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SU XERT'E CEA Storia della secolare contestazione - SantuJacu

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In un promemoria <strong>della</strong> Segreteria di Stato si legge ancora “En “ 15 de agosto del ano<br />

prossimo pasado de 1760, hubo un ataque fuerte entre las villas de Mandas de Orroly, sobre<br />

diferencia de terminos, y aprobechiamientos de pastos, en que salendo armados y en mayor<br />

numero los vecinos de Mandas robaron 67 buyes que tenian en el campo los de Orroli”.<br />

14<br />

Il Regidor del Ducato don Ignazio Bazan informò dell’accaduto il Viceré che inviò a Mandas<br />

un Commissario, per accertarsi <strong>della</strong> dinamica dei fatti e per l’assunzione dei provvedimenti<br />

di rito: tra questi gli arresti di oltre venti persone tutte condotte alle carceri di San Pancrazio<br />

in Cagliari. Il Casu, per ottenere immediatamente la scarcerazione e per tornare in libertà, il<br />

15 novembre 1760, pagò la somma di 604 scudi quale rimborso ai contadini di Orroli tra i<br />

quali fi guravano Antioco Carrus, Antonio Melis, Giuseppe Usay, Salvatore Pisanu e Antioco<br />

Piras. Il nobile mandarese, il 3 ottobre 1775, chiese alla Reale Udienza la restituzione dei soldi<br />

spesi ritenendo che “la causa si credea ordinata per ricompensarsi del valore di una quantità<br />

di capre che precedentemente li furono rubate dagli orrolesi, avendo riguardo a che non fu<br />

condannato al pagamento dei prefatti bovi nella Sentenza che proferì li 22 ottobre 1763 nella<br />

Causa Criminale che in Suo odio ed altri <strong>della</strong> Villa di Mandas si costrusse per l’anzidetto<br />

delitto, e soltanto ad una lievissima pena straordinaria, come fu quella che la carcerazione<br />

patita servisse di pena”. 15<br />

Al ricorso si opposero immediatamente gli orrolesi, rappresentati dal procuratore Bardirio<br />

Pilia, sostenendo che il Casu fu condannato per il detto delitto e non riuscì mai a provare<br />

sua innocenza. Non avrebbero, di conseguenza, reso i 604 scudi. La Reale Udienza, il 10<br />

ottobre 1777, chiudeva la causa assolvendo gli orrolesi dall’obbligo di restituire la detta<br />

somma. 16<br />

Mentre il contenzioso per la proprietà di Mulargia verteva nanti la Reale Udienza, il 6 marzo<br />

1770, fu a Mandas il Viceré di Sardegna Hallot des Hayes impegnato nella “Visita al Regno di<br />

Sardegna”. Nella relazione si legge:” La comunità non ha alcun’altra pendenza, se non quella<br />

vertente presso la Reale Udienza, per i territori pretesi dalla comunità di Orroli. Soggiunsero<br />

il Sindaco e Censore che questa Villa non ha territori a suffi cienza per il Seminerio, né per<br />

il pascolo del bestiame di ogni qualità, e poiché gli abitanti sono inclinati all’agricoltura, si<br />

servono ogni anno dei territori delle ville vicine, e specialmente di Orolli”. 17<br />

Prima di proseguire è bene chiarire un’ equivoco di carattere storico originato da Goffredo<br />

Casalis e Vittorio Angius (poi ripreso da numerosi studiosi e scrittori, fra i quali la citata<br />

Maria Antonietta Orrù) a proposito di uno scontro armato fra mandaresi ed orrolesi nel<br />

1726 che, ritengo, debba essere spostato nel 1776. Nel Dizionario Storico leggiamo che “I “<br />

mandaresi sentirono per gran tratto di tempo il dolore <strong>della</strong> grave percossa che avean ricevuta<br />

dagli orrolesi nell’anno 1726, quando in numero di novecento, gente del proprio paese ed altri<br />

aderenti, mossero armati per cacciare gli orrolesi dal salto di Cea-Mulargia. …Al suono di<br />

questa invasione ostile il cav. Agostino Demuro e Salvatore Angelo Aresu gridarono all’arme,<br />

e quando ebbero raccolto un centinaio di uomini corsero con stupenda in trepidità contro un<br />

nemico tante volte maggiore, e con furore si lanciarono all’assalto. Questo fu così impetuoso,<br />

così sanguinoso, che i mandaresi non poterono tener fermo, e lasciando sul campo molti feriti<br />

ed estinti voltaron le spalle e si salvarono con rapidissima fuga, offesi nella medesima da’<br />

persecutori, che fecero gran preda di armi e cavalli, di gran quantità di bestiame, trovato nel<br />

prato e né salti de nemici”. 18<br />

Umberto Oppus pag. 12<br />

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