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per i giornali, per i libri per ragazzi e le enciclopedie. Di tutti i popoli del mondo, quello inglese è il meno dotato del<br />
senso della bellezza letteraria.»<br />
«Temo che lei abbia ragione,» rispose il signor Erskine. «Anch'io avevo ambizioni letterarie ma le ho lasciate<br />
perdere molto tempo fa. E ora, mio caro giovane amico, se lei mi permette di chiamarla così, posso chiederle se crede<br />
davvero a tutto ciò che ha detto a tavola?»<br />
«Me ne sono completamente dimenticato,» sorrise Lord Henry. «Era così brutto?»<br />
«Sì, molto brutto. In realtà la ritengo una persona molto pericolosa e, se alla nostra buona duchessa dovesse<br />
succedere qualche cosa, vedremmo in lei il principale responsabile. Ma mi piacerebbe parlare della vita con lei. La<br />
generazione nata con me era noiosa. Un giorno, quando lei sarà stanco di Londra, venga a trovarmi a Treadley e mi<br />
spieghi la sua teoria del piacere davanti a una straordinaria bottiglia di Borgogna che ho la fortuna di possedere.»<br />
«Ne sarò felice. Una visita a Treadley sarebbe un grande privilegio. Troverei un ospite perfetto e una perfetta<br />
biblioteca.»<br />
«Lei completerà il tutto,» rispose il vecchio gentiluomo con un cortese inchino. «E ora sono costretto a salutare<br />
la sua eccellente zia. Mi attendono all'Athenaeum. È, l'ora in cui andiamo a dormire là.»<br />
«Tutti voi, signor Erskine?»<br />
«Tutti e quaranta. In quaranta poltrone. Stiamo facendo pratica per l'Accademia Britannica di Lettere.»<br />
Lord Henry rise e si alzò. «Io me ne andrò al Park,» esclamò.<br />
Mentre stava uscendo, Dorian Gray gli toccò il braccio. «Mi permetta di venire con lei,» mormorò.<br />
«Pensavo che lei avesse promesso a Basil Hallward di andare a trovarlo,» rispose Lord Henry.<br />
«Preferisco venire con lei. Sì, sento di dover venire con lei. Me lo permetta. E mi promette di parlare per tutto<br />
il tempo? Nessuno parla in modo così stupendo.»<br />
«Ah! Ho parlato abbastanza per oggi,» disse Lord Henry, sorridendo. «Adesso desidero solo osservare la vita.<br />
Può osservarla con me, se lo desidera.»<br />
IV<br />
Un pomeriggio, un mese dopo, Dorian Gray era sdraiato in una lussuosa poltrona nella piccola biblioteca della<br />
casa di Mayfair di Lord Henry. Era a suo modo una stanza molto graziosa, con l'alto rivestimento a pannelli di quercia<br />
verde oliva, le decorazioni color avorio e il soffitto a stucchi. Sulla moquette rosso mattone erano stesi tappeti persiani<br />
dalle lunghe frange di seta. Su un minuscolo tavolino di legno lucido era posata una statuetta di Clodion e, accanto, una<br />
copia di Les Cent Nouvelles rilegata per Margherita di Valois da Clovis Eve e ornata con la margherita d'oro che la<br />
regina aveva scelto come stemma. Sulla mensola del caminetto erano disposti alcuni grossi vasi di porcellana azzurra<br />
con tulipani a pappagallo, e dai vetri piombati della finestra entrava la luce color albicocca di una giornata estiva<br />
londinese.<br />
Lord Henry non era ancora arrivato. Era sempre in ritardo per principio, ritenendo che la puntualità ruba il<br />
tempo. Il ragazzo appariva quindi piuttosto annoiato mentre, con dita svogliate, sfogliava le pagine di un'edizione<br />
riccamente illustrata di Manon Lescaut che aveva trovato in uno degli scaffali. Il monotono ticchettio regolare di un<br />
orologio Luigi XIV lo infastidiva. Per un paio di volte pensò di andarsene.<br />
Alla fine sentì dei passi fuori e la porta si aprì. «Come sei in ritardo, Harry!» mormorò.<br />
«Temo che non sia Harry, signor Gray,» rispose una voce, acuta.<br />
Dorian si guardò in giro rapidamente e si alzò in piedi.<br />
«Mi scusi, pensavo...»<br />
«Pensava si trattasse di mio marito. Sono soltanto sua moglie. Permetta che, mi presenti da sola. La conosco<br />
benissimo attraverso le fotografie. Credo che mio marito ne abbia diciassette.»<br />
«Non diciassette, Lady Wotton.»<br />
«Saranno diciotto, allora. Inoltre l'ho vista con lui l'altra sera all'opera.» Parlando rideva nervosamente e lo<br />
fissava con gli occhi di un incerto color pervinca. Era una donna: strana che indossava abiti che parevano sempre<br />
disegnati in un accesso di rabbia e indossati durante una tempesta. Era sempre innamorata di qualcuno e, dato che la sua<br />
passione, non era mai corrisposta, aveva mantenute intatte tutte le sue illusioni. Cercava di essere pittoresca, ma riusciva<br />
soltanto a sembrare sciatta. Si chiamava Victoria e aveva la mania di andare in chiesa.<br />
«È stato al Lohengrin, Lady Wotton, non è vero?»<br />
«Sì, il mio diletto Lohengrin. La musica di Wagner mi piace più di ogni altra. È così rumorosa che si può<br />
parlare per tutto il tempo senza che gli altri capiscano ciò che si dice. È un grande vantaggio, non le pare, signor Gray?»<br />
Lo stesso riso sincopato e nervoso eruppe dalle labbra sottili. Le sue dita presero a giocherellare con un lungo<br />
tagliacarte di tartaruga.<br />
Dorian sorrise e scosse il capo: «Mi dispiace, ma non sono d'accordo, Lady Wotton. Non parlo mai durante la<br />
musica, perlomeno non durante la buona musica. Quando si ascolta della cattiva musica è un dovere affogarla nella<br />
conversazione.»<br />
«Ah! Questa è una delle idee di Harry, vero, signor, Gray? Le idee di mio marito le vengo a sapere attraverso i<br />
suoi amici. È l'unico modo che ho per conoscerle. Ma non deve credere che non mi piaccia la buona musica. La adoro,