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Contro l'oblio del restauro (cop.) - Università di Palermo

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<strong>Contro</strong> l’oblio <strong>del</strong> <strong>restauro</strong> critico<br />

Rapporto sull’opera <strong>di</strong> Franco Minissi nell’ambito <strong>del</strong> <strong>restauro</strong> archeologico in Sicilia<br />

voleva sempre essere messo al corrente <strong>di</strong> tutti i lavori in cui lui si cimentava» (Intervista<br />

a Odoarda Baschieri Minissi, a cura <strong>di</strong> A.Alagna, Roma luglio 2006).<br />

Nel 1948 in Sicilia, una terra che Franco Minissi avrebbe presto imparato ad amare,<br />

viene s<strong>cop</strong>erta casualmente una grande fortificazione greca sulle le dune sabbiose<br />

<strong>del</strong> promontorio <strong>di</strong> Capo Soprano a Gela: l’”Istituto Centrale <strong>del</strong> Restauro” viene<br />

incaricato da Guglielmo De Angelis D’Ossat <strong>di</strong> risolvere la sfida conservativa ine<strong>di</strong>ta<br />

<strong>del</strong> consolidamento <strong>del</strong>la calcarenite e soprattutto dei mattoni cru<strong>di</strong> <strong>di</strong> cui erano<br />

costituite le mura timoleontee. Minissi, giovane architetto impaziente <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare<br />

le sue capacità al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>l’ambiente in cui si era formato, viene incaricato da<br />

Cesare Bran<strong>di</strong> <strong>del</strong> <strong>restauro</strong> e <strong>del</strong>la sistemazione museografica <strong>del</strong>le mura. Egli progetta<br />

e realizza un sistema protettivo con lastre <strong>di</strong> cristallo temperato, imbullonate<br />

a perni in acciaio inossidabile passanti la muratura e <strong>cop</strong>erti da una tettoia protettiva,<br />

con il duplice obiettivo <strong>di</strong> riproporre le con<strong>di</strong>zioni statiche <strong>di</strong> compressione<br />

che avevano garantito la conservazione <strong>del</strong> monumento sotto la duna e <strong>di</strong> permettere<br />

allo stesso tempo la lettura storico-critica da parte <strong>del</strong> pubblico; egli era consapevole<br />

che «l’arte non deve rimanere un’attività <strong>di</strong> classe, <strong>di</strong>stintivo o garanzia <strong>del</strong> prestigio<br />

dei ceti <strong>di</strong>rigenti ma svilupparsi e circolare liberamente nella comunità» (Argan,<br />

Arte, artigianato, industria, in “Comunità”, n. 2, 1949).<br />

Minissi, formatosi a contatto con Carlo Ludovico Ragghianti, Carlo Giulio Argan e<br />

Cesare Bran<strong>di</strong>, già in questa prima esperienza <strong>di</strong> “musealizzazione in loco” <strong>di</strong> un<br />

manufatto storico-artistico, si fa interprete dei principi alla base <strong>del</strong>la nuova concezione<br />

<strong>del</strong> “museo” elaborata nel dopoguerra, laddove il museo deve <strong>di</strong>ventare strumento<br />

<strong>di</strong> attività ed educazione critica per tutti: dunque «il museo è il luogo principale<br />

<strong>del</strong>la comunicazione <strong>del</strong>l’arte» (C. L. Ragghianti, Arte, fare, vedere, Firenze 1974) e<br />

viene considerato da Minissi come strumento concettuale che, nel realizzarsi intorno<br />

alle preesistenze storico-artistiche, ne consente la conservazione in loco.<br />

Sempre in Sicilia, «terra <strong>del</strong> mito, dove qualsiasi cosa vi cada, <strong>di</strong>viene una favola» (Bran<strong>di</strong>,<br />

Sicilia mia, <strong>Palermo</strong> 2003), Minissi continuerà a dar vita a interventi poi definiti<br />

“esemplari” in quanto densi <strong>di</strong> quel profondo “sens historique”(Flaubert) che caratterizza<br />

le istanze culturali e le teorie <strong>del</strong> <strong>restauro</strong> ad esse legate, elaborate durante<br />

il XX secolo. Intervenendo al II Congresso Internazionale <strong>del</strong> Restauro <strong>di</strong><br />

Venezia, in cui venne ratificata e sottoscritta la Carta <strong>del</strong> Restauro <strong>del</strong> 1964, Minissi<br />

porta la propria esperienza, maturata prevalentemente in Sicilia nell’ambito <strong>del</strong>l’applicazione<br />

dei laminati plastici nella tecnica <strong>del</strong> <strong>restauro</strong> e conservazione dei monumenti<br />

e determina il contenuto <strong>del</strong>l’art. 10 <strong>del</strong>la Carta in cui si afferma che «quando<br />

le tecniche tra<strong>di</strong>zionali si rivelino inadeguate, il consolidamento <strong>di</strong> un monumento può<br />

essere assicurato me<strong>di</strong>ante l’ausilio <strong>di</strong> tutti i più moderni mezzi <strong>di</strong> struttura e conservazio-<br />

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4. Caltanissetta, Gela, sistemazione architettonica ed allestimento museografico <strong>del</strong> nuovo Museo Nazionale<br />

Archeologico (1955-1957), (foto Minissi).<br />

5. Agrigento, Museo Nazionale Archeologico presso l’Abbazia <strong>di</strong> San Nicola (1954-1967), (foto Minissi).<br />

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