />
Francesco Gregoretti detto Ugo<br />
Mario Paolinelli<br />
Andrea Purgatori<br />
Alessandro Bencivenni<br />
Produttori/Concessionari<br />
Biancafilm Srl<br />
Filmauro Srl<br />
Medusa Film Srl<br />
Italian International Film Srl<br />
DRAMMA E PROSA, RIVISTA E COMMEDIA<br />
MUSICALE, OPERETTA<br />
E OPERE RADIOTELEVISIVE<br />
Autori<br />
Manuela Marianetti<br />
Ennio Coltorti<br />
Riccardo Di Stefano<br />
Massimo Cinque<br />
Giovanna Flora<br />
Marco Posani<br />
Editori<br />
Grandi Firme della Canzone Edizioni Musicali Srl<br />
Edizioni Musicali Aromando Mario Srl<br />
Concessionari/Cessionari<br />
D’Arborio di Ficarelli M.P. e C. Snc<br />
Ditta Tolnay Flavia<br />
OPERE LETTERARIE, MULTIMEDIALI E DEL-<br />
LE ARTI PLASTICHE E FIGURATIVE<br />
Autori<br />
Elio Pecora<br />
Gianni Minà<br />
Maria Luisa Spaziani<br />
Antonella Bolelli<br />
Editori<br />
Hoepli Ulrico Casa Editrice Libraria SpA<br />
Garzanti Libri SpA<br />
Zanichelli Editore SpA<br />
Arnoldo Mondadori SpA<br />
OPERE LIRICHE, BALLETTI, ORATORI E<br />
OPERE ANALOGHE<br />
Autori<br />
Carlo Galante<br />
Luciano Cannito<br />
Editori<br />
Mercurio Srl<br />
Universal Music Publishing Ricordi (già BMG Ricordi<br />
Music Publishing SpA)<br />
Abici Ed. Mus. Srl<br />
Carisch Srl<br />
COMMISSIONI DI SEZIONE<br />
SEZIONE MUSICA<br />
Autori<br />
Giuseppe Amendola<br />
Giuseppe Andreetto<br />
Vincenzo Barbalarga<br />
Gianfranco Borgatti<br />
Bruno Mario Lavezzi<br />
Ezio Leoni<br />
Franco Micalizzi (Pres)<br />
Carlo Pedini<br />
Francesco Pagano detto Mario<br />
Giuseppe Vessicchio<br />
Editori<br />
Bideri Cevel Spa – Silvia Bideri Villevieille (Vice Pres.)<br />
Curci Edizioni Musicali – Alfredo Gramitto Ricci<br />
Di Più Srl – Pier Angelo Mauri<br />
Emergency Music Italy Srl – Pietro Colasanti<br />
Galletti-Boston Srl – Anna Galletti<br />
Montefeltro Edizioni – Giorgio Giacomi<br />
Novalis Edizioni Mus. e Discografiche – Roberto<br />
Rinaldi<br />
Sym-Music Srl – Anna Lombardoni<br />
Mascheroni – Andrea Cotromano<br />
Universal Music Italia Srl – Claudio Buja<br />
SEZIONE CINEMA<br />
Autori<br />
Antonino Biocca detto Tony<br />
Laura Ippoliti<br />
Domenico Mezzatesta (Pres.)<br />
Serafino Murri<br />
Massimo Sani<br />
Vittorio Benito Sindoni<br />
Produttori<br />
Warner Bros Italia Spa – Paolo Ferrari<br />
Racing Pictures Srl – Alessandro Fracassi (Vice<br />
Pres.)<br />
SEZIONE DOR<br />
Autori<br />
Valentina Amurri<br />
Flavio Andreini<br />
Linda Brunetta Caprini (Vice Pres.)<br />
Roberto Cavosi<br />
Michele Mirabella<br />
Biagio Proietti (Pres.)<br />
Concessionari<br />
D’Arborio Sirovich Paola – Paola Perilli<br />
Antonia Brancati Srl – Antonia Brancati<br />
SEZIONE OLAF<br />
Autori<br />
Massimo Nardi<br />
Alessandro Occhipinti (Pres.)<br />
Franco Pallotta<br />
Natale Antonio Rossi<br />
Editori<br />
Giunti Editore Spa – Samantha Raugei<br />
Giulio Einaudi Editore – Laura Piccarolo<br />
Principato Giuseppe Casa Editrice Spa – Girolamo<br />
Potestà (Vice Pres.)<br />
RCS Libri Spa – Alberta Locati<br />
SEZIONE LIRICA<br />
Autori<br />
Marco Betta (Vice Pres.)<br />
Carlo Boccadoro<br />
Dario Oliveri<br />
Editori<br />
Fonit Cetra Music Pub. Srl – Teresita Beretta (Pres.)<br />
Sonzogno Casa Musicale Sas – Piero Ostali<br />
Sugarmusic Spa – Alessandro Savasta<br />
COLLEGIO DEI REVISORI<br />
Presidente Benito di Troia<br />
Giuseppe Dell’Acqua<br />
Andrea Malfaccini<br />
Silvio Necchi<br />
Carlo Pontesilli<br />
Supplenti<br />
Riccardo Acernese<br />
Giampiero Riccardi<br />
CONTROLLO INTERNO Franco Tonucci<br />
DIRETTORE GENERALE Gaetano Blandini