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Come parlano le immagini Cosa dicono le parole Cosa ... - Babalibri

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BABALIBRI La sedia blu<br />

LA SEDIA BLU<br />

Testo e illustrazioni di Claude Boujon<br />

Traduzione di Federica Rocca<br />

Cartonato 40 pagine a colori<br />

Formato 20 x 25 cm<br />

ISBN 978 88 8362 239 7<br />

Euro 11,50<br />

In un apparente ripristino del<strong>le</strong> rego<strong>le</strong> «giuste e condivise»,<br />

il dromedario si siede5 . Ferma il bal<strong>le</strong>tto dei due personaggi<br />

ma anche quello del <strong>le</strong>ttore, per riproporre la storia della<br />

sedia da un altro punto di vista che difficilmente il <strong>le</strong>ttore<br />

potrà a questo punto condividere: «“Ma si può sapere cosa<br />

state combinando? Dove credete di essere, al circo?” Bum!<br />

Patatrac! Fine del gioco. “Una sedia” disse ancora, “è fatta<br />

per sedersi”. E si sedette sulla sedia, deciso a non alzarsi<br />

più». Quella del cammello non è una <strong>le</strong>ttura sbagliata della<br />

sedia, anzi è quella primaria. Viene però da chiedersi se, in<br />

mezzo al deserto, quell’unica preziosissima variante blu possa<br />

limitarsi a fare solo da sosta.<br />

A cosa serve sedersi se attorno si contempla solo e sempre la<br />

stessa cosa? Serve proprio una pausa, quando tutto attorno è<br />

monotono e identico a se stesso? Il dromedario ci rammenta<br />

la descrizione dei grandi che traccia Il Piccolo Principe di Antoine<br />

de Saint Exupéry. Egli distingue i grandi dai bambini<br />

in base alla qualità del<strong>le</strong> domande che sanno porsi: «Quando<br />

voi gli parlate di un nuovo amico mai si interessano del<strong>le</strong><br />

cose essenziali. Non si domandano mai “Qual è il tono della<br />

sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa col<strong>le</strong>zione di<br />

farfal<strong>le</strong>?” Ma vi domandano “Che età ha? Quanti fratelli?<br />

Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?”. Allora soltanto<br />

credono di conoscerlo».<br />

Ecco il perfetto ritratto del camelide, arido come lo è il<br />

deserto: egli ha perso (o non ha mai avuto?) la capacità di<br />

vedere il mondo, crede di cogliere il fulcro del discorso trascurando<br />

l’essenzia<strong>le</strong>.<br />

Quest’ultima parola racchiude perfettamente l’universo di<br />

Boujon: la sua narrazione e il suo segno, che sono l’uno speculare<br />

all’altro, si concentrano su ciò di cui non si può assolutamente<br />

fare a meno. Se si contano gli e<strong>le</strong>menti che compongono<br />

l’immagine e la storia ci bastano forse <strong>le</strong> dita di una<br />

mano: tre figure, una sedia, il deserto, una linea d’orizzonte<br />

che separa alto da basso, terra da cielo, l’aria. Sono tutte cose<br />

che anche un bambino molto piccolo riesce a nominare e<br />

contenere all’interno di un discorso. Non occorre altro per<br />

costruire una narrazione; basta l’espressività degli occhi dei<br />

personaggi per identificare un sentimento, un desiderio, una<br />

capacità visionaria e inventiva come quella di Botolo e Bruscolo<br />

per cui una sedia è una <strong>le</strong>va di Archimede, ci si può<br />

sol<strong>le</strong>vare il mondo6 . Così come è sufficiente la linea del<strong>le</strong><br />

sopracciglia per intuire subito dallo sguardo interdetto e pe-<br />

rentorio del cammello che quest’ultimo non entrerà mai nel<br />

circolo che Bruscolo e Botolo hanno creato assieme.<br />

Torna di nuovo l’e<strong>le</strong>mento del deserto7 . A guardarlo bene in<br />

fondo alla storia, concorre più di tutti a strutturare la narrazione.<br />

Non si tratta infatti di una landa desolata di sofferenza<br />

e calura (anzi, <strong>le</strong> componenti cromatiche dell’immagine<br />

restituiscono quasi una sensazione di fresco, forse per l’azzurro<br />

terso del cielo), ma di un «concentratore» di attenzione,<br />

un luogo che sottrae una parte della sua fisionomia<br />

per lasciare spazio a ciò che succede. La rif<strong>le</strong>ssione sui luoghi<br />

che Boujon mette in atto è estremamente interessante.<br />

Chi abita plasma un luogo, lo conforma a sé. Non occorrono<br />

ninnoli, decorazioni, camerette componibili su misura<br />

o armadi polifunzionali. Il deserto di Bruscolo e Botolo è<br />

molto più abitabi<strong>le</strong> di quello del dromedario. Nonostante<br />

quest’ultimo infatti, che sottrae definitivamente la sedia al<strong>le</strong><br />

nostre rif<strong>le</strong>ssioni e attività, Botolo e Bruscolo si voltano, senza<br />

fallire di nuovo il loro compito di esploratori. Si riparte,<br />

il deserto è vasto. Ci sarà uno scatolone o un macinino<br />

abbandonato per ricominciare da capo. «“Andiamocene”,<br />

disse Bruscolo all’amico “questo cammello non ha nessuna<br />

immaginazione.” “Oltretutto non è neanche un cammello,<br />

è un dromedario. Ha una gobba sola!” aggiunse Botolo che<br />

amava la precisione» [I.T.]<br />

5 6<br />

7<br />

UN LIBRO PER:<br />

• dire quante cose può essere una<br />

sedia, e poi un tavolo, una finestra, un<br />

prato…<br />

• inventare una storia a partire<br />

da un oggetto<br />

• giocare al teatro degli oggetti:<br />

interpretare ognuno, il ruolo di una<br />

sedia, un tavolo, una armadio…<br />

• guardare un anima<strong>le</strong> e dargli un nome<br />

• scoprire quante cose possono esserci<br />

in un deserto<br />

• descrivere un oggetto guardandolo<br />

da punti di vista differenti<br />

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