30.05.2013 Views

Metamorfosi proteiforme La metamorfosi nelle arti e nelle scienze

Metamorfosi proteiforme La metamorfosi nelle arti e nelle scienze

Metamorfosi proteiforme La metamorfosi nelle arti e nelle scienze

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Un carattere fondamentale delle opere di Delvaux è quindi lo spostamento di senso: la trasformazione<br />

delle immagini, come la donna-albero, trasmette l’idea di un diverso ordine di realtà.<br />

Esempio di ciò è “L’Aurora” (Tav. 1), dipinta nel luglio del 1937.<br />

In uno spazio surreale quattro enigmatiche figure sono poste a semicerchio intorno a un’ara classica.<br />

<strong>La</strong> scena è ambientata all’aperto in uno spoglio giardino compreso tra due edifici in fuga prospettica.<br />

Le quattro figure hanno la testa e il busto di donna ma la parte inferiore del corpo costituita da un<br />

tronco d’albero rugoso la cui radici affondano nel terreno. Sono quindi prigioniere dello stesso<br />

giardino, elementi immobili di una scenografia. I loro gesti sono teatrali e i loro sguardi attoniti, fissi<br />

e senza emozioni.<br />

In questa strana ambientazione una quinta presenza è rivelata dallo specchio poggiato sull’ara. Si<br />

tratta di un essere che (lo specchio ne rimanda solo la parte superiore del corpo) dovrebbe essere<br />

ibrido come le altre quattro figure, ma potrebbe anche essere diverso.<br />

È come se si trovasse al di qua del quadro nello stesso spazio, reale, occupato dall’osservatore. Ciò<br />

determina curiosità, stupore e una situazione alquanto ambigua: s’insinua nella mente di chi osserva<br />

il dipinto, il sospetto che quello che vede nello specchio potrebbe essere addirittura egli stesso che ha<br />

subito un mitico processo d’ibridazione ed è diventato come le protagoniste del quadro. E il fatto che<br />

chi osserva è spesso un uomo, aumenta l’ironia della singolare rappresentazione.<br />

Il dipinto inquieta per la sensazione di attesa eterna suggerita dalle figure femminili ed è evidente per<br />

queste l’impossibilità di una qualunque fuga.<br />

Completano l’enigma, i due personaggi che si scorgono sotto un porticato a colonne: a destra un<br />

uomo e sulla sinistra una donna in abiti antichi che, voltandosi indietro, fugge, probabilmente da<br />

qualcuno che la sta rincorrendo.<br />

L’opera, come suggerisce il titolo, ci fa pensare alla nascita del giorno, a sua volta metafora di tutte le<br />

nascite. Forse questo dipinto è un omaggio dell’inconscio maschile alla donna, portatrice e<br />

alimentatrice (così come la terra cui è indissolubilmente legata) del più grande e immodificabile<br />

mistero con cui l’uomo è a confronto, cioè la vita.<br />

Il tema metamorfico è inoltre presente in “ Pigmalione” (Tav. 2), del 1939.<br />

In questa opera Delvaux offre una concezione opposta del mito classico di Pigmalione e la statua,<br />

poiché nell’<strong>arti</strong>sta surrealista a contemplare e onorare la statua non è l’uomo che ha plasmato il<br />

marmo, ma è la donna vista iconograficamente senza vesti, infatti, l’erotismo è qui molto forte. <strong>La</strong><br />

figura femminile in secondo piano è naturalizzata, rappresenta il tema della donna-albero. Questa<br />

<strong>metamorfosi</strong> può essere intesa come un cambiamento di personalità tale da rendere il soggetto<br />

sempre più lontano dalle fisionomie umane, ma sempre più vicino a quelle naturali.<br />

In questo quadro la luce diviene quasi come una protagonista poiché, giungendo da sinistra,<br />

evidenzia i volumi dei soggetti rappresentati.<br />

14

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!