Rivista n 1- 2010.bisAqxd - Dott. Vito CM Milisenna
Rivista n 1- 2010.bisAqxd - Dott. Vito CM Milisenna
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RIVISTA<br />
DELL’<br />
AVVOCATURA<br />
Direttore Responsabile<br />
AVV. EMANUELE LIMUTI<br />
Coordinatore di Redazione<br />
Avv. Renata Accardi<br />
Redazione<br />
Avv. Giuseppe Iacona<br />
Avv. Francesco Panepinto<br />
Avv. Agata Maira<br />
Avv. Gianluca Amico<br />
Avv. Marzia Maniscalco<br />
Avv. Marcello Mancuso<br />
Avv. Michele Ambra<br />
Avv. Antonio Campione<br />
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di<br />
Caltanissetta, Via Libertà n. 3 - 93100<br />
Caltanissetta<br />
Tel. 0934.591264<br />
e-mail: rivistavvocatura@yahoo.it<br />
www.scuolaforensecl@.eu<br />
Impaginazione e stampa:<br />
Lito Art S.r.l. - Via Vespri Siciliani, 85<br />
Caltanissetta - Tel. 0934.583074 - Fax 0934.542705<br />
e-mail: lito.art@virgilio.it<br />
Autorizzazione del Tribunale di Caltanissetta<br />
n. 187 del 6 Aprile 2005<br />
Anno VI SOMMARIO 1-2010<br />
p. 2<br />
Avvocati allerta!<br />
di E. LIMUTI<br />
Il Consiglio dell’Ordine<br />
di G. IACONA<br />
OUA - Riflessioni di fine mandato<br />
di R. BARBIROTTO<br />
La Fondazione Scuola Forense Nissena<br />
Nuovo anno, nuove idee, maggiore impegno<br />
di R. ACCARDI<br />
L’EAL e la formula di Hand - Prima parte<br />
di F. GRILLO<br />
La Camera Penale - Una vexata questio<br />
di S. IACONA<br />
Il Vivaio<br />
In claris non fit interpretatio<br />
di C. M. MILISENNA<br />
Università: quando un torneo di intelligenze<br />
diventa mero nozionismo<br />
di S. DIBENEDETTO<br />
AIGA - Cari colleghi<br />
di G. AMICO<br />
Il ruolo del P. M. nel nuovo Ordinamento Giudiziario<br />
di M. AGLIASTRO<br />
La permanenza nei CIE, CDA, CARA<br />
di A. SALERNO<br />
La responsabilità dei giudici, gli alibi dei legislatori<br />
di G. TONA<br />
Faber est suae quisque fortunae<br />
di V. MILISENNA<br />
La nostra storia<br />
di F. CARAPEZZA<br />
Nel cassetto - Rileggendo l’Apologia di Socrate<br />
di F. SICILIANO<br />
La mediazione familiare - prima parte<br />
di C. FERRARA<br />
Invadenza ad alto costo<br />
di G. DACQUÌ<br />
La corruzione ambientale<br />
di M. MATTA<br />
Croce, chiesa e parrucconi<br />
di P. E. COMANDINI<br />
Eva Togata<br />
di R. ACCARDI<br />
Riflessi penalistici della visione puerocentrica...<br />
di S. TIMPANARO<br />
C.P.O. ... si riparte da quì ........<br />
di A. PECORARO<br />
L’eterna vergogna<br />
di F. TIMPANELLI<br />
La fruizione delle nuove tecnologie<br />
di C. ARIOSTO<br />
Dalla cronaca al diritto<br />
di R. PALERMO<br />
Il diritto tra il serio e il faceto<br />
di A. SAIA<br />
p. 4<br />
p. 5<br />
p. 7<br />
p. 15<br />
p. 11<br />
p. 13<br />
p. 16<br />
p. 18<br />
p. 23<br />
p. 24<br />
p. 26<br />
p. 28<br />
p. 29<br />
p. 31<br />
p. 32<br />
p. 34<br />
p. 36<br />
p. 38<br />
p. 40<br />
Giuristi e artisti - La favola del Re Pazzo p. 42<br />
p. 44<br />
p. 46<br />
L’occhio di Taleium Neleium p. 48<br />
ALL’INTERNO<br />
Sezione di legislazione, giurisprudenza e dottrina<br />
p. 9<br />
p. 12<br />
p. 20
Mentre scrivo, nell’attiguo salone<br />
del Grand Hotel Dino in Baveno<br />
–Stresa si svolgono i lavori della<br />
9°Conferenza Nazionale dalla Cassa<br />
Forense, in simultanea con gli Stati<br />
Generali dell’Avvocatura convocati<br />
dall’OUA.<br />
Si percepisce in maniera evidente<br />
e tangibile la consapevolezza della<br />
Avvocatura italiana della importanza<br />
straordinaria e della criticità del<br />
momento che attraversiamo.<br />
E’ inutile nascondersi che, al di<br />
là delle singole problematiche concrete,<br />
concernenti la formulazione e gli<br />
2<br />
L’editoriale<br />
Avvocati, allerta!<br />
emendamenti alla proposta di riforma<br />
della professione forense , nel contesto<br />
più complessivo delle professioni , è in<br />
discussione e in gioco l’identità e persino<br />
la sopravvivenza della<br />
figura dell’Avvocato.<br />
L’interrogativo fondamentale,<br />
attorno al quale<br />
ruotano poi tutte le questioni<br />
derivate è se l’avvocato<br />
debba essere collocato nei<br />
ranghi dei soggetti che<br />
svolgono attività commerciale,<br />
come tale soggetta a<br />
tutte le leggi (e i rischi) del<br />
mercato libero, governata<br />
essenzialmente da principi<br />
economicistici e imprenditoriali<br />
ovvero debba essere<br />
ricondotta all’interno di un<br />
quadro di riferimento<br />
costituzionale come professione<br />
intellettuale al servizio<br />
di valori che vanno tutelati<br />
prioritariamente e<br />
messi al riparo dalle ripercussioni<br />
negative di una<br />
concorrenza selvaggia<br />
La prima concezione<br />
porta come logica conseguenza<br />
all’abbattimento dei minimi tariffari<br />
, all’introduzione del patto di<br />
quota lite, alla piena libertà di pubblicità<br />
realizzata con tutti gli strumenti<br />
offerti da mass media e tecnologia ,<br />
alla eliminazione di ogni riserva o di<br />
ogni restrizione che appaia protezionistica,<br />
alla liberalizzazione dell’accesso<br />
, al libero gioco della “selezione<br />
naturale”, alla rinunzia alla difesa<br />
della “indipendenza” dell’Avvocato<br />
che nel rapporto con le altre imprese o<br />
con le grandi centrali finanziarie<br />
instaura legami di dipendenza anche<br />
impiegatizia.<br />
Con l’ulteriore conseguenza<br />
della sostanziale eliminazione del<br />
sistema ordinistico e dello assorbimento<br />
della Cassa Forense nel più<br />
ampio e generale sistema contributivo<br />
della Previdenza Sociale .<br />
A questa concezione si ispira il<br />
sistema Anglo Sassone, l’antitrust,<br />
ma anche una parte delle forze politiche<br />
ed economiche del nostro paese.<br />
Sono note le affermazioni del<br />
Presidente di Confindustria, che ha<br />
assimilato la professione forense alla<br />
produzione di “ubi”.!<br />
La seconda concezione pone al centro<br />
il valore della difesa della libertà del<br />
cittadino, della qualità “a priori”<br />
della funzione dell’Avvocatura e della<br />
sua indipendenza assoluta come presupposto<br />
indispensabile di un corretto<br />
funzionamento della Giustizia.<br />
Su tutto aleggia talora una sorta<br />
di pregiudizio tout court, verso<br />
l’Avvocato e la sua professione.<br />
Questa, in estrema sintesi, l’alternativa<br />
che ci sta di fronte e che si<br />
ritrova in tutti i passaggi “riformatori”.<br />
Da ultimo con riferimento alla<br />
media-conciliazione, di cui al DLSG<br />
già in vigore, che nel chiaro intento<br />
deflattivo, rispetto ad un accumulo di<br />
processi civili che suona vergogna per
uno stato moderno , marginalizza la figura<br />
dell’Avvocato e ne ridimensiona l’apporto tecnicoprofessionale<br />
specifico e qualificato più di chiunque<br />
altro.<br />
Qual è l’impegno di tutta l’avvocatura italiana?<br />
Innanzi tutto essere unita e vigilante.<br />
Formulare proposte e dare risposte chiare a<br />
tutti i problemi, tenendo presenti soprattutto quelli<br />
dei giovani avvocati che sono i più fragili e più<br />
esposti al rischio di pagare il prezzo più alto in termini<br />
di dignità e libertà.<br />
Si guardi al contesto europeo e ci si ispiri a<br />
modelli che pongono l’avvocato al centro del sistema<br />
di difesa del cittadino, specie il più debole, delle<br />
sue libertà e dei suoi diritti umani fondamentali.<br />
E’ in questa direzione che si apprezza e si esalta<br />
la figura dell’Avvocato moderno.<br />
Questo impegno sta caratterizzando con forza<br />
tutte le iniziative dell’Organismo Unitario<br />
dell’Avvocatura (OUA), in uno sforzo congiunto<br />
con il CNF e le altre Associazioni.<br />
E’ su questo tema centrale e decisivo che si<br />
svolgerà il 19 maggio presso il Consorzio<br />
Universitario di Caltanissetta l’incontro e il question<br />
time con il Presidente Avv. Maurizio De Tilla.<br />
L’Avv. Francesco<br />
Panepinto, Presidente della<br />
camera Civile di Caltanissetta,<br />
è stato eletto Presidente<br />
dell’Unione Siciliana delle<br />
Camere Civili per il triennio<br />
1/1/2010–31/12/2012.<br />
L’elezione è avvenuta<br />
per acclamazione nel corso<br />
dell’Assemblea dell’Unione<br />
Siciliana delle Camere Civili<br />
tenutasi ad Agrigento il 29<br />
novembre 2009.<br />
Tutti conosciamo, oltre<br />
alla valenza professionale<br />
dell’Avv. Panepinto, l’apprezzamento<br />
del quale gode quale<br />
Avv. Emanuele Limuti<br />
Presidente della Camera Civile<br />
di Caltanissetta, che deve la<br />
sua costituzione esclusivamente<br />
alla sua tenace volontà.<br />
L’elezione quale<br />
Presidente dell’Unione<br />
Siciliana delle Camere Civili è<br />
un indubbio riconoscimento<br />
alle sue capacità direttive ed<br />
organizzative ed all’impegno<br />
profuso negli anni per la<br />
Camera Civile di Caltanissetta.<br />
A Lui porgiamo le nostre<br />
congratulazioni augurandogli<br />
un buon lavoro,<br />
La Redazione<br />
3
È questo il primo appuntamento<br />
con la <strong>Rivista</strong> dopo il rinnovo del<br />
Consiglio dell’Ordine e, naturalmente,<br />
mi preme cogliere l’occasione per<br />
ringraziarVi tutti ancora una volta per<br />
l’affetto che mi avete manifestato, consentendomi<br />
l’onore di rappresentare il<br />
Foro nisseno per un altro biennio.<br />
Il fatto di aver ricevuto ancor<br />
più consensi rispetto alla mia prima<br />
elezione ed il lungo applauso che mi<br />
avete voluto tributare all’esito dello<br />
scrutinio resteranno per sempre nel mio<br />
cuore, messo per la verità a dura prova<br />
da un’emozione che davvero mi ha<br />
tolto il fiato.<br />
Ma è per le emozioni che vale<br />
la pena di vivere, e quando non ci si<br />
emoziona più si è davvero vecchi e<br />
vuoti dentro.<br />
Mi piace pensare che i tanti<br />
voti siano il frutto del riconoscimento<br />
non solo del duro lavoro fatto, che, in<br />
verità, io ho il dovere di svolgere con<br />
diligenza, imparzialità e nell’interesse<br />
generale, così come prescrive il nostro<br />
codice deontologico, ma che il risultato<br />
concreti la comprensione del mio senti-<br />
4<br />
IL CONSIGLIO DELL’ORDINE<br />
mento di attaccamento a tutti Voi.<br />
Credo insomma sia stato colto<br />
quel rispetto sacrale che nutro per ciascuno<br />
degli Avvocati del nostro foro e<br />
per l’istituzione dell’Ordine.<br />
E ciò non fa che accrescere il<br />
mio impegno, che non deve conoscere<br />
pause nella consapevolezza che il grave<br />
momento che attraversa l’Avvocatura,<br />
e direi il mondo delle professioni, provate<br />
ancor più che dalla crisi economica<br />
da quella del valore di esse, necessitano<br />
del generoso dispendio di ogni<br />
energia.<br />
Si può obbiettare che nulla può<br />
fare un Presidente dell’Ordine di una<br />
remota provincia, ma io credo invece<br />
che ognuno abbia il dovere di fare la<br />
propria parte con abnegazione e credere<br />
di poter cambiare il mondo, con<br />
umiltà e tenacia al contempo, senza<br />
curarsi affatto che l’impegno stesso<br />
potrebbe rivelarsi vano.<br />
Se chi chiamato a svolgere un<br />
compito, sia pure il più modesto, ma<br />
che comporti la cura di interessi non<br />
personali,<br />
e quindi<br />
superiori,<br />
non pensasse<br />
che<br />
la sua<br />
o p e r a<br />
possa servire,<br />
e sia<br />
Gli Avvocati componenti il nuovo Consiglio dell’Ordine<br />
“Ma è per le emozioni<br />
che vale la pena di<br />
vivere, e quando non<br />
ci si emoziona più si è<br />
davvero vecchi e vuoti<br />
dentro”<br />
rassegnato e senza speranza, è bene che<br />
lasci perdere e che si curi delle sue<br />
cose.<br />
Io non sono tra questi e vado<br />
avanti, lo ripeto con modestia, chiedendo<br />
l’aiuto di tutti, pronto ad ascoltare<br />
ogni consiglio, ma convinto che il lavoro,<br />
la professione che ho scelto di esercitare,<br />
che è stato il lavoro di mio<br />
padre, e che quando non lo ha più potuto<br />
fare è morto, che è il lavoro di tutti<br />
voi che lo amate come me, quello<br />
dell’Avvocato, del Difensore dei diritti<br />
delle persone, sia il migliore del mondo<br />
e debba esser difeso.<br />
Con tantissimo affetto dal<br />
Vostro Presidente.
RIFLESSIONI<br />
DI FINE MANDATO<br />
SULLA GIUSTIZIA<br />
E SULL’AVVOCATURA<br />
Avviandomi ormai verso la<br />
fine del mio mandato di delegato<br />
distrettuale all'Assemblea della<br />
O.U.A. (che scadrà col prossimo<br />
Congresso Nazionale Forense, che si<br />
terrà probabilmente a Genova in<br />
autunno), mi vengono spontanee<br />
alcune brevi considerazioni sullo<br />
stato attuale del "pianeta giustizia",<br />
delle quali voglio fare partecipi i<br />
miei quattro lettori.<br />
La prima riflessione mi porta<br />
a constatare che non si diradano le<br />
nuvole che incombono ormai da<br />
tempo sul mondo giudiziario.<br />
Neanche la nuova fase delle riforme<br />
annunciata dal Governo dopo le elezioni<br />
regionali sembra infatti andare<br />
verso un sereno e proficuo dibattito<br />
capace di individuare i veri mali<br />
della giustizia (peraltro, a tutti noti<br />
da tempo) e, soprattutto, i rimedi<br />
necessari per porvi fine.<br />
Il Governo insiste, piuttosto,<br />
in una logora e sterile polemica con<br />
tutte le altre Istituzioni dello Stato,<br />
che tenta persino di delegittimare nel<br />
momento in cui ritiene che le opinioni<br />
di queste ultime non coincidono<br />
con le proprie.<br />
In questo contesto, le riforme<br />
che si ipotizzano sono quelle che<br />
tendono a limitare i poteri degli altri<br />
Organi o a renderli "funzionali" alla<br />
politica e agli interessi del Governo.<br />
Così, si tenta di riformare la procedura<br />
di elezione del C. S.M. e la<br />
stessa composizione dell'Organo di<br />
Autogoverno della Magistratura,<br />
con l'ipotesi di creazione di un<br />
nuovo C.S.M. per i magistrati requirenti,<br />
conseguente alla separazione<br />
delle carriere tra requirenti e giudicanti.<br />
Si accusa di "politicizzazione"<br />
la Corte Costituzionale, ed anche qui<br />
se ne ipotizza una diversa composizione<br />
e un diverso sistema di elezione.<br />
Si vuole disegnare una diversa<br />
figura di Capo dello Stato, che<br />
dovrebbe perdere la sua funzione di<br />
garanzia per acquistare connotati più<br />
marcatamente politici. Lo stesso<br />
Parlamento, peraltro ormai ridotto a<br />
mero "esecutore" dei decreti governativi<br />
(in virtù dell'apposizione della<br />
fiducia a molti provvedimenti, dei<br />
quali, di fatto, si impedisce la discussione<br />
e l'eventuale modifica)<br />
viene visto con fastidio come luogo<br />
nel quale si "chiacchiera" troppo e si<br />
produce poco.<br />
Come si vede, è una visione<br />
governo-centrica che perde di vista<br />
gli interessi generali dello Stato e del<br />
buon funzionamento di tutti i suoi<br />
organi.<br />
In linea con tale visione stanno<br />
i numerosi provvedimenti legislativi<br />
adottati negli ultimi tempi (vari<br />
"lodi", processo breve, legittimo<br />
impedimento, legge sulle intercettazioni,<br />
etc.) volti più a risolvere problemi<br />
singoli, che non ad affrontare,<br />
e debellare, in una visione globale e<br />
complessiva, i veri mali che affliggono<br />
la giustizia.<br />
In tale contesto, anche<br />
l'Avvocatura soffre, da un canto, per<br />
la mancata approvazione della<br />
nuova legge professionale (attesa da<br />
decenni) e dall' altro per l'emanazione<br />
di alcuni provvedimenti improvvidi,<br />
che hanno avuto il solo effetto<br />
di danneggiare la classe forense e di<br />
privare il cittadino dell'essenziale<br />
diritto alla difesa.<br />
5
Al Congresso Nazionale<br />
Forense di Bologna il ministro<br />
Alfano aveva promesso una pronta<br />
approvazione della nuova legge professionale<br />
qualora gli fosse stato<br />
proposto un testo condiviso da tutte<br />
le componenti dell' Avvocatura. Il<br />
C.N.F. e l'O.U.A. in primo luogo,<br />
ma anche tutto il resto<br />
dell’Avvocatura, hanno profuso<br />
tutto l'impegno necessario per arrivare<br />
a formulare un progetto unitario,<br />
da tempo consegnato al ministro,<br />
ma che giace in Parlamento e i<br />
cui tempi di approvazione sembrano<br />
rinviati alle calende greche (di cattivo<br />
gusto è stato il tentativo di far<br />
credere ad una "calendarizzazione"<br />
del provvedimento con la fissazione<br />
della sola relazione in commissione<br />
e un rinvio sine die per l'esame e la<br />
discussione del testo; il che ha indotto<br />
l'O.UA. a indire una giornata di<br />
astensione per il giorno 10.3 u.s. )<br />
Non solo, ma nel corso del<br />
procedimento di formazione della<br />
legge, si è dato spazio a ingiustificate<br />
ingerenze ad Enti e Associazioni<br />
che nulla hanno a che vedere col<br />
Parlamento o con l'Av- vocatura. Ci<br />
si riferisce ai pesanti interventi dell'<br />
Antitrust, della Confindustria e persino<br />
di Associazioni di consumatori,<br />
che avevano portato alla previsione<br />
anche di società di capitale o con<br />
soci di solo capitale abilitate ad esercitare<br />
la professione forense! Il che<br />
avrebbe prodotto lo stravolgimento<br />
della natura e della funzione dell'avvocato.<br />
E ciò mentre l'O.UA. si<br />
batte, invece, per il riconoscimento<br />
dell' Avvocatura come soggetto<br />
costituzionale della Giurisdizione,<br />
essendo la difesa una funzione<br />
essenziale di rango costituzionale.<br />
Ora, non si comprende bene<br />
se per effetto di tali ingerenze o per<br />
propria convinzione politica del<br />
Governo e della maggioranza parlamentare,<br />
negli ultimi tempi si è assistito<br />
ad un vero e proprio assalto al<br />
ruolo e alle funzioni della<br />
Avvocatura, della quale si è cercato<br />
di erodere il campo di attività con<br />
6<br />
l'esclusione della difesa tecnica da<br />
più di un settore.<br />
Si è iniziato con l'esclusione<br />
dei difensori dalla fase stragiudiziale<br />
di trattazione dei sinistri stradali<br />
(in nome di un risparmio di spesa,<br />
che avrebbe dovuto portare ad un<br />
sensibile abbassamento delle tariffe<br />
e che invece si è risolto solo in un<br />
guadagno delle compagnie). La conseguenza<br />
più preoccupante è che il<br />
cittadino danneggiato è rimasto<br />
privo di difesa tecnica in una fase<br />
importante della trattativa (di raccolta<br />
delle prove, di analisi delle modalità<br />
del sinistro, di formulazione<br />
della richiesta di risarcimento etc.)<br />
ed in balia di dipendenti delle compagnie<br />
assicuratrici esperti, che<br />
fanno il bello e il cattivo tempo ...<br />
Si è proseguito col tentativo<br />
di assegnare ai notai (che già si<br />
occupano della giurisdizione volontaria<br />
e delle esecuzioni immobiliari)<br />
la trattazione delle cause di separazione<br />
e divorzio consensuali. Si è<br />
completata l'opera con il prevedere<br />
l'assenza dell'assistenza legale obbligatoria<br />
nel recente provvedimento<br />
sulla mediazione e conciliazione e,<br />
dulcis in fundo, nella procedura<br />
arbitrale prevista per le controversie<br />
di lavoro (il che manderà a spasso la<br />
quasi totalità degli avvocati giuslavoristi<br />
... ).<br />
Se questi sono gli intendimenti<br />
del Governo in materia di giustizia,<br />
c'è poco da stare allegri.<br />
L'O.UA. sta conducendo da<br />
tempo una grande battaglia su questi<br />
temi, cercando di sensibilizzare tutti<br />
gli altri operatori del mondo della<br />
giustizia (vedi la grande Conferenza<br />
Nazionale dell'Avvocatura di Roma,<br />
i numerosi convegni di studi organizzati<br />
e la sottoscrizione del Patto<br />
per la Giustizia insieme all' ANM.),<br />
sollecitando anche la mobilitazione<br />
della classe forense, ma restando<br />
spesso inascoltato.<br />
E tuttavia la tensione attorno<br />
a questi temi deve restare alta, poiché<br />
sono in gioco diritti fondamentali<br />
del cittadino, garantiti costituzionalmente,<br />
che sembrano essere<br />
stati persi di vista dai nostri<br />
Governanti. Occorre che ognuno di<br />
noi faccia la sua parte, impegnandosi<br />
in tutte le sedi nelle quali opera<br />
facendo sentire la propria voce per<br />
far sì che chi dovrà darci la "grande<br />
riforma della giustizia" interpreti il<br />
pensiero del popolo e non si lasci<br />
"distrarre" o, peggio, influenzare da<br />
fatti ed eventi che nulla hanno a che<br />
vedere con gli interessi supremi<br />
dello Stato.<br />
Rodolfo Barbirotto<br />
Delegato Distrettuale O.U.A.<br />
Congratulazione ai nonni E. Limuti ed R. Barbirotto<br />
per la nascita dei rispettivi nipotini<br />
Mattia Federica<br />
La<br />
Redazione
CONSIGLIO DELL’ORDINE<br />
DEGLI AVVOCATI<br />
CALTANISSETTA<br />
Fondazione<br />
Scuola Forense Nissena<br />
“G. Alessi”<br />
RIVISTA<br />
DELL’<br />
AVVOCATURA<br />
NUOVO ANNO, NUOVE IDEE, MAGGIORE IMPEGNO!<br />
E’ da poco iniziato il nuovo<br />
anno di programmazione per la<br />
Scuola Forense e già le prospettive<br />
sono incoraggianti.Il corso di preparazione<br />
agli esami di avvocato vede<br />
la partecipazione di praticanti avvocati<br />
volenterosi e diligenti con i<br />
quali abbiamo creato una sinergia<br />
costruttiva nell’interesse del raggiungimento<br />
di un sempre più elevato<br />
livello di preparazione, perseguendo<br />
certo l’obiettivo principale<br />
del superamento degli esami, ma<br />
con uno sguardo più complessivo<br />
all’acquisizione degli strumenti per<br />
lo svolgimento della professione di<br />
avvocato,in modo da agevolare<br />
anche la pratica che gli studenti<br />
compiono presso i rispettivi studi<br />
professionali.<br />
Il confronto che la Scuola<br />
riesce a realizzare grazie al costante<br />
collegamento con la Scuola<br />
Superiore dell’Avvocatura ci garantisce<br />
l’adozione di sistemi di insegnamento<br />
che sono assolutamente<br />
all’avanguardia e di consolidata efficacia,tant’è<br />
che i risultati conseguiti<br />
dai nostri iscritti danno soddisfazione<br />
al nostro impegno. Le novità di<br />
quest’anno riguardano l’elaborazione<br />
di un più organico programma<br />
che i nostri studenti hanno già iniziato<br />
a svolgere e un più intenso collegamento<br />
telematico tra scuola e<br />
studenti, che cerchiamo di tenere<br />
costantemente ed immediatamente<br />
L’avvocato M. Matta e studenti del corso 2010<br />
informati sullo svolgimento delle<br />
lezioni e ai quali forniamo, con più<br />
anticipo di quanto non facessimo<br />
prima rispetto allo svolgimento<br />
della lezione stessa, il materiale ad<br />
essa relativo, in modo che possano<br />
arrivare alla lezione con tutti i riferimenti<br />
normativi, dottrinari e giurisprudenziali<br />
utili:ciò ci consente, ad<br />
ogni lezione, di avere una validissima<br />
interlocuzione tra docenti, tutors<br />
e studenti, ottenendo una maggior<br />
efficacia dell’insegnamento.<br />
L’interazione tra Scuola e <strong>Rivista</strong><br />
dell’Avvocatura quest’anno e a partire<br />
da questo numero trova poi una<br />
ulteriore applicazione pratica nel<br />
cimentarsi dei nostri studenti nella<br />
elaborazione di un articolo: in questo<br />
numero la <strong>Dott</strong>.ssa Filippa<br />
Grillo.<br />
Ha avuto inizio anche la pro-<br />
grammazione per la formazione continua<br />
degli avvocati con il primo<br />
degli eventi previsti che ha visto la<br />
prestigiosa e autorevole partecipazione<br />
del Prof. Girolamo<br />
Buongiorno, la cui disponibilità nei<br />
nostri confronti ci confonde e ci<br />
inorgoglisce, nonché dell’altrettanto<br />
disponibile dott. Paternò Raddusa.<br />
Altri interessanti eventi sono<br />
previsti con la partecipazione, tra gli<br />
altri, del presidente dell’OUA. Avv.<br />
Maurizio De Tilla e del Presidente<br />
del C.N.F. Prof. Avv. Guido Alpa.<br />
Abbiamo ritenuto che fosse più proficuo,<br />
dato anche il proliferare delle<br />
iniziative relative alla formazione,<br />
elevare il livello dei contributi da<br />
offrire come occasioni formative, in<br />
modo da concretizzare gli obiettivi<br />
che la predisposizione dell’obbligo<br />
formativo tende a conseguire,vale a<br />
7
Il Teatro romano “dell’Angelo”<br />
dire l’innalzamento del livello di<br />
professionalità,ciò che siamo convinti<br />
possa essere più immediato da<br />
realizzare tanto più interessanti sono<br />
i temi affrontati e più autorevoli<br />
sono gli interventi, in modo anche<br />
8<br />
Fondazione<br />
Scuola Forense Nissena<br />
“G. Alessi”<br />
da realizzare una apertura ed un confronto<br />
che spesso mancano nelle<br />
occasioni di studio ed approfondimento.<br />
Altre iniziative sono poi in<br />
corso di realizzazione,non quante<br />
Lo staff che sta curando l’allestimento del “processo ai Monaci di Mazzarino” a Roma per il C.N.F.<br />
sono in realtà ideate dal nostro<br />
instancabile ed entusiasta<br />
Presidente, quali la rappresentazione<br />
del processo ai monaci di<br />
Mazzarino, già realizzata in San<br />
Cataldo l’anno scorso,ma questa<br />
volta su indicazione del CNF, che la<br />
promuove nell’ambito delle iniziative<br />
volte alla valorizzazione culturale<br />
della nostra professione: il processo<br />
sarà rappresentato presso il teatro<br />
romano “dell’Angelo”, secondo le<br />
indicazioni della Commissione<br />
Cultura del CNF.<br />
Ancora, in corso di verifica di<br />
fattività è un gemellaggio tra Malta e<br />
Caltanissetta per lo svolgimento di<br />
una iniziativa di sperimentazione di<br />
diritto comparato, perfettamente<br />
aderente alle prospettive di integrazione<br />
ed apertura che oggi si fanno<br />
vieppiù pressanti per chi svolge la<br />
nostra professione.<br />
Il Direttore<br />
Avv. Renata Accardi
La valutazione delle dichiarazioni<br />
provenienti dai collaboratori<br />
di Giustizia costituisce una “vexata<br />
quaestio” sulla quale la<br />
gIurisprudenza e la dottrina disputano<br />
da anni.<br />
Indubbiamente le problematiche<br />
legate alla chiamata in correità<br />
assumono una rilevanza fondamentale<br />
allorché si pensi che tuttora gran<br />
parte dei Processi alla criminalità<br />
organizzata scaturisce da accuse<br />
mosse dai cosiddetti “pentiti”, e<br />
soprattutto qualora si consideri che<br />
la maggior parte delle sentenze di<br />
condanna si fonda su tale tipo di<br />
prova.<br />
La centralità di tale questione<br />
si coglie ancor meglio quando si<br />
ricordi che molti Processi di tale<br />
natura coinvolgono uomini politici<br />
di rilievo. Ciò alimenta fortemente<br />
l’altrettanto annoso conflitto tra<br />
Politica e Giustizia che minaccia le<br />
nostre istituzioni.<br />
Non si vuole qui certo<br />
affrontare in maniera sistematica la<br />
questione: la complessità e la vastità<br />
dell’argomento non sono compatibili<br />
con la spazio offertomi, e poi ben<br />
altre più autorevoli voci si alzano<br />
quotidianamente a sostegno di una<br />
tesi o di un’altra.<br />
Si vuole piuttosto qui ricordare<br />
la delicatezza e la centralità dell’argomento<br />
e, soprattutto, si vuole<br />
LA CAMERA PENALE<br />
Una vexata questio<br />
lodare un atto di sapienza giuridica,<br />
e di grande buon senso al quale<br />
abbiamo assistito pochi giorni<br />
addietro. Mi riferisco all’Ordinanza<br />
emessa dalla Corte di Appello di<br />
Palermo, che sta giudicando il<br />
Senatore Dell’Utri, con la quale è<br />
stata nuovamente respinta la richiesta<br />
di sentire quale teste d’accusa<br />
l’ormai famoso figlio del defunto<br />
Ciancimino. Ebbene tale Ordinanza,<br />
che ho potuto leggere in quanto<br />
riportata nei suoi tratti salienti da<br />
diversi quotidiani, dovrebbe essere<br />
incorniciata e appesa in ogni aula di<br />
Giustizia affinché ogni Giudicante<br />
ne potesse apprezzare, al bisogno, lo<br />
spirito di terzietà ed il presupposto<br />
di reale autonomia ed indipendenza<br />
che ne è fondamento. Di più,<br />
l’Ordinanza andrebbe fatta leggere<br />
ad ogni corso di preparazione al concorso<br />
per divenire Magistrati, e a<br />
qualcuno andrebbe fatta imparare a<br />
memoria.<br />
I profani si chiedono cosa<br />
contiene di così straordinario l’atto<br />
in questione. La risposta è semplice:<br />
niente di più di una rigorosa applicazione<br />
della legge alla luce del buon<br />
senso e nel rispetto della verità e<br />
della logica giuridica. Con<br />
l’Ordinanza si motiva l’esclusione<br />
della richiesta prova sulla base<br />
soprattutto di due elementi: da un<br />
canto la evidente progressività delle<br />
dichiarazioni di un soggetto che<br />
prima dice di non sapere alcune cose<br />
e poi invece, dopo molto tempo,<br />
sostiene di ricordare, e dall’altro<br />
canto la non diretta conoscenza dei<br />
fatti, trattandosi addirittura di un<br />
relato da relato, dovendo egli riferire<br />
su fatti che gli sarebbero stati<br />
confidati da suo padre (che essendo<br />
defunto non potrà confermare) che a<br />
sua volta avrebbe appreso da altri.<br />
Negare l’accesso a tale tipo di prova<br />
è stato ripeto atto di grande saggezza<br />
e ci inorgoglisce il fatto che a presiedere<br />
il Collegio giudicante sia lo<br />
stesso magistrato che presiede il<br />
nostro Tribunale.<br />
(segue a pag. 19)<br />
9
Leggendo un passo di un forte<br />
esponente dell’Illuminismo mi sono<br />
trovata a riflettere su eventuali problemi<br />
di cui la nuova società del<br />
diritto soffre.<br />
La nuova classe dei giuristi<br />
sarà rappresentata da coloro che<br />
oggi sono impegnati in uno “studio<br />
matto e disperatissimo” di leopardiana<br />
memoria: grossi, massicci e<br />
impolverati tomi di diritto in cui è<br />
estrinsecata un’intera disciplina.<br />
Ciò che invece non si studia,<br />
che non si impara è la Scienza<br />
dell’Interpretazione.<br />
Interpretare significa stimare,<br />
valutare, indovinare, ma soprattutto<br />
cogliere il significato, carpire quella<br />
parte di realtà extra-linguistica a cui<br />
un certo significante fa riferimento.<br />
Mi chiedo allora: oggi come<br />
oggi si sa “interpretare”?<br />
Si prenda come esempio limite<br />
un avvocato cui si affida il compito<br />
di scrivere un atto processuale<br />
inerente una controversia che vede<br />
due parti in giudizio.<br />
L’avvocato oggi sarebbe perfettamente<br />
in grado di scrivere una<br />
memoria per l’attore ed una per il<br />
convenuto: sarebbe cioè in grado di<br />
utilizzare l’arte dell’interpretazione<br />
della legge finalizzata alla vittoria<br />
dell’una o dell’altra parte.<br />
Non sfugge forse qualcosa?<br />
Non siamo forse di fronte ad<br />
una visione del diritto dai contorni<br />
troppo sfumati?<br />
10<br />
IL VIVAIO<br />
La <strong>Rivista</strong> è lieta di offrire spazio a “nuove leve dell’approfondimento giuridico”.<br />
Il loro entusiasmo dà a queste pagine e a quelle che verranno nei prossimi numeri<br />
il senso di una scommessa sul futuro<br />
“IN CLARIS NON FIT INTERPRETATIO”<br />
di Carla Maria <strong>Milisenna</strong><br />
È questa un’interpretazione<br />
troppo soggettiva della legge o<br />
siamo solo di fronte alla purezza<br />
della iurisprudentia?<br />
L.A.Muratori ne “I difetti<br />
della giurisprudenza”, enumera<br />
difetti intrinseci ed estrinseci della<br />
giurisprudenza: vi sono difetti che<br />
possono essere corretti, altri invece,<br />
a suo dire, ineliminabili.<br />
Tra questi ultimi vi è proprio<br />
la difficoltà di interpretare la volontà<br />
originaria del legislatore, la inevitabile<br />
difformità di giudizio e di<br />
mentalità degli uomini chiamati ad<br />
applicare le leggi.<br />
Eppure abbiamo una chiara<br />
classificazione delle forme di interpretazione<br />
che i giuristi possono utilizzare,<br />
ma siamo veramente certi<br />
che oggi si riesca a rispettarne i limiti?<br />
Questo problema ci accompagna<br />
da secoli, ma con il tempo assistiamo<br />
ad un continuo prodursi di<br />
norme su norme che acuiscono tale<br />
limite.<br />
Non siamo forse di fronte ad<br />
un fenomeno che porterà giudici,<br />
avvocati, e tutti coloro che rappresentano<br />
la classe dei giuristi ad una<br />
interpretazione eccessivamente<br />
estensiva del diritto?<br />
“In claris non fit interpretatio”:<br />
la legge deve essere generale ed<br />
astratta per poter essere meglio<br />
applicabile al caso concreto.<br />
Oggi si tende ad oltrepassare il<br />
confine della “necessaria e utile”<br />
interpretazione e sconfinare nel<br />
limbo della discrezionalità.<br />
Nel 1930 nacque il codice<br />
penale, nel 1942 il codice civile, nel<br />
1948 la Costituzione: tanto lavoro,<br />
tanti progetti per costruire il Diritto,<br />
per risolvere la secolare “lotta di<br />
tutti contro tutti”.<br />
Abbiamo ricevuto in eredità<br />
dal legislatore un ampio ventaglio di<br />
disciplina, abbiamo a disposizione i<br />
mezzi per risolvere ogni controversia,<br />
ma ciò evidentemente non basta.<br />
Grazie all’interpretazione possiamo<br />
desumere da ogni disposizione di<br />
questi codici la norma in esse contenuta,<br />
possiamo arrivare al nucleo<br />
della legge.<br />
Si assiste oggi ad un proliferare<br />
di disposizioni che necessita più<br />
che mai di questa attività intellettiva:<br />
una stessa parola può estrinsecare<br />
più significati applicabili in modi<br />
differenti in base al contesto di riferimento.<br />
Forse, dato che abbiamo le<br />
basi, gli elementa per arrivare alla<br />
soluzione, il problema potrebbe<br />
essere l’errato e distorto uso che di<br />
tali strumenti legislativi viene fatto.<br />
Mi chiedo quindi: l’uomo,
mosso dalla smania di legiferare, ha<br />
corretto i suoi errori o li ha solo “reinterpretati”?<br />
"(…) quando io leggo tante<br />
questioni e cabale da me medesimo<br />
dedotte nel teatro in questa materia,<br />
ne concepisco nello stesso tempo,<br />
secondo il detto del mio compatriota<br />
Orazio, riso e collera. Et a ciò<br />
L’università è stata, sin dai suoi albori,<br />
oggetto di un processo evolutivo<br />
che ne fa oggi un’istituzione, nella<br />
struttura e nel funzionamento, profondamente<br />
lontana dal concetto di<br />
“Studium” elaborato da Irnerio<br />
nell’XI secolo. La sua nascita, segna<br />
una vera e propria svolta culturale,<br />
una legittima reazione all’oscurantismo<br />
dell’Alto Medio-evo, una novità<br />
nella storia della civiltà europea.<br />
Gli obiettivi principali di questa<br />
nuova istituzione saranno quelli<br />
di "diffondere la scienza per scacciare<br />
le nubi dell’ignoranza (“scientia<br />
per quam pelluntur ignorantiae nubila”),<br />
di porre gli atti e le opere “in<br />
lumine veritatis”, di essere utile tanto<br />
alla comunità quanto ai singoli (“tam<br />
publica quam privata res geritur utiliter”)<br />
e di accrescere il benessere<br />
degli uomini (“prosperitas humanae<br />
conditionis augetur”) – Bolla de<br />
Pontefice Urbano VI"; una missione<br />
sociale, dunque, che è permeata<br />
anche nell’università moderna.<br />
Ciò che però più caratterizza da<br />
sempre l’università è l’essere luogo<br />
di attività di “ricerca e insegnamento”.<br />
Tanto ieri quanto oggi, il magister<br />
non si limita a trasmettere le sue<br />
conoscenze acquisite dallo studio e<br />
dall’esperienza, ma vi affianca un<br />
lavoro contestuale di sperimentazione<br />
e innovazione.<br />
Irnerio stesso colse, all’interno<br />
della sua Scuola di Diritto, l’incom-<br />
dovrebbono riflettere i Principi, e i<br />
tribunali grandi nello sradicar tante<br />
spine, le quali rendono impraticabile<br />
la giustizia e la verità ". (Cardinale<br />
de Luca, <strong>Dott</strong>ore Volgare, Lib. X,<br />
Cap. V).<br />
Se ha ragione di parlare così<br />
uno dei primi luminari della scienza<br />
del diritto, avrò io poi torto, se servi-<br />
UNIVERSITÀ: QUANDO UN TORNEO DI INTELLIGENZE<br />
DIVENTA MERO NOZIONISMO.<br />
EVOLUZIONE DI UN’ISTITUZIONE<br />
di Serena Dibenedetto e Francesca Maria Gangi<br />
bente esigenza di un insegnamento<br />
propositivo e in grado di stimolare la<br />
curiositas degli allievi. Si ottenne<br />
così la formazione di una generazione<br />
di studenti “impertinenti”, avidi di<br />
sapere e partecipi non solo alle quaestiones<br />
proposte in aula ma, più in<br />
generale, all’intera vita universitaria.<br />
Un dubbio legittimo sorge<br />
quindi da un esame attento del contesto<br />
universitario odierno: è forse svanita<br />
quell’“impertinenza”, tanto millantata<br />
in un’epoca che non garantiva<br />
del tutto la libera manifestazione del<br />
pensiero, e che oggi potrebbe essere<br />
elevata a baluardo della voce dello<br />
studente universitario?<br />
Noi universitari siamo ancora<br />
così impertinenti e curiosi come i<br />
nostri colleghi medievali o ci limitiamo<br />
ad essere semplici amanuensi,<br />
scrivani delle lezioni?<br />
L’esperienza accademica,<br />
maturata in questi anni di studio,<br />
sicuramente non completa, è stata,<br />
però, ad oggi sufficiente per riscontrare<br />
un diffuso e generalizzato atteggiamento<br />
di accondiscendenza assoluta<br />
nell’accettare passivamente gli<br />
insegnamenti del Professore.<br />
Lo studente-tipo tende oggi a rimanere<br />
silente, poco propositivo, intimorito<br />
nel confrontarsi con una figura<br />
che, per quanto autorevole, non preclude<br />
la possibilità di istaurare un<br />
dialogo costruttivo.<br />
A dimostrazione che il suddet-<br />
rò d’eco a lui?<br />
In conclusione, ritengo sarebbe<br />
più utile imparare in ambito accademico<br />
la scienza dell’interpretazione,<br />
essere maggiormente informati<br />
dell’uso che se ne deve fare e dei<br />
rischi che può provocare la non<br />
approfondita conoscenza di questi<br />
strumenti.<br />
topensiero non è<br />
peregrino,<br />
basti pensare alla molteplicità di fattori<br />
che incidono negativamente nella<br />
partecipazione attiva dell’allievo,<br />
primo tra tutti l’elevato numero di<br />
iscritti nelle Facoltà di<br />
Giurisprudenza, considerate per<br />
molti un’ultima chance dopo la bocciatura<br />
ai famigerati test di ammissione<br />
alle Facoltà a numero chiuso, o<br />
ancora una scelta obbligata dettata<br />
dall’indecisione post-diploma.<br />
Di conseguenza, coloro che<br />
decidono consapevolmente di intraprendere<br />
un percorso di studi giuridici<br />
si trovano il più delle volte inibiti,<br />
scoraggiati e intralciati dall’atteggiamento<br />
rigoroso, diffidente delle<br />
Commissioni d’Esame, giustificato<br />
tuttavia dalla necessità di effettuare<br />
una “ fisiologica scrematura”.<br />
Nonostante questa prassi ormai<br />
consolidata nel sistema universitario,<br />
la costanza, l’impegno, la vocazione,<br />
la temerarietà permettono a chi si<br />
pone davvero obiettivi concreti di<br />
realizzazione professionale di emergere<br />
rispetto alla moltitudine confusa<br />
e disorientata che aleggia tra le aule<br />
delle nostre Facoltà.<br />
“Non esiste vento favorevole<br />
per il marinaio che non sa dove andare.”<br />
(Seneca)<br />
11
Questo nuovo appuntamento<br />
mi offre lo spunto per effettuare<br />
rilievi che, per la prima volta, riguarderanno<br />
noi stessi; la nostra stessa<br />
categoria: gli avvocati.<br />
Il momento che stiamo<br />
vivendo rappresenta, infatti, un passaggio<br />
delicatissimo: il futuro a<br />
breve termine della nostra (amata)<br />
professione passa attraverso riforme<br />
che ne stanno completamente snaturando<br />
l’essenza.<br />
Come se non bastasse l’avvocato<br />
è oggi “sotto tiro” ed esposto<br />
a rischi un tempo inimmaginabili:<br />
rappresenta, in altri termini, il facile<br />
bersaglio di clienti insoddisfatti che<br />
non hanno avuto remore a porre in<br />
essere atti di inaudita violenza contro<br />
il loro stesso difensore!<br />
Il riferimento corre, ovviamente,<br />
al collega palermitano orribilmente<br />
ucciso; ma va anche, al collega<br />
nisseno destinatario di propositi<br />
criminosi che, per fortuna, sono<br />
rimasti tali.<br />
A loro la mia più sentita solidarietà<br />
e sincera vicinanza.<br />
Ero presente alle riunioni<br />
celebratesi al Consiglio dell’Ordine<br />
degli Avvocati ed all’Aula Magna<br />
del Palazzo di Giustizia.<br />
Nel corso delle stesse ho<br />
fatto però una amara constatazione:<br />
non esiste una classe forense nissena!<br />
Non esiste un sentire comune!<br />
Non esiste alcun senso di orgoglio e<br />
di appartenenza!<br />
E tale amara constatazione<br />
nasceva proprio dal fatto che a quelle<br />
riunioni, a fronte di più di 500<br />
iscritti, saranno stati presenti all’incirca<br />
50 avvocati.<br />
È pur vero, però, che proprio<br />
quegli avvocati presenti hanno effettuato<br />
interventi e riflessioni di grandissimo<br />
pregio; ho apprezzato molto<br />
12<br />
Cari Colleghi<br />
l’intervento di un collega che ha fortemente<br />
rivendicato il “principio di<br />
libertà” che dovrebbe ispirare l’agire<br />
di ogni avvocato: libertà di assumere<br />
o non assumere una difesa; di<br />
effettuare la stessa secondo i propri<br />
convincimenti e quindi scevra da<br />
condizionamenti di sorta; libertà,<br />
soprattutto, di rinunciare al mandato<br />
quando il rapporto fiduciario con il<br />
cliente è irrimediabilmente compromesso.<br />
Sono convinto che l’intervento<br />
del nostro collega ha fatto profondamente<br />
riflettere tutti noi; sono,<br />
altresì, convinto che nei fatti raccontati<br />
dal collega ognuno di noi ha<br />
potuto, in qualche maniera, rivedersi!<br />
Non solo.<br />
Ho anche apprezzato il messaggio<br />
indiretto che usciva fuori dal<br />
complesso degli interventi: fare<br />
fronte comune attraverso una sana<br />
autocritica; riconquistare la credibi-<br />
lità persa attraverso un aggiornamento<br />
ed una formazione oramai<br />
imprescindibili; recuperare la dignità<br />
e la nobiltà della nostra professione.<br />
Cominciando a fare ciò dai<br />
giovani!<br />
In tale ottica, nella qualità di<br />
nuovo presidente della sezione Aiga<br />
di CL – assieme al nuovo direttivo<br />
che mi onoro di presiedere – ci<br />
siamo prefissi tutta una serie di<br />
incontri studio, convegni ed iniziative<br />
che riteniamo assolutamente conducenti<br />
ai fini sopra individuati.<br />
Nel far ciò, abbiamo riscontrato<br />
la vicinanza sincera e fattiva di<br />
tutto il Consiglio dell’Ordine, della<br />
Camera Civile, della Camera Penale<br />
e della Scuola Forense a cui vanni i<br />
nostri più sentiti ringraziamenti.<br />
Avv. Gianluca Amico<br />
Presidente AIGA - Caltanissetta
“IL RUOLO DEL PUBBLICO MINISTERO<br />
NEL NUOVO ORDINAMENTO GIUDIZIARIO”<br />
“da circa un anno si è determinata,<br />
nella realtà giudiziaria<br />
di Caltanissetta, una efficace<br />
sinergia finalizzata alla<br />
creazione di una rete formativa<br />
a vantaggio di magistrati,<br />
avvocati e altri operatori del<br />
diritto con l’obbiettivo di<br />
creare un polo culturale di<br />
riferimento per la formazione<br />
giuridica”<br />
Nell’ambito di un ciclo di<br />
incontri organizzati in collaborazione<br />
con la Commissione per la formazione<br />
della magistratura onoraria, il<br />
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati<br />
di Caltanissetta e la Fondazione della<br />
Scuola Forense nissena “G. Alessi”,<br />
ha avuto luogo il 23.03.2010 un<br />
seminario che ha visto come protagonista<br />
delle relazioni svolte e del<br />
dibattito il rappresentante degli uffici<br />
della Procura nei vari gradi di giudizio,<br />
nella prospettiva del magistrato e<br />
nell’ottica del difensore. All’incontro<br />
hanno partecipato il Procuratore<br />
aggiunto presso la Procura di<br />
Caltanissetta, dott. Amedeo Bertone,<br />
l’avv. Maurizio Gemelli esponente<br />
del foro di Palermo, l’avvocatessa<br />
Claudia Balletti, vice Procuratore<br />
onorario presso la Procura di<br />
Caltanissetta, la <strong>Dott</strong>.ssa Mirella<br />
Agliastro nella duplice veste di<br />
Magistrato referente per la formazione<br />
decentrata e di Sostituto<br />
Procuratore Generale e quindi rappresentante<br />
del Pubblico Ministero di<br />
secondo grado.<br />
Va precisato, per inciso, che da<br />
circa un anno si è determinata, nella<br />
realtà giudiziaria di Caltanissetta, una<br />
efficace sinergia tra gli organi sopra<br />
citati finalizzata alla creazione di una<br />
rete formativa a vantaggio di magistrati,<br />
avvocati e altri operatori del<br />
diritto, i quali in maniera sempre più<br />
cospicua prendono parte agli incontri<br />
di studio in programmazione.<br />
L’obiettivo ultimo dovrebbe essere<br />
quella di creare un polo culturale di<br />
riferimento per la formazione giuridica<br />
di tutti i soggetti che operano nei<br />
“territori” giudiziari e quindi consentire<br />
uno scambio ed una circolazione<br />
virtuosa di saperi e nuove acquisizioni,<br />
frutto di riflessioni comuni e confronto<br />
professionale.<br />
In particolare nell’incontro del<br />
23.03.2010 è stata “esplorata” e<br />
“analizzata” la figura del Pubblico<br />
Ministero, mentre negli incontri successivi<br />
l’oggetto ruoterà attorno agli<br />
altri soggetti del processo: l’avvocato,<br />
il giudice, la parte civile, l’imputato.<br />
Il Procuratore Bertone ha svolto<br />
una relazione dal titolo “Lo statuto<br />
del P.M.: dalle indagini preliminari<br />
al giudizio”. In particolare ha delineato<br />
la posizione dialettica del P.M.<br />
nelle dinamiche del processo, ma<br />
anche il ruolo preminente dello stesso<br />
nella fase delle indagini preliminari;<br />
ha richiamato l’art. 73 dell’ordinamento<br />
giudiziario nella quale è<br />
“scolpita” la funzione del P.M.:<br />
Ha disegnato il ruolo del P.M.<br />
dal punto di vista ordinamentale,<br />
sottolineando che al P.M. sono assicurate<br />
le stesse garanzie costituzionali<br />
dei giudici, ha fatto riferimento<br />
alla riforma dell’ordinamento giudiziario<br />
del 2006, la quale ha introdotto<br />
per legge – accentuandolo - il<br />
principio gerarchico all’interno degli<br />
uffici di Procura, sebbene il C.S.M.<br />
abbia preso posizione nel senso di<br />
rivendicare all’organo di autogoverno<br />
il principio di cui all’art. 97 della<br />
carta Costituzionale in tema di trasparenza<br />
ed efficienza della<br />
Pubblica amministrazione, ciò<br />
attuando attraverso la valutazione<br />
dei criteri organizzativi adottati dai<br />
capi della Procura nella organizzazione<br />
degli uffici (nella duplice funzione<br />
di valutare i Procuratore capi<br />
in ordine alle attitudini manifestate<br />
nella organizzazione dell’ufficio e<br />
tenendone conto per la conferma<br />
quadriennale o per i trasferimenti ad<br />
altri uffici), nonché in funzione di<br />
omogeneizzazione delle strutture<br />
organizzative del Procure italiane.<br />
Il relatore ha ancora parlato<br />
dell’istituto dell’<br />
al singolo sostituto (prima si parlava<br />
di “delega” degli affari); della desi-<br />
13
gnazione del Vicario, dei compiti e<br />
dei confini funzionali (non ancora<br />
molto chiari secondo la legge) dei<br />
Procuratori aggiunti. Ancora ha trattato<br />
dei poteri di revoca e del potere<br />
di visto.<br />
L’avv. Gemelli, traendo spunto<br />
dall’ampia riforma dell’ordinamento<br />
giudiziario realizzata nel corso del<br />
biennio 2005-2007, dopo avere trattato<br />
l’assetto ordinamentale della<br />
figura del P.M., ha trattato dell’indipendenza<br />
del P.M. in chiave comparatistica,<br />
accennando nella parte<br />
conclusiva del suo intervento, alla<br />
separazione delle carriere ed alle sue<br />
possibili ricadute.<br />
Nella prospettiva dell’attività<br />
del difensore, l’avv. Gemelli, si è<br />
posto una domanda che ciclicamente<br />
ritorna nella mente del giurista e<br />
cioè se nel nostro processo penale<br />
esista una effettiva parità tra accusa<br />
e difesa, sottolineando peraltro il<br />
disinteresse pressocché totale della<br />
cosiddetta società civile di fronte ad<br />
un problema che la coinvolge pienamente.<br />
Nei paesi come la Francia, il<br />
Belgio e la Romania, nessuno dei<br />
paralleli Consigli Superiori in cui<br />
pure sono rappresentati Giudici e<br />
P.M. esercita poteri paragonabili a<br />
quello italiano nel decidere sullo status<br />
del P.M., in quanto il Ministro<br />
della Giustizia interferisce sulle<br />
valutazioni di professionalità, su<br />
quelle disciplinari, sui trasferimenti,<br />
sulle nomine uffici direttivi. Persino<br />
in Portogallo, dove pure esiste un<br />
Consiglio Superiore del P.M., si<br />
registra un’organizzazione unitaria<br />
ed una parallela struttura gerarchica<br />
al cui vertice è posto un Procuratore<br />
Generale che rimane in carica per sei<br />
anni e che viene nominato dal<br />
Presidente della Repubblica, su indicazione<br />
del Governo.<br />
A differenza degli altri paesi<br />
democratici, quali Olanda<br />
Inghilterra, Francia in cui l’inamovibilità<br />
è contemplata solo per i giudici,<br />
nel nostro paese i P.M. non potevano<br />
essere trasferiti d’ufficio: ciò<br />
14<br />
però sino all’entrata in vigore del d.l.<br />
193 del 2009 sulle cosiddette sedi<br />
disagiate che tuttavia deve essere<br />
posto in attuazione, con la partecipazione<br />
del Csm.<br />
Per un approfondimento dei<br />
profili tracciati dall’avv. Gemelli<br />
nella sua ampia ed articolata relazione,<br />
è possibile chiedere copia presso<br />
l’ufficio della Formazione decentrata,<br />
previo consenso dell’autore per la<br />
divulgazione.<br />
Il Sost. Proc. Gen. Mirella<br />
Agliastro ha richiamato l’intervento<br />
del Presidente della Repubblica<br />
Giorgio Napolitano, nella sua duplice<br />
veste di custode dei valori e dei<br />
precetti costituzionali (in quanto<br />
Presidente della Repubblica e<br />
Presidente del C.S.M.) alla seduta<br />
del C.S.M. del 09.06.2009 dedicato<br />
alle esperienze e problematiche in<br />
materia di assetto degli uffici di<br />
Procura.<br />
Il Magistrato ha sottolineato<br />
che, con l’art. 6 del D. Legisl. n. 106<br />
del 2006, sono stati accresciuti i<br />
poteri di sorveglianza dei<br />
Procuratori Generali presso le Corti<br />
di Appello e del Procuratore<br />
Generale della Cassazione.<br />
È passato, quindi, a trattare<br />
della funzione e del ruolo del<br />
Procuratore Generale e delle prerogative<br />
che lo riguardano, nel triplice<br />
compito di raccolta delle relazioni<br />
dei Procuratori del distretto da trasmettere<br />
al Procuratore Generale<br />
della Cassazione, del suo ruolo di<br />
membro di diritto del Consiglio<br />
Giudiziario e dei compiti di vigilanza<br />
esercitati su tutti gli uffici del<br />
distretto.<br />
L’avvocatessa Claudia Balletti<br />
ha disegnato il ruolo del Vice<br />
Procuratore Onorario presso le<br />
Procure dei Tribunali del distretto,<br />
ed in particolare sviluppando la figura<br />
di questo giudice onorario nella<br />
realtà giudiziaria nissena, in sede di<br />
udienze dibattimentali, di udienza<br />
davanti ai Giudici di Pace, di convalida<br />
in materia di immigrazione.<br />
L’incontro di studi ha visto la<br />
presenza numerosissima oltre che<br />
dei magistrati e anche di molti<br />
avvocati e funzionari di cancelleria i<br />
quali hanno espresso compiacimento<br />
per lo svolgimento dei lavori, la<br />
ricchezza dei contenuti gli spunti di<br />
riflessione.<br />
La presenza di un uditorio<br />
cospicuo ed interessato rappresenta<br />
la migliore prova dell’attualità della<br />
tematica trattata; La Commissione<br />
per la formazione della magistratura<br />
onoraria ha ringraziato i partecipanti<br />
con un coffeè hour nei locali antistanti<br />
la sala convegno.<br />
Dr. Mirella Agliastro<br />
Sost. Procuratore Generale<br />
Caltanissetta
EAL è l’acronimo di Economic<br />
analysis of the law (analisi economica<br />
del diritto), definita semplicisticamente<br />
come l’applicazione delle<br />
regole economiche ad istituti di<br />
diritto. Dare questa definizione,<br />
però, risulta essere fuorviante e<br />
riduttivo di una disciplina che va ben<br />
oltre tale aspetto. Infatti, spesso il<br />
lavoro<br />
“spesso il lavoro<br />
degli economisti si<br />
intreccia con quello<br />
dei giuristi: entrambi<br />
affrontano le stesse<br />
problematiche”<br />
degli economisti<br />
si<br />
intreccia<br />
con quello<br />
dei giuristi:<br />
entrambi,<br />
anche se con un approccio diverso,<br />
affrontano le stesse problematiche<br />
attinenti alla responsabilità civile,<br />
alla proprietà, ai danni ambientali,<br />
all’antitrust, all’assicurazione,<br />
all’impresa, ai monopoli, ai costi<br />
transattivi, ai beni pubblici, ecc.<br />
Il sorgere di questa disciplina<br />
viene fatta risalire intorno alla<br />
seconda metà del ventesimo secolo<br />
negli USA, in cui si svilupparono<br />
degli studi di natura interdisciplinare<br />
che in campo giuridico hanno portato<br />
alla nascita di numerose scuole<br />
che tentarono di accostare il diritto<br />
alle materie più disparate: economia,<br />
letteratura, antropologia, psicoanalisi,<br />
ecc. La scuola che ebbe più successo<br />
fu proprio quella dell’analisi<br />
economica del diritto, la quale non<br />
fa altro che trasporre i metodi di<br />
indagine ed analisi tipici degli economisti<br />
in campo giuridico, attri-<br />
Fondazione<br />
Scuola Forense Nissena<br />
“G. Alessi”<br />
L’EAL e la formula di Hand<br />
I A PARTE<br />
buendo allo stesso un’oggettività<br />
che un tempo era veramente impensabile.<br />
Le prime applicazioni di questa<br />
nuova metodologia si sono avute<br />
in materia di proprietà e responsabilità<br />
civile, anche se oggi può trovare<br />
applicazione in qualsiasi settore del<br />
diritto: diritto penale, diritto amministrativo,<br />
filosofia del diritto, ecc.<br />
L’approccio tradizionale degli<br />
ordinamenti giuridici che si ispirano<br />
ad uno statuto di welfare state attribuiscono<br />
alla responsabilità una funzione<br />
compensativa, ossia assicurare<br />
una maggiore tutela alle ragioni del<br />
soggetto danneggiato. Sicuramente<br />
più innovativa l’analisi economica<br />
del diritto interessata, invece, ad<br />
incentivi per un comportamento efficiente.<br />
In questo caso la funzione<br />
della responsabilità civile è quella di<br />
indurre i soggetti a considerare i<br />
danni che i loro atti o le loro omissioni<br />
possono cagionare ad altri;<br />
danni definiti nel linguaggio economico<br />
come costi esterni o diseconomie.<br />
Questi possono essere distinti<br />
in due grandi categorie: le esternalità<br />
negative, le quali sono costituite<br />
da un comportamento che causa un<br />
danno a terzi e tale danno non viene<br />
risarcito (es. l’inquinamento atmosferico);<br />
le esternalità positive determinate<br />
da comportamenti che causano<br />
un vantaggio o un beneficio a<br />
terzi (es. realizzazione di un parco<br />
all’interno della città). Pertanto, la<br />
funzione della responsabilità è quella<br />
di internalizzare gli incidenti, o<br />
meglio, minimizzare i costi sociali<br />
di Filippa Grillo<br />
degli incidenti, determinati dalla<br />
somma dei costi di prevenzione, del<br />
danno e dei costi transattivi. I primi<br />
derivano dalle spese necessarie per<br />
prevenire o rendere meno gravi tali<br />
costi; i danni sono i costi recati alla<br />
proprietà, derivanti da spese mediche,<br />
perdite di guadagno e sofferenza;<br />
i costi transattivi derivano dalla<br />
necessità di determinare chi deve<br />
sopportare il danno, comprendendo i<br />
costi di negoziazione privata e di<br />
giustizia. Conseguentemente, se il<br />
diritto individua le regole della<br />
responsabilità civile per compensare<br />
la vittima del danno sofferto, l’analisi<br />
economica del diritto ritiene che<br />
tali regole di responsabilità devono<br />
essere previste per far cadere la<br />
responsabilità sulla parte che avrebbe<br />
dovuto affrontare il costo marginale<br />
minimo per evitare l’insorgere<br />
del danno.<br />
Nell’affrontare la tematica della<br />
responsabilità civile alla luce dei<br />
principi dell’analisi economica del<br />
diritto, si assiste ad un allontanamento<br />
del concetto di colpa come<br />
soggettivo ed etico per avviarsi sempre<br />
di più ad un concetto rigorosamente<br />
oggettivo, tipico della fissazione<br />
di uno standard con il quale<br />
commisurare e valutare il comportamento<br />
illecito. Per la prima volta<br />
venne utilizzata dal giudice Hand,<br />
nel caso United States v. Carroll<br />
Towing Co. (1947), una vera e propria<br />
formula per stabilire quando un<br />
soggetto era effettivamente in colpa.<br />
(segue al prossimo numero)<br />
15
La nostra società è angosciata<br />
dalla insicurezza, paura per i virus in<br />
agguato, paura per l’alto tasso di criminalità<br />
dilagante,paura per il<br />
numero degli stranieri sempre in crescendo.<br />
I mass media indubbiamente<br />
contribuiscono ad infondere nel<br />
cittadino questo stato di ansia .<br />
Si apprende giornalmente di<br />
ville rapinate e proprietari uccisi,<br />
donne stuprate, cittadini investiti<br />
perché chi guida si trova in stato di<br />
ebbrezza o drogato, barconi all’arrembaggio<br />
sulle nostre rive; ed a<br />
grandi caratteri leggiamo nei quotidiani<br />
: autori….. gli stranieri.<br />
La maggior parte dei cittadini<br />
vessati da questi continui “messaggi”,<br />
quasi che tutta la criminalità e la<br />
violenza fossero addebitabili solo<br />
agli stranieri, azzerano qualsiasi tolleranza<br />
nei confronti degli immigrati.<br />
Da qui l’esigenza di nuovi<br />
interventi legislativi sulla sicurezza<br />
pubblica.<br />
Tre le più significative innovazioni<br />
rientrano quelle in materia<br />
di immigrazione clandestina.<br />
Ed è questo il tema che tanto interessa<br />
i cittadini e che mi piace trattare.<br />
A questo proposito ho voluto<br />
incontrare il dott.Felice Puzzo,<br />
Commissario capo e dirigente dei<br />
centri di accoglienza siti a Pian del<br />
Lago di Caltanissetta e facente parte<br />
della Commissione competente a<br />
decidere sulle “sorti” dei clandestini.<br />
16<br />
La permanenza nei<br />
CIE, CDA, CARA :<br />
realtà, obiettivi, problematiche<br />
Persona assai preparata e competente<br />
, il dott. Puzzo si è mostrato subito<br />
disponibile a spiegarmi la funzione<br />
dei tre centri CIE, CDA e<br />
CARA.<br />
Il centro denominato CIE, è<br />
stato quasi del tutto distrutto da un<br />
grosso incendio per cui al momento<br />
è inagibile. Disponeva di quasi<br />
cento posti di accoglienza ed i fruitori<br />
sono stati trasferiti in altri centri.<br />
Il CIE è un centro di “identificazione<br />
ed espulsione”.<br />
Veniva prima chiamato “centro<br />
di permanenza temporanea ed<br />
assistenza”.<br />
A seguito della modifica introdotta<br />
dal DL 492 del 2008 convertito<br />
in L. n. 125 del 2008, l’art. 9 ha<br />
disposto la sostituzione della vecchia<br />
nomenclatura e questo per evidenziare<br />
che essi non sono “centri di<br />
assistenza”, bensì funzionali alla<br />
espulsione degli<br />
stranieri irregolari.<br />
Esso accoglie<br />
soprattutto quegli<br />
stranieri appena<br />
scarcerati e attinti<br />
da ordine di espulsione<br />
, nei confronti<br />
dei quali non è stato<br />
possibile eseguire<br />
immediatamente il<br />
provvedimento con<br />
accompagnamento<br />
alle frontiere,<br />
essendo necessario<br />
procedere ad accer-<br />
di Adriana Salerno<br />
tamenti supplementari in ordine alla<br />
loro identità od alla acquisizione dei<br />
documenti di viaggio (art. 14 D.L.gs<br />
4296 del 1999)<br />
Il Questore dispone che essi<br />
siano trattenuti presso un CIE .<br />
Attraverso la modifica dell’art.<br />
14 co 5 L. n. 94/2009, è stato<br />
prorogato il termine di trattenimento<br />
fino a 6 mesi.<br />
Passati gli stessi in maniera<br />
non proficua , che succede?<br />
Si intima loro, mi spiega il dott.<br />
Puzzo, di uscire dallo Stato entro<br />
cinque giorni lasciando la facoltà di<br />
scegliere la frontiera ove debbono<br />
presentarsi nel suddetto termine<br />
perentorio.<br />
Mi viene spontanea un’altra<br />
domanda alla quale è fin troppo<br />
facile dare una risposta : ma quanti<br />
se ne presentano alla frontiera scelta?
La risposta è immediata: “non<br />
si presentano”!<br />
Lo straniero permarrà illegalmente<br />
nel territorio dello Stato in<br />
violazione dell’ordine impartito<br />
dalla Questura e vivrà di espedienti ,<br />
con crescenti fattori di rischio e di<br />
destabilizzazione .<br />
Una riflessione va fatta in proposito.<br />
Perché mai, e mi riferisco a<br />
quei clandestini detenuti per mesi<br />
nelle carceri circondariali e rimasti<br />
senza identità,non si percorre la<br />
strada della identificazione all’interno<br />
degli istituti stessi attraverso la<br />
lingua che parlano, i tratti somatici,<br />
le impronte, il collegamento con i<br />
probabili stati di appartenenza.<br />
Basterebbe che si<br />
formasse un protocollo di<br />
intesa tra Ministero degli<br />
Interni e Ministero di<br />
Grazia e Giustizia per<br />
avviare in fretta l’iter<br />
della identificazione .<br />
Si eviterebbe nella<br />
maggior parte dei casi<br />
che gli stranieri venissero<br />
mandati nei CIE per iniziare<br />
il percorso della<br />
identificazione vanificando<br />
così il tempo trascorso<br />
da detenuti.<br />
Diversi appaiono<br />
per funzioni il CDA ed il CARA,<br />
centro accoglienza primo soccorso ,<br />
centro accoglienza richiedenti asilo.<br />
Il primo con 326 posti circa, il<br />
secondo con la capienza di circa 96<br />
posti . Vi soggiornano quegli stranieri<br />
che chiedono asilo politico. Su<br />
questi ultimi il dr. Puzzo è stato<br />
molto chiaro allorchè ci ha parlato<br />
dei tre step organizzativi.<br />
Uno iniziale nel quale convergono<br />
tutte le domande di asilo presentate<br />
dagli stranieri.<br />
Vi è una Commissione formata<br />
dal Prefetto , Vice Prefetto, funzionario<br />
di Polizia, esperto di S.S.<br />
che deciderà in base alle notizie<br />
date dall’Acnur (United Nazions<br />
High Commissioner for Refugees )<br />
garante dell’assistenza ai rifugiati<br />
del mondo intero, se riconoscere o<br />
meno lo stato di rifugiato. Quegli<br />
stranieri considerati a tutti gli effetti<br />
rifugiati, potranno abitare nello Stato<br />
Italiano per 5 anni.<br />
Vi è un secondo step nel quale<br />
si costituisce una protezione sussidiaria<br />
o forma di protezione minore<br />
ancorata ad un danno grave.<br />
Lo straniero può avere un permesso<br />
di soggiorno fino a 3 anni.<br />
Ed infine si ha il terzo step.<br />
La Commissione invita il<br />
Questore a dare un permesso di soggiorno<br />
ai richiedenti per motivi umanitari.<br />
Dopo il colloquio certamente<br />
interessante avuto con il dott. Puzzo,<br />
ho avuto un incontro anche con la<br />
dott.ssa Donatella Candura, di vice<br />
Prefetto aggiunto.<br />
Ho chiesto alla dott.ssa<br />
Candura quanti stranieri detenuti vi<br />
sono attualmente in Italia.<br />
Mi ha documentata sul numero<br />
: su sessantacinquemila carcerati<br />
in tutta Italia più di un terzo è straniero.<br />
Ha continuato riferendo che è<br />
compito della Prefettura rilasciare<br />
un nulla osta a coloro che vogliono<br />
lavorare in Italia. In questa sede si ha<br />
uno sportello unico per l’immigrazione.<br />
Mi spiega il Vice Prefetto che<br />
viene fatta annualmente una gradua-<br />
toria per accogliere le domande di<br />
lavoro a seconda la possibilità ed i<br />
posti vacanti . La Prefettura è attenta<br />
soprattutto ai ricongiungimenti<br />
familiari.<br />
Ho chiesto come sono gestititi<br />
e da chi i Centri a Pian Del Lago .<br />
E’ indubbio , ha riferito il vice prefetto,<br />
che la Prefettura lavori fianco<br />
a fianco con la Questura anche se<br />
con mansioni differenti. E’ la<br />
Prefettura a stipulare una convenzione<br />
con quell’Ente privato che si è<br />
aggiudicato la gara di appalto per<br />
fornire servizi all’interno dei Centri<br />
stessi quali il vestiario, le medicine,<br />
i pasti e quant’altro.<br />
L’Ente provvede<br />
anche a stabilire un rapporto<br />
di colleganza tra gli<br />
stranieri attraverso delle<br />
figure professionali come<br />
lo psicologo.<br />
Alla fine dell’interessante<br />
colloquio, entrambi<br />
i rappresentanti della<br />
Questura e della<br />
Prefettura, sono stati<br />
d’accordo nell’affermare<br />
con senso di orgoglio,<br />
che il lavoro svolto in<br />
equipe certamente ha trasformato<br />
il CIE, CDA e<br />
CARA in strutture portate<br />
ad esempio da Stati<br />
stranieri.<br />
Intanto è difficile che tutte e<br />
tre i centri possano trovarsi contemporaneamente<br />
allocati nello stesso<br />
sito, ma c’è di più, la gestione di essi<br />
ha portato a Caltanissetta delegazioni<br />
straniere come l’Australia, la<br />
Svizzera, la Germania, la Libia, per<br />
studiare il sistema italiano con problemi<br />
come quello della immigrazione.<br />
Ringrazio pertanto la dott.ssa<br />
Antonella Candura e il dott. Felice<br />
Puzzo per la possibilità datami di<br />
questo incontro ravvicinato con<br />
delle realtà che apparentemente<br />
sembrano essere mille miglia lontano<br />
da noi ma che invece vivono<br />
nella porta accanto.<br />
17
Si dice di alcuni leggi che<br />
sono “controverse”; accade in tanti<br />
settori, oggi più che mai in quelli che<br />
presentano implicazioni etiche.<br />
Ma in tali casi è controversa<br />
la legge o la materia che essa disciplina?<br />
Una legge poggia su analisi<br />
delle situazioni di fatto che vuole<br />
regolamentare, su una loro interpretazione<br />
e spesso anche su una specifica<br />
visione del mondo.<br />
Una legge poi si proietta<br />
verso determinati obiettivi; anche<br />
questi obiettivi vengono scelti perché<br />
ritenuti possibili e giusti.<br />
I presupposti e gli obiettivi<br />
non sempre sono chiaramente esplicitati<br />
in un testo di legge; a volte possono<br />
essere addirittura pomposamente<br />
declamati all’interno di esso, altre<br />
volte invece possono rimanere nascosti<br />
nelle pieghe dell’articolato che<br />
compone la disciplina; altre volte<br />
ancora si dichiarano in maniera<br />
ambigua, se ne dichiarano diversi in<br />
sostanziale contraddizione tra loro o<br />
se ne dichiarano alcuni di fatto smentiti<br />
dalla concreta regolamentazione<br />
che si ricava dal testo.<br />
La legge comunque non è<br />
mai un fatto solo tecnico.<br />
Oggi nella complessità di un<br />
mondo in continuo movimento<br />
rischia di esserlo meno che mai.<br />
A volte gli operatori cercano<br />
la legge per sapere cosa fare e come<br />
fare in un determinato momento e in<br />
una determinata situazione; e nella<br />
legge cercano risposte semplici, chiare<br />
e certe.<br />
Si tratta di un approccio ingenuo,<br />
che dimentica come le materie<br />
disciplinate dalle legge siano complicate,<br />
oscure e incerte; e che dimentica<br />
anche che la legge può essere<br />
18<br />
LA RESPONSABILITÀ DEI GIUDICI,<br />
GLI ALIBI DEI LEGISLATORI<br />
tanto più lungimirante e duratura<br />
quanto meno si ancori a situazione<br />
concrete e specifiche. Sicchè nelle<br />
situazioni concrete e specifiche, oltre<br />
alla legge, deve esserci la responsabilità<br />
dell’operatore che deve comprendere<br />
come calarle in una realtà a<br />
volte del tutto imprevedibile.<br />
Nasce qui un corto circuito<br />
tutto moderno, che si è palesato forse<br />
nella maniera più grave nella materia<br />
della procreazione medicalmente<br />
assistita.<br />
La scienza è andata oltre le<br />
previsioni delle leggi vigenti fino al<br />
2004 (epoca in cui è stata emanata la<br />
“controversa” legge n. 40) e ha creato<br />
situazioni nuove che non poteva<br />
avere presente il legislatore delle<br />
epoche precedenti.<br />
Dinanzi a queste situazioni ci<br />
si è convinti che una legge adeguata<br />
non ci fosse.<br />
In una prospettiva liberale<br />
(quella per cui tutto ciò che non è<br />
espressamente vietato deve considerarsi<br />
consentito) non si sono visti<br />
limiti alla sperimentazione e si è proceduto<br />
disinvoltamente; in altre prospettive<br />
di carattere più marcatamente<br />
etico, si è preteso che il legislatore<br />
di Giovanbattista Tona<br />
intervenisse per stabilire ciò che si<br />
poteva e ciò che non si poteva fare.<br />
In comune queste prospettive<br />
hanno l’idea di una legge come unico<br />
vero regolatore delle azioni umane;<br />
una fede mal riposta se si tiene conto<br />
che in un mondo incapace a produrre<br />
certezze in ogni campo non si vede<br />
perché le leggi debbano avere una<br />
tale così rara capacità.<br />
Ma tant’è. Oggi vi è una fame<br />
mai saziata di regolamentazioni, un<br />
continuo richiedere norme che stabiliscano<br />
cosa fare e cosa non fare. Si<br />
producono quindi continui testi, lunghi,<br />
articolati, e al contempo sempre<br />
precari. Soprattutto perchè sono confezionati<br />
da persone e per persone,<br />
che non hanno le idee chiare su cosa<br />
è giusto fare.<br />
Il filosofo Ernst Junger ha<br />
scritto che “i codici divengono tanto<br />
più voluminosi quanto più la verità<br />
va assottigliandosi”.<br />
Un altro più noto filosofo,<br />
Thomas Hobbes, diceva che le azioni<br />
degli uomini procedono dalle loro<br />
opinioni.<br />
Le leggi sono delle “azioni<br />
umane” e quindi dipendono dalle<br />
opinioni di chi le scrive, dal modo in<br />
cui si vedono le questioni che devono<br />
essere disciplinate.<br />
Ma, se alle spalle delle leggi<br />
non c’è un accordo su come stanno le<br />
cose, le leggi saranno sempre insoddisfacenti;<br />
non per se stesse, ma perché<br />
probabilmente non se ne condividono<br />
le analisi su cui poggiano né gli<br />
obiettivi che si perseguono.<br />
Quando poi, per l’incertezza<br />
delle cose o per la difficoltà di trovare<br />
basi comuni ed una condivisione<br />
reali di verità e di valori, si lasciano<br />
sullo sfondo imprecisi o contraddittori<br />
tanto le analisi quanto gli obiettivi,
la legge diventa sempre più uno strumento<br />
debole che, dinanzi alle situazioni<br />
concrete, richiede l’intervento<br />
responsabile dell’operatore.<br />
Nasce così il dramma delle<br />
scelte politiche, che dovrebbero essere<br />
precise e tradursi in regole di legge<br />
cogenti per il giudice; ma persino chi<br />
scrive le leggi, sa che esse non<br />
potranno servire mai da sole a dare la<br />
soluzione al caso concreto e perciò<br />
spesso – forse anche per non compromettersi<br />
– predispone discipline<br />
vaghe nascoste da affermazioni di<br />
principio vuote di contenuto, ma<br />
solennemente altisonanti e mediaticamente<br />
efficaci.<br />
Così facendo, senza sporcarsi<br />
troppo le mani, gli rimarrà la possibilità<br />
di lamentarsi dell'operato del giudice<br />
che si confronterà con le complicate<br />
vicende dei casi concreti, quando<br />
la sua decisione non gli dovesse<br />
piacere; e se per caso gli dovesse<br />
sembrare molto distante dagli umori,<br />
espressi nel momento contingente,<br />
dal suo elettorato, potrà dire che il<br />
giudice vuole fare politica.<br />
(segue da pag. 9 “ Una vexata questio..”)<br />
Il problema sta però nel fatto<br />
che tali atti di buon senso ed equilibrio<br />
non sono la regola nel nostro<br />
sistema e che la loro rara presenza<br />
sia affidata molto più alle qualità<br />
personali del Giudice che non alle<br />
regole processuali. E’ solo il grande<br />
senso di Giustizia del Giudice, la sua<br />
coscienza di uomo libero e la sua<br />
cultura improntata alla terzietà,<br />
all’indipendenza, all’autonomia ed<br />
al rispetto delle Garanzie che permette<br />
l’emersione di decisioni virtuose,<br />
non certo la chiarezza e la tassattività<br />
della legge sulla materia. E<br />
allora tornano in mente le polemiche<br />
scatenatesi poco tempo addietro,<br />
quando si parlò della proposta di<br />
riforma della legge in tema di chiamate<br />
in correità firmata dall’On.le<br />
Valentino, e non si capisce il perché<br />
del fuoco di sbarramento subito<br />
alzato da molti politici, primo fra<br />
tutti il mInistro di Giustizia. Siamo<br />
sicuri che il nostro paese non abbia<br />
realmente bisogno di una novella<br />
legislativa che dia a tutti i cittadini, e<br />
non solo a quelli che hanno la fortuna<br />
di incontrare un Giudice giusto ed<br />
equilibrato, la garanzia di non potere<br />
essere condannati sulla base di<br />
accuse di delinquenti che dicono<br />
tutto e il contrario di tutto, che non<br />
hanno partecipato ai fatti di cui parlano”per<br />
sentito dire” e che nessuno<br />
sottopone ad una seria verifica preventiva?<br />
Noi avvocati sappiamo<br />
benissimo che di regole ferree in<br />
materia ci sarebbe e c’è grande<br />
necessità ciò perché abbiamo assistito<br />
infinite volte alla pronuncia di<br />
Sentenze di condanna fondate su<br />
dichiarazioni de relato e vergogno-<br />
samente progressive le cui lacune<br />
sono state colmate da supposizioni<br />
“logiche” di Giudicanti spesso prigionieri<br />
della cultura inquisitoria<br />
proveniente dal loro passato di<br />
Pubblici Ministeri. E allora non ci<br />
resta che sperare in una classe politica<br />
che abbia più coraggio, e soprattutto<br />
che non abbia scheletri negli<br />
armadi, perché spesso in questo<br />
nostro amato paese ci è capitato di<br />
assistere alla triste scena di politici<br />
che si presentano dal PM per difendersi<br />
da accuse di mafiosità portando<br />
con sé ed esibendo severe leggi,<br />
della cui adozione rivendicano la<br />
paternità, che hanno tutto il sapore<br />
delle grida manzoniane.<br />
Avv. Sergio Iacona<br />
Direttivo Camera Penale<br />
19
Come ogni domenica, la cesta<br />
dei giornali era stracolma; onde evitare<br />
che i (giusti) borbottii di mia<br />
moglie si trasformassero in una<br />
bagarre domenicale che male alloggia<br />
in una giornata di “riposo”, iniziavo<br />
a far pulizia di quotidiani e<br />
riviste, ormai non più utili.<br />
Nello scartabellare, lo sguardo<br />
mi cadeva su di un articolo della<br />
stampa locale inerente l’inaugurazione<br />
dell’anno giudiziario.<br />
Il giornalista, tra l’altro, riportava<br />
alcuni concetti espressi da s.e. il<br />
Presidente della Corte di Appello,<br />
parole intrise di coraggio e decisamente<br />
condivisibili pur se inusuali<br />
da leggere sulla stampa.<br />
Umano il dubbio: bufala giornalistica<br />
o fedele cronaca di quanto<br />
avvenuto?<br />
Decido di approfondire, vado<br />
alla ricerca della “fonte” e l’indomani<br />
ho tra le mani la relazione di<br />
s.e. il Presidente della Corte di<br />
Appello che leggo con grande interesse.<br />
Al di là delle cifre, in tema di<br />
reati contro la Pubblica amministrazione,<br />
a pag. n.21, si leggeva:<br />
“ … Tali reati vanno "letti", al di là<br />
del loro numero, come la conferma<br />
dell'esistenza di una diffusa illegalità<br />
che inquina la P.A. e che genera<br />
scetticismo e disistima nella società<br />
civile verso le amministrazio-ni sia<br />
statali che locali determinando nei<br />
consociati un allarmante abbassamento<br />
della soglia di legalità.<br />
Va, inoltre, ancora una volta<br />
20<br />
FABER EST SUAE QUISQUE<br />
FORTUNAE<br />
Sallustio, Epistulae ad Caesarem Senem<br />
(de rep., 1, 1, 2)<br />
ribadito come l'attuale legislazione<br />
non favorisca il ritorno alla mora-lità<br />
dei pubblici ufficiali inquisiti, i quali<br />
raramente sono sospesi dai loro uffici<br />
durante le indagini preliminari e<br />
quasi mai sono licenziati o quanto<br />
meno trasferiti ad altra sede, in caso<br />
di condanna.”<br />
Devo dire che il trovare conferma<br />
di quanto riportato dalla stampa<br />
“Sentimento più abituale che<br />
allude di chi si fida o confida<br />
in persona/e o in cosa che<br />
abbia a essere quale egli desidera<br />
e spera”<br />
locale, mi ha indotto a riflettere e ho<br />
iniziato con il dare ordine ad un<br />
costrutto di pensiero il cui primus<br />
movens (se non altro per ordine<br />
mentale), era proprio la ricerca lessicale<br />
sul termine che mi aveva colpito:<br />
la “fiducia.”<br />
La rete è prodiga di informazioni<br />
e tra i vari vocabolari on-line, a<br />
proposito di fiducia, veniva riportato:<br />
fidùcia sf. [sec. XIII; dal latino<br />
fiduc_a, da fid_re, confidare].<br />
Sentimento più abituale che<br />
allude di chi si fida o confida in persona/e<br />
o in cosa che abbia a essere<br />
quale egli desidera e spera<br />
l Senso di sicurezza ispirato …<br />
sulla convinzione;<br />
l fiducia nella bontà altrui;<br />
l attendere con fiducia qualche<br />
cosa;<br />
l ispirare fiducia;<br />
l tradire la fiducia altrui;<br />
l persone di fiducia, su cui si può<br />
fare affidamento;<br />
Solo parole o specchio di vicende<br />
che hanno riguardato e riguarderanno<br />
ogni essere vivente?<br />
A mio parere, lo stesso esistere<br />
non può essere avulso dal concetto<br />
di fiducia, sentimento i cui risvolti ci<br />
accompagnano sin dai primi giorni<br />
di vita ed albergano, rafforzandosi<br />
sempre più, almeno sin quando il<br />
carattere, non viene plasmato, scalfito<br />
ed a volte “bruciato” da esperienze<br />
negative che …. fanno vacillare la<br />
fiducia.<br />
Non appare allora peregrino<br />
rendere “prossime” le idee di speranza<br />
e di fiducia; sembrerebbe<br />
infatti che difficilmente possa esistere<br />
fiducia senza speranza, potendosi<br />
addirittura spingere sino all’ipotizzare<br />
la fiducia come l’effetto di una<br />
speranza “viva” che all’unisono conforta<br />
chi spera.<br />
Di contro, il carceriere della<br />
fiducia è rappresentato dall’imbattersi<br />
in una realtà diversa da quella<br />
sperata, realtà creata da uomini,<br />
esseri che nel quotidiano facere od<br />
omittere hanno plasmano l’attuale<br />
scenario.<br />
Sorge spontanea qualche<br />
domanda:<br />
l Siamo proprio così sicuri che
questi uomini siano solo “gli<br />
altri”?<br />
l Siamo proprio così sicuri di aver<br />
fatto tutto ciò che era in nostro<br />
potere per cambiare lo scenario?<br />
Credo che il fulcro della discussione<br />
sia proprio questo, o almeno<br />
questo è il significato principe che<br />
ho letto nella ferma ma accorata<br />
dichiarazione del Presidente.<br />
EVERYWHERE BUT NOT<br />
IN MY BACKYARD<br />
(ovunque ma non nel mio giardino)<br />
è un’espressione anglosassone<br />
coniata ai tempi in cui si discuteva di<br />
nucleare, ben presa a prestito nelle<br />
nostre riflessioni ed utile per chiederci:<br />
Quanto siamo disposti a sacrificare<br />
del nostro piccolo orticello per<br />
far si che la fiducia sia sempre meno<br />
intrisa di speranza e sempre più<br />
basata sulla constatazione che lo<br />
scenario (presente o almeno futuro)<br />
meriti “fiducia”?<br />
Basta a tal pro mettere a paragone<br />
la “vox populi” con esposti,<br />
reclami, denunce o anche semplici<br />
espressioni di protesta.<br />
Nei bar, per strada, nei mercati,<br />
nelle sale d’attesa, nessuno è soddisfatto,<br />
ma sono mosche bianche<br />
coloro che seppur “giustamente”<br />
insoddisfatti, spendono parte del<br />
loro tempo per migliorare la situazione.<br />
Da positivista, naturalmente<br />
portato ad aver “fiducia” nell’altrui<br />
operato, rimango stupito ed amareggiato<br />
dal sempre più comune “far<br />
spallucce”, comportamento che ha<br />
finito con il sostituire la dovuta e<br />
vigorosa protesta.<br />
Andiamo più a fondo e chiediamoci<br />
il perché questa società, sembrerebbe<br />
esser divenuta culla di una<br />
mal celata e forse sempre meno rabbiosa<br />
rassegnazione.<br />
Il pensiero continua a divagare<br />
e la rappresentazione delle varie<br />
situazioni si concretizza in un variegato<br />
numero di scenari di cui ripor-<br />
tiamo qualche esempio:<br />
a) riteniamo troppo lunghe le liste<br />
d’attesa per un controllo medico?<br />
Alla soluzione di una protesta<br />
che potrebbe forse, colmare la<br />
defaillance per noi e per tanti<br />
altri che come noi si ritengono<br />
non adeguatamente assistiti, scegliamo<br />
invece o la via del privato<br />
o la via della immancabile<br />
conoscenza personale che in<br />
Sicilia … non manca mai.<br />
b) riteniamo esagerata la durata di<br />
una contesa giudiziale?<br />
Spesso e volentieri rinunziamo<br />
all’esercizio di un diritto.<br />
c) siamo a conoscenza di un certo<br />
malcostume nella P.A.?<br />
Facciamo spallucce o torniamo<br />
ad approfittare delle conoscen<br />
ze personali.<br />
“La nostra Societas non da<br />
più il giusto spazio alla formazione,<br />
unico mezzo atto a forgiare<br />
il carattere con esempi di<br />
vita assonanti a quanto scritto<br />
nei libri, unico mezzo atto a<br />
relegare al pubblico ludibrio<br />
le “aderenze personali”, elevando<br />
invece il senso dello<br />
Stato, il dovere morale ed il<br />
diritto come massima espressione<br />
dell’ordine societario”<br />
Dallo scranno più alto, il comportamento<br />
verrebbe giudicato come<br />
… altamente censurabile …, ma da<br />
uno qualsiasi dei posti in platea, verrebbe<br />
giudicato “decisamente condivisibile”.<br />
Allora è proprio questo il concetto<br />
o forse il comportamento su<br />
cui intervenire, nelle scuole, negli<br />
uffici e ovunque la Societas sia presente.<br />
Per altro il comun dire mostra<br />
grande sensibilità (esagerata?),<br />
verso il malcostume “amministrativo”<br />
(è quotidiano il soggiacere ad<br />
angherie, lungaggini, spersonalizza-<br />
zioni, gestione della cosa pubblica<br />
come cosa propria, etc), piuttosto<br />
che verso la criminalità organizzata.<br />
A questa sensazione non appare<br />
estraneo il percepire che contro la<br />
criminalità organizzata si lotta con<br />
tutto il dispiego di mezzi possibili,<br />
mentre contro il malcostume amministrativo<br />
si ha quasi la sensazione<br />
che si sia alzato il cut-off, dovendosi<br />
aggiungere che in Italia, l’obbligatorietà<br />
dell’azione penale, porta<br />
necessariamente a dover scegliere<br />
dove e come indirizzare le esigue<br />
forse dell’A.G.<br />
Il risultato lo si legge sulla<br />
bocca di tutti, ma la maggiore negatività<br />
è rappresentata dalla sensazione<br />
che viene generata negli adolescenti<br />
(assolutamente contrari al<br />
malcostume comportamentale), che<br />
si vedono comunque costretti a prenderne<br />
atto.<br />
Potrebbe quasi azzardarsi che la<br />
Societas, costatata la scarsa tenuta<br />
dell’argine, abbia “di fatto” deciso<br />
di sopportarne l’esondazione.<br />
FORSE È UN PROBLEMA<br />
DI “SENSO DEL DOVERE”<br />
abitus mentale (meno presente di<br />
quanto si agognerebbe), che genera<br />
positività cascata, per cui se un diritto<br />
(vero) non viene (appieno) riconosciuto,<br />
la protesta (civile) deve<br />
dare dei risultati, generando in caso<br />
contrario una tripla vittima in quanto<br />
al mancato riconoscimento del<br />
diritto si aggiungono:<br />
l il dover affrontare le risposte di<br />
“difesa” del sistema attaccato,<br />
spesso dolorosissime;<br />
l la mancata condivisione degli<br />
“altri”: vedendo le ferite causate<br />
dalla risposta del sistema (che in<br />
ogni caso tende a difendersi)<br />
diranno … ma chi te lo ha fatto<br />
fare;<br />
tutte condizioni negative che si<br />
aggiungono ed aggravano il bisogno<br />
da cui scaturiva la richiesta di riconoscimento<br />
del diritto.<br />
Un eminente docente universi-<br />
21
è imprescindibile che ognuno<br />
si senta parte integrante della<br />
Societas in cui vive ed in cui<br />
alleva i propri figli”<br />
tario, occasionalmente prestato alla<br />
politica, soleva dire … in Sicilia ottimi<br />
solisti e mediocri coristi; parole<br />
che possiedono una grande verità,<br />
forse ancora oggi in parte ascrivibile<br />
ad una storia di dominazioni dove il<br />
“diritto” veniva visto come “manna<br />
dal cielo” e dove la “furberia e le<br />
aderenze personali”, rappresentavano<br />
invece il valore aggiunto.<br />
In una Societas (con la “S”<br />
maiuscola), a mio parere, è perdente<br />
sanzionare i comportamenti senza<br />
occuparsi dei come e dei perché.<br />
La nostra Societas non da più il<br />
giusto spazio alla formazione, unico<br />
mezzo atto a forgiare il carattere con<br />
esempi di vita assonanti a quanto<br />
scritto nei libri, unico mezzo atto a<br />
relegare al pubblico ludibrio le “aderenze<br />
personali”, elevando invece il<br />
senso dello Stato, il dovere morale<br />
ed il diritto come massima espressione<br />
dell’ordine societario.<br />
Non scholae sed vitae discimus<br />
(Seneca appare oggi più attuale che<br />
mai), personalmente ritengo che il<br />
core del problema non sia rappresentato<br />
dal coacervo di norme e regolamenti<br />
che consentono a “furbetti del<br />
quartierino” di farla franca, ma da<br />
tutti coloro i quali concepiscono e/o<br />
usano la norma non per migliorare<br />
l’ordinamento di una Societas ma<br />
per creare percorsi e facilitazioni<br />
plasmando la societas (con la “S”<br />
decisamente minuscola), sulle loro<br />
personali esigenze.<br />
Ritengo che la rilettura dell’art.<br />
40 c.p.:<br />
Art. 40 Rapporto di causalità<br />
Nessuno può essere punito per<br />
un fatto preveduto dalla legge come<br />
reato, se l'evento dannoso o pericoloso,<br />
da cui dipende la esistenza del<br />
reato, non è conseguenza della sua<br />
azione od omissione.<br />
22<br />
Non impedire un evento, che si<br />
ha l'obbligo giuridico di impedire,<br />
equivale a cagionarlo.<br />
con gli occhi di chi “è” ma soprattutto<br />
di chi “ha” piena coscienza di<br />
essere parte integrante ed inscindibile<br />
della Societas in cui vive, avvertendo<br />
quindi se non l’obbligo “giuridico”<br />
quanto meno l’obbligo morale<br />
di impedire un reato.<br />
La pratica medica, in tanti anni<br />
mi ha insegnato che se non si garantisce<br />
a tutti il diritto ad un’assistenza<br />
essenziale il sistema implode e le<br />
fondamenta di un sistema che funziona<br />
sono proprio rappresentate dal<br />
senso di fiducia che ci augureremmo<br />
non basare sulla “speranza” ma sulla<br />
constatazione che questa fiducia è<br />
decisamente ben riposta.<br />
Discorso perfettamente sovrapponibile<br />
va fatto per la Pubblica<br />
Amministrazione, dove il menefreghismo,<br />
l’abuso ed il malcostume<br />
(per fortuna non praticato dai più),<br />
offusca l’immagine positiva superficializzandone<br />
le (evidenti) negatività.<br />
Non è un processo veloce né<br />
facile, ma, a mio parere, il percorso<br />
deve essere contraddistinto da pietre<br />
miliari che non possono essere dribblate:<br />
a) è imprescindibile che ognuno si<br />
senta parte integrante della<br />
Societas in cui vive ed in cui<br />
alleva i propri figli;<br />
b) sin dalla più tenera età, tutti i<br />
componenti della Societas devono<br />
essere formati al senso civico,<br />
elevando l’esercizio del diritto<br />
e relegando i comportamenti<br />
da “FURBETTI DEL QUAR-<br />
TIERINO” al ruolo più basso;<br />
c) in una società che corre, i media<br />
troppo spesso vanno a sostituire<br />
scuola e famiglia, dovrebbe<br />
invece evidenziarsi la negatività<br />
comportamentale per quello che<br />
“è” senza elevarla a “scorciatoia”<br />
atta a raggiungere, senza<br />
sacrifici, l’ambito traguardo dell’avere.<br />
“Le intenzioni, special-mente<br />
se buone, e i rimorsi, specialmente<br />
se giusti, ognuno, dentro<br />
di sé, può giocarseli come<br />
vuole, fino alla disintegrazione,<br />
alla follia”<br />
In buona sostanza ridare il giusto<br />
e meritato peso alla società dell’essere,<br />
sempre più compressa e<br />
schiacciata dalla società dell’avere<br />
(ancorchè ottenuto in maniera ben<br />
più che discutibile).<br />
Un nostro compianto conterraneo,<br />
Leonardo Sciascia, scriveva:<br />
Noi siamo quel che facciamo.<br />
Le intenzioni, special-mente se<br />
buone, e i rimorsi, specialmente se<br />
giusti, ognuno, dentro di sé, può giocarseli<br />
come vuole, fino alla disintegrazione,<br />
alla follia.<br />
Ma un fatto è un fatto: non ha<br />
contraddizioni, non ha ambiguità,<br />
non contiene il diverso e il contrario;<br />
concettualizzazione che ci riporta al<br />
titolo dell’articolo: FABER EST<br />
SUAE QUISQUE FORTUNAE<br />
(ciascuno è artefice della propria<br />
sorte), e che ci carica appieno tutti i<br />
meriti ma anche tutti i demeriti della<br />
Societas in cui viviamo e di cui,<br />
forse troppo spesso, non ci sentiamo<br />
parte integrante, viva ed infungibile.<br />
<strong>Vito</strong> C.M. <strong>Milisenna</strong>
La nostra storia<br />
a cura di Franca Carapezza<br />
La storia dell’avvocatura nissena accanto ai grandi<br />
penalisti annovera anche illustri e prestigiosi civilisti.<br />
Appare evidente come sia doveroso richiamare alcuni dei<br />
più noti civilisti del passato oltre a quelli già citati, i cui<br />
nomi restano nella memoria di una città che si pregia di<br />
avere avuto figli che hanno dato lustro e dignità alla figura<br />
dell’avvocato e all’avvocatura in generale.<br />
Il civilista coltiva maggiormente l’arte “dello scrivere giuridico”<br />
e del “tecnicismo giuridico”, affrontando frequentemente<br />
questioni difficili e complicate. Sebbene la sua<br />
figura non appare pubblicamente come quella del penalista<br />
il suo contributo richiede grande impegno e conoscenza del<br />
diritto sostanziale e processuale, costante aggiornamento.<br />
Tra gli altri insigni avvocati civilisti oltre a quelli già menzionati, ricordiamo:<br />
L’avv. Carlo Ingrascì – democratico, convinto anticlericale, ammiratore di<br />
Mazzini e Garibaldi, i cui ritratti facevano bella mostra nello studio professionale,<br />
ebbe una numerosa clientela alla quale dedicò tutto il suo impegno professionale. Il<br />
figlio Giovanni continuò con pari dignità ed impegno la professione del padre.<br />
L’avv. Salvatore Le Moli – seguì i nobili insegnamenti del padre anch’egli<br />
avvocato.<br />
Apprezzato civilista del Foro nisseno, le sue comparse facevano scuola anche nel<br />
contesto dell’avvocatura siciliana, dove era rispettato per la conoscenza analitica e<br />
profonda delle questioni legali affrontate e dibattute. Aveva un carattere gioviale e<br />
simpatico, sempre disponibile verso i colleghi più giovani ai quali dispensava volentieri<br />
utili consigli.<br />
L’avv. Mauro Tumminelli – discendente del grande Tumminelli, rivestì più<br />
volte la carica di presidente del Consiglio dell’Ordine e quella di sindaco della città.<br />
Avvocato dotato di acume e genialità collaborò attivamente con numerosi e prestigiosi<br />
scritti giuridici alla rivista Rassegna Giuridica Nissena e al Foro Nisseno.<br />
L’avv. Salvatore Mastrosimone – moschettiere del diritto, i suoi atti pungenti<br />
toccavano le questioni più delicate e controverse con grande lucidità ed ingegno linguistico<br />
e giuridico.<br />
L’avv. Antonio Cammarata – gli studi in seminario segnarono profondamente<br />
il suo modo di essere avvocato, mantenendo nell’esercizio professionale un<br />
indiscusso rigore morale ed intellettuale retaggio dello spirito sacerdotale mai sopito<br />
malgrado la sua fede socialista.<br />
L’avv. Luigi Zoda – avvocato metodico e scrupoloso, non lasciava spazio<br />
all’avversario essendo un profondo conoscitore del diritto e cultore della procedura<br />
civile.<br />
L’avv. Giuseppe Russo – scrupoloso e diligente ebbe una vasta clientela nella<br />
provincia nissena. Avvocato particolarmente dotato, anche nel campo penale fu protagonista<br />
di importanti processi nei quali ebbe modo di manifestare il suo temperamento<br />
originale ed eclettico.<br />
23
24<br />
... nel cassetto ...<br />
Rubrica Amarcord di Filippo Siciliano<br />
RILEGGENDO L’APOLOGIA DI SOCRATE<br />
L’apologia è, dei miei livres de<br />
chevet, uno dei più amati e che più<br />
frequentemente riprendo per rileggerne<br />
alcune pagine. Da qualsiasi<br />
punto tuttavia io inizi la lettura, so<br />
già che non lo riporrò senza prima<br />
aver riletto il passo in cui Socrate,<br />
rivolgendosi all’assemblea dei concittadini-giudici<br />
così parla loro: “Se<br />
voi diceste a me così : O Socrate, noi<br />
non volgiamo ora dar retta ad Anito<br />
e ti lasciamo andare, a patto però che<br />
tu non perda più il tuo tempo in<br />
codeste ricerche , né più ti occupi di<br />
filosofia; e se sarai<br />
colto a far tuttavia<br />
di codeste cose ne<br />
morirai. Se dunque,<br />
come dicevo,<br />
voi a questi patti<br />
mi lasciate andare,<br />
sebbene, io vi<br />
risponderei così;<br />
O miei concittadini<br />
di Atene,<br />
io vi sono obbligato<br />
e vi amo, ma<br />
obbedirò piuttosto<br />
al Dio che a voi, e<br />
finchè io abbia<br />
respiro , e finchè<br />
io ne sia capace,<br />
non cesserò mai di<br />
filosofare e di<br />
esortarvi e ammonirvi,<br />
chiunque io<br />
incontri di voi e<br />
sempre, e parlandogli<br />
al mio solido<br />
modo”.<br />
Dobbiamo<br />
credere che queste parole, tramandateci<br />
da Platone, siano state effettivamente<br />
pronunciate da Socrate poiché,<br />
a ben meditarle, esse si presentano<br />
a noi come la sintesi più compiuta<br />
e perfetta di quella sua esemplare<br />
parabola terrena in cui vita e<br />
morte sono una l’immagine speculare<br />
dell’altra.<br />
Una vita che egli consumò<br />
giorno per giorno con l’impegno<br />
costante di far aderire ogni suo atto<br />
ai due valori etici che furono dominanti<br />
nel suo pensiero: virtù e giusti-<br />
zia.<br />
Una tale coerenza non poteva<br />
non esigere che egli la facesse<br />
risplendere nel momento in cui<br />
dovette accettare di morire come<br />
effetto di una ingiusta condanna.<br />
Alternative alla morte sarebbero<br />
state l’esilio, la fuga, il ripudio del<br />
suo pensiero. Egli comprese che non<br />
aveva scelta.<br />
Sono più d’uno gli insegnamenti<br />
che sono venuti alle generazioni<br />
di ogni tempo e di ogni paese<br />
dalla sua dottrina e dal suo esempio,<br />
ma su tutti si eleva il messaggio che<br />
scaturisce da quelle parole indirizzate<br />
ai giudici che si accingevano a<br />
condannarlo. Un messaggio di libertà<br />
come insopprimibile e inalienabile<br />
diritto dell’uomo, coessenziale<br />
alla sua natura; di dignità come diritto<br />
al rispetto di chiunque sia esso<br />
singolo o comunità.<br />
“O miei concittadini di Atene,<br />
io vi sono obbligato e vi amo, ma<br />
obbedirò piuttosto al Dio che a voi”:<br />
il Dio era la voce che “dentro gli dettava”<br />
ossia il richiamo ineludibile<br />
della coscienza.<br />
Ritornano alla memoria le<br />
parole di Antigone che rivendica<br />
dinnanzi al re Creonte, la legittimità<br />
morale della sua trasgressione, affermando<br />
la superiorità della legge<br />
della coscienza sulla legge scritta.<br />
Il sentiero tracciato da Sofocle<br />
sarà percorso da Socrate e, dopo di<br />
lui, dai martiri cristiani, da Jan Uus e<br />
da Tommaso Moro, da quanti hanno<br />
scelto la via del martirio preferendola<br />
alla diserzione della fede, al tradi-
mento delle proprie convinzioni.<br />
Fino a Jan Palack e a padre<br />
Popielusko .<br />
Il dissidio tra la violenza del<br />
potere e la libertà del singolo ha la<br />
sua radice nella stessa organizzazione<br />
degli uomini in società e, paradossalmente,<br />
tanto più il potere è<br />
dispotico e crudele quanto più è convinto<br />
della legittimità della sua investitura,<br />
sia essa politica, morale o<br />
religiosa.<br />
Testimone di codesta amara<br />
verità è il nostro novecento che lo<br />
storico Karl Dietrich Bracher ha<br />
definito il secolo delle ideologie.<br />
Ideologie non più idee, ad indicare<br />
un processo di corruzione e di calcificazione<br />
in cui più non scorre il plasma<br />
germinale della dialettica dei<br />
contrari. Una società la nostra, e più<br />
ancora quella del futuro, all’interno<br />
della quale il moloch di un potere<br />
centralizzato divora gli spazi di<br />
libertà del singolo, spazi destinati a<br />
sempre più restringersi fino a vedersi<br />
minacciati anche nella dimensione<br />
intima dell’interiorità, se dobbiamo<br />
credere alla premonizione , non poi<br />
tanto allegorica, di George Orwell.<br />
Si suole far datare la comparsa<br />
delle ideologie, quanto alla matrice<br />
filosofica che le ha generate, alla<br />
suddivisione della scuola hegheliana<br />
in una destra e in una sinistra. Due<br />
vie che, per li rami, porteranno alle<br />
storicizzazioni totalitarie di Hitler e<br />
di Stalin . Ma io penso che il primo<br />
seme delle dittature ideologizzate di<br />
destra e di sinistra a noi contemporanee<br />
sia da rintracciare , come in un<br />
ermafrodito filosofico, nel contratto<br />
sociale di Rousseau, precisamente là<br />
dove viene elaborata la teoria della<br />
volontà generale.<br />
Il primo colpo di scure alle<br />
libertà individuali del cittadino<br />
viene inferto da codesto concetto di<br />
volontà generale che, nel mito della<br />
sua infallibilità , risucchia irrimediabilmente<br />
l’individuo-persona. Il<br />
lungo processo di usurpazione dei<br />
diritti naturali della persona umana,<br />
avviata ad essere trasformata in<br />
uomo-massa , aveva così inizio ante<br />
litteram trent’anni prima che essi<br />
venissero proclamati dalla rivoluzione<br />
francese.<br />
Si comprende da qui come e<br />
perché i diritti civili per il cittadino<br />
dell’età contemporanea siano<br />
nati…..handicappati.<br />
La grande lezione di Socrate<br />
che arriva a noi, uomini del XXI<br />
secolo, è della inseparabilità di libertà<br />
e dignità che, l’una non può fare a<br />
meno dell’altra e l’uomo ha da essere<br />
ricco di dignità per non ritrovarsi<br />
povero di libertà.<br />
Dignità vuol dire essere<br />
coerenti con le proprie idee, non permettere<br />
che vengano atomizzate<br />
nelle ideologie, vuol dire impedire<br />
che la libidine del successo o il<br />
demone della vanità o l’ignavia del<br />
quieto vivere uccidano codesta vita-<br />
“La grande lezione di Socrate<br />
che arriva a noi, uomini del<br />
XXI secolo, è della inseparabilità<br />
di libertà e dignità che,<br />
l’una non può fare a meno dell’altra<br />
e l’uomo ha da essere<br />
ricco di dignità per non ritrovarsi<br />
povero di libertà”<br />
le coerenza; vuol dire credere, contro<br />
tutte le follie moderne della<br />
massa e del numero, che la priorità<br />
biologica dell’individuo sul gruppo<br />
è garante del primato della persona<br />
sulla collettività.<br />
Usque ad finem.<br />
O Socrate, maestro ed amico,<br />
l’umanità intera ti è debitrice del tuo<br />
messaggio, ti è grata della tua santa<br />
morte.<br />
25
La mediazione familiare rappresenta<br />
una risorsa per la famiglia<br />
in crisi.<br />
Si tratta di un percorso che si<br />
pone come obiettivo la risoluzione<br />
dei conflitti legati all’organizzazione<br />
delle relazioni familiari.<br />
La mediazione mira a ristabilire<br />
la comunicazione tra le parti al fine<br />
di prevenire gli effetti negativi della<br />
separazione. Offre ai coniugi uno<br />
spazio in cui poter essere ascoltati e<br />
discutere tutti gli argomenti oggetto<br />
di lite: affidamento dei figli, visite,<br />
mantenimento, vacanze, assegnazione<br />
della casa familiare, divisione dei<br />
beni, rapporti con le famiglie d’origine.<br />
Assicura riservatezza e consente<br />
di non rendere pubblico il vissuto<br />
privato della coppia.<br />
La<br />
sua importanza è sottolineata dai<br />
moderni ordinamenti legislativi e<br />
giudiziari di tutti i Paesi, oltre che da<br />
organismi internazionali come<br />
L’ONU, l’Unicef e l’Unione<br />
Europea.<br />
Di certo si può affermare che<br />
nel nostro Paese questa professione<br />
26<br />
LA MEDIAZIONE FAMILIARE:<br />
I DUBBI CHE NE VANIFICANO L’APPLICAZIONE<br />
“La mediazione familiare<br />
rappresenta una risorsa per<br />
la famiglia in crisi che mira a<br />
ristabilire la comunicazione<br />
tra le parti al fine di prevenire<br />
gli effetti negativi della<br />
separazione”<br />
I PARTE<br />
sia poco conosciuta e consolidata.<br />
Risulta preoccupante lo scetticismo<br />
diffuso tra i professionisti – avvocati,<br />
magistrati, psicologi, insegnanti –<br />
che vengono a contatto con i possibili<br />
utenti del mediatore.<br />
Conoscere il ruolo concreto<br />
svolto dal mediatore nei casi di conflitto<br />
è certamente indispensabile al<br />
fine di dipanare la matassa d’informazioni<br />
inesatte che vanno a sminuire<br />
il valore della sua attività -<br />
ingabbiandola semplicisticamente<br />
nell’ambito delle attività di sostegno<br />
psicologico o di tutela dei diritti -.<br />
I RUOLI DELL’AVVOCATO, DEL<br />
MEDIATORE E DELLO PSICOLO-<br />
GO: SPECIFICITÀ<br />
Si tratta di tre settori specifici e<br />
con confini ben delineati:diversi<br />
sono il contesto, le procedure, gli<br />
scopi, le tecniche, il risultato.<br />
a) Ci si rivolge all’avvocato per<br />
ottenere giustizia e regole da<br />
rispettare nei rapporti tra coniugi<br />
e con i figli. Il contesto è pubblico<br />
(Tribunale) e l’attività<br />
consiste nel consigliare e difendere<br />
una sola delle parti.<br />
L’avvocato applica le norme di<br />
legge ed, al fine di ottenere una<br />
sentenza favorevole, adotta le<br />
tecniche della difesa, dell’accusa,<br />
della valutazione dei fatti.<br />
b) Lo psicologo opera in un contesto<br />
privato e il suo scopo è quello<br />
di curare ed offrire un aiuto,<br />
un sostegno.<br />
È attento ai bisogni delle persone<br />
ed alle emozioni, interviene<br />
di Concetta Ferrara<br />
nella cura delle relazioni con se<br />
stessi e con gli altri.<br />
Il suo scopo non è quello di<br />
ottenere una sentenza o degli<br />
accordi, ma arrivare ad una<br />
valutazione soggettiva del<br />
cliente. Lavora, in un contesto<br />
privato, sulla situazione presente<br />
e sul passato.<br />
c) Il mediatore è un professionista<br />
che deve aver acquisito competenze<br />
teorico-pratiche nel<br />
campo psicologico, giuridico,<br />
della comunicazione e negoziazione<br />
e delle tecniche di abbassamento<br />
della conflittualità.<br />
Egli tratta la crisi di coppia con<br />
imparzialità e fa emergere gli<br />
aspetti emotivi, i bisogni, gli<br />
interessi, le aspettative e le<br />
preoccupazione di entrambi i<br />
coniugi e dei figli, ma senza<br />
andare alla ricerca di colpe.<br />
Opera in un contesto privato<br />
ma, a differenza dello psicologo,<br />
si occupa anche degli aspetti<br />
economici e patrimoniali<br />
della vicenda.<br />
Lavora sulla situazione presente<br />
e sul futuro con lo scopo di pervenire<br />
ad un accordo soddisfacente,<br />
che tenga conto anche<br />
degli interessi dei figli.<br />
LA MEDIAZIONE FAMILIARE IN<br />
RAPPORTO AL TENTATIVO DI<br />
CONCILIAZIONE ESPERITO DAL<br />
PRESIDENTE DEL TRIBUNALE<br />
Se nelle cause di separazione<br />
l’intervento del Presidente è di<br />
straordinaria importanza e rappresenta<br />
un passo obbligato per accerta
e la volontà delle parti di portare<br />
avanti l’iter legale, in realtà, il tempo<br />
che si può dedicare ai coniugi in<br />
sede di udienza è esiguo.<br />
“Tutte le famiglie felici si assomigliano,<br />
ogni famiglia infelice è<br />
disgraziata a modo suo” scriveva L.<br />
Tolstoj nel romanzo “Anna<br />
Karenina”.<br />
Ogni storia familiare è a modo<br />
suo originale e complessa.<br />
Affrontare tutti gli argomenti oggetto<br />
di lite ed indagare a fondo sui<br />
motivi che hanno portato i coniugi a<br />
separarsi richiede tempo.<br />
Il percorso della mediazione<br />
offre ai coniugi la possibilità di<br />
incontrarsi e discutere nell’arco di<br />
6/8 sedute della durata di circa un’ora<br />
ciascuna, in cui avviare un dialogo<br />
costruttivo e sgombro da spinte<br />
egoistiche.<br />
Il mediatore può intervenire sia<br />
in una fase preliminare rispetto<br />
all’intervento del magistrato, sia<br />
durante l’iter giudiziario (che va<br />
sospeso per un certo tempo). Il suo<br />
ruolo non si pone in antitesi rispetto<br />
al quello del Presidente del<br />
Tribunale, anzi rappresenta un’attività<br />
di supporto.<br />
Spesso sono gli stessi Giudici,<br />
nei casi in cui si chiede l’affidamento<br />
condiviso dei figli, a consigliare la<br />
mediazione alle parti, collocando la<br />
figura del mediatore tra gli ausiliari<br />
atipici del giudice ex art. 68 c.p.c.<br />
Tutto ciò in linea con il dettato<br />
di alcuni Trattati internazionali e con<br />
le più recenti leggi in materia di tutela<br />
dei minori.<br />
IL MEDIATORE NON SOSTITUI-<br />
SCE IL RUOLO SVOLTO DALL’AV-<br />
VOCATO<br />
I ruoli dei due professionisti nei<br />
casi di crisi di coppia sono diversi e<br />
possono coesistere.<br />
In mediazione non si reclamano<br />
diritti o attribuiscono doveri ma si<br />
individuano bisogni e aspettative. Si<br />
indaga su cosa i coniugi sono disposti<br />
a fare e a cosa ritengono di poter<br />
rinunziare per ottenere un<br />
certo risultato.<br />
Gli avvocati che svolgono<br />
la professione secondo<br />
i principi deontologici ed<br />
hanno a cuore il destino dei<br />
loro clienti troveranno preziosa<br />
la collaborazione del<br />
mediatore. Si tratta di coloro<br />
che non si attaccano alle<br />
lungaggini processuali al<br />
fine di destabilizzare psicologicamente<br />
la controparte<br />
e che vedono nel percorso<br />
di mediazione un elemento<br />
che agevola il proprio lavoro<br />
- considerato che gli<br />
aspetti relazionali, l’ansia,<br />
la rabbia, la delusione, i racconti<br />
del passato, le ferite, i<br />
drammi vissuti dalla coppia verranno<br />
riversati sul mediatore -.<br />
Si consideri, peraltro, che non<br />
tutte le coppie che si rivolgono<br />
all’avvocato intendono realmente<br />
portare avanti un progetto separativo.<br />
Spesso intervengono forti sensi<br />
di colpa che fanno tornare i coniugi<br />
sui loro passi.<br />
A volte, andare dall’avvocato<br />
funge da minaccia rivolta all’altro<br />
coniuge per richiamare l’ attenzione<br />
sui propri doveri, per farlo desistere<br />
dall’adulterio o dal perpetrare violenze<br />
domestiche. Questi casi – che<br />
sono oltre il 50%- rappresentano per<br />
l’avvocato solo una perdita di tempo<br />
ed energie.<br />
In America, dove la mediazione<br />
si esercita con successo da decenni,<br />
avvocati e mediatori riescono a collaborare<br />
senza farsi la guerra e,<br />
come spesso avviene, il mediatore<br />
presta la propria opera all’interno<br />
degli studi legali ( rappresenta un<br />
valore aggiunto rispetto all’attività<br />
forense).<br />
Infine, la mediazione si rivolge<br />
anche alle coppie di fatto, che non<br />
devono affrontare l’iter del divorzio<br />
per lasciarsi, ed alle coppie che desiderano<br />
solamente trattare determinate<br />
questioni controverse, senza voler<br />
addivenire alla separazione (acquisti<br />
di immobili, trasferimenti in altre<br />
città, scelte riguardo ai figli).<br />
IL MEDIATORE<br />
NON È UN PACIFICATORE<br />
Il mediatore aiuta i coniugi a<br />
vivere la separazione come “la fine<br />
di un mondo” e non come “la fine<br />
del mondo”.<br />
La mediazione non si pone<br />
come “scopo ultimo” quello di rappacificare<br />
le parti che configgono,<br />
né quello di evitare l’evento separativo.<br />
Quando la vita di coppia è divenuta<br />
intollerabile e quando si verificano<br />
casi di adulterio o di violenze<br />
domestiche, la scelta di rompere il<br />
vincolo coniugale risulta inevitabile.<br />
Non è escluso che una rappacificazione<br />
avvenga a seguito degli<br />
incontri di mediazione, ma per il<br />
solo fatto che si discute da persone<br />
civili e si chiariscono le reciproche<br />
posizioni.<br />
Questo può avvenire solo nei<br />
casi in cui vi siano delle particolari<br />
condizioni e la disponibilità di<br />
entrambi i coniugi ( non basterebbe<br />
la mera speranza di uno solo di essi,<br />
magari determinata dal non aver elaborato<br />
la separazione).<br />
(segue al prossimo numero)<br />
27
Il diritto alla riservatezza è<br />
protetto da norma costituzionale che<br />
lo dovrebbe riparare, tranne i casi<br />
esplicitamente previsti dalla legge<br />
ordinaria, dalle quotidiane invasioni<br />
barbariche (che i nuovi strumenti tecnologici<br />
avanzati consentono) di<br />
orecchi e occhi indiscreti che infestano<br />
il nostro pianeta.<br />
Tali invadenze, spesso devastanti,<br />
che portano in piazza la nostra<br />
immagine nuda e indifesa, quasi sempre<br />
trovano la loro ratio in un decreto<br />
autorizzativo generato dalla ricerca<br />
di elementi che provino un’ipotesi di<br />
reato.<br />
E fin qui la società civile ben<br />
può tollerare il sacrificio di un fondamentale<br />
diritto per difenderne un<br />
altro, anch’esso fondamentale, di<br />
tutela della collettività.<br />
Ma il problema è il “quasi”. E<br />
su questo piano, infatti, assistiamo<br />
qualche volta ad un vero e proprio<br />
28<br />
INVADENZA<br />
AD ALTO COSTO<br />
sbilanciamento che sacrifica più del<br />
necessario sull’altare dei sacrosanti<br />
diritti il nostro intimo.<br />
Ci si scopre nudi due volte: la<br />
prima volta di fronte a pochi intimi, il<br />
di Giuseppe Dacquì<br />
“Sono affidati a me la vita, l’onore, la libertà, gli averi di gente innumerevole che m’assedia<br />
dalla mattina alla sera per avere la mia opera, il mio consiglio, la mia assistenza;<br />
d’altri doveri altissimi sono gravato, pubblici e privati: ho moglie e figli, che spesso<br />
non sanno essere come dovrebbero, e che perciò hanno bisogno d’esser tenuti a freno<br />
di continuo dalla mia autorità severa, dall’esempio costante della mia obbedienza<br />
inflessibile e inappuntabile a tutti i miei obblighi, uno piú serio dell’altro, di marito, di<br />
padre, di cittadino, di professore di diritto, d’avvocato. Guai, dunque, se il mio segreto<br />
si scoprisse!”<br />
Sono le riflessioni di un Avvocato di successo e richiestissimo che in crisi d’identità si<br />
riconosce come “altro da sé”. Ha timore che se il suo “segreto” venisse scoperto<br />
potrebbe essere trascinato in un ospizio di matti.<br />
Dovevo essere sicuro (e la<br />
sicurezza mi parve di poterla<br />
avere solamente con lei) che<br />
questo mio atto non fosse scoperto.<br />
Giacché, se scoperto, il<br />
danno che ne verrebbe, e non<br />
soltanto a me, sarebbe incalcolabile.<br />
Sarei un uomo finito.<br />
Forse m’acchiapperebbero,<br />
mi legherebbero e mi trascinerebbero,<br />
atterriti, in un ospizio<br />
di matti.<br />
(da Novelle per un anno – La<br />
carriola – di Luigi<br />
Pirandello)<br />
poliziotto che ascolta, il P.M., il<br />
Giudice, gli Avvocati; una seconda<br />
volta di fronte al mondo quando i<br />
salotti televisivi (oltre la carta stampata),<br />
utilizzando addirittura bravi<br />
attori, fanno conoscere al vicino di<br />
casa, al parente, all’amico, al frequentatore<br />
di bar, i vizi segreti, le<br />
manie, le paranoie, le debolezze.<br />
L’uomo pubblico che godeva<br />
fino a quel momento di una certa<br />
stima ed autorevolezza viene sputtanato<br />
da fatti e circostanze privati che<br />
nulla hanno a che fare con l’ipotesi<br />
delittuosa. E ciò senza che abbia inteso<br />
in alcun modo partecipare al<br />
Grande Fratello o all’Isola dei<br />
Famosi.<br />
Ma la questione è anche<br />
un’altra. Tutto questo gossip quanto<br />
ci costa?<br />
Prego, tapparsi gli orecchi!..<br />
milioni di euro!
LA CORRUZIONE AMBIENTALE<br />
Nozione e differenze con la concussione ambientale<br />
La corruzione ambientale è una<br />
formula adoperata per indicare<br />
descrittivamente un normale fenomeno<br />
di corruzione in cui, quale elemento<br />
peculiare, si inserisce un condizionamento<br />
ambientale, caratteristico<br />
della c.d. concussione ambientale,<br />
differenziandosi da quest’ultima<br />
in base ai noti criteri elaborati da<br />
dottrina e giurisprudenza.<br />
Essa in Italia non è tecnicamente<br />
“un reato” in quanto non è previsto<br />
come tale dalla legge, tuttavia la<br />
maggioranza della dottrina attende<br />
con ansia e trepidazione che il legislatore<br />
compia questo passo, stroncando<br />
un fenomeno che, secondo gli<br />
studi di criminologia, raggiunge,<br />
soprattutto nel nostro paese, dimensioni<br />
dilaganti. La corruzione<br />
ambientale è un fenomeno riprovevole<br />
e difficile da perseguire. Questa<br />
fattispecie si verifica quando un soggetto,<br />
in principio non corrotto, entra<br />
a far parte di un sistema adattandosi<br />
da una corruzione già ben presente e<br />
radicata. Tale soggetto accetta di<br />
divenire parte di un sistema in cui è<br />
solitamente già fissato un prezzo (o<br />
tariffa) di corruzione e dove sono già<br />
presenti dei corruttori e dei corrotti.<br />
Il nuovo soggetto è indotto ad entrare<br />
nel sistema per diverse ragioni,<br />
soprattutto di tipo economico, esempi<br />
classici sono: quello dell'industriale<br />
che per vincere una gara d'appalto<br />
dovrà pagare un prezzo ai funzionari<br />
pubblici corrotti per ritagliarsi<br />
una fetta di mercato da cui sarebbe<br />
senz’altro escluso in caso di mancato<br />
pagamento, oppure quello di un<br />
pubblico ufficiale neoassunto che si<br />
adegua ad una prassi corruttiva già<br />
radicata nel nuovo ufficio.<br />
Problematici si pongono i rapporti<br />
con la concussione ambientale:<br />
in particolare la giurisprudenza -<br />
Cass. 13395/98- individua l’elemento<br />
caratterizzante la concussione<br />
ambientale nel riferimento, operato<br />
da entrambe le parti, con piena reci-<br />
proca consapevolezza, ad una sorta<br />
di convenzione tacitamente riconosciuta,<br />
che ne condiziona la condotta.<br />
Per questa via la giurisprudenza<br />
giunge ad individuare il discrimen<br />
rispetto alla corruzione, in un sistema<br />
di illegalità diffusa, affermando<br />
che le condotte in esame sono piuttosto<br />
qualificabili come corruzione<br />
quando il ‘turbamento’ (o stato di<br />
soggezione) del privato non può in<br />
alcun modo farsi risalire ad una condotta<br />
quanto meno induttiva del pubblico<br />
funzionario.<br />
di Manuela Matta<br />
Alla stregua di tali argomentazioni,<br />
la Corte d’Appello di Venezia<br />
466/96 ha ravvisato concussione<br />
ambientale e non corruzione nell’ipotesi<br />
in cui il privato, per ottenere<br />
l’assegnazione di spazi espositivi<br />
(c.d. stands) in una fiera, paga danaro<br />
all’incaricato di pubblica sicurezza<br />
nella convinzione della ineluttabilità<br />
del pagamento per una diffusa<br />
prassi illegale.<br />
Il comportamento induttivo del<br />
pubblico agente viene ravvisato<br />
nella condotta dell’incaricato di p.s.<br />
responsabile di tali assegnazioni<br />
che, pubblicizzando la sua intenzione<br />
di assegnare i posti in fiera alle<br />
sole ditte che avessero pagato, ingeneri<br />
nei soggetti passivi un turbamento,<br />
idoneo a persuaderli all’esborso<br />
di danaro.<br />
La Corte di merito precisa al<br />
riguardo il corretto uso che deve<br />
farsi dei criteri, individuativi della<br />
corruzione o concussione, del ‘certat<br />
de lucro captando’ e ‘certat de<br />
damno vitando’, che nella specie<br />
potrebbero indurre a ravvisare un<br />
indebito vantaggio lucrato dal privato<br />
nell’assegnazione dei posti in<br />
fiera, con conseguente qualificazione<br />
della fattispecie in termini di corruzione.<br />
Per potersi, infatti, avere<br />
corruzione, il lucrum captandum<br />
deve discendere in via diretta ed<br />
immediata dal favore offerto dal p.u.<br />
o a lui richiesto; si ha, invece, concussione<br />
quando detto lucro sia soltanto<br />
la necessaria conseguenza<br />
della eliminazione di un damnum<br />
iniustum.<br />
29
“Si sostiene che le ipotesi definite<br />
di ‘concussione ambientale’<br />
o di ‘estorsione ambientale’<br />
non sono che autentiche<br />
ipotesi di corruzione”<br />
Così, nel caso in esame, il vantaggio<br />
diretto del privato non è quello di<br />
scavalcare gli altri, ma quello di non<br />
essere pregiudicato rispetto ai suoi<br />
concorrenti, di evitare il danno che<br />
gli deriva dalla lesione del suo diritto<br />
ad una competizione alla pari.<br />
Nella giurisprudenza di merito,<br />
poi, valorizzando la contiguità esistente<br />
tra estorsione e concussione,<br />
essendo in entrambe il nucleo di disvalore<br />
ancorato alla coazione psichica<br />
relativa, la formula del condizionamento<br />
ambientale è stata esportata<br />
al di fuori del particolare ambito<br />
dei delitti contro la P.A. nel quale era<br />
originariamente maturata, fino a<br />
configurare una ‘estorsione ambientale’.<br />
Precisamente, il Tribunale di<br />
Vercelli 2/2/95 ha ritenuto che la<br />
semplice richiesta avente ad oggetto<br />
l’erogazione di contributi per la<br />
costruzione dell’erigenda sede locale<br />
di un partito, formulata da un politico<br />
nei confronti di un imprenditore<br />
precedentemente agevolato nel conseguimento<br />
di incarichi professionali<br />
pubblici, integra gli estremi della<br />
minaccia ex art. 629 c.p.. Si ritiene,<br />
cioè, che l’estorsione sia collegata al<br />
contesto ambientale, culturale e<br />
politico in cui viene subdolamente<br />
operata..<br />
Si sostiene, allora, che le ipotesi<br />
definite di ‘concussione ambientale’<br />
o di ‘estorsione ambientale’ non<br />
sono che autentiche ipotesi di corruzione:<br />
nell’atteggiamento del p.u.<br />
che, avendo solo latamente costretto<br />
o indotto il privato a versare una<br />
somma di danaro, ne accetta l’offerta<br />
o la promessa, è ravvisabile quella<br />
adesione al pactum sceleris propria<br />
della corruzione.<br />
30<br />
In questi casi potrebbe parlarsi<br />
di ‘corruzione ambientale’, ma solo<br />
per indicare descrittivamente un<br />
normale fenomeno di corruzione in<br />
cui, quale elemento peculiare, si<br />
inserisce un condizionamento<br />
ambientale, nel senso che è quest’ultimo<br />
-sia pure attraverso la tacita<br />
conferma proveniente dal pubblico<br />
agente - ad indurre il privato ad<br />
assumere quella illecita iniziativa al<br />
mercimonio delle pubbliche funzioni,<br />
che gli conferisce la veste di ‘corruttore’.<br />
L’esistenza di interferenze<br />
esterne nulla toglierebbe alla sussunzione<br />
dell’ipotesi in questione<br />
nel dettato dell’art. 319 c.p., potendo<br />
semmai essere oggetto di valutazione<br />
giudiziale in sede di commisurazione<br />
della pena ex art. 133 c.p., ai<br />
fini di un trattamento più favorevole<br />
(sotto il profilo della colpevolezza)<br />
per il privato corruttore.<br />
Del resto, che il condizionamento<br />
ambientale non possa escludere<br />
(ma eventualmente solo attenuare)<br />
la penale responsabilità del<br />
privato a titolo di corruzione,<br />
potrebbe desumersi, ove sia consentito,<br />
da un parallelismo (che sovente<br />
la stessa giurisprudenza opera in<br />
tema di corruzione) con il diritto<br />
civile, ove si consideri che neppure<br />
il contratto privatistico è annullabile<br />
per il timore reverenziale di uno dei<br />
contraenti (art. 1437 c.c.).<br />
Il discorso non dovrebbe mutare<br />
ove il condizionamento dell’ambiente<br />
circostante abbia operato sul<br />
p.u. o incaricato di p.s., spingendolo<br />
ad accettare le sollecitazioni del corruttore.<br />
Anche qui si verserebbe in una<br />
ipotesi di corruzione, sia pure con la<br />
particolare aggettivazione ‘ambientale’.<br />
Tuttavia, in tal caso, la valutazione<br />
giudiziale ex art. 133 c.p. non<br />
potrebbe operare allo stesso modo<br />
che per il privato corruttore, posto<br />
che potrebbe essere ritenuta una<br />
aggravante la circostanza di aver<br />
ceduto al condizionamento ambientale,<br />
imponendo la veste pubblica, al<br />
p.u., un maggior autocontrollo<br />
rispetto ad interferenze condizionanti<br />
esterne.<br />
Concludendo, la prevalente dottrina<br />
(Fiandaca e Musco) ritiene che<br />
le leggi di riforma sui reati contro la<br />
PA sinora emanate (l 86/1990 e L.<br />
234/1997 e la recente 300/2000) non<br />
siano state sufficienti a combattere<br />
la corruzione “sistemica” e in una<br />
prospettiva de jure condendo, propone<br />
un ulteriore intervento del legislatore<br />
volto a rendere più rigoroso il<br />
controllo penale: a) eliminando la<br />
tradizionale distinzione tra i due<br />
reati di concussione e corruzione, in<br />
modo da aggirare il problema del<br />
relativo accertamento probatorio e<br />
riformulare la corruzione come un<br />
unico reato di portata generalissima<br />
con inasprimento delle pene principali;<br />
b) per altro verso, allo scopo di<br />
creare varchi nel muro di omertà che<br />
normalmente cementa i soggetti del<br />
patto corruttivo, si propone di introdurre<br />
una “causa di non punibilità” a<br />
favore del soggetto che, prima di<br />
essere indagato spontaneamente<br />
“la Convenzione Europea sulla<br />
Corruzione fatta a Strasburgo il 4<br />
novembre 1999 impone a tutti gli<br />
Stati membri determinati obblighi<br />
di attuazione al fine di uniformare<br />
ed armonizzare le forme di tutela<br />
contro il fenomeno corruttivo”<br />
denunci il fatto; c) si propone, infine,<br />
un’ ulteriore riforma dell’abuso<br />
di ufficio al fine di distinguere ancora<br />
più nettamente l’abuso penalmente<br />
rilevante dalla semplice illegittimità<br />
o irregolarità amministrativa.<br />
Va infine citata la Convenzione<br />
Europea sulla Corruzione fatta a<br />
Strasburgo il 4 novembre 1999 che<br />
impone a tutti gli Stati membri,<br />
inclusa l’Italia, determinati obblighi<br />
di attuazione al fine di uniformare ed<br />
armonizzare le forme di tutela contro<br />
il fenomeno corruttivo, diffuso in<br />
tutta Europa.
Non si riesce a capire perché i<br />
cosiddetti laici o laicisti, i sinistri, i<br />
parrucconi (una volta i giudici portavano<br />
la toga e la parrucca) di certi<br />
tribunali perché si accaniscano contro<br />
il Crocefisso e la voce della<br />
Chiesa tutte le volte che non fa loro<br />
comodo. Non riesco a capire l'accanimento,<br />
gli atteggiamenti intolleranti<br />
nei confronti dei cattolici da<br />
parte dei comunisti<br />
(partiti che hanno la<br />
parola “comunista”<br />
nella loro ragione<br />
sociale), da parte dei<br />
laici radicali e da parte<br />
dei parrucconi. La<br />
Chiesa ha sempre avuto<br />
come preoccupazione<br />
primaria l'educazione e<br />
l'insegnamento dei<br />
dieci comandamenti e<br />
del Vangelo ai giovani.<br />
Anche Pio IX, il papa<br />
liberale, temeva di perdere<br />
la sovranità sul<br />
suo territorio non tanto<br />
per il potere in se, ma in quanto spazio<br />
indispensabile a garantire la<br />
libertà di insegnamento della religione<br />
cristiana essendo circondato da<br />
stati non certo democratici e garantisti<br />
della libertà come quelli attuali.<br />
Ed il suo timore era tutt'altro che<br />
infondato dati gli atteggiamenti non<br />
pacifici di certi liberali e degli esagitati<br />
mazziniani durante la<br />
Repubblica Romana.<br />
L'insegnamento del Vangelo e<br />
l'intervento della Chiesa in questioni<br />
di rilevanza etica perché viene<br />
osteggiato in una società libera e<br />
CROCE, CHIESA<br />
E PARRUCCONI<br />
democratica dove è assicurata a tutti<br />
le libertà fondamentale di espressione?<br />
I comunisti. I comunisti non<br />
dovevano e non dovrebbero temere<br />
la Croce e l'insegnamento del<br />
Vangelo perché questo non ha impedito,<br />
per la storia, che persone educate<br />
nella religione cattolica divenissero<br />
comunisti ed atei. Molti comunisti,<br />
e probabilmente i migliori,<br />
avevano ricevuto una educazione<br />
cattolica ed erano anche cresciuti nei<br />
Seminari. Francesco Crispi, allevato<br />
ed educato in seminario per diventare<br />
prete divenne avvocato, rivoluzionario,<br />
massone ed anticlericale.<br />
Quindi l'educazione cattolica<br />
non rende schiavo nessuno, anzi,<br />
come dimostrano gli esempi citati,<br />
lo rende libero nelle sue scelte come<br />
forse nessuna altra religione.<br />
L'educazione nella religione<br />
cattolica è un rischio che si assumono<br />
i genitori cristiani, rischio così<br />
bene evidenziato in un suo libro da<br />
di Paolo Emilio Comandini<br />
Don Giussani. Posto questo, non<br />
capisco perché i comunisti abbiano<br />
da lamentarsi della croce e di ciò che<br />
rappresenta. I cosiddetti Laici di<br />
professione, poi, cosa hanno da<br />
lamentarsi della Croce? Dovrebbero<br />
sapere che il primo che ha separato<br />
le cose dello Stato con quelle della<br />
Chiesa è stato proprio “quell'omino<br />
appeso alla croce”. Essi, negando la<br />
croce in nome di una<br />
presunta “libertà degli<br />
altri” fanno di fatto una<br />
violenza gratuita ai sentimenti<br />
di un intero<br />
popolo. A chi non<br />
crede, la croce non dice<br />
nulla, perché nulla sa<br />
del significato di essa, e<br />
pertanto non può sentirsi<br />
offeso. Ma veniamo<br />
ai “laici” o “laicisti”<br />
di oggi, difensori della<br />
laicità ed che si armano<br />
contro il “clericalismo<br />
nelle istituzioni”.<br />
Anche per loro vale il<br />
discorso fatto per i “comunisti”. Il<br />
loro eroismo fa sorridere pensando<br />
ai laici e liberali che rivendicando lo<br />
stato laico rischiavano anche la prigione,<br />
come nelle Romagne quando<br />
c'era il Papa Re. Le loro rivendicazioni<br />
erano giustificate dalla commistione<br />
del potere temporale con<br />
quello religioso esercitati in nome di<br />
una stessa persona in uno stato che<br />
non era né democratico né costituzionale<br />
come quello di oggi dove le<br />
(segue a pag. 33)<br />
31
Eva togata!<br />
“Gli avvocati non sono<br />
molto amati in genere”<br />
di Renata Accardi<br />
Da qualche giorno,su prezioso<br />
consiglio,ho scoperto un nuovo mito<br />
nella figura dell’Avv. Guerrieri,che<br />
molti credo riconosceranno nel protagonista<br />
di alcuni scritti di<br />
Carofiglio: tipico esempio di antieroe,<br />
che fa dimenticare i suoi vizi e<br />
difetti per trasformarsi in paladino<br />
dei deboli e baluardo di libertà…mi<br />
sono chiesta, per mera esercitazione<br />
elucubrativa,come mai un personaggio<br />
di avvocato venga, e con tanto<br />
successo, in tal modo delineato e da<br />
un magistrato, guarda caso, sia pure<br />
un po’ sui generis, quale il suo ideatore,<br />
e la risposta che mi sono data è<br />
che, in fondo, l’Avv. Guerrieri, nella<br />
descrizione che ne fa chi gli da<br />
corpo, anima, linguaggio ed operato<br />
attraverso il suo scritto, corrisponde,<br />
sia pure in una forma esasperata,qual<br />
è richiesta dall’espediente letterario<br />
di creare il “personaggio Guerrieri”,a<br />
quella che è la figura dell’avvocato<br />
nell’immaginario collettivo: un male<br />
necessario da disprezzare od osannare<br />
all’occorrenza!<br />
Le recenti notizie di avvocati<br />
che vengono massacrati a suon di<br />
spranga sotto al proprio studio,al termine<br />
di una lunga giornata sottratta<br />
alla propia vita per esser dedicata<br />
alla vita degli altri, di avvocati che<br />
vengono minacciati di morte per aver<br />
difeso il diritto alla propia integrità e<br />
dignità professionale, sono la cartina<br />
di tornasole nella quale trovano<br />
riscontro le preoccupazioni registrate,<br />
ormai da tempo, dagli avvocati,<br />
soli ed incompresi nello svolgimento<br />
del loro ministero, affannati dalle<br />
responsabilità assolutamente non<br />
condivisibili con alcuno, costretti a<br />
32<br />
far fronte al<br />
malanimo dei<br />
clienti insoddisfattidell’andamento<br />
della giustizia<br />
e a confrontarsi<br />
con il<br />
sospetto manifestato<br />
da magistrati<br />
e opinione<br />
pubblica, quasi a dover giustificare<br />
la scelta che pure tanto ci aveva inorgoglito<br />
quando abbiamo prestato<br />
giuramento. Allora credevamo, come<br />
ancora oggi, nonostante tutto, di<br />
svolgere un nobile ruolo, indispensabile<br />
per l’affermazione stessa del<br />
DIRITTO, della DEMOCRAZIA e<br />
(udite,udite!) della LIBERTA’!<br />
E forse all’avv. Guerrieri, eroe<br />
solitario e schivo di una dimensione<br />
che non subisce minacce, attentati e<br />
non espone la sua salute ad un accidente<br />
qualsiasi a causa dello stress,<br />
tutto questo può scivolare addosso,<br />
lasciando la sua spregiudicatezza al<br />
riparo da ogni conseguenza; ma a noi<br />
avvocati di questo tempo e di una<br />
realtà vieppiù caratteristica qual è<br />
quella della nostra terra,rimane<br />
addosso come una zavorra, che tarpa<br />
le ali tanto duramente conquistate<br />
(prima l’università,poi la pratica,poi<br />
l’esame e poi ancora tanta e tanta<br />
pratica e studio e pratica e… ), deludendo<br />
le nostre aspettative e mortificando<br />
il nostro ruolo…<br />
E così affolliamo le assemblee<br />
(oltre che i funerali) e ci perdiamo in<br />
attestati di stima, rivendichiamo a<br />
gran voce la mancanza di considerazione<br />
e garanzie, vituperiamo l’opinione<br />
pubblica additandola come<br />
ignorante e opportunista, strumentalizzata<br />
e classista, pronta a costituire,<br />
e giustamente, scorte civiche a<br />
scudo del magistrato minacciato, ma<br />
muta, tanto da apparire compiacente,rispetto<br />
alle minacce all’avvocato.<br />
Ma quando, fuori dal coro, torniamo<br />
in quei piccoli principati dei<br />
nostri studi, l’individualismo, che da<br />
sempre ci contraddistingue, riemerge,la<br />
voce si fa meno grido e più<br />
allusiva sufficienza e, mentre parliamo<br />
con clienti, che prima di venire<br />
da noi hanno fatto il giro di molti<br />
altri studi, e non per una più ponderata<br />
scelta sulla professionalità alla<br />
quale affidare il proprio destino processuale,<br />
ma su quella a più basso<br />
costo, possibilmente gratuito (patrocinio!),<br />
dimentichiamo di indicargli<br />
la necessità di rivolgersi preventivamente<br />
all’avvocato già nominato di<br />
fiducia e ancora incaricato, con il<br />
quale chiarire preliminarmente i<br />
reciproci obblighi e non evitiamo di<br />
dispensare critiche sull’operato altrui<br />
(che siano o meno fondate che<br />
importa!), dimentichi di interloquire<br />
per lo più con persone frustrate dalla<br />
convinzione di subire (sempre e<br />
comunque) un’ingiustizia, in cerca di<br />
speranze e al tempo stesso di un<br />
capro espiatorio sul quale inveire
con gli strumenti che più gli sono<br />
confacenti (dall’invettiva all’omicidio!)<br />
E allora dovremmo provare ad<br />
adottare nelle nostre coscienze, che<br />
rimangono tali anche nella solitudine<br />
dei nostri studi, un “codice d’onore”<br />
(del resto la traccia è già dettata e si<br />
chiama “codice deontologico”) che<br />
ci faccia innanzitutto sentire l’obbligo<br />
di essere all’altezza delle aspettative<br />
di professionalità e onestà intellettuale<br />
che la collettività nutre, ma<br />
anche delle esigenze di lealtà e correttezza<br />
che l’appartenere alla categoria<br />
degli avvocati, dalla quale non<br />
si esce così come dall’aula delle<br />
assemblee, postula sino al punto da<br />
(segue da pag. 31 - Croce chiesa e parrucconi)<br />
libertà individuali sono garantite a<br />
tutti dalla Costituzione. Ma anche<br />
allora i più ferventi ed accesi repubblicani<br />
mazziniani non contestavano<br />
la religione cattolica e neppure il<br />
crocefisso. Mi hanno raccontato, in<br />
famiglia, che un Comandini di<br />
Cesena, fervente mazziniano mangiapreti,<br />
la sera, si preoccupava sempre<br />
che la moglie recitasse il<br />
Rosario. Voglio dire che, allora, l'insegnamento<br />
religioso non era messo<br />
in discussione e non veniva neppure<br />
contestata la missione di chi questo<br />
insegnamento predicava.<br />
Ma veniamo ai Parrucconi. La<br />
Corte Europea di Giustizia ha condannato<br />
lo Stato italiano a pagare<br />
una somma di 5000,00 Euro per<br />
danni morali per avere disposto l'affissione<br />
dei crocefissi nelle aule scolastiche.<br />
Quindi lo Stato dovrebbe<br />
togliere tutti i crocefissi dalle aule<br />
scolastiche e da altri luoghi pubblici<br />
pena sanzione del risarcimento dei<br />
danni a chicchessia. Le reazioni<br />
indignate della gente a tale ingiusta<br />
ed assurda sentenza sono state fortei<br />
e decise come quelle del popolo<br />
bavarese quando la Corte Federale<br />
tedesca emanò una sentenza analoga.<br />
Me da parte mia vorrei concludere<br />
queste considerazioni che possono<br />
sembrare un po' sconclusionate.<br />
Vorrei fare la morale del discorso.<br />
Il concetto di morale è intimamente<br />
legato con l'ideale religioso,<br />
filosofico, spirituale. E' relativo al<br />
buon costume, all'onesto. E' il complesso<br />
di norme che fanno parte di<br />
una collettività che le ha assimilate e<br />
fatte proprie e generalmente da tutti<br />
condivise. Ma da dove derivano<br />
queste norme? Non si può negare<br />
che esse derivino, per i cristiani, dai<br />
Dieci comandamenti ricevuti da<br />
Mosè e dall'insegnamento del<br />
Vangelo fatto da quell'uomo crocefisso.<br />
Molti principi morali “naturali”<br />
li troviamo in molte religioni, ma<br />
la morale che deriva dalla tradizione<br />
“giudaica cristiana” dei popoli europei<br />
non corrrisponde a quella, per<br />
esempio, dei mussulmani. E così<br />
certi valori non corrispondono. La<br />
tolleranza ed il rispetto per le altre<br />
religioni non è caratteristica di altre<br />
religioni.<br />
Tornando all'argomento trattato,<br />
torno a dire che è incomprensibile<br />
la lotta portata avanti dai laicisti,<br />
diventare strumento di protezione<br />
reciproca.<br />
E soltanto allora, forti di un tale<br />
codice, che si svela nei comportamenti<br />
pubblici e privati, recupereremo<br />
quel senso di appartenenza che<br />
evita l’isolamento e potremo alzare<br />
la voce quando spiegheremo (perché<br />
oggi più di ieri appare opportuno<br />
farlo) alla collettività come la sua<br />
libertà e, quindi, il suo sviluppo trova<br />
nel ruolo dell’avvocato uno strumento<br />
di garanzia!<br />
“Quello che la sa lunga”<br />
Umberto Ranzatto<br />
da “I Rostri” anno III n. 7<br />
comunisti e parrucconi, contro un<br />
simbolo che sintetizza i valori morali<br />
di un popolo, valori che sono la<br />
essenza, la fonte della morale, della<br />
tolleranza, della libertà e delle virtù<br />
civili perché è alla moralità che si<br />
appellano tutti per criticare comportamenti<br />
che non rientrano nel campo<br />
del diritto statuale, ma vanno oltre.<br />
Tutti, da destra e da sinistra e<br />
dal centro parlano di morale. I laici o<br />
laicisti poi sono i primi a moraleggiare<br />
e nello stesso tempo i primi a<br />
volere neutralizzare chi la morale<br />
insegna come missione in nome<br />
della laicità e di indefiniti valori<br />
laici. Sismonde de Sismondi nella<br />
“Storia delle repubbliche italiane del<br />
medioevo” sosteneva che la morale<br />
cattolica aveva causato la decadenza<br />
politica dell'Italia. Il Manzoni con<br />
“Le osservazioni sulla morale cattolica”<br />
rispondeva e dimostrava che,<br />
sulla base dell'insegnamento evangelico,<br />
che la morale cristiana era<br />
l'origine di ogni scelta positiva<br />
anche nel campo politico e sociale.<br />
Forse sarebbe bene curare la<br />
ristampa di tale opera.<br />
Paolo Emilio Comandini<br />
Delegato Nazionale OUA<br />
33
RIFLESSI PENALISTICI<br />
DELLA “VISIONE PUEROCENTRICA”<br />
NELL’AMBITO<br />
DELL’AFFIDAMENTO CONDIVISO.<br />
Per la prima volta in Italia - non<br />
è dato rinvenire, infatti, precedenti<br />
editi nella giurisprudenza, sia di<br />
merito che di legittimità - è stata<br />
ammessa la costituzione di parte<br />
civile del figlio minore nei confronti<br />
della madre, imputata del reato di<br />
cui all’art. 388 del codice penale<br />
(elusione di un provvedimento del<br />
giudice concernente l’affidamento di<br />
un minore).<br />
All’imputata era stato contestato<br />
il delitto p. e p. dall’art. 388<br />
comma II cod. pen. per avere eluso<br />
l’esecuzione del provvedimento<br />
emesso dal Presidente del Tribunale<br />
di Nicosia, in sede di separazione di<br />
coniugi, riguardante l’affidamento<br />
del figlio minore, rifiutando con pretesti<br />
che questi potesse vedere il<br />
padre.<br />
In una occasione l’imputata,<br />
infatti, aveva impedito al padre di<br />
esercitare il cosiddetto diritto di visita<br />
o, più esattamente, aveva privato<br />
il piccolo della possibilità di vedere<br />
suo padre, comunicando a quest’ultimo<br />
falsamente che il minore era<br />
impossibilitato ad uscire di casa perché<br />
malato, mentre, in realtà, lo stesso,<br />
non risultava affetto da alcuna<br />
patologia che potesse impedirgli di<br />
uscire e stare col padre.<br />
Nei confronti della donna si<br />
sono costituiti parte civile:<br />
34<br />
l non solo il marito-padre del minore,<br />
titolare del cosiddetto diritto di visita;<br />
l ma anche il minore.<br />
Chi scrive, come legale del<br />
padre separato, ha chiesto ed ottenuto<br />
di costituirsi parte civile per<br />
entrambi: sia per il genitore in proprio,<br />
sia per il minore stesso.<br />
Il Tribunale ha ritenuto la legit-<br />
timazione ed ha ammesso la costituzione<br />
del figlio minore, affermando,<br />
quindi, il principio di diritto che<br />
per il mancato rispetto dei provvedimenti<br />
in materia di affidamento e di<br />
diritto di visita, il genitore danneggiato<br />
può costituirsi sia in proprio,<br />
sia in nome e per conto del figlio<br />
minore (peraltro senza bisogno di<br />
autorizzazione del giudice tutelare).<br />
di Salvatore Timpanao<br />
AMMESSA PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA LA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE DEL<br />
FIGLIO MINORE NEI CONFRONTI DELLA MADRE IMPUTATA DEL REATO DI MANCATA<br />
ESECUZIONE DOLOSA DI UN PROVVEDIMENTO DEL GIUDICE<br />
Le argomentazioni poste a fondamento<br />
della innovativa costituzione<br />
di parte civile del figlio minore -<br />
di cui si ripete non si rinvengono<br />
precedenti editi - sono, in sintesi, le<br />
seguenti:<br />
In primo luogo occorre evidenziare<br />
che il minore è, ad un tempo,<br />
persona offesa-soggetto passivo del<br />
reato (cioè vittima) e danneggiato<br />
civile (persona danneggiata civilmente)<br />
dal delitto di mancata esecuzione<br />
dolosa di un provvedimento<br />
del giudice previsto e punito dall’articolo<br />
388 comma II° del codice<br />
penale.<br />
Il reato contestato ha natura<br />
plurioffensiva e lede, ad un tempo:<br />
l il bene giuridico dell’autorità della<br />
decisione giudiziaria (provvedimento<br />
concernente l’affidamento di<br />
minori) oggetto dell’elusione ed<br />
l il diritto del figlio minore in quanto:<br />
titolare della posizione giuridica<br />
tutelata dalla decisione stessa e del<br />
diritto a mantenere con il proprio<br />
genitore un rapporto equilibrato e<br />
continuativo attraverso la modalità,<br />
precipuamente nell’interesse proprio,<br />
del cosiddetto “diritto di visita”<br />
da parte genitore non collocatario.<br />
Nella fattispecie vi è, pertanto,<br />
coincidenza tra la persona offesa dal<br />
reato in senso penalistico e danneggiato<br />
civile, cioè soggetto nei cui
confronti si producono gli effetti<br />
lesivi civili suscettibili di risarcimento.<br />
Entrambe le figure (persona<br />
offesa/danneggiato civile) sono ravvisabili<br />
nel figlio minore privato del<br />
diritto di visita del padre.<br />
Detta applicazione è il riflesso<br />
diretto in campo penale della novella<br />
dell’art. 155 del codice civile e<br />
del nuovo regime dell’affidamento<br />
condiviso.<br />
Ulteriore conferma della possibilità<br />
di interpretare evolutivamente<br />
l’art. 388 cod. pen. in guisa da consentire<br />
l’individuazione del minore<br />
almeno quale danneggiato civile<br />
(ma, ad avviso di chi scrive, anche<br />
quale persona offesa in senso penalistico)<br />
è possibile desumere<br />
dal nuovo articolo 709ter<br />
del cod. proc. civ. che<br />
al comma II° n. 2) prevede<br />
in caso di inadempienze e<br />
violazioni sulle modalità<br />
dell’affidamento la possibilità<br />
di disporre il >.<br />
Il nucleo fondamentale<br />
del regime dell’affidamento<br />
condiviso è che<br />
nella disgregazione del rapporto<br />
coniugale entrambi i genitori devono<br />
mantenere inalterato il proprio paritetico<br />
ruolo genitoriale. L’istituto<br />
prescelto è apicalmente incentrato<br />
sulla distinzione tra: coppia coniugale<br />
e coppia genitoriale. La crisi della<br />
coppia, secondo il sistema della<br />
legge, può incidere solo sulla prima<br />
(coppia coniugale) e quanto meno<br />
sulla seconda (coppia genitoriale).<br />
Da qui anche un nuovo assetto<br />
del regime di affidamento incentrato<br />
sul principio della tutela esclusiva<br />
dell’interesse dei minori.<br />
L’art.155 cod. civ., come novellato<br />
dalla recente riforma del 2006<br />
ed ispirato al principio della bi-genitorialità,<br />
così recita: “Anche in caso<br />
di separazione personale dei genitori,<br />
il figlio minore ha il diritto di<br />
mantenere un rapporto equilibrato e<br />
continuativo con ciascuno di essi, di<br />
ricevere cura, educazione e istruzione<br />
da entrambi e di conservare rapporti<br />
significativi con gli ascendenti<br />
e con parenti di ciascun ramo genitoriale”.<br />
Il cosiddetto diritto di visita non<br />
esiste più nell’ambito del nuovo articolo<br />
155.<br />
Vi sono due coniugi coaffidatari<br />
e la >. Il<br />
c.d. diritto di visita è ora sostanzialmente<br />
la modalità con cui il genitore<br />
non collocatario esercita i suoi diritti-doveri<br />
nei confronti dei figli –<br />
derivazione, forma affievolita o<br />
ridotta per l’esercizio del fondamentale<br />
“diritto-dovere” di entrambi i<br />
genitori di mantenere, istruire ed<br />
educare la prole di cui all’art. 30<br />
comma I° della costituzione e all’art.<br />
147 del cod. civ.<br />
Il bene giuridico tutelato dal<br />
reato p. e p. dall’art. 388 co. II° del<br />
codice penale – secondo una interpretazione<br />
evolutiva alla luce del<br />
novellato articolo 155 del codice<br />
civile e del principio di bigenitorialità<br />
- è, quindi, non solo l’autorità<br />
della decisione giudiziaria, non solo<br />
il diritto del genitore non collocatario<br />
a “visitare” il figlio, ma, in primis<br />
et ante omnia, il diritto soggettivo<br />
di rango costituzionale (art. 30)<br />
del figlio a mantenere un rapporto<br />
equilibrato e continuativo con ciascun<br />
genitore.<br />
La posizione soggettiva attiva<br />
del figlio (diritto soggettivo) espressamente<br />
individuata ora dall’articolo<br />
155 del cod. civ. – oggetto della tutela<br />
penale o, per quel che qui rileva,<br />
comunque lesa ed esposta a pericolo<br />
e fonte di danno civilmente risarcibile<br />
ex artt. 2043 cod. civ. e 185 cod.<br />
pen. – è in ogni modo complementare<br />
al diritto-dovere del padre di mantenere,<br />
istruire ed educare i figli<br />
costituzionalizzato ex art. 30 e già<br />
previsto dal classico art. 147 cod.<br />
civ.<br />
* * *<br />
Nel sistema previgente – dell’art.<br />
155 cod. civ. ante riforma - non<br />
v’è chi non s’accorga di<br />
come, sotto l’egida astrattamente<br />
nobile dell’interesse<br />
morale e materiale<br />
della prole, in realtà, la<br />
scelta monogenitoriale si<br />
traduceva in un retaggio<br />
della visione che negava<br />
la centralità del minore<br />
nella vicenda familiare,<br />
considerandolo non come<br />
soggetto bensì come<br />
oggetto della separazione,<br />
costretto a subire le<br />
conseguenze di una vicenda<br />
processuale instaurata e condotta<br />
da altri.<br />
Ciò che, sin dalle prime letture,<br />
emerge, con dirompente evidenza, è<br />
il radicale cambiamento della prospettiva<br />
- in termini pedagogici si<br />
parlerebbe di “visione puerocentrica”<br />
- dalla quale prende le mosse la<br />
riforma; il minore diviene davvero<br />
punto di riferimento centrale. La<br />
riforma dell’art. 155 ha introdotto<br />
una vera e propria rivoluzione<br />
copernicana nel sistema solare<br />
della famiglia: il figlio è come “il<br />
sole attorno al quale ruota tutto il<br />
sistema solare della famiglia e cioè i<br />
due genitori” ed oggi gli ascendenti<br />
e parenti.<br />
35
Giorno 23 gennaio 2010 gli<br />
oltre 500 iscritti all’albo del foro nisseno<br />
sono stati chiamati alle urne,<br />
oltre che per il rinnovo del Consiglio<br />
dell’Ordine anche per la elezione<br />
della Commissione per le pari<br />
opportunità istituita presso il<br />
Consiglio dell’ordine degli avvocati<br />
di Caltanissetta.<br />
I 12 componenti della C.P.O.<br />
eletti dai colleghi sono gli avvocati:<br />
Vincenza Caruso, Ferdinanda Di<br />
Gregorio, Laura Gambuzza,<br />
Viviana Giugno, Rita Iannello,<br />
Gabriella Rossana Lo Monaco,<br />
Elvezia Maira, Eugenia Muzzillo,<br />
36<br />
Commi sione Pari O portunità<br />
C.P.O.....si riparte da qui…<br />
Antonella Macaluso, Paolo<br />
Palumbo, Antonella Pecoraro ed il<br />
Dr. Oreste Mauceri, quale componente<br />
praticante.<br />
Il Consiglio dell’Ordine degli<br />
Avvocati neoeletto ha invece provveduto<br />
alla nomina dei membri di<br />
sua competenza nelle persone degli<br />
Avvocati: Rossella Ilardo, Alfredo<br />
Danesi e Teresa Cocca.<br />
La C.P.O, organismo istituito in<br />
ossequio alla L. 125/91, recante<br />
“azioni positive per la realizzazione<br />
della parità uomo-donna nel lavoro”,<br />
operante nel foro nisseno già da 4<br />
anni ed alla cui Presidenza si sono<br />
succedute con pregevole impegno e<br />
dedizione le avvocatesse Franca<br />
Carapezza e Antonella Macaluso, ha<br />
quale obiettivo primario quello di<br />
promuovere la rimozione dei comportamenti<br />
discriminatori e degli<br />
ostacoli che impediscano di fatto la<br />
realizzazione del principio costituzionalmente<br />
garantito dell’uguaglianza<br />
nello svolgimento delle professioni.<br />
Dall’istituzione<br />
della Commissione<br />
ad oggi tanto è stato<br />
fatto, al fine di rendere<br />
effettiva la realizzazione<br />
degli<br />
obiettivi prefissati,<br />
attraverso l’adozione<br />
di una serie di<br />
azioni positive.<br />
Nonostante<br />
ciò, durante il periodo<br />
delle elezioni è<br />
emerso che la maggior<br />
parte degli<br />
avvocati nisseni sconoscono<br />
del tutto la<br />
Commissione e la<br />
sua attività, reputando<br />
addirittura superfluo<br />
l’organo ed i<br />
suoi fini.<br />
La “nuova” Commissione,<br />
facendo proprio lo slogan “si riparte<br />
da qui”, si propone, in primis, di diffondere<br />
la cultura delle pari opportunità<br />
nell’esercizio della professione<br />
forense ed, in secundis, di sensibiliz-
zare la classe forense nissena alla<br />
promozione delle azioni positive,<br />
attraverso un coinvolgimento più<br />
attivo del foro anche servendosi dell’apporto<br />
imprescindibile del<br />
Consiglio dell’Ordine, organo da<br />
cui, peraltro, riceve legittimazione.<br />
Nel biennio 2008/2009, la<br />
“squadra” guidata dal laborioso e<br />
attivo Presidente, Avv. Antonella<br />
Macaluso, riconfermata nel ruolo<br />
per il nuovo biennio, sono state portate<br />
a compimento una pluralità di<br />
azioni positive, alla cui attuazione<br />
hanno partecipato attivamente tutti i<br />
membri della C.P.O.: l’organizzazione<br />
di un incontro informativo “Una<br />
giornata per la salute”, per la prevenzione<br />
oncologica, in concerto<br />
con l’associazione Progetto Luna e<br />
con esperti medici, per discutere le<br />
tematiche della prevenzione oncologica<br />
e consentire un accesso ed un<br />
canale preferenziale alle donne<br />
avvocato “divise” tra famiglia e<br />
lavoro ed, inevitabilmente, inclini a<br />
trascurare se stesse; la stipula di convenzioni<br />
con tre scuola materne e<br />
asili nido, curata dall’Avv. Elvezia<br />
Maira, con una palestra ed un negozio<br />
di articoli sportivi, nell’ottica<br />
della realizzazione del principio di<br />
“mens sana in corpore sano”, curate<br />
dagli Avv.ti Pecoraro e Macaluso ed,<br />
infine, una convenzione con un ente<br />
di formazione professionale per la<br />
fruizione gratuita, da parte degli<br />
avvocati, di corsi di inglese che<br />
dovrebbero partire a breve, .<br />
Inoltre, si stanno gettando le<br />
basi, per la realizzazione, in collaborazione<br />
con la Magistratura, dell’ambizioso<br />
progetto per la realizzazione<br />
di un Baby parking, all’interno<br />
del Tribunale, fruibile da tutti gli<br />
operatori degli Uffici Giudiziari. A<br />
tal fine, l’Avv. Rossana Lo Monaco<br />
nella propria qualità di delegato<br />
della C.P.O. presso la Magistratura,<br />
agevolerà il complesso iter burocratico<br />
per la realizzazione del progetto,<br />
facendo da tramite tra Avvocatura<br />
e Magistratura.<br />
Appare utile, infine, segnalare<br />
che, al fine di agevolare e velocizzare<br />
la realizzazione di quante più<br />
azioni positive possibili, nell’ambito<br />
della C.P.O., sono state create alcune<br />
sottocommissioni: sottocommissione<br />
per i rapporti con l’esterno; sottocommissione<br />
per la cura dei profili<br />
informatici; sottocommissione studio<br />
che si occuperà dello studio<br />
scientifico ed empirico di varie problematiche,<br />
tra cui ad es. l’attivazione<br />
degli organismi di conciliazione<br />
previsti dalla nuova normativa.<br />
Tra le azioni positive “in fase<br />
di tessitura” la C.P.O. si sta attivando<br />
per stipulare un protocollo di<br />
intesa che coinvolgerà la classe<br />
forense, la Magistratura, i dirigenti<br />
delle Cancellerie volto a cristallizzare<br />
tutte le ipotesi processuali nelle<br />
quali lo stato di gravidanza e di<br />
maternità costituiscono legittimo<br />
impedimento utile per ottenere un<br />
rinvio dell’udienza e per lo svolgimento<br />
di tutte le attività giudiziarie<br />
connesse, nonché le ipotesi di estensione<br />
della tutela de qua anche ai<br />
padri.<br />
La disciplina del legittimo<br />
impedimento, debitamente documentato<br />
(le modalità saranno disciplinate<br />
dal redigendo protocollo<br />
d’intesa), non solo costituisce un<br />
mezzo per rendere effettivi una serie<br />
di principi cardine dell’ordinamento<br />
nazionale ed internazionale, ma consente<br />
di innovare e modernizzare la<br />
professione forense e di renderla<br />
flessibile ai mutamenti storicosociali.<br />
Nell’ottica di coinvolgimento<br />
di tutta la classe forense si auspica la<br />
collaborazione di tutti i colleghi per<br />
la promozione, l’ideazione e la realizzazione<br />
delle azioni positive<br />
necessarie per compiere l’ambizioso<br />
progetto dell’uguaglianza sostanziale<br />
tra l’uomo e la donna avvocato.<br />
Ed infine….non mi resta che augurare<br />
un buon (e proficuo) lavoro alla<br />
neo insediata commissione.<br />
BCC<br />
CREDITO COOPERATIVO<br />
Avv. Antonella Pecoraro<br />
(segretario C.P.O.)<br />
37
38<br />
L’ETERNA VERGOGNA<br />
In Italia, da intendere qui<br />
come entità geografica, il malgoverno<br />
di chi amministra la cosa pubblica<br />
è vecchio da secoli, ponendo un<br />
problema fondamentale di etica politica,<br />
di fronte al quale quasi sempre<br />
si contrappone la desolata impotenza<br />
di chi non intravede alcuno spiraglio.<br />
Giorno 10 marzo 2010 sulle<br />
pagine di un noto quotidiano a diffusione<br />
nazionale si potevano leggere i<br />
seguenti titoli: “Tangenti, l’assessore<br />
patteggia”; “Occultamento oltralpe<br />
di somme”; “<strong>Rivista</strong> spot con i<br />
soldi del Ministero dell’Agricoltura<br />
per scopi elettorali”; “Funzionari<br />
pubblici venduti agli imprenditori”;<br />
“Appalti pilotati”; “N.D. confessa la<br />
f r o d e ” ;<br />
“Contatori truccati-processo<br />
ai<br />
manager di Eni e<br />
Snam”: un vero<br />
disastro, un<br />
panorama desolante,<br />
un continuo,<br />
tormentato<br />
itinerario, che<br />
crea nella parte<br />
più sana della<br />
gente italica<br />
smarrimento e<br />
sfiducia. Ed è<br />
doloroso constatare<br />
come tutto<br />
questo mercimonio<br />
avvenga in<br />
un Paese, in cui<br />
con Dante,<br />
B a r t o l o ,<br />
Marsilio, come<br />
ho già avuto modo di accennare<br />
anzitempo su questa rivista, ebbe<br />
origine in Europa la teoria politica<br />
moderna, in un Paese in cui una<br />
straordinaria cultura giuridica, grazie<br />
al diritto romano ed alla sua successiva<br />
elaborazione, ha permeato<br />
di sé la vita pratica.<br />
Questa sorta di immanentismo<br />
in seno alla società italiana, caratterizzato<br />
da un diffuso pactum sceleris,<br />
blocca il processo di moralizzazione<br />
non solo della politica, ma dell’intera<br />
società, impedendo ogni rinnovamento<br />
e mettendo in crisi il<br />
concetto stesso di Stato liberale.<br />
Il reato di concussione, di cui<br />
all’art.317 c.p., è il più odioso, perché<br />
posto in essere da pubblico uffi-<br />
ciale o da un incaricato di pubblico<br />
servizio, ossia da soggetto che è<br />
chiamato a svolgere la propria attività<br />
in nome e per conto dell’ente pubblico,<br />
all’interno del quale è organicamente<br />
inserito e, quindi, nell’interesse<br />
stesso della collettività.<br />
Qui la condotta dell’agente si<br />
materializza in una costrizione o<br />
induzione, esercitata nei confronti di<br />
taluno, al fine di conseguire per sé o<br />
terzi danaro o altra utilità, per cui,<br />
come dicevano i pratici, il metus<br />
publicae potestatis rappresenta l’elemento<br />
che spinge e determina il<br />
soggetto passivo a dare o a promettere<br />
l’indebito.<br />
La sopraffazione nei confronti<br />
del soggetto concusso può realizzarsi<br />
nelle forme più varie e ciò in<br />
quanto l’autore, oltre che esercitare<br />
chiare ed univoche forme di coartazione<br />
psichica, sempre presenti nella<br />
cosiddetta concussione violenta o<br />
esplicita, in altre situazioni, pur<br />
rifuggendo da essa, nell’intento di<br />
mimetizzare la condotta incriminata,<br />
ricorre subdolamente a false o suggestive<br />
rappresentazioni della realtà,<br />
al fine di manipolare e sviare l’altrui<br />
volontà e conseguire l’illecito vantaggio.<br />
In questo particolare dispiegarsi<br />
dell’attività delittuosa, chiamata<br />
anche concussione implicita, l’induzione<br />
può avvenire mediante atti<br />
omissivi, con il silenzio, finanche<br />
con comportamenti ostruzionistici o<br />
atteggiamenti, artatamente improntati<br />
ad assoluta intransigenza.<br />
Così sono stati ritenuti colpevoli<br />
di tentata concussione il medi-
co, operante in una struttura pubblica,<br />
per avere indotto una paziente ad<br />
effettuare un intervento a pagamento<br />
nel suo studio, facendole credere falsamente<br />
che l’operazione non poteva<br />
effettuarsi in ospedale<br />
(Cass.Pen.VI.n.2677/2006) ed il<br />
medico, primario ospedaliero, per<br />
avere minacciata la bocciatura ad un<br />
candidato ad un concorso pubblico,<br />
indetto per la copertura di posti<br />
vacanti nel suo reparto, onde scoraggiarlo<br />
e costringerlo a rinunciare alla<br />
procedura concorsuale, facilitando<br />
in tal modo la riuscita di altro candidato<br />
(Cass. Pen. VI 3869/2009).<br />
In effetti, fin da quando con<br />
l’art. 4 della legge 26 aprile 1990, n.<br />
86 fu novellata la vecchia struttura<br />
della concussione, come riportata<br />
prima nel codice Zanardelli e successivamente<br />
nel codice Rocco, la<br />
giurisprudenza spinta dall’obiettiva<br />
insufficienza che contraddistingue<br />
nell’art. 317 c.p. gli attuali tratti tipici<br />
dell’azione delittuosa, è orientata<br />
ad includere in essa qualunque<br />
forma di soggezione psichica sia<br />
esercitata dall’agente nei confronti<br />
del privato, mirante a lucrare un<br />
illecito profitto.<br />
In tale direzione si è potuto<br />
affermare, anche da parte della dottrina,<br />
pur con le numerose riserve<br />
che la fattispecie impone, la cosiddetta<br />
concussione ambientale, che<br />
ricorre allorché il concusso sa di<br />
dovere soggiacere alla pratica della<br />
“tangente”, per essere essa ormai<br />
quasi codificata in quel determinato<br />
ambiente, in cui opera il soggetto<br />
pubblico e quest’ultimo fa in modo<br />
con la sua condotta di avvalorare<br />
tale rappresentazione distorta della<br />
realtà.<br />
Non è certamente di conforto<br />
il fatto che la concussione ha da<br />
sempre riempito le cronache dei<br />
tempi passati.<br />
Già nell’antica Roma il reato<br />
di concussione, detto “de pecuniis<br />
repetundis”, fu considerato estremamente<br />
grave, tant’é che per contrastarlo<br />
venne istituito un apposito<br />
tribunale, anche se spesso gli accusati,<br />
personaggi autorevoli e potenti,<br />
di solito ex governatori delle province,<br />
venivano assolti attraverso l’espediente<br />
della cosiddetta ampliatio,<br />
ossia il continuo rinvio del processo,<br />
che generava alla fine il disinteresse<br />
dei cittadini e degli stessi giudici.<br />
Si aveva in tal modo una sorta<br />
di prescrizione, dovuta all’inutile<br />
decorso dei rigidi termini entro cui il<br />
processo doveva concludersi, un<br />
processo breve ante litteram, cui i<br />
nostri attuali governanti sembrano<br />
volersi oggi ispirare.<br />
E, parlando di concussione,<br />
non possiamo non ricordare la<br />
madre di tutte le concussioni, quella<br />
consumata dal senatore Gaio Verre,<br />
il governatore della Sicilia, che nei<br />
tre anni di permanenza nella carica,<br />
dal 73 al 71 a.C., riuscì, da un lato, a<br />
depredarla, con una tassazione iniqua<br />
e vessatoria e, dall’altro, con<br />
estorsioni e violenze, a privarla di<br />
tutte le più importanti opere d’arte,<br />
che abbellivano i templi e le case<br />
patrizie siciliani.<br />
Sappiamo che Verre, a seguito<br />
della ferma ed accorata denuncia<br />
degli isolani, fu portato alla sbarra<br />
ed ebbe in Cicerone un accusatore<br />
implacabile, che, ergendosi a difensore<br />
non solo degli interessi dei<br />
Siciliani, ma delle stesse istituzioni<br />
repubblicane, a seguito anche di<br />
un’indagine accurata, riuscì con<br />
argomentazione impeccabile e con<br />
suggestiva e fascinosa oratoria, a<br />
dare vita ad una delle più avvincenti<br />
vicende giudiziarie di tutti i tempi.<br />
Cicerone quando assunse l’incarico<br />
offertogli dai Siciliani aveva<br />
36 anni e nei 110 giorni concessigli<br />
dal tribunale per preparare l’inchiesta<br />
percorse la Sicilia in lungo ed in<br />
largo, giunse anche fin nei pressi di<br />
Enna, raccogliendo ovunque documenti<br />
e testimonianze.<br />
Verre cercò con tutti i mezzi di<br />
bloccare il processo, sostenuto in ciò<br />
dalla classe senatoria, cui apparteneva.<br />
Quando il processo ebbe inizio<br />
erano presenti, come parti civili, ben<br />
66 città siciliane.<br />
Cicerone rinunciò a pronunciare il<br />
discorso d’accusa, con il quale di<br />
solito si apriva il processo, limitandosi<br />
ad una breve introduzione, e<br />
questo per fare deporre subito i testimoni<br />
siciliani, che così poterono<br />
esporre le nefandezze dell’ex governatore,<br />
per nulla intimoriti dalle intimidazioni<br />
ricevute da più parti. Il<br />
processo ebbe inizio il 5 agosto del<br />
70 a.C e dopo una lunga sospensio-<br />
ne durata dal 16 agosto al 19 settembre,<br />
per la celebrazione di alcuni ludi<br />
votivi, ebbe termine il 20 settembre,<br />
con la condanna di Verre e la liquidazione<br />
del risarcimento.<br />
Ma già, verso la metà di settembre,<br />
Verre, consapevole dell’imminente<br />
condanna, si era allontanato<br />
da Roma, in volontario esilio.<br />
Da tale straordinaria vicenda<br />
processuale, al di là del suo significato<br />
politico contingente, vien fuori<br />
un forte messaggio, ancor oggi valido<br />
ed attuale e cioè che in essa quella<br />
che sembra un’accusa, e tecnicamente<br />
lo è, deve essere considerata<br />
piuttosto una difesa, la difesa degli<br />
uomini onesti, contro l’avidità del<br />
depredare, l’arroganza del potere.<br />
“Quo in negozio tamen illa me<br />
res, iudices, consolatur, quod haec<br />
quae videtur esse accusatio mea<br />
non potius accusatio quam defensio<br />
est existimanda. Defendo, enim,<br />
multos mortales, multas civitates,<br />
provinciam Siciliam totam”.<br />
(Avv. Francesco Timpanelli)<br />
39
Alla soglia degli anni dieci<br />
del secondo millennio siamo chiamati<br />
a misurarci con la radicale e<br />
diffusa trasformazione sia delle<br />
dinamiche collettive, che dei com-<br />
portamenti individuali.<br />
Le tempistiche di tali cambiamenti<br />
sono dettate dalla continua<br />
innovazione tecnologica e dalla fruizione,<br />
sempre più libera e sempre<br />
più semplice, di essa.<br />
Le nuove tecnologie hanno<br />
oggi ingresso nel patrimonio dell’agere<br />
dell’individuo, provocando<br />
cambiamenti impensati ed impensabili<br />
sino a qualche anno addietro.<br />
Tali trasformazioni incidono altresì<br />
su alcuni princìpi che sino ad oggi<br />
hanno svolto funzione di controllo,<br />
sovrintendendo e garantendo l’equilibrio<br />
ordinamentale.<br />
Limitando il nostro sguardo<br />
all’area del diritto, si constata come<br />
le nuove tecnologie si siano tradotte<br />
in una diffusa disponibilità di risorse<br />
e di accesso alle conoscenze specialistiche,<br />
sia nelle fonti normative, sia<br />
nella loro evoluzione, sia nel loro<br />
40<br />
La fruizione delle nuove tecnologie<br />
competenza e controlli<br />
“si constata come le nuove<br />
tecnologie si siano tradotte in<br />
una diffusa disponibilità di<br />
risorse e di accesso alle conoscenze<br />
specialistiche, sia nelle<br />
fonti normative, sia nella loro<br />
evoluzione, sia nel loro<br />
momento interpretativo”<br />
momento interpretativo.<br />
Sorprendentemente questa<br />
“sovraesposizione” cognitiva si è<br />
però tradotta in un caduta della<br />
“qualità” del sapere tecnico, che si<br />
riflette negativamente nelle diverse<br />
compagini parlamentari che, da oltre<br />
un decennio, si sono succedute nelle<br />
vesti di Legislatore.<br />
Non pare esservi dubbio che<br />
lo studio e la applicazione di recenti<br />
corpus normativi mettono sotto<br />
stress le precedenti cognizioni e abilità.<br />
Il “bacino di conoscenze e di<br />
compiti” - per decenni dal corpo<br />
elettorale devoluto alle Camere<br />
legislative - risulta oggi pervaso da<br />
“sovrapposizioni” di competenze,<br />
moltiplicazioni di funzioni, omissione<br />
di azioni.<br />
L’accesso disordinato al<br />
campo delle competenze specialistiche,<br />
in ragione delle nuove tecnologie<br />
e della loro semplicità di accesso,<br />
mostra sconfinamenti e assunzioni<br />
di responsabilità, che rendono<br />
problematico l’ordinato svolgimento<br />
delle attività dirette alla “realizzazione<br />
del diritto” .<br />
Recenti novelle normative<br />
hanno declinato l’elemento dinamico<br />
della realizzazione del diritto, sin<br />
qui vissuto nel momento del processo,<br />
devolvendolo a momenti atecnici<br />
ed indifferenziati, nella non celata<br />
ottica di considerare l’indiscriminato<br />
accesso alle competenze, mediante<br />
la rete tecnologica, quale strumen-<br />
di Calogero Ariosto<br />
to di deflazione del momento giudiziario.<br />
In sostanza il Legislatore<br />
(pervenutoci secondo i principi<br />
“nominalistici”sopra delineati),<br />
colto all’apice di un ansia semplificatoria,<br />
ha ritenuto di potere attenuare<br />
le funzioni devolute alla magistratura,<br />
sottraendole – almeno in un<br />
primo momento - una delle funzioni<br />
cui essa attinge e trova giustificazione,<br />
retrocedendo – mediante procedure<br />
avulse dalla tecnica del diritto –<br />
il momento cognitivo e decisorio,<br />
riducendolo alla stregua di una qualsiasi<br />
prima manche di gioco.<br />
Il descritto avvicendamento<br />
(per le ragioni di cui alla novella) ha<br />
dato ingresso nel campo della amministrazione<br />
della giustizia - sotto l’e-<br />
“La sovraesposizione cognitiva<br />
si è però tradotta in un<br />
caduta della qualità del sapere<br />
tecnico”<br />
gida delle nuove tecnologie e delle<br />
più diffuse offerte di sapere giuridico<br />
- a pretesi percorsi facilitati, che<br />
perdono e fanno perdere quella funzione<br />
regolatrice prima devoluta al<br />
magistrato, secondo percorsi definiti,<br />
precisi e oggettivi.<br />
In termini più pratici l’originaria<br />
forma prevista dal codice civile<br />
pre-novella, prevedeva precise<br />
forme e precisi oneri. L’intervento<br />
odierno del Legislatore con il fine di<br />
liberalizzare forme e soggetti nel
campo processuale, da oggi ingresso<br />
a soggetti nuovi (anche estranei al<br />
corpus giudiziario) in origine non<br />
concepiti né deputati al compito.<br />
Nulla è garantito però sul recluta-<br />
“La global revolution rende<br />
necessaria la riorganizzazione<br />
dell’intera area del decidere,<br />
con conseguente delocalizzazione<br />
dei luoghi della decisione,<br />
che propendono già verso<br />
aree dove minore si mostra il<br />
costo della decisione”<br />
mento del nuovo “ceto decisorio”,<br />
delegato di fatto nel bagaglio di<br />
pseudo-specializzazione, all’utilizzo<br />
delle nuove tecnologie. Queste ultime<br />
in origine congegnate per altri<br />
settori, oggi generano l’effetto di<br />
costringere a confrontarsi con professionalità<br />
non previste, essendo in<br />
origine tale ruolo rimesso esclusivamente<br />
alla figura del giudice togato.<br />
Questo ruolo oggi – nei fatti<br />
– viene ed essere “redistribuito”,<br />
secondo logiche di mercato, avulse<br />
dalla funzione. Altre figure, portatori<br />
ognuna di proprie doti, qualità e<br />
caratteristiche di ulteriore pseudospecializzazione,<br />
introducono<br />
modus operandi, derivanti da una<br />
neo-riconosciuta propria autonomia<br />
organizzativa, con potere di surroga<br />
nelle funzione prima devolute al giudice.<br />
Questi perde (o meglio ha già<br />
perduto) ogni potere sugli elementi<br />
del processo, divenendo organo di<br />
seconda fila, con perdita della unicità<br />
della funzione decisoria.<br />
Questa “global revolution”<br />
rende necessaria la riorganizzazione<br />
dell’intera area del decidere, con<br />
conseguente delocalizzazione dei<br />
luoghi della decisione, che propendono<br />
già verso aree dove minore si<br />
mostra il costo della decisione.<br />
Medesima questione investe<br />
l’area dell’Avvocatura.<br />
L’approssimarsi del congedo<br />
legislativo del nuovo ordine<br />
dell’Avvocatura è già sottoposto dai<br />
principali opinion maker (appartenenti<br />
al mondo dell’industria editoriale)<br />
a un fuoco di fila tendente a<br />
ridurre, se non ad eliminare, il preteso<br />
sistema delle protezioni di accesso<br />
all’Avvocatura.<br />
Una simile volontà è frutto di<br />
una non conoscenza delle regole di<br />
sistema che sovrintendono<br />
all’Ordine giuridico – concretante<br />
l’entità Stato - nella accezione<br />
moderna del Kelsen.<br />
“l’Avvocato è sin dal suo sorgere<br />
ad-vocatus dal singolo a<br />
suo ausilio nel momento in<br />
cui si trova nella posizione di<br />
soggetto passivo rispetto<br />
all’Ordinamento o rispetto a<br />
un consociato”<br />
Tali nuovi postulati intendono<br />
attenuare il complesso sistema di<br />
garanzie cui l’Avvocatura, unita-<br />
mente all’Ufficio del Pubblico<br />
Ministero e alla Magistratura giudicante<br />
sovrintendono, attenuando il<br />
regime di controllo e tutela delle<br />
relazioni fra individui e fra individui<br />
e Stato.<br />
Le spinte emotive sorrette da<br />
nuovi assetti economici, che si riflettono<br />
nel momento di formazione del<br />
Legislatore, tendono ad imporre una<br />
nuova idea sia del regime delle professioni<br />
(con comoda assimilazione<br />
a un mondo di professionisti-dipendenti)<br />
che del regime delle tutele,<br />
esautorando e svuotando ogni funzione<br />
“magistratuale”, diminuendo<br />
il sistema delle garanzie<br />
(effettive) in favore<br />
di nuovi idoli intitolati<br />
alla liberalizzazione,<br />
sinonimo non<br />
di libertà ma di deregolazione,status-strumento<br />
dei grandi soggetti<br />
economici, portatori<br />
e nel contempo<br />
fruitori di interessi<br />
nelle mani delle grandi<br />
concentrazioni economiche<br />
a detrimento<br />
dei diritti dell’individuo.<br />
Ritornando al nostro<br />
specifico non può<br />
essere dimenticato<br />
che l’Avvocato è sin<br />
dal suo sorgere advocatus<br />
dal singolo a suo ausilio nel<br />
momento in cui si trova nella posizione<br />
di soggetto passivo rispetto<br />
all’Ordinamento o rispetto a un consociato.<br />
Per salvarsi dalle pretese statuali<br />
o di una altro consociato l’individuo<br />
ha necessità di difendersi e<br />
quindi chiama al proprio fianco un<br />
tecnico una persona che gode di prestigio<br />
che assumendo la veste di<br />
difensore assicura tutela all’indivi-<br />
(segue a pag. 45)<br />
41
42<br />
Proponiamo ai nostri lettori la “Favola del Re Pazzo” di Salvatore Pecoraro. Scritta nei primi anni ‘90<br />
e nata dall’incontro culturale con Turi Salamone. Con il noto pittore nisseno le immagini hanno preso<br />
corpo dando vita alle dieci tavole che attualmente compongono la favola, nelle quali è stato inserito<br />
il testo. Di seguito pubblichiamo la quarta e quinta tavola, rimandando ai prossimi numeri le successive.<br />
LA REDAZIONE
Le modalità delle comunicazioni<br />
tra le persone, in pochissimi<br />
anni, sono mutate. Si è passati dalle<br />
lettere, alle telefonate, alle email e,<br />
ovviamente, nell’era della Rete, ai<br />
social network.<br />
Tra questi il più in uso è<br />
Facebook.<br />
Se è vero che la battaglia contro le<br />
nuove tecnologie è persa in partenza,<br />
anche perché le nuove generazioni<br />
sono attratte da esse come da<br />
una calamita, l’importante è però<br />
comprendere bene che il social network<br />
è uno strumento di utile<br />
“incontro sociale”, e come tale deve<br />
essere usato con estrema cautela.<br />
Ciò in quanto non sempre si è certi<br />
che l’interlocutore abbia la nostra<br />
stessa “modalità di frequenza”.<br />
Tuttavia, non di rado, è sufficiente<br />
collegarsi a questo sito per<br />
poter leggere, anche nella sola home<br />
page dei suoi iscritti, di tutto e di<br />
più. Costoro, infatti, considerano il<br />
sito la virtualizzazione del vecchio<br />
diario e, quindi, spesso si leggono<br />
frasi o si vedono foto che coinvolgono<br />
e riguardano, più o meno consa-<br />
44<br />
Dalla cronaca...al diritto<br />
Rubrica a cura di Raffaele Palermo<br />
“Insulta l’ex amica su Facebook: pagherà 15 mila euro”<br />
“spifferare” i propri rapporti<br />
sociali o riportare nel proprio<br />
facebook le proprie sensazioni<br />
su altri soggetti, deve essere<br />
fatto secondo modalità di<br />
massimo rispetto e decoro”<br />
pevolmente, altre persone che,<br />
secondo le circostanze, possono subire<br />
gravi danni.<br />
Invero, il sito non può ritenersi,<br />
come sino adesso è accaduto,<br />
un diario virtuale estremamente personale<br />
ed accessibile solo dal suo<br />
autore e dai suoi amici. Esso è senz’altro<br />
uno strumento di comunicazione<br />
attraverso il quale, si porta a<br />
conoscenza di una potenziale moltitudine<br />
di persone, il suo contenuto<br />
che, seppur riguarda l’iscritto al sito<br />
stesso, ha necessariamente ricadute<br />
nei confronti di altri soggetti, che lo<br />
hanno “contattato” o con i quali ci si<br />
è relazionati.<br />
Orbene “spifferare” i propri<br />
rapporti sociali o riportare nel proprio<br />
facebook le proprie sensazioni<br />
su altri soggetti, deve essere fatto<br />
secondo modalità di massimo rispetto<br />
e decoro. Diversamente, si rischia<br />
di integrare la fattispecie di reato di<br />
cui all’art. 595 del codice penale che<br />
tutela, come è ben noto, la reputazione<br />
altrui, che può essere offesa<br />
anche “col mezzo della stampa o<br />
con qualsiasi altro mezzo di pubblicità”.<br />
Tralascio, ovviamente anche per<br />
motivi di spazio, i concetti che spiegano<br />
le frasi o le situazioni che possono<br />
essere ritenute offensive, e<br />
anche quelli che chiariscono i criteri<br />
entro i quali può ritenersi violata la<br />
c.d. reputazione dell’altrui persona.<br />
Quello che qui interessa è l’uso del<br />
nuovo mezzo di comunicazione.<br />
Sul punto è bene sapere che<br />
ormai la Giurisprudenza di merito ha<br />
affermato che “perfeziona la fattispecie<br />
di diffamazione aggravata ai<br />
sensi dell’art. 595 co. 3 c.p. la creazione<br />
di un sito internet, recante<br />
messaggi ed immagini dal contenuto<br />
erotico, al quale viene associato il<br />
recapito telefonico di persona realmente<br />
esistente, allo scopo di arrecarle<br />
o consentire a terzi molestie e<br />
nocumento alla reputazione (Trib.<br />
Trani, 18.2.2003, C. pen. 03, 3956)”.<br />
Quindi, come si vede, il sito<br />
internet è stato ritenuto valido strumento<br />
di offesa della reputazione<br />
altrui.<br />
Tuttavia, adesso, con la<br />
repentina evoluzione dei costumi e<br />
dei mezzi tecnologici, la<br />
Giurisprudenza è stata costretta ad<br />
adeguare i propri giudizi a parametri
“ il sito internet è stato<br />
ritenuto valido strumento<br />
di offesa della reputazione<br />
altrui.”<br />
ancora più incisivi e rigorosi, perché<br />
le sua cognizione ha riguardato<br />
anche i c.d. “diari virtuali”.<br />
L’incipit di questo articolo<br />
riguarda infatti recente sentenza del<br />
Tribunale di Monza, che è stata<br />
riportata nella pagina di cronaca del<br />
Corriere della Sera del 24 u.s..<br />
Ebbene, il Giudice lombardo, occupandosi<br />
di una lite tra ex amici svoltasi<br />
sul Facebook di uno dei due, ha<br />
ritenuto che il messaggio ingiurioso<br />
inserito tra i commenti che accompagnavano<br />
una loro foto, costituisse<br />
diffamazione ex art. 595 comma 3<br />
del c.p., ed ha condannato il reo<br />
anche al risarcimento del danno<br />
morale causato nella misura di 15<br />
mila euro.<br />
Si comprenderà, quindi, che<br />
il nuovo mondo delle comunicazioni<br />
non è una prateria scevra di regole di<br />
comportamento, e che la prudenza e<br />
la cautela, accompagnate dal buon<br />
vivere, non sono mai troppe anche<br />
negli “sfoghi” tra amici, soprattutto<br />
quando questi vengono riportati in<br />
(segue da pag. 41 - la fruizione delle nuove tecnologie)<br />
“Avvocatura e Magistratura,<br />
con funzione complementare,<br />
sono attuatori della norma<br />
“azionata” e quindi della concreta<br />
realizzazione dello Stato<br />
di Dirittoe”<br />
duo, rivolgendosi ad altra figura – il<br />
giudice - a suo modo advocata per<br />
dirimere e giusdicere.<br />
Corollario di queste vesti<br />
sono quindi la necessità di indipendenza,<br />
prestigio e decoro sia dell’avvocatura,<br />
sia della magistratura. Di<br />
converso, assistiamo a una sempre<br />
“La parte lesa” Umberto Ranzatto - da “I Rostri” Anno III n. 2<br />
maggiore attenuazione del ruolo e<br />
dei poteri della magistratura,<br />
anch’essa – a volte – retta, a volte,<br />
con fastidio.<br />
A conclusione della nostra<br />
breve disamina non si intende demonizzare<br />
la tecnologia e le ulteriori<br />
competenze generate dalla stessa. Si<br />
vuole invece segnalare il rischio di<br />
un effetto perverso, forse sino in<br />
fondo non voluto, forse anche collaterale,<br />
dato da una estremizzazione<br />
tecnologica “innestata” - a forza -<br />
nei procedimenti e nel processo.<br />
Questa estremizzazione<br />
comporta la necessità di “governance”<br />
dell’effetto e di nuovi “linguag-<br />
facebook, che molti giovani ritengono,<br />
erroneamente, solo un luogo virtuale.<br />
gi” che non possono tradursi nella<br />
semplice tendenza a “calare” la tecnologia<br />
e l’estremizzazione all’interno<br />
del processo, senza una necessaria<br />
armonizzazione che solo un<br />
“nuovo contesto” può consentire.<br />
Avvocatura e Magistratura,<br />
con funzione complementare, sono<br />
attuatori della norma “azionata” e<br />
quindi della concreta realizzazione<br />
dello Stato di Diritto. Questi semplici<br />
concetti, in passato assiomi dell’ordinamento<br />
sin qui pervenutoci,<br />
pur nell’incedere tumultuoso delle<br />
nuove tecnologie, riteniamo devono<br />
conservare ancora oggi grande consistenza.<br />
45
L'avvocato al cinema<br />
In un precedente numero della<br />
rivista, il titolo dell'articolo di questa<br />
rubrica era “L'avvocato nei libri: dal<br />
dott. Azzecca garbugli all'avv. Guido<br />
Guerrieri”. Notando che i libri in cui<br />
si parla di avvocati sono veramente<br />
numerosi, mi sono incuriosito ed ho<br />
cominciato a cercare i films con<br />
trame a sfondo legale.<br />
Sono riuscito a recuperare per primo<br />
un film in bianco e nero di Pietro<br />
Germi, intitolato “In nome della<br />
legge”, visto che viene citato nei libri<br />
di Gianrico Carofiglio essendo il<br />
preferito del suo personaggio Avv.<br />
Guido Guerrieri. Mio padre me ne<br />
aveva parlato più volte, ma io avevo<br />
visto soltanto la famosa scena finale<br />
dell'arresto, che da cui nasce il titolo.<br />
Non pensavo vi fossero così<br />
tanti films in cui si parla di legge e<br />
diritto, come ho scoperto facendo<br />
ulteriori ricerche: quelli a tema più<br />
strettamente giuridico sono oltre cinquecento<br />
e quelli che più mi affascinano<br />
sono quelli in bianco e nero.<br />
Sarebbe bello poterli visionare<br />
tutti, sia per i giuristi che per i cinefili<br />
tout court, per cui di seguito<br />
riporto una carrellata dei principali<br />
titoli che suggerisco, dividendoli per<br />
categorie ed inserendo l'anno di uscita<br />
ed una succinta indicazione dell'argomento.<br />
In questo lavoro mi ha<br />
aiutato notevolmente un libro della<br />
ormai sistematicamente da me citata<br />
collana Diritto e Rovescio, anche se<br />
ho selezionato i films più antichi e gli<br />
argomenti che più mi colpivano.<br />
LA " PICCOLA PRETURA" E IL<br />
46<br />
IlDirittotrailSerioedilFaceto<br />
Rubrica a cura di Alfredo Saia<br />
PALAZZO DI GIUSTIZIA<br />
- In nome della legge di Pietro Germi<br />
(1949): La piccola pretura nel secondo<br />
dopoguerra;<br />
- Un giorno in Pretura di Steno<br />
(1953): Una tipica giornata d'udienza;<br />
- I mostri di Dino Risi (1963): Le<br />
vicissitudini del ;<br />
- Riuscirà l'avvocato Franco<br />
Benenato a sconfiggere il suo acerrimo<br />
nemico il Pretore Ciccio de<br />
Ingras? di Mino Guerrini (1971):<br />
Teatrino e comicità davanti al giudice.<br />
PRETORI E GIUDICI ISTRUT-<br />
TORI<br />
- Il magistrato di Luigi Zampa<br />
(1959): Il melodramma della giustizia<br />
tra omertà e crisi della famiglia<br />
borghese;<br />
- La Pretora di Lucio Fulci (1976): La<br />
"magistrata" e il filone sexy all'italiana;<br />
- In nome del popolo italiano di Dino<br />
Risi (1971): Un giudice integerrimo e<br />
moralista;<br />
- La grande abbuffata di Marco<br />
Ferreri (1973): Un magistrato turbato<br />
sin dall'infanzia;<br />
- Il giudice e l'assassino di Bertrand<br />
Tavernier (1976): Un giudice di provincia<br />
e lo "squartatore francese ".<br />
L'AMMINISTRAZIONE DELLA<br />
GIUSTIZIA E IL SUO " ECOSI-<br />
STEMA "<br />
- Fascicolo nero di André Cayatte<br />
(1955): L'amministrazione della giustizia<br />
e i suoi problemi;<br />
- La cambiale di Camillo<br />
Mastrocinque (1959): Boom economico,<br />
titoli di credito e falsi testimoni;<br />
- La più bella serata della mia vita di<br />
Ettore Scola (1972): Un processo<br />
burla e le tragiche conseguenze reali.<br />
LA GIURIA POPOLARE E I<br />
SUOI MECCANISMI<br />
- Giuro di dire la verità di George<br />
Archimbaud (1932): Una giuria in<br />
azione in piena Grande Depressione;<br />
- La parola ai giurati di Sidney Lumet<br />
(1957): Psicologia della giuria, tecniche<br />
di persuasione e ragionevole<br />
dubbio;<br />
L'AVVOCATO NEI THRILLER<br />
- I bassifondi di San Francisco di<br />
Nicholas Ray (1949): L'avvocato<br />
redentore;
- I segreti di Filadelfia di Vincent<br />
Sherman (1959): Il giovane avvocato<br />
e la buona società nordamericana;<br />
- Easy Rider di Dennis Hopper<br />
(1969): L'avvocato alcolizzato;<br />
- I guappi di Pasquale Squittieri<br />
(1974): L'avvocato e la camorra;<br />
L'AVVOCATO NELLE COMME-<br />
DIE E NEI MELODRAMMI<br />
- L'avventuriera del piano di sopra di<br />
Raffaello Matarazzo (1941): Visite<br />
notturne in vaso dell'avvocato e<br />
mogli gelose;<br />
- Buonanotte Avvocato di Giorgio<br />
Bianchi (1955): L'avvocato, la bella<br />
signora e il marito geloso.<br />
- A piedi nudi nel parco di Gene Saks<br />
(1967): L'avvocato neo-sposino del<br />
Greenwich Village;<br />
- Love story di Arthur Miller (1970):<br />
Professione legale, differenze sociali<br />
e rapporti amorosi complessi;<br />
- Amarcord di Federico Fellini<br />
(1973): L'avvocato romagnolo felliniano.<br />
PROCESSO MILITARE E DIRIT-<br />
TO IN TEMPO DI GUERRA<br />
- Ero uno sposo di guerra di Howard<br />
Hawks (1949): Amore in guerra e<br />
ritorno problematico in patria;<br />
- L'ammutinamento del Caine di<br />
Edward Dmytryk (1954): La marina<br />
militare;<br />
- Orizzonti di gloria di Stanley<br />
Kubrick (1957): Concordia di fronte<br />
al nemico e fucilazione;<br />
- L'affare della sezione speciale di<br />
Costantin Costa-Gavras (1975):<br />
Parigi occupata e omicidio di un<br />
cadetto tedesco;<br />
PROCESSI STORICI<br />
- Processo e morte di Socrate di<br />
Corrado D'Errico (1939): Dal teatro<br />
al cinema;<br />
- Il verdetto di Lewis Allen (1948):<br />
Crimini di guerra e diritto di difesa;<br />
- Rashomon di Akira Kurosawa<br />
(1950): Un processo nel Giappone<br />
del XII secolo;<br />
- Il processo di Verona di Carlo<br />
Lizzani (1963): I gerarchi fascisti alla<br />
sbarra;<br />
POLITICA, OPINIONE PUBBLI-<br />
CA E GIUSTIZIA NEL CINEMA<br />
- Tempesta su Washington di Otto<br />
Preminger (1962) Il meccanismo<br />
della democrazia parlamentare negli<br />
USA;<br />
- La confessione di Costantin Costa-<br />
Gavras (1970): Lavaggio del cervello,<br />
Praga negli anni Cinquanta e<br />
delitti politici;<br />
- Il caso Mattei di Francesco Rosi<br />
(1972): Una questione italiana e un<br />
avvocato coraggioso.<br />
ERRORE GIUDIZIARIO E<br />
SISTEMA CARCERARIO<br />
- Gli Angeli con la faccia sporca di<br />
Michael Curtiz (1938): Mafia di<br />
quartiere e gangster story;<br />
- Siamo tutti assassini di Andrè<br />
Cayatte (1952): Pena di morte e<br />
riflessioni;<br />
- Dov'é la libertà di Roberto<br />
Rossellini (1954): Preferire il carcere<br />
alla vita in società;<br />
- Indagine su un cittadino al di sopra<br />
di ogni sospetto di Elio Petri (1970):<br />
Depistaggi e sospetti;<br />
CINEMA DELITTO E CRIMINA-<br />
LITA' ORGANIZZATA<br />
- Processo alla città di Luigi Zampa<br />
(1952): La camorra d'inizio<br />
Novecento e il processo Cuocolo;<br />
- Confessione di un Commissario di<br />
Polizia al Procuratore della<br />
Repubblica di Damiano Damiani<br />
(1971) Un magistrato contro la criminalità<br />
organizzata;<br />
- Il padrino di Francis Ford Coppola<br />
(1972): Diritto e Regole d'onore;<br />
OMICIDIO E VENDETTA<br />
- Imputato, alzatevi di Mario Mattòli<br />
(1939): Il primo vero film comico del<br />
cinema italiano;<br />
- Il caso Paradine di Alfred<br />
Hitchcock (1947): Un caso di omicidio<br />
in famiglia;<br />
- Testimone d'accusa di Billy Wilder<br />
(1957): L'omicidio di un'anziana<br />
vedova;<br />
UXORICIDIO E DELITTO D'O-<br />
NORE<br />
- Il caso Maurizius di Julien Duvivier<br />
(1954): Uxoricidio ed ergastolo;<br />
- La finestra sui cortile di Alfred<br />
Hitchcock (1954): Dubbi matrimoniali<br />
e investigazione su un uxoricidio;<br />
- Divorzio all'italiana di Pietro Germi<br />
(1962): Passione e delitto d'onore;<br />
- Divorzio alla siciliana di Enzo Di<br />
Gianni (1963): omicidi in serie per<br />
amore (e gelosia);<br />
- Sedotta ed abbandonata di Pietro<br />
Germi (1964): Delitto d'onore in<br />
Sicilia.<br />
MATRIMONIO E DIRITTO DI<br />
FAMIGLIA<br />
- Altri tempi di Alessandro Blasetti<br />
(1952): ll processo di Frine e la<br />
"maggiorata";<br />
- La legge è legge di Christian-Jaque<br />
(1958): Errori e fraintendimenti su<br />
nascita e cittadinanza;<br />
- Ieri, oggi, domani di Vittorio De<br />
Sica (1963): La maternità finalizzata<br />
a evitare l'arresto;<br />
- Matrimonio all'Italiana di Vittorio<br />
De Sica (1964): Matrimonio in punto<br />
dì morte.<br />
Molti di questi titoli sono famosi,<br />
altri meno conosciuti; a questo punto<br />
non resta che fare una selezione e trovare<br />
queste pellicole ormai datate,<br />
buona visione!<br />
47
48<br />
L’occhio di Taleium Neleium<br />
L’Avvocato con le mani sul codice è la<br />
collega Nadia Lionti che ringraziamo