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l’introduzione di misure redistributive<br />
e per la sottrazione al mercato di<br />
una parte di risorse e di mezzi di<br />
produzione. La posizione comunista<br />
– la sola anticapitalistica – priv<strong>il</strong>egia la<br />
sfera <strong>della</strong> produzione, agendo «sul<br />
dato qualitativo dello sfruttamento<br />
del lavoro e su quello <strong>della</strong> struttura<br />
del potere politico» che lo garantisce<br />
e preserva. Come abbiamo avuto<br />
modo di chiarire in precedenza, solo<br />
questa prospettiva include l’apertura<br />
alla trasformazione sistemica, al superamento<br />
del modo di produzione<br />
capitalistico, alla transizione a una<br />
nuova formazione sociale.<br />
Pluralità e coerenza<br />
Evidentemente questa impostazione<br />
teorica (che non discende da un atto<br />
di fede, ma dal ritenere che sinora<br />
non sia stata elaborata una teoria<br />
più potente di quella formulata da<br />
Marx e da chi ne ha sv<strong>il</strong>uppato le intuizioni);<br />
questa impostazione teori-<br />
ca (che non accetta l’assioma, oggi<br />
invalso, dell’«esaurimento» <strong>della</strong><br />
«tradizione comunista») 12 chiama in<br />
causa l’altro grande nodo teorico focalizzato<br />
da questa nostra discussione<br />
sul comunismo: la questione<br />
<strong>della</strong> relazione tra i diversi terreni di<br />
contraddizione e di conflitto.<br />
Di Siena vi allude parlando di «rapporto<br />
organico» tra la problematica<br />
relativa al conflitto capitale-lavoro e<br />
i temi del rapporto uomo-natura,<br />
<strong>della</strong> differenza di genere e dei<br />
nuovi diritti. Un rapporto dialettico,<br />
che non deve ridursi alla «sovrapposizione»<br />
del primo terreno sugli<br />
altri. Ma, certo non per caso, questo<br />
tema assume la massima r<strong>il</strong>evanza<br />
nei contributi di Maria Luisa Boccia<br />
e Imma Barbarossa. Barbarossa 13 interpreta<br />
la complessità teorica e pratica<br />
<strong>della</strong> discussione sul comunismo<br />
traducendola nella questione del<br />
rapporto tra (del «come stanno insieme»)<br />
l’essere comunista e l’essere<br />
femminista. E in questa prospettiva<br />
sv<strong>il</strong>uppa una riflessione importante<br />
che incrocia i problemi del pluralismo<br />
e <strong>della</strong> democrazia interna,<br />
centrali in relazione al tema dell’autoriforma<br />
del Partito. Da parte sua,<br />
Boccia affronta in modo articolato la<br />
questione delle relazioni tra comunismo<br />
e femminismo 14 .<br />
Per un verso, la relazione tra rivoluzione<br />
operaia e rivoluzione femmin<strong>il</strong>e<br />
– che pure si pongono, a suo<br />
giudizio, su piani diversi e intrattengono<br />
un rapporto asimmetrico – allude<br />
all’«interesse comune» di affrontare<br />
le questioni che <strong>il</strong> mondo in cui viviamo<br />
pone contestualmente a tutte<br />
e tutti; per l’altro, tuttavia, tale convergenza<br />
«non potrà mai risolvere<br />
la divergenza»: sicché permarrà<br />
sempre un irriducib<strong>il</strong>e iato tra prospettive,<br />
sensib<strong>il</strong>ità, linguaggi e interessi.<br />
L’esigenza di una rappresentazione<br />
di insieme <strong>della</strong> realtà non<br />
potrà dunque mai tradursi in una<br />
immagine unitaria e sintetica. Di qui<br />
la «divergenza netta» di Boccia ri-