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SU XERT'E CEA Storia della secolare contestazione - SantuJacu

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I RICORDI<br />

Se sulle vicende <strong>della</strong> storica <strong>contestazione</strong> tra Mandas ed Orroli anche i più anziani non<br />

ricordano più nulla, non altrettanto si può dire per quello che ha rappresentato su “Mont’e<br />

Surei” per Mandas nel Novecento, mentre restano diversi ricordi anche per quanto riguarda<br />

i lavori di costruzione <strong>della</strong> diga e gli anni precedenti all’avvio dell’appalto.<br />

Ottavio Atzori, classe 1915, nonno dell’autore del presente lavoro, racconta che “ tutto il<br />

paese andava a legnare a Mont’e Surei. Normalmente si andava con un gruppo di sette-otto<br />

carri (qualche volta si superavano anche i dieci), i cui proprietari si mettevano d’accordo fra<br />

di loro per il giorno e l’orario di partenza. C’erano alcuni che andavano per il lentischio,<br />

che solitamente si caricava in giornata, mentre la maggior parte, dopo aver tagliato la legna<br />

in inverno (a gennaio), la portavano in paese in primavera(in “beranu”). La partenza, dopo<br />

aver dato da mangiare agli animali, era per le due del mattino. Dopo aver percorso la strada<br />

di santu Sadurru, quindi passati per Arcei, si toccavano sa bucca de istalla, sa cea de sa<br />

spinabra, pixina de onniga (dove la maggior parte delle volte bisognava passare sull’acqua,<br />

che arrivava anche a superare anche il carro, per cui si saliva sopra il carico), quindi a su<br />

monti Surei. Mentre le prime volte, quando avevo poco meno di dieci anni, sono andato<br />

con mio padre, poi sono andato a legnare da solo. Nella zona attorno a mont’e Surei era<br />

tutto pascolativi. Personalmente non ho mai avuto problemi con gli orrolesi, ma non ricordo<br />

comunque di scontri con i mandaresi. Nella zona c’era una piccola casetta. Andavamo a<br />

legnare lì perché sapevamo che era un comunale di Mandas, ma dei precedenti storici non<br />

ricordo molto”. I fratelli Elia e Antonio Deidda, entrambi agricoltori e a loro volta fi gli di<br />

Eligio, una vita nei campi, parlano “dei racconti di nostro padre e di nostro nonno sullo scontro<br />

tra i mandaresi e gli orrolesi che noi avevamo perso. Siamo andati diverse volte a legnare a<br />

mont’e Surei, Surei passando per su strintu de su perdosu e serra miana di cui oggi è visibile, in<br />

mezzo al lago, il cucuzzolo in mezzo al lago Mulargia. Un anno, mentre siamo andati a tagliare<br />

alberi di “leonaxi”, si sganciarono alcuni dei pali che la teleferica (utilizzata per i lavori sulla<br />

diga) stava trasportando. Per nostra fortuna si fermarono a poche decine di metri da noi “.<br />

Francesco Gessa, classe 1930, ricorda che le “prime “ volte che sono andato a legnare a<br />

Mont’e Surei avevo quattordici o quindici anni. Ero andato con Filippo Saruis per aiutarlo<br />

a caricare il carro “de moddizzi” (di lentischio), dopo averlo sradicato. Il percorso che<br />

solitamente seguivamo era quello di s’aruxi de corada , santu sadurru, bucca de istalla,<br />

su strintu de su perdosu, per poi arrivare a sa costa de caboni dove c’era il lentischio più<br />

bello. Partivamo tra la mezzanotte e l’una. Il carico era quasi sempre di cinque quintali<br />

circa. Al rientro, poteva capitare, che il giogo di buoi dovesse essere aiutato da un altro<br />

giogo per trasportare il carico nei punti più impervi (in sardo “arremuccai”). Quando poi<br />

hanno iniziato i lavori di costruzione <strong>della</strong> diga, sono andato a lavorare per alcune settimane<br />

nelle cave che avevano attivato. Se non ricordo male, ero in località “mesoni de mregiani”,<br />

quando fui colpito da una scheggia all’occhio. Era il mese di febbraio 1956 quando decisi di<br />

lasciar tutto e rientrare a Mandas, fra non poche diffi coltà perché il fi umicciatolo (s’arriu) era<br />

ingrossato dalle abbondanti piogge invernali. Tra cave e lavori edili i mandaresi impegnati<br />

Umberto Oppus pag. 30<br />

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