Come parlano le immagini Cosa dicono le parole Cosa ... - Babalibri
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LA MARGHERITA EDIZIONI Il gioco del tempo<br />
CI VUOLE IL TEMPO<br />
Il tempo si sviluppa in molte direzioni. In un supermercato può accadere che un<br />
adulto ritrovi la sua infanzia e che un bambino trovi un amico. In mezzo ad una<br />
folla che forse può sperare di ritrovare un’identità.<br />
1<br />
Il tempo si sviluppa lungo una linea che in realtà può prendere<br />
molte direzioni. Una è quella della sincronia, la contemporaneità,<br />
intesa come l’oggi e la forma del tempo presente,<br />
o come il tempo degli eventi che accadono nello stesso<br />
momento. Nello stesso istante un supermercato può essere il<br />
luogo della massificazione e lo scenario di un incontro; nello<br />
stesso momento c’è chi guarda lontano e chi non vede oltre<br />
il proprio naso, chi si affanna e chi si concede tempo per essere<br />
attento, chi si incrocia senza guardarsi e chi si conosce.<br />
Tante esistenze da cui si intrecciano fili che vanno indietro<br />
nel passato o che guardano in avanti.<br />
Il gioco del tempo giocato da Alfredo Stoppa e Chiara Carrer<br />
è ritmato da due storie contemporanee e apparentemente<br />
lontane. C’è un aeroplano di carta che colpisce «uno» sul<br />
naso, uno strano personaggio con gli occhi bassi e <strong>le</strong> gambe<br />
lunghe. A lanciarlo è stato un bambino, che sta provando<br />
il suo bolide con qualche prob<strong>le</strong>ma di rotta. «”Chi sei?”<br />
“Uno.” “Uno chi?” “Sono un bambino!” “Davvero tu sei un<br />
bambino?” “Si, un bambino di una volta.”» L’illustrazione di<br />
Chiara Carrer ci mostra due figure vicine: una piccola con<br />
gli occhi rivolti in alto, dov’è un’altra grande. Quest’ultima<br />
è un bambino cresciuto, sproporzionato, con la pancia un<br />
po’ prominente, <strong>le</strong> braccia troppo lunghe e penzoloni. Nella<br />
pagina successiva si scopre che un signore si è fatto spedire al<br />
supermercato «come un pacco posta» e ha fatto scivolare <strong>le</strong><br />
sue gambe lunghe su una panca di cemento 1 . Il bambino di<br />
una volta, appunto. Il duo si salda in un dialogo semplice che<br />
cambia la faccia di una giornata grigia; due persone iniziano<br />
un viaggio (o un gioco) nel tempo. Intanto si danno tempo:<br />
casualmente, all’inizio, si fanno del<strong>le</strong> domande, che poi di-<br />
ventano una conversazione che poi diventa una conoscenza.<br />
Indagano l’uno l’alterità dell’altro. Uno, il piccolo, scopre<br />
un modo «sconosciuto» di essere bambini: nell’infanzia di<br />
quando si è alti, si sa essere gentili, dire grazie, si mangia il<br />
gelato solo di domenica. L’adulto invece ritrova in un cucciolo<br />
un tempo fuggito ma che sa tenacemente rivivere in<br />
una infanzia nuova. Nel testo il grande stupisce il piccolo<br />
e viceversa. Il primo racconta al secondo che si può giocare<br />
«fino a quando siamo sfiniti», che quando piove ci sono<br />
«soldatini e libri, figurine e biglie» o che ama un altro gioco<br />
«gioco a non fare niente».<br />
Parlavamo di due storie; c’è anche il racconto di una folla di<br />
gente: acquista, mangia, <strong>le</strong>gge il giorna<strong>le</strong>, chiacchiera, aspetta,<br />
guarda, parcheggia, spinge carrelli, fuma, riempie sacchetti<br />
2 . Tutta vive, formicolante, in un ipermercato. Le ragioni<br />
dell’ambientazione possono essere varie. Sicuramente mettere<br />
in evidenza il potere che certi luoghi , anzi certi non-luoghi,<br />
hanno, di azzerare e annullare <strong>le</strong> identità in un confuso muoversi<br />
senza senso 3 . Questo ci vien detto già dai risguardi con<br />
<strong>le</strong> colorate scritte di molte marche alla cui presenza ci si può<br />
solo inchinare, comprando<strong>le</strong>. Ma non basta a giustificare la<br />
scelta. Il supermercato, il luogo del presente per eccel<strong>le</strong>nza<br />
nel gioco del tempo, stride fortemente con il fluire fra<br />
presente, passato e futuro che i due bambini compiono nel<br />
loro pomeriggio assieme. Viene il sospetto che certi incontri<br />
marcanti che avevano luogo sul limitare del bosco o su una<br />
strada, nel<strong>le</strong> piazze o nei cortili non possano più avvenirvi.<br />
Questi luoghi dell’iniziazione non esistono più nell’indaffarata<br />
organizzazione della giornata dei bambini. Ma ne esiste<br />
tuttavia la necessità, resta la curiosità che attrae l’infanzia<br />
verso una dimensione di scoperta. Così c’è l’ipermercato.<br />
Lì ci si va, costantemente, lì <strong>le</strong> cose possono ancora accadere.<br />
Nel dialogo con il testo <strong>le</strong> illustrazioni di Chiara Carrer ci<br />
portano ad interrogarci sulla folla: l’umanità è massificata,<br />
entra come un fiume vomitata dai pullman dentro i centri<br />
del<strong>le</strong> meraviglie, ma ha pur sempre dei nomi e dei cognomi,<br />
un volto che porta con sé un vissuto, una voce, pezzetti di<br />
vita, ognuno la sua. È su questo dato che la Carrer sembra<br />
vo<strong>le</strong>rci far rif<strong>le</strong>ttere. Ad un testo che stigmatizza il fare della<br />
gente e l’accumulo di gesti e azioni inutili (stipare, stiparsi<br />
come un cammello berbero, dice Stoppa) la Carrer contrappone<br />
un senso di pietas che traspare dai suoi ritratti, tantissimi<br />
in questo libro. Due vecchiette in giallo conversano su<br />
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