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SU XERT'E CEA Storia della secolare contestazione - SantuJacu

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Umberto Oppus<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong><br />

<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>secolare</strong> <strong>contestazione</strong> territoriale tra Mandas ed<br />

Orroli per Cea Mulargia<br />

Edizioni Nuove Grafi che Puddu<br />

Umberto Oppus pag. 1<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


A mio nonno, Umberto Oppus,<br />

mandarese per famiglia, orrolese per nascita,<br />

e ai paesi di Mandas ed Orroli<br />

per un futuro sempre più all’insegna <strong>della</strong> collaborazione fra le due comunità<br />

“Se la storia non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta,<br />

e anche un pochino a chi l’ha raccomandata.<br />

Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi,<br />

credete che non s’è fatto apposta”.<br />

(Promessi sposi, cap. XXXVIII)<br />

Umberto Oppus pag. 2<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Umberto Oppus<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong><br />

<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> <strong>secolare</strong> <strong>contestazione</strong> territoriale tra Mandas ed<br />

Orroli per Cea Mulargia<br />

Edizioni Nuove Grafi che Puddu<br />

Prima edizione<br />

Umberto Oppus pag. 3<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


c Umberto Oppus<br />

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento<br />

totale e parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfi lm e le copie fotostatiche) sono<br />

riservati per tutti i paesi<br />

In copertina:<br />

Si ringraziano:<br />

- il Comune di Mandas per la consultazione dei documenti conservati nell’Archivio<br />

Storico, gestito dalla società La Memoria Storica;<br />

- per le preziose e interessanti testimonianze i signori Ottavio Atzori, Giovanni Mulliri,<br />

Tonio Garau, Dino Atzori, Ginesio Tola, Antonio e Elia Deidda, Francesco Gessa,<br />

Stefanina Piras e Luigi Pani;<br />

- per la cortese collaborazione nella ricerca dei documenti dell’Archivio Storico del<br />

Comune di Mandas Sara Sanna;<br />

- per avermi messo a disposizione i documenti <strong>della</strong> Reale Udienza, l’insegnante Ennio<br />

Marcialis;<br />

- per le fotografi e Tonio Garau, Marta Gessa, Giovanni Mulliri, Giampaolo Pisano per<br />

aver donato alcune delle fotografi e scattate da Salvatore Pistis.<br />

Umberto Oppus pag. 4<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


PREFAZIONE<br />

I Comuni di Orroli e Mandas si riconciliano<br />

Quale prefazione a questo lavoro ho scelto l’articolo “riguardante la nostra bella giornata<br />

del sei giugno 1951 che passerà alla storia dei nostri due Comuni”, che il dottor Leonida<br />

Onano, notaio del Comune di Orroli, l’otto giugno 1951, inviò al Sindaco di Mandas Virgilio<br />

Perra per farlo pubblicare su L’Unione Sarda ed il Giornale d’Italia.<br />

Orroli-Mandas, 6 giugno 1951.<br />

“I Comuni di Orroli e di Mandas si riconciliano<br />

A metter fi ne ad una lite tra i Comuni di Orroli e di Mandas, che nella storia dei tempi,<br />

risale all’anno 1726, e mosse dagli stessi sentimenti di voler perpetuare i buoni rapporti di<br />

armonia e di pace esistenti da oltre un cinquantennio fra le due popolazioni, le Amministrazioni<br />

Comunali di Mandas, con a capo il Sindaco Perra, assistito dagli assessori Carta, Raccis e<br />

Pisano, dal geometra Tarica e Segretario Marroccu e per Orroli, il Commissario Prefettizio<br />

Anedda, assistito per il caso, dai consulenti dott. Onano, Pisano Giovanni, Anedda Raffaele,<br />

Melis Paolino, Schirru Giovanni, Piras Efi sio e Schirru Raffaele, Segretario Caria, si sono<br />

date convegno a “Monti su rei”, “Cea Mulargia” e “Santa Liana” ai confi ni di Orroli con<br />

Mandas, Donigala e Goni, per le ore otto del 6 giugno 1951. Puntuali all’ora stabilita le due<br />

Commissioni si incontrarono sul punto fi ssato scambiandosi i più cordiali saluti di rito.<br />

La <strong>contestazione</strong> da risolvere sa di leggenda, e risale nientemeno che ad anni prima del<br />

1726. Come si legge nella <strong>Storia</strong>, gli orrolesi vantavano infatti di avere ottenuto dal Duca di<br />

Mandas e per conto <strong>della</strong> di lui fi gliola Donna Minnia, di poter introdurre i propri armenti<br />

per pascolare nella “Cea Mulargia”. I mandaresi, i quali non riconoscevano questo privilegio<br />

ed a loro volta si ritenevano proprietari, invasero il posto. Ne nacque un cruento scontro nel<br />

1726 sul posto fra novecento mandaresi bene armati ed un centinaio di orrolesi armati(come<br />

dice una canzone) di “palittas” agli ordini del cav. Agostino Demuro e Salvatorangelo Aresu,<br />

e come si legge nel Casalis – volume 13 pagina 551 – i mandaresi ebbero la peggio. La<br />

controversia venne composta nel 1851 per opera dell’illustre Conte Serra, che riuscì a far<br />

rappacifi care i contendenti.<br />

Nel 1897 il Sindaco di Orroli Pala Gavino stipulava un atto col Comune di Mandas il quale<br />

riconosceva ad Orroli i diritti di proprietà sui terreni “cea Mulargia”, “s’Accamingioni”,<br />

etc… ed in compenso il Comune di Orroli concedeva in perpetuo al Comune di Mandas il<br />

diritto di legnatico sulla zona stessa. Senonchè i patti non vennero rispettati e venne promossa<br />

da Mandas una lite davanti al Commissario Usi Civici tendente ad ottenere da parte di Orroli<br />

a favore di Mandas il riconoscimento del diritto di proprietà su una determinata zona di “cea<br />

Umberto Oppus pag. 5<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Mulargia” e la sentenza riuscì favorevole a Mandas e pure confermata dalla Corte d’Appello.<br />

La decisione passata in giudicato non fu però conforme ad un vero e proprio senso di giustizia<br />

riparatrice, tanto è vero che non venne messa in esecuzione ed il Comune di Mandas a mezzo<br />

dei suoi saggi previdenti amministratori si mise in contatto col Comune di Orroli per venire<br />

ad una onorevole transazione.<br />

Ed eccoci quindi e fi nalmente all’incontro dei contendenti sul terreno.<br />

Dopo ampia serena discussione improntata ad un senso di elevato equilibrio e di misurata<br />

responsabilità, le due commissioni, presiedute dai rispettivi capi, eseguirono un sopralluogo<br />

su tutta la zona contesa venendo nella decisione di chiudere ed assolvere il loro mandato nel<br />

modo più nobile e generoso:<br />

“Il Comune di Mandas, tenuto conto anche <strong>della</strong> disgraziata condizione in cui verrà<br />

a trovarsi, col bacino del Flumendosa il Comune di Orroli il quale vedrà allagata una<br />

delle zone più fertili e rigogliose <strong>della</strong> sua proprietà senza speranza di rifarsi in misura<br />

veramente corrispondente e proporzionata al valore attuale dei terreni che verranno allagati,<br />

e riconoscendo anche i buoni rapporti di vicinato e di amicizia sempre esistiti fra autorità e<br />

popolazione ed al fi ne di perpetuarli, concedeva al Comune di Orroli in piena ed assoluta<br />

proprietà e possesso ettari otto are trentadue e centiare cinquantacinque sugli ettari trentuno<br />

are trentadue e centiare cinquantacinque ad esso riconosciuti dall’autorità giudicante, ed<br />

il Comune di Orroli riconosceva proprietario pieno ed assoluto e possessore il Comune<br />

di Mandas per una superfi cie di ettari ventitre (sui quali purtroppo ed in parte avverrà<br />

l’allagamento artifi ciale)”.<br />

I due Comuni riconfermavano quindi i loro sentimenti di amicizia e di pace ed il Commissario<br />

Prefettizio di Orroli, dopo brevi parole di augurio e di saluto da parte del dott. Onano, del<br />

Sindaco Perra e dell’assessore Raccis, abbracciava il sindaco di Mandas signor Virgilio<br />

Perra, fra gli applausi di tutti i presenti in quel momento riuniti nell’ospitale casa campestre<br />

di Raffaele Schirru.<br />

Tutti i presenti fi rmavano quindi il verbale di transazione e verso il tramonto, mentre il sole<br />

irradiava i suoi ultimi raggi sulla magnifi ca zona di “cea Mulargia” e di “Monti su rei”, le<br />

due commissioni, apportatrici di pace, si scambiavano il saluto fraterno e riprendevano la<br />

via del ritorno verso i rispettivi paesi, lieto e soddisfatte di aver defi nito in loco e nel modo<br />

onorevole e soddisfacente per ambo le parti, una triste vicenda ultra<strong>secolare</strong>.<br />

Mentre ci compiacciamo per quanto avvenuto e concluso felicemente fra le due<br />

amministrazioni Comunali, le quali hanno dimostrato di essere all’altezza del momento e del<br />

mandato loro affi dato dalle loro popolazioni, al di sopra di qualunque competizione politica,<br />

facciamo voti che le Autorità tutorie vogliano al più presto porre la loro approvazione ed<br />

il loro sigillo alla transazione avvenuta nel modo più vantaggioso ed onorevole per ambo i<br />

Comuni.<br />

E col sommo poeta Dante, ripetiamo di cuore anche noi:<br />

E CON CIO’ FIA <strong>SU</strong>GGEL………<br />

Dr Leonida Onano”.<br />

Umberto Oppus pag. 6<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


PRESENTAZIONE<br />

Umberto Oppus pag. 7<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


INTRODUZIONE<br />

Dalla residenza municipale, lì 10 maggio 2004<br />

Umberto Oppus<br />

Sindaco di Mandas<br />

Umberto Oppus pag. 8<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


LA STORIA<br />

Tra le contestazioni territoriali che hanno segnato la storia delle comunità di villaggio <strong>della</strong> Sardegna, e del<br />

Ducato di Mandas in particolare, vi è quella tra i paesi di Mandas e di Orroli per i territori di Mulargia. Una<br />

contesa, iniziata nel Seicento, di cui ancora oggi, si tramandano racconti ed anedotti legati, soprattutto, alla<br />

necessità <strong>della</strong> comunità mandarese di legnare in un paese ricco sì di campi di grano, ma conseguentemente<br />

povero di alberi, di pascoli per soddisfare alcune delle esigenze primarie <strong>della</strong> popolazione.<br />

Da un documento, datato 15 marzo 1702, giorno in cui veniva siglata la prima transazione sulla lite tra i<br />

due paesi, sappiamo che da diversi decenni, nella “Curia Mayor del estat y Ducat de Mandas” verteva una<br />

causa tra le comunità di Mandas e di Orroli per il possesso <strong>della</strong> “Montagna de Molargia”, di cui era relatore<br />

il dottor Juan Pere Meloni, Consultore del Ducato. 1<br />

Una lite sorta, presumibilmente, nella seconda metà del Seicento quando, sosteneva l’allora Sindaco di<br />

Mandas, lo scrivano Antonio Pisano, “…los vassaills de dicha Villa de Orroly propria authoritate, y contra tot<br />

dret llauraren la Montagna de Molargia sens ser bidazony, ny lloch destinat per serlo” (i vassalli <strong>della</strong> detta<br />

villa di Orroli di propria autorità, e contro tutti i diritti, lavoravano la montagna di Mulargia senza essere<br />

vidazzone, né luogo destinato ad esserlo). 2<br />

Pisano spiegava, inoltre, « ..que se troban los vassails y comunitat de la dita villa de Mandas y sos moradors<br />

en la quieta y pacifi ca possessio de entrar y pasturar tots genero de bestiar y tambe de llevar y herbar per<br />

tota la curadoria de Seurgus » (“si trovano i vassalli e la comunità del paese di Mandas, ed i suoi abitanti,<br />

nel quieto e pacifi co possesso di entrare e pascolare tutti i generi di bestiame, ed anche di prendere erba e<br />

pascolare per tutta la Curatoria di Seurgus”). 3<br />

Ma facciamo un passo indietro. Tutto nasce, stando alla memoria storica popolare, quando la grande<br />

peste del 1652-1655 decimò la Curatoria di Seurgus ed in particolar modo il piccolo borgo di Mulargia i<br />

cui superstiti, rifi utati, si racconta, dal paese di Mandas, trovarono rifugio ad Orroli che incorporò i fertili<br />

terreni dell’antico villaggio iniziando così a coltivarli. A confermare quanto tramandato è Goffredo Casalis,<br />

nel suo Dizionario sugli stati sardi, alla voce Orroli, dove spiega che “ i mandaresi pretendevano Cea-<br />

Mulargia loro pertinenza non so per qual diritto, e che gli orrolesi sostenevano essere del loro comune, perché<br />

gli ultimi abitanti del distrutto paese di Mulargia essendosi incorporati nel loro popolo avevano nel medesimo<br />

trasmessa la proprietà delle terre abbandonate” . 4<br />

I mandaresi, per tutelare i propri diritti, in virtù anche di quanto dichiarato dal Sindaco Pisano, iniziarono<br />

una causa che arrivò sul tavolo di don Valeriano Servent, Regidor del Ducato. Un contenzioso, peraltro<br />

abbastanza comune a diverse comunità <strong>della</strong> Sardegna, che, scrive Pasquale Cugia, confermando in parte<br />

quanto affermato dal Sindaco, “…secondo gli Orrolesi, le pretese del comune di Mandas traevano origine<br />

dal fatto che il duca, feudatario di tutto il circondario, aveva concesso ai pastori <strong>della</strong> propria fi glia Donna<br />

Minnia di poter introdurre le greggi nel territorio di Mulargia, per pascolare”. 5<br />

Pur non avendo trovato documenti che confermano l’esistenza <strong>della</strong> concessione, sappiamo che in quegli<br />

anni, e comunque nel 1655 circa, dall’allora Duca di Mandas Juan Manuel I Lopez de Zuniga y Mendoza e da<br />

sua moglie Teresa Sarmiento de la Cerda era nata Manuela Lopez de Zuniga y Mendoza che, il 13 aprile 1677,<br />

aveva sposato a Madrid il Duca di Benavente Francisco Alfonso Pimentel. Potrebbe essere quindi Manuela<br />

de Zuniga quella donna Minnia, citata dagli orrolesi, che ebbe la concessione per i propri pastori. 6<br />

Il contenzioso, che per una serie di diffi coltà di ordine sociale e legislativo ad individuare una soluzione<br />

equa per entrambi le parti in causa, arrivò alla Curia Maggiore del Ducato e quindi al Regidor per trovare<br />

la soluzione auspicata.<br />

La pace tra le due comunità fu siglata, il 15 marzo 1702, quando il Sindaco di Mandas Antonio Pisano<br />

Umberto Oppus pag. 9<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


e quello di Orroli Pere Tronchy di Bartolomeo “per “ evitar las discordias, odios y rancors…., es bé evitar<br />

aqueills, y concervar la uniò y quietut, hàn deliberat transigir y compondre en vigor del present instrument<br />

lo dit pleit y causa” (per evitare le discordie, gli odi, i rancori,… è bene evitare quelli e conservare l’unione<br />

e la quiete, hanno deliberato transigere e comporre in vigore del presente strumento il detto contenzioso<br />

e causa). 7<br />

L’accordo sperato, siglato da Juan Battista Pilo, essendo notaio Francisco Andreas Frau, alla presenza<br />

dei testimoni Efi s Casu, scrivano di Mandas, e Antonio Serra, fabbro di Orroli, giunse al termine di un<br />

serrato confronto tra i due Sindaci che esposero le ragioni delle rispettive comunità. Già dette di quelle<br />

di Mandas secondo cui erano state violate “.. las Reales Pragmaticas y pregons y el dit capitol de carta de<br />

lloch” (le Reali Prammatiche e pregoni ed il capitolo <strong>della</strong> Carta de Logu), il primo cittadino di Orroli, a<br />

sua volta, spiegava che “..essent propris territoris, no les poden acusar de llaurar por ser mes privilegiada la<br />

llaurera que lo bestiar, que axi que lo bestiar se deu apartar del dit lloch de Molargia, que lo pasturen en las<br />

Montagnas”. Come a dire, Mulargia è degli orrolesi ed essi sono liberi di fare ciò che ritengono opportuno,<br />

se i mandaresi vogliono pascolare il proprio bestiame devono farlo da un’altra parte e particolarmente sui<br />

monti vicini. A dimostrazione di questo, specifi cava Tronci, “..son trenta, quaranta, siquanta y mes ains que<br />

los pastors de dita villa de Mandas, tant canargios magiors com, o parciaris con alguns propris duegnos de<br />

bestiar, sens obstacle ni impediment algu havian pasturat luur bestiar en lo salt de lloch dit Riu prunas dret à<br />

bruncu de girus y de alli al Benatzu de Monti Truiscu à Mitza arroli riu riu de pixina Magiore incorporat en<br />

lo salt de Molargia“ (…sono trenta, quaranta, cinquanta e più anni che i pastori di Mandas, senza ostacoli<br />

e impedimento alcuno avevano pascolato il loro bestiame nel salto detto di Riu prunas, dritto a bruncu<br />

de girus e da lì a benatzu de Monti Truiscu rio rio a pixina Magiore incorporati nel salto di Mulargia).<br />

Le diverse motivazioni portate dalle parti, la necessità di comporre la causa per evitare sul nascere nuovi<br />

contenziosi fra le due comunità, oltre all’esigenza di evitare ulteriori spese nel proseguimento <strong>della</strong> lite,<br />

portò i due sindaci a siglare l’accordo con il quale Mandas riconosceva ad Orroli “lo territori de Molargia y<br />

la bidazoni” ed allo stesso tempo i vassalli e le due comunità “renuncian y expressament cassan, cancelan,<br />

anulan y relaxan lo dit plet y causa y prosequcio de aquella y tots y segles procediments”. 8<br />

L’accordo, oltre a quanto prescritto dalla legge, prevedeva, inoltre per non essere invalidato<br />

subito dopo, l’obbligo di chiusura (“serraran (“ y passàran frontera frontera”)<br />

dalla vidazzone e quindi<br />

“del riu de la terra de Antoni Tronchy di Monti Mayori riu riu al<br />

Passiali a la pared de baix<br />

muntant à la conca de munt de la Iglesia de sant Julìa al riu que baxa de Paulina baxant riu<br />

riu a sa matta de su calavrigu y de alli a linza tirada a la corte de Nuraxi campu, a part de<br />

baix part à linza tirada a su suergiu de is murras y de allì darà volta cara a munt à saltos de<br />

Nurri a la costa de Monti Pardis”. 9<br />

La chiusura dell’area e quindi la nuova “frontiera” doveva essere realizzata<br />

contemporaneamente dai due Sindaci, a spese delle proprie comunità, entro l’ultimo giorno<br />

(“per (“ tot lo ultim die die”)<br />

del mese di ottobre 1702. Non si doveva andare oltre, anche di un solo<br />

giorno, per non invalidare l’accordo.<br />

Realizzata la “frontiera” i vassalli delle due comunità, all’interno dell’area individuata, sulla<br />

base di quanto deciso, potevano pascolare, in qualsiasi periodo dell’anno, ogni tipo di<br />

bestiame. Quelli di Orroli potevano, invece, lavorare liberamente “en dit salts y territoris<br />

cara a la bidazony hont hàn acostumat y acostumen llaurar”. llaurar Nei territori non inseriti nella<br />

vidazzone potevano entrare liberamente i vassalli di entrambe le comunità a pascolare con<br />

qualsiasi tipo di bestiame. Venivano, infi ne, fi ssate una serie di disposizioni riguardanti il<br />

divieto di pascolare nella vidazzone “sin “ tant sian recollit tots los fruts fruts”<br />

(sino a quando non<br />

sono raccolti tutti i frutti), l’obbligo “de reparo e de aconchar en lo mìllor modo” (di riparare<br />

ed aggiustare nel modo migliore) eventuali danni ai muri di recinzione, la ripartizione equa<br />

delle spese e così via. Possibili violazioni all’accordo potevano essere denunciate al Regidor<br />

Umberto Oppus pag. 10<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


del Ducato e comunque ad ogni giudice competente nel territorio, i quali non tardarono<br />

molto ad occuparsi nuovamente <strong>della</strong> causa.<br />

La lotta per il controllo dei terreni di Cea Mulargia riprese, infatti, pochi anni dopo.<br />

Non osservando le due comunità i termini <strong>della</strong> transazione, che anzi si voleva nulla a causa<br />

di un cavillo scovato nel precedente accordo (il difetto di legittimo mandato al Sindaco<br />

di Orroli), la Reale Udienza, il 13 agosto 1712, si ritrovò a dare luogo una declaratoria con<br />

la quale, attestato il deposito dell’elenco dei testimoni indicati dal Comune di Mandas e<br />

le opposizioni di quello di Orroli, sì “..dichiarò doversi mantenere i pastori di Mandas nel<br />

possesso o quasi di pascere il loro bestiame nel Salto di Mulargia”. 10<br />

La sentenza, forse troppo generica, diede motivo ai pastori di Mandas di disturbare la<br />

vidazzone di Orroli, già individuata nella sentenza del 1702, che, a sua volta, chiese l’intervento<br />

<strong>della</strong> Reale Udienza. Pronunciamento che arrivò, il 2 marzo 1737, con cui si specifi cava che la<br />

facoltà di pascolare non doveva intendersi in pregiudizio dell’agricoltura e, tantomeno, doveva<br />

creare danni al seminerio. Si confermava, comunque, ai mandaresi il diritto di pascolare nel<br />

territorio assegnato nel 1702, mentre “dichiaravisi pure lecito a quelli di Orroli il coltivare<br />

nel predetto salto, in distinte però porzioni, a regioni divise con muro, nella stessa maniera,<br />

forma, e designazione prescritta nello strumento di transazione tra esse comunità seguito”.<br />

Ma, per diverse motivazioni, la lite proseguiva tantochè la Reale Udienza si ritrovò a<br />

discutere sulle prove presentate dalla comunità di Mandas il 2 luglio 1759 ed il 29 aprile 1784,<br />

mentre quella di Orroli inviò i documenti il 26 novembre 1757 ed il 27 ottobre 1779. 11<br />

Stando ad una canzone popolare di autore anonimo e intitolata “su “ xert’e Cea Cea”,<br />

purtroppo<br />

non supportata ancora da documenti del periodo, il 6 novembre 1720, oltre cento mandaresi<br />

“a cuaddu e a pei cun armas de fogu” si portarono nel salto di Mulargia per impossessarsi<br />

di quei territori. Ne nacque un cruento scontro (“leggiu fu su giogu”) con dei contadini e<br />

pastori orrolesi che, sempre stando al manoscritto, ebbero la meglio. “Pallitt’e “ mazzocca<br />

”<br />

scrive l’anonimo “ha bintu sa scupetta e Orroli cumpleta fama hada a pigai”. 12<br />

I danneggiamenti, i soprusi, gli scontri, nonostante i vari tentativi fatti per risolvere il<br />

problema rappresentato da questa mal sopportata comunanza, proseguirono da entrambe le<br />

parti.<br />

Tra questi va segnalato quello che, il 15 agosto 1760, vide protagonista don Bartolomeo<br />

Casu. Il nobile mandarese, per vendicarsi di un furto di pecore subito alcuni giorni prima da<br />

alcuni orrolesi, a capo di una settantina di persone di Mandas, armate di fucile, si portò nel<br />

territorio di Mulargia dove si impossessò di 67 buoi appartenenti a dei contadini di Orroli.<br />

Il maggiore di giustizia investì del furto la Curia Ducale che, pochi giorni dopo, arrestò il<br />

nobile, unitamente ad altri venti mandaresi, mentre il fi glio, don Francisco Pedro si diede alla<br />

macchia. Il procuratore fi scale Ignazio Luis Quesada, con nota del 27 agosto dello stesso<br />

anno, informava addirittura il Ministro Bogino sul “Tumultuoso eccesso seguito tra quelli<br />

di Mandas e Orroli. Debbo informare l’E.V. che uomini armati <strong>della</strong> villa di Mandas sono<br />

passati nel dì 15 corrente nei territori di Orroli, sieno altresì accorsi con armi per restituire il<br />

loro bestiame ed essersi sparati de colpi di schioppo reciprocamente, senzacchè nessuno sia<br />

rimasto ferito”. 13<br />

Umberto Oppus pag. 11<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


In un promemoria <strong>della</strong> Segreteria di Stato si legge ancora “En “ 15 de agosto del ano<br />

prossimo pasado de 1760, hubo un ataque fuerte entre las villas de Mandas de Orroly, sobre<br />

diferencia de terminos, y aprobechiamientos de pastos, en que salendo armados y en mayor<br />

numero los vecinos de Mandas robaron 67 buyes que tenian en el campo los de Orroli”.<br />

14<br />

Il Regidor del Ducato don Ignazio Bazan informò dell’accaduto il Viceré che inviò a Mandas<br />

un Commissario, per accertarsi <strong>della</strong> dinamica dei fatti e per l’assunzione dei provvedimenti<br />

di rito: tra questi gli arresti di oltre venti persone tutte condotte alle carceri di San Pancrazio<br />

in Cagliari. Il Casu, per ottenere immediatamente la scarcerazione e per tornare in libertà, il<br />

15 novembre 1760, pagò la somma di 604 scudi quale rimborso ai contadini di Orroli tra i<br />

quali fi guravano Antioco Carrus, Antonio Melis, Giuseppe Usay, Salvatore Pisanu e Antioco<br />

Piras. Il nobile mandarese, il 3 ottobre 1775, chiese alla Reale Udienza la restituzione dei soldi<br />

spesi ritenendo che “la causa si credea ordinata per ricompensarsi del valore di una quantità<br />

di capre che precedentemente li furono rubate dagli orrolesi, avendo riguardo a che non fu<br />

condannato al pagamento dei prefatti bovi nella Sentenza che proferì li 22 ottobre 1763 nella<br />

Causa Criminale che in Suo odio ed altri <strong>della</strong> Villa di Mandas si costrusse per l’anzidetto<br />

delitto, e soltanto ad una lievissima pena straordinaria, come fu quella che la carcerazione<br />

patita servisse di pena”. 15<br />

Al ricorso si opposero immediatamente gli orrolesi, rappresentati dal procuratore Bardirio<br />

Pilia, sostenendo che il Casu fu condannato per il detto delitto e non riuscì mai a provare<br />

sua innocenza. Non avrebbero, di conseguenza, reso i 604 scudi. La Reale Udienza, il 10<br />

ottobre 1777, chiudeva la causa assolvendo gli orrolesi dall’obbligo di restituire la detta<br />

somma. 16<br />

Mentre il contenzioso per la proprietà di Mulargia verteva nanti la Reale Udienza, il 6 marzo<br />

1770, fu a Mandas il Viceré di Sardegna Hallot des Hayes impegnato nella “Visita al Regno di<br />

Sardegna”. Nella relazione si legge:” La comunità non ha alcun’altra pendenza, se non quella<br />

vertente presso la Reale Udienza, per i territori pretesi dalla comunità di Orroli. Soggiunsero<br />

il Sindaco e Censore che questa Villa non ha territori a suffi cienza per il Seminerio, né per<br />

il pascolo del bestiame di ogni qualità, e poiché gli abitanti sono inclinati all’agricoltura, si<br />

servono ogni anno dei territori delle ville vicine, e specialmente di Orolli”. 17<br />

Prima di proseguire è bene chiarire un’ equivoco di carattere storico originato da Goffredo<br />

Casalis e Vittorio Angius (poi ripreso da numerosi studiosi e scrittori, fra i quali la citata<br />

Maria Antonietta Orrù) a proposito di uno scontro armato fra mandaresi ed orrolesi nel<br />

1726 che, ritengo, debba essere spostato nel 1776. Nel Dizionario Storico leggiamo che “I “<br />

mandaresi sentirono per gran tratto di tempo il dolore <strong>della</strong> grave percossa che avean ricevuta<br />

dagli orrolesi nell’anno 1726, quando in numero di novecento, gente del proprio paese ed altri<br />

aderenti, mossero armati per cacciare gli orrolesi dal salto di Cea-Mulargia. …Al suono di<br />

questa invasione ostile il cav. Agostino Demuro e Salvatore Angelo Aresu gridarono all’arme,<br />

e quando ebbero raccolto un centinaio di uomini corsero con stupenda in trepidità contro un<br />

nemico tante volte maggiore, e con furore si lanciarono all’assalto. Questo fu così impetuoso,<br />

così sanguinoso, che i mandaresi non poterono tener fermo, e lasciando sul campo molti feriti<br />

ed estinti voltaron le spalle e si salvarono con rapidissima fuga, offesi nella medesima da’<br />

persecutori, che fecero gran preda di armi e cavalli, di gran quantità di bestiame, trovato nel<br />

prato e né salti de nemici”. 18<br />

Umberto Oppus pag. 12<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


E’ evidente che il Casalis e l’Angius, che hanno avuto la notizia ad Orroli, abbiamo fornito<br />

una ricostruzione alquanto romanzata e che unisce, miscelandoli, due distinti avvenimenti:<br />

quello del novembre 1720 ricordato nella canzone popolare, ed il fatto di sangue, del 6<br />

maggio 1776, per il quale i citati don Agostino Demuro e Salvator Angelo Aresu furono<br />

condannati, dalla Reale Udienza, rispettivamente alla decapitazione il Demuro ed alle Regie<br />

Galere l’Aresu. La confusione delle date, utilizzata poi per costruire un nuovo evento che<br />

desse vanto alla comunità orrolese, mitizzando peraltro due elementi (la cui esistenza è certa<br />

nel 1776, mentre non erano ancora nati nel 1726. In quella data, molto probabilmente, forse<br />

era ancora vivo il nonno di don Agostino, quel don Juan Agostin Demuro che ricevette il<br />

titolo nobiliare nel 1710) che sono stati condannati al massimo delle pene previste in quel<br />

periodo, è testimoniata da un ulteriore documento: una lettera di un uffi ciale tedesco, in<br />

servizio nell’esercito sabaudo, del 19 maggio 1776, inviata proprio da Orroli.<br />

Salvatore Angelo Aresu, che troviamo Sindaco di Orroli, nel 1770, è a Mandas, il 6 marzo<br />

di quell’anno, per presentarsi al Viceré Des Hayes e riferire, “..previa “.. una seria munizione di<br />

dire la verità con tutto il segreto, se gli sono fatte le solite domande”, sulla situazione in cui<br />

versava il paese e la comunità di Orroli. La relazione sulla visita ci fornisce ulteriori sorprese<br />

riguardanti proprio il compagno d’armi di Aresu, il nobile Agostino Demuro. “Sulle notizie<br />

pervenute” si legge nella citata relazione “a S.E. delle meno favorevoli qualità del Cavaliere<br />

don Agostino Demuro, di essere inquieto, e protettore d’alcuni creduti malviventi, lo fece<br />

la prefata E.S. chiamare à se nella Villa di Mandas per ricevere le sue determinazioni, ed<br />

avendovi compiuto, gli fece una ben seria riprensione del suo operare indi gli fece intimare<br />

dal Regio Sotto Segretario di Stato di doversi trasferire in Cagliari tra giorni cinque tempo<br />

accordato per dar sesto à suoi affari, e presentarsi giornalmente a quella Regia Segreteria<br />

sino al ritorno di S.E. dal giro sottopena in caso d’inobbedienza di 900 scudi, che se gli è<br />

imposta“. 19<br />

Andando con ordine e per ricostruire fedelmente i fatti ci rifacciamo al processo,<br />

istruito presso la Reale Udienza e dibattuto tra il 10 ed il 14 novembre 1776. Sul banco<br />

degli imputati, ma tutti in contumacia, troviamo don Agostino Demuro, Salvatore Angelo<br />

Aresu, i fratelli Antonio, Gaetano e Priamo Casula nati e residenti ad Orroli. Le sentenze<br />

di condanna, nei confronti degli imputati, tracciano il quadro dell’accaduto. E’ la mattina<br />

del 6 maggio 1776 quando il Delegato <strong>della</strong> Reale Udienza Francesco Antonio Murgia, di<br />

Mara Arbarei, “accompagnato da molti individui <strong>della</strong> Villa di Mandas”, si portò nel salto<br />

di Mulargia, “territorio litigioso tra le predette Comunità di Mandas e quella di Orroli” , per<br />

eseguire gli ordini del Supremo Consiglio e “particolarmente “<br />

di impedire ogni disordine che<br />

insorgere potesse tra i particolari di ambedue comunità in occasione che quei di Mandas<br />

doveano intraprendere in detto giorno il lavoricio delle terre nel predetto Salto”. Scrivono i<br />

giudici <strong>della</strong> Reale Udienza che il Demuro, accompagnato dall’Aresu “e con molti individui<br />

<strong>della</strong> medesima villa di Orroli”, si portarono nei territori di Mulargia tutti armati di<br />

schioppi e “non solo si mostrarono baldanzosi per tenere a bada li mandaresi, ma eziandio<br />

li maltrattavano con urtoni e vi rimandarono con disprezzo uno dei tre uomini mandati dal<br />

delegato Murgia per farli consapevoli di quanto doveva egli operare in eseguimento delle Sua<br />

delegazione, ed appena allontanatasi questo da loro datesi da esso Nobile Demuru ed Aresu<br />

le voci in volgare a issus a issus, fogu fogu si sono furiosamente distaccati, e movendosi i<br />

primi l’anzidetti Nobile Demuru ed Aresu, senza precedere di contrasto venuno fecero fuoco li<br />

Umberto Oppus pag. 13<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Orrolesi con loro schioppi sopra li individui Mandaresi che furono costretti ad intraprendere<br />

una precipitosa fuga ed introdursi nei territori <strong>della</strong> Villa di Donnigala per salvare le loro vite,<br />

e delle archibugiate tirate dagli Orrolesi rimasero uccisi sul campo il notaio Lucifero Carta<br />

e Francesco Melis <strong>della</strong> predetta di Mandas, e mortalmente ferito Antonio Giuseppe Marci il<br />

quale per causa di detta ferita pochi giorno dopo morì”. 20<br />

Le indagini portarono ad individuare i responsabili del massacro, e tra il 12 ed il 14 novembre<br />

1776, la Reale Udienza (Matta Pro Reggente, Consiglieri Cadello di San Sperate, don Giovanni<br />

Battista Serra, don Cosimo Canelles, don Antonio Lai, don Cosimo Cao, don Joseph Cor<strong>della</strong>,<br />

don Antiogo Joseph Angioy) condannò don Agostino Demuro “ad essere pubblicamente<br />

decapitato nel luogo e maniera solita, condannandolo anche nell’indennizzazione verso gli<br />

eredi degli uccisi, e nelle spese”, Salvatore Angelo Aresu alla pena delle galere a vita, i fratelli<br />

Casula alla pena di venti anni di galera ed all’indennizzazione delle spese. 21<br />

Il fatto di sangue è riportato, come detto, anche in una lettera che, il 19 maggio 1776,<br />

un uffi ciale tedesco, in servizio nell’esercito sabaudo, inviò ai propri cari e dove si parla<br />

dell’uccisione di tre mandaresi e di alcuni feriti. Scrive l’anonimo uffi ciale: “…Mi trovo con un<br />

capitano e un distaccamento di 60 granatieri qui, in un orribile villaggio a 14 ore da Cagliari,<br />

per riportare all’ubbidienza gli abitanti, i quali si sono ribellati agli ordini di S.E. il Viceré e<br />

hanno assalito con le armi un altro villaggio. Lo uno si chiama Orroli e l’altro Mandas. Già<br />

da cento anni questi paesi si contendevano l’un altro un appezzamento di terreno, il quale<br />

rimaneva incolto, no potendo essi mettersi d’accordo. Soltanto quest’anno gli abitanti di<br />

Orroli hanno deciso di coltivare una parte di questo campo. Quelli di Mandas vollero seguire<br />

l’esempio e iniziarono i lavori dall’altra estremità del terreno, ma si fece sapere da Orroli che<br />

avrebbero picchiato a morte il primo mandarese che si fosse nuovamente fatto vedere in tal<br />

posto. Il paese di Mandas chiese aiuto al Viceré, il quale diede agli abitanti il permesso, per<br />

mezzo di un suo delegato, di coltivare la metà del campo. Essi si recarono dunque tutti, con<br />

questo delegato al terreno contestato per iniziarvi la semina. Ma quelli di Orroli diedero mano<br />

ai fucili e accorsero sul posto, ove dichiararono al viceregio incaricato che loro non erano<br />

disposti a ricevere ordini né dal Viceré né da nessuno, e, senza altri preamboli, iniziarono a<br />

far fuoco su quelli di Mandas. Questi in verità difesero egregiamente la loro pelle, ma furono<br />

costretti ad indietreggiare lasciando sul terreno tre morti ed alcuni feriti. Ora abbiamo qui<br />

con noi un’autorevole persona che dovrebbe calmare gli spiriti esasperati e rappacifi care le<br />

due popolazioni. Purtroppo, quantunque noi siamo già da otto giorni in questo posto infelice<br />

che deve provvedere noi e i nostri 60 granatieri di carne, pane, alloggio, legna e luce e deve<br />

pagare una forte somma giornaliera al nostro commissario, non si è potuta ridurre alla<br />

ragione questa popolazione ostinata; ed essi dichiararono che preferiscono andare tutti in<br />

rovina piuttosto che cedere ai mandaresi un palmo di quel terreno. Io dal canto mio mi auguro<br />

che la commedia abbia presto una fi ne qualunque, il soggiorno qui in campagna è orribile e<br />

(cosa peggiore) l’aria diventa sempre più insalubre di giorno in giorno, così che dalla metà<br />

del prossimo mese in poi, non si potrà lasciar la camera senza rischiare la morte. Questo<br />

pericolo esiste, naturalmente, per i soli stranieri, poiché, per gli abitanti del luogo, l’aria è<br />

minimamente pericolosa…”. 22<br />

Un vero e proprio esercito mise quindi sotto “assedio” Orroli che non voleva comunque<br />

piegarsi a cedere “sa “ xea diletta<br />

”. Dalla lettera, purtroppo, non si riesce a capire chi fu la<br />

persona autorevole giunta sino a Mulargia per riappacifi care gli animi.Il resto è cosa nota.<br />

Umberto Oppus pag. 14<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Sempre la Reale Udienza, con sentenza del 9 maggio 1776, forse anche in seguito all’uccisione<br />

dei tre mandaresi, emanava una nuova sentenza con la quale si inibiva alle due comunità di<br />

seminare nel territorio di Mulargia posto subito dopo il grande muro di frontiera. Con altre<br />

due sentenze, del 2 giugno 1810 e 19 ottobre 1820, si prendeva atto delle prove presentate<br />

da Mandas e da Orroli, senza comunque pervenire alla soluzione tanto attesa. La comunità<br />

orrolese, il 25 settembre 1832, stanca di aspettare, per accelerare, ottenne una Carta Reale che<br />

investiva del processo le Sale civili <strong>della</strong> Reale Udienza. La sentenza, relatore Pes, giunse il 2<br />

aprile 1836, dichiarava nulla la precedente transazione ed ammetteva alla fase fi nale la maggior<br />

parte delle prove presentate dai due comuni. Dal primo esame si rilevava “che il dritto<br />

precipuo di quel fatto sia di Orroli, e che ai mandaresi non possa competere che la facoltà<br />

di pascere e legnare come ammettono alcuni dei testi stessi sentiti sulle istanze di Mandas”.<br />

L’Avvocato Fiscale Generale Garau, il 18 luglio 1846, proponeva così alla Regia Delegazione<br />

di assegnare al comune di Orroli la parte del salto di Mulargia “contenuta entro i limiti del<br />

muro, sulla quale il diritto di Orroli appariva più specifi co”, mentre la parte restante del Salto<br />

denominata Cea Mulargia, posta all’esterno del detto muro, doveva essere divisa in tre parti,<br />

due ad Orroli ed una a Mandas. Alcuni anni prima, il 6 marzo 1842, il Sindaco ed i membri<br />

del Consiglio Comunitativo di Mandas, rispondendo ad una precisa richiesta dell’Intendente<br />

Provinciale sull’esistenza di contenziosi con i villaggi vicini, spiegavano <strong>della</strong> lite vertente con<br />

Orroli e di un’altra con la comunità di Donnigala. “Fino “ a che che”<br />

concludevano i rappresentanti<br />

di Mandas “quelle Ville appartenevano a diverso Padrone l’interesse era diverso; ma sotto<br />

lo stesso padrone, sotto lo stesso padre, le vedute di questo non potrebbero esser altre, che di<br />

ser felici gli uni senza danno degli altri, che si è quello che si spera. E’ quanto i sottoscritti<br />

possono ragguagliare all’Uffi cio dell’Intendente Provinciale disposti sempre ad ubbidire a<br />

qualunque suo comandamento”. 23<br />

Era l’avvio di un “disgelo” che sembrava foriero <strong>della</strong> soluzione tanto auspicata e che, il<br />

17 aprile 1849, portò i due Comuni a fi rmare una nuova transazione, sulla base di quanto<br />

proposto dal Garau, che poneva fi ne alla lite. Il giorno precedente, l’avvocato del Comune di<br />

Mandas Giuseppe Sepulveda, informava il Sindaco che il 25 aprile il Giudice Relatore <strong>della</strong><br />

causa, il Conte Francesco Serra, unitamente a Pietro De Lorenzo, sarebbe stato a Mandas. Il<br />

Sepulveda richiamava il primo cittadino ad inviare al Serra “gli “ scudi per la rappresentanza<br />

”.<br />

Lo stesso Sepulveda, il 1 dicembre successivo, in risposta ad una lettera del 25 novembre del<br />

Sindaco di Mandas Narciso Cossu, spiegava che per dirimere la causa si doveva nominare un<br />

Commissario ad hoc. “Sebbene si spenda di più”, aggiungeva, sarebbe stato meglio nominare<br />

lo stesso Giudice Relatore Serra anche perché “non vi è contraddizione, come non ve ne sarà<br />

facilmente per l’Intendente Gessa, considerandolo come mandarese”. Le operazioni per dare<br />

effetto al nuovo accordo, per una serie di schermaglie procedurali, non iniziarono prima del<br />

1851. Per non inasprire gli animi, l’Intendente provinciale di Isili Campus, il 12 luglio 1849,<br />

scriveva, accogliendo una richiesta del Comune di Orroli, al Sindaco di Mandas che “non si<br />

concedeva ai comunisti di Mandas il passaggio dei carri nei salti di detto Villaggio”. 24<br />

Nei territori di Mulargia, a fi ne aprile 1851, giunsero il Conte Serra, Consigliere d’Appello<br />

e relatore <strong>della</strong> causa presso la stessa Corte, e l’agrimensore Pasquale Cugia, come perito<br />

designato dal direttore del Catasto Carlo Decandia, per determinare i limiti e la superfi cie<br />

del Salto e per dividere metà del territorio in tre parti, due per Orroli e una per Mandas. In<br />

previsione <strong>della</strong> visita del Conte Serra, il Consiglio Comunale di Mandas, nella seduta del 26<br />

ottobre 1850, approvò la spesa di 500 lire per le spese da sostenere per i sopralluoghi previsti<br />

Umberto Oppus pag. 15<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


e soprattutto per le esigenze <strong>della</strong> caserma e <strong>della</strong> Milizia Comunale essendo sprovviste “di<br />

quegli oggetti necessari per ricevimento e traduzione di prigionieri”. 25<br />

Il Segretario Comunale di Orroli, il 9 maggio 1851, scriveva al Sindaco di Mandas per<br />

invitarlo ad essere presente, il successivo lunedì 15 maggio, a Cea Mulargia “..per dover<br />

mettere i limiti del salto al Comune di Mandas spettato, di portarsi col suo Consiglio Delegato<br />

in detto luogo per eseguire viè più con maggior armonia i detti limiti del salto”. 26<br />

Di quel giorno importante per le due comunità scrive, un giovane, Pasquale Cugia “ci<br />

recammo sul posto per procedere alla terminazione. Fu una vera fatica di Ercole; secondo<br />

il compromesso, il perimetro contestato doveva essere fi ssato in base ad un assetto-tipo<br />

esistente negli atti di causa: una specie di grossolana veduta a volo d’uccello, del secolo<br />

XVIII, dimostrante altero sprezzo delle ubicazioni e delle distanze, ma con indicazioni di<br />

vari nomi. Per ogni punto si faceva interminabile questione perché interesse di Orroli era<br />

di restringere il più possibile la superfi ce, mentre tutto l’opposto era di Mandas; devo però<br />

dichiarare essere stati più remissivi i rappresentanti di quest’ultimo. Io dovetti trottare ben<br />

bene per determinare la linea perimetrale, e il Conte Serra fu costretto a far molte prediche<br />

per giungere ad un risultato. Ricordo che spesso si voleva il punto alla distanza di meglio<br />

che un Km. presumibilmente vero, e che a tal sorte non sfuggì il marcatissimo Arco di Santo<br />

Stefano. Comunque si potè ultimare la terminazione; che marcai provvisoriamente con segni<br />

riconoscibili e coordinati ad altri punti fi ssi, e quindi ci avviammo ad Orroli dove si pernottò.<br />

Ritornato l’indomani sul posto per procedere all’operazione del rilevamento, trovai, con<br />

mio sommo rammarico, smossi e alterati tutti i segnali eretti nel giorno precedente. Fu vera<br />

fortuna l’ispirazione di coordinarli a punti fi ssi; onde, con la scorta di tal coordinamento potei,<br />

benché con lungo e faticoso lavoro, ripristinare i segnali nei luoghi convenuti e continuare<br />

le mie operazioni. Così perdetti una buona giornata di lavoro e, avendone riferito al Conte,<br />

egli richiese i Carabinieri <strong>della</strong> vicina stazione di Nurri; i quali mostratisi, non ebbi più a<br />

lamentare inconveniente alcuno.<br />

Qua non è fuor d’opera conoscere che, secondo gli Orrolesi, le pretese del comune di Mandas<br />

ripetevano l’origine dal fatto che il duca, feudatario di tutto il circondario, aveva concesso<br />

ai pastori <strong>della</strong> propria fi glia Donna Minnia di poter introdurre le greggi nel territorio di<br />

Mulargia, per pascolare. Ogni segnale eretto, ogni stazione eseguita, ogni termine infi sso<br />

durante le mie operazioni furono accompagnate da innumerevoli piagnistei ed “ohimè” dei<br />

misuratori ed indicatori di Orroli che mi accompagnavano; e so ben io dire dei moccoli che<br />

costoro attaccarono alla memoria <strong>della</strong> povera Donna Minnia!<br />

Ultimate intanto tutte le operazioni di rilievo e di riparto, e collocati i termini <strong>della</strong> frazione<br />

assegnata al Comune di Mandas; per la quale, oltre la superfi ce prestabilita, ebbi di mira il<br />

facile accesso, l’indipendenza, l’acqua e la legna di cui il comune difetta, fu fi ssato il giorno<br />

per la ricognizione e successiva immissione in possesso con l’intervento di tutti gli interessati.<br />

Queste operazioni procedettero con regolarità, ed i rappresentanti dei due Municipi si<br />

mostrarono soddisfatti di tutto. Dopo che, sul posto stesso, furono fi rmati i processi verbali,<br />

il Conte fece un discorso con il quale inculcava alle due comunità di cessare dalle questioni<br />

che per secoli avevano conturbato l’armonia fra di loro, e di rispettare l’operazione ultimata<br />

nell’ultimo giorno; egli, con l’autorità che gli veniva dalla sua personale individualità e dalla<br />

posizione uffi ciale, con vibrate parole, fece si che spontaneamente i consiglieri comunali e<br />

tutti gli astanti si scambiaron parole di pace ed abbracci; gli Orrolesi, anzi, promettevano a<br />

Umberto Oppus pag. 16<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


quelli di Mandas di cambiare, tra breve, il tratto assegnato a quest’ultimo comune, con un<br />

altro, verso Monte Surei, Surei nel quale si trovava la legna d’alto fusto da esso desiderata”. 27<br />

Sulla vicenda, il 27 maggio dello stesso, interveniva nuovamente l’Intendente Provinciale<br />

Campus chiedendo al Sindaco Cossu, dopo aver sentito anche il Rettore parrocchiale<br />

Raffaele Porcella, di intervenire presso i mandaresi, anche tramite bando, per rispettare i<br />

terreni seminati in Cea Mulargia, oltre ad astenersi di legnare negli ovili degli orrolesi “..a<br />

scanzo di veder rinnovati i tristissimi fatti testè occorsi”. 28<br />

Appena cinque giorni prima, il 22 maggio, il territorio di Mulargia assegnato a Mandas,<br />

divenne, per l’ennesima volta, teatro di un furioso scontro tra almeno otto mandaresi e sei<br />

orrolesi. Negli atti processuali istruiti dalla Reale Udienza si legge “Esacerbati egualmente<br />

gli animi degli uni e degli altri, ebbe la rissa d insorgere repentinamente, e che tutti resisi<br />

animosi se non coll’opera, almeno colla presenza degli altri loro compagni, furono causa<br />

delle funeste conseguenze, ch’ebbero ad avvenire.Che sebbene la pubblica discussione non<br />

abbia somministrato con certezza le prove dei veri autori delle rispettive ferite e del delatore<br />

dell’arma da fuoco, con cui da un Orrolese si minacciavano ora gli uni ora gli altri, tuttavia<br />

non rimase occulto che tutti, i detenuti tanto di Mandas che di Orroli abbiano preso parte e<br />

siansi impegnati nel fatto criminoso“. 29<br />

La sentenza, data in Cagliari il 24 marzo 1852 vide l’assoluzione dei mandaresi Agostino<br />

Manunza (contadino di 28 anni) e di Luigi Melis, soprannominato Lugori (contadino di<br />

26 anni, fi glio di Pietro). Furono condannati a sei mesi di carcere ed al pagamento delle<br />

spese gli orrolesi Avendrace Anedda (pastore di 60 anni, di Cosimo), Pietro Anedda<br />

(capraio di 30 anni, di Efi sio), Antonio Giuseppe Pisano Demontis (agricoltore di 24<br />

anni, di Giovanni), Antonio Olla Pili (pastore di 39 anni, di Valentino), Giovanni Orrù,<br />

soprannominato Giuà, (pastore di 21 anni, di Giovanni) e Luigi Antonio Secci (capraio di 24<br />

anni, di Vicenzo, arrivato da Serdiana), tutti accusati di aver ferito Giosuè Pisanu, Antonio<br />

Maria Piras e Antonio Vacca con arma contundente. Il Vacca ebbe la peggio riportando la<br />

frattura dell’osso coronale che lo portò quasi in fi n di vita. I mandaresi condannati furono,<br />

invece, i citati Giosuè Pisano, soprannominato Dioni (agricoltore di 24 anni, di Efi sio Luigi),<br />

Sisinnio Gessa, soprannominato Comigna (agricoltore di 28 anni, di Priamo), Peppico Piras,<br />

soprannominato Biancu (contadino di 25 anni, di Francesco),Antonio Perra (contadino di<br />

40 anni, di Amatore), Antonio Melis, soprannominato S’orcu cungialis (agricoltore di 21<br />

anni, di Giovanni) e Antonio Maria Pisano (agricoltore di 28 anni, di Onofrio). Di questo<br />

fatto parla ancora il Cugia. 30<br />

Pochi giorni ancora, ed ecco, il 31 maggio, il Sindaco di Mandas inviare all’Intendente<br />

Provinciale una proposta di permuta, peraltro già annunciata in occasione delle delimitazione<br />

dei confi ni dagli stessi orrolesi. Il paese di Mandas rinunciava al terreno di Mulargia, per<br />

prenderne tutto Monti Surei, Surei alla parte di Donnigala, sino alla piscina de su bandidu. Orroli,<br />

che non trovava conveniente la proposta, rispose inviando una nuova proposta ai mandaresi.<br />

Così l’Intendente Provinciale, per non allungare i tempi, il 9 ottobre, seguita da un’altra nota<br />

del 30 dello stesso mese 1851, scriveva una pesante lettera al Sindaco di Mandas chiedendo<br />

di mettere all’ordine del giorno del Consiglio Comunale la proposta degli orrolesi per<br />

verifi care se era accettabile o meno. In caso contrario, sottolineava l’Intendente, occorreva<br />

presentare un “nuovo ultimatum”. 31<br />

Umberto Oppus pag. 17<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Il Sindaco di Orroli Demuro, il 18 novembre, con una lettera al collega di Mandas, riscontrato<br />

che la nuova proposta di permuta trovava maggiori consensi rispetto alla precedente,<br />

propose di convocare una seduta congiunta dei due Consigli Comunali per defi nire,<br />

fi nalmente, la situazione. Mandas, inspiegabilmente, nella seduta consiliare del 2 novembre,<br />

fece retromarcia e rispolverò la prima proposta che non portò ad altro se non all’irritazione<br />

degli orrolesi ai quali non restò altro da fare se non richiedere l’intervento dell’Intendente<br />

Provinciale. Campus, dopo alcune valutazioni, il 27 gennaio 1852 inviò ai due Sindaci la lettera<br />

di convocazione, in seduta congiunta, dei Consigli Comunali che si sarebbe tenuta la mattina<br />

del 6 febbraio. Successivamente a questo incontro, il Segretario Comunale di Orroli il 17<br />

febbraio 1852, informava il proprio Sindaco di aver proceduto alla pubblicazione, tramite<br />

bando, sui terreni di Fossas e di Cea Mulargia (il 29 marzo le denunce furono trasmesse<br />

al Sindaco). Il 6 marzo, intanto, l’Intendente Campus restituiva al Sindaco di Mandas l’atto di<br />

immissione in possesso del Comune nel terreno di proprietà nel salto di Mulargia. Dietro<br />

sollecito del Sindaco di Orroli, datato 26 luglio, l’Intendente Provinciale chiedeva al Comune<br />

di Mandas, il 29 successivo, di chiudere in via defi nitiva la pratica relativa alla permuta e<br />

manifestava “il proprio rincrescimento per la trascuratezza” del primo cittadino mandarese.<br />

Sull’atteggiamento tenuto da Mandas l’Intendente era intervenuto con nota, del 12 giugno,<br />

con cui “..non manco di farle conoscere che da siffatta negligenza il Consiglio di Orroli ne<br />

arguisce che codesta comunità studia ogni mezzo per non porsi fi ne a questa pratica e che ha<br />

testè manifestato scontento gravissimo”. 32<br />

Alla ricerca di una possibile soluzione, il 31 ottobre, il Consiglio Comunale di Orroli<br />

deliberava una serie di proposte da sottoporre ai mandaresi per la permuta di Cea Mulargia.<br />

Tra queste fi guravano lo scambio del territorio conteso con i terreni comunali di Fossas e<br />

Sa pala de is ollastus, l’obbligo per i mandaresi di non tagliare gli alberi da frutto, il divieto<br />

di legnare nei terreni di Fossas quando gli orrolesi seminavano, il divieto di pascolo del<br />

bestiame, il diritto perpetuo di legnare in località Monte Surei. La nuova proposta trovò<br />

l’interesse di Mandas che, comunque, non formalizzò legalmente l’accordo. Il Sindaco di<br />

Orroli Efi sio Demuro, con lettera del 17 maggio 1853, “per “ restare in buona armonia come bei<br />

amici”, informava Narciso Cossu che da quel giorno i mandaresi potevano legnare a Fossas<br />

e a Sa pala de is ollastus. Pochi giorni ancora e, il 22 maggio, Demuro inviava all’Intendente<br />

Provinciale tutti i documenti necessari a defi nire la permuta. Dopo le valutazioni di rito, il<br />

nuovo Intendente Provinciale di Isili Gicenti, dopo avergli trasmesso gli atti di transazione<br />

del 1846 e quello di sottomissione siglato nel 1851, il 6 novembre 1855, annunciava al Sindaco<br />

di Mandas “..come con Reale Decreto del 28 agosto u.s. sia stata approvata la transazione tra<br />

codesto Comune e quello di Orroli relativamente a reciproca cessione di stabili e diritti reali”.<br />

33<br />

Trascorrevano altri mesi e, il 7 maggio 1856, lo stesso Intendente sollecitava il nuovo<br />

Sindaco di Mandas Nicolò Massidda ad inviare le condizioni per la permuta di Cea Mulargia,<br />

mentre il primo cittadino di Orroli Satta, l’11 giugno, chiedeva l’elenco di tutti i proprietari<br />

di Orroli aventi terreni in località Fossas che, come detto, era passato a Mandas. Mentre il<br />

Massidda tergiversava nella risposta, Gicenti, con l’ennesima nota del 23 giugno, chiedeva<br />

una defi nizione <strong>della</strong> causa anche e soprattutto per evitare problemi di ordine pubblico fra<br />

le due comunità.<br />

Finalmente, il 12 settembre 1858, il Sindaco Federico Pittau portava all’ordine del giorno del<br />

Umberto Oppus pag. 18<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Consiglio Comunale di Mandas la “Rattifi “ ca dei patti <strong>della</strong> permuta del Salto Cea Mulargia<br />

col Comune di Orroli”. Tale decisione, non inviata alla prescritta approvazione dell’autorità<br />

superiore, portò, il 10 ottobre 1859, l’Intendente Provinciale Massa a chiedere al Sindaco cosa<br />

avesse deciso il Comune in merito alla permuta e transazione con Orroli relativamente al salto<br />

di Fossas. Al fi ne di riordinare la pratica e soprattutto sottoporre la stessa alla Deputazione<br />

Provinciale, il Prefetto di Cagliari, con due distinte lettere del 30 gennaio e 26 giugno 1862,<br />

chiedeva l’invio di tutta la documentazione relativa alla permuta di Cea Mulargia con Fossas.<br />

L’approvazione richiesta fu annunciata dal prefetto con nota del 15 novembre 1863. Si poteva<br />

così fi nalmente chiudere la pratica. Ma, ancora una volta, gli interessi di parte prevalsero.<br />

Dopo diverse riunioni senza esito, il 27 giugno 1864, il Sindaco di Orroli Giovanni Sirigu<br />

Demuro chiedeva al collega di Mandas, Narciso Cossu, di convocare la Giunta Municipale<br />

per defi nire una volta per tutte la detta permuta. Venne fi ssato, fi nalmente, un incontro sul<br />

posto, in località Genna de Accas, per il 29 maggio ma non se ne fece nulla. L’appuntamento<br />

fu fatto slittare, al 1 giugno, da Nicolò Massidda poiché “il primo Assessore è malato, mentre<br />

il secondo è a Selegas per tosare le pecore di sua proprietà“. Anche la nuova riunione non<br />

si tenne, mentre le schermaglie fra le due comunità proseguivano.<br />

Il Sindaco di Orroli Nicolò Caria, il 15 agosto 1866, lamentava che alcuni mandaresi<br />

avevano tagliato gli alberi di Cea Mulargia. Per questo motivo avrebbe gradito, per il 17, un<br />

incontro sul posto per verifi care l’entità dei danni e soprattutto se la stessa era in territorio<br />

di Mandas o di Orroli.<br />

La causa si faceva sempre più insostenibile e dalle due parti si cercò di trovare un nuovo<br />

accordo che trovasse la massima sintonia. Dopo una serie di proposte valutate da entrambe<br />

le comunità (una delle quali fu inviata dal Sindaco Demuro, il 19 maggio, e prevedeva il diritto<br />

perpetuo per Mandas di legnare nei terreni di su Camingioni, Fundoni, Palas is ollastus<br />

e Serra miana), Nicolò Massidda, il 14 giugno 1870, portò all’approvazione del Consiglio<br />

Comunale l’accettazione di una nuova permuta di Cea Mulargia (avente una superfi cie di 77<br />

ettari) con Monte Surei (90 ettari). L’assemblea municipale di Orroli deliberò, invece, il 24<br />

giugno. Il 5 agosto dello stesso i rappresentanti delle due comunità si ritrovarono sul posto<br />

per i rilievi di rito. Sembrava tutto fatto, ma anche questa volta gli abitanti crearono non<br />

pochi problemi. Così, il 1 settembre, Demuro scriveva al collega di Mandas di non ascoltare<br />

Irene Steri (di Francesco) che pretendeva di impadronirsi di un terreno comunale in località<br />

sa pala de is ollastus. Ottenute le prescritte autorizzazioni, a causa dei frequenti scontri<br />

tra gli abitanti delle due comunità, la pratica fu nuovamente portata alla discussione in<br />

Consiglio Comunale ad Orroli il 1 maggio 1873, anche dietro sollecito del Sindaco di Mandas<br />

Ferdinando Gessa del 4 marzo. Il Sindaco Demuro, con nota dell’11 giugno, aveva assicurato il<br />

collega mandarese di aver inibito ai propri concittadini di tagliare legna a Fossas. Chiedeva,<br />

comunque, di fare lo stesso con i mandaresi perché erano state diverse le rimostranze per<br />

i danni arrecati ai terreni orrolesi. Ancora una volta erano gli interessi di pochi a prelevare<br />

sull’interesse generale. Si arrivò, fi nalmente, il 3 maggio 1874, al Consiglio Comunale di<br />

nomina dei periti che Gessa comunicò due giorni dopo. Le operazioni di delimitazione si<br />

svolsero la mattina del 18 maggio, partendo dalla località is tiddias. Sembrava tutto andare<br />

per il verso giusto, ma i due Consigli Comunali non avevano pensato alle reazioni delle teste<br />

calde delle due comunità che crearono nuovi problemi. Così, l’8 giugno, il vicesindaco di<br />

Orroli Satta fi ssava, per il 12 giugno, un nuovo appuntamento a Fossas per procedere alla<br />

delimitazione e “..per “..<br />

determinare il passo, che si desidera senza dispute, controversia alcuna,<br />

Umberto Oppus pag. 19<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


non essendo conveniente che per l’asineria di uno o due proprietari vada a perdersi l’armonia<br />

fra i due comuni”. 34<br />

Nonostante la buona volontà degli amministratori comunali, le schermaglie proseguivano.<br />

I privati soprattutto cercavano di creare nuove diffi coltà vuoi per pascolare il proprio<br />

bestiame, vuoi per non cedere dei terreni che avevano occupato abusivamente. Il Sindaco<br />

di Mandas, il 24 febbraio 1875, si trovava così a rispondere a quello di Orroli che non era<br />

affatto vero, come gli era stato riferito, che il Comune avesse affi ttato i terreni oggetto<br />

<strong>della</strong> permuta. Voci incontrollate, ma supportate sicuramente da interessi diretti. Sui quali<br />

interveniva il Sindaco Nicolò Massidda chiedendo come mai “gli “ orrolesi stanno dissodando il<br />

terreno, concesso a Mandas, in località Su camingioni, camingioni disboscando, per seminarvi cereali cereali?”.<br />

Si rispose che i terreni interessati al disboscamento erano privati, non quelli comunali facenti<br />

parte <strong>della</strong> permuta. Comunque, sia il 17 novembre, il Sindaco di Orroli scriveva che era<br />

opportuno verifi care congiuntamente quanto successo.<br />

Considerata la diffi cile situazione, forse per creare una forzatura dovuta alla mancata<br />

esazione delle imposte sugli immobili interessati, il Consiglio Comunale di Mandas, autorizzato<br />

il 2 marzo 1885 anche dalla Deputazione provinciale di Cagliari, deliberava di vendere al<br />

pubblico incanto i terreni di Cea Mulargia, su suergiu de sa murra e su bruncu de su<br />

monti perdis. Proprio il problema dei tributi, l’esazione dei censi dovuti dai privati, portò i<br />

due Comuni a rifl ettere sul problema sotto una diversa luce e conseguentemente, il 16 marzo<br />

1890, il Comunale di Orroli, dopo che quello di Mandas l’anno precedente aveva sollevato<br />

la diffi coltà di riscossione degli affi tti, approvò una delibera sulla “identifi cazione dei terreni<br />

di Cea Mulargia”. L’assemblea di Mandas riprese l’argomento, il 20 ottobre, lamentando che<br />

con il passaggio al nuovo Catasto dei 167 ettari originari di proprietà comunale, si era passati<br />

ai 77 attuali a tutto vantaggio di diversi privati orrolesi. La deliberazione era stata chiesta, il<br />

17 giugno, dal Prefetto che chiedeva informazioni sulla delimitazione territoriale.<br />

Ormai si doveva decidere. Erano trascorsi ben due secoli e mezzo da quando la <strong>contestazione</strong><br />

fra le due comunità ebbe inizio. Lo sapevano bene i due Sindaci don Francesco Santa Cruz<br />

per Mandas e Gavino Pala per Orroli che, la mattina del 2 settembre 1897, nel Palazzo<br />

Municipale di Mandas, “allo scopo di porre fi nalmente termine alla <strong>secolare</strong> <strong>contestazione</strong> sul<br />

terreno denominato Cea Mulargia“, fi rmarono, alla presenza dei testimoni Salvatore Siddi e<br />

Domenico Pingiori, l’ ”Atto ” di transazione tra il Comune di Mandas e il Comune<br />

di Orroli”. Orroli Il terreno di<br />

Cea Mulargia (unitamente a quelli di su suergiu de sa nurra, su<br />

bruncu mannu de monti pardis, arriu maiori e checchi), individuato nel catasto terreni<br />

al mappale 33, di superfi cie di 77 ettari, di proprietà del Comune di Mandas passava così a<br />

quello di Orroli. In cambio a Mandas era riservato il diritto di riscuotere le imposte degli<br />

ultimi 30 anni e il diritto di legnatico nei terreni di Su camingioni, sa pala de is ollastus,<br />

Fundoni, Serra Miana e Monte Surei.<br />

All’importante appuntamento si era giunti dopo un doppio passaggio nei Consigli<br />

Comunali (Mandas deliberò il 27 aprile ed il 29 maggio, mentre Orroli si espresse il 7 maggio<br />

ed il 26 giugno), mentre la Giunta Provinciale si era espressa favorevolmente il 21 agosto.<br />

Tra i passaggi più delicati vi era quello di riscuotere le imposte dai singoli possessori dei<br />

terreni che lo erano per la maggior parte in parola, non avendo atti o documenti attestanti<br />

la proprietà. Il Comune di Mandas, dopo aver affi dato all’ingegner Giuseppe Dessì, il compito<br />

Umberto Oppus pag. 20<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


di effettuare queste perizie, avviò, davanti alla Pretura di Mandas, tra il 1898 ed il 1903, una<br />

serie di cause per ottenere il pagamento dei tributi dovuti: tra i primi processi fi gurano<br />

quelli contro Antonio Schirru (di Daniele, soprannominato Caddiu, orrolese, ma residente in<br />

Donigala), Luigi Spanu di Vincenzo, Raimondo, Antonio e Salvatore Pisanu Schirru, Raffaele<br />

Schirru Anedda, etc.<br />

Il Sindaco di Orroli, l’8 luglio 1904, in risposta ad una nota del collega di Mandas del 4<br />

giugno, che aveva lamentato come alcuni orrolesi nei boschivi assegnati per il legnatico a<br />

Mandas avessero dissodato il terreno facendo mancare la materia prima, spiegava che l’abuso<br />

segnalato riguardava il solo Cesare Garau, peraltro di Jerzu, che in località Fundoni, dopo<br />

aver affi ttato un terreno da certa Rita Orrù, aveva iniziato a lavorarlo per seminare del grano<br />

e “non conoscendo bene i quali limiti” aggiungeva il sindaco Sirigu “in buona fede, questi,<br />

furono dal medesimo sorpassati”. I danni accertati dal primo cittadino, che si impegnava<br />

a chiarire il disguido, ammontavano a dieci lire. Il Sindaco di Mandas, con lettera del 24<br />

febbraio 1906, lamentava ancora una volta che nonostante l’impegno assunto per defi nire<br />

il problema, da Orroli, nonostante il notevole tempo a disposizione, non si era fatto sentire<br />

nessuno. “Prima “ però però”<br />

sottolineava il rappresentante mandarese “che si facciano valere i<br />

diritti di legge, amo sperare che la S.V. vorrà darmi gli schieramenti più soddisfacenti a tale<br />

riguardo”. Chiarimenti giunti poche settimane dopo e grazie ai quali le due comunità,<br />

complice anche la drammatica apparizione anche sulla scena locale <strong>della</strong> Grande Guerra,<br />

vissero anni di tranquillità. Tutto cambiò con l’approvazione del Regio Decreto n. 751, del<br />

22 maggio 1924, che portava il Comune di Mandas a chiedere “la liquidazione del dritto<br />

riconosciuto con l’atto di transazione 1897 e l’assegnazione del giusto compenso individuato<br />

nei terreni di su camingioni, fundoni, sa pala is ollastus e serra miana”. 35<br />

Terreni che avevano il vantaggio di essere raggiunti attraverso la strada Mandas-Goni.<br />

Con delibera del Consiglio Comunale, del 22 aprile 1926, veniva così chiesto l’accertamento<br />

e la liquidazione dell’uso civico di legnare attribuito ai “comunisti” mandaresi, con la<br />

transazione del 1897, nei terreni distinti in catasto ai mappali 154 e 156 che si intendevano<br />

acquisire con titolo di proprietà. Questa riunione, convocata dal Sindaco Pittau, presenti i<br />

consiglieri comunali don Attilio Diana, Pietro Pisano, Francesco Cardia, Vitale Aresu, Severino<br />

Anedda, Onorato Secchi, Felice Mulliri e Giuseppe Carta, fu convocata poiché, il 5 aprile, il<br />

Commissario Regionale per gli usi civici, aveva sollecitato il Comune di Mandas a deliberare<br />

sulla presenza o meno dei diritti di uso civico nel territorio comunale in virtù del disposto<br />

del Decreto Regio n.751, anche perché, allo stesso Commissario, risultavano dei diritti dei<br />

“comunisti” (cittadini) di Mandas sui terreni del comune di Donigala Siurgus. Sia il Sindaco,<br />

che i consiglieri, dimenticando forse il contenzioso con Donigala per il diritto di legnatico<br />

(oggetto anche di una sentenza <strong>della</strong> Reale Udienza), ammettevano che “nessuno ha saputo<br />

precisare il diritto di questi comunali di legnare sul territorio di Donigala Siurgus, e tutti sono<br />

d’accordo sul riconoscere il diritto che questi comunisti vantavano sul territorio di Orroli per<br />

effetto <strong>della</strong> transazione del 1897 diritto che fu sempre interrottamente esercitato”. 36<br />

Mentre il Commissario Regionale per gli usi civici <strong>della</strong> Sardegna, in data 10 e 16 giugno,<br />

citava in giudizio i due comuni, il 25 maggio il Sindaco di Orroli inviava una lettera al<br />

Comune di Mandas dove spiegava come non si intendesse assolutamente sollevare eccezioni<br />

ed opposizioni alla transazione del 1897.<br />

Il Comune di Orroli, nell’udienza del 30 giugno, riconobbe l’esistenza dell’uso di legnare<br />

Umberto Oppus pag. 21<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


sui terreni boschivi oggetto <strong>della</strong> causa, ma giudicò eccessive le pretese di Mandas offrendo<br />

la sola parte alta del mappale 154. L’anno successivo, nell’udienza del 28 maggio, le due<br />

amministrazioni presentarono offerte più vantaggiose e si impegnarono a precisare, di<br />

comune accordo e con un incontro sul posto, la linea divisoria dei terreni interessati. Il<br />

Podestà di Orroli Beniamino Lobina, l’8 ottobre, dava il proprio assenso al rinvio <strong>della</strong> causa<br />

su richiesta del collega di Mandas. Il Commissario, il 13 successivo, scriveva ai due Sindaci<br />

fi ssando il nuovo appuntamento per il 24 novembre. Ammoniva, però, che “è assolutamente<br />

necessario che in tale giorno le parti compariscano per mandare innanzi la procedura che non<br />

può per sua natura subire lunghi ritardi”.<br />

Nella seduta del 12 gennaio l’avvocato Renato Piga, che assisteva il Comune di Orroli,<br />

mentre Mandas si era affi dato a Mario Napoleone, considerato che i mandaresi non avevano<br />

presentato un piano di determinazione del compenso voluto, chiedeva che fosse depositato<br />

agli atti un progetto sul quale discutere. Finalmente, il 9 luglio, fu presentata una proposta<br />

di delimitazione defi nitiva del mappale 154 che riprendeva la situazione catastale già prodotta<br />

con una serie di mappe, nell’udienza del 12 marzo 1927. A conclusione dell’udienza Mandas, il<br />

cui Podestà era l’avvocato Gerolamo Carta, chiedeva di ottenere anche il mappale 156, mentre<br />

gli orrolesi, chiedevano che lo stesso fosse escluso. La sentenza del Commissario Regionale<br />

Giovanni Contendu giunse il 23 luglio: “In “ compenso del soppresso uso civico di legnare sui<br />

terreni del Comune di Orroli, assegna al Comune di Mandas, in piena ed assoluta proprietà,<br />

la superfi cie di terreno costituita dall’intero numero mappale 156 (vecchio catasto) e la<br />

parte (superiore) del mappale 154 (vecchio catasto) che è separata dalla linea delimitante<br />

il bosco. Dichiarasi di piena proprietà del Comune di Orroli la parte inferiore del numero<br />

mappale 154 “. Il Conteddu argomentava che dal processo era emersa l’esistenza dell’uso<br />

“essenziale” di legnare nei citati territori, sebbene il bosco, indispensabile a soddisfare il detto<br />

uso, abbia subito, con l’andar del tempo, una serie di variazioni nell’estensione territoriale.<br />

Non fu comunque modifi cato l’uso giuridico per il suo carattere di indivisibilità. “Anche “ là<br />

”<br />

aggiungeva il Commissario “dove oggi il bosco ha ceduto il posto all’aratro, l’uso è conservato<br />

nella sua giuridica concezione e deve essere valutato agli effetti <strong>della</strong> sua liquidazione”.<br />

Tutto fi nito? Neanche per idea. Il Comune di Orroli, il 25 novembre dello stesso anno,<br />

presentava ricorso alla Corte d’Appello di Roma, sezione speciale per gli usi civici, poiché,<br />

sosteneva, la sentenza ledeva i propri diritti. Prendeva così il via l’ennesimo procedimento<br />

che, nella capitale, vedeva opposti l’avvocato Mario Canepa per Orroli, mentre Mandas si era<br />

affi data prima a Francesco Ferraris poi allo studio legale Orazio e Vincenzo Sechi (nominati<br />

dal Commissario prefettizio Egidio Pittau, con atto rogato dal notaio Francesco Pasolini il<br />

30 gennaio 1931). Il 10 gennaio 1928 l’avvocato Carta chiedeva così al Commissario per gli usi<br />

civici tutti gli atti presentati in giudizio, per sostenere il giudizio d’appello. La prima udienza,<br />

dopo che la Corte di Appello di Roma, il 23 dicembre 1930, aveva chiesto tutti gli atti<br />

istruttori, si tenne il 2 marzo 1931, mentre il procedimento (che vedrà altre tappe il 30 marzo,<br />

il 27 aprile, l’11 maggio, il 22 giugno ed il 6 novembre) si concluderà solamente, il 15 gennaio<br />

1932, con la seduta in Camera di Consiglio <strong>della</strong> Sezione Speciale (giudici Tito Carruccio,<br />

Presidente e relatore, Giulio Giglioni, Domenico Capobianco, Giovanni Ruggero e Romualdo<br />

Ianuario tutti Consiglieri), che sentenziava: “Dichiara “ in conseguenza inammissibile il<br />

gravame proposto contro di esso avanti questa Corte”. Il consensso rimandava, comunque, ad<br />

altra sede la defi nitiva soluzione <strong>della</strong> vertenza. Pochi giorni dopo, il 20 gennaio, l’avvocato<br />

Sechi scriveva al Podestà di Mandas per informarlo che la Corte d’Appello aveva dichiarato<br />

Umberto Oppus pag. 22<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


il ricorso di Orroli inammissibile e quindi la sentenza del 1927 del Commissariato per gli<br />

usi Civici era da attuare. Alla felicità dimostrata dal Carta in una lettera del 24 gennaio,<br />

si accompagnava l’ulteriore comunicazione, del 6 febbraio, con la quale Sechi annunciava<br />

l’avvenuta pubblicazione <strong>della</strong> sentenza e soprattutto l’improponibilità di un ulteriore<br />

appello.<br />

Dopo i chiarimenti tra l’amministrazione comunale ed il Commissariato per gli usi civici<br />

(note del 27 dicembre 1932 e 16 gennaio 1933 con cui si comunicava l’estratto <strong>della</strong> sentenza<br />

<strong>della</strong> Corte d’Appello di Roma), il 5 gennaio 1934, il Podestà di Mandas comunicava “di aver<br />

invitato il Comune di Orroli a deliberare la sistemazione di ogni pendenza in conformità del<br />

dispositivo <strong>della</strong> sentenza emanata e ciò per por fi ne ad una eventuale ripresa dell’annosa lite<br />

che è stata fi nora alquanto onerosa”.<br />

Da Orroli, invece, il Podestà inviava al collega di Mandas, il 6 marzo 1933, una nota con cui<br />

spiegava di “non non poter rispondere esaurientemente alla lettera precedente (del ( 3 febbraio al<br />

cui interno si chiedeva:” Si compiaccia ora questa Amministrazione di signifi carmi se intende,<br />

oppure no, di abbandonare le sue istanze e di sottomettersi al giudicato del Commissario<br />

Regionale”) Regionale” lettera perché non conosceva il dispositivo <strong>della</strong> sentenza d’appello d’appello”.<br />

Durissima<br />

la replica del Podestà di Mandas che scriveva, il 7 marzo, “sorprende “ questo Municipio e<br />

fa intuire che cotesto Uffi cio voglia ricorrere ai soliti sistemi dilatori per non concludere.<br />

Non è possibile che cotesto Uffi cio non conosca il dispositivo <strong>della</strong> sentenza la cui notifi ca<br />

è stata fatta anche al Vostro Comune“. Il Comune di Mandas, sulla base di una nota del<br />

Commissariato per gli Usi Civici del 30 gennaio 1933, aveva fretta di defi nire la pratica<br />

sia per chiudere la procedura davanti al Commissariato (anche perché, in linea teorica, era<br />

sempre possibile il ricorso in Cassazione), sia perché, sottolineava Conteddu, “interessa<br />

codesto Comune per la conservazione dei suoi diritti”. Ma da Orroli, il 15 aprile, si ribadiva di<br />

non aver avuto notifi cata la sentenza. Mentre trascorrevano i mesi senza esito alcuno, il 30<br />

dicembre, il Commissario scriveva nuovamente al Sindaco di Mandas chiedendo di deliberare<br />

la conservazione o lo scioglimento <strong>della</strong> promiscuità.<br />

La svolta si registra, nel 1939, quando il Prefetto di Cagliari Canovai, il 10 novembre, restituiva<br />

al Comune di Mandas tutto l’incartamento <strong>della</strong> causa per lo scioglimento <strong>della</strong> promiscuità<br />

che il Rag. Onofrio Figliola ebbe in visione dal Segretario Comunale. “Con preghiera”<br />

scriveva il Prefetto “che secondo le direttive dell’Ispettore Provinciale, il Segretario riesamini<br />

attentamente gli atti e faccia conoscere da chi ed a qual titolo sieno attualmente detenuti i<br />

terreni già assegnati al Comune di Mandas dal Commissario Regionale per gli usi civici”. Il<br />

Podestà Fiori, il 15 novembre, assicurava il Prefetto di provvedere in merito anche in seguito<br />

ad un incontro congiunto con il collega di Orroli. L’appuntamento tra i due avvenne il giorno<br />

18 successivo e, fi nalmente, dopo una serie di valutazioni, ci si accordò per giungere, in tempi<br />

brevi, alla defi nizione bonaria <strong>della</strong> vertenza. Nel corso <strong>della</strong> riunione, del cui esito il Prefetto<br />

fu informato con nota del Podestà di Mandas, del 20 novembre, fu stabilito che, in tempi<br />

brevi, si sarebbe provveduto all’aggiornamento <strong>della</strong> mappa catastale al fi ne di identifi care<br />

con precisione i terreni oggetto <strong>della</strong> <strong>contestazione</strong>, e, successivamente si sarebbe tenuto un<br />

sopralluogo, “con periti anziani”, per delimitare il terreno appartenente al Comune di Mandas.<br />

Al termine di tutte queste operazioni si sarebbero adottate le deliberazioni necessarie a<br />

sciogliere la promiscuità e passare alla fi rma <strong>della</strong> transazione fi nale. “Il “ predetto Podestà del<br />

Comune di Orroli” aggiungeva Fiori “mi ha precisato che tuttora il Comune paga le imposte<br />

Umberto Oppus pag. 23<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


e cede ogni anno i terreni a pascolo per un fi tto che varia dai 1500 a 1800 lire annue, inoltre<br />

che i mandaresi hanno sempre usufruito e usufruiscono del diritto civico di legnare sen che<br />

siano stati molestati dal Comune di Orroli “. Al termine dell’incontro i due amministratori si<br />

dicevano comunque d’accordo sulla necessità di non proseguire nella causa, trovando una<br />

soluzione amichevole che trovasse d’accordo le due comunità. La strada era così segnata.<br />

Lo stesso Prefetto, il 9 dicembre successivo, chiedeva ”di far pervenire eventuali deduzioni,<br />

oppure di volere iniziare, senz’altro, i provvedimenti nel senso suindicato”. Giovanni Fiori non<br />

perse tempo e, il 14 dicembre, eccolo inviare una lettera al Podestà di Orroli sottolineando<br />

“Poiché “ siete disposto a desistere da ulteriori azioni giudiziarie, ritengo che altro non resti<br />

che provvedere all’aggiornamento <strong>della</strong> mappa del vecchio col nuovo Catasto, e una volta<br />

identifi cati i terreni assegnati dal Commissario Regionale a questo Comune, occorrerà<br />

lasciarli liberi salvo poi a cura di questo Uffi cio provvederà alla voltura e all’assunzione del<br />

pagamento dei tributi”. La vicenda era al momento culminante. Il Podestà di Orroli Anedda,<br />

il 13 marzo 1940, in risposta ad una lettera del 19 febbraio, informava Fiori di aver chiesto<br />

al proprio avvocato, Piga, il fascicolo <strong>della</strong> causa per decidere quali atti da porre in essere. Il<br />

29 marzo, interveniva nuovamente il Prefetto di Cagliari chiedendo al Sindaco di Mandas,<br />

che sollecitò nuovamente il comune di Orroli il 22 luglio, “di tenere la pratica in evidenza.<br />

Occorre, pertanto, essere diligenti e vigilanti”. 37<br />

Anche in questo caso, come già successo negli anni dieci, i venti di guerra e il secondo<br />

confl itto mondiale, misero in secondo piano il contenzioso tra le due comunità che fece,<br />

comunque, nuovamente capolino, con le prime amministrazioni repubblicane.<br />

A riprendere il pallino del contenzioso, il 14 febbraio 1947, fu il nuovo Sindaco di Mandas<br />

Virgilio Perra chiedendo al collega di Orroli di dare riscontro alla richiesta del 22 luglio<br />

1940. Il primo cittadino orrolese, il notaio, Agostino Onano, il 24 febbraio, rispondeva “che<br />

tra le pratiche del Comune non si è potuto rinvenire la nota accennata. Si chiede di voler<br />

ripetere la richiesta”.Il Perra non perse tempo e, l’8 marzo, tutta la documentazione fu<br />

fatta recapitare ad Orroli. Il comune di Mandas, per sciogliere la promiscuità e delimitare<br />

conseguentemente il terreno di proprietà, diede incarico all’avvocato Mario Valenti che, il<br />

31 luglio 1948, inviava una lettera ad Onano desiderando “conoscere se il comune di Orroli<br />

è disposto a procedere con celerità consentita dall’oggetto in disputa”. Pochi giorni e, il 13<br />

agosto, e Onano annunciava “che questa Amministrazione, in linea di massima, è dell’avviso<br />

di accettare le condizioni proposte a questo Comune non appena verrà a conoscenza del<br />

contenuto del giudicato del Commissario degli Usi Civici”. I documenti richiesti, il 31 agosto,<br />

furono inviati dal primo cittadino Virgilio Perra ad Orroli.<br />

L’atteso annuncio giunse, l’8 settembre, con una lettera di Agostino Onano: “Questo<br />

Consiglio Comunale ha esaminato le copie delle sentenze gentilmente inviateci ed è favorevole<br />

di addivenire ad un comodato amichevole, dato che un eventuale lite nanti l’Autorità<br />

giudiziaria competente potrebbe essere dannosa per le due amministrazioni. Deciderò così di<br />

recarmi a Mandas per trattare la questione, ovvero recarci assieme nella località “su bandidu<br />

e s’accamingioni” per tentare una conciliazione amichevole”. Pochi giorni ancora e, il giorno<br />

13, il Perra faceva avere al collega copia <strong>della</strong> transazione del 1897, mentre con nuova nota del<br />

27 ottobre chiedeva di comunicargli “se “ l’Amministrazione di Orroli ha preso visione degli<br />

atti e le eventuali determinazioni in merito”.<br />

Il Comune di Mandas, per defi nire la questione, il 31 marzo 1949 (quello di Orroli deliberò<br />

Umberto Oppus pag. 24<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


il 5 luglio 1949 ed il 19 luglio 1951) ed il 10 novembre 1950, deliberò lo scioglimento <strong>della</strong><br />

promiscuità con Orroli e l’acquisizione con titolo di proprietà del territorio di sa pala de<br />

is ollastus. Ai pronunciamenti consiliari si era giunti attraverso dei passaggi che avevano<br />

coinvolto le Prefetture di Cagliari e di Nuoro. Proprio su sollecitazione, del 25 maggio 1949, il<br />

Prefetto di Nuoro, che aveva preso atto <strong>della</strong> decisione di Mandas, si arrivò alle deliberazioni<br />

conclusive. Il Sindaco Onano, il 31 maggio, scriveva al collega di Mandas che il Consiglio<br />

Comunale di Orroli aveva deciso di delegare un proprio rappresentante (il Sindaco nominò,<br />

il 7 giugno, il consigliere comunale Vittorio Anedda, noto Giovanni, del fu Salvatore),<br />

coadiuvato dal Segretario Comunale, per tentare, nella riunione convocata per l’8 giugno,<br />

di risolvere amichevolmente la vertenza. Nel corso dell’incontro (al quale prese parte tutta la<br />

Giunta Comunale di Mandas, oltre al geometra Italo Tarica) si trovò l’attesa sintonia e, il 16<br />

giugno, proprio Vittorio Anedda informava il Sindaco di Mandas che il Consiglio Comunale<br />

di Orroli avrebbe deliberato il 24 successivo.<br />

Gli atti deliberati erano inviati dal Sindaco Perra, al collega orrolesi, il 10 gennaio 1951, nella<br />

“speranza “ che codesta Amministrazione voglia venire incontro ai desideri di questo Comune<br />

così da poter metter fi ne alla annosa ed ormai troppo vecchia questione”. Il Commissario<br />

Prefettizio di Orroli, il 23 luglio dello stesso anno, comunicava di aver adottato la richiesta<br />

deliberazione, il giorno 19. Dopo la nuova deliberazione del Consiglio Comunale di Mandas,<br />

del 30 luglio 1951, la Prefettura di Cagliari, l’8 gennaio 1952, chiedeva la presentazione di una<br />

serie di documenti per defi nire la pratica (inviati il 16 febbraio). Alla citata seduta di fi ne<br />

luglio, convocata dal Sindaco Virgilio Perra, presero parte i consiglieri Pietro Carta, Mario<br />

Matta, Efi sio Mulliri, Daniele Raccis, Giovanni Atzori, Dionigi Piras e Alfredo Torrente, mentre<br />

risultavano assenti Francesco Vacca, Luigi Pisano, Gesulino Deidda, Luigi Raccis, Erminio Zara,<br />

Federico Pisano e Felice Raccis. Il primo cittadino, dopo aver rievocato le vicende storiche<br />

legate a Cea Mulargia, informava il Consiglio che, il 6 giugno (l’incontro, inizialmente fi ssato<br />

per il 12 maggio, a monti Su Rei, fu rinviato dal Commissario Prefettizio di Orroli, Vittorio<br />

Anedda, il 9 maggio a causa del maltempo), unitamente ai consiglieri Pietro Carta, Daniele<br />

Raccis e Federico Pisano, al Segretario Comunale Onorato Marroccu e al geometra Italo<br />

Tarica, nella località oggetto <strong>della</strong> <strong>contestazione</strong>, si era incontrato con una delegazione<br />

di Orroli allo scopo di defi nire l’annosa vertenza. Nello stesso giorno furono siglati gli<br />

accordi defi nitivi, naturalmente previa ratifi ca delle assemblee municipali: a Mandas sarebbe<br />

andato il territorio (pari ad oltre 23 ettari) di sa pala is ollastus. Virgilio Perra, il 30 luglio,<br />

nell’illustrare al Consiglio Comunale la proposta di transazione, spiegò, inoltre, che “la zona<br />

fra non molto verrà invasa dalle acque perché forma il bacino del lago artifi ciale dei grandiosi<br />

lavori già iniziati dal Basso Flumendosa”. Il consigliere d’opposizione Alfredo Torrente non<br />

fu d’accordo poiché, argomentava, “la Commissione a cui ha fatto cenno il Sindaco aveva<br />

l’incarico di recarsi sul posto per un possibile accordo e non per transigere, si dichiara<br />

contrario perché la sentenza del Commissario per gli usi civici assegnava al Comune di<br />

Mandas circa 32 ettari di terreno”. Il Consiglio Comunale di Mandas, a maggioranza dei voti,<br />

anche perché ”nonostante le diverse gite eseguite sul posto unitamente agli amministratori del<br />

Comune di Orroli, mai hanno defi nito la pratica di cui trattasi e ciò forse perché non scevra<br />

di diffi coltà per il fatto che la maggior parte dei terreni su cui verte la causa erano e sono<br />

posseduti da antichissima data da privati, per cui una volta defi nita la <strong>contestazione</strong> con il<br />

Comune di Mandas si dovevano iniziare altre nuove ed onerose contestazioni con dei privati<br />

cittadini”, deliberò di transigere la vertenza per Cea Mulargia.<br />

Umberto Oppus pag. 25<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Proprio il 6 giugno 1951 diventerà il giorno <strong>della</strong> “pace” tra Mandas ed Orroli. Dal<br />

documento autografo, conservato nell’Archivio Storico del Comune di Mandas, ricaviamo<br />

che l’incontro si tenne nella casa di proprietà di Raffele Schirru (fi glio del defunto Vittorio),<br />

posta nella regione detta corte dei is porcus. A fi rmare l’atto, oltre ai già citati componenti la<br />

delegazione mandarese, furono i rappresentanti di Orroli, guidati dal Commissario Prefettizio<br />

Vittorio Anedda, Piero Caria, Segretario Comunale, il notaio Leonida Onano, Paolino Melis,<br />

Giovanni Pisano, Raffaele Anedda, Efi sio Piras, Raffaele Schirru di Vittorio e Giovanni Schirru<br />

di Raimondo. A delimitare i territori assegnati furono chiamati il geometra Tarica per il<br />

Comune di Mandas (che pagò al tecnico una parcella di 16.060 lire) e l’ing. Bruno Anedda<br />

per quello di Orroli. Dopo aver precisato che il trasferimento effettivo dei terreni si sarebbe<br />

avuto solo dopo la stipula dell’atto e la sua approvazione da parte delle autorità competenti,<br />

le parti dichiaravano “chiusa defi nitivamente ogni controversia e si impegnano di ottenere<br />

dalla autorità tutoria la piena approvazione di quanto oggi d’accordo stabilito”. Il verbale,<br />

redatto in duplice copia, portava le fi rme di tutti gli intervenuti. 38<br />

Giovanni Mulliri, classe 1922, nel 1951 era in servizio presso il Comune di Mandas come<br />

Guardia Municipale. “Ricordo “ ” racconta “che insieme al Sindaco, al Segretario e ad altri<br />

consiglieri si organizzò l’incontro con gli orrolesi. Io andai, a cavallo, insieme al geometra<br />

Tarica. La riunione si tenne in una casa in località guttureddus. Una volta giunti, nella zona<br />

dove oggi c’è il lago, incontrammo i rappresentanti di Orroli e, una volta entrati nella casa,<br />

in un clima amichevole, si iniziò a parlare delle modalità di cessione dei terreni ai rispettivi<br />

Comuni. Ricordò solo che una fascia di Monti Surei andò a noi, mentre ad Orroli andò<br />

un’altra fetta di territorio. Nel corso <strong>della</strong> riunione, alla quale non partecipai, io ed altri<br />

amici di Orroli, ci impegnammo nell’ organizzazione del pranzo, arrostendo, per l’occasione,<br />

un agnello ed altra carne. A Mandas, dopo aver mangiato e bevuto abbastanza, rientrammo<br />

a tarda serata”.<br />

Il Commissario Prefettizio di Orroli, il 20 febbraio 1952, informava il Sindaco di Mandas<br />

che, avendo ottenuto le autorizzazioni necessarie, si poteva fi ssare il giorno per la fi rma del<br />

contratto di transazione relativo alla controversia per “sa pala de is ollastus” e lo scioglimento<br />

<strong>della</strong> promiscuità tra i due comuni. La settimana successiva, il 27, il Sindaco Virgilio Perra<br />

rispondeva che non era possibile procedere alla stipula del detto atto, in quanto, dalla Giunta<br />

Provinciale, non era stata ancora approvata la delibera consiliare. Il primo cittadino di Orroli,<br />

Giovanni Orrù Pili, il 9 giugno, dopo aver avuto il via libera da Mandas, chiedeva di fi ssare il<br />

giorno per la storica e defi nitiva fi rma. Lo stesso Orrù, il 23 luglio, scriveva “anche la nuova<br />

amministrazione intende confermare gli impegni assunti dall’ex Commissario Prefettizio sig.<br />

Vittorio Anedda col Comune di Mandas, allo scopo precipuo di conservare anche nell’avvenire<br />

i rapporti di amicizia fra le popolazioni interessate. La S.V. ill.ma può pertanto fi ssare il<br />

giorno e l’ora in cui, in compagnia di codesto Segretario dovrà effettuare qui ad Orroli la gita<br />

consueta per la stipulazione del relativo contratto, a condizioni però che nel contratto stesso<br />

sia inserita la seguente clausola: “Il “ Comune di Mandas non può vantare nell’avvenire<br />

alcun diritto nei fondi siti in territorio del Comune di Orroli, eccetto quelli menzionati nel<br />

presente contratto”. 39<br />

Il Commissario Prefettizio di Mandas, Angelo Veneziano, il 9 agosto, fi ssava per martedì<br />

12, alle ore 18.00, in Orroli, l’appuntamento per la fi rma dell’atteso contratto. Il contratto di<br />

transazione tanto agognato, davanti al Segretario Comunale di Orroli Pierino Caria, veniva<br />

Umberto Oppus pag. 26<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


fi rmato, alle 18.40, nel municipio di Orroli dallo stesso Veneziano e dal Sindaco di Orroli<br />

Giovanni Pili Orrù per “perpetuare “ i rapporti di buon vicinato che sono sempre esistiti fra le<br />

popolazioni dei due comuni contermini ed allo scopo di risolvere nel modo più pacifi co ogni<br />

futura controversia”. L’accordo prevedeva la cessione al Comune di Mandas di 23 ettari in<br />

zona “sa pala is ollastus” (parte del vecchio mappale 154 e divenuto foglio 65, mappale 29,<br />

attiguo al rio Mulargia, ed avente un valore di 115.000 lire), mentre otto ettari andavano ad<br />

Orroli. Dopo quasi trecento anni veniva scritta la parola fi ne.<br />

Il primo cittadino di Orroli, il 10 ottobre, sollecitato dal Veneziano, il 6 ottobre, informava<br />

il Commissario che il contratto era stato approvato dal Prefetto (il 23 agosto) ed era in via di<br />

trascrizione, mentre con nuova comunicazione del 25 ottobre trasmetteva le copie conformi<br />

degli atti e la richiesta di pagamento di 10.419 lire di spese di registrazione. Il Commissario<br />

Veneziano, il 3 novembre, per debito d’uffi cio trasmetteva tutta la documentazione, in copia,<br />

allo stesso Prefetto di Cagliari. Nell’aprile 1953, il giorno 15, il Sindaco di Orroli Giovanni<br />

Orrù chiedeva il rimborso delle spese da parte del Comune di Mandas che, con nota del 21<br />

successivo, spiegava di aver già deliberato in merito. “Non “ appena<br />

” scriveva il primo cittadino<br />

Francesco Cabras “la deliberazione diverrà esecutiva emetterò il relativo mandato dandone<br />

comunicazione alla S.V.”. S.V 40<br />

L’ultima appendice si registra, nel 1956, quando sui terreni dove centinaia di uomini<br />

versarono lacrime di sudore, altri di sangue, nascerà il lago Mulargia. I terreni che un tempo<br />

furono <strong>della</strong> comunità di Mandas, il 3 agosto 1956, furono ceduti, con atto siglato dal<br />

vicesindaco Virgilio Soddu e dall’assessore alle Finanze Beniamino Garau, all’Ente Autonomo<br />

del Flumendosa per un importo complessivo di 1.610.000 (circa 70.000 lire per ettaro).<br />

Come, già nel 1951, anche quest’atto fu salutato dall’incontro con l’Amministrazione<br />

Comunale di Orroli che, a sua volta, si era vista privare di decine di ettari di fertile territorio.<br />

Ricorda Tonio Garau, classe 1936, “di aver accompagnato, in macchina (passando per Nurri),<br />

mio padre Beniamino, unitamente a don Aldo Santa Cruz, Giovanni Crabu, Edmondo Usai,<br />

ad una riunione, a cui presero parte anche altri mandaresi, tra questi Virgilio Soddu, che si<br />

tenne nel Municipio di Orroli proprio per discutere dei terreni sul lago. Al termine, insieme<br />

agli amministratori orrolesi si visitò la grande galleria in costruzione vicino alla diga. Subito<br />

dopo si giunse in una casa in campagna dove si tenne un pranzo organizzato, in nostro onore,<br />

dagli amici di Orroli”.<br />

Lo stesso Sindaco Francesco Cabras, il 23 agosto, scriveva all’EAF spiegando di aver<br />

inoltrato ricorso contro la pubblicazione, nel Comune di Orroli, dell’elenco di espropriazione<br />

dei terreni ricadenti nella zona dell’invaso e nel quale il Comune non fu ricompreso.<br />

Dimenticanza a cui si rimediò, il 28 novembre, con la pubblicazione, a fi rma del presidente<br />

dell’Ente Flumendosa Aldo Palmas, dell’espropriazione per pubblica utilità, ai sensi del Decreto<br />

di concessione <strong>della</strong> Cassa del Mezzogiorno n.48, dell’immobile sito in catasto al Foglio 65,<br />

mappale 29, di proprietà del Comune di Mandas (classifi cato come pascolo cespugliato col<br />

reddito dominicale di 250,61 lire ed agrario di 219,28 lire).<br />

Era questo l’ultimo atto di una storia iniziata trecento anni prima. A distanza di<br />

cinquant’anni circa da quegli ultimi avvenimenti, poi salutati con la grande inaugurazione,<br />

nel 1958, <strong>della</strong> diga sull’invaso del Mulargia (collegato da una galleria di collegamento di<br />

oltre 6 Km. con il bacino del Flumendosa), ad opera del Presidente <strong>della</strong> Repubblica Giovanni<br />

Gronchi, i contenziosi fra le comunità di Mandas ed Orroli sono stati superati dalla comune<br />

Umberto Oppus pag. 27<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


volontà di utilizzare il territorio, ed il lago soprattutto, a fi ni turistici. Ma nei primi anni<br />

non fu così. Mentre per il paese di Mandas la costruzione <strong>della</strong> diga sul Mulargia fu come<br />

“seppellire” secoli di storia, per quanto riguarda Orroli, Maria Antonietta Orrù scrive<br />

che “si “ è generalmente concordi nel ritenere che Orroli, negli anni 50, durante i lavori di<br />

costruzione delle due dighe, si fosse registrato un certo benessere e certi mutamenti qualitativi<br />

che consentirono il miglioramento <strong>della</strong> qualità <strong>della</strong> vita <strong>della</strong> popolazione. Innanzi tutto,<br />

per la realizzazione dei due invasi fu assunta molta mano d’opera locale; si ebbe quindi un<br />

incremento dei redditi familiari ed un aumento <strong>della</strong> circolazione <strong>della</strong> moneta. Va ricordato<br />

che la maggior parte degli operai assunti, prima dell’assunzione, faceva l’agricoltore o il<br />

servo pastore. Nel giro di pochi anni si registrò, quindi una variazione <strong>della</strong> forza-lavoro.<br />

Brevemente, si passò da un’economia agropastorale ad un’economia a forma mista. In secondo<br />

luogo aumentò il numero dei residenti e dei presenti di fatto. Moltissimi operai dei paesi vicini<br />

si stabilirono con le proprie famiglie ad Orroli. Purtroppo, durante la realizzazione dei due<br />

invasi, sei operai di Orroli persero la vita. Si verifi carono anche degli infortuni, alcuni dei<br />

quali molto gravi. Per la realizzazione dei due invasi, furono espropriati moltissimi ettari di<br />

fertile territorio pascolativi e seminativo. Ciò giustifi ca l’opposizione, da parte dei proprietari,<br />

all’esproprio dei terreni. Per esempio, per la realizzazione <strong>della</strong> diga del Mulargia furono<br />

espropriati circa 1200 ettari di fertile territorio, molti dei quali di proprietà del Comune.<br />

L’invaso del Mulargia ha sommerso i resti dell’omonimo villaggio, scomparso alla fi ne del<br />

1600 e la fertilissima vidazzoni di Cea. La popolazione fu informata <strong>della</strong> costruzione delle<br />

due dighe, da assemblee pubbliche, dall’Ente Flumendosa e dall’Amministrazione comunale<br />

che con pressioni, intimidazioni e promesse mai mantenute convinsero i proprietari, costretti<br />

a cedere, per la paura che i terreni venissero espropriati senza essere pagati. Le pratiche<br />

dell’esproprio, lunghe e complesse, si conclusero con la promessa che gli orrolesi avrebbero<br />

benefi ciato <strong>della</strong> realizzazione degli invasi del Mulargia e del Flumendosa, ottenendo in<br />

cambio l’acqua e la luce gratis. I proprietari, nel giro di pochi anni ottennero il risarcimento,<br />

ma il prezzo dell’indennizzo era di gran lunga inferiore al valore dei terreni espropriati. Solo i<br />

proprietari che non fi rmarono l’atto di esproprio non furono mai risarciti. L’acqua conservata<br />

nei due bacini artifi ciali viene utilizzata per la produzione di energia elettrica nella centrale<br />

di Uvini e poi convogliata verso il Campidano per l’irrigazione di 100.000 ettari di campi<br />

pianeggianti e per fornire l’acqua potabile alla città di Cagliari e ai centri limitrofi . Ad Orroli,<br />

invece, a trent’anni dalla costruzione delle due dighe, gli orrolesi sono ancora condannati<br />

al supplizio di Tantalo. Infatti, nonostante le promesse, Orroli non ha mai benefi ciato <strong>della</strong><br />

realizzazione delle due dighe”. 41<br />

Proprio da questo territorio nasce la grande intuizione del “Consorzio dei laghi” che del<br />

Mulargia intende fare un volano di sviluppo turistico, economico e sociale. Uno sviluppo<br />

che dovrà necessariamente passare attraverso le esigenze di salvaguardia e valorizzazione<br />

del territorio, nella speranza di ristabilire, in un’altra dimensione storico e temporale, quei<br />

rapporti intercomunitari di scambio complessivo che hanno caratterizzato, come visto, il<br />

territorio di Mulargia in epoca moderna.<br />

Proprio la “costruzione” di un progetto di sviluppo, che coinvolga tutti i comuni del<br />

territorio, deve essere il punto di partenza di una strategia dove il coinvolgimento di tutti i<br />

centri contermini al Mulargia sia il punto qualifi cante: da Orroli a Siurgus Donigala, passando<br />

per Mandas, Nurri e Goni. Intrecciando le opportunità ed i punti di forza di ogni comunità:<br />

da splendide emergenze archeologiche quali il maestoso nuraghe Arrubiu di Orroli, al<br />

Umberto Oppus pag. 28<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Trenino Verde, con Mandas quale stazione di partenza, al parco dei menhir di Goni, solo per<br />

citare alcuni degli elementi qualifi canti.<br />

Un sogno che oggi più che mai può divenire una concreta e tangibile realtà. Molto è<br />

stato già fatto, tanto è ancora da fare anche per quanto riguarda la valorizzazione dei settori<br />

trainanti dell’economia locale: l’agricoltura e l’allevamento. Dai quali si può e si deve partire<br />

in un’offerta funzionale anche ai fi ni turistici e culturali nel segno di un lago chiamato, non<br />

a caso, Mulargia.<br />

Umberto Oppus pag. 29<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


I RICORDI<br />

Se sulle vicende <strong>della</strong> storica <strong>contestazione</strong> tra Mandas ed Orroli anche i più anziani non<br />

ricordano più nulla, non altrettanto si può dire per quello che ha rappresentato su “Mont’e<br />

Surei” per Mandas nel Novecento, mentre restano diversi ricordi anche per quanto riguarda<br />

i lavori di costruzione <strong>della</strong> diga e gli anni precedenti all’avvio dell’appalto.<br />

Ottavio Atzori, classe 1915, nonno dell’autore del presente lavoro, racconta che “ tutto il<br />

paese andava a legnare a Mont’e Surei. Normalmente si andava con un gruppo di sette-otto<br />

carri (qualche volta si superavano anche i dieci), i cui proprietari si mettevano d’accordo fra<br />

di loro per il giorno e l’orario di partenza. C’erano alcuni che andavano per il lentischio,<br />

che solitamente si caricava in giornata, mentre la maggior parte, dopo aver tagliato la legna<br />

in inverno (a gennaio), la portavano in paese in primavera(in “beranu”). La partenza, dopo<br />

aver dato da mangiare agli animali, era per le due del mattino. Dopo aver percorso la strada<br />

di santu Sadurru, quindi passati per Arcei, si toccavano sa bucca de istalla, sa cea de sa<br />

spinabra, pixina de onniga (dove la maggior parte delle volte bisognava passare sull’acqua,<br />

che arrivava anche a superare anche il carro, per cui si saliva sopra il carico), quindi a su<br />

monti Surei. Mentre le prime volte, quando avevo poco meno di dieci anni, sono andato<br />

con mio padre, poi sono andato a legnare da solo. Nella zona attorno a mont’e Surei era<br />

tutto pascolativi. Personalmente non ho mai avuto problemi con gli orrolesi, ma non ricordo<br />

comunque di scontri con i mandaresi. Nella zona c’era una piccola casetta. Andavamo a<br />

legnare lì perché sapevamo che era un comunale di Mandas, ma dei precedenti storici non<br />

ricordo molto”. I fratelli Elia e Antonio Deidda, entrambi agricoltori e a loro volta fi gli di<br />

Eligio, una vita nei campi, parlano “dei racconti di nostro padre e di nostro nonno sullo scontro<br />

tra i mandaresi e gli orrolesi che noi avevamo perso. Siamo andati diverse volte a legnare a<br />

mont’e Surei, Surei passando per su strintu de su perdosu e serra miana di cui oggi è visibile, in<br />

mezzo al lago, il cucuzzolo in mezzo al lago Mulargia. Un anno, mentre siamo andati a tagliare<br />

alberi di “leonaxi”, si sganciarono alcuni dei pali che la teleferica (utilizzata per i lavori sulla<br />

diga) stava trasportando. Per nostra fortuna si fermarono a poche decine di metri da noi “.<br />

Francesco Gessa, classe 1930, ricorda che le “prime “ volte che sono andato a legnare a<br />

Mont’e Surei avevo quattordici o quindici anni. Ero andato con Filippo Saruis per aiutarlo<br />

a caricare il carro “de moddizzi” (di lentischio), dopo averlo sradicato. Il percorso che<br />

solitamente seguivamo era quello di s’aruxi de corada , santu sadurru, bucca de istalla,<br />

su strintu de su perdosu, per poi arrivare a sa costa de caboni dove c’era il lentischio più<br />

bello. Partivamo tra la mezzanotte e l’una. Il carico era quasi sempre di cinque quintali<br />

circa. Al rientro, poteva capitare, che il giogo di buoi dovesse essere aiutato da un altro<br />

giogo per trasportare il carico nei punti più impervi (in sardo “arremuccai”). Quando poi<br />

hanno iniziato i lavori di costruzione <strong>della</strong> diga, sono andato a lavorare per alcune settimane<br />

nelle cave che avevano attivato. Se non ricordo male, ero in località “mesoni de mregiani”,<br />

quando fui colpito da una scheggia all’occhio. Era il mese di febbraio 1956 quando decisi di<br />

lasciar tutto e rientrare a Mandas, fra non poche diffi coltà perché il fi umicciatolo (s’arriu) era<br />

ingrossato dalle abbondanti piogge invernali. Tra cave e lavori edili i mandaresi impegnati<br />

Umberto Oppus pag. 30<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


furono oltre trenta. Oltre a me ricordo Emilio Gessa, tra i primi ad essere stati assunti e che<br />

chiamò anche me, Francesco Gessa, Ginesio Tola, Benigno Gessa, Gigino Dessì, Antonio<br />

Saba, Attilio Podda (sposato a Mandas) e Tomaso Gessa”.<br />

Ginesio Tola, nato a Mandas, nel 1924, da Luigino e Anna Matta, a sua volta ricostruisce che<br />

“la mia prima volta a legnare a mont’e Surei fu nel 1938. Ricordo la data perché, in quell’anno,<br />

andai a lavorare con tziu Gianniccu Damu. Dopo aver lavorato per ore, preparammo alcune<br />

cataste di legna vicina a quella di Ciccitu Spanu. Mentre Damu tornò a Mandas, io restai<br />

lì a dormire. Il giorno dopo caricammo i carri per portare la legna in paese. Al rientro dal<br />

secondo viaggio tziu Giuanniccu si ritrovò a casa sua i Carabinieri, accompagnati da tziu<br />

Mundiccu Fregua, mandati dallo Spano a cui, involontariamente, avevamo preso dalla legna.<br />

Contestato che aveva ragione, i Carabinieri portarono il Damu a Senorbì dove restò per tre<br />

giorni in prigione. Al rientrò, dopo avermi pagato quanto mi spettava, mi licenziò in tronco<br />

perché fui io, confondendomi, a caricare anche la legna dello Spano”. Un altro episodio che<br />

ha visto protagonista Ginesio Tola, risale al 1953, quando, racconta, “mentre ero in viaggio<br />

per mont’e Surei, Surei con il carro di tziu Marieddu de Liuru (Mario Tola), vicino a<br />

Pauli Antas,<br />

fui bloccato da alcuni individui che armati di moschetto mi tolsero tutti gli abiti e soprattutto<br />

le scarpe. Ritornai subito in paese, naturalmente, con le sole mutande. Non fui , comunque, il<br />

solo. In tanti, in quel periodo si vedevano derubare delle scarpe soprattutto. Sulla storia <strong>della</strong><br />

lite tra Mandas ed Orroli, ricordo solo che “i mannus” di casa (mio padre “Cadorna”e mio<br />

zio Arricchettu”) mi raccontavano di uno scambio fatto da mandas che cedette tutta la zona<br />

tra sa cea de sa spinabra, monti Suana e su strintu de su perdosu con monti Surei”.<br />

Dino Atzori, classe 1920, che è stato anche capitano <strong>della</strong> Compagnia Barraccellare di<br />

Mandas, parla invece “di un controllo del territorio da parte degli orrolesi. Capitava che<br />

alcuni di noi qualche volta sconfi navano e fi nivamo per tagliare la legna di Orroli. A quel<br />

punto o si pagava il dovuto o si doveva scaricare tutto. La frase tipica era:”O tirasa a<br />

Arrolli, o scarriasa sa linna”. Quasi sempre ci si metteva d’accordo per dare il corrispettivo<br />

in ceci o qualcos’altro di simile. Per il resto non esistevano grandi problemi”. Una versione<br />

confermata anche da Stefania Piras, nata ad Orroli nel 1925, che descrive “più “ volte capitò<br />

a mio padre Raffaele di arrivare a Fossas o sabeddu e trovare dei mandaresi che avevano<br />

legnato nei nostri terreni nelle ore subito dopo cena. Chi veniva scoperto, dopo aver tentato<br />

di giustifi carsi proponeva una scambio, quasi sempre in ceci. Molte volte nessuno si faceva<br />

vedere per pagare il dovuto. E’ successo anche che mio padre è andato a Mandas per chiedere<br />

il pagamento”. Tzia Stefania, la cui famiglia possedeva diversi ettari tra Cea Mulargia e Fossas,<br />

ricorda ancora le 100.900 lire che ricevette dall’EAF quale corrispettivo dovuto per la<br />

cessione dei fertili terreni lavorati, dalla famiglia, per anni. Uguale corrispettivo fu ritirato da<br />

ognuno dei suoi 7 fratelli: ma quelle terre valevano molto di più delle 800 mila lire assegnate.<br />

“Con quegli espropri” ” aggiunge “si “ presero tutti i terreni dei poveri contadini di Orroli. Pensi<br />

che uno di quei terreni mio padre lo acquistò dalla signora Mercede Trois e non avendo tutti<br />

i soldi a disposizione, completò il pagamento con del lardo”. Il fratello, ancora vivente e che<br />

conta ben 97 anni, di tzia Stefania è quel Efi sio che abbiamo trovato, il 6 giugno 1951, con<br />

il Commissario Prefettizio Anedda a fi rmare lo storico accordo con il comune di Mandas.<br />

Vivendo a Cagliari non ho potuto incontrarlo per raccontare, in qualità di testimone oculare,<br />

i fatti di quei giorni.<br />

Tra le pieghe <strong>della</strong> memoria Luigi Pani, classe 1916, di mestiere “carbonaio”, rispolvera<br />

Umberto Oppus pag. 31<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


“quanto ci dicevano i più anziani: di uno scontro con i mandaresi che volevano appropriarsi<br />

di un pezzo di Cea Mulargia. Un grande litigio durato anni. Mentre noi andavamo ad arare a<br />

seminare, i mandaresi venivano a legnare. Raccoglievano di tutto: moddizzi, leonaxi, etc., ma<br />

avevano paura di un bandito che rubava di tutto.<br />

Umberto Oppus pag. 32<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


I DOCUMENTI<br />

In questo capitolo mi sembra utile, al fi ne <strong>della</strong> maggior comprensione dei lettori, proporre<br />

alcuni signifi cativi documenti.<br />

Il primo è il citato manoscritto, citato dal Notaio Onano, nel 1951, e riportato integralmente<br />

da Maria Antonietta Orrù in un suo interessante lavoro su Orroli.<br />

A seguire si propone all’attenzione uno dei documenti relativi al sopralluogo, a Mulargia,<br />

effettuato dal Conte Serra, accompagnato dall’attuaro De Lorenzo, e dall’agrimensore Pasquale<br />

Cugia, nel 1851. Attività di cui lo stesso Cugia ha scritto ampiamente in un suo lavoro.<br />

Il terzo documento riportato è la perizia, datata 1874, realizzata congiuntamente dai due<br />

Comuni, sui terreni oggetto <strong>della</strong> controversia, ed affi data a “periti anziani” dei due paesi.<br />

Il documento vede, a conclusione, il giuramento dei periti nanti il Pretore di Mandas per<br />

testimoniare la validità e l’importanza dell’atto.<br />

La galleria dei documenti si conclude con l’elenco completo dei proprietari (allegato<br />

all’estratto di mappa realizzato nel 1927) dei mappali confi nanti con i terreni oggetto <strong>della</strong><br />

Sentenza del Commissario per gli Usi Civici, nel 1927.<br />

Documento n.1<br />

Orroli unu fattu scritt’hai in sa storia<br />

Ch’in dogna tempus tott’is benidoris<br />

Dd’hant arregodai ca torrida a gloria<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong><br />

De chi dd’hat cumpriu cun tott’is onoris<br />

Umberto Oppus pag. 33<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Candu po difendi sa xea diletta<br />

Cun sa palitta ha bintu sa scupetta<br />

Custu grandu fattu tottus ddu scinti<br />

Cea de Orroli fuida possidenzia,<br />

ma s’annu milla settixentus binti<br />

Mandaresus andanta a fai violenzia,<br />

cun sa prepotenza de olli is terrenus<br />

send’hessiri allenus, cun mala idea<br />

olliant’e Xea cuss’intera zona<br />

fertili e bona, senze di spettai.<br />

Non fuat cos’ansoru eppur’attrivius<br />

Su sesi de novembri andanta a su logu<br />

Prus de xent’hominis cumparint’unius<br />

A cuaddu e a pei cun armas de fogu,<br />

Leggiu fu su giogu mentri sparanta,<br />

ma ddus affrontanta certus aradoris<br />

sigura sconfi tta po ddus massacrai.<br />

Bintus, sconfi ggius, tristus, scunfortaus<br />

po cussa pritesa chenz’e arrexioni,<br />

lassanta cuaddus is hominis nostrum,<br />

non ballint’is armas cun munizionis,<br />

con confusioni ndi torranta a Mandas,<br />

chenza de ghirlandas e chenz’e vittoria<br />

po crupa de sa boria sunfrint sa pena<br />

po bolli s’allena zona appropriai<br />

Eccu cuss’impresa ch’est humiliada<br />

Ca dd’ianta ordia tottus frassamenti<br />

Umberto Oppus pag. 34<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Ma s’Orrolesu dd’hadi dimostrada<br />

Concordu e uniu sa forza valenti:<br />

disperadamenti i Mandaresus fuanta<br />

in bregungia arrutus po s’idea locca.<br />

Pallitt’e mazzocca ha binut sa scupetta<br />

e Orroli completa fama hada a pigai.<br />

Sa fama est completa po cussa vittoria<br />

pastoris e massaius meris abbarranta<br />

de tottu su boscu de terra aratoria,<br />

cun su bestiamini ddui pasturanta<br />

fruttus lucranta po fai aumentu<br />

unu monumentu meritada a fai<br />

po arregodai sa guerra famosa<br />

Mandas bregungiosa sighidi atturai<br />

Cust’est coment’e sa guerra de Cracargia<br />

d is Mogoresus bint’a pinnigosus.<br />

Xea cunfi nada a s’arriu de Mulargia<br />

zona de terrenus bellus fruttuosus<br />

po is laboriosus de Orroli<br />

e atturus sartus chi funti bixinu<br />

e su Tumbarinu e Monti de Su Rei<br />

Orroli est po tui po tindi gosai.<br />

Tindi gosis beni ch’est laccara tua<br />

chini ddui arada meda dd’incungiada,<br />

trabbalada a produxidi a mesura sua<br />

s’isch’einter arrius cum iscrabugada<br />

e custa cantada abarrada scritta<br />

bintu sa pallita hat sa scupetta<br />

Umberto Oppus pag. 35<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


vittoria completa dd’arrepitid’ancora<br />

e in dogn’era dd’heus a cantai.<br />

Su giustu a difendi Orroli no brullas,<br />

sesi in su derettu in cc’e Curatori<br />

in cc’e Bauladu e in s’isch e Mullas<br />

in Cas’e is Tiddias, in cc’e Arrettori:<br />

pasciada su pastori tranquillu e siguru<br />

su massaiu puru ch’est in terra sua<br />

no da lessi crua ca produsit centu<br />

candu cun assentu dda scit traballai<br />

Sa pallitta bella spallittada s’arau<br />

Po s’agricoltori chi andada a arai<br />

Aridi a cuaddu o cun giù domau<br />

Sa pallitta sempiri hada deppi usai,<br />

est cuss’un oggettu de antigu portau<br />

e srevìbidi prus bellu su sruccu po fai.<br />

A Santu Sidoru fuat capitau<br />

Cun sa pallita acqua a bogai,<br />

po Giuann’e Vergas de sidi apretau<br />

fatt’hiada su miraculu po ddu ristorai,<br />

cun sa pallita Orroli adi triunfau<br />

cun is Mandaresus bincendu in guerra<br />

Umberto Oppus pag. 36<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


1) M.Antonietta Orrù, “Orroli paese da scoprire, Cagliari, 1988. Scrive la Orrù che il<br />

manoscritto venne rinvenuto nel 1962 da Monsignor Orrù durante uno scavo.<br />

Documento n.2<br />

“Immissione in possesso del Salto di Mulargia eseguita dal Signor Cavaliere Don<br />

Francesco Maria Serra, ed Attuaro Signor Pietro De Lorenzo coll’assistenza del Signor<br />

Geometra Cugia a favore del Comune di Mandas<br />

Frazione di Mandas<br />

Dal termine messosi dalla sponda sinistra del Riu Mulargia e sotto la Chiesa di S. Giuliana<br />

in linea retta a questa Chiesa distrutta, che trovasi vicino ad un muro antico. Muro muro fi no<br />

ad arrivare al termine vicino al Rio di Paulina e Rio Mulargia regione Calavrigheddu.<br />

Linea retta a Nuraxi de Campus<br />

Idem a su pirastu de sa casa arrubia<br />

Idem a su suergiu de sa murra<br />

Idem a Monti de Pardis<br />

Idem a su gutturu de Calavrigheddu<br />

Idem a Riu Maiori vicino alla terra di Salvatore Orrù Sirigu d’Orroli<br />

Idem a su Bau de Cea de su Srianu detto anche su Tamburinu, e presso la strada di Mandas<br />

e Escalaplano. Strada reale detta di Mandas ad Escalaplano fi no al Bau Pixina Cerbus nel<br />

Rio Mulargia.<br />

Rio rio di Mulargia fi no al punto di partenza.<br />

Lì 16 aprile 1851, Mandas”<br />

Umberto Oppus pag. 37<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


2) A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia”, documento del 16 aprile 1851.<br />

Documento n.3<br />

“Relazione di perizia<br />

Noi Paolo Marongiu, Orrù Giovanni, Sirigu Demuru Giovanni, per incarico avuto dalle<br />

Giunte Municipali di Mandas e d’Orroli ci siamo recati sul sito detto Cea Mulargia detto<br />

anche Nuraxi Campus, Riu Majoori e Crechi siti in territorio d’Orroli, di pertinenza del<br />

comune di Mandas, come ancora sul sito detto su Camingioni, Fundoni, sa pala de is ollastus<br />

e Serra miana di proprietà del Comune di Orroli, ad oggetto di periziare questi terreni, onde<br />

addivenire ad un contratto di permuta fra i due comuni.<br />

Avendo attentamente esaminato un tutto ed essendo a nostra conoscenza perché pratici del<br />

luogo, abbiamo osservato che le regioni nuraxi campus, riu majori e crechi, crechi bosco ceduo è<br />

<strong>della</strong> superfi cie di circa ottanta ettari, e li abbiamo attribuito il valore di millesettecento lire.<br />

Che avendo parimenti esaminato le regioni su camingioni, fundoni, sa pala de is ollastus<br />

e serra miana, bosco ceduo, di proprietà del comune di Orroli è <strong>della</strong> superfi cie di ettari<br />

ottanta, poco più, e li abbiamo attribuito parimenti un valore di lire millesettecento.<br />

Che stante l’uguale valore dei due predii crediamo conveniente che si faccia la progettata<br />

permuta fra i due comuni, tanto più che il possesso del primo lo crediamo di poco profi tto per<br />

Mandas, mentre assai giovevole per Orroli, per essere la maggior parte terreno aratorio, e<br />

siccome stante la lontananza il comune di Mandas non ne potrebbe profi ttare, così mentre più<br />

vantaggioso per Orroli, conveniente la permuta.<br />

Che l’altro appezzamento per essere rivestito quasi tutto di legna d’ardere e non poco<br />

vantaggioso per il Comune di Mandas, il quale difetta in quest’articolo di prima necessità,<br />

oltre di essere limitrofo ancora a terreni di Donigala Seurgus, sui quali il comune di Mandas,<br />

vanta dei diritti, ridonda di somma utilità al comune di Mandas, e per cui si giudica conveniente<br />

la permuta.<br />

Questo è il nostro parere che asseveriamo con giuramento, e che sottoscriviamo ad<br />

eccezione del Marongiu per non saperlo.<br />

fi rmato Giovanni Orrù<br />

fi rmato Sirigu Demuru Giovanni<br />

L’anno milleottocentosettantaquattro addì dieci Ottobre in Mandas e nell’Uffi cio di<br />

Umberto Oppus pag. 38<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Pretura.<br />

Avanti noi Avvocato Gaetano Melis, Pretore di questo Mandamento, assistito dal Vice<br />

Cancelliere infrascritto, sono comparsi: Paolo Marongiu, fu Antonio Efi sio, di anni 60,<br />

proprietario, domiciliato a Mandas, Giovanni Orrù, fu Vincenzo d’anni 54, Giovanni Sirigu<br />

Demuru fu Vincenzo,d’anni 58, ambi proprietari domiciliati in Orroli, i quali ci hanno<br />

presentato la sovraestesa relazione di perizia da essi fatta sul valore dei terreni sovradescritti<br />

ed hanno chiesto di asseverarla con giuramento.<br />

Fatta quindi ai medesimi lettura <strong>della</strong> sovraestesa perizia, previo giuramento prestato nella<br />

forma prescritta dalla legge, hanno dichiarato come in appresso:<br />

Noi Paolo Marongiu, Giovanni Orrù e Giovanni Sirigu Demuru dichiariamo di confermare<br />

come confermiamo la relazione di perizia testè lettaci, da noi praticata dei terreni nuraxi<br />

campus, riu majori e crechi territorio di Mandas,<br />

su camingioni, camingioni fundoni, sa pala de is<br />

ollastus e serra miana, territorio di Orroli, avendo attribuito ai terreni da permutarsi lo stesso<br />

identico valore che essi hanno di lire millesettecento, confermando in pari tempo quanto in<br />

essa relazione abbiamo sulla nostra coscienza fatto rilevare.<br />

Previa lettura e rattifi ca si sono sottoscritti l’Orrù ed il Sirigu Demuru, non il Marongiu per<br />

essere analfabeta, e si sono protestati di tassa.<br />

fi rmato Giovanni Orrù<br />

fi rmato Sirigu Demuru Giovanni<br />

fi rmato Melis Pretore<br />

fi rmato Massa Cancelliere<br />

Registrato al n. 27 del Registro di Cancelleria<br />

Mandas, addì 10 ottobre 1874<br />

fi rmato Massa Cancelliere.<br />

Umberto Oppus pag. 39<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


3) Archivio Storico Comunale di Mandas, fascicolo “Salto di Cea Mulargia”, documenti<br />

del 1874.<br />

Documento n.4<br />

Elenco intestatari presenti nell’Estratto di mappa dei numeri 154 e 156, frazione B, redatto,<br />

il 9 marzo 1927, dall’Uffi cio Distrettuale delle Imposte di Mandas.<br />

Mappale 153: Orrù Rita di Gennaro, Orrù Raffaele fu Basilio, Mura Giuseppe, Nicolò,<br />

Raimondo e Maria;<br />

Mappale 154: Comune di Orroli, di ettari 84;<br />

Mappale 155: Moi Pietro fu Priamo, Moi Orrù Antonio Giuseppe fu Antioco, Sirigu<br />

Antioco fu Vincenzo;<br />

Mappale 156: Comune di Orroli, di ettari 6;<br />

Mappale 157: Manca Spano Giovanni di Vincenzo, Moi Maria fu Vincenzo, ved.<br />

Murgia, Manca Casula Vincenzo fu Francesco;<br />

Mappale 158: Orrù Antioco, Cosimo, Speranza e Adelina;<br />

Mappale 159: Pisano Tomaso, Stefanina e Cristina fu Vittorio;<br />

Mappale 160: Manca Spano Giovanni fu Vincenzo;<br />

Mappale 161: Schirru Meloni Vittorio di Raffaele;<br />

Mappale 162: Schirru Meloni Vittorio di Raffaele;<br />

Mappale 163: Schirru Meloni Vittorio fu Raffaele;<br />

Mappale 252: Cauli Carmela, Antonietta e Peppino di Francesco;<br />

Mappale 253: Boi Stanislao fu Antonio;<br />

Mappale 254: Cauli Zedda Francesco fu Giuseppe Agostino;<br />

Mappale 255: Zedda Cauli Efi sio fu Nicolò;<br />

Mappale 256: Mereu Giuseppe, Nicolò, Raimondo, e Maria fu Antonio, Fadda Efi sio<br />

fu Nicolò;<br />

Mappale 257: Mura Giuseppe, Nicolò, Raimondo Maria fu Antonio, Mereu Vincenzo<br />

fu Antonio;<br />

Mappale 258: Zedda Cauli Efi sio fu Nicolò e Schirru Meloni Vittorio di Raffaele;<br />

Umberto Oppus pag. 40<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Mappale 259: Schirru Meloni Vittorio di Raffaele;<br />

Mappale 260: Schirru Meloni Vittorio di Raffaele, Pisano Tomaso, Caterina e<br />

Cristina fu Vittorio;<br />

Mappale 261: Schirru Meloni Vittorio fu Raffaele;<br />

Mappale 262: Sirigu Antioco e Luigi fu Vincenzo;<br />

Mappale 263: Sirigu Luigi e Antioco fu Vincenzo.<br />

Totale degli ettari 127.55.00<br />

La mappa fu presentata all’udienza presso il Commissariato per gli Usi Civici il 9 luglio<br />

1927.<br />

4) Archivio Storico Comunale di Mandas, fascicolo “Usi Civici”, documenti del 1927.<br />

NOTE<br />

1 Archivio Storico Comunale di Mandas (d’ora in poi A.S.C.M.), Fondo antico,<br />

Documenti <strong>della</strong> Curia Ducale di Mandas, anno 1702, foglio 1.<br />

2 A.S.C.M., op. cit., foglio 1. La vidazzone era una vasta estensione di territorio<br />

comunale, peraltro demanio indisponibile, destinato all’agricoltura ed in parte al<br />

pascolo. Nel caso <strong>della</strong> Curatoria di Seurgus, pur non essendo esclusa la comunione,<br />

veniva solitamente ripartita in piccoli appezzamenti e concesse ai contadini <strong>della</strong><br />

Villa. All’interno <strong>della</strong> vidazzone si alternava, secondo un antico costume sardo, il<br />

seminerio al paberile (detto anche comunella). Come si legge nel documento in<br />

esame il bestiame rude (pecore e capre), poteva essere introdotto solo dopo la<br />

mietitura per pascere le stoppie. In caso di violazione le multe, di carattere<br />

pecuniario, erano pesanti. Contravvenzioni pesante anche e soprattutto per prevenire<br />

eventuali abusi che avrebbero potuto rompere il precario equilibrio nello<br />

sfruttamento <strong>della</strong> terra da parte di agricoltori e pastori. Su questa proprietà comune<br />

Umberto Oppus pag. 41<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


ed a lungo indivisa, la comunità esercitava un forte autocontrollo in quanto<br />

costituiva la fonte primaria del suo sostentamento.<br />

3 A.S.C.M., op. cit., foglio 1<br />

4 G. Casalis, V. Angius, “Dizionario geografi co, storico, statistico, commerciale di<br />

S.M. il Re di Sardegna”, vol. XVIII, pag. ,Torino 1845, p.551<br />

5 P. Cugia, “Nuovo itinerario dell’isola di Sardegna”, Lavagna, Ravenna, 1892,<br />

pp.13-17.<br />

6 U. Oppus, “Dalla Curatoria di Seurgus al Ducato di Mandas. Storie e genealogie dal<br />

1326 ad oggi”, Senorbì, 1999.<br />

7 A.S.C.M., op. cit., foglio 2.<br />

Il documento contiene, inoltre, la trascrizione del “Poder” di fi rmare la detta transazione<br />

giusta procura siglata dal notaio Battista Serra, il 1 gennaio 1702, per il Sindaco di Mandas e<br />

del notaio Antonio Efi sio Usai, il 3 maggio 1701, per quello di Orroli. La delega per Antonio<br />

Pisano arrivava il giorno <strong>della</strong> sua elezione a rappresentante del Comune ad opera “de la<br />

comunitat y vassails de la present Villa de Mandas, la magior, y mes sana part de aquella,<br />

agiuntada y congregada à esta Curia, a la plassa de essa”, convocata da Sadurru Pirella,<br />

Ofi cial e Giudice ordinario del Partido di Mandas, giusto ordine del Regidor del Ducato, del<br />

28 novembre 1701, fi rmato anche dal Segretario <strong>della</strong> Curia Juan Battista Pilo. Ad eleggere<br />

Pisano, il 1 gennaio 1702, nella piazza <strong>della</strong> Corte (ospitata nel Palazzotto oggi divenuto casa<br />

parrocchiale), furono Miguel Dessy, Efi s Casu, Gregorio Mamely, Sebastià Serra, Juan Maria<br />

Deplano, Antonio Pistis minore, Andria Seu, Salvador Pisano, Antiogo Piga, Basili Marchy,<br />

Juan Ussa, Joachin Matta, Bartomeu Pisqueddu, Antiogo Perra, Antonij Piras, Mauro Deidda,<br />

Angelo Casu, Efi s Cossu, Juan Angel Cossu, Baptista Vacca, Sebastià Demonty, Basili Boy,<br />

Miguel Perra, Diego Congiu, Juan Maria Perra, Francisco Piga, Juan Orrù, Diego Pisano,<br />

Antiogo Dessy, Juan Azeny, Miguel Pisano, Juan Estevan Saru, Miguel Toccu, Sebastià Piras,<br />

Antiogo Cabony, Sebastià Xintu, Antiogo Vacca, Mariani Melis, Francisco Piras, Antoni<br />

Coccu, Antoni Sedda, Antiogo Montis, Cristolu Mereu, Phelipe Perra, Antoni Serra, Nicolas<br />

Porchedda, Perè Escalas, Antiogo Porchedda, Diego Vacca, Miguel Demontis, Salvador Vacca,<br />

Andria Montis, Sebastià Loy, Geroni Corria, Baloy …., ….., Ignacio Podda, Sisini Ola, Sebastià<br />

Dessy, Antonio Moddiu, Sebastià Murgia, Antonio Melis, Sebastià Murgioni, Antonio Carta,<br />

Juan Baptista Peis, Antoni Matzutzi,, Miguel Corria, Efi s Lenti, Miguel Porchedda, Sebastià<br />

Melis, Benedetto Anedda, Sisini Argiolas, Efi s Orrù, Mariani Cois, Francisco Mereu, Francisco<br />

Corda gran, Angelo Ola, Bartumeu Zara, Francisco Pisanu, Salvador Carta, Francisco Cuccu,<br />

Umberto Oppus pag. 42<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Jacu Porcu, Simoni Concas, Sisini Marchis, Perdu Tiddia, Salvador Concas, Angelo Zara,<br />

Angelo Peis, Francisco Esteri, Lucifero Carta, Francisco Artizu, Antoni Mongiu, Thomas<br />

Corona, Francisco Concas, Miguel Podda, Perdu Puzu, Antoni Pistis, Nicolas Meli, Sisiny<br />

Dessy, Geroni Pisanu, Sisinni Leddi de Antonio, Lucifero Pili, Benito Piluddu, Salvador<br />

Mereu, Jayme Gessa, Francisco Carta Dessy, Sisini Casu, Pedro Fadda, Juan Marras, Antoni<br />

Mereu, Sisini Concas, Pere Porchedda, Juan Estevan Carta, Basili Cossu, Efi s Tiddia, Salvador<br />

Carta, Antiogo Yerru, Antonio Carrony e Phelipe Mura “tots vassails de la present Villa de<br />

Mandas”.<br />

Ad eleggere Pere Tronchy, di Bartomeu, a Sindaco di Orroli, il 3 maggio 1701, (in virtù<br />

dell’Ordine del Regidor dato in Escalaplano il 19 aprile 1701, e diretto all’Ofi cial dei Partidos<br />

di Isili e di Nurri Pere Moy), furono Salvador Sulis, Antonio Pisano di Sisinio, Antoni Melis,<br />

Antiogo Aresu di Juan Angelo, Salvador Sechy, Antonio Orrù, Migueli Meli, Juani Aresu,<br />

Lucifero Melis, Francisco Loy, Sebastià Orrù Baxu, Antoni Pili, Pere Pili, Vissent Cavaller, Antoni<br />

Cauli Bruchi, Basili Aresu, Antiogo Tronchy di Francisco, Joseph Tronchy gran, Salvador Orrù<br />

de Sebastià, Joseph Sirigu, Salvador Sirigu, Lucifero Bonu, Joanni Sirigu, Melchior Murgia,<br />

Antoni Orgiana, Antiogo Piseddu, Joseph Fenu, Sebastià Aresu Bruchi, Efi s Aresu di Juan<br />

Angel, Salvador Zedda, Juani Miana Mula, Antiogo Ingianu, Antiogo Aresu Birroni, Angelo<br />

Sirigu di Julià, Perdu Meli, Pere Corriargia, Antiogo Orgianu, Joseph Moy, Antoni Ola, Se<br />

bastia Orru, Andria Loy, Antiogo Zedda, Nicolau Ligas, Juan Angel Aresu, Antonio Carru,<br />

Lucifero Mereu, M.e Francisco Mereu, Efi s Ligas, Luxori Piras, Antiogo Piras, Antoni Zedda<br />

de Antiogo, Sebastià Esteri, Antoni Meli, Sebastià Aresu Guriu, Georgi Pili, Antiogo Birroni<br />

menor, Antoni Aresu di Antoni, Antiogo Orrù, Francisco Estery, Salvador Azeny, Juani<br />

Manca, Salvador Orgiana, Joseph Piras, Jospeh Tronchy di Bartumeu, Lorenzo Tonara, Vissent<br />

Ola, Antony Tonara, Salvador Azory, Perdu Imbeti, Salvador Carpita Piras, Francisco Foya,<br />

Salvador Sirigu Ingrillas, Antoni Estery, Baptista Olla, Joseph Pisano, Pere Moy, Joseph Pany,<br />

Efi s Muntoni, Juani Usay, M. Antoni Serra, M. Francisco Serra, Salvador Fenu, Lucifero Sirigu,<br />

Francisco Tronchy, Antonio Tronchy, M. Francisco Leony, Lucifero Boy, Jospeh Boe, Lucifero<br />

Vacca, Antoni Zedda, Baquis Mundarru, Milanu Piseddu, Salvador Murtoni, Lucifero Esquirru,<br />

M. Angelo Esquirru, Nicolas Cavalleri, Joanni Pily, Milanu Esquirru e Angelo Frau.<br />

8 A.S.C.M., op. cit., foglio 2<br />

9 A.S.C.M., op. cit., foglio 2<br />

10 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera del 18 luglio 1846 dell’Avvocato<br />

Fiscale Generale Garau.<br />

11 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera del 18 luglio 1846 dell’Avvocato<br />

Umberto Oppus pag. 43<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Fiscale Generale Garau, op. cit.<br />

12 Il Notaio Leonida Onano, in una sua lettera al Segretario Comunale di Mandas<br />

Marroccu, dell’8 giugno 1951, parla di una canzone in cui si racconta di cento orrolesi<br />

armati di “palittas”. La stessa canzone riportata da Maria Antonietta Orrù, in “Orroli paese<br />

da scoprire”, edizioni Grafi che Sarde,1998, il cui manoscritto la scrittrice ritiene ritrovato<br />

da mons. Orrù nel corso di uno scavo, nel 1962.<br />

13 Archivio Stato Cagliari (A.S.C.), Fondo Segreteria di Stato, 1 serie, vol.289<br />

14 A.S.C., Fondo Segreteria di Stato, 2 serie, vol.1667).<br />

15 A.S.C., Fondo Reale Udienza, classe IV, pag.215<br />

16 A.S.C., Fondo Reale Udienza, Classe IV, pag.215 e 216<br />

17 Francesco Loddo Canepa “Relazione sulla Visita del Viceré Des Hayes al Regno di<br />

Sardegna”, p.49, Cedam, Padova, 1958<br />

18 G. Casalis, V. Angius, “Dizionario geografi co,…”, op. cit. , p.552-553.<br />

19 Francesco Loddo Canepa “Relazione sulla Visita…”, op. cit., pag. 49-51<br />

20 A.S.C., Fondo Reale Udienza, classe IV, pag. 106-107<br />

21 A.S.C. Reale Udienza, classe IV, pag.107<br />

22 Giornale “Il Quotidiano sardo”, n.214 dell’8 settembre 1957, copia nell’Archivio<br />

Storico Comunale di Mandas<br />

23 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, documento del Sindaco di Mandas del 6<br />

marzo 1842. All’accertamento dei limiti territoriali del salto di Cea Mulargia si<br />

Umberto Oppus pag. 44<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


arrivò grazie anche alla necessità di seguire le istruzioni generali del Regio<br />

Brevetto, del 28 aprile 1840, riguardanti “l’eseguimento dei lavori relativi alla<br />

divisione delle terre comunali e alla assegnazione dei terreni demaniali del Regno di<br />

Sardegna”.<br />

24 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera dell’Intendente Provinciale di Isili<br />

del 12 luglio 1849<br />

25 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, deliberazione Consiglio Comunale del 26<br />

ottobre 1850<br />

26 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera del Segretario Comunale di Orroli<br />

del 9 maggio 1851<br />

27 P. Cugia, “Nuovo itinerario dell’isola di Sardegna”, Lavagna, Ravenna, 1892,<br />

pp.13-17.<br />

28 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera dell’Intendente Provinciale di Isili<br />

del 27 maggio 1851<br />

29 A.S.C. Reale Udienza, classe IV<br />

30 A.S.C. Reale Udienza, classe IV<br />

31 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettere dell’Intendente Provinciale di Isili<br />

del 9 e 30 ottobre 1851<br />

32 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera dell’Intendente Provinciale di Isili<br />

del 12 giugno 1852<br />

Umberto Oppus pag. 45<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


33 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera dell’Intendente Provinciale di Isili<br />

del 6 novembre 1855<br />

34 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia, lettera del Vicesindaco di Orroli dell’ 8<br />

giugno 1852<br />

35 A.S.C.M., fascicolo“Usi civici”, deliberazione del Consiglio Comunale del 22<br />

aprile 1926<br />

36 A.S.C.M., fascicolo“Usi civici”, deliberazione del Consiglio Comunale del 22<br />

aprile 1926.<br />

Della causa tra Mandas e Donigala si occupò la Reale Udienza che, il 12 ottobre<br />

1832, in Cagliari, pronunciò una sentenza contro la comunità di Mandas che<br />

pretendeva di usufruire di alcuni salti di pertinenza di “Donigalla” e, in particolare<br />

di quelli denominati “Conca de bacca” e “Conca de arrizzonis”. Di questa<br />

sentenza è interessante evidenziare le modalità, davvero curiose, di pubblicazione<br />

<strong>della</strong> sentenza: il pubblico banditore, analfabeta, “a suono di tamburo ed a voce di<br />

grida” ne diffondeva il contenuto “in tutti i luoghi soliti” di Mandas, ma seguito<br />

dal notaio che gliene suggeriva il testo! Naturalmente una copia dell’atto veniva<br />

però affi ssa alla porta <strong>della</strong> Curia Ducale , a disposizione di chi fosse in grado di<br />

leggerla.<br />

37 A.S.C.M., fascicolo“Usi civici”, lettere diverse.<br />

38 A.S.C.M., Consiglio Comunale, deliberazione del 30 luglio 1951<br />

39 A.S.C.M., fascicolo“Salto di Mulargia” lettera del Sindaco di Orroli del 23 luglio<br />

1952<br />

40 A.S.C.M., fascicolo“Usi Civici” lettera del Sindaco di Mandas del 21 aprile 1953<br />

Umberto Oppus pag. 46<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


41 M.A. Orrù, “Orroli paese da scoprire”, Cagliari 1988, pag.117-118<br />

Umberto Oppus pag. 47<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


PREFAZIONE pag.<br />

PRESENTAZIONE pag.<br />

INTRODUZIONE pag.<br />

LA STORIA pag.<br />

I RICORDI pag.<br />

I DOCUMENTI pag.<br />

INDICE pag.<br />

INDICE<br />

Umberto Oppus pag. 48<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Umberto Oppus pag. 49<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Umberto Oppus pag. 50<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>


Umberto Oppus pag. 51<br />

<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>

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