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ANTOLOGIA DI SCRITTI - Marxists Internet Archive

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Un convegno provinciale tenutosi a Milano nel settembre 1921 accettò la linea sostenuta dal C.E.<br />

del partito, illustrata da Fortichiari. Data la situazione internazionale si poteva comprendere che a<br />

Mosca si esaminassero le condizioni di sviluppo dei movimenti comunisti in sede nazionale in vista<br />

di una ripresa dell'avanzata proletaria. Ma non si poteva contare su un allargamento delle basi<br />

rivoluzionarie in Italia richiamandosi ai massimalisti quando era da escludersi, nel momento dato e<br />

per un certo tempo a venire, che il P.S.I. si liberasse dalle note e inveterate ipoteche sia<br />

socialdemocratica sia massimalista. Una combinazione artificiosa avrebbe esautorato il Partito<br />

comunista fondato a Livorno di fronte alle masse, ne avrebbe distrutto la credibilità e avrebbe<br />

agevolato l'offensiva avversaria affievolendo la compatta resistenza attiva, legale ed extralegale, del<br />

partito stesso.<br />

D'altra parte non si sarebbe avuta alcuna contropartita positiva, poiché era da escludersi che una<br />

qualunque frana nel P.S.I. potesse trascinare a sinistra la maggior parte del movimento sindacale<br />

ancora controllato dai riformisti.<br />

Trasferitasi a Roma la sede "ufficiale" del C.E. del partito (una scelta non certo giustificata<br />

dall'autentica presenza attiva di elemento proletario, ma - stranamente - dal fatto che la vita politica<br />

più appariscente, parlamentare cioè, si svolgeva nella capitale), a Milano restava l'Ufficio I a<br />

dirigere per tutto il paese con propri fiduciari, con la corrispondenza cifrata, con corrieri viaggianti<br />

riservati, con depositi particolari distaccati in centri essenziali, l'organizzazione e le operazioni<br />

extralegati. Restava anche a Milano l'Ufficio sindacale affidato a Luigi Repossi al quale si era<br />

affiancato Ottorino Perrone.<br />

Il C.E. della Federazione Giovanile Comunista si spostava a Roma e la sua funzione periferica,<br />

specialmente nell'Italia settentrionale, si svolgeva parte insieme con le sezioni del partito, parte<br />

cedendo all'Ufficio I numerosi giovani agguerriti e selezionati.<br />

Le origini del dissidio con l'Internazionale Comunista<br />

Mentre al III congresso dell'Internazionale si decideva in linea generale di tentare la tattica del<br />

fronte unico politico nell'intento di sottrarre forze ai socialisti ancora incerti fra una approssimativa<br />

tendenza verso il movimento comunista e la ossessione della tradizione, in Italia si aveva la<br />

conferma della fondatezza dello scetticismo del C.E. del P.C.d'I. nei confronti di quella tattica. Il<br />

Presidente della Camera dei Deputati, Enrico De Nicola, proponeva un patto di pacificazione fra le<br />

parti in contrasto. Il 3 agosto 1921 il patto veniva stipulato con le firme dei socialisti Bacci,<br />

Zannerini, Musatti e Morgari, degli esponenti della Confederazione Generale del Lavoro Galli,<br />

Baldesi e Caporali e dei fascisti Mussolini, Giuriati, Pasella ed altri.<br />

Un patto che significava capitolazione e che in concreto pugnalava alle spalle il proletariato non<br />

solo politicamente ma pure nel suo schieramento sindacale, non poteva essere accettato dal P.C.d'I.;<br />

e infatti il C.E. lo rifiutò come manovra opportunista e controrivoluzionaria, e gli contrappose una<br />

carta di rivendicazioni per voce del proprio Comitato sindacale, proclamando intangibile l'integrità<br />

del diritto di organizzazione e resistenza fino allo sciopero generale se le classi padronali si fossero<br />

proposte di intaccare le posizioni raggiunte dai lavoratori.<br />

I dirigenti sindacali riformisti respinsero l'iniziativa del P.C.d'I. senza interpellare nemmeno le<br />

organizzazioni periferiche, e il padronato non perse tempo ad agire per recuperare, con l'aiuto dei<br />

fascisti da esso prezzolati e manovrati, quanto aveva dovuto concedere durante le recenti aspre lotte.<br />

Il patto assurdo era saltato e il suo effetto immediato non fa che provocare disorientamento e<br />

demoralizzazione nelle file proletarie.<br />

A dare sanguinoso risalto alle reali intenzioni del padronato, dopo i lunghi mesi di scontri e di<br />

sparatorie in molte parti d'Italia, che secondo il patto dovevano essere cancellati, i fascisti<br />

assassinavano a Mola di Puglia il deputato socialista Di Vagno, inviso agli agrari. A Modena, dove<br />

già erano stati mitragliati operai dimostranti, in uno scontro di squadristi con proletari infuriati<br />

alcuni di questi rimasero uccisi.<br />

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