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Una modernizzazione economico-territoriale da transito ferroviario

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<strong>Una</strong> <strong>modernizzazione</strong> <strong>economico</strong>-<strong>territoriale</strong> <strong>da</strong> <strong>transito</strong> <strong>ferroviario</strong><br />

di Giuseppe De Luca<br />

1. Premessa<br />

pubblicato in F. Mazza, a cura di<br />

Paola. Storia, cultura, economia,<br />

Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1999<br />

La storia di Paola può essere metaforicamente interpretata come il connubio dei riflessi di due specchi:<br />

<strong>da</strong> una parte quello della città civile, innestata sul centro abitato ed il suo esiguo territorio, le sue<br />

morfologie sociali, economiche, spaziali ed il loro lento mutarsi nel tempo; <strong>da</strong>ll’altra quello della città<br />

religiosa, incentrata sul Santuario (elevato anche a Basilica nel 1921) dedicato a S. Francesco di Paola,<br />

sulla sua importanza di polo religioso di prima grandezza, sulla sua capacità di produrre significativi<br />

processi economici per tutto il territorio circostante, sul suo ruolo di attrattore di altre istituzioni<br />

religiose, sulla sua forza nel proiettare il nome di Paola nel contesto globale. Questi due specchi fin <strong>da</strong>l<br />

XV secolo si sono stancamente riflessi uno nell’altro, generando reciproche attrazioni e<br />

contaminazioni, ma anche molte e vicendevoli repulsioni, in parte, vive ancora oggi. In ogni caso non<br />

ha generato sinergie, se si esclude, la gestione dei festeggiamenti annuali<br />

Questo doppio specchio è stato alterato <strong>da</strong>ll’irrompere nello scenario cittadino della razionalità tecnica<br />

connessa alla rivoluzione ferroviaria di fine secolo scorso. Per la prima volta dopo quattro secoli,<br />

scanditi <strong>da</strong>lla presenza di un polo religioso e di un polo civile, una nuova, e radicale, centralità si<br />

affaccia in città: la stazione ferroviaria e i binari. Possiamo affermare che i prodromi della modernità<br />

iniziano a Paola con l’apertura al traffico passeggeri della stazione ferroviaria. Infatti, nei vent’anni<br />

compresi tra il 1895 ed il 1915 1 si gettano le basi per un significativo cambiamento del volto cittadino.<br />

Per gli effetti indotti <strong>da</strong>lla modernità della velocità ferroviaria, che non ha eguali nella storia recente di<br />

altri centri urbani della Calabria, è rimodellato il territorio, è artificialmente interrotta la storica<br />

continuità tra il mare e la città, è stravolto il tradizionale sistema di comunicazione con il circon<strong>da</strong>rio, è<br />

in parte modificato anche il territorio agricolo. Con ciò prende corpo uno scivolamento a valle<br />

dell’interesse <strong>economico</strong> della città civile e una nuova figura entra impetuosamente nel corpus sociale<br />

paolano: il ferroviere, portatore di una modernità sconosciuta ai più, sinonimo non solo di una nuova<br />

razionalità, ma anche di velocità, di progresso, di riscatto sociale.<br />

Paola, storicamente, è stato un nodo cruciale di collegamento per l’entroterra cosentino. Fino<br />

all’irrompere del moderno era tuttavia un nodo di arrivo e di partenza, legato soprattutto all’approdo<br />

marino. Con il Novecento il nodo è legato alla stazione ferroviaria, <strong>da</strong> Paola si transita per<br />

l’obbligatorio collegamento Nord-Sud, ma si continua ad arrivare e a partire per l’entroterra cosentino<br />

fino agli anni ottanta di questo secolo, quando anche per questo territorio diventa un semplice<br />

“passaggio” veloce.<br />

Tuttavia, la rivoluzione ferroviaria pur essendo stata il primum movens del cambiamento, ed il<br />

ferroviere la nuova figura che ha trasformato i rapporti sociali, forse per l’esiguo territorio, forse per<br />

l’eccessivo ricambio del personale, certamente per la debolezza complessiva del sistema <strong>economico</strong><br />

locale, non ha innescato processi di crescita endogena, né ha attratto investimenti industriali di una<br />

qualche consistenza. Anzi con il ridimensionamento del nodo paolano a seguito delle innovazioni<br />

tecnologiche e degli investimenti legati alla tratta per Cosenza, il nodo ha perso molta della sua<br />

centralità strategica accentuando il ruolo di semplice punto di <strong>transito</strong>.<br />

Questo il tratto caratteristico di tutto il Novecento, questa l’interpretazione che farà <strong>da</strong> gui<strong>da</strong> per capire<br />

gli esiti che le politiche connesse alla rivoluzione del moderno hanno prodotto sulla città.<br />

2. <strong>Una</strong> città di <strong>transito</strong>: l’avvio alla <strong>modernizzazione</strong><br />

Come abbiamo letto nella prima parte di questo volume, la collocazione geografica ha segnato il<br />

destino di Paola. La cittadina si affaccia sul tirreno <strong>da</strong>lle ultime pendici della Catena costiera, quasi alla<br />

metà della sua estensione, che è di circa 70 chilometri. L’Appennino Paolano (come è giustamente<br />

Giuseppe De Luca - 1


chiamato) è in questo tratto più vicino al mare che in ogni altro tratto dei suoi 1.250 Km 2 . Per tutta la<br />

longitudine del suo percorso ha pendenze molto forti tanto <strong>da</strong> costringere tutti i centri abitati antichi<br />

nei terrazzi collinari prossimi alla costa o nel suo immediato entroterra, e la ferrovia nella esigua fascia<br />

pianeggiante lungo la riva del mare.<br />

Paola non è distante <strong>da</strong>l capoluogo provinciale, Cosenza, e ne è il naturale sbocco sul Tirreno. Sulle<br />

coste della Calabria non vi sono porti naturali, ma semplici approdi, come appunto quello di Paola, che<br />

era nell’Ottocento una delle fermate della linea di navigazione Napoli-Messina 3 . Nel 1877 è, infatti,<br />

uno degli approdi dei vapori che fanno servizio fra queste due città, con le quali i rapporti commerciali<br />

erano <strong>da</strong> tempo consoli<strong>da</strong>ti: <strong>da</strong>lla città vengono esportati vino, olio, farina, frutta secca e i prodotti<br />

delle industrie locali (seta, ricami e vasellame fittile) già <strong>da</strong>lla metà del secolo XVI, quando ha inizio il<br />

processo di raddoppio a valle della città storica, con l’aggiunta della fascia a ponente del duomo e di S.<br />

Agostino 4 , e l’incorporazione del convento dei Domenicani, esterno fino allora. Già nel 1664, come<br />

risulta <strong>da</strong>ll’incisione dello Schellinks 5 , la città è unita alla marina <strong>da</strong>lla monumentale rampa, in buona<br />

parte su arcate. Fra la fine dell’800 e l’inizio del ’900, con la grande emigrazione transoceanica, che<br />

parte principalmente <strong>da</strong> Napoli, Paola diventa anche il luogo di raccolta e organizzazione degli<br />

emigranti. Nel 1905 tra le figure professionali cittadine compaiono, infatti, tre subagenti dei Vettori<br />

d’emigrazione, che diventano quattro nel 1910 6 . Pertanto Paola, dotata di una piccola frazione marina<br />

fin <strong>da</strong>l secolo XVII, era già una città di <strong>transito</strong>, collegata via mare con le due città che ospitavano le<br />

funzioni pubbliche di più alto livello 7 .<br />

Proprio questa sua caratteristica geografica ha fatto di Paola la porta dell’accesso al mare dell’area<br />

interna cosentina, tanto che la stra<strong>da</strong> per Cosenza, denominata ufficialmente «di Paola» 8 , unendo un<br />

capoluogo di provincia al suo porto, è una nazionale pavimentata a maca<strong>da</strong>m, a norma di una<br />

disposizione risalente al 1865. <strong>Una</strong> stra<strong>da</strong> tutt’altro che agevole, con un valicamento naturale della<br />

cosiddetta «serra crociata» a 980 metri s.l.m., spesso innevato e comunque assai insicuro.<br />

Il problema del collegamento con il capoluogo è dunque un tema di rilievo <strong>economico</strong> e politico in<br />

tutte le agende dei governi sia comunali che provinciali fin <strong>da</strong>ll’Unità d’Italia. Tema reso ancor più<br />

evidente <strong>da</strong>l decentramento amministrativo operato dopo l’unificazione che fa di Paola il centro<br />

gerarchico principale dell’intera fascia costiera cosentina con l’apertura di una Sottoprefettura, che <strong>da</strong><br />

corpo ad un circon<strong>da</strong>rio amministrativo 9 e, fatto politicamente significativo, ad un proprio collegio<br />

elettorale.<br />

Alla naturale centralità derivante <strong>da</strong> fattori geografici, a quelli legati a fattori religiosi, a partire<br />

<strong>da</strong>ll’Unità si aggiunge così anche una centralità amministrativa ed elettorale con tutto quello che tale<br />

posizione comporta nella distribuzione delle funzioni direzionali: la Pretura con le carceri<br />

man<strong>da</strong>mentali, l’Ufficio di Pubblica sicurezza, la Tenenza dei Carabinieri, il Distretto forestale, la<br />

Dogana (<strong>da</strong>lla quale dipendevano nove sezioni doganali), l’Ufficio registro e demanio, l’Ufficio<br />

metrico e saggio dei metalli, l’Agenzia delle imposte, l’Ufficio di porto, l’Ufficio postale e telegrafico,<br />

che fanno della città il maggior centro urbano e di servizi del versante tirrenico cosentino<br />

dell’Appennino. Ma, una svolta decisiva si verifica con l’apertura della linea ferroviaria Napoli-<br />

Reggio, completata con l’inaugurazione dell’ultimo tratto, <strong>da</strong> Praia d’Ajeta (attuale Praia a Mare) a S.<br />

Eufemia marittima, il 31 luglio 1895. La nuova linea (allora ad un binario e a vapore, elettrificata nel<br />

1935/37 e raddoppiata tra il 1953 ed il 1962) colloca Paola su uno dei grandi itinerari nazionali. Con<br />

l’assunzione <strong>da</strong> parte dello Stato della gestione delle ferrovie nel 1905, e la conseguente<br />

ristrutturazione, il servizio <strong>ferroviario</strong> migliora fortemente. In 10 anni, cioè al 1913, sui 400 Km della<br />

Reggio-Battipaglia il prodotto dei viaggiatori aumenta di 2,34 volte e quello delle merci e bestiame di<br />

2,48 volte, gli «introiti diversi» addirittura di 12 volte, e il prodotto chilometrico di 3,27 volte 10 .<br />

L’apertura della linea ferroviaria costiera e il considerevole aumento dei traffici poneva con più forza il<br />

problema di un miglior collegamento fra Cosenza e Paola 11 . Nell’epoca del predominio <strong>ferroviario</strong>,<br />

quando cioè il solo traffico terrestre innovativo e veloce era quello su stra<strong>da</strong> ferrata, la soluzione più<br />

ovvia appariva, appunto, questa. Di ferrovia per il capoluogo provinciale si parlava già <strong>da</strong> tempo 12 .<br />

L’idea principale sembrava quella di costruire una traversa «<strong>da</strong> mare a mare», passante per il<br />

capoluogo provinciale e la Sila, così <strong>da</strong> mettere in relazione le due “porte” commerciali della Calabria<br />

settentrionale (Paola e Crotone) con Cosenza ed al contempo permettere lo sfruttamento boschivo<br />

dell’altopiano, allora poco conveniente per l’eccessivo costo del trasporto 13 . Un’idea che non trovava<br />

spazio nei documenti ufficiali dell’epoca, né nella legge del 1879, la n. 5002, né nelle leggi successive<br />

in materia che, predisponendo una serie di collegamenti complementari alle linee nazionali (cioè a<br />

scartamento ridotto), per Cosenza prevedevano un tratto verso il mare passante per Nocera Terinese<br />

Giuseppe De Luca - 2


(lungo la valle del Savuto, direttrice poi usata in questo secondo dopoguerra per il passaggio<br />

dell’Autostra<strong>da</strong> del Sole).<br />

Nell’imminenza della nazionalizzazione della gestione delle ferrovie – gli impianti erano già proprietà<br />

dello Stato – viene istituita nel 1901 una Commissione tecnica per riesaminare le decisioni prese un<br />

ventennio prima sulla questione delle ferrovie minori. I commissari unanimi riconobbero che la<br />

Cosenza-Nocera era stata decisa «per conciliare opinioni discordi e superare le difficoltà del<br />

momento», cioè per una mediazione politica o pateracchio che dir si voglia, proponendo di sostituirla<br />

con la Cosenza-Paola, come ferrovia di connessione 14 . La legge relativa (506/1902), anche per la<br />

presenza in seno al Parlamento di un deputato locale, è prontamente approvata 15 . I tempi di<br />

realizzazione, però, an<strong>da</strong>rono per le lunghe 16 e l’iniziativa privata approfittò della legge speciale per le<br />

«provincie meridionali» 17 per la concessione di un servizio automobilistico fra Paola e Cosenza (44<br />

Km per la disagevole statale che attraversava l’Appennino paolano per il valico di Crocetta) 18 . Il<br />

servizio, inaugurato il 19 agosto 1908, quando ancora le linee di trasporto automobilistico erano in<br />

Italia pochissime, fu assunto <strong>da</strong>ll’impresa Ernesto Vitari di Roma 19 .<br />

La ferrovia, per la quale non si trovarono richiedenti – neppure l’Amministrazione provinciale<br />

domandò la concessione – è progettata direttamente <strong>da</strong>l Servizio costruzioni delle Ferrovie dello Stato<br />

nel 1906 e <strong>da</strong>llo Stato stesso costruita, con vari tratti a cremagliera per superare pendenze fino al 75‰,<br />

<strong>da</strong>to che in breve tratto occorreva salire fino alla quota di 540 metri. Viene inaugurata il 2 agosto 1915.<br />

Questa ferrovia a cremagliera, pur limitando pesantemente la portata dei treni, ha permesso a Cosenza<br />

di «proiettarsi più largamente verso il mercato nazionale» 20 . I tempi di viaggio <strong>ferroviario</strong> erano<br />

comunque lunghissimi: <strong>da</strong> 2 ore e 20’ a 2 ore e 40’, ma certi e più contenuti rispetto al collegamento su<br />

gomma 21 .<br />

Il forte sviluppo dei traffici commerciali innescato <strong>da</strong>llo sviluppo della tratta ferroviaria costiera<br />

avevano emarginato il ruolo dello scalo marittimo paola,o. Nel 1905, dopo aver sperimentato il<br />

biglietto gratuito fino a Napoli per gli emigranti transoceanici, è sospeso il collegamento passeggeri<br />

con Napoli e Messina; mentre rimane attivo solo qualche sporadico attracco commerciale. Il<br />

miglioramento dello scalo marittimo, che non era ancora un vero e proprio porto – quanto un approdo<br />

senza opere su un’ampia spiaggia ghiaiosa – come sbocco a mare per l’area cosentina si riproponeva<br />

con forza 22 .<br />

Proprio nel 1905, l’8 settembre, Paola è investita <strong>da</strong> un forte terremoto che non produce gravi <strong>da</strong>nni,<br />

ma mette in luce il deprecabile stato in cui si trovava la sua economia, la quota più debole della<br />

popolazione, e l’estrema necessità di porvi rimedio rilanciando il comparto delle grandi opere<br />

pubbliche. Gli effetti più visibili della scossa, per molti anni, sono state le baracche costruite lungo Via<br />

Pioppi per ospitare le famiglie rimaste senza alloggio. Ma collegato al terremoto è la legge del 25<br />

giugno 1906, n. 255, che eleva l’esistente approdo a spiaggia ad approdo protetto, classificandolo nella<br />

3ª classe della 2ª categoria e prevedendo immediate opere in muratura; e un successivo decreto che<br />

localizza in città – così come in altri sette centri minori della regione 23 – una Sezione speciale del<br />

Genio Civile di Cosenza per la progettazione delle opere di ricostruzione. Tre anni dopo, la legge sulla<br />

ricostruzione per il nuovo terremoto del 28 dicembre 1908, che distrugge le città di Reggio Calabria e<br />

Messina, ritorna ad interessare la città di Paola: considerate le opere di un semplice approdo protetto<br />

non rispondenti alle caratteristiche della spiaggia, viene finanziata la costruzione di un vero e proprio<br />

porto. Il Piano regolatore del porto è approvato il 16 luglio 1910 24 . Ad inizio secolo, dunque, su Paola<br />

sembra soffiare un forte vento modernizzatore. La realizzazione del porto, poi, sembrava completare la<br />

dotazione infrastrutturale cittadina, innalzandola ad unico centro urbano cosentino che poteva<br />

coniugare, in un ristretto fazzoletto di spazio, l’innovazione dei treni con la tradizione delle navi.<br />

Di questa vasta opera modernizzatrice molto rimane nelle intenzioni: errori di progettazione prima e lo<br />

scoppio della prima guerra mondiale poi, rallentarono i grandiosi progetti fino a fare sfumare la<br />

possibile sinergia produttiva dei due sistemi.<br />

3. L’illusione del nuovo porto<br />

Il passaggio <strong>da</strong>ll’approdo in muratura al porto è giustificato, fra l’altro, <strong>da</strong>lla posizione baricentrica di<br />

Paola rispetto alle due città principali della tratta ferroviaria: Salerno e Reggio Calabria. Esso, infatti,<br />

doveva principalmente rifornire la ferrovia di carbon fossile per le locomotive 25 . Un primo piano<br />

regolatore prevedeva la realizzazione delle opere in due distinte fasi:<br />

Giuseppe De Luca - 3


«1° periodo: costruzione di un tratto rettilineo di scogliera e molo, sopraflutto, per metri 220, banchina<br />

lunga metri 60 alla radice di detto molo, con fon<strong>da</strong>le di metri 4; sistemazione della spiaggia adiacente alla<br />

banchina fra i torrenti Fiumarella e S. Francesco, con un piazzale, rampa con binario discendente al<br />

piazzale della stazione ferroviaria soprastante; stra<strong>da</strong> d’accesso larga metri 10; argine contenitore della<br />

Fiumarella e sistemazione del tratto estremo dell’alveo.<br />

2° periodo: costruzione di un secondo molo (sottoflutto); prolungamento del primo e banchine lungo detto<br />

prolungamento. Gli estremi dei due moli si riavvicineranno in modo <strong>da</strong> formare la bocca di porto aperta a<br />

N.W. in corrispondenza del settore di traversìa meno temibile» 26 .<br />

I lavori sono appaltati con sollecitudine, ma subito emergono problemi di realizzazione per errori<br />

tecnici di progettazione e per errori di valutazione sull’erosione prodotta <strong>da</strong>lla violenza delle correnti<br />

in quel tratto di mare. Interramenti e <strong>da</strong>nneggiamenti alle opere murarie costringono frequenti stop ai<br />

lavori, fino alla decisione di rivedere integralmente il primo piano regolatore con uno nuovo affi<strong>da</strong>to<br />

all’Ispettore superiore del Genio civile di Salerno, comm. Domenico Lo Gatto. Questi redige un nuovo<br />

piano regolatore del porto, approvato <strong>da</strong>l Consiglio superiore dei lavori pubblici il 22 giugno del<br />

1911 27 . La realizzazione delle opere sono affi<strong>da</strong>te all’Impresa ing. Davide Achille Iesi di Roma (che<br />

aveva già l’incarico di costruire il nuovo porto di Vasto) ed in breve tempo sono «costruiti ml. 212 del<br />

molo nord e ml. 178 del molo sud col sistema a scogliera con massi del volume di mc. 12 in<br />

calcestruzzo di calce e pozzolana» 28 . Ma anche questi nuovi lavori incappano nella violenza dei mari<br />

molto lunghi che si abbattono sulla costa e finiscono per essere sospesi. Le continue mareggiate<br />

insabbiano ogni volta anche i binari posi in opera nel cantiere per il trasporto dei massi delle dighe,<br />

tanto <strong>da</strong> generare anche una vertenza legale con l’impresa appaltante. Così, sii prede in seria<br />

considerazione l’ipotesi di abbandonare tutto, <strong>da</strong>ndo incarico ad un nuovo Ispettore superiore del<br />

Genio civile, il comm. Cesare Verdinois, di riferire sull’opportunità di continuare i lavori o<br />

quantomeno di suggerire le modifiche <strong>da</strong> apportare ai criteri del piano regolatore generale<br />

precedentemente approvato 29 .<br />

L’opera non viene abbandonata, ma si pensa di migliorarne il progetto. La modifica più rilevante,<br />

proposta <strong>da</strong>l nuovo ispettore è quella di ridurre la lunghezza dei moli, piegando subito il molo nord con<br />

an<strong>da</strong>mento quasi parallelo alla spiaggia e piegando, contestualmente, anche quello a sud in modo <strong>da</strong><br />

avere la bocca di porto rivolta a mezzogiorno. Questa modifica obbliga ad una riapprovazione del<br />

progetto nonché ad una ridefinizione del preventivo <strong>economico</strong>. I lavori, così, vengono sospesi, anche<br />

perché la fine del primo conflitto mondiale stava intanto spostando gli interessi nazionali su altre<br />

priorità, prima fra tutte il lavoro ai reduci e combattenti rientrati vittoriosi in patria. Così le priorità<br />

economiche statali vengono dirottate nelle aree interne dove più forte era la mancanza di lavoro.<br />

Si ritorna a parlare di porto solo alla metà degli anni ’20, quando viene istituito il Provveditorato alle<br />

opere pubbliche della Calabria che:<br />

«seguendo i criteri dell’Ispettore comm. Verdinois, fece redigere in <strong>da</strong>ta 23 agosto 1926 un progetto<br />

comprendente il nuovo piano regolatore del porto e la prosecuzione intanto del molo nord per un altro<br />

tratto di circa ml. 100.<br />

Nel piano regolatore venne previsto il prolungamento del molo nord per ml. 279,20, di cui ml. 71,20 in<br />

curva e ml. 208 in rettilineo con an<strong>da</strong>mento quasi parallelo alla spiaggia, e il prolungamento del molo sud<br />

per ml. 188,80, di cui ml. 61,80 in curva e ml. 127 in rettilineo con an<strong>da</strong>mento tale <strong>da</strong> risultare, come è<br />

stato detto, la bocca rivolta a sud e della larghezza di ml. 90.<br />

I moli vennero previsti in scogliera formata con massi artificiali in calcestruzzo cementizio, del volume di<br />

mc. 12 e, in rapporto a un tirante medio di acqua di m. 8,50 venne stabilito, per detti moli, una larghezza<br />

alla base di metri 41,25 e in sommità, a livello medio del mare, di metri 20 con scarpa di 1,5x1,00 verso<br />

mare e 1x1 verso l’interno.<br />

I lavori del primo lotto, e cioè quelli suaccennati di prolungamento del molo nord per un tratto di ml. 100,<br />

di cui ml. 71,20 in curva <strong>da</strong> costruirsi a sezione completa, esclusione fatta per la soprastruttura e muro di<br />

guardia, la cui esecuzione era <strong>da</strong> riman<strong>da</strong>rsi a dopo che la scogliera avesse esibito il dovuto assestamento,<br />

risultarono dell’importo di £. 3.700.000 e furono appaltati all’impresa “Soc. E. Parrini e C.” di Roma<br />

mediante contratto del 4 aprile 1927.<br />

I lavori furono consegnati il 3 maggio 1927 e finora l’impresa oltre ad avere eseguiti i lavori, anch’essi<br />

previsti nel progetto esecutivo, di deviazione del torrente S. Domenico e le opere accessorie per la difesa<br />

della ferrovia, ha costruito quasi tutti i massi occorrenti per la costruzione dell’anzidetto tratto di molo.<br />

Era stata anche iniziata la loro gettata per la formazione della scogliera, però venne subito sospesa in<br />

considerazione degli effetti <strong>da</strong>nnosi prodotti <strong>da</strong>lle forti mareggiate avvenute durante l’inverno.<br />

Giuseppe De Luca - 4


Profittando della buona stagione dovrebbe ora riprendersi la gettata di massi per il prolungamento del<br />

molo nei limiti dei cento metri anzidetti.<br />

Sennonché <strong>da</strong>lle osservazioni fatte in relazione all’azione delle mareggiate, si è constatato che i massi di<br />

testata con relativa facilità vengono trasportati al largo e nel bacino portuale, il che dà luogo a <strong>da</strong>nni non<br />

indifferenti, per ovviare ai quali occorrerebbe, di volta in volta, prima delle mareggiate invernali,<br />

proteggere la testata con robusto sosto. Simile protezione <strong>da</strong>rebbe luogo ad una considerevole spesa tanto<br />

più elevata qualora il lavoro dovesse continuare ad eseguirsi a lotti e quindi senza la dovuta continuità.<br />

Si aggiunge che il cammino dei materiali lungo la spiaggia si verifica <strong>da</strong> nord e per l’ostacolo frapposto<br />

<strong>da</strong>l molo essi vengono arrestati con protezione della spiaggia a nord; però detti materiali raggiungono<br />

anche la testata e con moto di rigiro, seguendo la parte interna del molo stesso, vengono a interessare il<br />

bacino portuale.<br />

Ai <strong>da</strong>nni che le mareggiate producono al molo e alle conseguenti spese per avviarli, vengono così ad<br />

aggiungersi quelle occorrenti per il dragaggio di detto bacino.<br />

Ad eliminare tali <strong>da</strong>nni e fenomeni di rinterro, a giudizio dello scrivente, occorrerebbe procedere con la<br />

maggiore sollecitudine possibile e particolarmente con continuità alla costruzione, a sezione completa,<br />

del molo nord per tutta la lunghezza prevista nel piano regolatore, munendo la testata di robusta difesa. In<br />

tal modo, oltrepassando il molo la linea rientra, non potrebbero i massi essere trascinati ulteriormente per<br />

effetto dell’azione del flutto di fondo e quindi sarebbero eliminati gli inconvenienti suaccennati.<br />

Il tratto di molo nord, oltre quello appaltato, avrebbe una lunghezza di ml. 179 e la spesa, a sezione<br />

completa, si aggirerebbe sulle lire 10 milioni.<br />

Lo scrivente riterrebbe inoltre molto opportuno che contemporaneamente all’avanzarsi del molo nord, si<br />

procedesse anche al prolungamento del molo sud per i rimanenti di 188 metri con l’an<strong>da</strong>mento stabilito<br />

nel ripetuto piano regolatore, prescindendo in un primo tempo della costruzione del muro di guardia, la<br />

cui esecuzione potrebbe essere riman<strong>da</strong>ta.<br />

Con la costruzione di questo tratto di molo sud, che richiederebbe una spesa di circa 10 milioni, oltre a<br />

rendere tranquillo lo specchio d’acqua costituente il bacino del porto, si eliminerebbe il pericolo di<br />

erosione della spiaggia prospiciente il deposito locomotive delle ferrovie dello stato (compreso fra i due<br />

moli), che potrebbe manifestarsi in conseguenza del prolungamento del molo e al conseguente arresto nel<br />

trasporto dei materiali che non verrebbero ad essere più ripasciuti.<br />

Le opere suaccennate sono già state <strong>da</strong> me segnalate a codesto on. Ministero fra quelle che potrebbero<br />

formare oggetto di concessione ove, naturalmente, esigenze di bilancio non consentissero una speciale<br />

assegnazione di fondi a favore di questo Provveditorato. Debbo insistere, per i suesposti motivi, sulla<br />

necessità impellente di una sollecita decisione al riguardo, poiché non solo occorre salvare quanto già è<br />

stato fatto con notevole dispendio, ma urge altresì, come è stato riconosciuto, portare a compimento<br />

un’opera che oltre ad avere un interesse locale, risponde ad un effettivo bisogno nei riguardi della<br />

navigazione di cabotaggio, <strong>da</strong>ta la mancanza di ricoveri lungo la costa tirrenica fra Scario e Porto S.<br />

Venere» 30 .<br />

Le modifiche proposte risultano eccessivamente onerose rispetto all’importanza dell’opera ed al ruolo<br />

che doveva assolvere. Proprio in quegli anni si stava diffondendo l’utilizzo della trazione elettrica<br />

ferroviaria che interessava anche la linea ferroviaria tirrenica. L’uso del porto di Paola come approdo<br />

per le navi di carbon fossile diminuisce, l’unica tratta a vapore resta solo quella per Cosenza. Sospesi i<br />

lavori, e lasciate alle mareggiate del mare aperto, le parti di molo realizzato non reggono alla furia<br />

delle acque: in pochi anni vengono inghiottite. Di porto, comunque, non si finirà mai di parlare e<br />

sognare in città. Alla fine degli anni ’60 si tenta di realizzare un piccolo pontile turistico di approdo,<br />

ma anche questo non regge alla furia delle correnti, e di recente si sta rilanciando l’idea di un porto<br />

turistico per la navigazione <strong>da</strong> diporto. Idea questa fatta propria anche <strong>da</strong>ll’ultima variante al Piano<br />

regolatore generale della città, adottato nel 1998 ed ora in fase di approvazione 31 .<br />

4. Il consoli<strong>da</strong>mento della modernità<br />

Riman<strong>da</strong>to il progetto del porto che, se realizzato, avrebbe certamente modificato i parametri<br />

economici locali, perché precludendo definitivamente l’accesso al mare avrebbe spinto l’economia<br />

turistica estiva verso le spiagge contermini ma, completando il mix di prerequisiti infrastrutturali di<br />

primaria importanza, avrebbe forse attivato un forte slancio industriale e commerciale con ricadute<br />

produttive anche sul ristretto territorio agricolo 32 , Paola si apre all’impeto della modernità ferroviaria.<br />

I primi effetti sulla città sembrano economicamente e territorialmente devastanti. Durante il periodo di<br />

costruzione della tratta costiera (1872-1895) circa 2.000 persone del circon<strong>da</strong>rio paolano, strappate ai<br />

Giuseppe De Luca - 5


lavori della terra, vengono stabilmente occupate nei cantieri. I lavori attivano cospicui traffici e robuste<br />

relazioni economiche, nonché una significativa impennata nello sfruttamento dei boschi<br />

dell’Appennino, contribuendo ad innalzare le condizioni economiche di tutti i comuni costieri – con<br />

ripercussioni anche per i casali cosentini – e a definire un nuovo assetto <strong>territoriale</strong> per l’intera fascia<br />

costa con lo strutturarsi delle cosiddette Marine 33 . Alla loro conclusione però riversano sui comuni,<br />

Paola compreso, una massa ingente di ex contadini divenuti operai, con una nuova coscienza di classe,<br />

con nuovi modelli di ordine e nuove domande che non riusciranno a mantenere lo stesso tenore di vita,<br />

né troveranno strutture economiche capaci di assorbirli. In attesa della tanto decantata realizzazione<br />

della linea ferroviaria per Cosenza l’unica via di immediato sfogo diventa l’emigrazione verso le<br />

Americhe, la cui prima on<strong>da</strong>ta significativa è del periodo 1890-1914 34 .<br />

Sulle rimesse degli emigranti e sugli investimenti che questi fanno una volta rientrati in città si innesta<br />

un’altra quota di modernità che interessa sia il centro urbano sia la campagna 35 . Dichiara il pro-Sin<strong>da</strong>co<br />

di Paola, nell’inchiesta nittiana sulle condizioni dei contadini: «l’emigrazione annuale, all’America del<br />

Sud a preferenza, è di circa 500 cittadini, i quali sogliono tornare dopo due anni (..). Con le rimesse e i<br />

risparmi sogliono comprare qualche appezzamento di terra o si costruiscono la casa (..). Alla frequenza<br />

delle scuole conferisce anche l’emigrazione perché consigliata <strong>da</strong>gli emigrati». E il segretario della<br />

lega dei contadini: «prima dell’emigrazione i contadini si cibavano di erbe, di cipolle e di pane<br />

granone: adesso essi vogliono il vino, la minestra cal<strong>da</strong>, il pane di grano, ed ogni tanto la carne. Coloro<br />

che emigrano per l’America ritornano molto migliori, non si riconoscono più; vanno via dei brutti e<br />

tornano uomini civili, anche nella salute. Tra i soci della lega due terzi sono di persone che sono state<br />

in America» 36 .<br />

L’avvio della modernità è, quindi, anche spinto <strong>da</strong>lle rimesse americane che struttura le classi sociali<br />

più deboli e determina anche un ingrandimento della struttura urbana interna. Gli effetti sono visibili<br />

sia in città, con l’edificazione di case a schiera condominiali seriali (in parte ancora visibili a corso<br />

Cristoforo Colombo), sia nel territorio agricolo, che viene significativamente frazionato in piccole<br />

proprietà contadine ed in parte abitato, con la formazione delle prime frazioni rurali a monte del centro<br />

abitato principale 37 .<br />

La disponibilità economica indotta <strong>da</strong>lla rimesse è tuttavia alla base della svolta nella situazione<br />

stagnante della campagna col rafforzamento di una piccola proprietà che, nella fascia costiera paolana,<br />

era già assai diffusa rispetto a gran parte del meridione. Altro effetto dell’emigrazione la scomparsa<br />

dell’usura. Dice un proprietario di Paola: «qui l’interesse era enorme, fino al 36%; ma ora i contadini<br />

trovano facilmente denaro a mite interesse e spesso anche gratuitamente (..). Prima dell’emigrazione i<br />

contadini erano veri schiavi; ora sono ben diversi e le condizioni e i patti angarici tendono a<br />

modificarsi» 38 .<br />

Oltretutto il versante costiero dell’Appennino Paolano è – all’inizio del secolo – già libero<br />

<strong>da</strong>ll’infezione malarica come risulta <strong>da</strong>ll’inchiesta condotta <strong>da</strong>l Torelli 39 .<br />

Un esperto di agronomia, già direttore per la Calabria dell’Istituto italiano di fondi rustici, Ernesto<br />

Blandini, fornisce notizie precise sulla ripresa, nel primo dopoguerra, della formazione di una nuova<br />

borghesia rurale, grazie alla vendita di terre <strong>da</strong> parte dei grandi proprietari, oltre che dei 500 ettari<br />

posseduti <strong>da</strong>i «Fondi rustici». Il fenomeno è particolarmente vigoroso fra il 1922 e il 1925 e riguar<strong>da</strong><br />

soprattutto le province di Catanzaro e di Cosenza. Qui la superficie venduta risulta di 10.648 ettari, con<br />

massimi nella collina di Cosenza, e un notevole picco nella collina paolana: i terreni di quest’area,<br />

come estensione, rappresentano 1/9 di quelli passati alla piccola proprietà nella provincia, seppur non<br />

raggiungono, in termini di valore monetario, 1/9 del totale. Un chiaro effetto visibile dell’emigrazione<br />

transoceanica. Dice, infatti, il Blandini: «anche nel dopoguerra il fenomeno fu promosso <strong>da</strong>l risparmio<br />

proveniente <strong>da</strong>ll’America, almeno per il 90% degli acquisti, essendo il rimanente 10% determinato <strong>da</strong><br />

risparmi realizzati in patria per gli alti prezzi delle derrate agricole». L’acquisto avveniva generalmente<br />

per contanti e solo in piccola parte «con indebitamento che l’acquirente ha cercato di eliminare al più<br />

presto recandosi in America». Il valore della vendita è comunque elevato: «si può affermare che tali<br />

terreni valgono in media 1/3 di meno di quanto vennero pagati» e ciò dimostra quanto forte fosse<br />

l’aspirazione alla terra.<br />

Molto accurata è poi la descrizione dell’agricoltura paolana: «particolare menzione merita la piccola<br />

proprietà costituitasi nella zona della collina di Paola che si estende tra la catena costiera e il Tirreno, e<br />

comprende terreni di alta e bassa collina e terreni litoranei, i primi con notevoli inclinazione e<br />

seccagni, i secondi, in gran parte irrigui, meno inclinati e, ad ogni modo, sempre terrazzati con muri a<br />

secco. La coltura vi è intensiva al massimo grado nei terreni litoranei ed è insieme arborea, arbustiva<br />

ed erbacea. Il soprassuolo è costituito <strong>da</strong> olivi, gelsi, noci, fichi e fruttiferi diversi, la vigna è piantata<br />

Giuseppe De Luca - 6


lungo i bordi delle terrazze, gli ortaggi, il frumento, il granone, la foraggera coltivati sotto le piante ed<br />

in consociazione con loro. Tale zona è popolata di case coloniche (torri) che sono costantemente<br />

abitate <strong>da</strong>i contadini proprietari e costituite <strong>da</strong> un pianterreno dove è la stalla e <strong>da</strong> un primo piano dove<br />

abita la famiglia. Nella stalla si tengono normalmente uno o due vitelli <strong>da</strong> ingrasso che si acquistano a<br />

novembre e si vendono per il macello un anno dopo. Chi ha terra disponibile alleva una o due vacche<br />

<strong>da</strong> latte. Oltre a ciò tutti allevano uno o due maiali e 4/6 pecore. L’allevamento del baco <strong>da</strong> seta è<br />

molto curato, ed ogni famiglia ne alleva <strong>da</strong> 0,5 a 1 oncia. Qui bastano generalmente 2 ettari per<br />

costituire una piccola proprietà autonoma, ed in questa zona sono sorte molte piccole proprietà di tale<br />

superficie, e però vitalissime».<br />

Altrettanto precisa la descrizione dell’agricoltura nel comune di Paola: i terreni delle piccole proprietà<br />

«sogliono <strong>da</strong>rsi in affitto in ragione di £. 2.000 a 3.000 per ettaro e per anno. Le imposte si aggirano<br />

sulle £. 200 ad ettaro. La zona collinare, costituita <strong>da</strong> terreni molto inclinati, e generalmente utilizzati<br />

con faggi, ontani, pascolo, patate, segale, è poco dotata di case, e vale assai meno della zona litoranea.<br />

Il territorio più fertile di tutta la zona è indubbiamente quello di Paola, che si può agrariamente ben<br />

definire la perla del litorale tirrenico calabrese». Negli anni fra il 1921 e il 1923, dice sempre questa<br />

fonte, «in territorio del comune di Paola si sono venduti, a quote di 2 ettari l’una circa 330 ettari di<br />

territorio litoraneo irriguo, al prezzo di £. 45.000 [61 milioni circa a prezzi 1998] l’ettaro, ed ettari 160<br />

di terreno di alta collina – detto sul posto di montagna – a quote di 10-13 ettari e al prezzo di £. 2.400<br />

[3,3 milioni circa a prezzi 1998] ad ettaro. La maggior parte del terreno venne acquistato <strong>da</strong> agricoltori<br />

dei comuni di Longobardi e Belmonte, e perché Paola offriva terreni migliori, e perché i proprietari di<br />

detti comuni erano restii a vendere. I terreni pagati £. 45.000 l’ettaro, prima della guerra valevano £. 6-<br />

9.000 ad ettaro [cioè al sestuplo del prezzo anteguerra, ma la svalutazione era stata di circa quattro<br />

volte]. I nuovi acquirenti hanno costituito in genere piccola proprietà autonoma. Il territorio di Paola,<br />

tolte le proprietà boschive comunali (circa 600 ettari) e quelle di un qualche ricco signore del luogo<br />

(altre 400) è costituito tutto <strong>da</strong> piccola proprietà autonoma in massima parte e particellare» 40 .<br />

Con la piccola proprietà coltivatrice si affermano anche le Casse rurali. A Paola viene costituita il<br />

primo agosto 1909, <strong>da</strong> otto soci contadini, una prima Cassa, che tuttavia non risulta mai entrata in<br />

piena attività; e una secon<strong>da</strong>, <strong>da</strong> quarantatré soci, il 21 aprile 1912. Quest’ultima diviene molto attiva<br />

tanto che nel 1930 denuncia una consistente percentuale di impieghi sui depositi amministrati 41 . Come<br />

molte altre banche, anche questa deve chiudere nel 1937, come conseguenza della crisi economica. Il<br />

punto debole di queste banche, nate come cooperative di contadini, è che «non avendo fini di lucro non<br />

si preoccupavano di ottenere utili notevoli e, conseguentemente accumulavano delle riserve molto<br />

ridotte», anche perché il fine principale era quello di aiutare il movimento contadino ad entrare in<br />

possesso di appezzamenti di terreni e, una volta ottenuto, abbandonavano il sistama bancario 42 .<br />

Ovviamente il mutamento più radicale e corposo è veicolato <strong>da</strong>gli investimenti indotti <strong>da</strong>lla<br />

rivoluzione ferroviaria e gli effetti sociali e territoriali più evidenti, oltre gli impianti strettamente di<br />

servizio (binari, stazione, depositi, annessi, ecc.), si manifestano nell’avvio della strutturazione fisica<br />

del centro abitato e nel tessuto sociale cittadino. Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare la<br />

crescita dell’edificato cittadino non avviane in prossimità della nuova stazione ferroviaria, alla Marina,<br />

ma a mezza costa. La stazione viene localizzata leggermente a nord dell’antica frazione Marina, su un<br />

terrapieno più alto del piano di campagna, quasi a rappresentare la nuova dominanza sul territorio<br />

circostante. Proprio questo suo rilievo ha impedito la costruzione del viale della stazione, che in tutti i<br />

piani di ingrandimento urbano di fine secolo scorso rappresenta, fisicamente, l’unione tra il vecchio<br />

centro e la nuova modernità.<br />

La costruzione del tracciato <strong>ferroviario</strong> più alto occludeva anche lo scarico a mare delle acque, sia alte<br />

sia basse, determinando frequenti e consistenti alluvioni, tanto che già nel 1909 il Comune si<br />

preoccupa di predisporre un piano di risanamento e di difesa 43 . Certo viene qui localizzato il primo<br />

grande albergo cittadino, l’Hotel Rinascente di Francesco Sbano, che con la sua austera facciata e la<br />

sua regolarità delle forme squadrate introduce nei tipi edilizi locali la nuova razionalità ferroviaria;<br />

vengono poi costruiti i primi locali per spedizionieri (ditta Enrico e Francesco De Carlo e ditta<br />

Filomeno Carnevale) e le per le nuove attività commerciali di natura sovracomunale (il Servizio<br />

automobilistico Paola-Cosenza) di Enrico Vitari, che porteranno di fatto all’avvio dello sdoppiamento<br />

del centro urbano con il rafforzamento della Marina, seppur le abitazioni stenteranno a raggiungere la<br />

nuova stazione.<br />

Proprio questa stentata crescita residenziale a valle determina un più consistente sviluppo edilizio a<br />

monte, si definisce lo slargo <strong>da</strong>vanti alla Porta di S. Francesco, elevandolo a piazza, e, proiettando<br />

Giuseppe De Luca - 7


simbolicamente questo storico accesso urbano verso la sottostante ferrovia, si traccia il “rettifilo”<br />

urbano dell’odierna via Roma che termina con la terrazza della Villa comunale «Umberto I°».<br />

Il temuto sdoppiamento <strong>economico</strong> del centro urbano è così in parte scongiurato, mentre un nuovo<br />

scenario di rottura rispetto al tradizionale tessuto urbano è indicato: evocatore di nuove forme di<br />

socialità e di incontro. Con questa impostazione evocativa viene anche progettato – per i dipendenti<br />

ferrovieri – il rione Piano Torre (1913), costruito con abitazioni bifamiliari con giardino, fuori <strong>da</strong>lla<br />

cinta <strong>da</strong>ziaria urbana per risparmiare sull’imposta fondiaria ed in prossimità di quella che doveva<br />

essere un’altra innovazione tecnologica di rilievo: il faro a gas su torre metallica. Rione che introduce,<br />

per la prima volta, nel tessuto residenziale cittadino il nuovo pensiero urbanistico sulla mitigazione del<br />

rischio sismico attraverso il dira<strong>da</strong>mento residenziale 44 .<br />

L’investimento edilizio nei pressi del centro urbano esistente e non alla Marina è dettato anche <strong>da</strong><br />

motivi di opportunità: l’assenza di acquedotto e fognatura alla Marina, la ristrettezza di territorio<br />

pianeggiante a monte del fascio dei binari, i pochi investimenti in attrezzature pubbliche. Difatti<br />

l’arretramento, rispetto alla nuova centralità litoranea, è sostenuto <strong>da</strong>i pochi investimenti edilizi per<br />

ospitare le nuove funzioni localizzate in città dopo l’Unità. In altra parte del volume è ricostruita la<br />

storia dell’autorevole presenza di istituzioni religiose in città. Qui oltre al Santuario e all’Ordine dei<br />

Minimi, a tre chiese parrocchiali e una chiesa – di recente costruzione – voluta <strong>da</strong>gli emigrati, vi erano<br />

altre strutture conventuali: degli Agostiniani, dei Cappuccini, dei Gesuiti/Domenicani.<br />

Subito dopo l’unificazione del Regno due leggi, la n. 3096 del 1866 e la n. 3848 del 1867, sopprimono<br />

prima gli ordini, le corporazioni e le congregazioni religiose e poi ne determinano anche la<br />

liqui<strong>da</strong>zione dell’asse ecclesiastico 45 . Nemmeno il Santuario e i Minimi di S. Francesco sfuggono alla<br />

devoluzione al Demanio.<br />

Le strutture sono incamerate <strong>da</strong>l Comune che non trova di meglio che adibirle, in parte, ad ospitare le<br />

nuove funzioni amministrative concesse alla città. Il complesso di S. Agostino è destinato a caserma<br />

(per un piccolo contingente militare distaccato <strong>da</strong> Cosenza) e carcere giudiziario, all’inizio del<br />

secolo 46 . Il convento dei Cappuccini a cimitero; quello dei Gesuiti (nei quali intanto si erano trasferiti i<br />

Domenicani dopo la soppressione dei primi sotto il Tanucci) a sede dell’Amministrazione comunale e<br />

Sottoprefettura. La disponibilità di queste strutture, così, gui<strong>da</strong> involontariamente ed in maniera<br />

irrazionale anche la localizzazione dei principali servizi pubblici del nuovo Stato unitario. Così, i<br />

complessi religiosi demanializzati diventano nuovamente i punti di ridefinizione della pubblica<br />

amministrazione, inducendo un riuso della città all’interno dell’edificato esistente. Riuso che stride con<br />

gli investimenti per le opere pubbliche ferroviarie e che blocca la progettazione di appositi edifici<br />

pubblici. Ciò, in parte, spiega uno dei paradossi di Paola: aver cambiato volto radicalmente per gli<br />

effetti diretti ed indiretti della rivoluzione ferroviaria, e delle nuove funzioni amministrative pubbliche,<br />

senza essere accompagnata <strong>da</strong>ll’edificazione di complessi pubblici di rilievo che possano testimoniarne<br />

fisicamente l’evento.<br />

Viene rafforzata la compagine urbana privata, vengono aperte nuove strade e alcune piazze<br />

(rettificazione dell’attuale via Nazionale, creazione della piazza IV novembre, e l’attuale via Roma),<br />

vengono edificati nuovi quartieri, che generano un successivo agglutinamento di altre case, ma nessun<br />

edificio pubblico di rilievo è pensato, se si esclude proprio la stazione ferroviaria. Questo è spia di una<br />

struttura economica, complessivamente, debole.<br />

Più interessanti, ed importanti, sono invece gli effetti culturali della <strong>modernizzazione</strong> di fine secolo<br />

scorso. Paola, per motivi di tecnica del trasporto a vapore, diventa un nodo importante della rete<br />

ferroviaria nel Sud. La ferrovia introduce un tipo di lavoro moderno, con regole e orari rigorosi, e con<br />

novità assolute come l’assenza della figura fisica del padrone e la distinzione fra direzione e<br />

proprietà 47 . Non solo, ma la costante rotazione del personale porta a Paola personaggi provenienti <strong>da</strong><br />

aree dove la <strong>modernizzazione</strong> si era già svolta o era in corso, personale portatore di osservazioni<br />

sincroniche di assoluta rottura con il contesto. La presenza, ancora, di uffici pubblici di rilievo<br />

sovracomunale (come il Genio civile, l’Ufficio mantenimento ferrovie, l’Ispettorato scolastico, ecc.<br />

con larga presenza di personale con alta formazione) genera la nascita, in piccola parte autoctona, in<br />

larghissima parte per immigrazione, di un ceto impiegatizio di buona cultura, stimato intorno alle 200<br />

famiglie, <strong>da</strong> aggiungere alle 800 famiglie dei ferrovieri 48 .<br />

La cospicua massa degli stipendi e dei salari attiva i consumi 49 e di conseguenza sollecita il<br />

miglioramento e differenziazione degli esercizi commerciali. Nel 1910 troviamo tre albergatori<br />

(Gennaro Arcieri, Francesca Sciammarella, Francesco Sbano), che diventano quattro nel ’15 (si<br />

aggiunge Giuseppe Russo) e cinque nel ’20 (si aggiunge Pasquale Valle). I Caffè sono cinque nel ’10,<br />

salgono a sei un quinquennio dopo. I negozi di tessuti sono già nove nel 1910, mentre i sarti otto,<br />

Giuseppe De Luca - 8


quelli di alimentari e diversi sedici, e non mancano negozi di chincaglieri (tre), di frutta secca<br />

(quattro), di pellami (due), di orefici (due) 50 . In poche parole nella città, sotto l’impulso di questi<br />

diversi fatti (i collegamenti ferroviari di passaggio, quelli diretti col capoluogo provinciale, la crescita<br />

di un piccolo apparato burocratico locale, la diffusione della piccola proprietà e il conseguente<br />

miglioramento delle condizioni di vita) la società civile cresce: anche a Paola viene edificata la già<br />

citata «Villa comunale» o giardino pubblico, col suo chiosco per i concerti della ban<strong>da</strong> locale (poi, per<br />

motivi politici scissa in due: la «Rossa» e la «Nera»), compare una Società operaia di mutuo soccorso<br />

«Umberto I°» e quattro circoli 51 , oltre ad un Monte di pietà, ed all’apertura di un Teatro, quello di<br />

Pietro Fuoco.<br />

Tutto questo, tuttavia, crea due spazi sociali nettamente distinti: <strong>da</strong> un lato quello delle classi investite<br />

<strong>da</strong>lla <strong>modernizzazione</strong>, con salari e stipendi fissi e regolari, egemonizzata numericamente e <strong>da</strong>i<br />

ferrovieri; <strong>da</strong>ll’altro quello delle classi che rimangono tagliate fuori, piccoli contadini, braccianti,<br />

piccoli proprietari fondiari urbani, parte del “nobiliato” agricolo locale, religiosi. Mentre il primo<br />

spazio sociale è portatore di innovazioni e modelli culturali moderni, tuttavia non diventa mai<br />

numericamente dominante 52 ; Il secondo spazio si ritrae sempre più identificandosi, quasi per<br />

contrappossione, all’unica identica locale forte: il Santuario.<br />

A Paola nei primi decenni del secolo vi è, come a Cosenza e Catanzaro, «qualche lieve accenno<br />

d’organizzazione per opera del partito socialista» 53 . Sicuramente prese piede – specie negli anni 1904-<br />

5, come in tutto il paese – l’associazionismo politico indotto proprio <strong>da</strong>l lavoro <strong>ferroviario</strong> (di matrice<br />

socialista o cattolica), sin<strong>da</strong>cale e d’altro genere. Quello che non c’è mai stato, per la natura, l’origine<br />

dell’insediamento e le condizioni economiche del contesto, è il circolo dei notabili; mentre rimane<br />

stabile, con qualche oscillazione intorno a valori medi, il numero dei notabili tradizionali: notai,<br />

avvocati, medici, farmacisti 54 .<br />

Il nuovo corso <strong>economico</strong> è visibile anche nella nascita del sistema bancario locales. Accanto alla<br />

vecchia Cassa rurale – nata per aiutare il mondo agricolo – si apre prima un’agenzia (1922) della<br />

Banca Bruzia (che in seguito diventerà Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania), e poi (1923) del<br />

Banco di Napoli, ed infine (1924) della Cassa depositi e prestiti cattolica di Cosenza. Così come è<br />

coglibile <strong>da</strong>lla strutturazione dell’offerta scolastica, con il potenziamento della Scuola elementare<br />

comunale e, caso raro per i comuni meridionali, di un asilo infantile 55 , nonché di due collegi religiosi.<br />

<strong>Una</strong> nozione a parte merita il Santuario di S. Francesco. Rimasto tagliato fuori <strong>da</strong>lla nuova centralità<br />

economica indotta sulla costa, emarginato <strong>da</strong>ll’interesse locale per la sua soppressione nel 1866, si<br />

ripropone come centro di vita religiosa e come entità sociale ed economica attiva a partire <strong>da</strong>l 1901,<br />

quando i Minimi rientrano in possesso dell’intero complesso ad eccezione della biblioteca 56 . Da questo<br />

momento il polo religioso riprende a vivere, ricominciano i pellegrinaggi e si avviano i lavori di<br />

riammodernamento del complesso dopo trent’anni di completo abbandono. L’attivazione del<br />

collegamento automobilistico stabile <strong>da</strong>l 1908 per Cosenza lo ripropone, poi, come la più importante<br />

porta a monte del centro abitato. Diventa così il fulcro intorno al quale si ritrovano e si compattano<br />

tutte quelle classi sociali tagliate fuori <strong>da</strong>lla modernità ferroviaria. Da polo religioso si tramuta, così,<br />

anche in polo d’organizzazione sociale e culturale per la città tanto che S. Francesco di Paola verrà<br />

considerato «u santu nuostru». Non bisogna comunque dimenticare che il culto del Santo si estendeva<br />

già <strong>da</strong> tempo a tutta la Calabria, talora in forme che ricor<strong>da</strong>no più il paganesimo che i Vangeli 57 .<br />

S. Francesco così, nonostante la modernità indotta <strong>da</strong>lla tecnica, ridiventa il marchio per la città, tanto<br />

è vero che in tempi più recenti all’antico stemma riportante il pavone il volto del Santo è stato prima<br />

accoppiato e poi del tutto sostituito 58 .<br />

5. Le aspettative deluse: il ventennio fascista<br />

Nel corso della grande guerra e del “biennio rivoluzionario” 1919-20, gli effetti dell’organizzazione<br />

politica e sin<strong>da</strong>cale operata <strong>da</strong>i socialisti, specialmente fra i ferrovieri, e <strong>da</strong>i cattolici si avvertono a<br />

Paola più vivamente che negli altri centri minori della provincia. Molti socialisti locali erano stati<br />

interventisti, ma le difficoltà del rifornimento alimentare, l’aumento della disoccupazione innescato<br />

anche <strong>da</strong>l completamento della linea ferroviaria per Cosenza e <strong>da</strong>l blocco dei lavori pubblici per il<br />

taglio alla spesa statale, suscitarono il malcontento popolare e condussero ad un tentativo di<br />

manifestazione contro la guerra e il carovita 59 . Come nel resto del paese, ma con più evidenza nelle<br />

aree dove la maggioranza dei salari provenivano <strong>da</strong>l comparto pubblico, i lavoratori vengono<br />

<strong>da</strong>nneggiati <strong>da</strong>l diminuito potere di acquisto dei salari. Così come scontenti si trovano anche i tanti<br />

Giuseppe De Luca - 9


piccoli proprietari contadini per il prezzo controllato imposto sulle derrate alimentari vendibili.<br />

Disordini per il caro viveri si ripetono in continuazione fino alla grande manifestazione del luglio<br />

’19 60 .<br />

Proprio in quel periodo si determina una contrapposizione molto acuta fra i socialisti e cattolici,<br />

addirittura con uno scontro, il giorno della festa dei lavoratori del maggio 1920, che porta al ferimento<br />

di Raffaele De Luca e di alcuni altri e all’uccisione di Nicola De Seta, capo della Società operaia<br />

paolana bianca e promotore nel 1909 della Cassa rurale cittadina. Il giornale locale dei Popolari, Verità<br />

(che attesta nella violenza del linguaggio l’asprezza del dissidio nel quale forse confluivano le<br />

tradizionali contese fra le famiglie più in vista), accusa l’amministrazione De Luca di aver «ridotto in<br />

deplorevole stato questa cittadina, la quale avrebbe dovuto essere il faro luminoso di questa costa<br />

tirrenica» 61 .<br />

La città è centro amministrativo della costa tirrenica, seppur questa sua caratteristica connessa al ruolo<br />

di nodo infrastrutturale di primaria importanza – esaltato <strong>da</strong>ll’apertura del tronco per Cosenza – non<br />

aveva posto le condizioni per generare uno sviluppo diverso <strong>da</strong> quello osservabile ormai <strong>da</strong> un<br />

trentennio. Ciò, nonostante il considerevole aumento di oltre il 31% nel periodo 1881-1921 della<br />

popolazione residente. Così tutto il polo tecnologico <strong>ferroviario</strong> (stazione, deposito locomotive,<br />

officina, scalo merci, ecc.) aveva finito per sostituire l’assenza di industrie, anche <strong>da</strong>l lato della presa di<br />

coscienza politica per le masse. Da questo punto di vista i ferrovieri possono essere letti come classe<br />

operaia. Mentre il resto della pubblica amministrazione e dei servizi connessi, compresi quelli religiosi,<br />

tendono a rappresentare la parte più moderata e conservatrice della società civile. In questo quadro<br />

diverse famiglie e diversi personaggi locali emergono più per il ruolo politico che svolgono nell’agorà<br />

locale che non per la capacità di produrre reddito. Infatti per tutto il periodo successivo alla prima<br />

guerra mondiale non vi sono elementi urbani che possano rappresentare gli emblemi di una ricchezza<br />

raggiunta.<br />

L’avvento del fascismo è, così, guar<strong>da</strong>to <strong>da</strong>i più come un momento di vera e propria rottura in città.<br />

Tuttavia, negli anni del fascismo (ottobre ’22-luglio ’43) le novità più importanti sul piano <strong>economico</strong><br />

sono il rafforzarsi di Paola come vetrina commerciale per il territorio della fascia costiera e<br />

villeggiatura marina per il capoluogo, o quantomeno il luogo del tempo libero domenicale, specie con i<br />

cosiddetti «treni popolari» festivi che <strong>da</strong>l 1930 in poi portano i bagnanti cosentini e di qualche casale<br />

la mattina per ricondurli a casa la sera 62 .<br />

La sua struttura economica rimane piuttosto debole. La nascita di alcune modeste attività industriali<br />

non basta infatti a indurre uno sviluppo durevole, ma una non trascurabile crescita delle attrezzature e<br />

dei servizi porta alla comparsa di nuovi mestieri e specializzazioni. Si diffonde – sotto il controllo del<br />

partito fascista – una certa cultura di massa provinciale, portata <strong>da</strong>lla radio (che inizia la sua attività nel<br />

1924), si sviluppa considerevolmente il dopolavoro <strong>ferroviario</strong> ed in parte quello comunale; slancio<br />

trova il teatro e il cinematografo 63 ; e negli anni ’30 il «Carro di Tespi» che faceva sosta nella città negli<br />

anni pari 64 .<br />

Elemento propulsore del cambiamento è comunque ancora la ferrovia ed il ferroviere. Ed è proprio il<br />

quartiere di questi ultimi, rione «Giacontesi», edificato nel 1926, allineato al rettifilo urbano di via<br />

Roma, con una maglia ortogonale di strade che ancora oggi contrasta con l’intera struttura urbana<br />

cittadina, l’esempio più rappresentativo e carico di simbolismo del corso della modernità. Il quartiere<br />

diventa, perciò, emblema fisico di un nuovo modo di costruire la città: divisa in zone nettamente<br />

distinte, con abitazioni staccate le une <strong>da</strong>lle altre,, con una gerarchia di strade portatrice di ordine<br />

urbano, secondo i dettami di una nuova scienza: l’urbanistica.<br />

La città si amplia verso ponente e viene migliorata la discesa a mare, con la ricostruzione del viadotto<br />

Pignatari, unico accesso alla frazione Marina. Nei primi anni del fascismo, quindi, sembra rafforzarsi<br />

un progetto di integrazione funzionale tra il centro urbano principale e la Marina. Idea sostenuta <strong>da</strong>l<br />

progetto di ampliamento della Villa comunale, in modo <strong>da</strong> diventare con più chiarezza la vera terrazza<br />

urbana dominante il litorale; <strong>da</strong>ll’avvio dei nuovi lavori di costruzione del porto, che avrebbe permesso<br />

l’interconnessione dei traffici commerciali e posto le premesse per uno sviluppo industriale; <strong>da</strong>lla<br />

realizzazione della rete fognaria della Marina che avrebbe sostenuto l’espandersi delle abitazioni. <strong>Una</strong><br />

nuova idea di città, dunque, sembra prendere corpo nei primi anni dell’era fascista.<br />

In realtà non è così, perché ancora sul finire degli anni ’20 la città, capoluogo di circon<strong>da</strong>rio e polo<br />

amministrativo, deve fare i conti con condizioni igieniche pessime, come si rileva <strong>da</strong>lla relazione<br />

dell’avv. Angelo Carred<strong>da</strong>, commissario prefettizio al Comune:<br />

Giuseppe De Luca - 10


«il Comune di Paola, nonostante la sua importanza demografica e politica, è forse uno dei comuni più<br />

arretrati della provincia. Sprovvisto di fognatura e di caseggiato scolastico degno di tal nome, la<br />

popolazione è idricamente alimentata <strong>da</strong> una embrionale conduttura con acqua di dubbia purezza<br />

batteriologica e impregnata di molti sali calcarei; la pavimentazione stra<strong>da</strong>le difettosissima e in taluni<br />

punti mancante e il cimitero è ormai insufficiente per l’accresciuta popolazione» 65 .<br />

Questo nonostante la città abbia due personaggi politici fascisti del massimo livello: Maurizio<br />

Maraviglia e Carlo Scorza. Fra i due, d’altronde, esisteva un dissidio insanabile, per motivi ideologici,<br />

per motivi di appartenenza, per motivi di estrazione sociale; questo forse spiega perché il fascismo non<br />

ha lasciato in Paola, come nelle altre città dei “ras” (quelle di Augusto Turati, di Costanzo Ciano, di<br />

Edmondo Rossoni, e dello stesso Michele Bianchi, tanto per citarne alcuni), progetti o costruzioni di<br />

forte valore simbolico.<br />

A Paola il Maraviglia è sostenuto <strong>da</strong>i “civili”, che in precedenza facevano capo al partito popolare, con<br />

le famiglie Tarsitano (assicuratori, rappresentanti di commercio, periti giudiziari), Valitutti (avvocati e<br />

notai), Arrigucci (impresari edili), Ferrari (avvocati e medici), Sbano (commercianti di carni); mentre<br />

per Carlo Scora simpatizza il cosiddetto “popolino”. I due gruppi si paralizzano a vicen<strong>da</strong>, così che il<br />

Comune è a più riprese sotto gestione commissariale, mentre le condizioni della città non mutano<br />

significativamente 66 .<br />

La storia dell’acquedotto e della fognatura sono, <strong>da</strong> questo punto di vista, emblematici. Il primo<br />

progetto di rete viene predisposto <strong>da</strong>ll’ing. Lecal<strong>da</strong>no nel 1914 e subito realizzato <strong>da</strong> parte della ditta<br />

Vitaliano Scambia. <strong>Una</strong> rete minima che portava l’acqua principalmente alle fontanine pubbliche,<br />

seppur del tutto inadeguata all’importanza della città e al numero di popolazione agglomerata. <strong>Una</strong><br />

nuova e più moderna rete idrica e fognaria viene studiata nella secon<strong>da</strong> metà degli anni ’20 ad opera<br />

degli ingegneri Buscaino e Sbano 67 , ma bloccata per mancanza di fondi pubblici come si rileva <strong>da</strong>lla<br />

relazione del Commissario Carred<strong>da</strong>:<br />

«All’atto in cui il sottoscritto assumeva l’Amministrazione del Comune erano già in corso i lavori<br />

dell’acquedotto appaltati alla ditta Scambia Vitaliano e finanziati con mutuo di circa 2 milioni e mezzo<br />

per la parte relativa all’allacciamento e captazione delle sorgenti e alla conduttura esterna. Il mio<br />

predecessore, avvalendosi dell’opera del concittadino ing. Alfonso Sbano, associato all’ing. Antonio<br />

Buscaino, ordinava la compilazione dei progetti per la rete di distribuzione dell’acquedotto, della<br />

fognatura e della pavimentazione interna, imponente complesso di opere per un importo di circa 6 milioni<br />

(..). Assolvendo al suo incarico l’ing. Sbano mi presentava tali progetti, ma si dovette ben tosto rinunziare<br />

a vararli nella loro totalità per l’impossibilità di vincolare l’entrate comunali in un soverchiante impegno<br />

cinquantennale per l’ammortamento dei mutui» 68 .<br />

L’Amministrazione comunale, quindi, non aveva una capacità di bilancio sufficiente a sostenere un<br />

vasto programma di miglioramento urbano, nonostante l’importanza della città nel territorio cosentino<br />

e nonostante la presenza di due eminenti esponenti locali, ormai di livello nazionale. Il blocco dei<br />

lavori, appaltati all’Impresa Emilio Carnevale, generano non pochi malcontenti tra le masse operaie,<br />

anche perché coincidono con il contestuale blocco dei lavori per il porto. Proprio in quest’occasione si<br />

manifesta l’influenza di uno dei due “ras” locali, l’on. Maraviglia che per sua iniziativa fa approvare<br />

una legge di un solo articolo (in un’epoca in cui si approvavano provvedimenti, anche importantissimi<br />

come l’abolizione delle Sottoprefetture e l’istituzione di nuove Province, con semplice decreto legge)<br />

che pone a carico dello Stato il completamento dell’acquedotto di Paola: è la legge n. 758 del 1933 69 . I<br />

lavori sono completati nel 1935 (collau<strong>da</strong>ti nel 1939), ma già due anni dopo la rete idrica risulta<br />

insufficiente come si legge in una lettera del Prefetto:<br />

«la costruzione della nuova rete idrica non risolse del tutto i problemi (..):<br />

1° l’acqua è insufficiente e benché se ne sospen<strong>da</strong> la distribuzione <strong>da</strong>lla mezzanotte alle sei, spesso nei<br />

quartieri più alti della città viene a mancare (..);<br />

2° alla frazione Marina l’acqua arriva in scarsissima quantità alle sole fontanine ed è caldissima. Alle<br />

abitazioni provate non arriva affatto (..);<br />

3° non si è provveduto alla costruzione delle fogne bianche per la ricezione o la eliminazione dell’acqua<br />

piovana (..);<br />

4° non si è pensato di portare l’acqua alla Basilica di S. Francesco dove è indispensabile non solo per<br />

l’uso locale ma anche e più ancora per i numerosi pellegrinaggi che vi affluiscono;<br />

5° la sistemazione della pavimentazione stra<strong>da</strong>le affi<strong>da</strong>ta alla stessa ditta che ha eseguito l’acquedotto<br />

interno viene fatta senza criteri tecnici e con materiale che non corrisponde al capitolato» 70 .<br />

Giuseppe De Luca - 11


Il problema dell’acquedotto si avvierà in parte a soluzione solo nel secondo dopoguerra.<br />

E le altre infrastrutture della vita civile?<br />

I principali servizi pubblici come scuole ed illuminazione erano già iniziati nei primi anni del secolo o<br />

in epoche precedenti: quantomeno ne erano state poste le premesse. Dell’asilo infantile comunale<br />

abbiamo già detto, viene nel 1927 abolito. Naturalmente esistevano le scuole elementari. Già <strong>da</strong> tempo<br />

funzionava un educan<strong>da</strong>to femminile privato: l’Istituto SS. Vergini di Pompei e S. Francesco di Paola,<br />

diretto <strong>da</strong> suore domenicane, che <strong>da</strong>l settembre 1932 si trasferisce nel più grande fabbricato costruito in<br />

città in tutto il ventennio fascista 71 . L’Istituto era anche sede di una Scuola di formazione e collegato<br />

all’Istituto magistrale «S. Caterina <strong>da</strong> Siena», entrambi legalmente riconosciuti con Dm n. 342 del 28<br />

luglio 1936 e n. 124 del 30 aprile 1940.<br />

La Scuola di arti e mestieri – un embrione dell’Istituto tecnico 72 – era una aspirazione dichiarata<br />

<strong>da</strong>ll’Amministrazione comunale fin <strong>da</strong>l 1909 73 , nell’impossibilità di aprirla si optò per una meno<br />

importante Scuola di avviamento industriale, poi trasformata a tipo commerciale. Nel 1931-32,<br />

tuttavia, aprono i corsi di studio della Scuola tecnico-commerciale «Isidoro Gentile» 74 . Nel 1935-36<br />

viene aperto un Ginnasio comunale parificato «Alfredo Oriani», e otto anni più tardi se ne chiese la<br />

regificazione (statizzazione) che arrivò molto più tardi 75 .<br />

Solo nel 1929, però, viene aperto il Dispensario antitubercolare superando non poche resistente locali<br />

legate alla concorrenza che avrebbe fatto alla Clinica S. Francesco, attiva all’ultimo piano dell’Hotel<br />

Rinascente (che per questo passa <strong>da</strong> 31 a 20 posti letto).<br />

Più lento il miglioramento della pubblica illuminazione. Questa era a petrolio ad inizio secolo, viene<br />

ben presto trasformata a petrolio ed acetilene, ma diventa elettrica solo nel 1930. La decisione di<br />

passare all’elettricità viene presa <strong>da</strong>ll’Amministrazione comunale nel 1919, ma per contrasti e<br />

difficoltà economiche la convenzione con la Società Calabro-Tirrena di illuminazione è firmata solo<br />

nel 1927 76 .<br />

E’ meno che modesto, invece, il miglioramento delle infrastrutture di comunicazione. La relazione<br />

ferroviaria con Cosenza si snellisce un po’ con l’introduzione di alcune motrici a nafta. La nuova<br />

legislazione sulle strade statali (non più incompatibili con gli itinerari ferroviari) rende possibile il<br />

passaggio della litoranea tirrenica <strong>da</strong> provinciale a nazionale 77 . Sulle due strade nazionali che<br />

interessano Paola, la Tirrena inferiore e la stra<strong>da</strong> per Cosenza, non si hanno però servizi automobilistici<br />

regolari: stando, almeno, al precisissimo atlante Dainelli 78 . Esistevano tuttavia dei servizi estivi per<br />

Cosenza, Camigliatello e S. Giovanni in Fiore 79 .<br />

<strong>Una</strong> svolta importante nella situazione amministrativa è la soppressione delle Sottoprefetture, col Rd n.<br />

1 del 1927, densa in quanto – secondo la relazione della commissione parlamentare – «l’accresciuta<br />

rapidità dei mezzi di comunicazione [faceva cadere] i vantaggi dell’avviamento dell’azione di governo<br />

delle località». Per la città è una perdita rilevante, la Sottprefettura garantiva una comunicazione diretta<br />

con gli organi del Governo, oltre a <strong>da</strong>re alcuni indubbi vantaggi come una più forte guarnigione dei<br />

Regi Carabinieri. Rimangono, tuttavia, a Paola vari uffici statali installati in città per la sua qualità di<br />

capoluogo di circon<strong>da</strong>rio, come il Commissariato di Pubblica sicurezza, il Comando milizia nazionale<br />

forestale, la Dogana con la Guardia di Finanza, l’Ufficio del registro, l’Ufficio distrettuale delle<br />

imposte, l’Ufficio tecnico del catasto, l’Ufficio metrico, il Magazzino delle privative, ecc. e <strong>da</strong>l 1923<br />

anche una agenzia della Cassa nazionale infortuni (cioè l’Ina istituita <strong>da</strong> Nitti nel 1912), e la sede<br />

dell’Ispettore scolastico.<br />

Nel ’29 viene impiantata <strong>da</strong>l commerciante Emilio Mannarino una fabbrica di ghiaccio 80 . Compare<br />

anche – forse per utilizzare i boschi dell’Appennino – un fornitore di traversine ferroviarie.<br />

L’industria mantiene in questi anni il suo carattere un po’ casuale e sporadico. I mulini già nel ’20<br />

erano due (di Raffaele Branco e Costantino Perrotta); a Marina si afferma una ditta che produce<br />

mattonelle di cemento (la Giovanni Chimera & C.) alla quale si aggiunge a metà degli anni ’30 quella<br />

di Giovanni Carnevale e Luigi Magneri; sorge una fabbrica di mobili (di Paolo Cilento) tra il ’20 ed il<br />

’25 e si rafforza il comparto della falegnameria; e nel lustro successivo compare il primo grande<br />

impresario edile (Giulio Arrigucci) e un costruttore portuale – Impresa Porto di Paola dell’ing. Parrini,<br />

che pur non essendo locale diventa la più significativa ditta moderna cittadina. Ma ciò non riesce ad<br />

attenuare la cronica disoccupazione delle figure più deboli della popolazione. Per esempio nel ’35<br />

documenti ufficiali denunciano una consistente disoccupazione più nell’industria (450 lavoratori,<br />

specie muratori, manovali e affini) che nei campi (70 braccianti) 81 . Anche l’industria tipografica,<br />

sporadicamente praticata <strong>da</strong> cartolai e fotografi per produrre cartoline 82 , si afferma fra il ’25 e il ’30<br />

Giuseppe De Luca - 12


con Luigi Vigna, Andrea Esposito e Francesco Carantino. I tipografi sono sempre 3 nel 1941-42, ma<br />

con nomi diversi, salvo A. Esposito.<br />

Leggermente più vivace la nascente industria turistica. I treni popolari e la modesta attrezzatura<br />

balneare, collegata finalmente con una stra<strong>da</strong> alla ferrovia a spese comunali nel 1935, portano in città<br />

migliaia di bagnanti provenienti principalmente <strong>da</strong> Cosenza. Non prende corpo, comunque, una offerta<br />

balneare stabile per l’intera stagione, come dimostra il comparto alberghiero della Marina che non<br />

vede un grande miglioramento. L’Hotel Rinascente aveva dismesso l’ultimo piano per ospitare la<br />

Clinica S. Francesco rimanendo con solo 20 posti letto. A questa struttura si affiancava già l’Albergo<br />

Regina d’Italia (40 posti letto), appositamente costruito <strong>da</strong>i fratelli Anastasio. L’unica nuova struttura<br />

che si aggiunge è l’Albergo Commercio di Peppino e Casimiro Caruso (con 20 posti letto). In città,<br />

invece, il miglioramento è più sensibile: all’Albergo Centrale (18 posti letto) di Agostino Provenzano<br />

(che era il locale console del Touring club italiano) si aggiunge l’Albergo Savoia (10 posti letto) e<br />

l’Albergo Imperiale (12 posti letto).<br />

Come si nota, strutture modeste se confrontate con altri centri balneari dell’epoca. E’ evidente che la<br />

ricettività della Marina sembra a servizio più della stazione ferroviaria che non della spiaggia 83 . Ciò<br />

spiega anche l’aumento dell’offerta in città, collegata al ruolo politico-amministrativo che Paola<br />

svolgeva per l’intera fascia costiera tirrenica ed in parte per il ruolo del polo religioso <strong>da</strong>to il rilievo<br />

nazionale assunto <strong>da</strong>i festeggiamenti per l’elevazione a Basilica, fatti <strong>da</strong>l 16 al 23 settembre del 1928<br />

(cioè sette anni dopo l’emissione del decreto che è del ’21), <strong>da</strong>l rilievo regionale della festa annuale del<br />

Santo 84 , e il forte aumento del pellegrinaggio dopo che alcuni frammenti di ossa di S. Francesco (che si<br />

conservavano a Tours, dove il 13 aprile 1562 il corpo venne bruciato <strong>da</strong>gli Ugonotti) sono trasferiti<br />

<strong>da</strong>lla Francia (1935).<br />

La debolezza complessiva del sistema <strong>economico</strong> cittadino è <strong>da</strong>to anche <strong>da</strong>l sistema bancario. Come<br />

abbiamo accennato esisteva un grande sportello della Cassa rurale ed uno della Banca Cattolica, che<br />

non sopravvissero alla crisi finanziaria del 1930 e alla riorganizzazione del settore operata nel ’36, così<br />

cessarono l’attività. Rimasero le altre due agenzie bancarie presenti <strong>da</strong>lla prima metà degli anni ’20.<br />

Più dinamica sembra invece l’offerta commerciale: compaiono in città due rappresentanti di macchine<br />

<strong>da</strong> cucire, un grossista di vini, tre meccanici, un venditore di acque gassate, e ben due librai (<strong>da</strong> mettere<br />

in relazione alla crescita della scolarità media innescata <strong>da</strong>l Collegium Minimorum del Santuario e<br />

<strong>da</strong>lla presenza di istituti scolastici in loco). Particolare significativo è la comparsa, poi, di lattonieri (gli<br />

odierni idraulici) che sono, certamente <strong>da</strong> riferire al completamento della rete idrica e fognaria.<br />

Da quanto rilevato nelle fonti disponibili si può tentare di trarre un bilancio del ventennio in città. Lo<br />

sviluppo <strong>economico</strong> di Paola, come in tutta la regione, è modestissimo 85 . Si ha l’impressione che ogni<br />

nuova attività attiri operatori improvvisati, la maggior parte dei quali è costretta in breve a ritirarsi.<br />

Comunque vari consumi nuovi, come i cicli, i motocicli, l’auto, l’elettricità , il ghiaccio per conservare<br />

cibi, il cinema, si diffondono anche se in ritardo rispetto ad altre città similari ed al paese. L’igiene<br />

migliora ma, secondo la testimonianza dell’Ufficiale sanitario comunale Pasquale Niccolini stese molti<br />

anni più tardi nel 1958 86 , non in maniera significativa. Le opere pubbliche, a parte le reti idrica e<br />

fognaria, che già al completamento dei lavori risultavano inadeguate, sono quasi assenti e comunque<br />

mancano del tutto gli edifici pubblici che per mole, disegno, funzioni possano essere indicati a simbolo<br />

del regime. Quello degli edifici simbolo del nuovo corso è ancor oggi uno degli aspetti più visibili<br />

lasciati <strong>da</strong>l regime in tante città anche meno importanti di Paola. Da questo punto di vista all’attivo<br />

rimane solo l’ampliamento della terrazza panoramica della Villa comunale. Eppure Paola aveva <strong>da</strong>to i<br />

natali a due gerarchi di primo piano.<br />

L’architettura razionalista, esaltata <strong>da</strong>l regime, non trova testimonianza in città se non in alcune<br />

costruzioni private, ed in modo particolare in quella di Villa Rita di proprietà del grande ufficiale<br />

Ernesto Vitari, costruita nel 1933. <strong>Una</strong> menzione a parte meritano alcune grandi strutture religiose<br />

come il già citato nuovo Educan<strong>da</strong>to delle Suore domenicane e il nuovo braccio del Santuario-Basilica<br />

di S. Francesco (entrambi finiti nel 1932) che, nonostante la loro mole, non possono essere per nulla<br />

riferiti alle correnti architettoniche nazionali del periodo.<br />

Alla fine sembra che i due “ras” fascisti locali si siano comportati più come notabili tradizionali,<br />

elargitori di favori minuti, che come portatori di un’idea forte e sicura per la città e il suo territorio. Il<br />

fondo culturale sembra rimanere infatti quello tradizionalista, tanto che la stessa ritualità fascista –<br />

anche per la presenza dei ferrovieri, poco inclini al regime – in città ha stentato e non è riuscita in<br />

alcun modo ad affermarsi 87 .<br />

Giuseppe De Luca - 13


6. <strong>Una</strong> crescita disordinata: il cinquantennio repubblicano<br />

La guerra colpisce gravemente Paola nel luglio-agosto 1943 con una serie di bombar<strong>da</strong>menti<br />

aeronavali 88 che distruggono principalmente due quartieri, Fontane Vecchie e Rupe; sconvolgono<br />

l’intera rete delle fogne nere e bianche, nonché quella idrica – terminata sei anni prima – e<br />

<strong>da</strong>nneggiano non poco il resto del centro urbano.<br />

Nonostante questo, la città non è teatro di eventi tragici 89 . La fame di terra contadina, come si è visto,<br />

era un ricordo del passato. L’approvvigionamento di derrate alimentari è facilitato <strong>da</strong>lla ferrovia e <strong>da</strong>lla<br />

presenza del mercato nero, alimentato <strong>da</strong>lla produzione agricola locale. Secondo una relazione<br />

prefettizia del tempo: «nella provincia di Cosenza vivono agiatamente solo gli agricoltori, gli esercenti,<br />

i commercianti e quelli che praticano il mercato nero» 90 . Figure largamente presenti nella città, infatti,<br />

qui non si verifica la drammatica scarsità di generi alimentari che colpisce molti altri centri calabresi,<br />

compreso il capoluogo provinciale. L’unica manifestazione di rilievo avverrà circa tre anni dopo la<br />

conclusione della guerra, il 18 marzo 1947, quando 400 persone si recano <strong>da</strong>vanti al municipio<br />

protestando contro il mancato arrivo della farina per la panificazione.<br />

E proprio in questi mesi iniziano anche i lavori di riparazione e ripristino delle reti tecnologiche – la<br />

loro assoluta necessità è testimoniata <strong>da</strong>ll’epidemia colerica che colpisce la città nel biennio 1949/50 –<br />

mentre il programma completo di ricostruzione delle reti <strong>da</strong>nneggiate prende corpo solo a metà anni<br />

cinquanta. Da questo momento inizia una lunga vicen<strong>da</strong> che si protrae fino all’inizio degli anni ottanta<br />

quando le due reti tecnologiche vengono, finalmente, collau<strong>da</strong>te e la città dotata del primo vero<br />

impianto idrico e fognario 91 .<br />

Sorte peggiore viene riservata al Piano di ricostruzione dell’abitato. Questo era uno speciale strumento<br />

giuridico-urbanistico, avente carattere di vero e proprio piano di emergenza, con cui affrontare in breve<br />

periodo di tempo il ripristino e la ricostruzione delle aree urbane <strong>da</strong>nneggiate <strong>da</strong>lla guerra. Pur essendo<br />

la città inclusa nell’elenco ufficiale dei comuni <strong>da</strong>nneggiati <strong>da</strong>lla guerra (Dm 20 agosto 1945, n. 673),<br />

e dunque obbligata a dotarsi di uno strumento di politica urbanistica d’emergenza per godere dei<br />

finanziamenti statali, il piano viene re<strong>da</strong>tto solo ad inizio anni cinquanta 92 .<br />

I lavori vengono affi<strong>da</strong>ti in concessione prima all’Ente costruzioni alloggi piani di ricostruzione e poi<br />

all’Ente Costruzioni e ricostruzioni, entrambi di Roma. L’uso della concessione, se in primo momento<br />

sembrava garantire la comunità locale in un risoluto completamento della parte urbana <strong>da</strong>nneggiata,<br />

successivamente si è dimostrata del tutto insufficiente. Con una serie di proroghe, vertenze legali,<br />

vendite dei suoli <strong>da</strong> parte dei proprietari <strong>da</strong>nneggiati, un’area residua di rilevante importanza urbana è<br />

giunta fino ai nostri giorni come un vero e proprio vuoto (di senso, di ruolo, di funzioni) 93 .<br />

Il ruolo trainante che la ricostruzione delle parti edilizie bombar<strong>da</strong>te poteva avere, soprattuto per la<br />

spinta di un ordinato piano di ricostruzione, viene così subito perso. L’edilizia sarà in seguito il volano<br />

<strong>economico</strong> cittadino, ma avverrà in maniera disordinata e caotica, legata solo agli interessi di gruppi di<br />

pressione e ai proprietari delle aree urbane e comunque sganciata <strong>da</strong> veri strumenti di piano.<br />

Ma andiamo per ordine.<br />

Gli albori degli anni ’50 si aprono a Paola ancora con un progetto di grande investimento<br />

infrastrutturale: il tracciato dell’autostra<strong>da</strong> Salerno-Reggio Calabria. Fin <strong>da</strong>lle prime ipotesi elaborate a<br />

metà degli anni ’30, quando ancora le autostrade sembravano solo aspirazioni di ristretti gruppi di<br />

tecnici e di finanzieri, il corridoio più veloce per collegare la Sicilia al Centro-Nord seguiva<br />

l’an<strong>da</strong>mento della costa tirrenica. Così, quando nel secondo dopoguerra il governo predispose il<br />

Programma poliennale di costruzione autostrade, meglio conosciuto come «piano Romita» (<strong>da</strong>l nome<br />

del ministro dei lavori pubblici dell’epoca), l’autostra<strong>da</strong> meridionale viene prevista passante per<br />

Paola 94 . Contro questa ipotesi si attiva una massiccia campagna di stampa <strong>da</strong> parte di ambienti politici,<br />

religiosi, e imprenditoriali cosentini che trovano nella locale Camera di Commercio il maggiore<br />

sponsor organizzativo e portano a proporre un corridoio più interno attraverso la piana di Castrovillari,<br />

la valle del Crati (quindi Cosenza) e la valle del Savuto 95 . Nonostante ciò, l’Anas (incaricata di seguire<br />

le fasi preliminari e poi anche la realizzazione) predispone un primo progetto di massima per effetto<br />

della legge di finanziamento n. 463 del 1955: il tracciato dopo Lagonegro deviava verso Praia a Mare<br />

per proseguire lungo la litoranea tirrenica fino a Villa S. Giovanni, seguendo quello che poi sarà il<br />

percorso dell’attuale SS 18 Tirrena inferiore.<br />

Nonostante i forti interessi economici e politici legati al veloce collegamento con la Sicilia e all’ipotesi<br />

di Ponte sullo stretto, il progetto di massima viene prima bloccato e successivamente accantonato in<br />

favore di questo tracciato “mediano” tra la costa tirrenica e quella jonica, passante per Cosenza. Con i<br />

finanziamenti previsti <strong>da</strong>lla legge 729 del 1961, su progetto del prof. Salvatore Ruiz, l’Anas inizia i<br />

Giuseppe De Luca - 14


lavori del tracciato mediano che verranno conclusi nella primavera del 1974. Come mai si verifica<br />

questo spostamento? Per motivi di politica economica nazionale. Fin <strong>da</strong>lla secon<strong>da</strong> metà degli anni<br />

cinquanta, dopo la prima fase di intervento nel settore agricolo della Cassa per il Mezzogiorno, il<br />

dibattito sulla politica meridionalistica tende a definire interventi di natura industriale e infrastrutturale<br />

che potessero attivare effettive ricadute su ampi territori. La politica delle infrastrutture innovative,<br />

come l’Autostra<strong>da</strong>, rientrava in questa prospettiva. La fascia costiera tirrenica cosentina, per la natura<br />

morfologica, è difficilmente permeabile, un tracciato autostra<strong>da</strong>le costiero avrebbe certamente tagliato<br />

fuori <strong>da</strong>i collegamenti veloci su gomma (come era accaduto con la ferrovia sul finire del secolo scorso)<br />

la più vasta piana della calabria settentrionale, oltre al capoluogo provinciale: Cosenza.<br />

Prendono così corpo una serie di studi e di proposte di intervento, che troveranno poi ospitalità<br />

all’interno dei documenti elaborati nella stagione della programmazione italiana 96 e che porteranno a<br />

definire un assetto del territorio regionale fon<strong>da</strong>to su poli intersettoriali, centrati sulle maggiori città<br />

calabresi, e organizzato trasversalmente lungo la cosiddetta «direttrice delle piane» 97 . Cardine<br />

fon<strong>da</strong>mentale di questa scelta è ribaltare lo sviluppo regionale, per indirizzarlo verso le grandi aree<br />

pianeggianti e vallive interne, rimaste tagliate fuori <strong>da</strong>gli effetti infrastrutturali ferroviari di fine secolo<br />

scorso che, privilegiando i corridoi costieri, avevano di fatto emarginato le aree regionali<br />

economicamente più solide. Il riequilibrio dello sviluppo regionale passa dunque nel rafforzamento di<br />

alcuni centri urbani fon<strong>da</strong>mentali – cioè i tra capoluoghi provinciali – e alcuni centri secon<strong>da</strong>ri di<br />

supporto – Vibo Valentia, Crotone, Nicastro, Gioia, Rosarno, Locri, Siderno e i comuni più grandi<br />

della piana di Sibari, cioè Corigliano, Rossano, e Castrovillari 98 .<br />

La scelta di questo assetto relega la fascia costiera tirrenica cosentina ad un sviluppo di natura turistica,<br />

sviluppo che penalizza Paola che ha un territorio costiero assai ristretto e chiuso al mare per la stazione<br />

ferroviaria e il fascio dei binari. Gli stessi documenti di lavoro non tacevano questa diversità della<br />

città, tanto che prevedevano comunque uno sviluppo turistico medio-basso 99 . L’opzione turistica<br />

costiera era tuttavia in linea con le indicazioni della Cassa per il Mezzogiorno che già a metà anni<br />

cinquanta per l’area costiera prevedeva una vocazione turistica all’interno del più vasto Comprensorio<br />

turistico del Cilento e del Golfo di Policastro. Paola, di questo ambito <strong>territoriale</strong>, sarebbe stata<br />

l’ultima propaggine <strong>territoriale</strong>.<br />

Svanita l’ipotesi autostra<strong>da</strong>le che, se realizzata, avrebbe sicuramente modificato l’aspetto paesaggistico<br />

dell’intera fascia costiera e inciso sulle forme di crescita di tutti gli abitati 100 , Paola vive un<br />

quindicennio “di attesa”, che per inerzia segue il modello di crescita osservato durante il ventennio<br />

fascista. Premettiamo che la popolazione era di 13.918 residenti al 1936, raggiunge i 14.471 residenti<br />

nel ’51, ma non supererà i 15.000 abitanti ancora nel 1971 (per l’esattezza 14.785), con una crescita<br />

molto contenuta in questo ventennio: il 2,1%.<br />

7. Gli anni del terziario “banale”<br />

Un fenomeno che caratterizza i primi due decenni del dopoguerra, e che è alla radice della forte ripresa<br />

dell’emigrazione (verso il nord dell’Italia e verso i paesi europei), è il crollo della società rurale e, a<br />

più lungo termine, del suo sistema dei valori. Paola viene investita <strong>da</strong> questo fenomeno perché nelle<br />

sue manifestazioni più evidenti si tramuta in migrazioni verso le aree italiane più forti. Così, ritrova la<br />

sua vecchia specializzazione di luogo di <strong>transito</strong> e smistamento dell’emigrazione di tutta l’area<br />

cosentina. Gli anni del boom <strong>economico</strong> italiano sono per Paola gli anni del boom di un terziario<br />

“banale”: per il <strong>transito</strong> degli emigrati diretti al Nord del paese, per l’avvio dei collegamenti ferroviari<br />

di lunga distanza, per il rafforzamento di tutto l’apparato burocratico a questo connesso – che porta in<br />

dieci anni il numero degli addetti ferroviari <strong>da</strong> 850 del 1960 alla punta massima di 1.225 del 1973 –<br />

Paola, piccolo capoluogo di circon<strong>da</strong>rio che aveva perso all’inizio dell’era fascista la Sottoprefettura,<br />

con il nuovo ordinamento repubblicano tende ad imperniare il suo sviluppo lungo un sentiero<br />

<strong>economico</strong> di natura terziaria.<br />

Non poteva essere diversamente, visto che gli attivi nei comparti del commercio, trasporti, credito e<br />

pubblica amministrazione, già nel 1951 rappresentano il 39,1% della popolazione in condizione<br />

professionale. Tre punti percentuali in più dell’intero settore agricolo che si ferma al 35,9. Ciò<br />

significa che circa 1.500 persone, su quasi 3.800, traggono il loro reddito <strong>da</strong>l terziario. Il <strong>da</strong>to è molto<br />

rilevante, specie se rapportato con le medie regionali e nazionali. Nel comparto dei trasporti e<br />

comunicazioni gli attivi rappresentano il 16,3% della popolazione in condizione professionale, contro<br />

Giuseppe De Luca - 15


il 3,1 della Calabria e il 4,0 dell’Italia. Così come nella pubblica amministrazione, a Paola gli attivi<br />

sono il 10,7%, contro il 5,7 della Calabria e l’8,5 dell’Italia.<br />

Per quanto l’intero settore agricolo fosse ancora rappresentativo nel comune 101 , la quota di attivi al<br />

1951 (35,9%) è molto più contenuta di quella calabrese (63,4%) e addirittura più bassa della stessa<br />

media italiana (42,2). Nell’immediato dopoguerra siamo, dunque, in presenza di un centro <strong>da</strong>lle<br />

spiccate caratteristiche urbane. Ovviamente caratteristiche urbane meridionali, fatte di centri gonfiati<br />

<strong>da</strong>i ruoli amministrativi e incapaci di ritagliarsi un bacino <strong>territoriale</strong> al contorno con il quale definire<br />

relazioni economiche stabili e strutturate 102 . La forte incidenza del comparto delle costruzioni che, al<br />

1951, incide per il 64% circa di tutti gli attivi del settore secon<strong>da</strong>rio – in valore assoluto 614 persone su<br />

943 – è la spia più evidente della debole polarizzazione che il comune ha nel suo naturale territorio<br />

geografico.<br />

Lo storico intervento pubblico nelle opere infrastrutturali e il tradizionale ruolo di centro burocraticoamministrativo<br />

svolto <strong>da</strong> Paola fin <strong>da</strong>ll’800 hanno strutturato la composizione delle classi sociali in<br />

città, ma non sono bastate ad organizzare un territorio di riferimento esteso all’intera fascia costiera 103 .<br />

Pur diventando una delle nove «coagulazioni [urbane] riconoscibili» della Calabria in una in<strong>da</strong>gine di<br />

inizio anni settanta 104 , Paola ancora negli anni ’60 non era riuscita a trasformare la sua centralità in<br />

capacità di identificazione per l’insieme sociale più vasto dei comuni dell’Appennino Paolano. Dunque<br />

un centro polarizzatore di interessi minuti, ma non ancora una vera e propria città per l’intera costa 105 .<br />

La conferma ci viene <strong>da</strong> diverse inchieste <strong>da</strong>lle quali è possibile recuperare il bacino di attrazione<br />

<strong>territoriale</strong>. Secondo la Carta commerciale d’Italia Paola rientra all’interno dell’area gravitazione<br />

urbana di Cosenza. Ha un ruolo di solo sub-area locale per un ristretto numero di comuni: Acquappesa,<br />

Guardia Piemontese, Fuscaldo, S. Lucido, Falconara, Fiumefreddo 106 . Secondo un’in<strong>da</strong>gine molto più<br />

sofisticata condotta qualche anno più tardi, centrata sulle aree gravitazionali per tipi di servizi e<br />

commerci, la città non riesce ad esercitare un’influenza significativa sull’intero territorio tirrenico<br />

cosentino 107 . Il miglioramento dell’accessibilità stra<strong>da</strong>le lungo la fascia litoranea e verso l’interno della<br />

provincia, paradossalmente, piuttosto che rafforzare il ruolo polarizzatore, finiscono per scavalcarlo<br />

favorendo i comuni più dinamici del comprensorio della Riviera dei Cedri 108 .<br />

Paola nei primi vent’anni di vita repubblicana si avviluppa su se stessa, schiacciandosi in un’area<br />

limitata in termini di significatività economica, e dipendente <strong>da</strong>l comparto della pubblica<br />

amministrazione. La popolazione rimane quasi stabile, seppur per il solo effetto positivo del saldo<br />

naturale, mentre quello sociale, almeno fino al 1972, si mantiene costantemente negativo. Questa sorta<br />

di attesa è coglibile anche leggendo l’an<strong>da</strong>mento dello stock residenziale paolano, nel decennio ’51-<br />

’61, cresce di appena 263 abitazioni occupate (+ 8%), <strong>da</strong> 2.978 a 3.241, e di 14 abitazioni non<br />

occupate (+11%), <strong>da</strong> 118 a 132. Cifre assai modeste, significativo solo l’aumento del numero medio<br />

delle stanze per abitazioni che passa <strong>da</strong> 2,2 a 2,8 per quelle occupate e <strong>da</strong> 2,3 a 3,2 per quelle non<br />

occupate. Le stanze totali, infatti, passano <strong>da</strong> 6.897 del 1951 a 9.531 del 1961, con un balzo del 38,1%.<br />

Sono abitazioni in linea con la tradizione locale, cioè piccoli condomini familiari o abitazioni singole<br />

su piccoli lotti. Non viene alterata la forma urbana, viene rafforzata la frazione Marina, si agglutinano<br />

nuove abitazioni riempiendo gli spazi ancora liberi o i contorni dei quartieri urbani 109 , poi alcune<br />

frazioni prossime al centro abitato, ed infine gli assi stra<strong>da</strong>li di collegamento.<br />

Apparentemente più dinamica l’offerta ricettiva turistica. L’attrezzatura alberghiera nel 1955 appare<br />

buona, in relazione alla situazione provinciale, quando una classificazione nazionale degli alberghi<br />

viene fatta per decreto 110 : a Paola c’è un albergo di 2ª classe e uno di 4ª oltre a tre di 4ª categoria a<br />

Marina. Un’attrezzatura significativa rispetto alla massima parte dei comuni della provincia che in<br />

genere dovevano contentarsi di un albergo e qualche locan<strong>da</strong> (ad esempio Amantea sei locande;<br />

Belvedere un albergo di 2ª e due locande). <strong>Una</strong> situazione, comunque, non eccezionale perché già<br />

allora era possibile intravedere lo spostamento dell’interesse turistico estivo verso la costa tirrenica<br />

settentrionale: Acquappesa, tre alberghi di 2ª categoria della Società Alberghi e terme di Calabria, che<br />

possedeva anche un albergo di 4ª categoria; Praia, dove era già attivo il Jolly Hotel di 1ª categoria;<br />

Diamante dove l’Aci aveva realizzato un Ostello di 2ª categoria.<br />

Nel 1951 a Paola l’Albergo Centrale ha 18 posti letto; a Marina i tre alberghi in totale hanno 74 letti 111 ;<br />

con una qualità tutt’altro che buona. Secondo il Tci nel 1964 tre alberghi, fra i quali uno di 2ª<br />

categoria, sono privi di termosifoni; all’Albergo Moderno ci sono 40 camere, ma solo 9 bagni; mentre<br />

all’Albergo Savoia delle 10 camere solo due hanno le docce 112 .<br />

Agli inizi dei primi flussi turistici estivi dei primi anni sessanta, la città si presenta con una struttura<br />

ricettiva sostanzialmente vecchia. Questo contribuisce a spiegare il notevole sviluppo delle abitazioni<br />

Giuseppe De Luca - 16


non occupate. Nel decennio 1961-1971 queste passano <strong>da</strong> 132 a 692, con un balzo di oltre il 400% a<br />

fronte di una modestissima crescita dello stock occupato (+ 2,8%).<br />

Ed è proprio questo primo effetto del turismo balneare centrato principalmente sulle seconde case che<br />

attiva prima il completamento della passeggiata a mare (1964), poi la nascita dei primi stabilimenti<br />

balneari (compreso quello della Polizia di Stato di Cosenza), e poi attiva nuovi investimenti alberghieri<br />

sia in città che alla Marina: l’Hotel Elena (1959), l’Hotel Alhambra (1968); l’Hotel Terminus (1970),<br />

primo grande albergo in fronte alla stazione; l’Hotel Giulia (1970).<br />

Infatti, già nel 1968 si riscontra un notevole progresso, quantomeno quantitativo: 112 posti letto nei<br />

quattro alberghi di Paola, 55 nei due di marina 113 . Nel 1980 un vero balzo: i letti nel comune salgono a<br />

450, e compaiono palestre, campi di tennis, campi sportivi 114 .<br />

Il miglioramento della ricettività è anche sostenuto <strong>da</strong>ll’importanza economica e <strong>da</strong>l ruolo di attrattore<br />

che il Santuario-Basilica riveste in questo secondo dopoguerra, anche in virtù di alcuni avvenimenti<br />

religiosi di notevole importanza: nel 1943 Papa Pio XII aveva dichiarato S. Francesco di Paola<br />

«Patrono della gente di mare»; nel 1962 Papa Giovanni XXIII lo innalza anche a «Patrono della<br />

regione Calabria»; nel 1957, in occasione del 450° anniversario della morte, si organizzano<br />

solennissimi festeggiamenti che si concludono con una processione nello stretto di Messina ed un<br />

radiomessaggio papale. Il polo religioso, dopo la ferrovia e il suo indotto, diventa così anche un<br />

robusto polo <strong>economico</strong> cittadino, tanto che <strong>da</strong>l 1963 al 1976 si celebreranno più di cinquecento<br />

matrimoni all’anno 115 . <strong>Una</strong> cifra enorme.<br />

Arriviamo, così, ad una questione centrale. Paola ha sfruttato, senza troppi sforzi, la congiuntura<br />

favorevole dei primi anni del dopoguerra: la generalizzazione delle vacanze al mare, l’inizio della<br />

diffusione delle seconde case, la posizione che la rendeva lo sbocco naturale al mare di Cosenza. Ma<br />

con la diffusione della motorizzazione privata prima e col miglioramento delle comunicazioni stra<strong>da</strong>li<br />

poi 116 (quindi dell’accessibilità lungo la fascia costiera litoranea), Paola <strong>da</strong> un lato è risultata troppo<br />

vicina al capoluogo provinciale per non esserne direttamente influenzata, <strong>da</strong>ll’altro non poteva offrire<br />

luoghi ameni per uno sviluppo turistico locale stabile e duraturo; essa è sfavorita <strong>da</strong>lla situazione<br />

topografica: la ferrovia lungo la spiaggia non consente di realizzare attrezzature ricettive direttamente<br />

sul mare: una circostanza resa più vincolante <strong>da</strong>l raddoppio del fascio dei binari (1961) e <strong>da</strong>ll’erosione<br />

della linea di costa 117 .<br />

L’interesse turistico finirà per scavalcarla per attestarsi verso nord (prima Guardia Piemontese poi<br />

Diamante e infine il comprensorio Scalea-Praia a Mare), e in minima parte verso sud (Amantea-<br />

Torremezzo). Le cifre della crescita della popolazione nei comuni costieri parlano chiaro: Paola è<br />

sempre il comune più popoloso, ma i nuovi comuni turistici crescono ad un ritmo ben più sostenuto 118 .<br />

8. Il boom dell’espansione edilizia incontrollata<br />

Mentre Paola comincia a perdere la posizione di preminenza nella crescita del benessere goduta fino<br />

agli anni sessanta, per effetto di decisioni localizzative di servizi pubblici di natura sovracomunale<br />

ritrova una sua centralità <strong>territoriale</strong>. Nel 1963 viene aperto il Commissariato di Pubblica sicurezza –<br />

trasferendolo nottetempo <strong>da</strong> S. Giovanni in Fiore – e l’anno dopo anche il Distaccamento della Polizia<br />

stra<strong>da</strong>le. Nel 1965 viene istituito il Tribunale, con competenze sui comuni della fascia costiera, e<br />

rafforzato l’Ispettorato forestale. Nel 1966 viene potenziato il Distaccamento dei Vigili del Fuoco con<br />

l’inaugurazione della nuova caserma. Nel 1970 viene inaugurato l’Ospe<strong>da</strong>le zonale, seppur con soli tre<br />

reparti (chirurgia, medicina, ostetricia) 119 , e scelta come sede del Distretto telefonico. Nel 1971 diventa<br />

sede della Comunità montana dell’Appennino paolano, cui fanno capo dodici comuni 120 . Nel 1974<br />

accoglie la sede del Distretto scolastico e con questo si completa la dotazione dell’istruzione<br />

secon<strong>da</strong>ria superiore 121 . Nel 1990 viene attivato in Centro operativo Inps per la fascia costiera. Nel<br />

1991 è sede dell’Azien<strong>da</strong> sanitaria locale n. 1 che raggruppa 33 comuni (gli stessi del circon<strong>da</strong>rio postunitario<br />

con l’aggiunta di S. Nicola Arcella, Praia a Mare, e Santa Maria del Cedro, diventati comuni<br />

autonomi rispettivamente nel 1912, 1928, e 1948). Nel 1997 è anche sede del Centro operativo misto<br />

di protezione civile cui fanno capo undici comuni della fascia costiera.<br />

E’ questa offerta di servizi 122 che dilata la base occupazionale, modifica e migliora la doman<strong>da</strong>, e che,<br />

sommandosi alla cospicua offerta occupazione legata alla ferrovia (proprio in quel periodo supera i<br />

1.200 addetti) e al terziario pubblico esistente, determina un rilevante sviluppo del comparto<br />

commerciale. Questo, nel periodo 1961-1981, cresce del 38%, passando <strong>da</strong> 226 a 310 imprese<br />

commerciali, seppur assai frammentate, mediamente 1,7 addetti ciascuna.<br />

Giuseppe De Luca - 17


Lo sviluppo del comparto pubblico riconfigura la centralità paolana nel suo bacino geografico naturale:<br />

aumentando e specializzandosi l’offerta, particolarmente scolastica, si innescano fenomeni di<br />

pendolarismo giornaliero fino ad allora poco sistematici e si migliorano i traffici commerciali. Così,<br />

vecchie e nuove famiglie di commercianti – tanto per citarne alcune i Perrotta, i Di Blasi, i Corcione, i<br />

Botta, gli Iulianello, i Sciammarella, i De Caro, più recentemente i Focetola – assumono rilevante peso<br />

nell’economia locale perché portano sul mercato le produzioni in serie provenienti <strong>da</strong>lle industrie<br />

centro-settentrionali 123 .<br />

Il miglioramento globale delle condizioni economiche, l’aumento dei servizi, e il completamento della<br />

scolarizzazione superiore piuttosto che trasferirsi in una richiesta di miglioramento della qualità della<br />

vita urbana si tramutano in edilizia abitativa privata. Così all’intervento residenziale pubblico già<br />

presente <strong>da</strong>lla metà degli anni cinquanta (148 alloggi fino al 1968 che hanno contribuito ad indirizzare<br />

l’espansione urbana neli quartieri di Acquaro, Croce, viale dei Giardini) si somma un massiccio<br />

intervento privato.<br />

La trasformazione urbana, quindi, viene sganciata <strong>da</strong>ll’evoluzione demografica e correlata ad una<br />

stabile disponibilità finanziaria <strong>da</strong> pubblico impiego. Nel decennio ’71-’81 le abitazioni in complesso<br />

passano <strong>da</strong> 4.026 a 6.513, con un incremento del 62% circa, per arrivare a 7.747 nel 1991, con<br />

l’incremento di un altro 19%. Tutto a fronte di una popolazione in leggero aumento: <strong>da</strong> 14.785 abitanti<br />

nel 1971 a 17.093 nel 1991 (+ 15% in vent’anni).<br />

L’industria edilizia (cui contribuisce in parte quella pubblica che nello stesso periodo realizza 197<br />

alloggi principalmente nei quartieri di Croci e Fosse) diventa così il volano <strong>economico</strong> dell’intera<br />

comunità. La centralità edilizia nell’economia locale è leggibile anche <strong>da</strong>lla crescita degli addetti: il<br />

settore delle costruzioni nel decennio ’71-’81 ha le più alte performances +136%. Ovviamente, si<br />

rafforzano anche imprese edili di medie dimensioni (come quella di Gennaro Vaccaro); l’ossatura è<br />

però <strong>da</strong>ta <strong>da</strong>lle imprese di piccole dimensioni.<br />

Il centro cresce disordinatamente senza nessuno strumento di politica urbanistica 124 , che arriva solo nel<br />

febbraio 1981 con l’adozione del primo Piano regolatore generale. Eppure Il comune era incluso fra<br />

quelli obbligati alla re<strong>da</strong>zione del piano <strong>da</strong>l Dm 3731 del 1 marzo 1956 125 .<br />

Il primo tentativo di <strong>da</strong>re corso ad un Piano regolatore risale al Sin<strong>da</strong>co Carnevale che il 2 luglio 1954<br />

rivolge istanza al Ministero dei LL.PP. perché la città fosse obbligata a redigere il PRG. Addirittura<br />

diciotto giorni prima che il Ministero emani il decreto, la Giunta affi<strong>da</strong> l’incarico all’ing. Clodomiro<br />

Marsico di Roma 126 . L’incarico non va a buon fine per una serie di sviste procedurali. Al cambio<br />

dell’Amministrazione l’ipotesi di piano viene accantonata, fintantoché, con la deliberazione n. 88<br />

dell’8 gennaio 1959, l’incarico di provvedere a redigere lo strumento urbanistico è affi<strong>da</strong>to al prof. ing.<br />

Licio Calendino di Palermo.<br />

Qui inizia una storia grottesca che porta ad un nuovo incarico con deliberazione n. 641 del 5 agosto<br />

1965 (che revoca la precedente deliberazione n. 88/59 dicendo, tra l’altro, in narrativa «che per ragioni<br />

non valutabili dell’attuale Amministrazione la situazione non ha avuto negli anni precedenti alcun<br />

pratico sviluppo all’infuori di brevi studi ed operazioni preliminari»). Il piano viene completato,<br />

tuttavia, solo nel 1972 ed in quell’anno discusso in Consiglio comunale che lo stravolge, accogliendo<br />

tutte le osservazioni presentate <strong>da</strong>i cittadini (e preventivamente esaminate <strong>da</strong> una apposita<br />

commissione nominata <strong>da</strong>lla Giunta con deliberazione del 19 giugno 1973 e formata <strong>da</strong> ing. Lattari e<br />

<strong>da</strong>gli archh. De Blasi e Ferrari), facendo voti alla Regione Calabria affinché il piano venisse restituito<br />

non approvato perché non rispondente alle effettive moderne esigenze locali 127 .<br />

Successivamente si tirano in lungo le cose fino a far scadere i termini della «salvaguardia», e per<br />

gua<strong>da</strong>gnare altro tempo si istituisce una «Commissione di in<strong>da</strong>gine» 128 . Un terzo tentativo inizia nel<br />

novembre del 1978, con l’incarico di redigere il piano a ben sette differenti progettisti 129 . Il lavoro del<br />

piano tra revoche, ripensamenti, annullamenti <strong>da</strong> parte dell’organo di controllo amministrativo, viene<br />

adottato solo nel 1981 130 , ed approvato <strong>da</strong>lla Regione cinque anni dopo 131 . Questo Piano regolatore<br />

però risulta non più adeguato alle condizioni socio-economiche della città, tanto che nove anni dopo<br />

viene incaricato un più prestigioso urbanista per rifare nuovamente il tutto 132 .<br />

Nel trentennio <strong>da</strong>l 1960 al 1990 la vita economica e politica di Paola, come quella del capoluogo<br />

provinciale, sembra dominata <strong>da</strong>l blocco «sal<strong>da</strong>mente imperniato sull’asse proprietà fondiariaamministratori<br />

locali-costruttori» 133 . Nella situazione di disordine urbanistico e di intenso sviluppo<br />

edilizio, si manifestano anche fenomeni malavitosi già largamente presenti nella fascia costiera «che va<br />

<strong>da</strong> Amantea, a Paola, fino a Praia a Mare, attraverso San Lucido, Guardia Piemontese, Cetraro,<br />

Sangineto, Belvedere Marittimo, Diamante, tutti centri di forte richiamo turistico» 134 .<br />

Giuseppe De Luca - 18


Comunque il disordine urbanistico è evidente ed anche fastidioso, se confrontato con i rioni costruiti<br />

<strong>da</strong>i ferrovieri. Il disordinato boom edilizio ha portato il numero delle stanze disponibili in città a<br />

29.982 al 1991 (erano 6.897 nel 1951), con un aumento di oltre il 430%. Un enorme ammasso di<br />

cemento, in larga parte fuori mercato perché costruito senza nessuna ragionevole previsione<br />

urbanistica – che oltretutto mancava fino al 1981 – ed in assenza di servizi. Il volano <strong>economico</strong> del<br />

settore dell’edilizia ha così perso molto della sua carica produttiva, si è piegato alle logiche individuali<br />

dell’accumulo verticale del mattone, smarrendo così anche la sua stessa logica imprenditoriale.<br />

Logica imprenditoriale limitata a non molte operazioni immobiliari, come l’edificazione di alcuni<br />

palazzi (1969-1975) di richiamo “cittadino” per altezza, mole, servizi condominiali (come palazzo<br />

D’Ippolito, che inaugura in città la tipologia del grande condominio). Edifici del tutto estranei al<br />

paesaggio urbano locale.<br />

Il senso di cantiere urbano in continua attività con modelli, mo<strong>da</strong>lità e tempi propri diventa il tratto<br />

distintivo del centro abitato <strong>da</strong>lla secon<strong>da</strong> metà degli anni settanta; così come lo strutturarsi di un<br />

blocco di interessi fondiari urbani. La fortissima attività edilizia è in parte abusiva: le richieste di<br />

condono edilizio riguar<strong>da</strong>no l’84,3% delle case costruite dopo il 1960. Il 68,23 di quelle costruite dopo<br />

il 1945, il 50,23% del totale 135 .<br />

Tuttavia, contrariamente a quanto avviene in molti comuni calabresi, l’immagine edilizia del non<br />

finito 136 in città non si percepisce immediatamente. Motivazioni culturali, disponibilità finanziarie, la<br />

presenza di imprese edilizie che gestiscono il ciclo produttivo portano tendono a concludere il<br />

manufatto edilizio. L’immagine del non finito e del precario si percepisce con forza nel tessuto<br />

urbanistico, nelle strade strette e tortuose che collegano le più recenti espansioni urbane, nell’assenza<br />

di servizi, nell’aumento degli accessi sulla stra<strong>da</strong> litoranea, ecc.<br />

Eppure Paola (al 1991) nel rapporto reddito/abitanti si colloca fra i primi dieci comuni della provincia.<br />

Già 1987 il reddito pro-capite è calcolato in 11,4 milioni di lire (media provinciale 9,44); i consumi<br />

(1985) a 6,59 milioni, superiori a quelli medi della provincia, della Calabria e del meridione 137 . Ciò<br />

conferma il carattere urbano del centro, ma non fuga le riserve sull’origine e il futuro di questa relativa<br />

ricchezza. Come nota il Ceraudo la «capacità di reddito del comune è (..) legata prevalentemente ai<br />

settori di attività economica non direttamente produttivi, ossia al pubblico impiego, alla libera<br />

professione e al commercio» 138 .<br />

9. Quali conclusioni?<br />

La stagione della crescita disordinata ha duramente frenato lo sviluppo <strong>economico</strong> paolano e<br />

compromesso il suo territorio. Su questa stagione, per motivi esterni, si è anche innestato il processo di<br />

ristrutturazione nazionale del comparto <strong>ferroviario</strong> 139 che <strong>da</strong>lla metà degli anni ottanta ha<br />

significativamente ridimensionato gli addetti del nodo paolano (ora non raggiungono nemmeno le<br />

ottocento unità) e cancellato alcune funzioni significative dello scalo (sia nella parte della trazione<br />

come lo smantellamento delle officine, del deposito locomotive, delle rimesse, che nella parte del<br />

movimento con la soppressione di molti uffici e figure direttive). Eppure proprio in quegli anni entra in<br />

esercizio la rettificazione della linea per Cosenza con l’inaugurazione della galleria direttissima (agosto<br />

1987) che sembrava dovesse rilanciare lo scalo e l’importanza di Paola. Ed invece non è così, anzi il<br />

miglioramento del percorso e l’abbattimento dei tempi di percorrenza ha sortito l’effetto contrario:<br />

l’estensione del bacino urbano dell’area Cosenza-Rende sulla costa e sullo stesso comune di Paola.<br />

Così anche il completamento della rettificazione ed elettrificazione della tratta Cosenza-Sibari,<br />

permettendo il collegamento diretto <strong>da</strong>lla dorsale ferroviaria tirrenica a quella jonica, accentuerà la<br />

marginalizzazione della città che tornerà ad essere un semplice snodo ai attraversamento sempre più<br />

veloce.<br />

Sintomi significativi di questo passaggio sono la chiusura di gran parte degli alberghi, anche quelli di<br />

recente edificazione 140 e il rallentamento dell’an<strong>da</strong>mento demografico: secondo i <strong>da</strong>ti anagrafici<br />

comunali <strong>da</strong>l ’91 inizia un sensibile calo, che in sette anni assomma a 852 abitanti 141 . Come reddito e<br />

quindi come consumi pro-capite, Paola perde popolazione rispetto ai centri turistici emergenti: «in una<br />

ricerca sui livelli di reddito e dei consumi pro-capite nei comuni della Calabria, Paola si classificava al<br />

31° posto su 409 comuni. Con un indicatore di reddito corrispondente a meno della metà (2,54) del<br />

comune più ricco: Praia a Mare (5,25). La città è superata, limitatamente ai comuni della costa tirrenica<br />

cosentina <strong>da</strong> Diamante, 2°, Scalea, 5°, Guardia Piemontese, 9°, Sangineto, 11°, San Nicola Arcella,<br />

13°» 142 .<br />

Giuseppe De Luca - 19


Al ridimensionamento del polo <strong>ferroviario</strong> ed anche della figura del ferroviere, sembra fare <strong>da</strong><br />

contraltare il potenziamento del polo religioso, con i lavori di costruzione della nuova Basilica avviati<br />

nel 1998 143 , che tuttavia non avrà la capacità né di generare stabili posti di lavoro, né quella di<br />

rappresentare la chiave di volta intorno alla quale ridefinire ruolo e funzioni della città. Oggi Paola<br />

cerca di ridefinire il suo ruolo 144 , specialmente mediante una politica urbanistica che metta riparo ai<br />

guasti degli ultimi decenni. Gli interventi più qualificanti previsti <strong>da</strong>lla revisione del piano regolatore<br />

sono la trasformazione dell’ex deposito locomotive in polo terziario, l’ubicazione di un polo<br />

direzionale nel cuore della città (dove già esiste il centro culturale S. Agostino, nell’antica sede del<br />

convento), l’interconnessione dei luoghi principali della città con un trasporto pubblico su rotaia<br />

(cabina funicolare) lungo il solco vallivo della fiumarella che separa la vecchia <strong>da</strong>lla nuova città; ed<br />

un’area attrezzata per il tempo libero nei terreni compresi tra i due rami ferroviari che convergono<br />

verso il traforo di Cosenza.<br />

Questi interventi puntuali tuttavia non sono di per sé precondizioni automatiche di uno sviluppo<br />

endogeno, lo possono diventare «se ubbidiscono ad un progetto integrato che rispon<strong>da</strong> effettivamente<br />

alla doman<strong>da</strong> degli imprenditori e delle popolazioni» 145 , cioè se sono interventi mirati a creare sinergie<br />

territoriali e settoriali. Da questo punto di vista Paola ha l’invidiabile primato di ospitare un polo<br />

religioso di livello internazionale – rimasto tuttavia estraneo all’economia e al turismo locale; di essere<br />

baricentro naturale di due ambiti territoriali economicamente robusti (quello turistico-termale ed in<br />

parte produttivo della costa nord e quello urbano-produttivo di Cosenza-Rende); di aver preservato un<br />

territorio montano ancora integro; di essere comunque un territorio costiero; di possedere<br />

professionalità tecniche (legate ancora alla ferrovia) più robuste dei comuni più prossimi. E’ dunque<br />

possibile attivare processi molecolari di sviluppo, ma «molto dipenderà <strong>da</strong>l contenuto istituzionale<br />

locale, in particolare <strong>da</strong>lla capacità delle organizzazioni sin<strong>da</strong>cali e imprenditoriali e delle<br />

amministrazioni locali di porre “vincoli benefici” a sostegno dello sviluppo. (..) Ma affinché lo siano<br />

veramente è necessario abbandonare le vecchie strade del passato e utilizzare le risorse esterne in<br />

modo <strong>da</strong> rafforzare l’autonomia e la responsabilità della politica e della società locale» 146 .<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Come tutti i lavori di ricostruzione di storie locali anche questa è in debito con alcune persone che qui si<br />

ringraziano: Lando Bortolotti senza la cui attiva collaborazione non sarebbe stato possibile <strong>da</strong>re corpo al lavoro;<br />

Rocco Benvenuto per tutte le note sul polo religioso e sull’evoluzione sociale della città; Carmine Figlino per le<br />

deluci<strong>da</strong>zioni sulle vicende urbanistiche e Maria Appiano le puntuali osservazioni e i <strong>da</strong>ti sull’attività edilizia;<br />

Pasquale Tuscano, Alfredo Neve e Maurizio Alampi per le informazioni sul nodo <strong>ferroviario</strong> di ieri e di oggi e<br />

sull’economia; Lucio Gambi e Giuseppe Imbesi per aver corretto il testo e indicato l’approfondimento<br />

dell’assetto <strong>territoriale</strong> regionale; Franco Sangineto per l’indefesso aiuto nell’esplorare gli archivi comunali; la<br />

famiglia Moscato, in particolare Umberto, per aver facilitato e reso gradevole la permanenza in città.<br />

1 La prima <strong>da</strong>ta si riferisce all’anno di inaugurazione della tratta ferroviaria Battipaglia-Reggio Calabria che<br />

determinò la costruzione della stazione ferroviaria alla Marina, la secon<strong>da</strong> all’anno di inaugurazione del tronco<br />

<strong>ferroviario</strong> per Cosenza.<br />

2 Lo spartiacque fra i corsi d’acqua che vanno al Tirreno o allo Ionio è a meno di 5 Km <strong>da</strong>l mare (Monte<br />

Martinella) presso S. Lucido, e a poco meno di 6 Km presso Paola (Monte Luta).<br />

3 Il servizio postale e commerciale avveniva con navi a vapore. Delle linee di comunicazione fra Campania e<br />

Sicilia, quella che più serviva la Calabria –una sorta di corsa accelerata– era la Napoli-Messina, con tappe a<br />

Paola (prima fermata), Amantea, S. Eufemia, Pizzo, Tropea, Gioia Tauro, Palmi, Reggio e viceversa, cfr. L. 15<br />

giugno 1877, n. 3880. In quell’anno è aggiunto agli scali della linea di navigazione anche quello di Cetraro, cfr.<br />

ALBERTO BORRELLO, Vibo Valentia. Profilo storico <strong>da</strong>lle origini al 1928, Edizioni Magnograf, Vibo<br />

Valentia, 1993, p. 143.<br />

4 Cfr. la pianta degli accrescimenti storici è sintetizzata in MAURO FRANCESCO MINERVINO, La città, gli<br />

uomini, le cose. Società, vita materiale e civilizzazione urbana a Paola, Effesette, Cosenza, 1989, tavola fuori<br />

testo fra le pp. 80-81.<br />

5 Ibidem, fra le pp. 208-209.<br />

6 Sono Romualdo Marino, Vincenzo Sammarco e Luciano Valitutti, cui si aggiunge poi Raffaele De Luca. Cfr.<br />

voce «Paola», in Annuario generale del Regno d’Italia, Genova, anni 1905 e 1910.<br />

7 La migliore accessibilità, <strong>da</strong> gran parte della Calabria, di Messina rispetto a Napoli, è forse una delle ragioni<br />

dell’attribuzione a Messina di alcune funzioni amministrative di livello superiore per molti comuni calabresi.<br />

Così ancora nel 1930 la Circoscrizione <strong>territoriale</strong> doganale e l’Ufficio compartimentale dei monopoli per i<br />

Giuseppe De Luca - 20


servizi commerciali e fiscali, <strong>da</strong>lle quali dipendeva Paola, sono, appunto, a Messina. Cfr. ISTAT, Dizionario dei<br />

comuni del Regno secondo le circoscrizioni amministrative al 15.10.1930, Tip. Failli, Roma, 1930.<br />

8 Con RD 5 gennaio 1911, n. 221, Approvazione dell’elenco generale delle strade nazionali del Regno.<br />

9 Il Circon<strong>da</strong>rio era costituito <strong>da</strong> nove Man<strong>da</strong>menti (Paola, Ajello in Calabria, Amantea, Belvedere Marittimo,<br />

Cetraro, Fiumefreddo Bruzio, Fuscaldo, Scalea, Verbicaro) per un totale di trenta comuni ed una popolazione di<br />

96.000 abitanti al 1910. L’importanza del ruolo amministrativo è sottolineata <strong>da</strong>lla stampa, <strong>da</strong>l 1881, di un<br />

bimestrale edito in città: La Sentinella, «eco apolitico del circon<strong>da</strong>rio di Paola». <strong>Una</strong> interessante e ricca<br />

descrizione di questo territorio è in EUGENIO ARNONI, La Calabria illustrata, vol. V, Il circon<strong>da</strong>rio di Paola,<br />

Edizioni Orizzonti meridionali, Cosenza, 1999 (il testo è un inedito scritto negli anni ’70 del secolo scorso). Per<br />

brevissimi scorci di Paola dopo le trasformazioni post-unitarie cfr. GEORGE R. GISSING, Sulle rive dello Ionio,<br />

Cappelli, Bologna, 1957, pp. 26-30 (t.o. By the Ionian Sea, London, 1900), riportato anche in M. F.<br />

MINERVINO, La città…, cit., pp. 244-247; e ANDRÉ MAUREL, Petites villes d’Italie, vol. 4 «Calabre, Sicile»,<br />

Librairie Hachette et C.ie, Paris, 1912, pp. 18-28.<br />

10 AA.VV., a cura di, UFFICIO PROVINCIALE DI STATISTICA, ANNESSO ALLA CAMERA DI COMMERCIO, Il<br />

problema <strong>ferroviario</strong> in Calabria, Tip. La lotta, Cosenza, 1916, allegato C, «Prodotto del traffico <strong>ferroviario</strong>».<br />

Nel volumetto si riporta (allegato A) il «Programma generale dei lavori concretato <strong>da</strong>lla Direzione generale<br />

delle ferrovie per il Compartimento di Reggio Calabria e <strong>da</strong> eseguirsi fino al 1933». Per Paola era prevista la<br />

costruzione del Dormitorio per il personale di macchine e l’Impianto sede di verifica e pulizia veicoli. La<br />

Commissione locale del traffico del Compartimento proponeva (allegato B) alcuni ulteriori lavori (impianto di<br />

una pesa <strong>da</strong> 40 T, costruzione di fabbricato per servizi accessori ecc.).<br />

11 La stra<strong>da</strong> litoranea, peraltro realizzata a tappe e terminata negli anni ’20, era provinciale fino all’abolizione,<br />

nel 1923, della norma risalente al 1865 secondo la quale le strade che si trovano su percorsi ferroviari non<br />

potevano essere nazionali. Nel 1904 esisteva, in provincia di Cosenza, solo un troncone di 39,85 Km a sud di<br />

Paola (dove però era già compiuto il ponte sul rio S. Domenico), cfr. MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI,<br />

Relazione sulla viabilità ordinaria al 30.6.1904, Tip. Dell’Unione cooperativa editrice, Roma, 1905.<br />

12 Nella costruzione delle strade ferrate per molti decenni si ravvisò il segnale della resurrezione economica non<br />

solo del circon<strong>da</strong>rio di Paola, quanto della stessa provincia di Cosenza, cfr. ENZO STANCATI, Cosenza e la sua<br />

provincia. Dall’Unità al fascismo, Pellegrini, Cosenza, 1988, p. 289, al quale si riman<strong>da</strong> per le numerose<br />

informazioni sui vari «comitati di agitazione» in favore delle tratte ferroviarie.<br />

13 Cfr. FRANCESCO MARTORELLI, Ferrovie economiche silane Paola-Cosenza-Crotone e diramazioni.<br />

Conferenza tenuta il 25.4.1897 in Cosenza, Tip. Trani, Napoli, 1897. Testo riportato nell’appendice di MAURO<br />

FRANCESCO MINERVINO, L’ultima cremagliera. <strong>Una</strong> ferrovia del Sud, Tip. De Rose, Cosenza, 1988. Ancora<br />

nel ’14 secondo il Mari: «il legname tagliato nei boschi della Sila e trasportato a Cosenza era gravato di una<br />

spesa che poteva raggiungere l’esorbitante spesa di 15,20 lire a mc. per il solo trasporto», cfr. ANNIBALE<br />

MARI, I prodotti dell’agricoltura nella provincia di Cosenza, a cura dell’ufficio provinciale di statistica della<br />

Camera di Commercio, Cosenza, 1914, p. 52. Per Paola, questo collegamento trasversale, era una relazione<br />

secolare, cfr. PIETRO DALENA, Strade e percorsi nel Mezzogiorno d’Italia (secc. XI-XIII), Due Emme,<br />

Cosenza, 1995, p. 43.<br />

14 Cfr. MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI, ISPETTORATO GENERALE DELLE STRADE FERRATE, Documenti<br />

e notizie per uso della Commissione istituita con RD 20.7.1901, per lo studio delle questioni relative alla<br />

costruzione delle ferrovie complementari, Tip. Dell’Unione cooperativa editrice, Roma, 1901.<br />

15 La legge indicava anche le sovvenzioni per i concessionari, stabilendo un massimo di £. 576.000. La<br />

costruzione è disposta con la legge 9 luglio 1905, n. 413, art. 6.<br />

16 Il 2 ottobre 1903 il deputato di Paola on. Nicola De Seta, insieme all’on. Spa<strong>da</strong>, interroga il Ministro dei<br />

LL.PP. per sapere se vi sono richieste di concessione per la ferrovia Paola-Cosenza, suggerendo che sia<br />

eventualmente preferita la provincia, cfr. ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXI, sessione 1902-04, Camera,<br />

Discussioni, p. 12220. Il De Seta aveva una notevole ampiezza di vedute. Nella discussione sulle agitazioni in<br />

Calabria per ottenere ulteriori agevolazioni, oltre a quelle stabilite <strong>da</strong>lla legge speciale, insisteva sulla necessità<br />

di eseguire contemporaneamente i lavori di consoli<strong>da</strong>mento frane, rimboschimento e bonifiche «per non<br />

perpetuare l’errore commesso fino ad oggi, bonificando le basse valli prima dei rimboschimenti e sistemazione<br />

dei bacini montani», cfr. ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXII, sessione 1904-07, Camera, Discussioni,<br />

tornata del 27 febbraio 1907, p. 12412.<br />

17 L. 383/1906, Provvedimenti per le provincie meridionali, la Sicilia e la Sardegna, che all’art. 50 stabiliva<br />

sussidi per l’impianto ed esercizio di servizio pubblico automobili.<br />

18 Sullo stato della stra<strong>da</strong> è forse <strong>da</strong> riferire un’interrogazione dell’11 giugno 1907 dell’on. Nicola De Seta che<br />

propone al Ministro dei lavori pubblici «di affi<strong>da</strong>re, con opportune garanzie e concessioni, ai concessionari di<br />

linee automobilistiche sussidiate la manutenzione delle strade <strong>da</strong> percorrere», cfr. ATTI PARLAMENTARI,<br />

Legislatura XXII, sessione 1904-07, cit., tornata dell’11 giugno 1907, p. 15731. Ancora nel 1951 la stra<strong>da</strong> è<br />

descritta come «difficile stra<strong>da</strong> di montagna (…) larga solo 6 metri, avente pendenze fino al 16,5% e<br />

numerosissimi tornanti (…) esposta ai rigori di un clima montano», cfr. ATTI PARLAMENTARI, Prima<br />

Giuseppe De Luca - 21


Legislatura 1948-53, Senato, Atti interni, vol. XVIII, Roma, tip. del Senato, 1953, Ddl n. 2095 d’iniziativa del<br />

Sen. N. Vaccaro, Per la costruzione di una nuova linea ferroviaria fra Cosenza e Paola. Nicola Vaccaro,<br />

avvocato, era stato eletto per la Democrazia Cristiana. La sua proposta è molto ben argomentata. Il testo è<br />

riportato anche in BRUNO CIRILLO, Quella nuova ferrovia, Tip. De Rose, Cosenza, 1988, allegati.<br />

19<br />

Cfr. Annuario dei trasporti ferrovie, tranvie, autovie e navigazioni d’Italia pel 1911, G. Franceschi, Milano,<br />

1911. Secondo E. STANCATO, cit., p. 373, la ditta appartiene a Ernesto Vitali, ma è certamente un refuso<br />

tipografico. Il tempo di percorrenza nelle stagioni favorevoli si aggirava intorno alle 3-4 ore. In inverno il<br />

collegamento veniva spesso sospeso. Prima dell’entrata in servizio di questo collegamento fra le due città<br />

occorrevano «14 ore di diligenza (..). L’eccessivo tempo [era] dovuto all’attraversamento del valico della<br />

Crocetta», cfr. DINO TARUFFI, LEONELLO DE NOBILI, CESARE LORI, La questione agraria e l’emigrazione<br />

in Calabria: note statistiche ed economiche, G. Barbera, Firenze, 1908, pp. 258-9. Questa stra<strong>da</strong>, fino alla<br />

costruzione del tronco <strong>ferroviario</strong>, veniva considerata strategica <strong>da</strong>l lato militare, cfr. GIOVANNI SOLE,<br />

Viaggio nella Calabria Citeriore dell’800. Pagine di storia sociale, Amministrazione provinciale, Cosenza,<br />

1983, p. 62.<br />

20<br />

Cfr. PIERO BEVILACQUA, Uomini, terre, economie, in AA.VV., a cura di PIERO BEVILACQUA, AUGUSTO<br />

PLACANICA, Storia d’Italia. Le Regioni <strong>da</strong>ll’Unità ad oggi. La Calabria, Einaudi, Torino, 1985, p. 346.<br />

21<br />

E tali rimasero fino a tutti gli anni ’30, cfr. FRANCESCO CORIGLIANO, Paola com’era, gli anni trenta, in<br />

«Tutto Paola», n. 7, 1989, pp. 57-58. Per le varie <strong>da</strong>te della costruzione della tratta, le opere d’arte, i tipi di<br />

materiale rotabile usato, ecc. ecc. rimandiamo alla sinteticissima ricostruzione fatta <strong>da</strong> M. F. MINERVINO,<br />

L’ultima cremagliera.., cit.; il libro tuttavia mette insieme materiale già pubblicato e non esplora le fonti<br />

primarie come delibere comunali e provinciali, documenti dell’Archivio dello Stato, dibattiti parlamentari,<br />

fondi, ecc.; più importanti informazioni tecniche e belle foto si trovano in NICO MOLINO, BEPPE SINCHETTO,<br />

Linee ferroviarie. La Paola-Cosenza, Ed. Elledi, Torino, 1985; e FRANCESCO OGLIARI, Storia dei trasporti<br />

italiani, vol. 22, Terra di primati: Campania-Puglia-Basilicata-Calabria, Cavallotti ed., Milano, 1976.<br />

22<br />

Nel 1869 Giovanni Nicotera, parlando «dell’incredibile isolamento» della Calabria solleva il problema degli<br />

approdi di Paola e Pizzo. Riportato <strong>da</strong> VITTORIO CAPPELLI, Politica e politici, in AA.VV., a cura di P.<br />

BEVILACQUA, A. PLACANICA, Storia d’Italia, cit., p. 500 (in nota). Il 5 maggio 1904 l’attivissimo deputato di<br />

Paola, Nicola De Seta (che anni dopo sarà un efficiente Sottosegretario ai Lavori Pubblici), chiede al Ministro<br />

dei Lavori Pubblici «di far esaminare la necessità di costruire nella Marina di Paola convenienti opere di<br />

approdo come complemento della progettata ferrovia Cosenza-Paola», cfr. ATTI PARLAMENTARI, legislatura<br />

XXI, sessione 1902-04, Camera, Discussioni, p. 12200.<br />

23<br />

Decreto del 14 novembre 1906. Cfr. ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXII, sessione 1904-07, cit., tornata<br />

del 27 febbraio 1907, p. 12412.<br />

24<br />

Il comune di Paola si attiva subito per sollecitare la definizione del progetto, l’ultimo appello è del 28 marzo<br />

1910, cfr. Archivio comune di Paola (<strong>da</strong> ora Acp), Delibera consiliare, n. 46, che fa voti al governo. Il Piano<br />

regolatore del porto di Paola è ora in MEUCCIO RUINI, Le opere pubbliche in Calabria 1906-1913, a cura di<br />

GAETANO CINGARI, Laterza, Roma-Bari, 1991, pp. 588-589; la planimetria invece in EDOARDO MOLLICA,<br />

La “relazione Ruini” del 1913 sugli interventi speciali in Calabria, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1991, tavole<br />

grafiche allegate.<br />

25<br />

«Alle opere di approdo previste <strong>da</strong>lla tabella F, non rispondenti allo scopo, in una spiaggia come quella,<br />

battuta in pieno <strong>da</strong>i venti e <strong>da</strong>l mare, si è ritenuto necessario sostituire un piccolo porto che avrà speciale<br />

importanza con la prossima apertura della linea Paola-Cosenza. Sarà assai utile anche alla ferrovia Napoli-<br />

Reggio per lo scalo del carbone fossile lungo la linea, mentre attualmente non se ne può sbarcare in altro porto<br />

intermedio tra Salerno e Reggio Calabria», cfr. M. RUINI, Le opere pubbliche..., cit., p. 588. Questo è l’unico<br />

traffico commerciale fino a tutti gli anni ’20, cfr. MARIA VALENTI MILLOTTI, I centri costieri della Calabria e<br />

il loro sviluppo, Tip. popolare G. Abramo, Catanzaro, 1924, p. 103.<br />

26<br />

M. RUINI, Le opere pubbliche..., cit., pp. 588-589.<br />

27<br />

Cfr. Archivio di Stato di Cosenza (<strong>da</strong> ora Asc), filza Genio Civile, «Opere marittime porto di Paola, anni<br />

1907-1914», sottofascicolo «Completamento porto di Paola», Lettera al Ministro dei LL.PP. per la Direzione<br />

generale edilizia, viabilità e porto <strong>da</strong>l provveditorato alle OO.PP. , 13 maggio 1929. In questo nuovo progetto<br />

lo specchio d’acqua doveva avere una superficie di circa 12 ettari, racchiuso tra due moli, a nord in<br />

corrispondenza del torrente Fiumarella e a sud in corrispondenza del torrente S. Domenico.<br />

28<br />

Ibidem. L’appalto alla Ditta Iesi è regolato con contratto stipulato il 10 luglio 1912 ed approvato con Dm del<br />

18 agosto 1912, per un importo di lire 1.031.785,11 (5,8 miliardi al 1998), cfr. Asc, Filza Genio civile, cit.,<br />

sottofascicolo «Opere di approdo alla marina di Paola. Anni 1911 e 1912».<br />

29<br />

Cfr. Corpo reale del Genio civile, 13° compartimento, Provincia di Cosenza, Considerazioni e proposte in<br />

ordine all’esecuzione delle opere di approdo alla marina di Paola, Cosenza 2 novembre 1915, ora in Asc, Filza<br />

Genio civile, cit., sottofascicolo «Anno 1915».<br />

30<br />

Cfr. Lettera al Ministro dei LL.PP. per la Direzione generale edilizia e viabilità e porto <strong>da</strong>l Provveditore alle<br />

OO.PP, 13 maggio 1929, cit. (il corsivo è nel testo). Nella lettera vi è comunque una grave imprecisione<br />

Giuseppe De Luca - 22


oceanografica. In tutto il Mediterraneo le correnti sottocosta viaggiano in senso antiorario (qui <strong>da</strong> sud verso<br />

nord). Nel caso che vi siano ostacoli artificiali, come un molo, la corrente erode la spiaggia a valle dell’ostacolo<br />

e la cresce a monte. Un esempio paradigmatico (per similitudine) è il porto artificiale di Viareggio. Questo<br />

avviene anche a Paola: i tratti del molo costruiti provocavano un’erosione a sud e un accumulo di sabbia a nord,<br />

come ben si vede in una cartolina del 1930, cfr. AA.VV., a cura di, TERESA CAROVANO, ANDREA<br />

LORENZELLI, UMBERTO MAZZOCCHI, IVAN TINTORRI, Un pensiero <strong>da</strong> Paola. Cartoline (1900-1940),<br />

Publiepa, Paola, 1997, p. 60.<br />

31<br />

Sul nuovo porto turistico cfr. ANTONIO STORINO, [Sergio, n<strong>da</strong>] Stancato: “un porto turistico a Paola”, in<br />

«Calabria», n. 135, 1997. La pianta del porto, così come riportato nella tavola di progetto della Variante<br />

generale al Piano regolatore generale del Comune di Paola del 1997, consulente generale prof. Alessandro<br />

Tutino, è molto simile a quella elaborata <strong>da</strong>l Provveditorato alle OO.PP. nel 1926. Uno schizzo a volo d’uccello<br />

di quello che dovrebbe essere il nuovo porto è in La voce degli Assessori, in «Il Comune», n. 2, 1998, p. 12.<br />

Il problema tecnico della sua realizzazione è comunque legato alle forti correnti marine e alle continue<br />

mareggiate che investono la costa tirrenica. Informazioni su questi fenomeni sono in TEODORO MERCURI, La<br />

mareggiata della notte di S. Silvestro sulla costa tirrenica calabrese <strong>da</strong> Diamante a Scilla, Cnr, Cosenza, 1980;<br />

e Atlante delle spiagge italiane: dinamismo, tendenze evolutive, opere umane, scala 1:100.000, Foglio 228/229,<br />

Selca, Firenze, 1985.<br />

32 2 2<br />

Dei 42,49 Km dell’intero territorio comunale, solo 2,94 Km hanno pendenza inferiore al 10%. Si tratta di<br />

una minima superficie, pari al 6,95% del territorio, e si trova per intero nella fascia litoranea, comprendente la<br />

stazione ferroviaria, i fasci dei binari e le relative strade e case. I terreni con pendenze comprese fra il 10 ed il<br />

30% sommano a circa 6,71 Km 2 , per il 15,85% del totale e sono dislocati anch’essi per buona parte nella fascia<br />

litoranea, al di sotto dei 200 metri di quota, con piccole isole sparse nel rimanente territorio. Tutto il resto, per<br />

32,84 Km 2 pari al 77,20% ha una pendenza superiore al 30%. Questo spiega l’esistenza di una Comunità<br />

montana, in apparente contraddizione con l’essere Paola un comune costiero.<br />

33<br />

Informazioni generali si trovano in MARIA VALENTI MILLOTTI, I centri costieri della Calabria..., cit.,<br />

passim.<br />

34<br />

I <strong>da</strong>ti ufficiali dell’emigrazione, più bassi di quelli reali, sono in Annuario statistico dell’emigrazione italiana<br />

<strong>da</strong>l 1876 al 1925, a cura del COMMISSARIO GENERALE DELL’EMIGRAZIONE, Roma, 1926. Non bisogna<br />

comunque dimenticare che l’emigrazione meridionale ha rappresentato un asse portante dello specifico modello<br />

di sviluppo capitalistico italiano, procurando una massa cospicua di capitali decisivi per superare i momenti di<br />

grave crisi del sistema <strong>economico</strong> nazionale, come è stato dimostrato in FRANCO BONELLI, La crisi del 1907.<br />

<strong>Una</strong> tappa dello sviluppo industriale in Italia, Fon<strong>da</strong>zione Einaudi, Torino, 1971.<br />

35<br />

«Un contadino di Paola stava facendo costruire una casa. Ci disse che era stato in America otto anni, vendeva<br />

carbone e ghiaccio e faceva il piccolo commercio. Aggiunse che aveva riportato 50.000 lire circa. Aveva<br />

comperato case e terre e ripartiva dopo essersi ammogliato <strong>da</strong> otto mesi: conto di rimanere in America altri tre<br />

anni», Intervista del 5 marzo 1908 ad Alessandro Pellegrino, contadino di anni 30, per l’Inchiesta sulle<br />

condizioni dei contadini in Basilicata e Calabria (1910), ora in FRANCESCO SAVERIO NITTI, Scritti sulla<br />

questione meridionale, a cura di PASQUALE VILLANI E ANGELO MASSAFRA, v. IV, p. I, Laterza, Bari, 1968,<br />

p. 175.<br />

36<br />

Interviste al pro-Sin<strong>da</strong>co di Paola, Gustavo Pizzini, medico e proprietario, di anni 38, e al Segretario della<br />

lega dei contadini, Raffaele De Luca, avvocato, di 32 anni, per l’Inchiesta sulle condizioni dei contadini.. cit.,<br />

pp. 173-174 (il corsivo è nel testo).<br />

37<br />

«L’emigrazione ha prodotto molto bene, io ne sono persuaso. In definitiva se ne son giovati anche i<br />

proprietari. E’ vero che alcune proprietà sono abbandonate, ma gli acquisti fatti <strong>da</strong> coloro che tornano<br />

<strong>da</strong>ll’America, e comprano terre, tendono a rialzare il prezzo della proprietà e così i proprietari si tolgono i<br />

debiti», Ibidem. Questo è un aspetto non secon<strong>da</strong>rio dell’emigrazione perché «gli americani compravano a<br />

prezzi esosi al punto che si consolidò il luogo comune di “cazzone americano” come sinonimo di sempliciotto<br />

che fa cattivi affari». Il termine, in ogni caso, non è inteso in maniera offensiva, cfr. GIUSEPPE BRASACCHIO,<br />

Storia economica della Calabria, Frama Sud, Chiaravalle Centrale, 1986, v. III, p. 579, che riporta anche<br />

diverse ed utili informazioni sulla fascia costiera tirrenica e su Paola. Le rimesse, comunque, sostituiscono<br />

l’assenza di una politica edilizia popolare e chi avrebbe dovuto farla, su questo cfr. LUIGI EINAUDI, Il<br />

problema delle abitazioni, Treves, Milano, 1920; nonché LANDO BORTOLOTTI, Storia della politica edilizia<br />

italiana. Proprietà, imprese edili e lavori pubblici <strong>da</strong>l primo dopoguerra ad oggi (1919-1970), Ed. Riuniti,<br />

Roma, 1978.<br />

38<br />

Intervista a Vincenzo Baroni, ex deputato e proprietario, di anni 59, per l’Inchiesta sulle condizioni dei<br />

contadini.. cit., p. 174. Questa autonomia decisionale portò anche alla modificazione del paesaggio colturale e<br />

della stessa alimentazione, cfr. PIERO BEVILACQUA, Emigrazione transoceanica e mutamenti<br />

dell’alimentazione contadina calabrese fra otto e novecento, in «Quaderni storici», n. 47, 1981.<br />

39<br />

Il Rd 8 marzo 1903, n. 92, che dichiarava zone malariche porzioni di territorio della provincia di Cosenza<br />

riguar<strong>da</strong> 26 comuni, tutti nel versante ionico. Per la situazione nell’800 cfr. la Carta della malaria, annessa al<br />

Giuseppe De Luca - 23


volume di LUIGI TORELLI, La malaria d’Italia, Pellas, Firenze, 1882. Nella carta, che è in scala 1:3.000.000, è<br />

indicata un’area malarica sulla costa tirrenica, a sud di Paola. Trovano quindi spiegazioni le parole, alquanto<br />

retoriche, del direttore del Credito del Lazio, che si occupava anche del sostegno alle casse rurali del<br />

Mezzogiorno (primo decennio del secolo): «vedo l’insidioso territorio di Paola liberato <strong>da</strong>i timori della malaria,<br />

rallegrato <strong>da</strong> lunghi filari d’alberi, disso<strong>da</strong>to e spezzato <strong>da</strong>i generosi colpi di un aratro lucente», citato in LUIGI<br />

INTRIERI, Don Carlo De Cardona e il movimento delle casse rurali in Calabria, Effesette, Cosenza, 1995, p.<br />

61.<br />

40 Cfr. INEA, Inchiesta sulla piccola proprietà coltivatrice, cit., pp. 1, 4-5, 65-66.<br />

41 L. INTRIERI, cit., pp. 134-135. Le <strong>da</strong>te di iscrizione alla cancelleria del Tribunale di Cosenza di molte Casse<br />

rurali sono in ERNESTO RUGGIERI, Per ricor<strong>da</strong>re Don Carlo De Cardona. Promotore e divulgatore delle<br />

Rural-Casse calabresi, Orizzonti Meridionali, Cosenza, s.d. [1974].<br />

42 Ibidem. Nota L. INTRIERI, cit., che «l’eccesso di liquidità, dovuto alla scarsa vitalità economica della<br />

Regione, pose il problema dell’impiego delle notevoli eccedenze. Esso fu risolto in un primo tempo<br />

depositandole presso il Banco di Napoli, la Banca d’Italia e per un periodo non accertato presso la locale Cassa<br />

di Risparmio; a partire <strong>da</strong>l 1919 cominciò anche l’investimento in buoni del tesoro, diventato enorme <strong>da</strong>l 1924<br />

in poi: oltre 25 milioni di lire. La Cassa federativa aveva quasi cessato la sua funzione di istituto di credito per<br />

ridursi a semplice istituto di risparmio. (Ciò dipendeva) <strong>da</strong>lla situazione economica della regione, priva di<br />

industrie e legata ad un’economia agricola di sussistenza», ibidem, pp. 71-72.<br />

43 Cfr. Acp, Delibera consiliare del 19 giugno 1909, n. 270, Incarico all’ing. Perrotta di studiare il risanamento<br />

della borgata Marina, cui seguirono poi dei provvedimenti per l’igiene urbana contro il colera con Delibera<br />

consiliare del 2 febbraio 1911, n. 4, e un vero e proprio piano di recupero e difesa con Delibera consiliare del 15<br />

febbraio 1917, n. 6.<br />

44 Sul dibattito urbanistico dell’epoca rimandiamo a GUSTAVO GIOVANNONI, Per la ricostruzioni di città e di<br />

borgate italiane distrutte, in «Nuova Antologia», 1917; nonché alla bella ricostruzione di un caso calabrese fatta<br />

in GIOVANNI IUFFRIDA, Territorio e città nell’Italia fascista, Laterza, Roma-Bari, 1992. Sul faro di Paola,<br />

progettato su torre metallica nel 1909, ma per una serie di intoppi sull’area prescelta, inaugurato solo nel 1930 e<br />

spostato sul tetto dell’esistente Torre del Soffio cfr. Asc, filza Genio civile, busta «Opere marittime. Faro di<br />

Paola».<br />

45 La legge n. 3096 del 1866 trasferisce al Demanio i beni ecclesiastici e destina i ricavi delle vendite del<br />

patrimonio ecclesiastico al Fondo per il culto, cioè al mantenimento dei parroci. L’articolo 18.3 esclude <strong>da</strong>lla<br />

devoluzione al Demanio e <strong>da</strong>lla conversione e concede «ai comuni e alle province i fabbricati dei conventi<br />

soppressi (..) purché ne fosse fatta diman<strong>da</strong> entro il termine di un anno e fosse giustificato il bisogno e l’uso di<br />

scuole, di asili infantili, di ricoveri di mendicità, di ospe<strong>da</strong>li e di altre opere di beneficenza e di pubblica utilità».<br />

46 Acp, Delibera consiliare n. 62 del 12 novembre 1907. La struttura del centro urbano, e in parte l’assetto del<br />

territorio, sono intrinsecamente legati alla localizzazione e importanza degli ordini religiosi e delle chiese che<br />

nel corso del tempo hanno scandito la sua crescita. <strong>Una</strong> breve descrizione di queste strutture si trova in Speciale<br />

Paola, supplemento a «Il bel Paese», n. 1, 1997.<br />

47 Cfr. STEFANO MAGGI, Dalla città allo Stato Nazionale. Ferrovie e <strong>modernizzazione</strong> a Siena tra<br />

Risorgimento e Fascismo, Giuffrè, Milano, 1994.<br />

48 Dati riferenti alla metà degli anni ’20, secondo le valutazioni riportate <strong>da</strong> un tecnico di valore come E.<br />

Blandini, cfr. INEA, Inchiesta sulla piccola proprietà coltivatrice formatasi nel dopoguerra, vol. II, Calabria, a<br />

cura di ERNESTO BLANDINI, Tip. Operaia romana, Roma, 1931, p. 66. La composizione della famiglia agiata<br />

media, in quel periodo era di 5 componenti, il che significa che tra il 40 e il 50% della popolazione residente in<br />

città apparteneva a queste due classi sociali.<br />

49 Nel 1910 il canone di abbonamento del <strong>da</strong>zio di consumo di Paola è – Cosenza esclusa – il più elevato della<br />

provincia, con 8.664 lire annue, seguono S. Giovanni in Fiore e Corigliano. Cfr. Rd 1 dicembre 1910, n. 846,<br />

Approvazione dell’elenco dei canoni di abbonamento ai <strong>da</strong>zi di consumo in varie province. D’altronde<br />

consultando il bilancio comunale del 1912 si vede come la voce più consistente delle entrate è il <strong>da</strong>zio di<br />

consumo (£. 80.000 su 207.000, il 38,6%). Spia delle nuove condizioni sociali è anche la spesa comunale per<br />

l’istruzione che incide per oltre il 25% dell’intero bilancio (per fare un raffronto nel comune di Cosenza la<br />

stessa spesa non superava il 12,5%). Nell’intera provincia, Paola si situava al 9° posto per le entrate, che però in<br />

due dei comuni che la precedono provengono in gran parte <strong>da</strong> mutui, cfr. MINISTERO DI AGRICOLTURA,<br />

INDUSTRIA, COMMERCIO, DIREZIONE GENERALE DELLA STATISTICA, Bilanci comunali per l’anno 1912,<br />

Tip. G. Bertero, Roma, 1914.<br />

50 Cfr. voce «Paola», Annuario generale del Regno d’Italia, cit., anni 1905, 1910, 1915, 1920.<br />

51 Questo, tuttavia, non prova che non esistessero più. Il nome del corrispondente dell’annuario è nel 1905 e nel<br />

1910 Achille Spadola (cioè il segretario comunale); nel 1920 nessuno; nel 1925 e per lungo tempo Giuseppe<br />

Vocaturo, maestro e direttore del Collegio convitto femminile tenuto <strong>da</strong>lle Suore domenicane.<br />

52 E’ significativo che nessun ferroviere ha avuto la direzione politica dell’Amministrazione o cariche locali<br />

civili di un qualche rilievo. Intervista a Pasquale Tuscano, Paola 22 giugno 1999.<br />

Giuseppe De Luca - 24


53<br />

Riportato in L. INTRIERI, cit., p. 53 che cita l’Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle<br />

province meridionali e nella Sicilia, v. V, relazione del delegato tecnico prof. Ernesto Marenghi, Roma, 1910.<br />

54<br />

I notai sono due; i medici sei nel 1905 e nove nel 1910, per scendere a sette nel 1915; i farmacisti sono<br />

quattro; gli avvocati cinque.<br />

55<br />

Soppresso poi nel 1927, cfr. Acp, Delibera consiliare del 15 giugno 1927, n. 53.<br />

56<br />

Il convento è ceduto con contratto in enfiteusi <strong>da</strong>l Comune ai Minimi dietro la corresponsione di un canone<br />

annuo nel marzo del 1901. La Biblioteca è trattenuta <strong>da</strong>l Comune e destinata a sede della Biblioteca civica. Ciò<br />

apre un contenzioso tra Minimi ed Amministrazione locale che permea anche le coscienze religiose cittadine<br />

creando due schieramenti. I frati si sentivano defrau<strong>da</strong>ti della memoria storica del Santuario. La Biblioteca sarà<br />

riaccorpata al Santuario solo nell’agosto del 1936 quando, con successivo accordo propiziato <strong>da</strong>l gerarca locale<br />

Carlo Scorza, l’intero complesso conventuale, compresa la biblioteca, vengono definitivamente ceduti ai frati.<br />

Per i due contatti cfr. FRANCESCO RUSSO, Il Santuario-Basilica di Paola. Monografia storica e gui<strong>da</strong><br />

illustrata, Paola, 1966, pp. 132-136 e 141-143.<br />

57<br />

Per esempio «La devozione dei pizzitani verso S. Francesco di Paola fu sempre sentita e manifestata in tutte le<br />

circostanze (..). Quando una tonnara non riusciva a pescare per molto tempo si ricorreva sempre all’intervento di<br />

S. Francesco, facendo appositamente portare <strong>da</strong> Paola alcune volte un san<strong>da</strong>lo, altre colte il manto, il bastone o<br />

altre reliquie del Santo che processionalmente venivano portate per le vie della cittadina e a mare dove un lungo<br />

corteo raggiungeva la “pescheria”», cfr. DOMENICO CURATOLO, Tonni, tonnare e tonnarotti, riportato in<br />

AA.VV., Le tonnare di Pizzo. Materiali documenti ricerche, Qualecuttura, Vibo Valentia, 1991. Sul culto del<br />

Santo in Camabria cfr. MAFFEO PRETTO, Santi e santità nella pietà popolare in Calabria, Editoriale progetto<br />

2000, Cosenza, 1993, pp. 543-584.<br />

58<br />

Cfr. PIETRO DE SETA, Un antico paese del sud, Tip. De Rose, Cosenza, 1977, p. 481 e GIOVANNI PANARO,<br />

All’insegna del pavone, in «Tutto Paola», n. 5, 1988.<br />

59<br />

Cfr. GIOVANNI SOLE, Storia della Camera del lavoro di Cosenza. Le origini, Ediesse, Roma, 1989, p. 34.<br />

Dal novembre 1916 in poi assembramenti e proteste, specie di donne, si moltiplicarono, cfr. ERNESTO<br />

RAGIONIERI, La storia politica e sociale, in Storia d’Italia, v. 4, t. III, Einaudi, Torino, 1976, p. 2027 e segg.<br />

60<br />

Cfr. G. SOLE, cit., p. 36. La qualità degli arrestati, notabili passati al socialismo, come il medico Eugenio<br />

Tarsitano e il chirurgo Natale Lo Gatto, getta luce sulle mo<strong>da</strong>lità della formazione dell’opposizione nell’Italia di<br />

allora. Tuttavia contro il carovita, nel luglio del ’19, scioperarono anche i maestri elementari e i ferrovieri. Cfr.<br />

ENZO MISÈFARI, Le lotte contadine in Calabria nel periodo 1914-1922, Jaca Book, Milano, 1972, p. 112.<br />

61<br />

Verità, n. 1, 20 ottobre 1919. <strong>Una</strong> sintesi giornalistica recente, seppur di parte, è in ATTILIO ROMANO,<br />

Nicola De Seta, martire delle lotte per il lavoro e per la democrazia, in «Tutto Paola», n…, 19..; per lo scenario<br />

politico del tempo rimandiamo alla ricostruzione che Fausto Cozzetto fa in questo stesso volume. Sulla<br />

situazione socioeconomica della città getta luce un documento ufficiale: cfr. MUNICIPIO DI PAOLA, Relazione<br />

del commissario prefettizio cav. Uff. dott. Ugo Severini al ricostruito Consiglio comunale, Tip. Della Cronaca di<br />

Calabria, Cosenza, 1925.<br />

62<br />

Sulla spiaggia, a ridosso dell’unico accesso lasciato libero <strong>da</strong>i binari, viene localizzato uno stabilimento<br />

balneare in legno (nel ’36, quando ormai è palese l’abbandono delle opere portuali sarà trasformato in muratura<br />

<strong>da</strong> Peppino Tramontana), cfr. F. CORIGLIANO, cit., p. 57 e p. 69. Questo testo è molto ricco di frammenti di vita<br />

nel periodo fascista e corre<strong>da</strong>to di belle foto. La ricostruzione è tuttavia molto bucolica, anche quando si ricor<strong>da</strong><br />

la farmacia Sganga e la pericolosa attività di antifascismo che vi si svolgeva. Bisogna comunque dire che in tutti<br />

i casi in cui è stato possibile controllare le affermazioni, la fonte si è dimostrata attendibile.<br />

63<br />

Fra il 1920 e il 1925 compare il cinematografo dei fratelli Giovanni e Francesco Serranò, la «Sala Roma», al<br />

quale si aggiunge nel 1935 l’arena estiva «Nizza». Nel 1942-43 vi sono tre cinema: «Cilea», «Dopolavoro<br />

<strong>ferroviario</strong>», «delle Vittorie», cfr. voce «Paola», Annuario generale del Regno d’Italia, anni 1930, 1935, 1937,<br />

1942-43. Riguardo ai teatri, all’esistente Teatro di Pietro Fuoco, si aggiunge fra il ’20 e il ’25 il «Politeama»<br />

(nato <strong>da</strong>lla trasformazione e ristrutturazione del Cinema delle Vittorie), cioè una struttura polivalente utilizzabile<br />

per varietà, lirica, cinema, ecc.<br />

64<br />

Cfr. F. CORIGLIANO, cit., p. 69. Il Carro portava nelle località minori spettacoli di lirica e di prosa.<br />

65<br />

Cfr. Relazione sulla straordinaria amministrazione del Comune (21 dicembre 1928-15 luglio 1929), a cura<br />

del 1° segretario di prefettura avv. ANGELO CARREDDA, ora in Asc, Prefettura, Gabinetto Comune di Paola.<br />

1904-1946, fascicolo «Comune di Paola», sottofascicolo «Delegato podestarile 1929-1934». Da citare in questo<br />

periodo l’appalto del servizio di nettezza urbana e di innaffiamento stra<strong>da</strong>le che <strong>da</strong>l febbraio 1929 è affi<strong>da</strong>to alla<br />

ditta Gaspare Carnevale, sanando la disastrosa situazione in cui venivano tenute le strade urbane, cfr. Acp,<br />

Delibera consiliare n. 36 del 22 marzo 1929.<br />

66<br />

Cfr. Relazione relativa alla gestione comunale <strong>da</strong>ll’8 aprile 1932 al 14 giugno 1933, re<strong>da</strong>tta <strong>da</strong>l<br />

Commissario prefettizio rag. GIACOMO PROVENZANO, ora in Asc, Prefettura, cit., sottofascicolo<br />

«Amministrazione comunale anno 1931-42». Sui due “ras” locali rimandiamo al contributo del Cozzetto, in<br />

questo stesso volume, non senza riportare le sintetiche considerazioni di RENZO DE FELICE, in Mussolini il<br />

Giuseppe De Luca - 25


fascista, v. II, Einaudi, Torino, 1968, che taccia come «fumisterie ideologiche» (p. 129) le concezioni del<br />

fascismo del Maraviglia; e di «personalità scialba» (p. 178) lo Scorza.<br />

67 Per la prima rete cfr. Acp, Delibera consiliare n. 132 del 7 ottobre 1914. Per la secon<strong>da</strong> cfr. Asc, filza Genio<br />

civile, fascicolo «Rete idrica e fognante. Comune di Paola».<br />

68 Cfr. Relazione sulla straordinaria amministrazione del Comune (21 dicembre 1928-15 luglio 1929), a cura<br />

del 1° segretario di prefettura avv. A. CARREDDA, cit.<br />

69 Che obbliga ad un nuovo appalto per i lavori, vinto <strong>da</strong>ll’Impresa Gallo di Amantea, ma poi completati<br />

<strong>da</strong>ll’impresa ing. Mario Venditti. In <strong>da</strong>ta 20 aprile 1933 il Commissario prefettizio, rag. Giacomo Provenzano,<br />

fa tappezzare la città con un manifesto riportante la notizia che «il Consiglio dei Ministri in <strong>da</strong>ta 14 aprile ha<br />

deliberato, su proposta dell’on. M. Maraviglia, di accollarsi l’onere per completare l’acquedotto comunale».<br />

Copia ora si trova in Asc, filza Genio civile, cit.<br />

70 Cfr. Lettera del Prefetto all’ing. Capo del Genio civile di Cosenza, div. 4, prot. 24469, 5 settembre 1937, ora<br />

in Asc, filza Genio civile, fascicolo «Acquedotto di Paola». In quell’anno nel Santuario-Basilica abitano oltre<br />

cento persone, cfr. Lettera del Padre superiore al Commissario prefettizio avv. Mario Caruso, del 27 febbraio<br />

1937, ora in ibidem. La scarsità d’acqua alla Marina è confermata <strong>da</strong> una Lettera collettiva di un gruppo di<br />

ferrovieri al Podestà di Paola del 1 aprile 1938 nella quale si legge «che in quanto ad acqua (sebbene poca e<br />

mediocre), luce e nettezza urbana, a tutto provvede la loro amministrazione ferroviaria», ibidem.<br />

71 Cfr. F. CORIGLIANO, cit., pp. 55-56.<br />

72 Avrebbe potuto giocare un ruolo <strong>da</strong>vvero innovatore per l’intero circon<strong>da</strong>rio paolano e per la stessa provincia,<br />

come è stato il caso della Società d’arti e mestieri di Milano, sorta nel 1838 sul modello del Conservatoire d’arts<br />

et métiers, <strong>da</strong>lla quale prese poi corpo il Politecnico di Milano.<br />

73 Cfr. Acp, Delibera consiliare n. 264 del 19 giugno 1909, che fa voti al governo in questo senso.<br />

74 Cfr. F. CORIGLIANO, cit., p. 56.<br />

75 Ancora nel 1953 il Comune chiede al Ministero della pubblica istruzione l’apertura di un corso completo di<br />

Liceo-Ginnasio, cfr. Acp, Delibera consiliare n. 193 del 26 giugno 1953.<br />

76 Acp, Delibera consiliare n. 31 del 17 giugno 1919 e n. 75 del 1 novembre 1927.<br />

77 Col Rd n. 2506 del 1923 vengono istituite quattro classi di strade. La prima, che poi indicherà le statali con la<br />

formazione dell’Aass (l’odierna Anas) nel 1928, comprende la Tirrena inferiore (attuale SS 18, già provinciale),<br />

allora contraddistinta con il n. 68. Non era asfaltata, ma solo a maca<strong>da</strong>m (cfr. Le strade italiane rinnovate <strong>da</strong>l<br />

fascismo, in «L’auto italiana», n. 29, 1933) e tale rimase fino allo scoppio della secon<strong>da</strong> guerra mondiale, cfr.<br />

TCI, Atlante internazionale del Tci, Milano, 1940, parte statistica. Il movimento degli automezzi, nelle 24 ore, in<br />

corrispondenza di Paola nel 1938 (l’anno economicamente più prospero fra le due guerre) secondo il<br />

censimento della circolazione effettuato in quell’anno, era di 32 autocarri, 197 carri a trazione animale, 9<br />

autobus, 137 auto, 28 motocicli, 45 vetture a trazione animale (cioè carrozze). Cfr. ANAS, Statistica della<br />

circolazione lungo le strade statali nell’anno 1950, Tip. Mortara, Roma, s.d., tavola di confronto col censimento<br />

del 1938.<br />

78 Cfr. GIOTTO DAINELLI, Atlante fisico <strong>economico</strong> d’Italia, Confederazione turistica italiana, Milano, 1940.<br />

Invece nell’Annuario generale 1938, Confederazione turistica italiana, Milano, 1938, cioè dello stesso editore e<br />

quasi coevo, si riporta una cartina <strong>da</strong>lla quale risulta che la SS Tirrenica è percorsa <strong>da</strong> un servizio giornaliero <strong>da</strong><br />

Paola a Fuscaldo-Marina di Fuscaldo. E’ possibile che si tratti di un servizio stagionale.<br />

79 Cfr. F. CORIGLIANO, cit., p. 57.<br />

80 Acp, Delibera consiliare n. 42, del 19 aprile 1929.<br />

81 Cui si aggiungono 15 prestatori d’opera, cfr. Relazione al Prefetto dell’ispezione al Comune di Paola, a cura<br />

dell’ispettore Micarelli, 7 aprile 1935, ora in Asc, Prefettura, cit., fascicolo «Comune di Paola». L’alto numero<br />

dei disoccupati è la conseguenza del completamento dei lavori per acquedotto e fogna. Situazione che migliora<br />

leggermente l’anno dopo quando i disoccupati censiti ammontano a 300, come si rileva <strong>da</strong> una lettera di<br />

sollecito per l’attivazione di opere pubbliche, cfr. Lettera del Prefetto, Ubaldo Bellini, all’ing. Capo del Genio<br />

civile di Cosenza, Asc, Prefettura, fascicolo «Gabinetto», prot. n. 491 del 15 febbraio 1936.<br />

82 Molte cartoline, <strong>da</strong>ll’inizio del secolo, sono stampate <strong>da</strong> Emilio Fuoco e Paolo Rossi, cfr. i vari riferimenti in<br />

AA.VV., a cura di, T. CAROVANO, A. LORENZELLI, U. MAZZOCCHI, I. TINTORRI, Un pensiero <strong>da</strong> Paola..,<br />

cit., passim.<br />

83 Impressione confermata anche <strong>da</strong>l più volte citato F. Corigliano secondo il quale i bagnanti fissi, escludendo<br />

cioè quelli festivi, erano «una trentina».<br />

84 Fino al 1904 la festa padronale si svolgeva il 27 marzo, per la protezione accor<strong>da</strong>ta <strong>da</strong>l Santo alla città nel<br />

terremoto del 1638. Quel giorno, tuttavia, sovente cadeva nella settimana santa o nell’ottava di Pasqua con la<br />

conseguenza di dover rinviare la festa. Per ovviare all’inconveniente, <strong>da</strong>l 1904, la festa viene spostata al 4<br />

maggio che, secondo il calen<strong>da</strong>rio religioso, è il primo “tecnicamente” libero per poter svolgere sempre<br />

l’avvenimento. Nel 1952 a questo giorno è aggiunto anche il 2 maggio. Su questi temi cfr. ROCCO<br />

BENVENUTO, S. Francesco patrono della città di Paola: origine e sviluppo della festa, in «Calabria<br />

Letteraria», nn. 7-9, 1993; ID., Origine e sviluppo della festa del 4 maggio, «Il Comune», 1, 1999.<br />

Giuseppe De Luca - 26


85 Per un bilancio ufficiale AA.VV., a cura della FEDERAZIONE FASCISTA DELLA PROVINCIA DI COSENZA,<br />

Cinque anni di fascismo in provincia, Cosenza, 1928, sche<strong>da</strong> «Paola»; O. LEPORE, Cinque anni di<br />

provveditorato alle opere pubbliche per la Calabria, in «L’ingegnere», n. 2, 1932.<br />

86 Riportato in ROBERTO LOSSO, Aspetti, problemi e aspirazioni della città di S. Francesco, in «Tutto Paola»,<br />

n. 5, 1987.<br />

87 «Il commissario di pubblica sicurezza di Paola è costretto a confessare al Prefetto che “mentre in occasioni di<br />

feste religiose tutta la gioventù paolana trova i mezzi per adornarsi in convenienti costumi ed accorre alle<br />

processioni con entusiasmo; avviene esattamente il contrario se si tratta di qualsiasi organizzazione e festa<br />

fascista”», cfr. GIUSEPPE SORIERO, Le trasformazioni recenti del territorio, in AA.VV., a cura di P.<br />

BEVILACQUA, A. PLACANICA, Storia d’Italia, cit., p. 554.<br />

88 I bombar<strong>da</strong>menti avvennero il 24 e 26 luglio, poi il 3, 19, 27 agosto e provocarono 100 morti, secondo il<br />

medico condotto P. Niccolini, riportato in R. LOSSO, Aspetti, problemi e aspirazioni.., cit. Su questi eventi cfr.<br />

GIOVANNI PANARO, Il fragoroso brontolio della morte; e ORLANDO SICILIANO, Quando pericolo e paura<br />

divengono routine, entrambi in «Tutto Paola», n. 1, 1990; ORLANDO SICILIANO, Il 50° anniversario del<br />

bombar<strong>da</strong>mento di Paola nel racconto di un testimone, in «Paola e dintorni», n. 10, 1993; ROCCO<br />

BENVENUTO, S. Francesco e la bomba di Paola, in «Gazzetta del Sud», 5 agosto 1993.<br />

89 Sulla situazione in città in quei mesi cfr. GAETANO VIGIANO, Paola e il Sin<strong>da</strong>co, in «Emancipazione», n. 22,<br />

1944. Il primo Sin<strong>da</strong>co, nominato tramite il Comitato provinciale di liberazione nazionale, è Sergio Pizzini,<br />

democristiano, che determina forti lagnanze <strong>da</strong>lle sezioni socialiste e comuniste perché «fascistissimo».<br />

90 Asc, Ministero dell’Interno, Direzione generale di Pubblica sicurezza, 1914-1949, b. 59/3, Relazione mensile<br />

dei mesi di agosto-novembre 1944, citata in VINCENZO MAURO, La situazione economica, politica e sociale in<br />

Cosenza e provincia, in AA.VV., a cura di ALBERTO GIASANTI, Conflitti sociali e mutamenti politici in<br />

Calabria e Sicilia (1943-1947), Giuffrè, Milano, 1989, p. 89.<br />

91 Acp, filza Acquedotto e fognatura, Cat. X, nn. 62-64, Delibera di nomina dell’ing. Alfonso Sbano a direttore<br />

dei lavori comunali pendenti <strong>da</strong> azioni belliche. I lavori di riparazione e ripristino sono affi<strong>da</strong>ti alla ditta<br />

Armando Coscarella. Per la successiva ricostruzione sarà poi fatta un’asta d’urgenza per una spesa complessiva<br />

di 30 milioni su progetto re<strong>da</strong>tto nel 1954 <strong>da</strong>l geom. G. Valente del Genio civile di Cosenza. Ciò però non basta,<br />

tanto che i progetti di ampliamento si susseguono fino all’approvazione di una convenzione (nel 1961) con la<br />

Cassa per il Mezzogiorno, che <strong>da</strong>rà un assetto definitivo e igienicamente efficiente alla distribuzione dell’acqua<br />

potabile in città. La rete fognaria, con qualche ritardo, viene in seguito costruita <strong>da</strong>llo stesso Comune. L’intera<br />

vicen<strong>da</strong> è conservata in Asc, filza Genio civile, fascicolo «Rete idrica e fognante. Comune di Paola».<br />

92 Questo strumento viene introdotto con D.Lgs. del 1 marzo 1945, n. 154. Il Piano di ricostruzione di Paola,<br />

re<strong>da</strong>tto <strong>da</strong>ll’arch. Armando Barrese, è adottato l’8 febbraio 1952 ed approvato con Dm il 14 febbraio 1953, n.<br />

503. Sul significato ed il ruolo di questi piani cfr. ARCADIO DE ZORDO, GAETANO DI BENEDETTO, I piani di<br />

ricostruzione nel processo di trasformazione degli assetti urbani, in AA.VV., a cura di PIER LUIGI BALLINI ET<br />

AL., La Toscana nel secondo dopoguerra, F. Angeli, Milano, 1991, pp. 283-297. Contrariamente a quanto il<br />

buon senso potrebbe dirci, alcuni di questi piani sono tuttora in vigore in diversi centri urbani. L’ultimo<br />

provvedimento che porta ordine in questa materia, rifinanziando le opere ancora incomplete, è la Legge del 12<br />

agosto 1993, n. 317.<br />

93 L’intero incartamento si trova in Asc, Fondo Prefettura. Affari comunali, fascicolo «Paola. Piano di<br />

ricostruzione. Zona B».<br />

94 Il «piano Romita» è pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, n. 131, 1955. Sulla nascite di queste nuove<br />

infrastrutture in Italia e le prime scelte repubblicane cfr. LANDO BORTOLOTTI, GIUSEPPE DE LUCA, Fascismo<br />

e autostrade, F. Angeli, Milano, 1994, parte prima, cap. 2; G. PINI, Piano regolatore delle autostrade italiane,<br />

in «Politica dei trasporti», n. 5, 1951; AA.VV., 1955-1975. Le autostrade della secon<strong>da</strong> generazione, Edito a<br />

cura della Spa per l’Autostra<strong>da</strong> Serravalle-Milano-Ponte Chiasso, Milanofiori, 1990, fc.<br />

95 Gli articoli e le riunioni sono numerosi per citarli tutti, una sintesi è conservata in Asc, Fondo Camera di<br />

commercio, fascicolo «Viabilità, strade, autostrade <strong>da</strong>l 1954». Gli articoli che cercano di ripercorrere e spiegare,<br />

seppur <strong>da</strong> punti di vista differenti, l’intera vicen<strong>da</strong> sono: Gli interessi della Calabria non vanno subordinati a<br />

quelli di altra regione, in «Il Giornale d’Italia», 4 agosto 1954; Il Senato ha approvato il disegno di legge per la<br />

costruzione di strade e autostrade, in «Il Giornale dei costruttori», 31 marzo 1955; nonché i saggi: GIUSEPPE<br />

ROGLIANO, L'autostra<strong>da</strong> del sole <strong>da</strong> Salerno a Reggio Calabria: l'attraversamento della provincia di Cosenza.<br />

Itinerari e geognosia dei terreni attraversati, Tip. Scat, Cosenza, 1959; COMITATO PROVINCIALE PER IL<br />

PROSEGUIMENTO MERIDIONALE DELL'AUTOSTRADA DEL SOLE, Tronco meridionale dell’Autostra<strong>da</strong> del<br />

Sole <strong>da</strong> Salerno a Reggio Calabria: la scelta del tracciato <strong>da</strong> Vallo di Diano alla Foce del Savuto, Tip. Eredi<br />

Serafino, Cosenza, 1960; ID., Il tracciato mediano dell'Autostra<strong>da</strong> del Sole tra Vallo Diano e la Piana di S.<br />

Eufemia in funzione ambivalente per lo sviluppo dell’economia tirrenica e jonico-adriatica, Tip. Eredi Serafino,<br />

Cosenza, 1961. <strong>Una</strong> brevissima sintesi di tutto è in G. SORIERO, Le trasformazioni recenti del territorio, cit.,<br />

pp. 753-754.<br />

Giuseppe De Luca - 27


96 Un efficace lavoro di ricostruzione dei provvedimenti e dei progetti in quel periodo è in PAOLO RADOGNA,<br />

Sviluppo industriale e pianificazione <strong>territoriale</strong> nel Mezzogiorno, in «Urbanistica», n. 45, 1965; la prima<br />

organica proposta di progammazione è in CENTRO STUDI E PIANI ECONOMICI, Un primo schema di sviluppo<br />

<strong>economico</strong> regionale. Un’ipotesi di assetto <strong>territoriale</strong>, a cura di VINCENZO CABIANCA, ALBERTO LACAVA,<br />

Roma, 1965, fc; in sintesi pubblicata con il titolo Ipotesi di assetto <strong>territoriale</strong> a livello nazionale: Mezzogiorno,<br />

in «Urbanistica», n. 49, 1967, dove si riman<strong>da</strong> anche alla monografia regionale Calabria, curata <strong>da</strong> GIUSVA<br />

MARCIALIS SAMONÀ.<br />

97 Così «si è realizzato un disegno che <strong>da</strong> un lato consente una sufficiente estensione degli effetti degli<br />

investimenti su tutto il territorio regionale e <strong>da</strong>ll’altro garantisce una sufficientre concentrazione degli interventi<br />

medesimi in alcuni ambiti. I cinque poli individuati sono quelli di Cosenza, di Crotone, di Catanzaro, di Vibo<br />

Valentia e di Reggio Calabria. Essi si sal<strong>da</strong>no l’uno con l’altro lungo l’intero percorso della regione fra Reggio<br />

Calabria e la piana di Sibari, seguendo la direttrice dell’asse autostra<strong>da</strong>le fon<strong>da</strong>mentale (autostra<strong>da</strong> del sole); e<br />

cioè la direttrice delle piane: Sibari-media valle del Crati-S. Eufemia-Rosarno-Reggio», COMITATO<br />

REGIONALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA DELLA CALABRIA, Schema regionale di sviluppo<br />

della Calabria, Abramo, Catanzaro, 1970, p. 90. Le analisi statistiche e le ipotesi progettuali sono <strong>da</strong>tate inizio<br />

anni sessanta.<br />

98 L’opzione politica viene poi anche trasmigrata nel Piano <strong>territoriale</strong> di coordinamento <strong>territoriale</strong> dove «si<br />

propone una catena di interventi che “partono <strong>da</strong> Reggio Calabria ed arrivano fino all’etremo nord della<br />

regione” sulla base di una strategia dello sviluppo a poli “con vaste aree di gravitazione di popolazione e<br />

manodopera intorno ai centri focali” il cui asse di sostegno è rappresentato <strong>da</strong>ll’Autostra<strong>da</strong> del Sole nel senso<br />

longitudinalee, tarsversalmente, <strong>da</strong> una serie di vie veloci di collegamento (la superstra<strong>da</strong> delle Terme: Guadia<br />

Piemontese-Spezzano-Sibari; la superstra<strong>da</strong> Paola-Cosenza-Crotone; la stra<strong>da</strong> dei Due Mari; Lametia-Catanzaro<br />

e infine la superstra<strong>da</strong> Gioia Tauro-Locri)», GIUSEPPE IMBESI, Politica del territorio in Calabria, Casa del<br />

Libro, Reggio Calabria, 1979. Vedi anche COMITATO REGIONALE PER LA PROGRAMMAZIONE<br />

ECONOMICA DELLA CALABRIA, Piano <strong>territoriale</strong> di coordinamento della Calabria, Abramo, Catanzaro,<br />

1970. Questo piano non verrà mai ufficialmente approvato, sarà comunque alla base dei finanziamenti statali e<br />

della gestione autonomista della Regione Calabria.<br />

99 Cfr. COMITATO REGIONALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA DELLA CALABRIA, Piano<br />

<strong>territoriale</strong>.., cit. tavola 7, che nella graduatoria delle vocazioni turistiche assegna alla città il valore mediobasso<br />

di 6 in un an<strong>da</strong>mento compreso tra i valori 1 e 8.<br />

100 «La struttura geologica dell’intera area costiera, <strong>da</strong>lla battigia alle cime metamorfiche ben modellate<br />

<strong>da</strong>ll’erosione, consiste in una serie di grandi lastroni stratiformi di rocce sedimentarie mioceniche, per lo più<br />

arenacee, che giacciono in discor<strong>da</strong>nza sulle rocce metamorfiche sottostanti. La forte e costante pendenza delle<br />

arenarie mioceniche sulle pendici è la caratteristica principale di queste rocce». Cfr. Comune di Paola, Relazione<br />

geologico-tecnica relativa ai piani per gli insediamenti produttivi, a cura di GIANFRANCO BARTOLI, Paola, 15<br />

dicembre 1989, p. 1. Ciò ha determinato lo strutturarsi di unità fisiografiche nettamente differenti tra loro,<br />

partendo <strong>da</strong>lla costa e fino allo spartiacque montano: cioè una serie di terrazzamenti. I limiti strutturali e la<br />

ristrettezza dei terrazzamenti hanno determinato una organizzazione del territorio urbano di tipo pensile,<br />

incentrata sulle due grandi infrastrutture di collegamento presenti: la ferrovia e la litoranea. Per la descrizione<br />

del territorio più prossimo alla città cfr. COMUNE DI PAOLA, Studio geologico e geotecnico per la variante al<br />

Piano regolatore generale, a cura di ATTILIO GIANNI, GIUSEPPE D’AMICO, GIUSEPPE MELCHIONDA, Paola,<br />

1996.<br />

101 Nel 1961 gli attivi passeranno al 15,4%. Le 885 aziende censite in quell’anno (il 98% delle quali condotte<br />

direttamente <strong>da</strong>i proprietari) diventeranno 630 nel 1970, 469 nel 1982, e 434 nel 1990. Si tratta di aziende assai<br />

piccole. Nel ’70, con il 1° Censimento dell’agricoltura, possiede meno di 5 ettari il 92% delle aziende; salite al<br />

94% nella terza rilevazione del 1990.<br />

102 Su questo cfr. ILARIO PRINCIPE, Urbanistica periferica. Città minori, storia e società nel Mezzogiorno,<br />

Frama sud, Chiaravalle Centrale, 1984, p. 14 e segg.<br />

103 «<strong>Una</strong> città, per essere tale, deve avere un suo territorio; cioè deve fornire servizi ad un’area più vasta di<br />

quella di un singolo comune, e nello stesso tempo deve governare questo territorio per una serie di funzioni<br />

della vita politico-amministrativa e sociale. Serve l’area circostante con i suoi commercianti, grossisti, depositi,<br />

rappresentanti, venditori di beni di consumo non quotidiano; col mercato del lavoro (attraendo pendolari e<br />

immigrati stabili <strong>da</strong>i dintorni), con la formazione culturale (<strong>da</strong>lle scuole di ordine superiore a quelle<br />

dell’obbligo); con l’elaborazione e distribuzione di informazioni e notizie: le radio e le Tv locali, i giornali e le<br />

re<strong>da</strong>zioni locali dei giornali oggi, ma nei secoli passati anche le stazioni di posta delle diligenze, le osterie, le<br />

botteghe dei barbieri», LANDO BORTOLOTTI, Per una storia delle piccole città. Il caso di Olbia, in AA.VV., a<br />

cura di EUGENIA TOGNOTTI, Da Olbìia ad Olbia, Chiarelle, Sassari, 1996, p. 15.<br />

104 Il termine è tratto <strong>da</strong>: LUCIO GAMBI, Le Regioni d’Italia. Calabria, v. XVI, Utet, Torino, 1965, p. 472, ed<br />

indicava i centri «in cui la mobilità degli uomini è forte e gli scambi economici più intensi, in cui interiormente<br />

si fa un’animata vita di comunità: cioè le principali operazioni mercantili, le correnti azioni legali, i ricoveri in<br />

Giuseppe De Luca - 28


ospe<strong>da</strong>le consultazione medica di una certa entità, gli spostamenti dei giovani che frequentano i più elevati gradi<br />

medi di istruzione, il maggior numero dei matrimoni, ecc.». Gli altri centri urbani, oltre a Paola, sono Cosenza,<br />

Crotone, Gioia Tauro, Nicastro, Catanzaro, Tropea, Vibo Valentia.<br />

105<br />

D’altronde la Calabria, fino a qualche decennio fa, era considerata terra senza «vere e proprie città», cfr. oltre<br />

a L. GAMBI, cit., e I. PRINCIPE, cit.; cfr. RICCARDO MUSATTI, Terra senza città, in «Nord e Sud», n. 28,<br />

1957, e PIERO BEVILACQUA, Uomini, terre, economie, cit., pp. 337-362. Il concetto di città nel meridione è<br />

comunque assai diverso <strong>da</strong> quello applicabile al centro nord. Solo di recente gli studiosi stanno in<strong>da</strong>gando i<br />

centri meridionali senza porsi più il confronto con quelli del resto del paese, cfr. AA.VV., a cura di LIDA<br />

VIGANONI,Città e metropoli nell’evoluzione del mezzogiorno, F. Angeli, Milano, 1992; e AA.VV., a cura di<br />

MICHELE TALIA,L’urbanistica nelle città del sud, Gangemi, Roma, 1998.<br />

106<br />

Cfr. UNIONE ITALIANA CAMERE COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA, La carta commerciale<br />

d’Italia con le sue 414 aree e subaree di attrazione del commercio di dettaglio e le relative quote di mercato,<br />

Giuffrè, Milano, 1960, e la successiva in<strong>da</strong>gine effettuata con i <strong>da</strong>ti del censimento del 1961, La carta<br />

commerciale d’Italia con le sue 442 aree e subaree di attrazione del commercio di dettaglio e le relative quote<br />

di mercato, Giuffrè, Milano, 1968. Per area commerciale l’inchiesta intende lo spazio che gravita normalmente<br />

su un centro commerciale per acquisti al dettaglio di generi non comuni.<br />

107<br />

Cfr. SOMEA, Atlante <strong>economico</strong>-commerciale delle Regioni d’Italia, Istituto dell’enciclopedia italiana,<br />

Milano, 1974, v. II. I comuni ai quali vengono offerti servizi <strong>da</strong> parte di Paola sono: Belmonte, Fuscaldo, S.<br />

Lucido, Falconara, Fiumefreddo, Longobardi. Secondo la precedente analisi due comuni in meno al nord e uno<br />

in più al sud. Effetto del miglioramento dell’accessibilità dopo la rettifica e l’ampliamento della litoranea.<br />

108<br />

Cfr. UFFICIO STUDI CARICAL, Evoluzione della struttura socio-economica in Calabria e Basilicata.<br />

Un’analisi dei censimenti, in «Sviluppo», nn. 54-55, 1988. Questo lavoro si basa sulla lettura comparata dei<br />

<strong>da</strong>ti dei censimenti generali dell’Istat fin <strong>da</strong>l 1951.<br />

109<br />

Per una sintetica dei quartieri popolari negli anni ’50 che subiscono le prime trasformazioni, cfr. ORLANDO<br />

SICILIANO, Contadini, boscaioli, artigiani paolani nell’immediato dopoguerra, in «Tutto Paola», nn. 4-5,<br />

1990.<br />

110<br />

Dm del 31 dicembre 1954, Classificazione nazionale degli alberghi per il biennio 1955-56, supplemento<br />

ordinario alla Gazzetta Ufficiale, n. 135, 1955.<br />

111<br />

Cfr. Annuario generale del Tci, Milano, 1951, voce «Paola» e «Marina di Paola».<br />

112<br />

Cfr. TCI, Gui<strong>da</strong> pratica dei luoghi di soggiorno, v. 1, «Marine del Tirreno e delle isole», Milano, 1964, p.<br />

270.<br />

113<br />

Cfr. Annuario generale del Tci, Milano, 1968, voce «Paola» e «Marina di Paola». Tuttavia negli anni 1955-<br />

1964 chiudono vecchi alberghi: il Centrale (1956), il Savoia (1957), il Moderno (1959), il Regina d’Italia<br />

(1961), l’Imperiale (1964).<br />

114<br />

Cfr. Annuario generale del Tci, Milano, 1980, voce «Paola» e «Marina di Paola». L’aumento è determinato<br />

<strong>da</strong>ll’apertura del Giulia (1970) e del Terminus (1970), chiuderanno rispettivamente nel 1988 e nel 1990. Così<br />

come chiuderà il Rinascente (1978) e l’Elena (1998).<br />

115<br />

Cfr. MARCO CEGLIE, Religiosità e appartenenza: analisi dei matrimoni avvenuti nel Santuario di Paola <strong>da</strong>l<br />

1963 al 1990, tesi di laurea, Università della Calabria, Facoltà di scienze economiche e sociali, a.a. 1992/93,<br />

relatore Pietro Fantozzi. Vi si legge che: «<strong>da</strong>l 1963 al 1990 sono stati celebrati al Santuario-Basilica 12.972<br />

matrimoni» (p. 32), così ripartiti: 1963:738; 1964:732; 1965:684; 1966:623; 1967:644; 1968:614; 1969:607;<br />

1970:609; 1971:580; 1972:644; 1973:722; 1974:629; 1975:538; 1976:509; 1977:477; 1978:432; 1979:432;<br />

1980:404; 1981:359; 1982:337; 1983:260; 1984:223; 1985:270; 1986:255; 1987:174; 1988:164; 1989:158;<br />

1990:154. Il numero massimo dei matrimoni celebrati in un solo giorno «è stato il 30 aprile 1972 con 19 riti, che<br />

comportano il contemporaneo utilizzo della cappella del Santo, della Chiesa succursale, e della cappella del B.<br />

Nicola» (p. 37). La frequenza mensile risulta abbastanza uniforme, con cadute significative nei soli mesi di<br />

maggio e novembre. A questo lavoro si riman<strong>da</strong> per capire la provenienza geografica e le caratteristiche socioeconomiche<br />

e culturali delle giovani coppie. Di questi flussi il centro abitato ha tratto relativo giovamento, non<br />

disponendo di attrezzature ricettive adeguate alle differenti domande nunziali.<br />

116<br />

La rettificazione e l’allargamento della Tirrena inferiore avviene tra il 1965 e il 1970; il completamento del<br />

nuovo tracciato della SS 107 per Cosenza è del 1972 che, accorciando i tempi di percorrenza, sposta l’interesse<br />

<strong>economico</strong> del capoluogo verso altre aree costiere. La SS 107 è una delle quattro «strade di grande<br />

comunicazione» (art. 13 della legge n. 729 del 1961) elencate <strong>da</strong>l Dm dei lavori pubblici del 20 luglio 1983,<br />

Classificazione del sistema viario di grande comunicazione. L’esigenza di una così alta classificazione nasce <strong>da</strong>l<br />

fatto che il traffico trasversale (costa-interno-costa), cioè la stra<strong>da</strong> Silano-Crotonese, fin <strong>da</strong>l 1950 è più forte (2,5<br />

volte in più) di quello osservabile sulla litoranea Tirrena inferiore, cfr. ANAS, Statistica della circolazione.. cit.,<br />

schede «SS 18» e «SS 107».<br />

117<br />

Cfr. «Le Vie d’Italia», n. 3, 1961. Il raddoppio della ferrovia litoranea era <strong>da</strong> tempo richiesto per mitigare la<br />

disoccupazione dell’area cfr. CAMERA DEI DEPUTATI, Commissione parlamentare d’inchiesta sulla<br />

disoccupazione, monografie regionali, «Calabria», Roma, 1953, p. 284. La tratta per Cosenza, invece, era del<br />

Giuseppe De Luca - 29


tutto satura, nonché inadeguata all’evoluzione tecnologica ed anche ai tempi di percorrenza automobilistici.<br />

Abbiamo già accennato (nota 18) che il sen. Vaccaro all’inizio degli anni ’50 presenta un disegno di legge per<br />

un nuovo tracciato <strong>ferroviario</strong> in galleria, sostenendo che all’inizio del secolo si sottovalutò il traffico<br />

commerciale della valli del Crati e del Busento. Sottolineava altresì che il servizio era fornito in ciascun senso di<br />

marcia <strong>da</strong> tre treni trainanti <strong>da</strong> locomotive a vapore e due misti, nonché <strong>da</strong> otto automotrici. La frequenza era,<br />

per i passeggeri, il 90% del massimo teorico nella direzione Paola-Cosenza; per le merci, invece, del 92,1%. Un<br />

traffico così intenso che l’amministrazione ferroviaria fu costretta ad istituire «su una difficile stra<strong>da</strong> di<br />

montagna» un servizio automobilistico integrativo di sette coppie di autobus il giorno. Il traffico merci doveva<br />

essere smistato sulla tratta Cosenza-Sibari, che lavorava addirittura al 102% del massimo teorico, con un<br />

allungamento di percorso di 114 Km per il nord Italia e di 196 Km per la Sicilia. Su questo interessanti anche gli<br />

interventi di PIETRO MANCINI, La rettifica e l’elettrificazione della Paola-Cosenza-Sibari è indispensabile al<br />

potenziamento delle linee tirrenica e jonica. Discorso pronunciato al Senato della Repubblica nella seduta del<br />

16 luglio 1952 sul disegno di legge: sviluppo e incremento dell'occupazione, Tip. del Senato G. Bardi, Roma,<br />

1952; di FRANCESCO PRINCIPE, I socialisti e la ferrovia Cosenza-Paola: intervento nella seduta dell'8 giugno<br />

1960 nella Commissione Lavori pubblici dei deputati, Stab. Tip. C. Colombo, Roma, 1960; ed infine di<br />

GIACOMO MANCINI, Discorso pronunciato il 4 settembre 1965 a Paola (Cosenza) <strong>da</strong>l Ministro dei Lavori<br />

pubblici in occasione dell'avvio dei lavori di costruzione della nuova linea ferroviaria Paola-Castiglione-<br />

Cosenza, Cosenza, 1965.<br />

118<br />

La popolazione di Paola, <strong>da</strong>l 1861 al 1991, è cresciuta del 198,1%, contro una media nazionale del 256%,<br />

calabrese del 179,3; della provincia di Cosenza del 169,5. Nello stesso periodo la popolazione di Praia a Mare è<br />

cresciuta del 1804,1%; quella di Santa Maria del Cedro del 615,8%; quella di Scalea del 527%; quella di<br />

Tortora del 298,4%; quella di Amantea del 288,5%; quella di Diamante del 278,1. Più accentuato questo<br />

an<strong>da</strong>mento nel ventennio 1971-1991 per alcuni centri, in ordine: Scalea cresce dell’89,7%; Santa Maria del<br />

Cedro del 45,2%; Tortora del 41,5%; Praia a Mare del 36,6%; Paola del 15,6%; Amantea del 12,1; Diamante,<br />

infine, del 3%. Su questi an<strong>da</strong>menti incidono sia la presenza di bacini gravitazionali interni (per esempio su<br />

Scalea gravita tutta la valle del Lao) sia il forte sviluppo delle seconde case al mare. Infatti, secondo un’analisi<br />

dell’Ufficio studi della Cassa di risparmio di Calabria e Lucania lungo l’alta costa tirrenica cosentina «fino al<br />

1976 si è registrato uno sviluppo delle strutture turistico-ricettive fon<strong>da</strong>to su impianti alberghieri, a partire <strong>da</strong><br />

quel momento il fenomeno è stato soppiantato (e non integrato) <strong>da</strong> uno sviluppo edilizio volto all’offerta della<br />

secon<strong>da</strong> casa», cfr. UFFICIO STUDI CARICAL, cit.<br />

119<br />

Prima dell’ultima riorganizzazione della sanità calabrese, la Usl 10 aveva sede a Cetraro, in città rimaneva il<br />

presidio ospe<strong>da</strong>liero zonale. Con la costituzione (1991) delle Aziende sanitarie locali la sede della n. 1<br />

(Appennino paolano) è in città. L’ospe<strong>da</strong>le di Paola attualmente he le divisioni di: Medicina, Chirurgia,<br />

Cardiologia, Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Emodialisi; inoltre garantisce i<br />

servizi di Radiologia, Rianimazione, Oftalmologia, Analisi cliniche, Trasfusioni. Sul nosocomio cfr. ENZO<br />

MONACO, E’ un ospe<strong>da</strong>le-fotocopia ma ha servizi efficienti, in «Calabria», n. 122, 1996.<br />

120<br />

Sono Acquappesa, Belmonte Calabro, Belvedere Marittimo, Bonifati, Cetraro, Falconara Albanese,<br />

Fiumefreddo Bruzio, Fuscaldo, Guardia Piemontese, Longobardi, Paola, Sangineto, San Lucido. <strong>Una</strong><br />

descrizione sintetica dell’area è in GAETANO VENA, Storia e turismo attraverso i tredici comuni della fascia<br />

costiera paolana, Pellegrini, Cosenza, 1976; nonché l’edizione successiva Itinerari attraversi i tredici comuni<br />

della comunità montana dell’Appennino paolano, Pellegrini, Cosenza, 1981; una descizione più dettagliata e<br />

ricca è in FRANCESCO PELLEGRINO, Educazione ambientale e storia delle popolazioni. Scopriamo ambienti e<br />

paesi: Belmonte Calabro, Longobardi, Fiumefreddo Bruzio, Falconara Albanese, S. Lucido, Paola, Guardia<br />

Piemontese, Acquappesa, Cetraro, Bonifati, Sangineto, Belvedere Marittimo, Ires Calabria, Cosenza, 1990.<br />

121<br />

Il Distretto scolastico n. 23 si estende ai comuni di Acquappesa, Cetraro, Guardia Piemontese, Falconara,<br />

Fuscaldo, e S. Lucido.<br />

122<br />

Che aveva già indotto nel 1970 la Società italiana per l’esercizio telefonico (Sip) a localizzare in città il<br />

Distretto telefonico di Paola all’interno del Piano regolatore nazionale dei telefoni racchiudente, oltre al proprio<br />

settore (4 comuni), anche quelli di Amantea (7 comuni) e S. Lucido (5 comuni). Distretto ampliato con la<br />

riorganizzazione della rete con il nuovo Piano regolatore nazionale delle telecomunicazioni del 1997.<br />

123<br />

Secondo il Cersosimo: «le conseguenze di questa invasione è, <strong>da</strong> un lato, la crescita per molti versi<br />

patologica di una miriade di piccoli esercizi di commercio al dettaglio, e <strong>da</strong>ll’altro, la crisi di buona parte della<br />

preesistente industria locale che, non riuscendo a reggere la concorrenza delle più efficienti imprese esterne, è<br />

costretta a produrre per mercati sempre più interstiziali, se non addirittura a soccombere». Cfr. DOMENICO<br />

CERSOSIMO, Un caso di “<strong>modernizzazione</strong>” senza industrializzazione, in Aa.Vv., a cura di F. Guglielmelli,<br />

Alla scoperta delle Identità regionali. La Calabria, storia, cultura, prospettive, Event, Milano, 1985, p. 185.<br />

124<br />

L’unico improprio “provvedimento” di natura urbanistica approvato (nel 1967) è la perimetrazione molto<br />

estesa del centro abitato, a norma dell’art. 17 della legge 765/67, che dividendo il territorio in due ambiti ha di<br />

fatto indirizzato l’attività edilizia privata.<br />

Giuseppe De Luca - 30


125 Il Provveditorato generale alle opere pubbliche della Calabria (organo decentrato del Ministero dei lavori<br />

pubblici) scriveva al Sin<strong>da</strong>co di Paola: «risulta a questo istituto che nei territori ubicati lungo il litorale esiste un<br />

disordinato sviluppo edilizio-urbanistico che ha determinato e determina, in prossimità del centro abitato ed ai<br />

margini delle strade di comunicazione, nuove localizzazioni disordinate e sparse che degra<strong>da</strong>no il patrimonio<br />

delle bellezze naturali e del paesaggio, condizionano eventuali ampliamenti nelle realizzazioni delle principali<br />

vie di comunicazioni, comportano notevoli diseconomie nelle realizzazioni delle necessarie opere di<br />

urbanizzazione primaria e secon<strong>da</strong>ria e producono nuovi ambienti quasi sempre difformi alle esigenze della<br />

comunità» e chiede che si facesse almeno un semplice Regolamento edilizio. Asc, Fondo Prefettura. Affari<br />

comunali, fascicolo «Programma di fabbricazione», Lettera dell’ing. Luigi Giangrossi al Sin<strong>da</strong>co di Paola, prot.<br />

594 del 9 maggio 1970.<br />

126 L’urgenza di predisporre uno strumento di politica urbanistica è accelerato <strong>da</strong>l passaggio dell’Autostra<strong>da</strong><br />

lungo la fascia costiera (vedi nora 95) e all’idea di individuare un corridoio comunale. Sulle vicende dei<br />

tentativi di <strong>da</strong>re corso agli studi del PRG fino al 1959 cfr. Acp, Settore Urbanistica, CITTÀ DI PAOLA, Origini e<br />

sviluppo del piano regolatore di Paola. Relazione del Sin<strong>da</strong>co prof. C.M. Grossi, ciclostilato, sd. [<strong>da</strong>ta presunta<br />

1960].<br />

127 Questo in sintesi si legge nella Delibera n. 224 del 16 dicembre 1974, alla quale si riman<strong>da</strong> per capire le<br />

ufficiali motivazioni che portano la Giunta a liqui<strong>da</strong>re l’esperienza di lavoro dell’ing. Calendino. Il tipo di piano<br />

proposto aveva una forte valenza turistica e la città era vista come polo di servizi terziari, in linea con i<br />

documenti di programmazione della Casmez. Posizione di rifiuto ribadita ancora un anno dopo con la Delibera<br />

consiliare n. 66 del 17 novembre 1975, avente per oggetto Definizione rapporti Comune-ing. Calendino, nella<br />

quale si legge che «l’Amministrazione, ritenendo il piano in questione assolutamente non rispondente alle<br />

moderne esigenze della Città, è concordemente orientata a disa<strong>da</strong>ttarlo e farne redigere un altro».<br />

Sulle motivazioni ufficiali che portano a boicottare il piano, secondo quanto riportato nella delibera comunale n.<br />

224 del ’74, troviamo la non considerazione degli effetti della localizzazione dell’area industriale della media<br />

valle del Crati; della localizzazione dell’Università della Calabria; della costruzione del collegamento<br />

<strong>ferroviario</strong> veloce con Cosenza; le nuove strade a scorrimento veloce per Cosenza e per Spezzano Albanese<br />

[strade delle terme]; dello sviluppo del turismo sociale che riverserà sulla fascia costiera l’entroterra cosentino;<br />

il mancato insediamento delle carceri giudiziarie e di una importante iniziativa industriale tessile, nonché i<br />

possibili effetti del nuovo scalo aeroportuale intercontinentale di Lametia Terme. Sempre in questa delibera è<br />

scritto che «l’Amministrazione comunale d’accordo con le direttive regionali ritiene che la città di Paola debba<br />

assumere definitivamente a livello <strong>territoriale</strong> il ruolo di centro delle attività e dei servizi di un vasto<br />

comprensorio. (..) In questa prospettiva l’Amministrazione ha rilevato la necessità di adeguare in una visione<br />

allargata ed integrata dei problemi le previsioni urbanistiche contenute nel PRG in istruttoria». Questa<br />

attenzione ai fatti sovracomunali su Paola è curiosa, perché qualche anno più tardi in uno studio finanziato <strong>da</strong>lla<br />

Regione Calabria sull’area gravitazionale di Cosenza-Rende e l’università, la città di Paola non è nemmeno<br />

presa in considerazione, cfr. SERGIO CALDARETTI, GIUSEPPE IMBESI, Elementi di definizione di una struttura<br />

urbana. L’area gravitazionale di Cosenza-Rende, Casa del Libro, Reggio Calabria, 1979; ed ancora ora la<br />

situazione non è cambiata, l’hinterland cosentino è composto <strong>da</strong> 36 comuni, fra di essi non è compreso Paola,<br />

cfr. AA.VV, a cura di CESPE.CA, Analogie e differenze delle trasformazioni delle aree urbane calabresi nel<br />

contesto meridionale. <strong>Una</strong> attenta valutazione della tendenza caratterizzante la trasformazione dell’area<br />

cosentina, <strong>da</strong>ttiloscritto, Cosenza, 1990, cap. 7. L’università, fin <strong>da</strong>i primi studi <strong>economico</strong>-territoriali veniva,<br />

infatti, proiettata lungo la valle del Crati, cfr. LUCIO STELLARIO D’ANGIOLINI, L’Università in Calabria e il<br />

destino metropolitano di Sibari, Clup, Milano, 1969; e GIUSEPPE IMBESI, Politica del territorio in Calabria,<br />

Casa del Libro, Reggio Calabria, 1979, pp. 33-61.<br />

128 Delibera consiliare n. 98 del 31 ottobre 1977. Un gruppo di cittadini e tecnici locali, in <strong>da</strong>ta 27 novembre<br />

1977, scrive al Sin<strong>da</strong>co ed al Consiglio Comunale per «uno strumento urbanistico <strong>da</strong> adottare in via di<br />

emergenza, allo scopo di non compromettere definitivamente le residue parti di territorio ancora non<br />

irrimediabilmente compromesse». I firmatari sono: arch. Renato Sorrentino, arch. Mariano Mari, geol. Michele<br />

Stigliano, geol. Giuseppe Melchion<strong>da</strong>, ing. Nicolino Palladino, ing. Marco Bono, cfr. Acp, Ufficio urbanistico,<br />

filza «Adozione e invio PRG per approvazione», Lettera al sig. Sin<strong>da</strong>co e al Consiglio comunale di Paola,<br />

Paola 27 novembre 1977. Alcuni di questi tecnici erano incaricati di redigere il Piano per gli insediamenti<br />

economici e popolari e la decadenza delle salvaguardie dello strumento urbanistico vigente avrebbe man<strong>da</strong>to<br />

all’aria il lavoro.<br />

129 Delibera consiliare n. 29 del 28 novembre 1978 con la quale si affi<strong>da</strong> l’incarico a: arch. Fernando De Blasio,<br />

arch. Renato Ferrari, ing. Amabile Lattari, arch. Renato Sorrentino, ing. Marco Bono, arch. Mariano Mari, arch.<br />

Domenico De Nittis (delibera annullata per illegittimità <strong>da</strong>l Coreco). Segue poi la Delibera di Giunta n. 78 del<br />

30 gennaio 1979 che affi<strong>da</strong> l’incarico alle stesse persone (anche questa revocata per l’opportunità generale di<br />

affi<strong>da</strong>rne il compito al Consiglio comunale); ed infine la Delibera consiliare n. 25 del 28 aprile 1979 con quale<br />

viene affi<strong>da</strong>to l’incarico in forma collegiale, non a sette bensì a cinque progettisti: arch. Fernando De Blasio;<br />

ing. Marco Bono; arch. Domenico De Nittis, arch. Renato Ferrari e arch. Mariano Mari, con l’obbligo<br />

Giuseppe De Luca - 31


contrattuale di consegnare gli elaborati entro il 20 dicembre dello stesso anno. Contro la delibera presentano<br />

ricorso i consiglieri di opposizione (PCI-PSI-PSDI), sulla quale la Giunta controdeduce con delibera n. 267<br />

dell’11 marzo 1980, poi dichiarata illegittima <strong>da</strong>l Coreco perché secondo tale organo in sede di approvazione<br />

del Prg tutti i consiglieri proprietari di suoli e parenti di proprietari debbano abbandonare l’aula. Si apre così una<br />

fase di instabilità istituzionale, vengono interpellati numerosi legali il più importante dei quali è quello dello<br />

studio Lo Giudice sulla legittimità della deliberazione n. 74/79.<br />

130 Delibera consiliare n. 166 del 3 dicembre 1981. Per tutti questi anni la politica urbanistica è anche legata ai<br />

risultati elettorali che configurano giunte sempre instabili. Su questo, oltre al saggio del Cozzetto su questo<br />

volume, cfr. GABRIELLA DE BUONO, Stabilità e rendimento istituzionale in tre comuni calabresi (Paola-<br />

Mendicino-Castiglione Cosentino). Un’analisi comparata, tesi di laurea, Università della Calabria, Facoltà di<br />

Scienze economiche e sociali, a.a. 1986/87, relatore Alessandro Truini, pp. 3-74.<br />

131 Decreto del Presidente della Regione Calabria n. 1068 del 22 agosto 1986.<strong>Una</strong> sintetica descrizione<br />

giornalistica di tutta la vicen<strong>da</strong> della pianificazione è in «Il Comune», n. 2, 1998, pp. 11-13. L’intero<br />

incartamento è in una serie di filze conservate presso l’Ufficio urbanistica del Comune.<br />

132 Delibera di Giunta. n. 587 dell’8 agosto 1994, incarico al prof. Alessandro Tutino per la re<strong>da</strong>zione di una<br />

variante generale al piano regolatore della città. Piano adottato con Delibera consiliare del 18 luglio 1998.<br />

133 Cfr. DOMENICO CERSOSIMO, La <strong>modernizzazione</strong> economica, in AA.VV., a cura di FULVIO MAZZA,<br />

Cosenza. Storia, cultura, economia, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1991, p. 300. Su questo anche AA.VV, a<br />

cura di CESPE.CA, Analogie e differenze delle trasformazioni delle aree urbane calabresi ..., cit., cap. 3.<br />

134 «La secon<strong>da</strong> metà degli anni Settanta aveva fatto segnare lo snodo della trasformazione sociale. Sorgevano<br />

nuove attività produttive e an<strong>da</strong>vano profilandosi nuove forme istituzionali ed organizzative nel settore<br />

pubblico.<br />

(..) La secon<strong>da</strong> casa, la casa al mare, diventava uno “status symbol” e per il Tirreno, nord calabrese, la stagione<br />

più propizia an<strong>da</strong>va prolungando i propri tempi, <strong>da</strong>ndo ossigeno alla economia locale e stimolando i fermenti<br />

innovativi di una profon<strong>da</strong> mutazione sociale (..). Alla fine degli anni Settanta, questa zona è balzata ai primi<br />

posti della graduatoria regionale del reddito pro-capite a ridosso delle tre città capoluogo, degli altri Comuni più<br />

importanti e dei grossi centri agricoli pur interessati, questi ultimi, ad un “trend” in discesa. Si deve alla<br />

performance dell’economia tirrenica cosentina il mantenimento dei livelli organici dello sviluppo regionale,<br />

altrimenti avviati al collasso e alla recessione più irreversibile. Alla metà degli anni Ottanta il Tirreno cosentino<br />

è ormai considerato come il comprensorio più ricco della Calabria. (..) sono gli anni del boom edilizio e del<br />

sacco della costa. Un terremoto all’incontrario. Un vero e proprio disastro ambientale. <strong>Una</strong> rovina del<br />

patrimonio naturale. <strong>Una</strong> sciagura per il paesaggio, aggredito <strong>da</strong>lle colate di cemento. La devastazione della<br />

natura, fino ad ora né inquinata né deturpata, ha corrisposto, con eguale gradualità, all’affermazione della<br />

malavita e alla sua supremazia nel territorio. (..) Il forsennato attacco al territorio si è consumato sotto lo<br />

sguardo di tutti. Gli anni Ottanta completeranno quest’opera che sarebbe stata impossibile senza un’intesa, senza<br />

un vero e proprio patto di camarilla tra la mafia e la politica», cfr. LUIGI MICHELE PERRI, Come nasce una<br />

mafia, Periferia, Cosenza, 1994, pp. 61-62 e 66.<br />

135 Le domande per il primo (1984) condono edilizio sono state 2.294. Paola si trovava, come percentuale di<br />

costruzioni con forme di abuso per il primo condono, al terzo posto nella provincia, dopo Calopezzati e Praia a<br />

Mare. Cfr. AA.VV., a cura di PIERGIORGIO BELLAGAMBA, Calabria muta. Territorio, ambiente, qualità,<br />

Gangemi, Roma, 1993, tabella a p. 44. Il disordine dell’espansione urbana è comprovato <strong>da</strong>i <strong>da</strong>ti riportati in<br />

appendice al libro dove si vede coma la città sia passata, <strong>da</strong>l 1957 al 1984, <strong>da</strong> una superficie urbanizzata di 17<br />

ettari ad una di 315, con un consumo di suolo per abitante che passa <strong>da</strong> 11,75 a 204,9 mq. Se poi aggiungiamo<br />

le domande per il secondo (1987) condono che sono 555, possiamo dire che sul totale delle abitazioni al 1991 il<br />

Sul degrado ambientale ed urbano nella regione, cfr. ISTITUTO NAZIONALE DI URBANISTICA, Degrado<br />

ambientale e recupero degli insediamenti urbani, Gangemi, Roma, 1984; MARIA ADELE, La città meridionale<br />

e la strumentazione urbanistica regionale: il caso Calabria, in Aa.Vv., a cura di ENRICO COSTA, Territorio,<br />

casa, industria delle costruzioni, Casa del Libro, Reggio Calabria, 1981. Ai quali si riman<strong>da</strong> per<br />

l’interpretazione dell’evoluzione della struttura degli insediamenti calabresi negli anni dello sviluppo<br />

<strong>economico</strong>. Invece sulle emergenze ambientali ed architettoniche presenti sul territorio del comune di Paola cfr.<br />

PIER PAOLO BALBO ET AL., Per un atlante della Calabria: territorio, insediamenti storici, manufatti<br />

architettonici, Gangemi, Roma, 1993.<br />

136 L’immagine del non finito è comunque una caratteristica tipica dei centri urbani meridionali ed è la spia più<br />

evidente della pratica distruttiva della pseudo attività edilizia quando il decadimento <strong>economico</strong> diventa<br />

sinonimo di perdita di senso e di svilimento dei valori culturali, storici, economici. <strong>Una</strong> proposta interpretativa<br />

di questo passaggio è in CESARE PITTO, Prefazione a M. F. MINERVINO, La città.., cit. Il precario si<br />

percepisce anche nei «centinaia di orrendi box di latta, baracche di tavole, pollai e porcilaie, che deturpano il<br />

volto della città», cfr. CARLO MARTELLO, La cultura civica punto di partenza del progresso sociale e dello<br />

sviluppo della città, in «Il Comune», n. 1, 1988, p. 5.<br />

Giuseppe De Luca - 32


137<br />

Nel Mezzogiorno il distacco nel livello dei consumi per abitante è notevolmente inferiore rispetto al distacco<br />

reddito/abitante prodotto, grazie ai vari trasferimenti di risorse pubbliche (pensioni, assistenza, rimesse emigrati,<br />

ecc.), cfr. SERGIO BRUNI, Verso un modello di economia dipendente, in AA.VV., a cura DI P. BEVILACQUA,<br />

A. PLACANICA, Storia d’Italia, cit., p. 916.<br />

138<br />

Cfr. LUIGI CERAUDO, <strong>Una</strong> fiorente struttura economica basata sul terziario tradizionale, in «Pitagora», n.<br />

9, 1991. Rilevante è anche il numero delle pensioni pagate a Paola: al 1998 risultano essere 2.352, di cui ben<br />

817 (34,7%) di invalidità.<br />

139<br />

Cfr. GIOVANNI COLETTI, Storia di una riforma: l’ente «Ferrovie dello Stato», Cafi, Roma, 1985.<br />

140<br />

Emblema di questa stagione possono essere i due principali hotel cittadini Giulia e Terminus, rispettivamente<br />

porte della città, il primo al principale svincolo stra<strong>da</strong>le della statale Tirrenica e il secondo in fronte alla Stazione<br />

ferroviaria. Entrambi inaugurati nel 1970, vengono chiusi rispettivamente il 1988 e il 1990. Il primo ora ospita<br />

L’Istituto professionale alberghiero, il secondo è adibito a sede del Commissariato di Pubblica sicurezza e del<br />

Distaccamento di Polizia stra<strong>da</strong>le. Gli unici Alberghi che rimangono in città sono l’ormai vecchio Alhambra e il<br />

più recente Hotel L’Ostrica.<br />

141<br />

Come accade nei comuni vicini ad aree in corso di significativa urbanizzazione (nel caso il sistema urbano<br />

Cosenza-Rende) il cambio della popolazione è intenso. Sommando le iscrizioni alle cancellazioni dei dieci anni<br />

1988-1997 si hanno 6.621 trasferimenti, pari al 39% circa della popolazione anagrafica del 1997.<br />

142<br />

Cfr. GIOVANNI ANANIA, FRANCO GAUDIO, Povertà antiche e nuove ricchezze. Livello di reddito e di<br />

consumo nei comuni della Calabria, in «Pitagora», n. 2, 1989, pp. 19-29<br />

143<br />

Il progetto, accarezzato fin dei primi anni cinquanta, è stato re<strong>da</strong>tto <strong>da</strong>ll’arch. Sandro Benedetti di Bari. Per<br />

una sintetica descrizione della nuova opera cfr. La Nuova Basilica di S. Francesco di Paola, in «La voce del<br />

Santuario», n. 2, 1997; Posta la prima pietra della nuova Basilica, in «La voce del Santuario», n. 3, 1998;<br />

ROBERTO GAMBA, <strong>Una</strong> nuova basilica. E’ il Giubileo di Paola, in «Italia Oggi», 6 luglio 1998.<br />

144<br />

Cfr. FRANCESCO LO GIUDICE, Paola: una città al bivio, in «Paola e dintorni», nn. 7/8, 1995.<br />

145<br />

DOMENICO CERSOSIMO, CARMINE DONZELLI, Mezzo giorno e mezzo no. Realtà, rappresentazioni e<br />

tendenze del cambiamento meridionale, in «Meridiana», nn. 26-27, 1996.<br />

146<br />

CARLO TRIGILIA, Il Sud in mezzo al guado, in «Meridiana», nn. 31, 1998, p. 95 e pp. 96-97 (il corsivo è nel<br />

testo).<br />

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