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50<br />

l’introduzione di misure redistributive<br />

e per la sottrazione al mercato di<br />

una parte di risorse e di mezzi di<br />

produzione. La posizione comunista<br />

– la sola anticapitalistica – priv<strong>il</strong>egia la<br />

sfera <strong>della</strong> produzione, agendo «sul<br />

dato qualitativo dello sfruttamento<br />

del lavoro e su quello <strong>della</strong> struttura<br />

del potere politico» che lo garantisce<br />

e preserva. Come abbiamo avuto<br />

modo di chiarire in precedenza, solo<br />

questa prospettiva include l’apertura<br />

alla trasformazione sistemica, al superamento<br />

del modo di produzione<br />

capitalistico, alla transizione a una<br />

nuova formazione sociale.<br />

Pluralità e coerenza<br />

Evidentemente questa impostazione<br />

teorica (che non discende da un atto<br />

di fede, ma dal ritenere che sinora<br />

non sia stata elaborata una teoria<br />

più potente di quella formulata da<br />

Marx e da chi ne ha sv<strong>il</strong>uppato le intuizioni);<br />

questa impostazione teori-<br />

ca (che non accetta l’assioma, oggi<br />

invalso, dell’«esaurimento» <strong>della</strong><br />

«tradizione comunista») 12 chiama in<br />

causa l’altro grande nodo teorico focalizzato<br />

da questa nostra discussione<br />

sul comunismo: la questione<br />

<strong>della</strong> relazione tra i diversi terreni di<br />

contraddizione e di conflitto.<br />

Di Siena vi allude parlando di «rapporto<br />

organico» tra la problematica<br />

relativa al conflitto capitale-lavoro e<br />

i temi del rapporto uomo-natura,<br />

<strong>della</strong> differenza di genere e dei<br />

nuovi diritti. Un rapporto dialettico,<br />

che non deve ridursi alla «sovrapposizione»<br />

del primo terreno sugli<br />

altri. Ma, certo non per caso, questo<br />

tema assume la massima r<strong>il</strong>evanza<br />

nei contributi di Maria Luisa Boccia<br />

e Imma Barbarossa. Barbarossa 13 interpreta<br />

la complessità teorica e pratica<br />

<strong>della</strong> discussione sul comunismo<br />

traducendola nella questione del<br />

rapporto tra (del «come stanno insieme»)<br />

l’essere comunista e l’essere<br />

femminista. E in questa prospettiva<br />

sv<strong>il</strong>uppa una riflessione importante<br />

che incrocia i problemi del pluralismo<br />

e <strong>della</strong> democrazia interna,<br />

centrali in relazione al tema dell’autoriforma<br />

del Partito. Da parte sua,<br />

Boccia affronta in modo articolato la<br />

questione delle relazioni tra comunismo<br />

e femminismo 14 .<br />

Per un verso, la relazione tra rivoluzione<br />

operaia e rivoluzione femmin<strong>il</strong>e<br />

– che pure si pongono, a suo<br />

giudizio, su piani diversi e intrattengono<br />

un rapporto asimmetrico – allude<br />

all’«interesse comune» di affrontare<br />

le questioni che <strong>il</strong> mondo in cui viviamo<br />

pone contestualmente a tutte<br />

e tutti; per l’altro, tuttavia, tale convergenza<br />

«non potrà mai risolvere<br />

la divergenza»: sicché permarrà<br />

sempre un irriducib<strong>il</strong>e iato tra prospettive,<br />

sensib<strong>il</strong>ità, linguaggi e interessi.<br />

L’esigenza di una rappresentazione<br />

di insieme <strong>della</strong> realtà non<br />

potrà dunque mai tradursi in una<br />

immagine unitaria e sintetica. Di qui<br />

la «divergenza netta» di Boccia ri-

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