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The Journal of Decorative and Propaganda Arts - UCLA Department ...

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costante dell'attenzione dei cronisti mondani. Oltre a collaborare a varie riviste<br />

letterarie, D'Annunzio d egli stesso cronista mondano. Us<strong>and</strong>o vari pseudonimi<br />

fantasiosi, commenta fatti di costume e di moda. Come Baudelaire e come<br />

Barthes, rimane affascinato dalla moda e dal ritmo con cui cambiano e si awicendano<br />

i modi di vestire e di comportarsi: si tratta di un ritmo frenetico, di un<br />

gioco sottile di identiti e di differenza, di un modo di comunicare attraverso il<br />

corpo e tutto cid che d superficie e ornamento. DAnnunzio non d solo un<br />

uomo alla moda ed un osservatore di mode: la metamorfosi continua del suo<br />

stile, che si bppropria costantemente di moduli ed espiressioni preesistenti<br />

rielabor<strong>and</strong>oli ed orchestr<strong>and</strong>oli in configurazioni diverse, riproduce i ritmi e<br />

i paradossi del sistema della moda. La seduzione dello'stile stesso d spesso affidata<br />

a un gioco di superfici, alla sensualid della parola come ornamento, con<br />

strategie che si riproducono nell'uso degli oggetti alVittoriale. Dovendo, per<br />

potersi mantenere (il padre, morto nel 1893, gli avwa lasciato solo debiti),<br />

lavorare come redattore per la Tribuna e come articolista per vari giornali,<br />

D'Annunzio tratta con tempestivita degli sviluppi nel panorama culturale eufopeo,<br />

e si occupa con competenzadiautori come Baudelaire e Mallarmd, della<br />

lirica romantica inglese, del movimento preraffaellita e di quello parnassiano,<br />

del naturalismo,diZola e Maupassant, di Flaubert, del realismo narrativo russo<br />

e, fra i primissimi in Italia, anche di \flagner e Nietzsche. I segni di queste letture<br />

sono ben visibili nelle opere letterarie che D'Annunzio va componendo e<br />

pubblic<strong>and</strong>o in quegli anni: talmente visibili, infatti, da dare il via a uno sc<strong>and</strong>alo<br />

sui cosiddetti "plagi" dannunziani, e poi a una serie di polemiche e di<br />

puntigliose ricerche di fonti e di confronti testuali che continua ancora oggi. Le<br />

opere-di D'Annunzio imitano i modi del verismo e del naturalismo francese,<br />

della poetica preraffaellita, decadente, parnassiana, e poi simbolista. Esse sono<br />

intessute continuamente di citazioni, di immagini, di situazioni e di stilemi prelevati,<br />

spesso parola per parola, da altri testi. flon si tratta solo di un processo<br />

di apprendistato poetico: D'Annunzio ha sempre un rapporto affascinante e affascinato<br />

conlatradizione letteraria ed artistica. Sembra a volte, leggendo<br />

D'Annunzio, che in lui non ci sia assolutanlente nulla di originale. La sua opera<br />

ha i caratteri di un manierismo radicale. Non c'd forse una singola frase o un<br />

singolo verso nella sua opera che non possa essere ricondotto a un modello<br />

preesistente. L'originalid di D'Annunzio consiste forse paradossalmente nel<br />

suo aver abolito il concetto di originalit) nella sua pratica di scrinore.Latradizione<br />

d un gr<strong>and</strong>e deposito di testi, tutti sincronicamente presenti nella memoria<br />

dell'autore, che D'Annunzio cita, restaura, imita, recupera e rielabora nella<br />

costruzione delle sue opere. Brani di testi anche molto dissimili fra loro o reciprocamente<br />

indongrui si trovano giustapposti nelle opere dannunziane, setza<br />

perd che questa operazione diventipasticbe o arcivi agli eccessi del postmoderno.<br />

Rrr sorprendendo il lettore e suggerendo percorsi interpretativi inediti<br />

e spesso violentemente revisionistici della tradizione, il bricolage e i riciclaggi<br />

dannunziani sono sempre sottoposti a un ordinamento e a una sintesi che portano<br />

la firma inconfondibile di D'Annunzio. Proprio in questa "volond di potenza"<br />

esercitata sulla tradizione classica e moderna nel suo complesso si<br />

esprime la "modernid" di D Annunzio. "Signore del discorso ornato", scrive<br />

D'Annunzio autoelogi<strong>and</strong>osi indirettamente attraverso la figura di Ermes, dio<br />

dei ladri, messaggero degli dei, e maestro di travestimenti e di metamorfosi,<br />

"tutto<br />

attrassi e composi / in me, tutto altbracciai, / di congiungimenti maestro, /<br />

perito di innesti immortali" (Maia,VersilI,96). Si tratta di una srrategia compositiva<br />

e decorativa che D'Annunzio adotta anche nella "costruzione" della sua<br />

ultima opera, il Vittoriale.<br />

La modernitd per D'Annunzio coincide con la possibilid di usufruire per la<br />

DAPA Inverno 1987

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