19.05.2013 Views

RITRATTO DI DORIAN GRAY - Psyco

RITRATTO DI DORIAN GRAY - Psyco

RITRATTO DI DORIAN GRAY - Psyco

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Ma non commise mai l'errore di arrestare il suo sviluppo intellettuale accettando formalmente un credo o un<br />

sistema, o di confondere con la casa dove si vive una locanda adatta solo per il sonno di una notte o per le poche ore di<br />

una notte senza stelle in cui la luna si mostra a fatica. Il misticismo, con il suo meraviglioso potere di renderci insolite le<br />

cose banali, e il sottile antinomismo che pare accompagnarlo sempre, lo interessarono per un breve periodo; per un<br />

altrettanto breve periodo si dedicò alle dottrine del movimento darwinista tedesco, e provò un singolare piacere nel far<br />

risalire i pensieri e le passioni degli uomini a qualche perlacea cellula cerebrale, o a qualche bianco nervo del corpo,<br />

divertendosi all'idea dell'assoluta dipendenza dello spirito da determinate condizioni fisiche, sane o malate, normali o<br />

morbose. Tuttavia, come già si è detto, nessuna teoria della vita gli pareva avere qualche importanza se paragonata alla<br />

vita stessa. Era acutamente consapevole di quanto sia sterile ogni speculazione intellettuale quando è separata<br />

dall'azione e dall'esperienza. Sapeva che i sensi non meno dell'anima hanno i loro misteri spirituali da rivelare.<br />

Per questo volle studiare i profumi e i segreti della loro fabbricazione distillando olii odorosi e bruciando resine<br />

profumate provenienti dall'Oriente. Si rese conto che non vi era nessuno stato d'animo che non avesse una controparte<br />

nella vita dei sensi e tentò di scoprire i loro veri legami, domandandosi perché l'incenso spinge al misticismo, perché<br />

l'ambra grigia eccita le passioni, le violette evocano il ricordo di spente passioni, il muschio turba l'intelletto e la<br />

magnolia colora l'immaginazione. Numerosi furono i tentativi di elaborare un'autentica psicologia dei profumi e di<br />

valutare le molteplici influenze delle radici dall'aroma dolce e dei fiori ricchi di polline profumato, dei balsami<br />

aromatici, dei legni scuri e fragranti, dello spiganardo nauseante, dell'ovenia che fa impazzire, dell'aloe che, dicono,<br />

scaccia la malinconia dall'anima.<br />

In un altro periodo si dedicò totalmente alla musica, e in una lunga stanza dalle finestre inferriate con il soffitto<br />

rosso e oro e pareti di lacca verde oliva, era solito tenere strani concerti, in cui zingari appassionati strappavano musiche<br />

selvagge da piccole cetre, o gravi tunisini dai gialli barracani pizzicavano le corde di enormi liuti, mentre negri<br />

sorridenti battevano con monotonia su tamburi di rame e, rannicchiati su tappeti scarlatti, sottili indiani in turbante<br />

soffiavano in lunghi pifferi di canna o di ottone e incantavano, o fingevano di incantare, grandi serpenti dal cappuccio e<br />

orribili vipere cornute. I tempi discordanti e le acute dissonanze della musica primitiva a volte lo commuovevano,<br />

quando ormai la grazia di Schubert, la bella malinconia di Chopin e le possenti armonie dello stesso Beethoven non<br />

ridestavano più il suo interesse. Raccolse da tutte le parti del mondo i più strani strumenti che era possibile trovare sia<br />

nelle tombe di popoli scomparsi, che tra le poche tribù selvagge sopravvissute al contatto con la civiltà occidentale, e<br />

amava toccarli e provarli. Possedeva il misterioso juruparis degli indios del Rio Negro, che le donne non devono mai<br />

vedere, e sul quale nemmeno i giovani possono posare lo sguardo se non dopo una prova di digiuno e di flagellazione,<br />

le giare di terracotta degli indiani che hanno un suono acuto come grida di uccelli; flauti di ossa umane come quelli che<br />

Alfonso de Ovalle udì in Cile, i sonori diaspri verdi che si trovano nella zona di Cuzco e che emettono note di singolare<br />

dolcezza. Aveva zucche dipinte, piene di sassolini che crepitavano quando erano scosse; il lungo clarino messicano nel<br />

quale l'aria non viene soffiata ma aspirata dal suonatore; l'aspro ture delle tribù amazzoniche suonato dalle sentinelle<br />

che siedono tutto il giorno su alti alberi e che si dice possa essere udito alla distanza di tre leghe; il teponazil che ha due<br />

linguette vibranti di legno e viene percosso con bastoncini ricoperti da una gomma elastica tratta dalla linfa lattiginosa<br />

delle piante; le campane yotl degli aztechi riunite in grappoli come l'uva; un enorme tamburo cilindrico coperto dalla<br />

pelle di grossi serpenti come quello che Bernal Diaz vide quando andò con Cortés nel tempio messicano e del cui suono<br />

pieno di tristezza ci lasciò una così vivida descrizione. Il carattere fantastico di questi strumenti lo affascinava e provava<br />

uno strano piacere al pensiero che l'arte, come la natura, ha i suoi mostri, esseri di forma bestiale e dalle orribili voci.<br />

Tuttavia dopo qualche tempo se ne stancò e, nel suo palco all'Opera, solo o in compagnia di Lord Henry, ascoltava con<br />

gioia rapita il Tannhäuser, ritrovando nel preludio di questa grande opera d'arte la rappresentazione della tragedia della<br />

sua anima.<br />

In un certo periodo si dedicò allo studio dei gioielli e apparve a un ballo nel costume di Anne de Joyeuse,<br />

ammiraglia di Francia, con un vestito coperto di cinquecentosessanta perle. Questa passione lo dominò per anni interi, e<br />

in verità bisogna dire che non lo abbandonò mai. Spesso trascorreva l'intera giornata ordinando e riordinando nei loro<br />

astucci le varie pietre della sua collezione, come il crisoberillo verde oliva che diviene rosso sotto la luce artificiale, il<br />

cimofano striato da un filo d'argento, il crisolito color pistacchio, i topazi rosa o ambrati come il vino, i carbonchi<br />

dall'intenso colore scarlatto e dalle tremule stelle a quattro raggi, i cinnami rosso fiamma, le spinelle arancioni o violette<br />

e le ametiste con i loro strati alternati di zaffiro e rubino. Amava l'oro rosso dell'arenaria, la bianchezza perlacea della<br />

pietra lunare, lo spezzato arcobaleno dell'opale lattea. Fece arrivare da Amsterdam tre smeraldi di dimensioni<br />

straordinarie e di colore intensissimo e si procurò una turchese de la vieille roche che tutti gli intenditori gli<br />

invidiavano.<br />

Sui gioielli scoprì anche storie meravigliose. Nella Clericalis Disciplina di Alfonso si menzionava un serpente<br />

dagli occhi di vero giacinto, e nell'avventurosa storia di Alessandro, il conquistatore di Ematia, si diceva che avesse<br />

trovato nella valle del Giordano serpenti «con collane di autentici smeraldi che spuntavano sul loro dorso». Filostrato<br />

riferisce che il cervello di un drago conteneva una gemma e che «mostrandogli lettere d'oro e una tunica scarlatta» fu<br />

possibile far cadere il mostro in un sonno magico e ucciderlo. Secondo il grande alchimista Pierre de Boniface, il<br />

diamante rende invisibili e l'agata indiana eloquenti. La corniola calma la collera, il giacinto favorisce il sonno e<br />

l'ametista dissipa i fumi del vino. Il granato scaccia i demoni e l'opale ha tolto alla luna il suo colore. La selenite cresce<br />

o cala a seconda della luna e solo il sangue di capretto può macchiare il meloceo che rivela i ladri. Leonardo Camillus<br />

aveva visto una pietra bianca tolta dal cervello di un rospo appena ucciso e che era un antidoto sicuro contro i veleni. Il

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!