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apri il file in formato pdf - nucleo comunista internazionalista

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Entrambe -ed entrambe all<strong>in</strong>eate agli <strong>in</strong>teressi dell’imperialismo su questa decisiva<br />

questione- concorsero <strong>in</strong> successione a sbarrare <strong>il</strong> corso della rivoluzione verso passaggi ulteriori di<br />

radicalizzazione e allargamento dello scontro di classe <strong>in</strong>terno e <strong>in</strong>ternazionale. La repubblica<br />

islamica mob<strong>il</strong>itò <strong>in</strong> nome dell’Islam la base di massa del movimento sciita, radicato nelle fasce<br />

<strong>in</strong>termedie e nei settori pauperizzati della società, per contrapporla alle istanze più radicali delle<br />

masse, per schiacciare <strong>il</strong> proletariato, <strong>il</strong> movimento <strong>comunista</strong>, le masse lavoratrici, le nazionalità<br />

oppresse, per sbaraccare gli organismi <strong>in</strong>dipendenti di vita sociale e di azione politica che essi si<br />

erano dati nella lotta.<br />

In questo modo la repubblica islamica fu <strong>in</strong> grado di ristab<strong>il</strong>ire l’ord<strong>in</strong>e controrivoluzionario,<br />

rimettendo <strong>in</strong> piedi un r<strong>in</strong>novato apparato repressivo e garantendo <strong>il</strong> ritorno a una “normalità”<br />

produttiva da paese dom<strong>in</strong>ato.<br />

Le forze della controrivoluzione <strong>in</strong>ternazionale, all’opera dalle centrali imperialistiche che<br />

vedevano sfuggirsi di mano una grossa preda e un importante “alleato”, non disdegnarono affatto di<br />

affidarsi al governo degli ajatollah e alla chiesa sciita (soluzione non ideale per l’imperialismo,<br />

neanche -però- <strong>in</strong>compatib<strong>il</strong>e con l’ord<strong>in</strong>e capitalistico da ristab<strong>il</strong>ire), per contenere l’<strong>in</strong>sorgenza di<br />

classe <strong>in</strong> Iran che costituiva nel frangente <strong>il</strong> vero e più grave pericolo da scongiurare per evitare un<br />

disastro maggiore.<br />

A seguito di questi sv<strong>il</strong>uppi, non venne mai meno <strong>il</strong> nostro schieramento <strong>in</strong>condizionato<br />

a fianco degli ulteriori passaggi di resistenza rivoluzionaria della classe operaia iraniana e<br />

comunque a fianco di ogni successiva istanza di lotta e lotta reale delle masse lavoratrici e<br />

sfruttate dell’Iran contro l’aggressione dell’imperialismo. Se nel prosieguo abbiamo<br />

riconosciuto ai governi iraniani e <strong>in</strong> generale alle direzioni islamiche <strong>il</strong> segno di un antiimperialismo<br />

non di classe, <strong>in</strong>conseguente e reazionario, questo non significa <strong>in</strong> alcun modo<br />

attenuare, anzi, <strong>il</strong> nostro appoggio <strong>in</strong>condizionato alla resistenza e alla lotta reali delle masse<br />

arabo-islamiche, <strong>in</strong> Iran e altrove, contro la spoliazione e l’aggressione dell’Occidente e<br />

dell’Italia, quand’anche e perché transitoriamente rispondenti a direzioni e programmi<br />

“antimperialisti” borghesi, laico-nazionalistici o “religiosi”.<br />

Né ci <strong>in</strong>teressa stendere pietosi veli sulle vicende successive del Partito Comunista dell’Iran,<br />

di cui leggiamo dall’ut<strong>il</strong>issima documentazione presentata da Mantovani. Il rapporto della nostra<br />

Organizzazione con questi compagni non riuscì ad andare oltre l’<strong>in</strong>tensa e diretta discussione che<br />

documentiamo nel quaderno più volte richiamato, dopo la quale, purtroppo i nostri contatti<br />

andarono perduti.<br />

Sulle vere e proprie <strong>in</strong>voluzioni del Partito Comunista dell’Iran si rende necessario un<br />

b<strong>il</strong>ancio, che dia conto di posizioni <strong>in</strong>accettab<strong>il</strong>i come quelle recenti a firma Worker-communist<br />

Party of Iran (WCPI) -sigla che identifica la tendenza del cosiddetto “comunismo-operaio” derivata<br />

dal seno del Partito Comunista dell’Iran-, che, nel vivo dell’attuale aggressione occidentale all’Iran,<br />

condanna equanimemente <strong>il</strong> “bullismo” americano e <strong>il</strong> “terrorismo islamico”, etichettati “alla pari”<br />

come “i due poli del terrorismo” che “<strong>in</strong>sieme brutalizzano <strong>il</strong> mondo”, e chiede “l’espulsione della<br />

Repubblica islamica dalla comunità <strong>in</strong>ternazionale”, paventando ancora i pericoli che deriverebbero<br />

alla popolazione iraniana dall’acquisizione di “armi nucleari” da parte del regime islamico. I<br />

100.000 oppositori assass<strong>in</strong>ati dal regime islamico -tra i quali tantissimi comunisti veri- non<br />

giustificano queste posizioni, che <strong>in</strong>vece tradiscono <strong>il</strong> sacrificio di quanti <strong>in</strong> Iran e altrove hanno<br />

lottato <strong>in</strong>sieme -come altrimenti non può essere- contro l’aggressione dell’imperialismo occidentale<br />

e contro gli <strong>in</strong>teressi di sfruttamento della propria borghesia.<br />

Questi sv<strong>il</strong>uppi ci confermano che la critica di populismo e stal<strong>in</strong>ismo prese <strong>in</strong> sé significano<br />

niente e, se non si ancorano saldamente al marxismo, pur a partire dalle <strong>in</strong>tenzioni migliori possono<br />

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