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apri il file in formato pdf - nucleo comunista internazionalista

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che ritrovi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e la via della lotta rivoluzionaria per distruggere <strong>il</strong> capitalismo. Anche e soprattutto<br />

attraverso la leva di questa alleanza sarà possib<strong>il</strong>e non solo condividere con le masse oppresse non<br />

proletarie dei paesi arretrati la liquidazione del passato, l’assolvimento o <strong>il</strong> completamento a proprio<br />

vantaggio dei compiti della rivoluzione borghese-democratica contro la manomissione e la<br />

spoliazione dell’imperialismo, ma anche e più oltre conquistarle attivamente al percorso e alla<br />

prospettiva della rivoluzione socialista mondiale, sollecitarne e organizzarne <strong>il</strong> protagonismo <strong>in</strong><br />

questa direzione. In difetto di questa congiunzione e delle potenzialità di avanzamento per l’<strong>in</strong>tera<br />

umanità lavoratrice che ne deriverebbero, non sorprenderebbe davvero se le masse sfruttate dei<br />

paesi arretrati volgessero ancora una volta le spalle alla prospettiva del socialismo, soprattutto<br />

quando e perché mal rappresentata <strong>in</strong> Occidente -e di conseguenza anche <strong>in</strong> loco-, per puntare a<br />

difendere e consolidare <strong>il</strong> proprio capitalismo.<br />

Anni ’20: la rivoluzione proletaria tenta l’unificazione delle sue forze da Berl<strong>in</strong>o<br />

a Shanghai<br />

La rivoluzione di Ottobre -socialista per decisione politica dell’avanguardia proletaria e del<br />

suo partito, operaia e contad<strong>in</strong>a quanto a base sociale, democratica nella sua prima fase quanto a<br />

contenuto-, una volta conquistato <strong>il</strong> potere, si rivolse da un lato all’Europa proletaria chiamandola al<br />

suo dovere e dall’altro ai popoli oppressi dall’imperialismo.<br />

Il partito bolscevico dirigeva la rivoluzione doppia nella Russia europea e asiatica e al tempo<br />

stesso ne ampliava gli orizzonti all’<strong>in</strong>tero Oriente, ne estendeva <strong>il</strong> raggio di azione oltre i conf<strong>in</strong>i<br />

dell’Europa al mondo delle colonie e semicolonie, trasferiva sull’immensa arena del mondo, nelle<br />

aree a capitalismo appena nascente e a predom<strong>in</strong>anza di rapporti precapitalistici, la lotta “per la<br />

rivoluzione <strong>in</strong> permanenza” annunziata da Marx ed Engels nel 1848-1850.<br />

La strategia di questo allargamento della rivoluzione fu del<strong>in</strong>eata <strong>in</strong> particolare nel secondo<br />

congresso dell’Internazionale Comunista dell’estate del 1920 e nel congresso dei popoli d’Oriente<br />

convocato subito dopo a Baku nella repubblica sovietica di Azerbaigian. La discussione tenuta<br />

nell’entusiasmo serio di quegli eventi cruciali ci dà la misura della tentata congiunzione e saldatura<br />

del moto rivoluzionario dall’Europa alla C<strong>in</strong>a e ci aiuta a mettere a fuoco i term<strong>in</strong>i delle questioni<br />

<strong>in</strong>sorte e gli ostacoli che si pararono a fronte di un’impresa gigantesca.<br />

Ovviamente i caratteri della rivoluzione democratica giammai erano stati studiati <strong>in</strong> vitro e<br />

per amore di tesi astratte, ma sulla base del “preciso esame dei dati concreti sugli <strong>in</strong>teressi e le<br />

posizioni delle diverse classi nella rivoluzione”.<br />

Questo stesso metodo viene ribadito nelle Tesi sulla questione nazionale e coloniale<br />

approvate dal secondo congresso dell’Internazionale Comunista.<br />

Mentre la democrazia borghese sventola una concezione astratta e formale dell’eguaglianza<br />

<strong>in</strong> generale e dell’eguaglianza delle nazioni <strong>in</strong> particolare, <strong>il</strong> partito <strong>comunista</strong> mette <strong>in</strong> primo piano,<br />

anche nella questione delle nazionalità, l’esatta valutazione dell’ambiente storicamente determ<strong>in</strong>ato<br />

e anzitutto dell’ambiente economico; e, pertanto, mette <strong>in</strong> chiaro sia la netta separazione degli<br />

<strong>in</strong>teressi delle classi sfruttate dai cosiddetti <strong>in</strong>teressi del popolo, sia una dist<strong>in</strong>zione altrettanto netta<br />

delle nazioni oppresse, dipendenti, <strong>in</strong> condizione di <strong>in</strong>feriorità giuridica, dalle nazioni che<br />

opprimono, sfruttano, godono di pieni diritti.<br />

E’ questa, nelle parole di Len<strong>in</strong>, “l’idea più importante, fondamentale, delle nostre tesi”: la<br />

differenza tra i popoli oppressi e i popoli oppressori. Occorre riconoscerla perché fondamentale è<br />

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