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Una modernizzazione economico-territoriale da transito ferroviario

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96 Un efficace lavoro di ricostruzione dei provvedimenti e dei progetti in quel periodo è in PAOLO RADOGNA,<br />

Sviluppo industriale e pianificazione <strong>territoriale</strong> nel Mezzogiorno, in «Urbanistica», n. 45, 1965; la prima<br />

organica proposta di progammazione è in CENTRO STUDI E PIANI ECONOMICI, Un primo schema di sviluppo<br />

<strong>economico</strong> regionale. Un’ipotesi di assetto <strong>territoriale</strong>, a cura di VINCENZO CABIANCA, ALBERTO LACAVA,<br />

Roma, 1965, fc; in sintesi pubblicata con il titolo Ipotesi di assetto <strong>territoriale</strong> a livello nazionale: Mezzogiorno,<br />

in «Urbanistica», n. 49, 1967, dove si riman<strong>da</strong> anche alla monografia regionale Calabria, curata <strong>da</strong> GIUSVA<br />

MARCIALIS SAMONÀ.<br />

97 Così «si è realizzato un disegno che <strong>da</strong> un lato consente una sufficiente estensione degli effetti degli<br />

investimenti su tutto il territorio regionale e <strong>da</strong>ll’altro garantisce una sufficientre concentrazione degli interventi<br />

medesimi in alcuni ambiti. I cinque poli individuati sono quelli di Cosenza, di Crotone, di Catanzaro, di Vibo<br />

Valentia e di Reggio Calabria. Essi si sal<strong>da</strong>no l’uno con l’altro lungo l’intero percorso della regione fra Reggio<br />

Calabria e la piana di Sibari, seguendo la direttrice dell’asse autostra<strong>da</strong>le fon<strong>da</strong>mentale (autostra<strong>da</strong> del sole); e<br />

cioè la direttrice delle piane: Sibari-media valle del Crati-S. Eufemia-Rosarno-Reggio», COMITATO<br />

REGIONALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA DELLA CALABRIA, Schema regionale di sviluppo<br />

della Calabria, Abramo, Catanzaro, 1970, p. 90. Le analisi statistiche e le ipotesi progettuali sono <strong>da</strong>tate inizio<br />

anni sessanta.<br />

98 L’opzione politica viene poi anche trasmigrata nel Piano <strong>territoriale</strong> di coordinamento <strong>territoriale</strong> dove «si<br />

propone una catena di interventi che “partono <strong>da</strong> Reggio Calabria ed arrivano fino all’etremo nord della<br />

regione” sulla base di una strategia dello sviluppo a poli “con vaste aree di gravitazione di popolazione e<br />

manodopera intorno ai centri focali” il cui asse di sostegno è rappresentato <strong>da</strong>ll’Autostra<strong>da</strong> del Sole nel senso<br />

longitudinalee, tarsversalmente, <strong>da</strong> una serie di vie veloci di collegamento (la superstra<strong>da</strong> delle Terme: Guadia<br />

Piemontese-Spezzano-Sibari; la superstra<strong>da</strong> Paola-Cosenza-Crotone; la stra<strong>da</strong> dei Due Mari; Lametia-Catanzaro<br />

e infine la superstra<strong>da</strong> Gioia Tauro-Locri)», GIUSEPPE IMBESI, Politica del territorio in Calabria, Casa del<br />

Libro, Reggio Calabria, 1979. Vedi anche COMITATO REGIONALE PER LA PROGRAMMAZIONE<br />

ECONOMICA DELLA CALABRIA, Piano <strong>territoriale</strong> di coordinamento della Calabria, Abramo, Catanzaro,<br />

1970. Questo piano non verrà mai ufficialmente approvato, sarà comunque alla base dei finanziamenti statali e<br />

della gestione autonomista della Regione Calabria.<br />

99 Cfr. COMITATO REGIONALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA DELLA CALABRIA, Piano<br />

<strong>territoriale</strong>.., cit. tavola 7, che nella graduatoria delle vocazioni turistiche assegna alla città il valore mediobasso<br />

di 6 in un an<strong>da</strong>mento compreso tra i valori 1 e 8.<br />

100 «La struttura geologica dell’intera area costiera, <strong>da</strong>lla battigia alle cime metamorfiche ben modellate<br />

<strong>da</strong>ll’erosione, consiste in una serie di grandi lastroni stratiformi di rocce sedimentarie mioceniche, per lo più<br />

arenacee, che giacciono in discor<strong>da</strong>nza sulle rocce metamorfiche sottostanti. La forte e costante pendenza delle<br />

arenarie mioceniche sulle pendici è la caratteristica principale di queste rocce». Cfr. Comune di Paola, Relazione<br />

geologico-tecnica relativa ai piani per gli insediamenti produttivi, a cura di GIANFRANCO BARTOLI, Paola, 15<br />

dicembre 1989, p. 1. Ciò ha determinato lo strutturarsi di unità fisiografiche nettamente differenti tra loro,<br />

partendo <strong>da</strong>lla costa e fino allo spartiacque montano: cioè una serie di terrazzamenti. I limiti strutturali e la<br />

ristrettezza dei terrazzamenti hanno determinato una organizzazione del territorio urbano di tipo pensile,<br />

incentrata sulle due grandi infrastrutture di collegamento presenti: la ferrovia e la litoranea. Per la descrizione<br />

del territorio più prossimo alla città cfr. COMUNE DI PAOLA, Studio geologico e geotecnico per la variante al<br />

Piano regolatore generale, a cura di ATTILIO GIANNI, GIUSEPPE D’AMICO, GIUSEPPE MELCHIONDA, Paola,<br />

1996.<br />

101 Nel 1961 gli attivi passeranno al 15,4%. Le 885 aziende censite in quell’anno (il 98% delle quali condotte<br />

direttamente <strong>da</strong>i proprietari) diventeranno 630 nel 1970, 469 nel 1982, e 434 nel 1990. Si tratta di aziende assai<br />

piccole. Nel ’70, con il 1° Censimento dell’agricoltura, possiede meno di 5 ettari il 92% delle aziende; salite al<br />

94% nella terza rilevazione del 1990.<br />

102 Su questo cfr. ILARIO PRINCIPE, Urbanistica periferica. Città minori, storia e società nel Mezzogiorno,<br />

Frama sud, Chiaravalle Centrale, 1984, p. 14 e segg.<br />

103 «<strong>Una</strong> città, per essere tale, deve avere un suo territorio; cioè deve fornire servizi ad un’area più vasta di<br />

quella di un singolo comune, e nello stesso tempo deve governare questo territorio per una serie di funzioni<br />

della vita politico-amministrativa e sociale. Serve l’area circostante con i suoi commercianti, grossisti, depositi,<br />

rappresentanti, venditori di beni di consumo non quotidiano; col mercato del lavoro (attraendo pendolari e<br />

immigrati stabili <strong>da</strong>i dintorni), con la formazione culturale (<strong>da</strong>lle scuole di ordine superiore a quelle<br />

dell’obbligo); con l’elaborazione e distribuzione di informazioni e notizie: le radio e le Tv locali, i giornali e le<br />

re<strong>da</strong>zioni locali dei giornali oggi, ma nei secoli passati anche le stazioni di posta delle diligenze, le osterie, le<br />

botteghe dei barbieri», LANDO BORTOLOTTI, Per una storia delle piccole città. Il caso di Olbia, in AA.VV., a<br />

cura di EUGENIA TOGNOTTI, Da Olbìia ad Olbia, Chiarelle, Sassari, 1996, p. 15.<br />

104 Il termine è tratto <strong>da</strong>: LUCIO GAMBI, Le Regioni d’Italia. Calabria, v. XVI, Utet, Torino, 1965, p. 472, ed<br />

indicava i centri «in cui la mobilità degli uomini è forte e gli scambi economici più intensi, in cui interiormente<br />

si fa un’animata vita di comunità: cioè le principali operazioni mercantili, le correnti azioni legali, i ricoveri in<br />

Giuseppe De Luca - 28

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