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VIVAVERDI<br />
34<br />
cinema<br />
razione tra il ‘49 e il ‘50 in Campane a<br />
Martello e Cuori senza frontiere), è<br />
L’Onorevole Angelina, ritratto del doloroso<br />
dopoguerra in uno dei quartieri,<br />
Pietralata, più poveri di Roma, che si avvale<br />
di una carismatica interpretazione<br />
di Anna Magnani. Sembra, a questo proposito,<br />
che per “Nannarella” Piero Tellini<br />
abbia scritto, in assoluto, il maggior<br />
numero di copioni. Nel 1946, Tombolo,<br />
paradiso nero, regia di Giorgio Ferroni,<br />
rivelava un momento drammatico<br />
del nostro paese, nell’area tra Pisa e<br />
Livorno, ”la famigerata pineta di Tombolo”,<br />
attraversata da contrabbandieri,<br />
prostitute e delinquenti comuni. Come<br />
già in Pian delle stelle, qui, s’incrociò<br />
con Indro Montanelli che favorì per<br />
mezzo di un articolo-racconto l’origine<br />
del soggetto. Qui, ancora, la presenza di<br />
Aldo Fabrizi con il quale, da Avanti c’è<br />
posto… a Guardie e ladri, costituirà un<br />
binomio affiatato e indissolubile. Ritroviamo,<br />
di nuovo, la Magnani affiancata<br />
da Massimo Girotti in Molti sogni<br />
per le strade (1948), regia di Mario Camerini<br />
e, l’anno dopo, scopriamo una<br />
giovanissima Gina Lollobrigida con<br />
Eduardo de Filippo nel citato Campane<br />
a martello. Questo è anche il periodo in<br />
cui Piero Tellini viene chiamato anche<br />
all’estero: Stati Uniti, Inghilterra, Francia.Tornato<br />
in Italia sceneggia sia Napoli<br />
Milionaria (1950) che Filumena<br />
Marturano (1951) per l’amico Eduardo.<br />
La Magnani lo vorrà, ancora, tra gli sceneggiatori<br />
di Vulcano (1950) con cui, tra<br />
l’altro, intendeva “vendicarsi” del tradimento<br />
di Rossellini e della Bergman<br />
in coppia, oltreché nella vita, nel film<br />
Stromboli. Gli si avvicinava, in quell’anno,<br />
Michelangelo Antonioni (allora<br />
solo documentarista) che, in veste di<br />
critico, lo conosceva bene dai tempi in<br />
cui era redattore della rivista “Cinema”<br />
e che, ora, gli chiederà un contributo<br />
fondamentale per il suo primo lungo-<br />
metraggio, Cronaca di un amore con<br />
Massimo Girotti e Lucia Bosè. L’idea<br />
iniziale di Antonioni si trasforma nelle<br />
mani di Tellini che aggiunge al soggetto<br />
il punto di partenza:l’inchiesta sul<br />
passato della moglie del ricco industriale<br />
milanese. La storia era lineare: due ex<br />
-fidanzati si ritrovano,dopo anni, casualmente<br />
e decidono di eliminare il<br />
marito di lei. Lui, però, muore in un incidente<br />
stradale. Anche il loro amore finisce,<br />
così. Piero, in quei momenti, ha,<br />
comunque, troppo da fare per fermarsi<br />
su un solo progetto: idea, architetta,<br />
svolge ogni spunto con umorismo ma<br />
pure una passione sottaciuta per l’intreccio<br />
complesso, l’intrigo, il “giallo”,<br />
dovuta, forse, alla frequentazione del<br />
regista Robert Siodmak per cui scrive,<br />
non accreditato, il trattamento e la sceneggiatura<br />
de Il corsaro dell’isola verde<br />
con Burt Lancaster, 1952. E gli sarebbe<br />
piaciuto il protagonista del Delitto<br />
perfetto di Hitchcock, Ray Milland,<br />
per il suo Prima di sera (1953), la vicenda<br />
di un assicuratore che, stufo del<br />
menage familiare e della routine lavorativa,<br />
decide di concedersi “un giorno<br />
d’evasione”.Si appropria di una piccola<br />
cifra dell’assicurazione presso cui è<br />
impiegato per andare in giro o, forse,<br />
fuggire con una bella ragazza Ma una serie<br />
di equivoci, a cominciare da un veleno<br />
preso in farmacia, gli cambieranno<br />
la giornata. Oggi questa pellicola,<br />
realizzata allora con appena 80 milioni,<br />
suscita interesse critico e rischia di diventare<br />
un “cult” come Uno tra la folla,<br />
il suo primo film da regista. Non arrivò<br />
Ray Milland ma Paolo Stoppa (che pur offrì<br />
un’ interpretazione memorabile) e,<br />
nei ruoli femminili, si puntò su due giovani<br />
promesse alle prime prove (Giovanna<br />
Ralli e Lyla Rocco). Per una serie di<br />
contrattempi il film partecipò, esclusivamente<br />
“fuori concorso”, a Venezia dove<br />
fu acclamato, alla proiezione, con ol-<br />
Ubaldo, nonno di Piero Tellini, qui in un disegno<br />
di Federico Fellini, suo grande amico, che nel 1943,<br />
frequentava assiduamente il suo studio e casa<br />
a via Caroncini ai Parioli a Roma<br />
tre 10 minuti di applausi. Vinse, però, poco<br />
tempo dopo, il festival di Edimburgo.<br />
Di quel periodo rimane uno splendido<br />
ricordo: nel 1951 il soggetto-trattamento<br />
di Guardie e Ladri, con cui vinse il festival<br />
di Cannes. Guardie e ladri era la<br />
storia di un ladruncolo che, dopo aver<br />
truffato ai Fori un cittadino americano,<br />
inguaiava anche un tutore dell’ordine<br />
colpevole, agli occhi dei suoi superiori,<br />
di esserselo fatto sfuggire. Per non perdere<br />
il posto, quest’ ultimo cercava di<br />
riacciuffarlo, insinuandosi nella di lui<br />
famiglia, arrivando, perfino, a servirsi<br />
della propria, del tutto inconsapevole.<br />
Alla fine si generavano, tra i due, sentimenti<br />
imprevedibili: simpatia, amicizia,<br />
comprensione. Le parti s’invertivano:e,<br />
così, era il ladro a farsi “portare<br />
in galera” dalla guardia. La pellicola,<br />
pur osteggiata dalla censura, divenne<br />
campione d’incassi, risultando, anche,<br />
il film di Totò più significativo. Veniva,<br />
finalmente, rappresentata un’Italia<br />
in attesa della ricostruzione e vi si rifletteva<br />
un mondo contradditorio sì ma<br />
profondamente cambiato. In primo piano<br />
si evidenziava il senso della solidarietà,<br />
capace di superare gli steccati della<br />
situazione personale-sociale.<br />
La coinvolgente atmosfera del neorealismo<br />
si andava, però, diradando e mio<br />
padre cominciava a credere meno nel<br />
cinema. Aveva di fronte il quadro delle<br />
nuove tecnologie che stavano, rapidamente,<br />
avanzando. Cominciava a pensare<br />
che la televisione fosse il “mezzo<br />
del domani” e già nel 1951, quando ancora<br />
il nostro piccolo schermo era lontano<br />
dal decollare, redigeva le linee portanti<br />
di due programmi davvero avveniristici:<br />
”Qui l’Europa” e “Le Olimpiadi<br />
del cervello”. Intanto scriveva e realizzava,<br />
insieme a Sergio Palmieri, la<br />
struttura narrativa di “Suoni e Luci”,<br />
prima per il Foro Romano e, dopo, per<br />
Villa Adriana. Si dedicava, inoltre, alle