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vono organizzarsi in modo serio, facendo anche qui piazza pulita di tutta una<br />
serie di vecchie e nuovissime retoriche.<br />
BENE, QUEL CHE DICI MI OFFRE IL DESTRO PER ARRIVARE A TOCCARE UN ULTIMO<br />
TEMA: MASELLI E RIFONDAZIONE COMUNISTA. PRIMA HAI DESCRITTO IN POCHE<br />
MA VIVIDE BATTUTE IL CONTESTO DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO. PROVA A<br />
FARE ALTRETTANTO IN RIFERIMENTO AL NOSTRO PARTITO.<br />
Quando si prof<strong>il</strong>ò la Bolognina e <strong>il</strong> discorso di Occhetto, non avevo dubbi che<br />
Ingrao sarebbe stato con noi nel tentativo di bloccare questo suicidio stupido e<br />
inut<strong>il</strong>e, questo meccanismo terrib<strong>il</strong>e, questa sorta di cupio dissolvi. Subito ci riunimmo<br />
ad Arco per ribadire la necessità di andare avanti rifiutando quel percorso<br />
di autodissoluzione. Ci fu <strong>il</strong> congresso di Rimini di scioglimento del Pci e<br />
la conferenza stampa con Garavini, Cossutta e Libertini che sancì la nostra nascita.<br />
C’era anche Nichi Vendola, e io, come lui, avevo <strong>il</strong> problema di aver avuto<br />
Cossutta come nostro referente negativo dentro <strong>il</strong> Pci; così come lui – Cossutta<br />
– aveva <strong>il</strong> problema speculare di avere avuto noi come referenti negativi. Ricordo<br />
che di questo parlammo a lungo con Garavini. E proprio qui ritroviamo la<br />
forza dei comunisti: cercammo di trovare i punti di unità possib<strong>il</strong>e e li trovammo.<br />
In Ingrao prevalse invece <strong>il</strong> rifiuto di quella che lui vedeva come una scissione,<br />
vero e proprio tabù per la nostra cultura politica. Ricordo che scrissi allora<br />
sull’Unità un articolo di amara polemica nei suoi confronti: in esso criticavo<br />
l’immagine del «gorgo» e dichiaravo che proprio quello che Ingrao stesso ci<br />
aveva insegnato ci conduceva a fare una scelta opposta alla sua. Mi iscrissi subito<br />
dopo alla nuova formazione politica e poi entrai in Direzione.<br />
IN QUEL CONTESTO, LIBERTINI FU COLUI CHE PRECONIZZÒ LA POSSIBILITÀ CHE RI-<br />
FONDAZIONE COMUNISTA POTESSE REALISTICAMENTE ASPIRARE A RAGGIUNGERE IL<br />
10% DEL CONSENSO ELETTORALE. E COSÌ SAREBBE STATO, SENZA LA MALAUGURA-<br />
TA SCISSIONE DEL ’98.<br />
Ti dico sinceramente che a Libertini non potei perdonare l’operazione, compiuta<br />
insieme ad Armando Cossutta, che portò alla defenestrazione di Garavini.<br />
Ricordo che su questo scrissi su <strong>il</strong> manifesto un articolo in cui raccontavo<br />
come erano andate effettivamente le cose, trovando tutto ciò inaccettab<strong>il</strong>e.<br />
Dopo di che l’intelligenza strategica di Cossutta, che individuò in Bertinotti un<br />
nuovo segretario, riaprì per me <strong>il</strong> discorso interrotto: noi avevamo allora un<br />
rapporto essenziale con <strong>il</strong> pezzo di Cg<strong>il</strong> che si riconosceva in «<strong>Essere</strong> sindacato»<br />
e ritenevamo Fausto una personalità particolarmente interessante. Così i<br />
f<strong>il</strong>i <strong>della</strong> dialettica interna furono ricuciti.<br />
OGGI, TU SEI COME NOI IMPEGNATO NEL CONGRESSO DEL NOSTRO PARTITO. E SEI<br />
SU UNA SPONDA DIVERSA DA QUELLA IN<br />
CUI È SCHIERATO FAUSTO BERTINOTTI,<br />
AL QUALE PERALTRO SEI STATO MOLTO<br />
VICINO.<br />
Sono stato non vicino ma vicinissimo<br />
a Fausto. Ero rimasto affascinato da<br />
Bertinotti fin da quando lo conobbi<br />
ad Arco, e fu lì che nacque la nostra<br />
amicizia. Mi incuriosiva anche per<br />
via di una sua forte diversità dalla<br />
mia formazione politica, ma soprattutto<br />
mi colpì per la sua intelligenza.<br />
Un uomo irrequieto, aperto alla ricerca:<br />
attitudini per certi versi proprie<br />
più di un artista che non di un<br />
politico. E io mi trovai talvolta a riscontrare<br />
delle inaspettate coincidenze<br />
di pensiero e di sensib<strong>il</strong>ità: ricordo,<br />
durante alcuni viaggi fatti insieme,<br />
osservazioni e giudizi per<br />
esempio su certi f<strong>il</strong>m che mai avrei<br />
immaginato potessero piacergli e che<br />
invece lui reinterpretava in un modo<br />
assolutamente originale. Anche questi<br />
aspetti mi avevano indotto a una<br />
particolare solidarietà con lui, oltre<br />
che a una sintonia e amicizia personale.<br />
Da un certo momento in poi<br />
qualcosa è cambiato, un po’ per<br />
volta. Penso ad esempio a un mio intervento<br />
critico in un Comitato politico<br />
nazionale sulla nonviolenza, in<br />
cui sostenevo che per noi questo<br />
tema era qualcosa di già acquisito.<br />
Citavo <strong>il</strong> famoso discorso di Togliatti<br />
del ’54 a Bergamo, dove la nonviolenza<br />
viene proposta non solo sul<br />
piano teorico e storico, ma anche – se<br />
non soprattutto – su un piano che<br />
definirei esistenziale: personale, individuale,<br />
umano. Ricordo che nelle<br />
conclusioni Fausto mi rispose con<br />
pesantezza e irritazione.<br />
DUNQUE, MI PARE DI CAPIRE CHE TU<br />
PONEVI AL FONDO UN INTERROGATIVO<br />
PIUTTOSTO DELICATO: SE IN TUTTO QUE-<br />
STO NON C’È SOSTANZIALMENTE NULLA<br />
DI NUOVO, PERCHÉ TANTA ENFASI?<br />
Esattamente. E qui c’è stato un<br />
primo momento di differenziazione:<br />
non di rottura, ma certo di differenziazione.<br />
Poi vi è stato dell’altro. Ovviamente,<br />
per una cultura politica di