L'Agrotecnico Oggi dicembre 04 - Collegio Nazionale degli Agrotecnici
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S<br />
ono molti mesi che non mi accingo<br />
alla stesura di un “pezzo” o “articolo”<br />
che dir si voglia, anche se generalmente,<br />
per quanto mi riguarda, si è<br />
sempre trattato per lo più di abbozzare<br />
racconti tratti dalla mia vita quotidiana.<br />
Il lavoro con le telecamere <strong>degli</strong> ultimi<br />
tempi è stato però così intenso da non<br />
lasciarmi molto spazio e, probabilmente,<br />
anche quando l’ho avuto mi è mancata<br />
la buona volontà per scrivere.<br />
Sono appena rientrato, per motivi di<br />
lavoro, dalla Valle d’Aosta e dopo<br />
domani ripartirò per il Sud, ho dunque<br />
solo il tempo per stendere poche righe,<br />
rifare la valigia e salutare i miei cari.<br />
Già, i miei cari…<br />
Valerio purtroppo non c’è più, se n’è<br />
andato all’improvviso all’inizio di agosto<br />
ed è a lui e alla sua terra che voglio<br />
rivolgere il mio pensiero e dedicare<br />
questo momento.<br />
Vi vorrei parlare infatti, se avrete la<br />
compiacenza di leggermi, di un piccolo<br />
lembo di Piemonte in provincia di<br />
Cuneo delimitato da una parte dalle<br />
Langhe e dall’altra dall’Astigiano, chiamato:<br />
Roero.<br />
Quando ci venni per la prima volta ero<br />
poco più che maggiorenne, portavo i<br />
capelli lunghi, amavo la musica di Eric<br />
Clapton, studiavo e lavoravo in una<br />
radio privata di Torino, ma furono le<br />
colline di questo anfratto sabaudo ad<br />
entusiasmare il mio interesse: ne rimasi<br />
subito affascinato. Non escludo che<br />
con questa mia affermazione molte<br />
persone possano pensare che a quell’età<br />
non hai ancora visto niente e che<br />
pertanto qualsiasi posto diverso da<br />
dove vivi, specie se sei residente in una<br />
grande città, possa abbagliare e rivelarsi<br />
straordinario, e in parte avrebbero<br />
anche ragione nel pensarlo. Ma, grazie<br />
a Dio, ci sono luoghi della nostra bella<br />
16 Dicembre 20<strong>04</strong><br />
Italia che ti stupiscono ogni volta che li<br />
vedi e l’età non ha importanza alcuna.<br />
Ci venni per puro caso, nel Roero,<br />
semplicemente perché mi ero innamorato<br />
di una ragazza il cui padre era nativo<br />
di Montaldo Roero. Ancora oggi,<br />
Montaldo è il paese di questo territorio<br />
forse meno conosciuto, al punto che<br />
quando qualcuno mi chiede dove vivo,<br />
devo sempre spiegare che siamo a<br />
pochi chilometri dalle più rinomata<br />
Canale d’Alba o Bra, oppure, in tono<br />
scherzoso mi limito a utilizzare la frase:<br />
“a sole due ore da Monte Carlo”.<br />
Avrete dunque intuito che la storia con<br />
la ragazza citata è andata avanti nel<br />
tempo, è diventata mia moglie e il rapporto<br />
con questa terra, che ormai<br />
sento anche un po’ mia, è tale al punto<br />
di credere e sperare di esserne diventato<br />
un figlio adottivo.<br />
Intanto, negli anni, anche il mio lavoro<br />
di giornalista ha subito delle varianti<br />
sostanziose, dalla radio sono passato<br />
alla televisione e dalla musica e dal calcio<br />
al più reale e fantastico mondo dell’agricoltura<br />
e dell’enogastronomia.<br />
Confesso che passare da Milanello<br />
(superbo centro sportivo dove si allena<br />
il Milan) alle stalle con le bovine,<br />
frisone o pezzate rosse che siano, per<br />
certi versi è stato traumatizzante, ma in<br />
tutta sincerità mi chiedo perché non<br />
l’ho fatto prima. Già, chi lo sa!<br />
Occuparsi dunque di comparti così<br />
importanti come quello agricolo e quello<br />
della gastronomia e dell’enologia, mi<br />
ha logicamente permesso di entrare in<br />
contatto con il mondo produttivo del<br />
settore in genere e naturalmente con<br />
quello della mia nuova terra. Qui i prodotti<br />
tipici non mancano di certo, pensiamo<br />
solo alle nocciole, le pesche, le<br />
castagne, le fragole, la carne e naturalmente<br />
il buon vino; il tutto incorniciato<br />
« ROERO “MON<br />
BREVE SPACCATO DEDICATO<br />
A UN UOMO E<br />
ALLA SUA TERRA<br />
dalla bellezza di queste colline, dai<br />
boschi, dalle rocche, dalle vigne e dagli<br />
orti, dalla storia, a tratti misteriosa, e<br />
dalla gente.<br />
La gente del Roero, quella autoctona,<br />
in realtà può apparire, a chi viene da<br />
fuori, un pochino testona, fredda, chiusa<br />
e diffidente, piemontesi classici in<br />
poche parole, ma quando entri nei loro<br />
cuori ti accorgi di non essere più su di<br />
un pianeta qualsiasi ma dentro l’intero<br />
universo. Sono persone vere, oneste e<br />
affidabili, figli di generazioni che hanno<br />
lavorato come bestie per dare qualcosa<br />
in più ai “propri figli”: sacrifici e sofferenza,<br />
lavoro e rinunce, e, scusatemi,<br />
questo concetto mi sento in dovere di<br />
gridarlo ai quattro venti; il piccolo<br />
benessere che abbiamo oggi non è<br />
piovuto dal cielo ma è costato: a tanti<br />
e tanto!<br />
Ed è dal lavoro costante e intelligente<br />
di tante famiglie che sono arrivati i<br />
buoni risultati; pensiamo al vino per<br />
esempio. Provo un grande senso di<br />
soddisfazione nel vedere una presenza<br />
sempre maggiore nei ristoranti e nelle<br />
enoteche d’Italia dell’Arneis, il bianco<br />
roerino per eccellenza, e la cosa interessante<br />
è che si trovano quasi tutte le<br />
etichette, a testimonianza di un’alta