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“PLATONE”<br />

Parte Seconda<br />

diretta, simile a quella attuata dai sensi. Mentre la<br />

“seconda navigazione” (i logoi) viene introdotta da<br />

Platone poiché, impossibile la conoscenza diretta delle<br />

idee (che l’uomo potrà avere solo nel mondo postmortem),<br />

è necessario un metodo di ripiego: quel logos,<br />

appunto, che stimola il ricordo delle idee dimenticate<br />

con la nascita. Un metodo conoscitivo più debole<br />

dunque, una sorta di ripiego obbligato.<br />

Un’altra metafora nel “Fedone”, confermerebbe tale<br />

interpretazione: quella degli specchi bruniti, di cui ci si<br />

serve per vedere il sole durante l’eclissi senza rimanere<br />

accecati.<br />

“Perciò i logoi fanno da schermo e da filtro: permettono<br />

sì di conoscere, ma solo attraverso un diaframma che<br />

istituisce una distanza e una differenza. Si tratta<br />

appunto della differenza che separa la conoscenza<br />

intuitiva dell’idea, accessibile solo nell’oltremondo, dalla<br />

conoscenza mondana, che emerge faticosamente<br />

dall’anamnesi e si deve perciò appoggiare ai discorsi“.<br />

(Franco Trabattoni, “La filosofia antica”)<br />

Attraverso il quadro generale fornitoci dalla “seconda<br />

navigazione” possiamo dunque approcciarci al<br />

concetto dell’amore platonico.<br />

Eros. L’amore platonico.<br />

Il motivo dell’eros è affrontato da Platone in più d’un<br />

dialogo (“Simposio”, “Carmide”, “Liside”, ma anche<br />

“Fedro”), ma la trattazione più significativa, e<br />

certamente più famosa, è quella esposta nel<br />

“Simposio”. Per ovvie ragioni di spazio e di<br />

opportunità, solo di questa ci occuperemo.<br />

Lo scenario che Platone ci presenta è quello di un<br />

banchetto <strong>org</strong>anizzato per festeggiare il poeta<br />

Agatone, fresco vincitore di un agone tragico. I<br />

convitati s’accordano per recitare ciascuno, a turno,<br />

un discorso in onore del dio Eros. Quando è il turno di<br />

Socrate, ecco che egli, come di consueto, stravolge<br />

completamente la logica degli elogi e dei discorsi sino<br />

a quel momento pronunciati. Egli sostiene infatti che<br />

se amore è desiderio di bellezza e di bontà,<br />

necessariamente egli non è né buono né bello, poiché si<br />

desidera solo ciò che non si possiede.<br />

40<br />

Difesa della Tradizione<br />

di Matteo Mazzoni<br />

(Chrysokarenos)<br />

Spianando in tal modo il terreno davanti a sé, Socrate<br />

racconta dunque del suo incontro con la sacerdotessa<br />

Diotima e di quanto ella gli disse, ossia che Eros<br />

nacque da Poros (Espediente) e Penìa (Povertà). Dal<br />

padre, Eros ereditò l’amore per ciò che è bello e buono,<br />

dalla madre, quella mancanza tipica di colui che<br />

desidera qualcosa.<br />

E proprio per questa sua natura di desiderante, Eros<br />

viene paragonato da Diotima al filosofo.<br />

Per quale motivo? La parola “filosofo” è composta dal<br />

prefisso philo- (“amico”) e da –sophos (“sapiente”).<br />

Dunque il filosofo è colui che tende alla sapienza, e vi<br />

tende perché non la possiede, così come Eros tende a<br />

ciò che è bello e buono, senza essere bello e buono.<br />

Difatti, solo gli dèi sono “sophoi” in senso pieno: al<br />

massimo, ci dice Platone, gli uomini possono essere<br />

filosofi, cioè coloro che si pongono in una medietà tra<br />

la sapienza e la semplice opinione, ove sta la cosiddetta<br />

“retta opinione”, in tensione verso l’alto, ma<br />

consapevolmente imperfetta.<br />

Come dice la stessa Diotima, Socrate è l’uomo più<br />

saggio, poiché sa ciò che è fondamentale sapere: cioè<br />

sa di non sapere.<br />

Questo è quanto ci è utile sottolineare di quest’aspetto<br />

del pensiero Platonico, poiché mostra ulteriormente<br />

come il nostro ateniese volle insistere sulla debolezza<br />

della conoscenza mondana in relazione alla conoscenza<br />

piena ultraterrena.<br />

Molti, e molto affascinanti, sono gli altri elementi che<br />

si possono trovare nei dialoghi d’amore platonici.<br />

Lasciamo al lettore la magica esperienza della loro<br />

scoperta. Per quanto ci riguarda, qui ci è stato<br />

possibile trattare solo ciò che è risultato utile al<br />

discorso che intendiamo portare avanti.<br />

Teorie della conoscenza nella Repubblica. La metafora<br />

della linea.<br />

Nella “Repubblica”, nota soprattutto per le<br />

considerazioni politiche in essa contenute, sono<br />

presenti pregevoli passaggi, che mettono più da vicino<br />

in luce le facoltà conoscitive umane e gli oggetti cui si<br />

riferiscono. Questo è il caso della cosiddetta “metafora<br />

della linea”.<br />

Allo scopo di spiegare la differenza tra sensibile ed<br />

intelligibile, il personaggio di Socrate immagina di

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