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Metamorfosi proteiforme La metamorfosi nelle arti e nelle scienze

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2. LA METAMORFOSI IN AMBITO ARTISTICO<br />

In ambito <strong>arti</strong>stico il tema della <strong>metamorfosi</strong> copre un ruolo decisivo soprattutto nel primo dopo<br />

guerra quando, cioè, il mondo subisce notevoli trasformazioni a causa della distruzione e morte che il<br />

Primo Conflitto Mondiale ha determinato. Come conseguenza di ciò anche l’identità e la personalità<br />

del singolo uomo patiscono una repentina crisi poiché l’essere umano si sente svuotato di valori ora<br />

che vive in una società dove a prevalere, è il caos.<br />

Quindi anche in ambito <strong>arti</strong>stico si sente la risonanza della crisi sociale. Infatti, l’immagine<br />

rappresentata può sembrare apparentemente svuotata di significato, ma comunque ben lontana dal<br />

dettame winchelmano di “nobile semplicità e pacata grandezza”.<br />

I surrealisti muovono la propria arte attorno a questa nuova immagine.<br />

2.1 Il surrealismo metamorfico di Paul Delvaux<br />

Il Surrealismo può essere considerato il più importante movimento d’Avanguardia nato negli anni<br />

venti e, in un certo senso, anche l’ultimo grande movimento d’Avanguardia.<br />

Il primo manifesto del Surrealismo, che nasce quindi come movimento letterario, è scritto e firmato<br />

nel 1924 a Parigi da André Breton. Costui definisce tale Avanguardia come un “automatismo<br />

psichico puro col quale ci si propone d’esprimere, sia verbalmente sia per iscritto sia in qualsiasi altro<br />

modo, il funzionamento reale del pensiero”. Infatti, se il poeta deve, attraverso la “scrittura<br />

automatica”, registrare l’intero flusso del suo pensiero, senza limitazioni estetiche logiche o morali, il<br />

pittore può, quindi, dipingere qualsiasi immagine gli si presenti in mente o anche lasciare correre<br />

liberamente la sua mano sul foglio o sulla tela, quasi a procedere, col fare, l’intenzione.<br />

Il frottage (pittura ottenuta sfregando carboncino o colore dopo aver posto la tela a contatto con una<br />

superficie ruvida o irregolare), la decalcomania (effetto casuale inventato da Oscar Dominguez e<br />

ottenuto premendo due superfici tra loro e poi staccandole), il dripping (colature di colore ottenute<br />

facendo roteare un barattolo forato appeso a una corda sopra una tela) sono tutte tecniche che hanno,<br />

quindi, la funzione di far emergere delle forme casuali capaci di far “apparire” un’immagine alla<br />

coscienza dell’<strong>arti</strong>sta, che preciserà poi con i pennelli la sua natura allucinatoria.<br />

Paul Delvaux è il rappresentante belga del surrealismo, insieme a Magritte.<br />

Nato ad Antheit nel 1897 scopre il surrealismo nel 1934, quando alla mostra “Minotaure”, allestita al<br />

Palais des Beaux-Arts di Bruxelles, conosce la pittura di De Chirico, Magritte e Dalì. Decide allora di<br />

distruggere i suoi quadri del periodo espressionista, come già erano stati distrutti quelli<br />

postimpressionisti dopo il contatto con la pittura di Ensor, Permeke e De Smet. Diventato pittore<br />

surrealista, Delvaux espone alle principali mostre del movimento e nel 1944 tiene la sua prima<br />

retrospettiva a Bruxelles.<br />

Nei suoi quadri egli esprime la dimensione onirica della realtà, creando composizioni inquietanti e<br />

visionarie.<br />

Lo spazio metafisico dechirichiano si compone così con il processo di straniamento ermetico di<br />

Magritte: architetture classicheggianti e interni borghesi si popolano d’inquietanti figure femminili,<br />

spesso nude e coinvolte in <strong>metamorfosi</strong> vegetali, di un’arcana sensualità. “Delvaux fa dell’universo<br />

l’impero di una donna”: così Breton sintetizza l’arte di del pittore belga che è pervasa di enigmatiche<br />

figure di donne immerse in mondi onirici e fuori dal tempo. <strong>La</strong> pittura di Delvaux esprime una<br />

dimensione onirica della realtà, creando composizioni visionarie e pervase da una sensualità<br />

misteriosa anche attraverso l’uso di colori freddi e rarefatti.<br />

Nelle sue opere, analogamente a De Chirico, Delvaux introduce complesse scenografie metafisiche in<br />

cui utilizza sovente la distorsione prospettica per creare improvvisi movimenti di profondità e visuali<br />

aperte verso spazi infiniti. Mondi misteriosi e irraggiungibili in cui si compenetrano spunti classici<br />

con quelli moderni, scene prive di azione e di un legame narrativo unificatore in cui Delvaux si<br />

diverte a confondere e a spiazzare l’osservatore, lasciandogli la libertà di interpretare e collegare i<br />

vari elementi dell’opera.<br />

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