Daniele Grassi Antologia poetica - tutto su morra de sanctis

Stràppati un occhio se vuoi vedere con l'altro.
Alla soglia dei giardini incantati
guàrdati dentro, fa i conti;
al randagio i cani abbaiano e senti
già sbattere le porte.
TABÙ
Tu che sei quello che sei e a notte
uomo e bestia mi visiti,
Spirito d'antenati e di demoni,
il tuo grufo non deve il mio segreto
violare, non devono le zanne
squarciare il gonfio e fumido
terreno che mi nutre.
Se trivelli vergogne e getti al sole
i vermi di cui pullulo,
come durare ancora, come reggermi
su grucce del precario?
Se accetti offerte, a volte
potrei con una vacca od una capra
placarti; parti molli, parti ghiotte
riservarti, cervello, sangue, fegato
e cuore. Un giorno almeno, un'ora
possa riprender fiato, vivere.
Ma mi sei dentro, Spirito
feroce, coi tuoi cunei,
coscienza, bestia innata che mi giudica.
Tu che sei quello che sei e a notte
uomo e bestia mi visiti,
o grande Ghe, inghiottimi; secluso
nel tuo ombelico serbami, poi sputami
rigenerato.
spezza di realtà, superreale
anima mundi. Morto
agli altri, non morire
a te stesso.
PAROLE
Nonsenso, controsenso, quasisenso.
La più fioca e supposta luce d'astri,
la più scaltra e indovina
pupilla più non bastano
se in codice stravolto
la coscienza costretta
dubitando è parola ad uso d'altri.