Una modernizzazione economico-territoriale da transito ferroviario
Una modernizzazione economico-territoriale da transito ferroviario
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lavori della terra, vengono stabilmente occupate nei cantieri. I lavori attivano cospicui traffici e robuste<br />
relazioni economiche, nonché una significativa impennata nello sfruttamento dei boschi<br />
dell’Appennino, contribuendo ad innalzare le condizioni economiche di tutti i comuni costieri – con<br />
ripercussioni anche per i casali cosentini – e a definire un nuovo assetto <strong>territoriale</strong> per l’intera fascia<br />
costa con lo strutturarsi delle cosiddette Marine 33 . Alla loro conclusione però riversano sui comuni,<br />
Paola compreso, una massa ingente di ex contadini divenuti operai, con una nuova coscienza di classe,<br />
con nuovi modelli di ordine e nuove domande che non riusciranno a mantenere lo stesso tenore di vita,<br />
né troveranno strutture economiche capaci di assorbirli. In attesa della tanto decantata realizzazione<br />
della linea ferroviaria per Cosenza l’unica via di immediato sfogo diventa l’emigrazione verso le<br />
Americhe, la cui prima on<strong>da</strong>ta significativa è del periodo 1890-1914 34 .<br />
Sulle rimesse degli emigranti e sugli investimenti che questi fanno una volta rientrati in città si innesta<br />
un’altra quota di modernità che interessa sia il centro urbano sia la campagna 35 . Dichiara il pro-Sin<strong>da</strong>co<br />
di Paola, nell’inchiesta nittiana sulle condizioni dei contadini: «l’emigrazione annuale, all’America del<br />
Sud a preferenza, è di circa 500 cittadini, i quali sogliono tornare dopo due anni (..). Con le rimesse e i<br />
risparmi sogliono comprare qualche appezzamento di terra o si costruiscono la casa (..). Alla frequenza<br />
delle scuole conferisce anche l’emigrazione perché consigliata <strong>da</strong>gli emigrati». E il segretario della<br />
lega dei contadini: «prima dell’emigrazione i contadini si cibavano di erbe, di cipolle e di pane<br />
granone: adesso essi vogliono il vino, la minestra cal<strong>da</strong>, il pane di grano, ed ogni tanto la carne. Coloro<br />
che emigrano per l’America ritornano molto migliori, non si riconoscono più; vanno via dei brutti e<br />
tornano uomini civili, anche nella salute. Tra i soci della lega due terzi sono di persone che sono state<br />
in America» 36 .<br />
L’avvio della modernità è, quindi, anche spinto <strong>da</strong>lle rimesse americane che struttura le classi sociali<br />
più deboli e determina anche un ingrandimento della struttura urbana interna. Gli effetti sono visibili<br />
sia in città, con l’edificazione di case a schiera condominiali seriali (in parte ancora visibili a corso<br />
Cristoforo Colombo), sia nel territorio agricolo, che viene significativamente frazionato in piccole<br />
proprietà contadine ed in parte abitato, con la formazione delle prime frazioni rurali a monte del centro<br />
abitato principale 37 .<br />
La disponibilità economica indotta <strong>da</strong>lla rimesse è tuttavia alla base della svolta nella situazione<br />
stagnante della campagna col rafforzamento di una piccola proprietà che, nella fascia costiera paolana,<br />
era già assai diffusa rispetto a gran parte del meridione. Altro effetto dell’emigrazione la scomparsa<br />
dell’usura. Dice un proprietario di Paola: «qui l’interesse era enorme, fino al 36%; ma ora i contadini<br />
trovano facilmente denaro a mite interesse e spesso anche gratuitamente (..). Prima dell’emigrazione i<br />
contadini erano veri schiavi; ora sono ben diversi e le condizioni e i patti angarici tendono a<br />
modificarsi» 38 .<br />
Oltretutto il versante costiero dell’Appennino Paolano è – all’inizio del secolo – già libero<br />
<strong>da</strong>ll’infezione malarica come risulta <strong>da</strong>ll’inchiesta condotta <strong>da</strong>l Torelli 39 .<br />
Un esperto di agronomia, già direttore per la Calabria dell’Istituto italiano di fondi rustici, Ernesto<br />
Blandini, fornisce notizie precise sulla ripresa, nel primo dopoguerra, della formazione di una nuova<br />
borghesia rurale, grazie alla vendita di terre <strong>da</strong> parte dei grandi proprietari, oltre che dei 500 ettari<br />
posseduti <strong>da</strong>i «Fondi rustici». Il fenomeno è particolarmente vigoroso fra il 1922 e il 1925 e riguar<strong>da</strong><br />
soprattutto le province di Catanzaro e di Cosenza. Qui la superficie venduta risulta di 10.648 ettari, con<br />
massimi nella collina di Cosenza, e un notevole picco nella collina paolana: i terreni di quest’area,<br />
come estensione, rappresentano 1/9 di quelli passati alla piccola proprietà nella provincia, seppur non<br />
raggiungono, in termini di valore monetario, 1/9 del totale. Un chiaro effetto visibile dell’emigrazione<br />
transoceanica. Dice, infatti, il Blandini: «anche nel dopoguerra il fenomeno fu promosso <strong>da</strong>l risparmio<br />
proveniente <strong>da</strong>ll’America, almeno per il 90% degli acquisti, essendo il rimanente 10% determinato <strong>da</strong><br />
risparmi realizzati in patria per gli alti prezzi delle derrate agricole». L’acquisto avveniva generalmente<br />
per contanti e solo in piccola parte «con indebitamento che l’acquirente ha cercato di eliminare al più<br />
presto recandosi in America». Il valore della vendita è comunque elevato: «si può affermare che tali<br />
terreni valgono in media 1/3 di meno di quanto vennero pagati» e ciò dimostra quanto forte fosse<br />
l’aspirazione alla terra.<br />
Molto accurata è poi la descrizione dell’agricoltura paolana: «particolare menzione merita la piccola<br />
proprietà costituitasi nella zona della collina di Paola che si estende tra la catena costiera e il Tirreno, e<br />
comprende terreni di alta e bassa collina e terreni litoranei, i primi con notevoli inclinazione e<br />
seccagni, i secondi, in gran parte irrigui, meno inclinati e, ad ogni modo, sempre terrazzati con muri a<br />
secco. La coltura vi è intensiva al massimo grado nei terreni litoranei ed è insieme arborea, arbustiva<br />
ed erbacea. Il soprassuolo è costituito <strong>da</strong> olivi, gelsi, noci, fichi e fruttiferi diversi, la vigna è piantata<br />
Giuseppe De Luca - 6