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EFFETTOTRE OTTOBRE 2011 N.RO 49<br />
Il Colonnello: “Oggi lei è morto e si presenta da me, invece di andare dai<br />
suoi familiari per dare loro il suo ultimo saluto”.<br />
Martinazzoli: “L’ho già fatto, ma loro stanno bene ed hanno <strong>com</strong>unque altro<br />
a cui pensare”.<br />
Raimondi: “Perché è venuto da me”.<br />
Martinazzoli: “Debbo rendere una testimonianza”.<br />
Raimondi: “Prego, si ac<strong>com</strong>odi”.<br />
Martinazzoli, con garbo, si siede nella poltrona, accavalla le gambe, sin<br />
troppo lunghe e così esordisce: “Quando nel 1989 mi proposero l’incarico di<br />
Ministro della Difesa, in un primo momento rifiutai. Non me la sentivo, essendo di<br />
cultura cattolica, di stare in un mondo a me non congeniale. Le armi, anche se<br />
portate in missioni di pace, mi hanno sempre fatto orrore. Poi, invece, accettai<br />
perché, dopo l’esperienza al Dicastero della Giustizia, un mondo chiuso, classista,<br />
che vive ai margini di una società che tende invece ad aprirsi, sentii la necessità<br />
di approfondire una realtà, quella militare, che nascondeva aspetti che mi<br />
potevano sorprendere. Aspetti che ovviamente non erano attinenti alla mentalità<br />
e al modo di agire di taluni suoi vertici, ben definiti da Bernard Shaw ottusi, ma a<br />
quel contesto estremamente dinamico, che prese avvio negli anni ’70 con<br />
l’aspirazione delle sue <strong>com</strong>ponenti di base ad un adeguamento dei regolamenti<br />
militari alla Costituzione della Repubblica”.<br />
Martinazzoli si guarda intorno, quindi prosegue: “Subito venni a contatto<br />
con il COCER, uno pseudo sindacato, non avvezzo alle regole della concertazione,<br />
che riteneva più utile, invece di dialogare, di buttare tutto all’aria, nel momento<br />
in cui percepiva che le sue richieste potevano non essere accolte. Quei delegati<br />
non capivano che all’accordo ci si giunge dopo diverse trattative, che possono<br />
essere anche lunghe. Loro no! Volevano ottenere tutto e subito”.<br />
Martinazzoli, dopo una breve pausa, così continua: “Presidente del COCER<br />
Carabinieri vi era un Tenente Colonnello, che mi fece subito tenerezza, perché<br />
tutelava gli interessi dei colleghi con quella determinazione che ponevano i<br />
sindacalisti della CGIL 40 anni prima. Era un personaggio particolare, che stava<br />
vivendo un’esperienza di 40 anni prima e non se ne accorgeva. Lo incontrai poche<br />
volte, ma quelle poche volte mi mostrò un volto che taluni vertici militari non<br />
avevano. Quanto più ardimentoso e orgoglioso era lui, tanto più servili e<br />
accondiscendenti erano gli altri.<br />
Mi scontrai con lui una prima volta. Venne da me tutto risoluto per dirmi che<br />
stava sostenendo, insieme a tutto il COCER, il ricorso di migliaia di marescialli e<br />
brigadieri dell’Arma per l’equiparazione agli ispettori della Polizia di Stato. Io mi<br />
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