ano VII - numero 67 INSERTO DELLA RIVISTA ... - Comunità Italiana
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Poesia, non-poesia, antipoesia<br />
del’900 itali<strong>ano</strong> è<br />
innazittuto opera di uno<br />
storico della letteratura,<br />
ma anche di un critico,<br />
capace di arrischiare giudizi,<br />
valutazioni personali<br />
su autori contemporanei<br />
attraverso un pazientissimo<br />
lavoro di schede<br />
e profili. L’indagine complessiva<br />
è condotta con<br />
grande lucidità. Ne risulta<br />
un p<strong>ano</strong>rama della<br />
poesia contemporanea,<br />
come dice lo stesso autore<br />
“tra cronaca, storia<br />
e controstoria”, dalle “vie<br />
maestre alle vie secondarie”<br />
e credo che meerito<br />
non indifferente venga<br />
ad Esposito dal suo impegno<br />
rivolto a far luce su<br />
queste ultime.<br />
Per quel che riguarda<br />
invece gli scritti dedicati<br />
all’Abruzzo, che sono altrettanto<br />
<strong>numero</strong>si, si possono<br />
citare: Mario Pomilio<br />
narratore e critico militante<br />
(Roma, Edizioni dell’Urbe,<br />
1978), Ignazio Silone. La<br />
vita, le opere, il pensiero<br />
(Roma, Edizioni dell’Urbe,<br />
1980), Lettura di Ignazio<br />
Silone (Roma, Edizioni<br />
dell’Urbe, 1985), Donna<br />
e poesia oggi in Abruzzo<br />
(Roma, Edizioni dell’Urbe,<br />
1986), Per un altro D’Annunzio<br />
(Roma, Edizioni<br />
dell’Urbe, 1988), Attualità<br />
di Silone (Roma, Edizioni<br />
dell’Urbe, 1989), Vita e<br />
pensiero di Ignazio Silone<br />
(Cerchio, Polla, 1993), il<br />
saggio sulla poesia di Vito<br />
Moretti Segni di scrittura<br />
(Roma, Bulzoni, 1994), Vita<br />
e pensiero di Ennio Flai<strong>ano</strong><br />
(Cerchio, Polla, 1996), Silone<br />
vent’anni dopo (L’Aquila,<br />
Amministrazione Provinciale,<br />
1998), Ignazio<br />
Silone ovvero un “caso” infinito”<br />
(Pescina, Centro Studi<br />
Siloniani, 2000), Poetica<br />
e poesia di Cesare Pavese<br />
(Foggia, Bastogi, 2001),<br />
Questioni siloniane (Avezz<strong>ano</strong>,<br />
Edizioni Marsica Domani,<br />
2003).<br />
Merita un’attenzione<br />
particolare la fondamentale<br />
rassegna di poeti che hanno<br />
scritto in itali<strong>ano</strong>, in latino<br />
ed in dialetto, intitolata Parnaso<br />
d’Abruzzo (1980). Così<br />
come l’autore avverte già<br />
dalla prime pagine:<br />
[...] l’opera vuol essere innanzitutto<br />
una “rassegna”<br />
di quanto l’Abruzzo ha<br />
prodotto, dall’unità d’Italia<br />
ai nostri giorni, nel campo<br />
della poesia. Ma c’è da aggiungere<br />
subito, ed è questa<br />
la sua maggiore novità,<br />
che per la prima volta l’indagine<br />
si estende dalla lirica<br />
alla satira e all’epigramma,<br />
in un triplice versante<br />
linguistico: itali<strong>ano</strong>, latino<br />
e dialetto.<br />
È un “materiale” raccolto,<br />
dunque, che offre<br />
un’immagine completa del<br />
p<strong>ano</strong>rama della produzione<br />
abruzzese.<br />
Un altro aspetto della<br />
critica di Vittori<strong>ano</strong> Esposito,<br />
come si può verificare<br />
nelle pubblicazioni più recenti,<br />
è l’attenzione dedicata<br />
ad Ignazio Silone. Una<br />
figura molto ma, allo stesso<br />
tempo, poco conosciuta,<br />
già al centro di “casi”; due,<br />
secondo Esposito, il primo<br />
quando è vittima del silenzio<br />
della critica italiana e il<br />
secondo quando la famosa<br />
polemica scatenata da Biocca<br />
e Canali lo accusa di essere<br />
stata una spia fascista.<br />
Su quest’ultima polemica,<br />
vari libri sono stati pubbli-<br />
cati e tanti intellettuali e studiosi<br />
sono intervenuti: dallo<br />
stesso Vittori<strong>ano</strong> Esposito, a<br />
Giuseppe Tamburr<strong>ano</strong>, a Indro<br />
Montanelli, a Norberto<br />
Bobbio.<br />
La lettura e l’analisi puntuale<br />
delle opere siloniane,<br />
sia dal punto di vista storico<br />
sia da quello critico-letterario,<br />
ha permesso a Vittori<strong>ano</strong><br />
Esposito di comporre,<br />
pian pi<strong>ano</strong>, una complessa<br />
costellazione che (ri)discute<br />
le opere narrative di Ignazio<br />
Silone. A questo proposito,<br />
si possono segnalare i<br />
già citati Lettura di Ignazio<br />
Silone (1985) e Ignazio Silone<br />
ovvero un “caso”infinito<br />
(2000). Nell’avvertenza<br />
contenuta nella prima opera,<br />
Vittori<strong>ano</strong> Esposito parla<br />
al lettore di come ha conosciuto<br />
Silone e si è avvicinato<br />
alla sua opera. I dodici<br />
capitoli, sommati alle appendici<br />
che tratt<strong>ano</strong> anche<br />
dei punti di vista dei critici,<br />
sono inoltre delle pagine importanti<br />
sulla fortuna critica<br />
siloniana. Un libro essenziale<br />
per qualsialsi studioso,<br />
uno strumento che raccoglie<br />
un ventaglio di informazioni<br />
varie sulla produzione e ripercussione<br />
delle opere dello<br />
scrittore abruzzese. Nel<br />
suo secondo lavoro monografico<br />
su Silone, Esposito<br />
ripercorre attraverso una lettura<br />
aggiornata la travagliata<br />
vicenda siloniana, un “caso<br />
infinito” appunto, culminata<br />
nel dibattito spia/non spia,<br />
che ha occupato per mesi<br />
le pagine dei più importanti<br />
quotidiani italiani.<br />
Tutti questi sono degli<br />
scritti che testimoni<strong>ano</strong> il percorso<br />
intrapreso da Vittori<strong>ano</strong><br />
Esposito, vincitore di alcuni<br />
premi di critica letteraria, e<br />
conferm<strong>ano</strong> il suo ricco e polifonico<br />
universo.<br />
Gennaro<br />
Manna e<br />
la terra<br />
d’AbruzzoAldo Onorati<br />
Su “Atti del Convegno<br />
Internazionale di studio<br />
‘Gennaro Manna’<br />
1991”, Sandro Sticca scrive:<br />
“ Manna costituisce una indelebile,<br />
memorabile e complessa<br />
analisi dell’esistenza e<br />
della condizione umana che<br />
si rivela non soltanto nella<br />
dettagliata esposizione della<br />
crisi della generazione del<br />
dopoguerra, ma nella profonda<br />
ed illuminata scansione<br />
ed esaltazione del temperamento,<br />
della coscienza e dei<br />
valori spirituali della sua terra<br />
natia: l’Abruzzo”.<br />
L’autore è nato nel 1922<br />
a Tocco Casauria (Pescara);<br />
è morto a Roma nel 1990. A<br />
Roma si era laureato in Giurisprudenza.<br />
Dal 1950, infatti,<br />
ha abitato nella Capitale, ove<br />
ha lavorato e conosciuto i migliori<br />
nomi della Letteratura.<br />
Già nel 1959 pubblica il<br />
primo libro, Le terrazze, ove<br />
la presenza del mondo contadino<br />
dà adito ai critici di<br />
pensare che il narratore sia<br />
legato ai temi del neorealismo,<br />
mentre Manna appartiene<br />
fin dagli inizi alla sfera<br />
dello scandaglio interiore<br />
dei personaggi, legando la<br />
narrazione all’essenza della<br />
sua origine ( scriverà, infatti,<br />
: “Il mio cuore batte /<br />
campagnolo / dov’è germogliato<br />
/ chiamando gli olivi<br />
per nome” ). E’ del 1962 Un<br />
uomo senza cappello (Rizzoli),<br />
romanzo che delinea una<br />
scaltrezza tecnica di narratore<br />
attento ai particolari, non<br />
solo quelli del paesaggio, ma<br />
dei protagonisti, pur senza<br />
indebolire gli effetti visivi,<br />
tanto che i critici hanno insistito<br />
sulla filmicità dei suoi<br />
testi, vibrati con una sintassi<br />
sicura, netta, addizionale,<br />
tesa a trasmettere al lettore<br />
una partecipazione al sentire,<br />
che diviene un tramite<br />
di auscultazione dei complessi<br />
fermenti della vita e<br />
del mondo. Tale particolarità<br />
non si perde mai nelle pagine<br />
di Manna, anzi si rafforza<br />
laddove torna il mondo contadino<br />
( L’aquila impagliata,<br />
Rizzoli,1968), complicato<br />
da un atteggiamento gnoseologico<br />
di chiara presa, che<br />
qualcuno ha riportato alla<br />
lezione verghiana: una famiglia<br />
che muta, fino al declino,<br />
nell’osmosi tentatrice<br />
e negativa con l’ambiente<br />
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