14 GIULIANA FORNERIS, ANNALAURA PISTARINO, GUGLIELMO PANDOLFO, MAURIZIO BOVIO Fig. 6 - Artemisia vallesiaca All., Iconographia Taurinensis, vol. 12 (17<strong>65</strong>-70), tav. 2, ms. Acquarello attribuibile a Francesco Peyrolery (Biblioteca <strong>de</strong>l Dipartimento di Biologia vegetale <strong>de</strong>ll’Università di Torino).
IL “DIARIO” DEL VIAGGIO COMPIUTO NEL 1764 DA LUDOVICO BELLARDI E FRANCESCO PEYROLERY Durante il viaggio Peyrolery sicuramente si occupò anche di abbozzare disegni e di raccogliere campioni a questo scopo; pur mancando testimonianze in tal senso, nell’elenco <strong>de</strong>lle piante «...rare oppure altrove non tanto frequenti...» annotate nel taccuino da Bel<strong>la</strong>rdi rientrano specie rappresentate in volumi <strong>de</strong>ll’Iconographia Taurinensis che, secondo una ricostruzione cronologica <strong>de</strong>l<strong>la</strong> collezione, furono allestiti fra il 1757 e il 17<strong>65</strong> e altri realizzati entro il 1770 10 . Gli acquarelli erano <strong>de</strong>stinati a documentare <strong>la</strong> pianta nel suo aspetto naturale e a fornire l’eventuale base per <strong>la</strong> riproduzione <strong>de</strong>l disegno nell’apparato iconografico <strong>de</strong>l<strong>la</strong> “Flora Pe<strong>de</strong>montana” 11 i cui “rami”, come matrici per <strong>la</strong> stampa, erano in corso di allestimento (<strong>Forneris</strong>, 1985-86). Nello studio condotto sul manoscritto di Bel<strong>la</strong>rdi <strong>la</strong> corrispon<strong>de</strong>nza fra i dati pubblicati nel<strong>la</strong> “Flora” e i soggetti raffigurati nell’Iconographia Taurinensis ha consentito in alcuni casi di i<strong>de</strong>ntificare specie menzionate nel “diario” in modo impreciso o generico; in altri casi, nonostante Allioni nel<strong>la</strong> “Flora” indichi <strong>la</strong> presenza <strong>de</strong>lle stesse piante anche nei territori visitati nel corso <strong>de</strong>l viaggio <strong>de</strong>l 1764, le tavole potrebbero essere state eseguite a seguito di ritrovamenti in viaggi con altra <strong>de</strong>stinazione. Nel testo, infatti, l’Autore riunì dati sugli ambienti e sulle località di rinvenimento sul<strong>la</strong> base di osservazioni effettuate in oltre trent’anni di ricerche proprie e <strong>de</strong>i propri col<strong>la</strong>boratori, non sempre precisando l’origine <strong>de</strong>lle informazioni e spesso omettendo i nomi <strong>de</strong>i raccoglitori, in partico<strong>la</strong>re – come è ovvio – per le specie più comuni e ad ampia diffusione. IL “DIARIO” Nel “diario” le date di partenza e quelle a seguire durante il percorso risultano omesse, tuttavia due lettere di Bel<strong>la</strong>rdi ad Allioni rintracciate presso <strong>la</strong> Biblioteca <strong>de</strong>ll’Acca<strong>de</strong>mia <strong>de</strong>lle Scienze di Torino (di seguito trascritte integralmente), consentono di ricostruire con buona approssimazione i riferimenti che mancano nel documento. La prima missiva fu inviata da Aosta in data 18 luglio 1764 e <strong>la</strong> seconda da Monstier [Moûtiers] il 6 agosto; in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> prima recita «...in Ivrea adunque siamo giunti al<strong>la</strong> sera <strong>de</strong>l 6 [luglio]...», nota cui fa riscontro il primo rigo <strong>de</strong>l “diario” dove è riferito «Da Torino a Ivrea passando per Cigliano». In base a queste indicazioni il viaggio dovette quindi svolgersi fra il 6 luglio e il 12 agosto e, iniziando il percorso da Torino, attraverso il Canavese, ebbe come mete <strong>la</strong> Valle d’Aosta, il Vallese, l’Alta Savoia e <strong>la</strong> Savoia, attraversando quindi territori che in gran parte all’epoca rientravano nello Stato Sabaudo (Fig. 7). Partiti da Torino e raggiunto l’imbocco <strong>de</strong>l<strong>la</strong> Valle d’Aosta, Bel<strong>la</strong>rdi e Peyrolery risalirono <strong>la</strong> Valle di Gressoney, dove compirono escursioni nei valloni di Issime (Valbona e vallone di Stolen) e sopra Gressoney-La-Trinité (Alpe Betta). Raggiunsero poi <strong>la</strong> Valle centrale a Saint-Vincent superando i colli <strong>de</strong>l<strong>la</strong> Ranzo<strong>la</strong> e di Joux, per portarsi poi ad Aosta; da qui, attraverso <strong>la</strong> valle <strong>de</strong>l Gran S. Bernardo e il valico omonimo, raggiunsero Martigny, da dove si diressero a Roche – nel cantone di Vaud – per incontrare l’insigne scienziato Albrecth von Haller 12 . Rientrati a Martigny raggiunsero quindi Chamonix attraverso il Col <strong>de</strong> <strong>la</strong> 10 Le date che si riscontrano su alcuni frontespizi <strong>de</strong>i volumi <strong>de</strong>ll’Iconographia Taurinensis sono riferibili alle diverse occasioni in cui avvenne <strong>la</strong> legatura <strong>de</strong>lle carte, tempi che furono ben diversi da quelli di esecuzione <strong>de</strong>i disegni. 11 Allioni unì alle specie citate nel<strong>la</strong> “Flora” i rimandi alle tavole <strong>de</strong>ll’Iconographia Taurinensis comprese fino al 28° volume. 12 Albrecth von Haller, celebre medico, fisiologo e botanico, all’epoca <strong>de</strong>l viaggio era direttore <strong>de</strong>lle saline di Roche, località posta a breve distanza dal <strong>la</strong>go di Ginevra. Il loro incontro fu sicuramente patrocinato da Allioni con il quale Haller era in corrispon<strong>de</strong>nza già dal 1756. In seguito lo scambio di lettere e di materiali che si instaurò con Bel<strong>la</strong>rdi fu molto intenso e continuò anche con il figlio. Cospicuo è infatti il numero di campioni conservati nell’erbario di Bel<strong>la</strong>rdi inviati dai due botanici svizzeri. 15