SU XERT'E CEA Storia della secolare contestazione - SantuJacu
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Orrolesi con loro schioppi sopra li individui Mandaresi che furono costretti ad intraprendere<br />
una precipitosa fuga ed introdursi nei territori <strong>della</strong> Villa di Donnigala per salvare le loro vite,<br />
e delle archibugiate tirate dagli Orrolesi rimasero uccisi sul campo il notaio Lucifero Carta<br />
e Francesco Melis <strong>della</strong> predetta di Mandas, e mortalmente ferito Antonio Giuseppe Marci il<br />
quale per causa di detta ferita pochi giorno dopo morì”. 20<br />
Le indagini portarono ad individuare i responsabili del massacro, e tra il 12 ed il 14 novembre<br />
1776, la Reale Udienza (Matta Pro Reggente, Consiglieri Cadello di San Sperate, don Giovanni<br />
Battista Serra, don Cosimo Canelles, don Antonio Lai, don Cosimo Cao, don Joseph Cor<strong>della</strong>,<br />
don Antiogo Joseph Angioy) condannò don Agostino Demuro “ad essere pubblicamente<br />
decapitato nel luogo e maniera solita, condannandolo anche nell’indennizzazione verso gli<br />
eredi degli uccisi, e nelle spese”, Salvatore Angelo Aresu alla pena delle galere a vita, i fratelli<br />
Casula alla pena di venti anni di galera ed all’indennizzazione delle spese. 21<br />
Il fatto di sangue è riportato, come detto, anche in una lettera che, il 19 maggio 1776,<br />
un uffi ciale tedesco, in servizio nell’esercito sabaudo, inviò ai propri cari e dove si parla<br />
dell’uccisione di tre mandaresi e di alcuni feriti. Scrive l’anonimo uffi ciale: “…Mi trovo con un<br />
capitano e un distaccamento di 60 granatieri qui, in un orribile villaggio a 14 ore da Cagliari,<br />
per riportare all’ubbidienza gli abitanti, i quali si sono ribellati agli ordini di S.E. il Viceré e<br />
hanno assalito con le armi un altro villaggio. Lo uno si chiama Orroli e l’altro Mandas. Già<br />
da cento anni questi paesi si contendevano l’un altro un appezzamento di terreno, il quale<br />
rimaneva incolto, no potendo essi mettersi d’accordo. Soltanto quest’anno gli abitanti di<br />
Orroli hanno deciso di coltivare una parte di questo campo. Quelli di Mandas vollero seguire<br />
l’esempio e iniziarono i lavori dall’altra estremità del terreno, ma si fece sapere da Orroli che<br />
avrebbero picchiato a morte il primo mandarese che si fosse nuovamente fatto vedere in tal<br />
posto. Il paese di Mandas chiese aiuto al Viceré, il quale diede agli abitanti il permesso, per<br />
mezzo di un suo delegato, di coltivare la metà del campo. Essi si recarono dunque tutti, con<br />
questo delegato al terreno contestato per iniziarvi la semina. Ma quelli di Orroli diedero mano<br />
ai fucili e accorsero sul posto, ove dichiararono al viceregio incaricato che loro non erano<br />
disposti a ricevere ordini né dal Viceré né da nessuno, e, senza altri preamboli, iniziarono a<br />
far fuoco su quelli di Mandas. Questi in verità difesero egregiamente la loro pelle, ma furono<br />
costretti ad indietreggiare lasciando sul terreno tre morti ed alcuni feriti. Ora abbiamo qui<br />
con noi un’autorevole persona che dovrebbe calmare gli spiriti esasperati e rappacifi care le<br />
due popolazioni. Purtroppo, quantunque noi siamo già da otto giorni in questo posto infelice<br />
che deve provvedere noi e i nostri 60 granatieri di carne, pane, alloggio, legna e luce e deve<br />
pagare una forte somma giornaliera al nostro commissario, non si è potuta ridurre alla<br />
ragione questa popolazione ostinata; ed essi dichiararono che preferiscono andare tutti in<br />
rovina piuttosto che cedere ai mandaresi un palmo di quel terreno. Io dal canto mio mi auguro<br />
che la commedia abbia presto una fi ne qualunque, il soggiorno qui in campagna è orribile e<br />
(cosa peggiore) l’aria diventa sempre più insalubre di giorno in giorno, così che dalla metà<br />
del prossimo mese in poi, non si potrà lasciar la camera senza rischiare la morte. Questo<br />
pericolo esiste, naturalmente, per i soli stranieri, poiché, per gli abitanti del luogo, l’aria è<br />
minimamente pericolosa…”. 22<br />
Un vero e proprio esercito mise quindi sotto “assedio” Orroli che non voleva comunque<br />
piegarsi a cedere “sa “ xea diletta<br />
”. Dalla lettera, purtroppo, non si riesce a capire chi fu la<br />
persona autorevole giunta sino a Mulargia per riappacifi care gli animi.Il resto è cosa nota.<br />
Umberto Oppus pag. 14<br />
<strong>SU</strong> XERT’E <strong>CEA</strong>