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Più oscura è la notte, più risplendono le stelle Studiando la storia tutti ci rendiamo conto che le grandi trasformazioni avvenute in certe epoche (es. la scoperta dell’America, l’invenzione della stampa, la rivoluzione industriale…) hanno cambiato l’umanità, ma spesso dimentichiamo quanto tempo hanno impiegato a realizzarsi. Se guardiamo alla Chiesa i cambiamenti auspicati dai vari Concili hanno richiesto secoli. Noi siamo dentro un cambiamento strutturale della storia dell’umanità, anzi, oserei dire, il più complesso cambiamento di tutta la storia. Il processo di globalizzazione e il gigantesco progresso delle scienze non possiamo sapere quale posto riserveranno alla persona, come concretizzeranno le relazioni umane, quale valore daranno a Dio e alla fede nelle vita dell’uomo. Ora noi siamo dentro, immersi, in questa trasformazione e, a nostra scelta, possiamo viverla da spettatori o da attori. Vita politica, sociale, economica, religiosa: tutte sono in “crisi” cioè sono forzatamente costrette a ripensare e trovare strade nuove per esprimersi. In questo momento a me interessa la crisi religiosa, la graduale scristianizzazione che stiamo osservando. Non voglio parlare del mondo intero (la mancanza di libertà religiosa, le persecuzioni, le violenze del fanatismo, la proibizione di dire buon Natale…) ma della nostra comunità. Purtroppo devo rilevare un tasso alto di analfabetismo religioso: non ci si preoccupa di conoscere le verità fondamentali della fede che si dice di professare. È da elogiare l’impegno di quei genitori che, approfittando del cammino di Iniziazione Cristiana dei figli, colgono l’occasione di recuperare le fondamenta della propria fede. Ma abbiamo ancora troppi adulti che sono estranei alla vita della comunità perché a Messa non frequentano, all’oratorio non vanno, il bollettino (o stampa cattolica) non lo leggono, a gruppi di impegno non partecipano… eppure hanno il coraggio di dirsi cristiani. Certamente questo stile di vita induce a subire la crisi e a viverla nel lamento quotidiano, vendendo la propria coscienza “all’ammasso” dei masmedia. In una delle chiese dei monasteri di Subiaco fu trovata questa iscrizione: “Più oscura è la notte, più risplendono le stelle”. Le stelle sono i discepoli di Cristo che nella fedeltà alla loro vocazione svolgono nel mondo il loro servizio edificando la Chiesa e la città dell’uomo. Per i cristiani convinti l’attuale cambiamento epocale rappresenta una miniera di opportunità per accendere luci di speranza. Diceva giustamente Pier Giorgio Frassati (1901-1925): “tenendo fisso lo sguardo alla vita eterna, voglio vivere e non vivacchiare”. In altre parole afferma che lui punta alla santità (cioè alla misura più alta della vita) perché la ritiene l’unico modo per dare speranza al mondo contemporaneo. Noi abbiamo tra le mani la parola del Vangelo che da duemila anni fa fermentare la storia umana, una Parola che nessuno è riuscito a soffocare, nemmeno le rivoluzioni più brutali: bisogna però che questa Parola entri nella mente e cambi il cuore. Non riduciamo il Natale a un momento emotivo o, peggio ancora, ad un formalismo di luci e dolci, ma preoccupiamoci di contemplare la verità di Cristo che dona la pace dei cuori. Dentro questa crisi lasciamoci guidare dal Vangelo: è il modo per vivere il tempo da protagonisti. Il consumismo ha indebolito il vivere umano a tal punto che siamo inconsapevoli schiavi delle “cose”. Chi è capace di vivere tre giorni (ma ne basta uno) senza TV, cellulare, internet, frigorifero, macchina...? E dire che Dio ha fatto l’uomo dotandolo di coscienza e libertà, perché fosse padrone delle cose, responsabile del creato e capace di fare ciò che nessuna macchina potrà mai fare: amare, donando la vita. Questo è il messaggio del Natale! Nella buia notte di questa crisi noi cristiani abbiamo l’opportunità (o il dovere) di far risplendere lo stile di vita che Cristo ha mostrato con la sua Incarnazione. Nella “vetrina della vita” noi facciamo brillare gli stili di vita improntati alle virtù evangeliche e sempre spiegati dal magistero della Chiesa. Siamo aiutati dal pressante invito del Papa a dare, nella vita, il primo posto a Dio, a riconoscere e a staccarci dal peccato, a meditare la Parola di Dio, a vivere i sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia, a vedere il matrimonio sacramento come vocazione, a vivere la domanda: “cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. L’anno della fede deve risvegliare le nostre convinzioni religiose. La memoria del Concilio Vaticano II è l’invito a studiare il magistero della Chiesa: trattandosi di un osservatorio mondiale che ha come fine l’annuncio del Vangelo e del Regno di Dio, il magistero offre indicazioni precise per discernere la via della pace e della concordia. Il Natale sia l’occasione per arricchirci spiritualmente e riprendere fiducia e speranza. Domanda: io personalmente/noi come comunità, qui a Rovato nell’anno 2013, come posso e possiamo annunciare il Vangelo, essere segno di speranza, vivere la carità? Buon Natale a tutti con la mia benedizione. La voce del prevosto 3
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