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20<br />
ed è giunto a Marwaheen alle 9.00. Alle 11.00 la popolazione<br />
locale che voleva partire era pronta e la Finul di<br />
Naqoura aveva approvato l’ulteriore evacuazione degli<br />
abitanti del v<strong>il</strong>laggio di Um al Tut, vicino a Marwaheen.<br />
Verso le 11.15, una volta raggiunto la postazione di osservazione<br />
m<strong>il</strong>itare <strong>della</strong> Finul, <strong>il</strong> convoglio è stato informato<br />
che l’autorizzazione a evacuare i civ<strong>il</strong>i era annullata. Gli è<br />
stato consigliato di rientrare a Marwaheen. Intorno alle<br />
14.00, la Finul ha ottenuto un’altra autorizzazione da<br />
parte dei responsab<strong>il</strong>i m<strong>il</strong>itari israeliani. Quando <strong>il</strong> primo<br />
veicolo ha raggiunto una casa situata nella strada che<br />
porta alla moschea, un razzo è caduto sul tetto <strong>della</strong> casa<br />
rimbalzando e finendo proprio davanti al veicolo. I civ<strong>il</strong>i<br />
hanno abbandonato i mezzi e si sono raggruppati sulla<br />
piazza centrale del v<strong>il</strong>laggio. È stato mandato un emissario<br />
per chiedere <strong>il</strong> blocco immediato dell’attacco. Ma c’è<br />
stato un altro attacco, altri sei razzi sono finiti sulla stessa<br />
casa. Intorno alle 17.30, <strong>il</strong> convoglio è riuscito a ripartire<br />
verso Tiro. L’attacco era destinato a seminare <strong>il</strong> panico e <strong>il</strong><br />
terrore tra la popolazione civ<strong>il</strong>e»;<br />
2. «L’11 agosto 2006, circa 600 veicoli lasciavano <strong>il</strong> v<strong>il</strong>laggio<br />
di Marjayoun, occupato dal 10 agosto, dirigendosi<br />
verso la valle <strong>della</strong> Bekaa. Intorno alle 15.30 <strong>il</strong> convoglio<br />
– che includeva i pazienti e <strong>il</strong> personale medico dell’ospedale<br />
– aveva lasciato <strong>il</strong> v<strong>il</strong>laggio per raggiungere la parte<br />
orientale <strong>della</strong> valle <strong>della</strong> Bekaa intorno alle 21.30. Il convoglio<br />
è stato scortato e circondato da due blindati <strong>della</strong><br />
Finul fino a Hasbaya. Intorno alle 22.00, quindici veicoli<br />
sono stato colpiti dai bombardamenti dell’esercito israeliano,<br />
causando la morte di otto persone tra le quali un ingegnere<br />
dell’ospedale e un volontario <strong>della</strong> Croce rossa libanese<br />
che tentavano di soccorrere dei feriti. Nel frattempo<br />
su Marwaheen era in corso un altro attacco. Eppure<br />
fin dal 15 luglio la Finul aveva avuto l’autorizzazione da<br />
parte dei responsab<strong>il</strong>i m<strong>il</strong>itari israeliani a procedere all’evacuazione<br />
<strong>della</strong> popolazione civ<strong>il</strong>e. Le forze armate<br />
israeliane hanno attaccato intenzionalmente <strong>il</strong> convoglio,<br />
sapendo che non si trattava di un obiettivo m<strong>il</strong>itare. È<br />
stato un attacco che ha volutamente ignorato la distinzione<br />
tra obiettivi m<strong>il</strong>itari e obiettivi civ<strong>il</strong>i».<br />
B) Danni economici:<br />
– all’industria alimentare, a seguito <strong>della</strong> distruzione totale<br />
<strong>della</strong> Liban Lait a Balbek, la fabbrica di latte e derivati<br />
più importante del Paese, che produceva circa <strong>il</strong><br />
90% <strong>della</strong> produzione libanese di latte pastorizzato;<br />
– all’industria in generale, a causa <strong>della</strong> distruzione totale<br />
e parziale di almeno altre 29 fabbriche per un totale<br />
di circa <strong>il</strong> 5% del settore industriale libanese, e di altri<br />
importanti danni a più di 700 stab<strong>il</strong>imenti industriali<br />
(fra i quali la vetreria Maliban nella Bekaa; quello farmaceutico<br />
Safieddin di Bazouriye nel sud del Libano; lo<br />
stab<strong>il</strong>imento di fazzoletti di carta di Kafr Jara, vicino<br />
Saïda; la fabbrica di materiale ed<strong>il</strong>e di Moussaoui, presso<br />
Baalbek; lo stab<strong>il</strong>imento per la costruzione di case<br />
prefabbricate di Dalal);<br />
– al turismo e alla pesca, per un valore di diversi m<strong>il</strong>ioni<br />
di dollari, a seguito del bombardamento <strong>della</strong> centrale di<br />
Jiyyeh;<br />
– ai trasporti civ<strong>il</strong>i, come nel caso di 450 camions attaccati<br />
sulle strade del Libano;<br />
– all’infrastruttura civ<strong>il</strong>e: porto (distruzione dei radar per<br />
la navigazione civ<strong>il</strong>e) e aeroporto (piste di atterraggio e<br />
depositi di carburante) di Beirut; 137 strade; 109 ponti<br />
fra cui <strong>il</strong> ponte Quasmieh, asse vitale di collegamento fra<br />
Tyr e Saïda; ponte di Zahrani, che congiunge <strong>il</strong> Libano<br />
meridionale con <strong>il</strong> Monte-Libano e Beirut; ponte di<br />
Mdeirej; ponte di Madfoun che congiunge <strong>il</strong> Libano settentrionale<br />
al Monte-Libano e a Beirut; ponte di Mouamaltaïn<br />
che congiunge Jbe<strong>il</strong> e <strong>il</strong> Libano settentrionale<br />
con Beirut; tutti i ponti <strong>della</strong> Bekaa e soprattutto <strong>il</strong><br />
ponte di El-Assi (l’Oronte) di collegamento tra <strong>il</strong> Caza<br />
d’el-Hermel e <strong>il</strong> resto del Libano.<br />
Si deve sottolineare che spesso, come nel caso del ponte<br />
di Qana, che serviva unicamente al passaggio degli allevatori<br />
di pecore e non aveva alcuna importanza m<strong>il</strong>itare,<br />
la distruzione dei ponti ha impedito la fuga <strong>della</strong> popolazione<br />
dalla zona di guerra;<br />
C) Danni sociali:<br />
I danni economici hanno a loro volta provocato una crisi<br />
sociale, caratterizzata da una accresciuta vulnerab<strong>il</strong>ità<br />
<strong>della</strong> classe media e dall’impoverimento ulteriore di strati<br />
sociali già disagiati; la disoccupazione è aumentata fino al<br />
15%, contro l’8% del 2004, l’inflazione si è quadruplicata.<br />
D) Danni ambientali:<br />
– a seguito dei bombardamenti <strong>della</strong> centrale di Jiyyeh<br />
(25 ch<strong>il</strong>ometri a sud di Beirut) e dei suoi depositi di carburante<br />
un incendio durato 3 giorni ha ricoperto la regione<br />
circostante con una nuvola bianca di calcestruzzo polverizzato<br />
e un’altra di fuliggine nera, e inoltre 15.000 tonnellate<br />
di carburante si sono riversate in mare generando<br />
una macchia di 150 per 220 ch<strong>il</strong>ometri che ha inquinato<br />
<strong>il</strong> litorale libanese e danneggiato la fauna marina;<br />
– <strong>il</strong> bombardamento dei trasformatori elettrici di Saida<br />
ha provocato una nuvola di policlorobifen<strong>il</strong>i (PCB) che,<br />
secondo Greenpeace, sono prodotti chimici biocumulab<strong>il</strong>i<br />
e persistenti che inalati possono provocare <strong>il</strong> cancro.<br />
E) Danni psicologici e culturali:<br />
– <strong>il</strong> bombardamento <strong>della</strong> centrale di Jiyyeh ha danneggiato<br />
<strong>il</strong> sito archeologico di Byblos, classificato dall’Une-