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Giuseppe D’Aloja (Pino er mostro) Federico Boido (Rick Boyd) Giovanni Pazzafini (Nellone)<br />
dove la formazione degli attori è<br />
assente e la qualità del prodotto<br />
cinematografico scarsa. E richiamando<br />
la significativa immagine<br />
della cotica con i fagioli<br />
con cui si sfamava la troupe durante<br />
le riprese con Sergio<br />
Leone sintetizza l’età dell’oro<br />
del cinema italiano con una<br />
frase: “Siamo diventati i primi<br />
al mondo con poco, ma dando<br />
tutto”. Rick è un’altra pietra miliare<br />
della scena nazionale e internazionale,<br />
con quasi 300 film<br />
alle spalle e qualcuno ancora in<br />
programmazione; attore di cinema<br />
e teatro, miniaturista, sceneggiatore,<br />
regista, capocomico,<br />
scrittore di una quindicina di<br />
libri, porta ancora addosso i<br />
panni de “l’eterno antagonista”,<br />
di quello che nel film era sempre<br />
“il cattivo”. La sua carriera d’attore<br />
cinematografico è punteggiata<br />
di stelle quali Vittorio De<br />
Sica, Francis Ford Coppola,<br />
Franco Zeffirelli, Mario Monicelli,<br />
come pure fuori dai confini<br />
Martin Scorsese, Steven Sodenberg,<br />
Mel Gibson e tanti altri.<br />
Ma nessuna è come “la prima<br />
volta”. Nessuno di questi grandi<br />
nomi colpisce al cuore come<br />
quello del primo che ha incrociato<br />
la sua strada: Totò, che recitava<br />
a Porto Vecchio “Totò<br />
terzo uomo” quando un “’uaglioncello”,<br />
figlio di un rilegatore<br />
di libri, gli si è avvicinato<br />
con un mazzo di fiori; “Il principe<br />
della risata” che porgendogli<br />
la mano affinché il ragazzo<br />
“baciasse la mano all’attore” ha<br />
ricevuto un secco e dignitoso rifiuto<br />
in risposta; un ragazzino<br />
che mentre correva via impu-<br />
dente si sentiva richiamare<br />
“Fermate un po’ quello! È<br />
quello il personaggio!”. E’ così<br />
che ha inizio l’amicizia di una<br />
vita: “Io avevo 9 anni, e quello è<br />
stato il mio primo film”. E’ cominciata<br />
nel 1983, invece, la<br />
carriera di Pino d’Aloja. “In<br />
quell’anno –ricorda- mi comprai<br />
una California bianca con i cofani<br />
neri”. Ma è nell’85 che<br />
nasce “il coatto”, quel personaggio<br />
costruito da sé, con le fasce,<br />
gli occhiali a specchio, i cinturoni,<br />
gli orecchini al lobo e gli<br />
stivaletti alla cowboy, che si reca<br />
quotidianamente a Cinecittà alla<br />
ricerca di quella chance di fare<br />
dell’amore della sua vita, l’attore,<br />
il suo mestiere. Se ve lo<br />
state chiedendo, non sono affatto<br />
casuali le assonanze fra la storia<br />
di Pino e la trama di uno dei suoi<br />
primi film: “Troppo forte” di<br />
Carlo Verdone. “Troppo forte”<br />
fu il soprannome che il suo<br />
amico e collega stuntman Marcello<br />
Venditti gli dedicò, una<br />
fama che da allora lo precede e<br />
che presto è finita sulla sedia del<br />
regista di quello che Pino stesso<br />
ricorda come il film più bello<br />
della sua vita. Ma Pino D’Aloja<br />
non è soltanto “Il coatto”, è un<br />
attore di arte drammatica, che sa<br />
piangere con le sue lacrime, è<br />
quello grande e grosso con cui<br />
Tomas Millian non ha mai voluto<br />
lavorare perché “er mostro”<br />
era più grande di lui. Pino predilige<br />
le parti piccole ma intense<br />
ed è un personaggio che “spacca<br />
l’immagine” al punto da venire<br />
spesso e volentieri “tagliato”<br />
perché quella scena è, per rimanere<br />
in tema, troppo forte, dice<br />
più di quanto un personaggio secondario<br />
dovrebbe dire; perché<br />
in quella scena c’è un po’ troppa<br />
luce, Pino è alto e proietta<br />
un’ombra lunga su chi gli sta attorno.<br />
Ma le incoerenze e le<br />
prime donne del mondo del cinema<br />
non gli hanno impedito di<br />
continuare a viverlo con gioia e<br />
passione: “Far sorridere le persone<br />
non è cosa semplice.<br />
Quando loro sorridono, il mio<br />
cuore si apre. La vita è un<br />
sogno, io sogno ogni giorno di<br />
sognare. Io oggi sto vivendo<br />
l’ultimo giorno della mia vita ed<br />
è bellissimo”. Anche per lui<br />
grandi nomi quali Paolo Poeti,<br />
Jerry Calà, Franco Nero, Terence<br />
Hill, Federico Fellini, Sergio<br />
Leone, Remo Capitani. Ha<br />
avuto lo stesso maestro d’armi<br />
di Nellone, Sergio Mioni altro<br />
grande personaggio di Ostia e<br />
forse il più importante stuntman<br />
d’Italia. È legato da profondo rispetto,<br />
stima e affetto a Rick<br />
Boyd, il suo “angelo custode”<br />
che “mi ha addirittura fatto parlare<br />
italiano, sto disgraziato!”.<br />
Sul mondo del cinema oggi<br />
spara a zero e, breve e conciso,<br />
dice una grande verità: “Il<br />
mondo del cinema oggi? È fatto<br />
di droga, di froci, di figli dei figli<br />
dei figli dell’amante, eccetera,<br />
eccetera” e subito aggiunge:<br />
“Scrivi pure tutto quello che<br />
dico, io non ho peli sulla lingua,<br />
in galera ci sono stato cinque<br />
volte quindi non ho problemi.<br />
Da innocente. Purtroppo siamo<br />
tutti innocenti”. Poi ci spiega in<br />
modo altrettanto efficace il mestiere<br />
rischioso dello stuntman:<br />
“È colui che serve all’attore,<br />
perché se si rompe l’attore devono<br />
fermare il film e ci sono i<br />
contratti firmati da pagare, se si<br />
rompe uno stuntman ci pensa<br />
l’assicurazione a pagare e se ne<br />
prende un altro finché la scena<br />
viene buona”. È schietto quest’uomo<br />
che “nella sua maturità<br />
conserva il cuore di un bambino”,<br />
è vero come nei suoi<br />
film. Così come sembra tanto<br />
vera, nel rivolgere il pensiero a<br />
questi nostri tre personaggi, la<br />
frase che il regista Enrico Maria<br />
Salerno ha detto una volta a<br />
Pino: “L’attore non è mai vecchio.<br />
L’attore non muore mai”.<br />
FEBBRAIO2013 Duilio Litorale<br />
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