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LA DISABILITA' DA GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE IN ...

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un aumento del flusso sanguigno di una determinata area cerebrale, in rapporto all’esecuzione di<br />

compiti specifici, o comunque a sollecitazioni, a cui il paziente viene sottoposto durante l’esame.<br />

La PET (Positron Edmitting Topography) produce immagini tridimensionali o mappe dei processi<br />

funzionali che avvengono all’interno del cervello.<br />

L’applicazione di queste tecniche a pazienti con disordini di coscienza ha permesso di rivedere il<br />

concetto di abolizione di coscienza.<br />

La valutazione della percezione del dolore è stato l’approccio più rapido ed intuitivo per studiare la<br />

coscienza dei pazienti in SV.<br />

Già negli anni Novanta vengono riportate alcune segnalazioni che dimostrano che il dolore, in<br />

condizioni cerebrali fisiologiche, viene processato in multiple aree corticali e la sua percezione<br />

viene modulata da vie discendenti (Brooks, 2005).<br />

Laureys nel 2002, ha evidenziato che nei pazienti in stato vegetativo gli stimoli nocicettivi attivano<br />

la corteccia somatosensoriale primaria e il talamo, ma non le aree corticali e sottocorticali<br />

secondarie. La corteccia somatosensoriale secondaria, insulare bilaterale, parietale posteriore e<br />

cingolata anteriore non mostrano, invece, alcuna attivazione.<br />

Questo studio è stato condotto utilizzando la PET, che nei pazienti in SV ha dimostrato che vi è<br />

una riduzione del metabolismo cerebrale di oltre il 40%. Con la PET si valutava la risposta allo<br />

stimolo doloroso applicato al nervo mediano in 15 pazienti in SV ed in un gruppo corrispondente di<br />

controllo. Lo stimolo doloroso ha attivato, anche se minimamente, il talamo e la corteccia<br />

somatosensoriale primaria anche nei pazienti in SV; l’attivazione non si è poi diffusa alle aree<br />

corticali e sottocorticali secondarie. La risposta agli stimoli nocicettivi è solo distrettuale e non si<br />

diffonde attraverso le vie associative. Tale diffusione è necessaria perché la percezione diventi<br />

cosciente; ciò avviene grazie all’attivazione del circuito cortico-talamico ed aree associative corticali<br />

(Laureys, 2002).<br />

Ad analoghi risultati è giunto Kassubeck in uno studio su 7 pazienti anossici in SV (Kassubeck,<br />

2003 in Schnakers, 2009).<br />

Al contrario Boly (2008), studiando pazienti in SMC ha documentato un’attivazione delle aree<br />

cerebrali non dissimile dalle risposte presentate dai controlli, a dimostrazione che in questi pazienti<br />

c’è un’attivazione delle aree associative, contrariamente ai pazienti in SV. Pertanto i pazienti in<br />

SMC possono provare coscienza di dolore e quindi meritano, a maggior ragione, di essere trattati<br />

con analgesici e, prima ancora, accuratamente indagati circa la presenza di sintomi sentinella di<br />

possibili stati dolorosi (De Tanti e Bertolino, 2012).<br />

Questi studi hanno dimostrato che esistono aree corticali in grado di esprimere frammenti di attività<br />

cerebrale nei pazienti con danno cerebrale acuto che pur sono ritenuti incoscienti, ma proprio la<br />

mancanza di attivazione di una vasta rete corticale che coinvolge le aree primarie e secondarie,<br />

corticali e sottocorticali non consente lo sviluppo di contenuti di coscienza.<br />

Le tecniche di neuroimmagine risultano, quindi, potenzialmente utili per migliorare le capacità<br />

diagnostiche, volte principalmente ad una corretta diagnosi differenziale fra pazienti in SV e SMC.<br />

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