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rivista della associazione diplomati istituto aldini valeriani - aliav

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ALIAV Associazione Diplomati Istituto Aldini Valeriani 37<br />

Nell’immagine precedente si vede<br />

una rappresentazione grafica di un<br />

segnale inviato da una sonda che<br />

viene deviato dalla gravità del Sole e<br />

raggiunge la Terra<br />

Un punto a favore <strong>della</strong> teoria <strong>della</strong><br />

relatività è venuto da una pulsar doppia<br />

(due stelle di neutroni) sulla quale<br />

si è notato “l’effetto trottola”, con<br />

recenti osservazioni (anno 2008), già<br />

previsto da Einstein.<br />

Ricordo un’altra anomalia: nel 1990,<br />

la sonda Galileo sfrecciò attorno alla<br />

Terra per ricevere una spinta gravitazionale<br />

(flyby), facendo registrare una<br />

velocità superiore di 4 millimetri al<br />

secondo rispetto al valore previsto.<br />

La teoria <strong>della</strong> Relatività ha superato<br />

quella newtoniana per le seguenti<br />

da <strong>rivista</strong> Quark 49 del 02-01-2005<br />

prove verificate sperimentalmente:<br />

1) Nel 1854 l’astronomo francese<br />

Urbain Leverrier aveva scoperto che<br />

l’orbita di Mercurio non obbediva alla<br />

legge newtoniana <strong>della</strong> gravità. In<br />

base a tale legge l’orbita di Mercurio<br />

deve essere un’ellisse chiusa; ma le<br />

orbite ellittiche di Mercurio non si<br />

chiudevano. Se il pianeta nel corso dei<br />

millenni potesse lasciare una traccia<br />

nello spazio, così da disegnare esso<br />

stesso le orbite che percorre, queste<br />

avrebbero l’aspetto dei petali di un<br />

fiore, non di una singola ellisse.<br />

Quando si occupano di pianeti o di<br />

altri corpi celesti a essi analoghi gli<br />

astronomi amano prendere un particolare<br />

punto dell’orbita e vedere<br />

come cambia anno dopo anno, e di<br />

solito il punto prescelto è quello in cui<br />

l’orbita è più vicina al Sole, il cosiddetto<br />

“perielio”. Leverrier scoprì che il<br />

perielio di Mercurio si spostava di<br />

532” per secolo; in effetti quella<br />

riscontrata è di 574”. Per la differenza<br />

di 42” nello spostamento dell’orbita di<br />

Mercurio, si pensava alla presenza di<br />

un altro piccolo pianeta, (anche per-<br />

chè in questo modo erano già stati<br />

scoperti Nettuno e Plutone) per il<br />

quale era già pronto il nome di<br />

Vulcano; invece questo spostamento è<br />

dovuto a fatti relativistici. La traiettoria<br />

di Mercurio attorno al Sole non è<br />

immobile, ma “ruota” anch’essa attorno<br />

al Sole in circa 3 milioni di anni.<br />

Per la Terra lo spostamento totale del<br />

perielio è di 1165” per secolo; in<br />

111.270 anni il perielio percorre l’intera<br />

orbita terrestre; di questo spostamento,<br />

solo 3,8” per secolo sono<br />

dovuti ad effetti relativistici.<br />

2) deflessione dei raggi luminosi (per<br />

esempio provenienti da stelle) che<br />

passano vicino al bordo del Sole;<br />

può essere osservata soltanto durante<br />

le eclissi totali di Sole;<br />

Einstein aveva previsto uno sposta-<br />

mento di 1,74 secondi d’arco. A quel<br />

punto occorreva osservare una eclisse.<br />

Nel 1919 da Arthur Eddington,<br />

che era quacchero ed era obiettore di<br />

coscienza durante la guerra, fu uno<br />

dei più grandi astrofisici del XX secolo;<br />

per lui il fatto che una spedizione<br />

britannica andasse a controllare la<br />

previsione di uno scienziato “tedesco”<br />

significava che la guerra era davvero<br />

finita, si recò a il 29-05-1919 a<br />

Sobral (Brasile) e all’isola di Principe<br />

al largo <strong>della</strong> Guinea spagnola. Egli<br />

trovò 1,61; quindi minimo scarto e<br />

dati assolutamente convincenti.<br />

Einstein diventò così lo scienziato più<br />

famoso del mondo, e tale rimase per<br />

tutto il resto <strong>della</strong> sua vita. Quando<br />

ad Einstein un suo allievo chiese cosa<br />

avrebbe detto se l’eclisse che doveva<br />

provare la sua teoria non avesse dato<br />

i risultati sperati egli rispose; “Mi dispiace<br />

per il buon Dio ma la mia teoria<br />

è esatta”.<br />

La Relatività generale ha sofferto all’inizio<br />

di due grandi difficoltà:<br />

1) dal punto di vista matematico per<br />

la soluzione delle equazioni di<br />

campo; il linguaggio matematico<br />

<strong>della</strong> teoria di Einstein è basato sul<br />

calcolo differenziale assoluto, un<br />

algoritmo ideato da Gregorio Ricci<br />

Curbastro, un matematico nato a<br />

Lugo di Romagna il 21/01/1853 e<br />

morto a Bologna il 06/08/1925.<br />

Einstein affermò che le sue equazioni<br />

costituiscono un vero trionfo dei<br />

metodi di calcolo creati da Ricci e,<br />

nell’Aprile 1949, scrisse alla figlia di<br />

Ricci affermando che gli studi del<br />

padre lo avevano aiutato considerevolmente<br />

nel suo lavoro sulla teoria<br />

generale <strong>della</strong> Relatività.<br />

2) dal punto di vista sperimentale,<br />

perchè gli effetti previsti sono molto<br />

piccoli e difficili da rilevare.<br />

La teoria <strong>della</strong> Relatività generale e la<br />

meccanica quantistica sono senza<br />

alcun dubbio due delle maggiori conquiste<br />

intellettuali del XX secolo; la<br />

meccanica quantistica tratta il regno<br />

dell’ultrapiccolo (fenomeni atomici e<br />

subatomici); la Relatività si occupa di<br />

gravità descrivendo, in modo semplice<br />

e utilizzando un’unica struttura<br />

matematica, concetti e fenomeni fisici<br />

apparentemente molto diversi<br />

come la caduta di una mela o il moto<br />

di allontanamento delle galassie.<br />

Non vi è teoria senza prova, ma la<br />

prova può portare alla teoria. Infatti<br />

vari esperimenti hanno dato lo spunto<br />

ad Einstein che genialmente ha<br />

interpretato i risultati a favore <strong>della</strong><br />

teoria <strong>della</strong> Relatività. Ritengo più<br />

importanti gli esperimenti, cioè la<br />

constatazione reale e concreta di un<br />

fenomeno fisico; se poi qualche<br />

scienziato con la sua abilità ha già<br />

predetto teoricamente ciò che si è<br />

constatato sperimentalmente, tanto<br />

meglio.<br />

La teoria <strong>della</strong> Relatività ha avuto<br />

subito grande successo; poi 40 anni<br />

di declino, per riemergere, dagli anni<br />

1960, all’attenzione di tutti (soprattutto<br />

dei fisici) in quanto le tecnologie<br />

appropriate hanno permesso esperimenti<br />

confermativi. Infatti i fisici<br />

dell’Università di Harvard hanno<br />

misurato la piccola variazione di frequenza<br />

di un fascio di raggi gamma<br />

indirizzati verso l’alto, all’interno di<br />

una torre, confermando l’indicazione<br />

di Einstein secondo la quale la forza<br />

di gravità rallenta il tempo. Con gli<br />

“acceleratori” si è potuto misurare la<br />

velocità degli elettroni, che aumenta<br />

con l’aumentare <strong>della</strong> differenza di<br />

tensione applicata alle estremità del<br />

loro percorso, ma non va oltre i<br />

300.000 Km al secondo che è la velocità<br />

<strong>della</strong> luce; già con 200.000 Volt<br />

si è prossimi alla velocità <strong>della</strong> luce,

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