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EFFETTOTRE OTTOBRE 2011 N.RO 49
rappresentava 110.000 Carabinieri ed io, uomo fedele ai principi della
democrazia, che prevedono un corretto rapporto delle autorità politiche con le
parti sociali, andavo per la mia strada. In modo inesorabile!
Pappalardo venne ed entrò nel mio ufficio. Gli feci presente che il
Comandante Generale mi aveva inviato una terna di nomi: Marrocco, Pisani e
Sassi.
Invitai Pappalardo a indicarmi chi per lui avesse maggiori qualità per fare il
Capo di Stato Maggiore. Mi rispose che lui, da Tenente Colonnello, non poteva
esprimere una valutazione su un superiore di grado.
Gli replicai che, quando ero Ministro della Giustizia, i sindacati, da me
interpellati, mi fornivano i loro pareri. Era una prassi consolidata e mi
meravigliavo che ciò ancora non accadesse nel mondo militare.
Alla fine Pappalardo fece un nome, dicendo che era il più gradito ai
Carabinieri: Generale Domenico Pisani.
La scelta fu felice perché Pisani, d’intesa con il Generale Tavormina,
sostenne il ricorso dei sottufficiali dei Carabinieri, che alla fine fu vinto.
Fu determinante l’incontro, chiesto da Pappalardo con il Presidente della
Corte Costituzionale, Ettore Gallo. Pappalardo portò in visione a Gallo i compiti
dei Comandanti di Stazione, contenuti nel Regolamento Generale dell’Arma, che
erano di gran lunga superiori a quelli degli Ispettori di Polizia.
Il Presidente della Corte rispose che, nonostante il Capo del Governo, lo
avesse chiamato al telefono e lo avesse invitato a respingere il ricorso dei
Sottufficiali, lui avrebbe comunque dato ragione ai gloriosi Marescialli dell’Arma.
Fu un trionfo.
Io ne gioii perché per la prima volta le componenti di base trovarono
sostegno in alcuni generali dell’Arma, che cominciarono a capire che la storia della
loro Istituzione stava procedendo in direzione di un miglior dialogo fra le sue
diverse categorie. Questo pugno di uomini era riuscito a sconfiggere un intero
sistema, anche giudiziario, arroccato su posizioni indifendibili”.
Mino Martinazzoli, a queste parole si alza e si avvia verso la porta.
Il Colonnello lo segue con molto rispetto. Gli dice prima che scompaia:
“Sciascia divide gli uomini in tante categorie: lei è un uomo, anzi un galantuomo
della politica. Se c’è un paradiso dei politici onesti, sono certo che lei ci andrà”.
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