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Processo alla - Avvocato Carlo Priolo

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nelle mani di pochi. L'uomo della strada dispone di poteri limitati al mondo<br />

quotidiano in cui vive: l'educazione obbligatoria e il monopolio dei mass media<br />

consentono alle élites di formare le opinioni, suscitare i problemi, canalizzare le<br />

aspirazioni, orientare gli atteggiamenti attraverso una manipolazione costante che<br />

costituisce il modo più diffuso di esercizio del potere nella società industriale<br />

contemporanea. Nello stesso anno in cui Mills dava alle stampe la sua ricerca<br />

sull'élite del potere in America, il sociologo iugoslavo Milovan Djilas terminava la<br />

stesura della sua analisi dell'oligarchia dei paesi socialisti, conosciuta in Occidente<br />

sotto la suggestiva denominazione di La nuova classe. Sviluppato in una prospettiva e<br />

con una metodologia rigorosamente marxiste, il lavoro, che tuttavia doveva costare al<br />

suo autore dieci anni di prigione, si presenta come "una critica marxista del<br />

comunismo contemporaneo" e come la verifica del fatto che anche nell'Unione<br />

Sovietica e negli altri paesi comunisti si fosse consolidata un'élite del potere, una<br />

nuova classe dominante, il cui potere "è il più assoluto conosciuto finora d<strong>alla</strong> storia".<br />

La dimostrazione dell'esistenza di uno strato sociale e politico privilegiato che sorge<br />

dall'apparato di partito prende l'avvio d<strong>alla</strong> constatazione che il comunismo realizzato<br />

nell'Europa orientale coincide in realtà con l'instaurazione di un capitalismo di Stato.<br />

In un sistema in cui la proprietà privata dei mezzi di produzione risulta virtualmente<br />

abolita è la burocrazia professionale del partito unico che formalmente "fa sua,<br />

amministra e controlla" sia la proprietà nazionalizzata sia l'intera vita della società. La<br />

nuova classe dominante deve il suo potere al controllo monopolistico dei mezzi di<br />

produzione: la macchina statale diventa quindi elemento di protezione e strumento di<br />

potere per una minoranza privilegiata. Ciò non toglie tuttavia che la "nuova classe"<br />

presenti alcune caratteristiche strutturali che la distinguono e la differenziano dalle<br />

classi dominanti del passato. In primo luogo le origini sociali dei suoi membri vanno<br />

ritrovate non negli strati superiori, ma nel proletariato; inoltre essa non è reclutata<br />

attraverso l'ereditarietà, bensì attraverso un continuo collegamento con "i più bassi e<br />

larghi strati" della popolazione. Formalmente aperta a tutti, essa richiede tuttavia<br />

come criterio di inclusione "la sincera e completa lealtà verso il partito o verso la<br />

nuova classe". Meglio organizzata delle precedenti, più intransigente - come dimostra<br />

la fermezza adoperata nei confronti di oppositori e antagonisti - la nuova classe trova<br />

la sua spina dorsale nella burocratizzazione della società e nell'esistenza di un partito<br />

unico in grado di imporre una completa uniformità ideologica e una disciplina di<br />

ferro. Sono queste le basi per l'affermazione di una dittatura totalitaria dell'oligarchia<br />

di partito o per il consolidamento di una dittatura personale. In questo caso il titolare<br />

del massimo potere è colui che esprime e protegge più ragionevolmente ed<br />

efficacemente "gli interessi della nuova classe in un dato momento". Agli inizi degli<br />

anni sessanta si consolidano due modelli di tipo funzionale. Il primo, ispirato a<br />

Parsons, viene delineato da Suzanne Keller nel libro Beyond the ruling class (1963);<br />

il secondo, più complesso, è presentato nel 1964 da Carl Beck e da James M. Malloy<br />

al VI Congresso mondiale dell'Associazione Internazionale di Scienza Politica. La<br />

Keller imposta la sua ricerca sul concetto di élites strategiche, individuate sulla base<br />

dei processi di differenziazione e specializzazione in atto nelle società industriali<br />

avanzate, e perviene all'identificazione negli Stati Uniti di una decina di élites, che<br />

con il loro numero e la loro eterogeneità smentirebbero in maniera clamorosa la tesi<br />

di Mills relativa all'esistenza di un'unica élite del potere. Di carattere più ambizioso è<br />

invece la proposta di Beck e Malloy che, con valenza descrittiva e classificatoria,<br />

costruiscono un modello che configura tre tipi ideali di élites, distinti sulla base della<br />

dimensione divisione/unità e della distinzione permeabilità/impermeabilità. Si<br />

delineano così élites unite e impermeabili, come quelle al potere nei paesi totalitari;<br />

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