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Febbraio - Publidea 95

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Giuseppe D’Aloja (Pino er mostro) Federico Boido (Rick Boyd) Giovanni Pazzafini (Nellone)<br />

dove la formazione degli attori è<br />

assente e la qualità del prodotto<br />

cinematografico scarsa. E richiamando<br />

la significativa immagine<br />

della cotica con i fagioli<br />

con cui si sfamava la troupe durante<br />

le riprese con Sergio<br />

Leone sintetizza l’età dell’oro<br />

del cinema italiano con una<br />

frase: “Siamo diventati i primi<br />

al mondo con poco, ma dando<br />

tutto”. Rick è un’altra pietra miliare<br />

della scena nazionale e internazionale,<br />

con quasi 300 film<br />

alle spalle e qualcuno ancora in<br />

programmazione; attore di cinema<br />

e teatro, miniaturista, sceneggiatore,<br />

regista, capocomico,<br />

scrittore di una quindicina di<br />

libri, porta ancora addosso i<br />

panni de “l’eterno antagonista”,<br />

di quello che nel film era sempre<br />

“il cattivo”. La sua carriera d’attore<br />

cinematografico è punteggiata<br />

di stelle quali Vittorio De<br />

Sica, Francis Ford Coppola,<br />

Franco Zeffirelli, Mario Monicelli,<br />

come pure fuori dai confini<br />

Martin Scorsese, Steven Sodenberg,<br />

Mel Gibson e tanti altri.<br />

Ma nessuna è come “la prima<br />

volta”. Nessuno di questi grandi<br />

nomi colpisce al cuore come<br />

quello del primo che ha incrociato<br />

la sua strada: Totò, che recitava<br />

a Porto Vecchio “Totò<br />

terzo uomo” quando un “’uaglioncello”,<br />

figlio di un rilegatore<br />

di libri, gli si è avvicinato<br />

con un mazzo di fiori; “Il principe<br />

della risata” che porgendogli<br />

la mano affinché il ragazzo<br />

“baciasse la mano all’attore” ha<br />

ricevuto un secco e dignitoso rifiuto<br />

in risposta; un ragazzino<br />

che mentre correva via impu-<br />

dente si sentiva richiamare<br />

“Fermate un po’ quello! È<br />

quello il personaggio!”. E’ così<br />

che ha inizio l’amicizia di una<br />

vita: “Io avevo 9 anni, e quello è<br />

stato il mio primo film”. E’ cominciata<br />

nel 1983, invece, la<br />

carriera di Pino d’Aloja. “In<br />

quell’anno –ricorda- mi comprai<br />

una California bianca con i cofani<br />

neri”. Ma è nell’85 che<br />

nasce “il coatto”, quel personaggio<br />

costruito da sé, con le fasce,<br />

gli occhiali a specchio, i cinturoni,<br />

gli orecchini al lobo e gli<br />

stivaletti alla cowboy, che si reca<br />

quotidianamente a Cinecittà alla<br />

ricerca di quella chance di fare<br />

dell’amore della sua vita, l’attore,<br />

il suo mestiere. Se ve lo<br />

state chiedendo, non sono affatto<br />

casuali le assonanze fra la storia<br />

di Pino e la trama di uno dei suoi<br />

primi film: “Troppo forte” di<br />

Carlo Verdone. “Troppo forte”<br />

fu il soprannome che il suo<br />

amico e collega stuntman Marcello<br />

Venditti gli dedicò, una<br />

fama che da allora lo precede e<br />

che presto è finita sulla sedia del<br />

regista di quello che Pino stesso<br />

ricorda come il film più bello<br />

della sua vita. Ma Pino D’Aloja<br />

non è soltanto “Il coatto”, è un<br />

attore di arte drammatica, che sa<br />

piangere con le sue lacrime, è<br />

quello grande e grosso con cui<br />

Tomas Millian non ha mai voluto<br />

lavorare perché “er mostro”<br />

era più grande di lui. Pino predilige<br />

le parti piccole ma intense<br />

ed è un personaggio che “spacca<br />

l’immagine” al punto da venire<br />

spesso e volentieri “tagliato”<br />

perché quella scena è, per rimanere<br />

in tema, troppo forte, dice<br />

più di quanto un personaggio secondario<br />

dovrebbe dire; perché<br />

in quella scena c’è un po’ troppa<br />

luce, Pino è alto e proietta<br />

un’ombra lunga su chi gli sta attorno.<br />

Ma le incoerenze e le<br />

prime donne del mondo del cinema<br />

non gli hanno impedito di<br />

continuare a viverlo con gioia e<br />

passione: “Far sorridere le persone<br />

non è cosa semplice.<br />

Quando loro sorridono, il mio<br />

cuore si apre. La vita è un<br />

sogno, io sogno ogni giorno di<br />

sognare. Io oggi sto vivendo<br />

l’ultimo giorno della mia vita ed<br />

è bellissimo”. Anche per lui<br />

grandi nomi quali Paolo Poeti,<br />

Jerry Calà, Franco Nero, Terence<br />

Hill, Federico Fellini, Sergio<br />

Leone, Remo Capitani. Ha<br />

avuto lo stesso maestro d’armi<br />

di Nellone, Sergio Mioni altro<br />

grande personaggio di Ostia e<br />

forse il più importante stuntman<br />

d’Italia. È legato da profondo rispetto,<br />

stima e affetto a Rick<br />

Boyd, il suo “angelo custode”<br />

che “mi ha addirittura fatto parlare<br />

italiano, sto disgraziato!”.<br />

Sul mondo del cinema oggi<br />

spara a zero e, breve e conciso,<br />

dice una grande verità: “Il<br />

mondo del cinema oggi? È fatto<br />

di droga, di froci, di figli dei figli<br />

dei figli dell’amante, eccetera,<br />

eccetera” e subito aggiunge:<br />

“Scrivi pure tutto quello che<br />

dico, io non ho peli sulla lingua,<br />

in galera ci sono stato cinque<br />

volte quindi non ho problemi.<br />

Da innocente. Purtroppo siamo<br />

tutti innocenti”. Poi ci spiega in<br />

modo altrettanto efficace il mestiere<br />

rischioso dello stuntman:<br />

“È colui che serve all’attore,<br />

perché se si rompe l’attore devono<br />

fermare il film e ci sono i<br />

contratti firmati da pagare, se si<br />

rompe uno stuntman ci pensa<br />

l’assicurazione a pagare e se ne<br />

prende un altro finché la scena<br />

viene buona”. È schietto quest’uomo<br />

che “nella sua maturità<br />

conserva il cuore di un bambino”,<br />

è vero come nei suoi<br />

film. Così come sembra tanto<br />

vera, nel rivolgere il pensiero a<br />

questi nostri tre personaggi, la<br />

frase che il regista Enrico Maria<br />

Salerno ha detto una volta a<br />

Pino: “L’attore non è mai vecchio.<br />

L’attore non muore mai”.<br />

FEBBRAIO2013 Duilio Litorale<br />

15<br />

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