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RITRATTO DI DORIAN GRAY - Psyco

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«Non è un gentiluomo, mamma, e non sopporto il modo che ha di parlarmi,» disse la ragazza alzandosi ed<br />

avvicinandosi alla finestra.<br />

«Non so come potremmo fare senza di lui,» rispose la donna in tono lamentoso.<br />

Sibyl Vane scosse il capo ridendo. «Non abbiamo più bisogno di lui, mamma. Il Principe Azzurro si prende<br />

cura di noi, ora.» Poi tacque. Nel suo sangue una rosa s'agitò, colorandole le guance. Un respiro più frequente le fece<br />

socchiudere i petali tremanti delle labbra. Un vento caldo di passione la investì muovendole le delicate pieghe del<br />

vestito. «Lo amo,» disse semplicemente.<br />

«Stupidina! Stupidina!» fu la frase pappagallescamente ripetuta che le giunse in risposta. Il moto delle dita<br />

adunche, coperte di falsi gioielli, aggiungeva un che di grottesco alle parole.<br />

La ragazza rise di nuovo. Nella sua voce c'era la gioia di un uccellino in gabbia. Gli occhi colsero la melodia e<br />

la rivelarono splendendo; si chiusero per un attimo, come per nascondere il segreto. Quando si riaprirono, su di loro era<br />

passata l'ombra di un sogno.<br />

La saggezza dalle labbra sottili le parlava dalla poltrona consunta, le consigliava prudenza prendendola a<br />

prestito da quel libro delle vigliaccherie il cui autore scimmiotta il nome del buon senso. Sibyl non l'ascoltava; era libera<br />

nella prigione della passione. Il suo principe, il Principe Azzurro, era con lei. Aveva chiesto alla memoria di<br />

riprodurglielo, aveva mandato la sua anima a cercarlo e questa glielo aveva riportato. Il suo bacio le ardeva sulle labbra,<br />

le sue palpebre erano calde del suo respiro.<br />

Allora la saggezza cambiò metodo e parlò di indagini e di informazioni. Questo giovanotto doveva essere<br />

ricco. Se così era, si poteva pensare al matrimonio. Contro le conchiglie delle sue orecchie si infrangevano le onde<br />

dell'astuzia della vita. Le frecce dell'astuzia le cadevano vicino. Vide muoversi le labbra sottili e sorrise.<br />

Improvvisamente, sentì il bisogno di parlare: quel silenzio fatto di parole la infastidiva. «Mamma, mamma,»<br />

esclamò, «perché mi ama tanto? Io lo so perché lo amo: perché è come dovrebbe essere l'amore stesso, ma lui che cosa<br />

vede in me? Io non son degna di lui, eppure, come, non saprei dire, anche se mi sento tanto al di sotto di lui, non mi<br />

sento umile: mi sento orgogliosa, tremendamente orgogliosa. Mamma, tu amavi mio padre come io amo il mio Principe<br />

Azzurro?»<br />

La vecchia signora impallidì sotto lo strato di cipria da poco prezzo che le imbrattava le guance; le sue labbra<br />

secche si contrassero in uno spasimo di sofferenza. Sibyl si precipitò verso di lei, le gettò le braccia intorno al collo e la<br />

baciò. «Perdonami, mamma. So che parlare di mio padre ti fa soffrire. Ma soffri solo perché lo hai amato tanto. Non<br />

essere così triste. Oggi io sono felice come lo eri tu vent'anni fa. Ah! Lascia che sia sempre felice!»<br />

«Figlia mia, sei troppo giovane per pensare a innamorarti. E poi, che cosa sai di questo giovanotto? Non sai<br />

nemmeno come si chiama. Tutta questa faccenda è estremamente sconveniente e, davvero, nel momento in cui James<br />

sta per andarsene in Australia, ed io ho tante cose a cui pensare, devo dire che avresti dovuto essere più riflessiva.<br />

Tuttavia, come ho detto poco fa, se è ricco...»<br />

«Ah! Mamma, mamma, lascia che sia felice!»<br />

La signora Vane le lanciò un'occhiata e, con uno di quei falsi gesti teatrali che tanto spesso, negli attori,<br />

diventano una seconda natura, la strinse tra le braccia. In quell'attimo, la porta si aprì ed entrò un ragazzo dai capelli<br />

castani arruffati. Era tarchiato, con mani e piedi grossi, leggermente goffo nei movimenti. Non aveva nulla della finezza<br />

della sorella e difficilmente si sarebbe potuto indovinare lo stretto legame di parentela che c'era tra loro. La signora<br />

Vane lo fissò e accentuò il sorriso. Elevò mentalmente il figlio alla dignità di pubblico: era certa che il tableau fosse<br />

interessante.<br />

«Dovresti conservare per me qualcuno dei tuoi baci, Sibyl, mi pare,» disse il ragazzo con un brontolio gentile.<br />

«Ah! ma a te non piace farti baciare, Jim,» esclamò la ragazza. «Sei un orribile vecchio orso.» E attraversò di<br />

corsa la stanza per stringerlo tra le braccia.<br />

James Vane guardò teneramente in viso la sorella. «Voglio che tu venga a fare una passeggiata con me, Sibyl.<br />

Immagino che non vedrò più questa orribile Londra. E di certo non lo desidero.»<br />

«Figlio mio, non dire queste brutte cose,» mormorò la signora Vane, prendendo con un sospiro uno sgargiante<br />

costume teatrale e cominciando a rammendarlo. Le dava un po' fastidio non far parte del gruppo. La pittoresca teatralità<br />

della situazione sarebbe aumentata.<br />

«Perché no, mamma? Ne sono convinto.»<br />

«Mi dai un dispiacere, figlio mio. Spero che ritornerai con una florida posizione. Credo che laggiù nelle<br />

colonie non esista un bel mondo, nulla che io chiamerei bel mondo; quindi, quando ti sarai costruito una fortuna, dovrai<br />

ritornare e sistemarti qui a Londra.»<br />

«Bel mondo,» mormorò il ragazzo. «Non voglio saperne nulla. Vorrei fare un po' di soldi per togliere te e Sibyl<br />

dal palcoscenico. Lo odio.»<br />

«Oh, Jim!» disse Sibyl ridendo, «non sei affatto gentile! Ma davvero vuoi fare una passeggiata con me? Che<br />

bello! Avevo paura che tu volessi andare a salutare i tuoi amici; come quel Tom Hardy che ti ha regalato quell'orrenda<br />

pipa, o Ned Langton, che ti prende in giro perché la fumi. È molto carino da parte tua riservarmi l'ultimo pomeriggio.<br />

Dove andiamo? Al Park?»<br />

«Sono troppo male in arnese,» rispose lui, aggrottando le sopracciglia. «Al Park ci va solo la gente elegante.»<br />

«Non dire assurdità, Jim,» sussurrò Sibyl, accarezzandogli la manica della giacca.<br />

Il giovane esitò un momento. «Benissimo,» disse infine, «ma non metterci troppo a vestirti.» Sibyl uscì a passo<br />

di danza. La si sentiva cantare mentre correva su per le scale, poi dal soffitto provenne il rumore dei suoi piedini.

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