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L'esposizione a chemioterapici antiblastici. La ... - Ospedale Sicuro

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Fattori basilari nella chemioterapia sono che i farmaci <strong>chemioterapici</strong> richiedono somministrazioni ripetute e distanziate<br />

da intervalli necessari per il recupero dei tessuti sani; che l’intensità di dose è un fattore determinante l’esito del trattamento;<br />

che la massa neoplastica è un fattore determinante nel raggiungimento della guarigione, che è oggi possibile<br />

in una limitata percentuali di casi trattati con sola chemioterapia. Per questo motivo, teoricamente, la migliore situazione<br />

in cui impiegare la chemioterapia è quella con malattia microscopica. Questa situazione si ha frequentemente dopo<br />

exeresi di una neoplasia già localmente avanzata, che non abbia evidenza clinica di disseminazione metastatica,<br />

ma che, in base al numero di recidive di malattia osservate in casistiche simili, abbia altissime probabilità di presentare<br />

malattia micrometastatica. Questo approccio viene definito “adiuvante” perché destinato a consolidare il risultato<br />

della terapia locale.<br />

L’obiettivo della chemioterapia adiuvante è sempre la guarigione del paziente. Poiché l’obiettivo è così importante,<br />

l’intensità della dose deve essere mantenuta anche a prezzo di tossicità importanti. Purtroppo, in questo caso non<br />

esistono indicatori intermedi di attività, ovvero non abbiamo la possibilità di misurare masse preesistenti per valutare<br />

l’attività della terapia. L’efficacia del trattamento viene valutata sulla base del tempo alla comparsa di metastasi (disease<br />

free survival) e della sopravvivenza assoluta. Anche la durata della terapia adiuvante è difficile da stabilire e viene decisa<br />

sulla base di studi prospettici.<br />

Ad oggi, la chemioterapia adiuvante ha dimostrato di aumentare il numero dei pazienti guariti in alcune neoplasie<br />

(es. adenocarcinoma della mammella, del colon e dell’ovaio) è ancora controversa nei tumori del polmone non a piccole<br />

cellule, della vescica e dello stomaco. È sperimetale in altre situazioni.<br />

Quando la malattia si presenta in stadio avanzato o diffuso, tanto da rendere impossibile il trattamento locale<br />

con intenti radicali, la chemioterapia viene utilizzata con finalità palliative. In questo caso l’obiettivo è la riduzione<br />

della malattia della massima durata possibile, con i conseguenti vantaggi sul controllo dei sintomi e, possibilmente<br />

sulla sopravvivenza. <strong>La</strong> sua validità si misura in termini di risposte obiettivi, sopravvivenza e palliazione dei sintomi. Poiché<br />

lo scopo del trattamento in questo caso è la qualità di vita del paziente, non è più accettabile una tossicità che la riduca,<br />

e le dosi dei farmaci possono essere aggiustate tenendo conto di questo fattore. Inoltre, la possibilità di misurare l’attività<br />

della chemioterapia su lesioni evidenti, permette l’interruzione precoce di trattamenti non attivi. Per contro, il trattamento<br />

va proseguito fino ai dosaggi cumulativi massimi tollerabili od al raggiungimento della risposta massima.<br />

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