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VIVAVERDI<br />
32<br />
cinema<br />
PIERO TELLINI<br />
UN PADRE NOBILE<br />
DEL NEOREALISMO<br />
di Massimo Tellini<br />
È uno dei personaggi importanti del<br />
neorealismo eppure non ci sono attendibili<br />
biografie su di lui e scarseggiano<br />
anche le foto. Famoso per quelli della<br />
sua generazione e per quelli che l’hanno<br />
conosciuto direttamente o attraverso<br />
i suoi film, mio padre Piero Tellini<br />
era uno scrittore riservato che amava lavorare<br />
senza fronzoli, dotato di un’attenzione<br />
formidabile al mondo esterno,<br />
di una capacità descrittiva scrupolosa<br />
e paziente. Un personaggio importante<br />
del nostro cinema, della televisione<br />
tanto da meritare questo giudizio<br />
di un critico degli anni ’50: “Tra gli<br />
scrittori di cinema soltanto tre possono<br />
considerarsi degni della letteratura.<br />
Questi sono: Amidei, Tellini e Zavattini”.<br />
Cominciamo dal momento decisivo<br />
della sua formazione: la partenza per<br />
Roma, appena ventunenne, per vivere<br />
nella “città del cinema” e guardarsi intorno.<br />
Lui, fiorentino di nascita e cultura,<br />
aveva frequentato a Milano le scuole<br />
superiori. A Roma s’iscrisse ai corsi<br />
di regia del Centro Sperimentale e incontrò<br />
una giovanissima allieva delle<br />
classi di recitazione, Liliana, che diventerà<br />
sua moglie (lei stessa futura at-<br />
Uomo di cinema per oltre trent’anni, autore televisivo, saggista, Piero Tellini è<br />
oggi poco noto al grande pubblico. I suoi capolavori da sceneggiatore e regista,<br />
Uno tra la folla del 1946 con Eduardo De Filippo e Nel blu dipinto di blu del<br />
1958 con Domenico Modugno, sono decisamente famosi anche se lo scrittore<br />
fiorentino ha firmato decine di copioni cinematografici importanti, da Campo<br />
de’ fiori a Guardie e ladri, collaborando con Fellini, Antonioni, Lattuada. Schivo,<br />
generoso, artista dal talento poliedrico che ha segnato un’epoca, era sicuro che<br />
la fantasia fosse- come diceva l’amico Leo Longanesi- “la figlia diletta della<br />
libertà”. Ne traccia un affettuoso ricordo il figlio.<br />
trice di cinema-teatro-radio-tv). Diventa,<br />
anche, assistente regista e/o sceneggiatore<br />
di Camillo Mastrocinque<br />
(L’orologio a cucù, 1938), Julio Flechner<br />
de Gomar (Il segreto inviolabile, 1939),<br />
Duilio Coletti (Capitan Fracassa, 1940),<br />
Alfredo Guarini (Senza Cielo, 1940 e È<br />
caduta una donna, 1941).<br />
Intanto, nella pensioncina vicino piazza<br />
di Spagna, dove alloggia dall’arrivo,<br />
matura la sua svolta personale e quella<br />
del cinema italiano, forse ignaro che sta<br />
producendo qualcosa di nuovo, davvero<br />
originale per i “tempi stretti” in cui<br />
vive. Il dato di cronaca è: la cameriera<br />
della pensione in cui abita che è stata<br />
messa incinta e abbandonata dal “fidanzato”.<br />
Ha bisogno che qualcuno l’ac-<br />
compagni nella sua vecchia casa di campagna<br />
e si finga “il marito”, altrimenti<br />
i familiari la cacceranno via per sempre.<br />
Gli dice di aver perso tutto: l’amore<br />
in cui, stupidamente aveva creduto,<br />
la fiducia nel prossimo, le motivazioni<br />
più forti dell’esistenza. È disperata. Lui<br />
solo potrà salvarla! Lei, anche se da poco,<br />
lo conosce bene: sta sempre chino<br />
sullo scrittoio a lavorare. È buono e generoso:<br />
lo può dimostrare ancora una<br />
volta! È praticamente, la trama del film:<br />
basta aggiungervi che il protagonista,<br />
un rappresentante di cioccolatini, ricondotta<br />
la giovane in famiglia, riuscirà<br />
a convincere i suoi a essere comprensivi<br />
e affettuosi. Gino Cervi, protagonista<br />
del film, è il commesso viag-